Cartoleria Acireale, Via Cavour 39
ria cartole per ufficio ali articoli i profession Sconti su: prodotto e pittura quaderni, diari, disegn ie p co zaini e borse to o f gadget delle MIGLIORI MARCHE li a reg
Anno LVI - N. 9
Domenica, 6 ottobre 2013
LA Jonio VOCE 1,00
Spedizione in a.p. 45% Autorizz. Dir. Prov. P.T. CT.
dell’
www.vdj.it lavovedelljonio@hotmail.it
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
Il Vescovo dà le indicazioni pastorali all’assemblea diocesana, il vicario le illustra
“Con Dio, lucidità e ordine” “Ho trovato una Chiesa viva che deve rinnovarsi”
Martedì 1 ottobre si è svolta, nella Basilica Cattedrale, l’Assemblea Diocesana durante la quale S.E. Mons. Antonino Raspanti ha consegnato le Indicazioni Pastorali per l’anno 2013/14 ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici impegnati e ai responsabili di gruppi, movimenti e associazioni. “In questo anno ho ascoltato e consultato continuamente i rappresentanti degli organismi diocesani e dei vari uffici e sono venuto a conoscenza di tutte le parrocchie, realtà aggregative e laicali e ho constatato ovunque un forte senso della propria tradizione e della propria identità”, dice Mons. Raspanti all’inizio del suo discorso e facendo il punto della situazione, ad un anno di distanza dalla precedente assemblea, ha notato che la Diocesi di Acireale è una chiesa viva, in cammino, che soffre di qualche acciacco, ma che ha anche grandi tensioni ideali. “Le fatiche sono date da un certo invecchiamento, dovuto all’età anagrafica sia del clero, sia delle forze impegnate in parrocchia, dovunque si riscontra che i più giovani non si assumono responsabilità durature; altre difficoltà sono una congiuntura socio-economica sfavorevole e una situazione poco ordinata delle realtà presenti alla quale si sta tentando di rimediare con entusiasmo e disponibilità. Questo appannamento però non scoraggia”. Il Vescovo vede in maniera positiva l’eredità che la chiesa acese ha di un forte attaccamento ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Ci si è impegnati in quest’anno trascorso a rinnovare gli organismi diocesani e in alcuni Uffici c’è stato qualche passaggio di consegne. Bisogna acquisire maggiori competenze nelle nostre attività, essere puntuali e preparati. Fondamentale però per costruire la Chiesa è migliorare la nostra vita spirituale, coltivare e accogliere la Parola di Dio “ Se non c’è Dio, c’è agitazione, confusione, disordine, se c’è Dio c’è lucidità, c’è ordine; dobbiamo manifestare la nostra fede anche nelle relazioni interpersonali. Laura Pugliatti (continua a pag. 7)
Mons. Raspanti ai fedeli “La ricerca della vera fede il traguardo cui tendere”
RONCALLI E WOJTYLA Il Papa annuncia la doppia canonizzazione per il 27 aprile
”Santi nel filo d’oro della Misericordia” Il 27 aprile 2014 - Domenica II di Pasqua, della Divina Misericordia - sarà il giorno fortemente desiderato della canonizzazione di due Papi che hanno segnato la storia della Chiesa e del mondo negli ultimi cinquant’anni, entrando nel cuore di credenti e non credenti. Sorge una domanda: perché proprio in quella festa? Perché non prima? Perché prolungare l’attesa e il desiderio di milioni di fedeli per ulteriori sette mesi? La risposta la troviamo nella mente e nel cuore di Papa Francesco, che ha scelto come motto del suo ministero “Miserando et eligendo” e nella recente intervista a “La Civiltà Cattolica” ha dichiarato prioritaria per la
DIOCESI
FISC A
Chiesa “la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli”, indicando ripetutamente ai confessori il dovere di essere “anzitutto ministri di misericordia”. Papa Francesco si sente in piena sintonia con i suoi due predecessori, vedendo in essi dei grandi testimoni ed evangelizzatori della misericordia divina. Per questo, proprio per questo, vuole che la loro elevazione alla gloria degli altari avvenga in quel giorno che, per volontà di Giovanni Paolo II, è la celebrazione solenne della Misericordia di Dio manifestatasi nella passione, morte e risurrezione di Gesù. Vincenzo Rini (continua a pag. 2)
Il master di Catania per giovani giornalisti Formazione (in)formazione e attenzione al territorio 1LQR 'H 0DULD
ZAFFERANA Nostra intervista con il sindaco dott. Alfio Russo
2
“La ricerca di una fede autentica è il vero traguardo a cui tendere in questo nuovo anno pastorale” con queste parole il Vescovo della Diocesi di Acireale, mons. Nino Raspanti, ha inaugurato l’assemblea diocesana di inizio anno pastorale nel giorno, 1 ottobre, in cui ricorre anche il suo secondo anniversario di Ordinazione Episcopale. Alla solenne concelebrazione svoltasi nella gremita Cattedrale acese, hanno partecipato, colmi di gratitudine per il servizio pastorale svolto dal vescovo, i sacerdoti della Diocesi insieme alle comunità parrocchiali, le associazioni religiose, i gruppi ecclesiali, e moltissimi fedeli, provenienti anche dalla Diocesi di Trapani, di cui mons. Raspanti è stato guida fino al 2011. Durante l’omelia, commosso da tanto affetto, il vescovo ha ringraziato i presenti, ricordando le parole di Benedetto XVI sull’educazione che non deve solo “essere trasmissione di conoscenze teoriche, bensì memoria della sapienza che raccolga in sé l’esperienza e la visione d’insieme del vivere”, e ha incentivato i giovani a “spendersi concretamente nella vita quotidiana” nella testimonianza del Vangelo, ponendosi degli obiettivi importanti e non avendo paura degli inconvenienti e degli ostacoli. Chiara Principato (continua a pag. 7)
INTERVISTA
Seminario: partito l’anno formativo Quattro giovani al primo anno GRQ $O¿R 3ULYLWHUD
6
Lo “stile di vita” di Dolores Pisu, 97 anni, “Levata alle 5 e lettura dei Salmi” Anna Bella
7
ACIREALE Nostra intervista al geologo Giuseppe Filetti dopo la tragedia di Anzalone
”L’Ottobrata incide sull’economia” “Per il Platani urge il riequilibrio idraulico!” Alla vigilia della XXXV edizione dell’Ottobrata Zafferanese, abbiamo rivolto alcune domande al dott. Alfio Russo, sindaco di Zafferana Etnea e presidente del comitato organizzatore della manifestazione. - Dott. Alfio Russo, siamo giunti alla 35° Edizione dell’Ottobrata Zafferanese. Secondo lei la manifestazione in questi anni, ha avuto effetti positivi sotto il profilo economico e turistico per la cittadina etnea ? “ E’un dato certo che l’Ottobrata ha una ricaduta non solo per l’economia di Zafferana ma per tutta la regione.
E’ un modello di sviluppo economico che potrebbe essere applicato su scala molto pìù grande a livello regionale e nazionale. Sicuramente il prodotto interno della Regione Sicilia viene accresciuto con tali attività turistiche finalizzate allo sviluppo economico. L’Ottobrata “, “Etna in Scena “, “ Festa di Primavera “, rappresentano un modo di programmare una serie di attività finalizzate ad incrementare l’economia zafferanese”. Giuseppe Russo (continua a pag. 2) Pagine speciali , ,
Il torrente Platani ha fatto un’altra vittima: Giuseppe Castro, di anni 53, dipendente del tribunale di Catania, travolto dall’impetuosa piena, mentre con il suo scooter si trovava in una zona adiacente a via Anzalone, nei pressi di Santa Maria delle Grazie. Pochi anni fa, una giovane di Aci Catena e un altro giovane fecero la stessa fine, L’acese dott. Giuseppe Filetti (nel riquadro), dirigente dell’Unità operativa demanio marittimo nell’ambito del Genio civile di Catania, ci ha dato preziosi chiarimenti sul Platani. - Dove nasce il Platani e perché si chiama così? Le piene sono provocate da piogge e neve cadute sull’Etna? “Il Platani nasce in zona Tardaria, nel comune di Pedara, al confine con Trecastagni; nasce da una zona in cui i terreni di superficie sono a bassa permeabilità, consentendo un “ruscellamento” idrico
concentrato di superficie e per questo motivo si crea l’”asta torrentizia”. L’Etna non ha un reticolo idrico sviluppato, perché di norma i terreni di superficie sono costituiti da lave giovani ad altissima permeabilità, per cui le acque meteoriche o di scioglimento delle nevi s’infiltrano facilmente nel sottosuolo, alimentando una cospicua circolazione idrica sotterranea. In conclusione, il Platani è una delle poche “aste”, ovvero torrenti, dell’area vulcanica etnea. Esso attraversa i comuni di Pedara, Trecastagni, Viagrande, Aci Sant’Antonio, Aci Catena e Acireale, ma non è chiamato con lo stesso nome. Ad Aci Sant’Antonio, ad esempio, si chiama Lavinaio”. Anna Bella (continua a pag. 2)
2
In Seconda
6 ottobre 2013
FISC Bilancio dell’annuale master per giovani giornalisti e direttori svoltosi a Catania
Attenzione al territorio e (in)formazione Dal 19 al 22 settembre si è svolto a Catania quello che è diventato un appuntamento piacevole e irrinunciabile per i giornalisti delle testate diocesane: il Master di aggiornamento della Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), giunto alla ventiduesima edizione e dedicato a mons. Alfio Inserra, che ne fu per tanti anni l’anima e l’organizzatore. Il primo master senza la presenza di don Alfio, che ci ha lasciati meno di un anno fa, è stato dedicato al tema “Turismo: cultura e prospettive occupazionali”, con un sottotitolo interessante, “Dalla Magna Grecia alla Sicilia 2.0”. Il riferimento al turismo era una scelta quasi spontanea in una terra, la Sicilia, da sempre vocata al richiamo dei viaggiatori provenienti anche da terre lontane, a cominciare dal ’700 e dall’’800, quando si diffuse la moda del “grand tour” tra i viaggiatori dell’Europa centrale e settentrionale, per i quali la Sicilia costituiva una tappa obbligata. Questi temi sono stati ampiamente affrontati e a approfonditi dai relatori degli incontri tenutisi durante i tre giorni, a cominciare da mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato
della Conferenza Episcopale Siciliana per la cultura e le comunicazioni sociali, per proseguire con l’assessore regionale ai beni culturali Mariarita Sgarlata e con il direttore dell’ufficio diocesano di Catania per l’arte sacra don Carme-
lo Signorello. Naturalmente il fare turismo – e parlare di turismo – è stato visto anche come impegno per i giornalisti, i quali hanno in questo campo una fortissima responsabilità, come ha sottolineato mons. Staglianò, il quale ha invitato ad un uso corretto degli strumenti che i giornalisti hanno a disposizione ed ha evidenziato come sia necessario non perdere di vista la luce dell’impegno cristiano con la quale bi-
sogna sempre illuminare la realtà che ci circonda e che viene descritta. Presenti ai lavori Francesco Zanotti (presidente nazionale Fisc) e Domenico delle Foglie (direttore dell’agenzia Sir), mentre hanno fatto gli onori di casa l’arcivescovo mons. Salvatore Gristina e il direttore del settimanale diocesano “Prospettive” don Giuseppe Longo. Il tema proposto è stato anche approfondito con dei momenti forti dedicati alla conoscenza della città e del territorio in cui si sono svolti i lavori, tra cui un’escursione sull’Etna. La cosa più bella e significativa del Master resta però, al di là degli incontri e dei dibattiti, la possibilità di incontro tra colleghi provenienti da tutte le parti d’Italia e la possibilità di socializzare e confrontare le proprie esperienze, in un clima di “globalizzazione” favorito dai moderni mezzi informatici. Anche don Alfio Inserra dava molto spazio e molta importanza a questi momenti, così come hanno fatto anche gli attuali organizzatori del Master, che resta in ogni caso un’esperienza forte per la formazione dei giornalisti cattolici. Nino De Maria
dell’
Jonio
ACIREALE Presentata la statua restaurata
Riecco il nuovo S. Michele Il programma degli annuali festeggiamenti in onore di san Michele, predisposto dall’Arciprete-Parroco sac. can. Venerando Licciardello e dalla ‘Congregazione’ che zela il culto in onore del Santo Arcangelo, prevedeva, ‘more solito’, che importanti iniziative collaterali affiancassero i tradizionali momenti liturgici. Infatti, due iniziative, l’annullo filatelico di ‘Poste Italiane’ il 29 settembre ed il ‘momento culturale’ (la conferenza sul restauro della statua) due giorni prima, celebravano l’inaugurazione del venerato seicentesco artistico simulacro dell’Arcangelo, riportato all’antico splendore con i recenti restauri. Dotta relatrice della conferenza era la dott.ssa Stefania Lanuzza della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Messina, alla presenza di mons. Guglielmo Giombanco, Vicario Generale della diocesi di Acireale, nonché della dott.ssa Agata Blanco, responsabile diocesana dei Beni Culturali ecclesiastici. Introduceva la serata
il Parroco che trasmetteva ai fedeli i saluti del vescovo, mons. Raspanti, nonché di don Carmelo Sciuto, nuovo direttore dell’ufficio diocesano Beni Culturali di Acireale. La dott.ssa Lanuzza, con un’appassionante carrellata di simulacri dell’Arcangelo e di altri santi, dimostrava come, attraverso il raffronto tra i motivi decorativi, il nostro simulacro, tradizionalmente attribuito ad artisti messinesi presenti sul territorio acese nella seconda metà del XVII secolo, ben si apparenti, invece, con manufatti della prima metà del secolo. Il nostro simulacro va, dunque, inserito in un contesto culturale meridionale che, di ambito napoletano, penetra successivamente in Sicilia. Infine, mons. Giombanco sottolineava come l’accurato restauro abbia riportato alla luce i tratti caratteristici del simulacro, grazie alla sensibilità del Parroco e dei fedeli, i quali hanno dimostrato una partecipazione coinvolgente, onorando il proprio Patrono. Nando Costarelli
TURISMO I partecipanti al 55° Congresso della Fijet trovano un Paese in pieno sviluppo con programmi ambiziosi dell’
Jonio
Direttore responsabile Giuseppe Vecchio Editore Associazione La Voce dell’Jonio Via Mons. Genuardi, 14 95024 Acireale Iscrizione Tribunale Catania n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076 Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel 095601992 - fax 095606182 www.vdj.it - redazione@vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Stampato da Tipografia Litografia T.M. di Venera Mangano Via Martoglio, 93 95010 Santa Venerina - tel 095953455 tipografiatm@gmail.com Abbonamento annuo Ordinario euro 20,00 Extra 35,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici
Il Marocco punta ad un turismo internazionale Lasciato l’aeroporto Mohammed V, dopo un percorso di circa 30 km, Casablanca si presenta agli occhi del visitatore con edifici moderni, grattacieli addossati l’uno all’altro, ampi viali costeggiati anche da belle case stile “Art Decò”. Con più di quattro milioni di abitanti, Casablanca, antica Anfa, è il centro economico e la città più grande del Marocco. La Fijet (Federazione internazionale dei giornalisti e degli scrittori del turismo) l’ha scelta, insieme a Marrakech, per tenervi il suo 55° congresso, finalizzato alla promozione turistica e alla valorizzazione dei luoghi. Una scelta che non delude perché Casablanca è un centro cosmopolita che offre tanto. In essa convivono l’antica Medina, nucleo originale col suo labirinto di stradine, ricco di souk e angoli pittoreschi, con la città nuova, dall’impronta europea datale nel 1916, sotto il Protettorato della Francia, dal piano urbanistico di Louis Lyantey, massima autorità francese in Marocco e dall’architetto Henry Prost che tracciarono le direttrici dello sviluppo della città. Notevole è anche la zona residenziale di Anfa che accoglie le case più belle e lussuose della città e da dove si può raggiungere la vicina spiaggia di sabbia di Ain Diab attraversando la Corniche, il lungomare, molto frequentato dalla gente del luogo e dai turisti perchè ricca di alberghi, ristoranti, bar, discoteche. Da questa panoramica passeggiata si gode anche la vista della famosa moschea di Hassan II, che la fece costruire sul mare per due terzi della superficie. L’imponente tempio, frutto di sofisticate opere d’ingegneria, con il suo minareto più alto del mondo (200 mt) sembra emergere dalle acque dell’Oceano atlantico. La moschea è stata realizzata con materiali autoctoni mentre le lampade in vetro di Murano e i marmi di Carrara, di cui è rivestita, sono l’unico contributo straniero a questa magnifica opera ricca di stucchi e mosaici con disegni
geometrici e motivi floreali che sono i principali ornamenti dell’arte islamica, poiché il Corano proibisce la riproduzione di figure animate. E’ l’unica moschea aperta ai non musulmani. E’ Marrakech, però, senza nulla togliere agli altri centri, la mirabile sintesi di tutto ciò che è il Marocco: storia, spiritualità, cultura, architettura, folklore, tradizioni. La piazza Jemaa el-Fna, cuore pulsante della Medina, è un teatro a cielo aperto della vitalità laboriosa dei souk brulicanti di colori e odori e ricchi di pregevoli manufatti degli artigiani locali. Tra i chioschi, i venditori di frutta, le bancarelle di varie mercanzie, si trovano l’immancabile incantatore di serpenti, il mangiatore di fuoco, il vecchio con la scimmietta e il venditore di acqua, pronti a caratterizzare le foto dei turisti in cambio di qualche dirham (moneta locale). Non a caso la piazza Jemaa el-Fna è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E’ ben visibile come Marrakech abbia saputo mantenere la propria identità senza contaminazioni, curando la conservazione del proprio territorio e dei monumenti e valorizzando, nel contempo, i mestieri dell’artigianato. Per tante condizioni favorevoli, il futuro del Marocco punta sul turismo: è emerso durante il “1° Salone dell’investimento alberghiero in Africa” tenutosi nel 2011 proprio a Casablanca ed è stato ribadito anche durante i lavori conclusivi del congresso. E’ in atto un programma ambizioso che mira ad espandere la ricettività alberghiera incrementando la presenza di marchi internazionali con un impatto positivo per l’economia del paese e la creazione di occupazione, soprattutto per i giovani. Graziella Maugeri
dalla prima Roncalli e Wojtyla santi Ma che cosa accomuna Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II come Papi della misericordia? Ecco: in modi diversi, con stili differenti, in momenti storici mutati, quei due Papi hanno saputo rappresentare al vivo i mille colori dell’amore del Padre che attende il figlio prodigo e poi gli corre incontro per abbracciarlo. Se Giovanni XXIII ha manifestato la tenerezza di Dio - come dimenticare quel discorso della luna che si affaccia dal cielo per vedere i suoi figli: 11 ottobre 1962 - Giovanni Paolo II ha reso presente la forza dell’amore di quel Pastore che instancabile percorre le strade del mondo fino allo stremo della propria vita per raccogliere i suoi figli dispersi. Se Giovanni XXIII assume i tratti del volto di Gesù che chiama: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi”, Giovanni Paolo II manifesta l’immagine di quel pastore che lascia le novantanove pecore nell’ovile per andare decisamente a cercare su tutte le strade del mondo la pecora che si è perduta e che poi se la carica sulle spalle per riportarla all’ovile.Due uomini, due Papi che hanno segnato la storia. Personalità grandi, diverse, eppure collegate dal filo d’oro della testimonianza della misericordia di Dio, amore che perdona, che unisce, che fa Chiesa. Sintetizzabili in due momenti. 11 ottobre 1962, giorno dell’inizio del Concilio Vaticano II: Papa Giovanni saluta il suo popolo: “Cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio,
figlioli”. Morirà otto mesi dopo il 3 giugno 1963, mentre il popolo, segnato dall’amore misericordioso del Padre celeste di cui ha intravisto il volto in quello del “Papa buono” invade piazza San Pietro, inginocchiandosi sui sampietrini bagnati per accompagnarlo all’ovile eterno. 2 aprile 2005: Giovanni Paolo II, morente, sente la presenza della grande folla che in piazza San Pietro prega per lui: è consapevole di essere il buon pastore che ha raccolto accanto a sé le sue pecorelle: “Vi ho cercato. Adesso voi siete venuti da me. E di questo vi ringrazio”. Tutto è compiuto: il gregge è stretto accanto a lui. Ora il pastore è felice: “Lasciatemi andare alla casa del Padre”. Due pastori, due testimoni della misericordia di Dio: nessun buon pastore può morire in solitudine; le braccia amorose del Padre celeste lo accolgono, innalzato fino al cielo dalle braccia dei suoi figli ai quali ha annunciato l’amore infinito di Dio. Vincenzo Rini
La tragedia di Anzalone
- Il Simeto appartiene ad un’altra categoria; quale è la differenza con il Platani? “Il Simeto è un fiume, ossia un corso d’acqua che, anche in situazioni estreme, non ha mai l’alveo asciutto. Il Platani appartiene invece alla categoria dei torrenti, cioé dei corsi d’acqua che persino per decenni possono rimanere asciutti, salvo ad avere all’improvviso e per poche ore un’ondata di piena, in coincidenza di eccezionali eventi meteorici. E’ un killer, il torrente. Il greto inaridito induce la gente e
anche le istituzioni a scordarsi che esso rimane attivo ed è più pericoloso di un fiume. Il Platani nei decenni passati è stato assoggettato alle esigenze spesso piccole e grette dei singoli cittadini, ovvero utilizzare l’alveo per propri interessi, restringendolo, oppure intubando le acque;dannoso il versamento di sostanze inquinanti solide o liquide, come se fosse terra di nessuno, anzi spesso tali comportamenti sono stati legittimati dalle istituzioni con formale rispetto della normativa. Dodicimila anni fa, sull’Etna il ghiacciaio esistente si sciolse definitivamente, alimentando i corsi d’acqua e provocando frequenti piene dei torrenti, dando luogo a pianure alluvionali, dal punto di vista agricolo, aree spontaneamente molto fertili”. - Quali sono, secondo lei, gli interventi urgenti da effettuare? “Il riequilibrio idraulico, cioè eliminare strozzature apportate artificialmente e realizzare “casse di espansione torrentizia” dove far sfogare in modo controllato la piena del torrente. Pulire l’alveo, vigilando sui detriti naturali e sugli interventi delinquenziali che lo riducono a discariche a costo zero. Addirittura certi scarichi di sostanze inquinanti sono legittimati da regolari autorizzazioni ai sensi del D.L. 152/2006. “Nei regolamenti edilizi bisogna imporre la realizzazione di superfici a parcheggio quanto più permeabili possibile; laddove si è costretti a realizzare superfici impermeabili, smaltire le acque attraverso idonee opere di dispersione, sfruttando la permeabilità dei terreni vulcanici con pozzi assorbenti e sub irrigazione”. Anna Bella
L’”Ottobrata” di Zafferana
- Quali eventi sono in programma per l’edizione 2013? “ Il format è consolidato, abbiamo la presenza di circa mille espositori fra gli operatori dell’artigianato, dei settori agroalimentare e prodotti enogastronomici. La Sicilia si mette in mostra con i lati migliori della propria economia. Abbiamo inoltre una serie di attività collaterali che riempiono la festa di contenuti culturali, turistici e sociali”. - Quest’anno ricorrono 187 anni da quando il Comune di Zafferana è diventato Ente Autonomo e in questo lasso di tempo la cittadina etnea è cresciuta sotto il profilo economico, culturale e sociale. In che modo possiamo sfruttare al meglio le risorse umane, artistiche e culturali di Zafferana Etnea? ” Zafferana nell’arco della sua storia di Municipalità ha raggiunto livelli qualitativi molto elevati in campo artistico, culturale, turistico ed economico. L’attività amministrativa è rivolta principalmente a creare le condizioni affinché questo patrimonio venga incrementato, creando l’humus necessario per sviluppare un sistema integrato di turismo e cultura, dando spazio agli imprenditori privati, unici soggetti abilitati ad accrescere l’economia. La riqualificazione del centro storico con annessi servizi pubblici efficienti, è stato il primo passaggio per accrescere qualitativamente l’offerta turistica“. Giuseppe Russo
dell’
Jonio
Speciale Zafferana
6 ottobre 2013
3
TURISMO In decine di migliaia nella cittadina etnea da ogni parte della Sicilia e oltre lo Stretto
L’”Ottobrata” fenomeno popolare in crescendo Una delle più importanti manifestazioni che si svolgono a Zafferana Etnea è l’”Ottobrata”. Nelle domeniche di ottobre la cittadina etnea viene invasa da decine migliaia di visitatori provenienti da tutta l’isola e dal Sud Italia, che vengono a trascorrere una giornata all’insegna del divertimento e dell’allegria. I visitatori possono gustare e assaporare i prodotti tipici di Zafferana (le mele, le pere, le castagne, le foglie da tè, il miele, gli sciatori). Nelle piazze principali del centro etneo vengono allestiti oltre cento stand dove vengono esposti prodotti che variano dal settore commerciale a quello artigianale a quello dolciario. Abbinate alla manifestazione delle escursioni, curate dalle associazioni locali, Legambiente - Valdemone, Avia Pervia, Georienteering, che hanno anche l’obiettivo
di valorizzare e promuovere le risorse naturali presenti nel nostro territorio, come Piano dell’Acqua, il Piano del Vescovo, la Valle del Bove, Val Calanna, l’Ilice di Carri-
Regionale di Catania ( Assessorato all’Agricoltura ), dalla Regione Siciliana, dall’Assessorato Regionale alla Pubblica Istruzione e Beni Culturali. Collaborano alla realizzazione dell’evento ( Ente Parco dell’Etna, l’associazione “ Città del vulcano “ e l’associazione “ Città del miele “. C’è da aggiungere che l’Ottobrata viene sponsorizzata da importanti aziende internazionali e locali. Caratteristica della manifestazione è la degustazione dei prodotti legati alle specialità del luogo (risotto ai funghi, marmellate di mele e pere, mostarda, pizze siciliane). E’ importanfoto Ignazio Russo te ricordare che l’”Ottobrata” nasce nel 1978 da un’idea nu. Ogni anno l’ “ Ottobrata del dott. Alfio Coco, primo Zafferanese “ viene patro- cittadino di Zafferana Etnea cinata dal comune di Zaffe- per circa 14 anni, con la firana Etnea ( Assessorato al nalità di promuovere e vaTurismo ), dalla Provincia lorizzare i prodotti tipici del
territorio etneo. Infatti, nelle edizioni successive la manifestazione si svolgeva per tema ( la sagra delle mele, delle pere, del miele, dei funghi, delle castagne ) ed era supportata dall’associazione turistica Pro-Loco. Nel 1989 l’”Ottobrata” fu istituzionalizzata e da allora è diventata un appuntamento annuale. Nel 1995 la manifestazione assunse la denominazione di “Ottobrata-Festa d’Autunno”. Da quel momento la sagra di paese si trasformò in una imponente manifestazione che assunse rilevanza a livello regionale. Questo fu possibile grazie ad una massiccia promozione pubblicitaria. Inizialmente collaborarono tutte le associazioni operanti sul territorio in modo da costituire un laboratorio di creatività con lo scopo di valorizzare le risorse umane presenti nella nostra realtà locale. Adesso la manifestazione viene realizzata grazie all’impegno di un comitato organizzatore. Ultimamente la manifestazione viene nuovamente denominata “ Ottobrata “. Giuseppe Russo
CENNI STORICI 187 anni fa l’erezione a ente autonomo di un territorio che fa i conti con l’Etna e i sismi
Città cresciuta pur tra rischi e
Il 21 settembre del 1826, un decreto di Francesco I di Borbone stabiliva che i “ quartieri nella Valle di Catania, Zafarana Etnea , Sarro, Rocca D’Api, Bongiardo e Pisano facciano un Comune particolare col nome di Zafferana Etnea, restando perciò separati Zafarana Etnea, Sarro, Rocca d’Api e la parte occidentale di Bongiardo e Pisano dalla Comune di Trecastagni e la parte orientale di Bongiardo e Pisano dal Comune di Aci SS. Antonio e Filippo. “. Nel 1828, attraverso un rescritto regio, vengono fissati i confini territoriali e si stabiliscono tutte le autorità della civile amministrazione. Nel 1831, la borgata di Fleri viene inclusa nel territorio di Zafferana Etnea. Intanto nel periodo compreso fra il 1830 e il 1852, vengono realizzate delle opere di primaria importanza, quali la costruzione del nuovo Cimitero (1836), la costruzione di una conduttura di terracotta che portava l’acqua dalla Valle San Giacomo al centro del paese per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico. Nell’agosto del 1852, l’intero territorio veniva minacciato da un’imponente eruzione e il 25 del mese la lava era già arrivata a Portella Calanna e, dopo alcuni giorni, sboccava nella Valle di San Giacomo, distruggendo campi e vigneti e facendo atterrire tutti gli abitanti che incominciarono velocemente ad evacuare il paese. Miracolosamente, ancora una volta, la cittadina etnea fu risparmiata dalla colata lavica. Nell’agosto del 1894, uno sciame sismico interessò la parte sud-orientale dell’Etna e le scosse provocarono ingenti danni e la
morte di tredici persone nella zona fra Fleri e Pisano. Fra il 1900 e il 1907 furono realizzate alcune opere pubbliche: si cominciò la costruzione del Municipio, fu costruito l’impianto di pubblica illuminazione (1905); si ampliò la piazza Umberto (1907). Nel 1922, inizia la pavimentazione in pietra lavica delle vie principali del paese. Negli anni compresi fra il1920 e il 1930 si inizia la costruzione dei due campanili della chiesa Madre. Nel 1951 la borgata di Petrulli viene inclusa nel territorio di Zafferana Etnea. Inoltre nel 1956, iniziò la prima fase di telefonizzazione del territorio comunale. Dobbiamo ricordare, altresì, che il territorio di Zafferana fu interessato da altri fenomeni calamitosi. Fra questi occorre ricordare il terremoto del 19 marzo 1952 che provocò molti danni nella zona compresa fra Zafferana, Santa Venerina e Acireale; gli eventi sismici del 19 e 25 ottobre 1984 che colpirono il territorio di Zafferana Etnea, provocando una vittima e semidistruggendo la frazione di Fleri; l’eruzione del 1991/1993 che minacciò l’abitato di Zafferana ma, miracolosamente, il fronte lavico si arrestò nella zona Piano dell’Acqua. Gli eventi sismici del 29 ottobre 2002 che interessarono, ancora una volta, la zona compresa fra Santa Venerina, Zafferana, Milo e Acireale. Sono trascorsi 187 anni da quando il comune di Zafferana Etnea è diventato Ente autonomo e il centro etneo in questo lasso di tempo è cresciuto dal punto di vista economico, sociale, turistico e culturale. Giuseppe Russo
Tutte le domeniche a pranzo menù a prezzo fisso: 10 antipasti 2 primi 1 grigliata di carne contorno dolce acqua e vino E’ gradita la prenotazione
una vecchia edizione dell’ottobrata e il dottore Alfio Coco, sindaco di Zafferana per diverse legislature, che la ideò
Municipio Un palazzo inaugurato più volte Il 19 e 25 Ottobre 1984 due eventi sismici del settimo e dell’ottavo grado della scala Mercalli colpirono il territorio di Zafferana Etnea e le sue frazioni Fleri e Pisano Etneo. Molti edifici, sia privati che pubblici subirono ingenti danni e fra questi anche il Palazzo municipale. Sono trascorsi 29 anni da quegli avvenimenti e la Casa comunale è ritornata la suo antico splendore. L’inaugurazione del Palazzo municipale è avvenuta il 30 Maggio 2006. Travagliata è stata la ricostruzione del postsisma del 1984. Infatti, solo nel 1997, a seguito di un finanziamento di 2.087.000.000 delle vecchie lire, viene dato corso ai lavori di riparazione dell’edificio su progetto redatto dall’ing. Angelo Di Mauro. Nel frattempo, sorgono subito difficoltà con l’impresa aggiudicatrice dell’appalto, la s.r.l. CE.ME.A, con conseguente rescissione del relativo contratto (1998). Successivamente, vi è un ulteriore finanziamento di lire 400.000.000 da parte del Ministero della Protezione Civile per la sistemazione di una parte dell’edificio comunale. Dopo 8 anni viene stanziato un ulteriore finanziamento dell’importo complessivo di euro 1.997.000 da parte del Dipartimento della Protezione Civile, avvenuto con D.D.G. n.209 del 28/04/2006, per arrivare alla totale ristrutturazione e adeguamento funzionale del Palazzo di Città, su progetto redatto dagli ingegneri Angelo Vecchio e Angelo Di Mauro e lavori aggiudicati all’A. T.I. S.A.E srl e Delta Costruzioni s.r.l. di Aci S.Antonio. Le origini storiche della costruzione della Casa comunale risalgono al 1839, quando il Decurionato borbonico di Zafferana decide l’acquisto di un terreno per la costruzione della Casa comunale, dando incarico all’architetto acese Raffaele Patanè Contarini della relativa progettazione. L’atto viene impugnato dai proprietari del terreno, con l’avvio di un contenzioso che si trascinerà per i successivi 50 anni. Si arriva così al 15 dicembre 1886, quando la Giunta del sindaco Bonaventura Barbagallo mette all’asta l’appalto dei lavori per lire 33.061,60. Nel 1887, hanno inizio i lavori di costruzione del Municipio, con lo scavo dei fossati e la costruzione delle basi. Nel decennio 1890-1899 i lavori procedono lentamente, fra mille ostacoli d’ordine tecnico e burocratico, sino ad arrivare al completamento delle strutture esterne nel successivo decennio 1900-1909. Con successivi finanziamenti e con la contrazione di un mutuo di lire 38.000 con la Cassa Depositi e Prestiti, da ammortizzare in 50 anni, si perviene nel decennio 1910-1919 al completamento degli interni della Casa comunale. Giuseppe Russo
4
6 ottobre 2013
Speciale Zafferana
dell’
Jonio
EVENTI Cultura e spettacolo di alto livello con ricchi cartelloni
“Etna in scena “ e “Brancati” Una delle più importanti manifestazioni che si svolgono a Zafferana Etnea è l’”Estate Zafferanese “, animata dal cartellone di “ Etna in Scena “, una rassegna di musica, teatro, cinema, cabaret, danza. “ L’Estate Zafferanese “ nacque nel 1965 ad opera del dott. Alfio Coco, con la finalità di inserire la cittadina etnea fra le principali realtà siciliane a vocazione turistica. Nei mesi foto Russotto estivi ( giugnosettembre ), il centro viene invaso da visitatori e turisti provenienti da tutta la Sicilia per poter assistere agli spettacoli che vengono rappresentati nell’Anfiteatro “ Falcone e Borsellino “(struttura ubicata all’interno del Parco comunale) o nella piazza centrale Belvedere. In questi anni nomi prestigiosi sono stati di scena a Zafferana: Giorgio Panariello, Manlio Dovì, Patti Pravo, Goran Bregovic, Fiorella Mannoia, Anna Oxa, Mater Matuta, Teo Mammucari, Fabio Concato, Massimo Ranieri, Ute Lemper , Pino Daniele, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Ron.
L’”Estate Zafferanese “viene patrocinata dal Comune (Assessorato al Turismo), dalla Regione Siciliana, (Assessorato Regionale al Turismo), dal Circuito del Mito. Inoltre alla sua realizzazione partecipa l’associazione turistica Pro-Loco. Un’altra iniziativa culturale è il Premio Brancati. Nasce nel 1968 e si avvale della prestigiosa collaborazione di scrittori, filosofi, artisti di fama internazionale con lo scopo di contribuire alla diffusione della cultura. Nelle diverse edizioni sono stati premiati personaggi famosi come Ida Magli, Michele Pantaleone, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Carlo Bernari, Emanuele Carnevali, Leonardo Sciascia, Dacia Maraini, Elsa Morante, Vincenzo Consolo, Giuseppe Bonaviri, Ercole Patti, Luigi Malerba, Cesare Zavattini, Carlo Bernari, Sebastiano Addamo, Stefano D’Arrigo,Gianni Vattimo, Do-
minique Fernandez. La manifestazione si svolge alla fine di settembre. Essa è organizzata dal Comune di Zafferana Etnea, dall’Università degli Studi di Catania (Facoltà di Lettere e Filosofia), dalla Regione Siciliana (Assessorato Regionale ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana). Ogni anno, durante lo svolgimento della manifestazione viene approfondito un particolare tema letterario attorno al quale si incentrano gli interventi di personaggi di spicco della cultura e del mondo accademico italiano. Giuseppe Russo
Zafferana Etnea (CT)
Piazza della regione 5-6-7-8, via Roma 363
zaufanahmiele@gmail.com - www.zaufanahmiele.it
Orchidea Zafferana Etnea (CT), via Roma 260 cellulare 388 8757246
di Pappalardo Emanuele Johan
www.honeymontecarlodolciumi.it
dell’
Speciale Zafferana
Jonio
6 ottobre 2013
ECCELLENZE Ottocento apicoltori realizzano gran parte del Pil locale
Miele, 15% del prodotto italiano Una delle attività più fiorenti e fondamentali dell’economia Zafferanese è quella dell’apicoltura. Infatti nel centro operano circa 800 apicoltori che svolgono la loro attività con professionalità e competenza. Inoltre gli apicoltori zafferanesi hanno realizzato laboratori artigianali con moderne attrezzature per produrre un miele di qualità, con la consapevolezza che la loro attività è legata a metodi tradizionali che non vanno dimenticate. Questa attività nella cittadina etnea ha favorito la nascita di alcune cooperative con l’obiettivo di valorizzare, promuovere e commercializzare il miele di Zafferana non solo sul territorio siciliano ma anche su quello nazionale. Il miele di Zafferana contribuisce al 15% della produzione nazionale. Zafferana Etnea ha assunto il titolo di “ Città del miele “. Nel maggio del 2002 la cittadina etnea è entrata a far parte dell’associazione nazionale “ Città del miele “ a cui aderiscono i comuni di Castel San Pietro Terme, Gemme, Montezemolo, Bagno di Romagna, Lazise del Garda, Montalcino, Foligno, Tornareccio, Sortino. Duplice l’obiettivo dell’associazione: tutelare e promuovere il miele italiano e valorizzare le risorse artistiche, storiche ed ambientali dei territori dove l’apicoltura rappresenta il comparto fondamentale per l’economia. A Zafferana vengono prodotti diversi tipi di miele che si possono classificare
in arancio, limone, millefiori, sulla, castagno ed eucaliptus. Nella cittadina etnea sono nate molte attività agricole e commerciali che si dedicano alla vendita di polline e pappareale, alla cera d’api in candele, alle creme di miele, alle caramelle e leccalecca di miele,
saponette, crema per la pelle etc. A ottobre durante l’“ Ottobrata “ vengono allestiti degli stand dove turisti e visitatori possono degustare le diverse tipologie di miele e possono acquistare i prodotti dell’alveare. Giuseppe Russo
via S. Giacomo, 113 - Zafferana Etnea (CT) tel. 388 8320000 - www.bebzafferana.it
5
6
Chiesa e Società
6 ottobre 2013
dell’
Jonio
DIOCESE Partito con largo anticipo l’anno formativo del Seminario, la cui comunità registra 27 presenze
“L’unità del cuore e della vita” È partito con largo anticipo, ai primi di settembre, il nuovo anno formativo del Seminario diocesano. Una folta comunità si dispone a vivere un nuovo e intenso periodo di preghiera, studio e discernimento in vista dell’ordinazione presbiterale: 20 seminaristi, 4 sacerdoti formatori e 3 suore compongono la comunità 2013-2014. Le novità più importanti riguardano l’Economo - don Francesco Mazzoli è subentrato a don Alfredo D’Anna - e i seminaristi del 1° anno (nella foto) che hanno cominciato il loro cammino in Seminario dopo un anno propedeutico. Sono (nella foto da sinistra a destra): Rosario Raciti della parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” di Acireale, Luca Parisi della parrocchia “S. Matteo” di Trepunti, Salvatore Grasso della parrocchia “Maria SS. Immacolata” di Guardia e Rosario Pappalardo della parrocchia “S. Maria La Nova” di Aci Trezza. I seminaristi saranno chiamati a raggiungere ciascuno gli obiettivi formativi, scolastici e pastorali previsti
dal progetto educativo. Ad accomunare il cammino di tutti c’è il tema che fa da sfondo al nuovo anno: “Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. L’unità del cuore e della vita”. Si tratta di un tema delicato, quello
della interiorità dell’uomo consacrato, che richiede serio lavoro di introspezione, luce profonda e scelte radicali. Un tema esigente, come del resto è il vangelo e la vocazione al sacerdozio, tanto più in una società frammentata e disorientata com’è quella in cui viviamo. Un tema necessario, perché ai futuri presbiteri si richiede la capacità di fare sintesi di tutti gli aspetti della
propria vita attorno a Gesù, alla sua sequela e alla sua carità di pastore. Intanto i primi passi sono buoni. Dal 23 al 28 settembre si sono svolti gli esercizi spirituali guidati da don Alfio Spampinato della diocesi di Catania. Dopo questi giorni di silenzio e raccoglimento, ecco all’orizzonte altri importanti appuntamenti. Sabato 19 ottobre i seminaristi Salvatore Di Mauro e Gianluca Spada saranno ordinati diaconi (in Cattedrale alle ore 19); domenica 20 il Seminario sarà a Carruba di Riposto per un momento di animazione vocazionale; giovedì 24 si apriranno nuovamente le porte del Seminario a tutti coloro che volessero condividere la preghiera con la comunità per il primo appuntamento delle veglie mensili. Da non dimenticare, poi, che ad ottobre muoverà i primi passi anche la piccola comunità propedeutica con 5 giovani. Insomma, nel campo di Dio si semina, si coltiva o si raccoglie… di certo non ci si ferma mai! don Alfio Privitera
DIOCESI Tre sacerdoti e due laici operano per l’Istituto per il sostentamento del clero nella Chiesa locale
“Insieme ai sacerdoti, insieme ai più deboli” L’Istituto centrale del Sostentamento del clero si occupa del sostegno economico ai sacerdoti. E’ la comunità parrocchiale a farsi carico del proprio pastore, ma nei casi in cui ci siano pochi fedeli, se necessario, l’istituto centrale contribuisce attraverso le offerte deducibili che riceve o con una quota derivante dall’otto per mille. Sostenere il clero significa contribuire a dare una vita dignitosa ai sacerdoti, l’assistenza sanitaria e la possibilità di una pensione quando non saranno più in grado di svolgere il loro ministero. Ad Acireale si occupano dell’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero mons. Alfio Scuto, don Mario Finocchiaro, don Gaetano Lo Giudice, il dott. Vito Catalano e l’avv. Antonino Cavallaro. Loro compito è quello di assicurare un’equa distribuzione dei
contributi che arrivano grazie alla generosità dei fedeli. La Chiesa dove si manifesta la carità è segno di una comunità viva che ha cura del suo prossimo e dei pastori che la guidano e sorreggono. Compito del sacerdote è di essere al servizio della sua parrocchia e spendersi instancabilmente per aiutare i fedeli a lui affidati ed essere loro vicino nei momenti del bisogno. Sostenere i sacerdoti sia con un’offerta e sia con la preghiera da parte dei fedeli significa accompagnarli concretamente nella loro missione. “Donare poco, ma donare in tanti”era lo slogan dello scorso anno per sensibilizzare alle donazioni a favore dell’istituto centrale. In tal modo possono essere equamente aiutati tutti i sacerdoti del territorio. “Insieme ai sacerdoti, insieme ai più deboli” è invece lo slogan di quest’anno. Se osserviamo la realtà di molti centri di accoglienza per bambini, persone disagiate, drogate o ammalate non possiamo fa re a meno di notare che sono sacerdoti ad averne la cura e la responsabilità. Se non ci fossero loro per molti poveri non ci sarebbe nessuno al loro fianco. Laura Pugliatti
FESTEGGIAMENTI AD ACIREALE
Esaltazione della Santa Croce
Sabato 14 settembre è stata solennizzata ad Acireale l’Esaltazione della Croce. Il programma della festa, curato come ogni anno dall’Arciconfraternita del SS.Crocifisso in San Pietro, si è aperto in mattinata nella cappella di Gesù e Maria con la celebrazione delle Lodi davanti il venerato simulacro del Cristo morto. Nel pomeriggio le confraternite partecipanti si sono radunate presso la chiesa di San Domenico per la recita del Santo Rosario. Quest’anno erano presenti le confraternite del SS.Crocifisso in Santa Barbara e delle Anime del Purgatorio e dei Morti di Aci Catena, del SS.Crocifisso e dell’Ecce Homo in San Sebastiano, del SS.Sacramento in S.Pietro e la Pia Unione della Guardia d’Onore al S.Sepolcro di Acireale. I confrati si sono poi recati in corteo verso la Basilica Collegiata dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, dove si è tenuta la solenne celebrazione eucaristica, presieduta da don Salvatore Antonio Scalia, Rettore della Basilica e Cappellano dell’Arciconfraternita del SS.Crocifisso in San Pietro; concelebrante don Vincenzo Lanzafame, parroco di San Giuseppe. Nel corso della Santa Messa si è tenuta anche la cerimonia di vestizione di un nuovo confrate, Sergio Ambra, il quale ha prestato pubblicamente l’impegno di vivere una autentica vita cristiana, con l’assidua partecipazione ai sacramenti, alimentando lo spirito di pietà e devozione e partecipando alle attività promosse dalla confraternita, di cui ha promesso di osservare le norme statutarie. Il Rettore, Gaetano Arcidiacono, gli ha, quindi, consegnato le insegne del suo nuovo “status” di confrate - vale a dire il crocifisso e l’emblema con i simboli della Passione, che erano state previamente benedette dal Cappellano - insieme ad una copia dello statuto. Al termine della celebrazione eucaristica, che è stata animata dalla corale “Akàthistos” diretta da Carmelo Falcotti, si è snodata una breve processione fino alla cappella di Gesù e Maria, dove, dinanzi al settecentesco simulacro del Cristo Morto, è stato eseguito l’”Inno a Gesù Crocifisso”; testo composto dal compianto ed indimenticato mons. Antonino Maugeri. A seguire, tutti i confrati si sono ritrovati nei locali della cappella del Divino Amore per un breve ma piacevole momento conviviale. Guido Leonardi
ACIREALE Passeggiata-pellegrinaggio
DIOCESI Riflessione sui 50 anni di sacerdozio di don Giuseppe Russo
Domenica 29 settembre, il FAI di Acireale, unitamente a quello di Catania, ha realizzato la pregevole iniziativa della visita di 20 altarini del centro storico, attraverso un percorso che ha permesso anche di ammirare la bellezza di suggestivi vicoli sovrabbondanti di fiori. Il gruppo dei visitatori, in maggior parte professionisti, è stato abbastanza cospicuo. La responsabile del FAI acese, architetto Loredana Grasso, coadiuvata dalla dott. Lucia Calderone, ha tracciato le essenziali linee dell’argomento in oggetto, facendo riferimento allo specifico libro di Michele Pricoco, edito negli anni Ottanta, ricco di foto e di notizie storiche. Il prof. Franco Calì dell’Università di Catania, accademico della Zelantea, ha tenuto una sintetica conversazione in Piazza Porta Gusmana sui significati dei tradizionali altarini, segni evidenti della grande fede dei nostri antenati; in particolare ha illustrato il primo altarino locale, “Il saluto di Cristo alla Madre”, prima d’intraprendere il doloroso cammino della sua Passione: nei secoli scorsi la Via Crucis si snodava lungo la città con altrettanti altarini, artisticamente molto belli. Ogni altarino è stato commentato dai soci del Fai. Il secondo altarino di via Lettighieri raffigura la Deposizione; un altro la Crocifissione; due, Cristo alla Colonna. La maggior parte degli altarini visitati riguardano la Madonna nei suoi vari, eletti attributi, tutti ben tenuti e adornati per lo più di fiori. Molto singolare l’altarino di via Lilibeo su san Giuseppe che tiene per mano il Bambino; monumentale quello di Piazza Marconi in onore della Madonna del Rosario, eretto intorno al Settecento per lo sfuggito pericolo della peste; nella stessa piazza, un altarino sul santo protettore Sebastiano. Taluni altarini sono in condizioni precarie, necessitando di immediato restauro, come ad esempio il ”Transito di san Giuseppe” in via Lancaster e quello di vico Santo Stefano, dove esiste solo la grande lastra zincata. Ultimo altarino, in via Romeo, Cristo alla Colonna, riproducente la statua molto venerata nella basilica dei santi Pietro e Paolo. La dott. Paola Bonaccorsi nel suo commento ha riportato la tradizionale notizia del ritrovamento della statua in uno scantinato di una famiglia facoltosa di Acireale, da parte di una serva, che, in seguito ad un’esperienza mistica, ne rivelò la presenza alle autorità ecclesiastiche. In seguito si verificarono eccezionali eventi. La prof. Antonella Mandalà, delegata del FAI di Catania ha elogiato l’iniziativa, dando appuntamento ai soci per il 16 ottobre. Anna Bella
Ci sono molte occasioni nella vita per festeggiare, tutte buone. Ma non a tutti accade di avere motivi speciali da condividere nella gioia e nella gratitudine. Don Giuseppe Russo con i Vescovi celebranti“Mi hai amato, Signore, d’amore eterno!” ripete con grande commozione don Giuseppe Russo, circondato dalle sue sorelle, Maria, Rosa e Suor Natalina, i nipoti e i parenti tutti, nel giorno in cui con la Comunità Parrocchiale “S. M. degli Angeli” e i fedeli di “S. Maria della Neve”, in Acireale, ricordano il Giubileo d’oro del Suo Sacerdozio. “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”, ricorda il Vangelo del giorno. Cosa chiedere di più? La vita è un dono di valore infinito, se donata a servizio del Vangelo e dell’amore fraterno, è una fonte di gioia per chi la vive e per quanti con essa s’incrociano. Una vita donata è una vita misteriosamente divina in un corpo interamente umano. Vita e fede s’intrecciano in un mirabile gioco d’amore, accolto con trepidazione ed entusiasmo e restituito in piccole e multiformi occasioni nel quotidiano evolversi degli eventi. La vita del sacerdote è segnata da questo continuo spendersi per gli altri, che chiedono il conforto di una preghiera per affrontare le fatiche della vita, il sostegno della fede fragile nelle difficoltà, il perdono per i propri errori e mancanze di fronte all’immenso amore di Dio, il dono dei Sacramenti per i figli da battezzare, da cresimare, le nozze da benedire, il familiare da accudire e accompagnare all’ultimo viaggio. C’è il popolo da evangelizzare, i fedeli da far diventare adulti nella fede perché siano anch’essi evangelizzatori e testimoni del dono ricevuto… Quanti compiti! Ma quanta gratitudine per una chiamata che viene dal Pastore Supremo, da Colui che per primo si fa carico di custodire il suo gregge e curarlo, caricandoselo sulle spalle, nutrendolo in pascoli di erbe fresche e condurlo a dissetarsi in sorgenti di acqua limpida e fresca. La gratitudine è sempre l’espressione di un cuore, consapevole della propria piccolezza e povertà, ma pieno di gioia perché si fa servo docile nelle mani dell’Amore che tutto comprende, tutto perdona e tutto spera. Piazza Cappuccini affollata durante la MessaPer dire infinite volte: “GRAZIE!”, domenica, 11 agosto, nella Piazza Cappuccini di Acireale, si è svolta una solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo, mons. Antonino Raspanti. Accanto al festeggiato, facevano corona oltre ai diversi sacerdoti diocesani, il Vescovo amico, mons. Giuseppe Marciante. Partecipava una folla di fedeli e di cittadini, tra cui il primo cittadino, il Sindaco Nino Garozzo. In ogni “Grazie!”
Altarini gioiello “Mi hai amato, Signore, d’amore eterno” espresso si palesava un’esperienza di rapporti umani vissuti nella fede ma anche nella fiducia, nella stima e nella riconoscenza vicendevole, nella relazione umana, che - alla luce della fede e accompagnata dalla grazia - si è trasformata in amicizia fraterna e in figliolanza e/o paternità spirituale, in vita di comunità all’interno di una Parrocchia, piccola nelle sue dimensioni territoriali e dagli spazi fisici ridotti ad una stanza e ad una terrazza, ma viva e in movimento, consapevole che un dono è sempre motivo di gioia, di lode e di ringraziamento a Dio. Dopo il “Grazie!” del Vescovo, espresso in molti modi nell’omelia, ricca di stimoli di riflessione sul servizio sacerdotale, ma anche per i molti servizi resi da don Giuseppe alla Diocesi nel Seminario diocesano, nella Curia e nella Parrocchia, si è passati al “Grazie!” del Sindaco, che ha voluto sottolineare l’impegno sociale e culturale al quale il Parroco non si è mai sottratto, anzi, non ha mai mancato di offrire contributi al dibattito e al confronto con la città. Ha fatto seguito, quindi, il “Grazie!” del Segretario del Consiglio Pastorale, Paolo Trovato, che ha tracciato un ampio excursus storico delle molteplici attività svolte dal Parroco nel corso dei 38 anni di cura della stessa Parrocchia. Ed infine, il festeggiato ha voluto dire il suo “Grazie!”, commosso e colmo di riconoscenza al Signore. Dopo aver ricordato le molte tappe del suo cammino sacerdotale, ha voluto concludere con una bella preghiera dedicata a Maria, “Madre tenerissima”, alla quale non ha mai cessato di affidarsi e a cui chiedere ancora protezione e affidamento non solo per se stesso e la sua famiglia, ma per la Chiesa e la società del nostro tempo: “A te affido le famiglie del nostro territorio, la fedeltà dei coniugi, le speranze dei giovani, l’innocenza dei fanciulli, il futuro dei piccoli, la perseveranza degli adulti, l’assennatezza degli anziani”. Il buffet ed il brindisi auguraleAlla commossa, raccolta e partecipata Celebrazione Eucaristica hanno fatto seguito gli auguri espressi personalmente dai partecipanti al festeggiato nel Chiostro dell’ex Convento dei Cappuccini, dove si è brindato allegramente e consumato il buffet, preparato dall’antica pasticceria Bella della città, con paste di mandorla, gelati, torte, bibite varie e l’immancabile spumante. Intanto si potevano ammirare le immagini di un video che scorrevano per ricordare molti momenti di vita del festeggiato nelle comunità a lui affidate e nella piazza erano in mostra pannelli con foto ricordo scattate e conservate gelosamente dai parrocchiani, amici e parenti tutti. Auguri, don Giuseppe! Rimanga con noi per molti, molti anni ancora! Teresa Scaravilli
dell’
Jonio
Chiesa e Società
6 ottobre 2013
DIOCESI Nutrita rappresentanza . guidata da don Marino, al pellegrinaggio internazionale a Roma
Il catechista testimone della fede LIBRI Pino Aprile e la questione meridionale Il giornalista e scrittore pugliese Pino Aprile, autore del best-seller “Terroni”, nel suo recente pamphlet “Mai più terroni” (Piemme, Milano 2012), con linguaggio agile e discorsivo affronta in una nuova ottica l’annosa questione meridionale, che ha accompagnato con i suoi risvolti amari sul piano sociale e personale la storia d’Italia dal 1860 in poi. Egli, sulla base del detto popolare che “il buon tempo e il cattivo tempo non durano mai tutto il tempo”, riesamina l’impostazione corrente a carattere geografico della distinzione tra Nord e Sud d’Italia con i connessi e ben noti giudizi meritocratici e pone in rilievo la novità recente dello spazio globale aperto dalla rete Internet, che ai giorni nostri consente di superare le distanze con un clic. La genialità e creatività meridionale, non più mortificate dalla perifericità e dai vincoli politici e burocratici, possono tramite la rete far pervenire le loro proposte in qualsiasi angolo del mondo. Aprile sostiene che le nuove tecnologie stanno creando “un futuro comune che unisce invece di dividere”. I padri fanno fatica a rendersene conto, ma i figli ne sono consapevoli ed hanno imboccato decisamente questa strada di non ritorno. I giovani, infatti, hanno individuato proprio nella rete il rimedio per superare l’isolamento. Nel corso dell’opera vengono riportati tanti esempi di successo internazionale nei vari settori della progettazione di giovani diplomati, laureati e specializzati del Sud, che sono riusciti a spuntarla vedendo accolte le loro idee da aziende o istituzioni in Italia e all’estero. Il Sud,” perso il treno delle fabbriche, sale su quello delle idee”, nonostante la fatica del pensiero dominante a riconoscere il massacro e il saccheggio risorgimentale del Mezzogiorno, forse “perché il saccheggio è ancora in corso e il Sud è ancora utile come colonia”. Comunque, se l’industria agevolò gli spostamenti dell’uomo e rese più veloce il messaggero, l’informatica ha reso superflui i trasporti e privilegiato il messaggio. Ma i giovani meridionali, pronti a recarsi dovunque per cogliere i frutti della propria operosità e ingegnosità, rimangono però molto legati alla loro terra d’origine, al vissuto familiare e parentale che la caratterizza, e tendono a tornarci, ma chi torna non è la stessa persona che era partita: “Equilibrio è vivere local, lavorando global: dal tuo paese a tutto il mondo; e da tutto il mondo, volendo, al tuo paese”. Sono tanti gli esempi di giovani che sono riusciti, una volta tornati nella loro terra d’origine, ad avviare con successo iniziative innovative. Gli esempi sono tanti e alcuni riguardano anche il territorio catanese. “Il Sud è, da un momento all’altro, alla pari. E può prendere il largo, su quella pista, perché per la prima volta, dopo 150 anni, è nelle stesse condizioni dei concorrenti”. Si preannuncia davvero la fine della questione meridionale? Giovanni Vecchio
“Il catechista testimone della fede” è stato il tema del pellegrinaggio internazionale dei catechisti svoltosi a Roma nei giorni 28-29 settembre. Un evento importante e molto partecipato, inserito nell’ampio contesto dell’anno della fede, e dedicato a coloro che a titolo speciale si prodigano con la catechesi a diffondere la fede cristiana. Anche la diocesi di Acireale era presente con una sua delegazione, formata dal direttore dell’ufficio catechistico don Giovanni Marino, da alcuni membri dell’ufficio e da alcune catechiste, per un totale di 25 partecipanti. Il pellegrinaggio ha avuto molti e intensi momenti. Anzitutto la visita alla Basilica di S. Pietro: giunti al sepolcro dell’apostolo i catechisti hanno professato la loro fede con la recita del credo e hanno pregato secondo le intenzioni del papa. Nel primo pomeriggio i gruppi italiani si sono suddivisi in diverse chiese
di Roma per partecipare alla catechesi e alla messa di un vescovo. La nostra delegazione si è recata nella Chiesa del Gesù dove il Card. Angelo Bagnasco ha tenuto la sua catechesi: un interessante percorso spirituale e pastorale sulla scia del brano dei discepoli di Emmaus. L’appuntamento più atteso è stato la domenica mattina per la mes-
sa di papa Francesco. La piazza si è velocemente riempita del tutto, mentre la nostra delegazione occupava posti privilegiati sul sagrato, a pochi passi dal papa. Il Santo Padre ha lasciato alle migliaia di catechisti presenti un messaggio semplice e chiaro: riflettendo sul ricco epulone del vangelo, “uno
spensierato di Sion” secondo la definizione del profeta Amos, ha concluso che, al contrario, «il catechista è un cristiano che porta in sé la memoria di Dio, si lascia guidare dalla memoria di Dio in tutta la sua vita, e la sa risvegliare nel cuore degli altri». Come Maria, il catechista ricorda le “grandi opere di Dio” nella sua vita e – ha proseguito il papa - «mette questa memoria al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà … Lo stesso Catechismo che cos’è se non memoria di Dio, memoria della sua azione nella storia, del suo essersi fatto vicino a noi in Cristo?». A seguire il bagno di folla e quei gesti familiari di condivisione ai quali papa Francesco ci ha abituati. Ritornando ad Acireale, tutti i partecipanti hanno compreso di aver vissuto un momento speciale e certamente metteranno a frutto i doni di questo pellegrinaggio. don Alfio Privitera
In 50 della parrocchia Cattedrale pellegrini a Roma Splendida esperienza, emotivamente molto intensa, quella vissuta da una cinquantina di pellegrini della parrocchia Cattedrale di Acireale, che lo scorso 18 settembre hanno preso parte all’udienza generale del mercoledì del Santo Padre. Confusi tra le decine e decine di migliaia di fedeli presenti nella piazza San Pietro di Roma, hanno ascoltato con attenzione la catechesi di Papa Francesco, che è ritornato sull’immagine della Chiesa come madre. Una dimensione che la Chiesa dovrebbe sempre più assumere: quella della madre che aiuta i propri figli con tenerezza a seguire il giusto cammino, che li aiuta a rialzarsi se cadono, che per il loro bene è capace di bussare ad ogni porta, soprattutto alla porta del cuore di Dio, con la preghiera incessante. “Vediamo nella Chiesa una buona mamma che ci indica la strada da percorrere nella vita, che sa essere sempre paziente, misericordiosa, comprensiva, e che sa metterci nelle mani di Dio”, ha concluso il Papa, che ha invitato i cristiani a riscoprire i dieci comandamenti, non vedendoli come un elenco di proibizioni. “Io vorrei invitarvi a leggerli – ha detto il Papa – e poi di pensarli in
positivo. Vedrete che riguardano il nostro modo di comportarci verso Dio, verso noi stessi e verso gli altri, proprio quello che ci insegna una mamma per vivere bene”. In vista della Giornata Internazionale della Pace, indetta dalle Nazioni Unite per il 21 settembre, il Papa aveva, inoltre, invitato i cattolici di tutto il mondo “ad unirsi agli altri cristiani per continuare ad implorare da Dio il dono della pace nei luoghi più tormentati del nostro pianeta. Possa la pace, dono di Gesù, abitare sempre nei nostri cuori e sostenere i propositi e le azioni dei responsabili delle Nazioni e di tutti gli uomini di buona volontà”. Il pellegrinaggio, organizzato e guidato dal parroco, don Roberto Strano, ha previsto anche la visita ai luoghi più significativi della Roma cristiana: le patriarcali basiliche di San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore, le catacombe di San Sebastiano e il Santuario del Divino Amore. Grazie alla disponibilità del dott. Sandro Barbagallo i pellegrini hanno, inoltre, potuto godere di una memorabile visita guidata ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina. G. l.
Levata alle 5 e lettura dei Salmi
Proietto sulla Zelantea e Vincenzo Raciti Romeo
Incontrarsi in vacanza con una simpatica signora di novantasette anni e fare conversazione sulle attuali problematiche è senza dubbio una rarità .Questo mi è capitato con Dolores Pisu, ved. Pisano, detta “Lola”, madre della presidente nazionale dell’Aifo, dott. Anna Maria Pisano, e di altri cinque figli, nata e residente a Cagliari. La signora si alza alle cinque del mattino, legge i salmi, sbriga qualche piccola faccenda di casa, si diletta a preparare qualche gustoso, piatto legge il quotidiano, aggiungendo “non ho frequentato regolarmente la scuola, ma ho sempre letto, anche romanzi gialli, storici, un po’ di tutto”. - I suoi genitori sono sardi? “Mio padre è della provincia di Nuoro, mia madre di Arbus, dove ci sono grandi miniere di vari minerali, precisamente a Montevecchio. Da parte di mio padre mi vanto d’avere avuto un cardinale.” - Quali sono i suoi rapporti con figli e nipoti? “Come madre desidero che stiano tutti bene, che vivano secondo le norme dell’onestà, che frequentino la Chiesa, come io li ho educati, però ognuno deve vivere la vita come vuole, non obbligo nessuno. Ho quattro nuore e un genero e vado d’accordo con tutti. I nipoti sono
Lo scorso 12 settembre, presso il monastero di San Nicolò l’Arena di Catania, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, il dott. Marcello Proietto, Cultore di Storia Medievale e di Paleografia Latina, nonché consigliere del Comitato Esecutivo Regionale dell’Associazione Italiana Biblioteche (sezione Sicilia) in occasione del VI Congresso AISU, su “Visibile/ Invisibile, percepire la città tra descrizioni e omissioni” ha tenuto un intervento - in seno alla sessione Biblioteche pubbliche da contenitori di documenti a esperienze e memorie urbane: le vicende a cavallo tra Ottocento e Novecento – sul tema: Identità territoriale e cultura ad Acireale: il canonico Vincenzo Raciti Romeo e la Biblioteca Zelantea. Le vicende storiche della nascita dell’Accademia di scienze, lettere e belle arti
INTERVISTA Dolores Pisu, 97 anni, si affida in toto a Dio quattordici e i pronipoti quattro: cinque hanno la prima laurea, quattro ingegneri e uno laureato in lettere, lingua e letteratura araba. Il più piccolo dei pronipoti ha quattro anni.” - Quali sono i valori a cui la famiglia oggi deve tenere? “La cosa più importante è che ci sia la tranquillità, la pace, l’amore tra i vari componenti.” - Nell’educazione dei figli, a quali principi si è attenuta? Li ha lasciati liberi di seguire gli studi? “Sì, liberi. Li ho accontentati nella scelta volontaria degli studi. E ora mi sento contenta dei risultati. Mia figlia maggiore Anna Maria è medico chirurgo e ha lavorato in Africa dieci anni; due sono diplomati; i gemelli si sono fermati alla terza media, ma hanno un buon lavoro. L’ultimo è ingegnere, insegna all’Istituto Industriale ed esercita la professione libera; ha cinque figli, di cui tre all’Università, in Ingegneria, in diversi rami.” - A quale età vorrebbe giungere, almeno a centodieci anni? “Io mi affido a quello che Dio vuole: ‘Ovunque lo sguardo giro, /immenso Iddio ti vedo / e ti riconosco in me”. Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia, sarà esaltato.” Anna Bella
degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale; la formazione della Biblioteca Zelantea; la poliedrica figura del canonico Vincenzo Raciti Romeo, impegnato sia al riordinamento sia alla catalogazione del patrimonio librario, versato alla menzionata Biblioteca, e agli sforzi da lui profusi perché la stessa Biblioteca avesse una sede prestigiosa, appositamente realizzata. Questi gli argomenti trattati nel lavoro del dott. Marcello Proietto che ha saputo, con dovizia di particolari, illustrare le vicende della Biblioteca Zelantea, alla luce dell’identità culturale dei cittadini acesi, dei luoghi e delle immagini. Grazie alla relazione del dott. Marcello Proietto, la Biblioteca Zelantea è stata protagonista indiscussa fra i cinquecento convenuti a livello internazionale, tra relatori e convegnisti, presenti a Catania. Guido Leonardi
7
dalla prima Indirizzi pastorali alla Diocesi
I frutti dello Spirito, come è scritto nella Lettera ai Galati, sono amore, gioia, pace, benevolenza, mitezza. Dobbiamo garantire la verità, senza manipolazioni, fare verità per guarire, sanare, liberare”. “Ci lasceremo guidare anche dalla lettera enciclica Lumen Fidei, scrive S. E. Mons. Antonino Raspanti nella lettera all’inizio dell’anno pastorale 2013/14. Esiste un nesso stretto tra educare e generare”. Viene sottolineato l’importante ruolo del padre all’interno della famiglia, la crisi della figura paterna a cui spesso oggi assistiamo e viene evidenziata la paternità di Dio, rivelata da Gesù che è “universale e personalizzante, nel senso che tocca ogni singola persona umana, nella sua concreta condizione”. Mons. Guglielmo Giombanco, vicario generale, ha poi presentato in dettaglio le indicazioni pastorali. “Il cammino della nostra chiesa è illuminato quest’anno dall’icona biblica dell’incontro tra Gesù e la Samaritana al pozzo di Sicar, dove la fede si configura come dono e ricerca. Nelle attività pastorali incontriamo molte persone e ogni incontro non è mai inutile. Sarà utile educarsi all’ascolto attraverso la Lectio divina. Gli uffici diocesani catechistico per la famiglia e per i giovani cureranno insieme alcune proposte pastorali che vedono al centro la famiglia alla quale è dato il compito di generare alla vita e di rigenerare alla fede”. Un particolare rilievo verrà dato al cammino di preparazione in occasione del battesimo dei figli. Si nota un’urgenza pastorale verso il mondo dei giovani e verranno proposte esperienze concrete di vita che educhino alla promozione della vita e al valore della persona, all’amore e al dialogo, alla legalità e alla non violenza, all’incontro con le realtà della sofferenza e del volontariato. Forte è anche l’esigenza di operatori preparati e per questo sono previsti dei corsi di base di teologia che si terranno in varie zone della diocesi. “Le Indicazioni sono linee operative per tutti, sottolinea Mons. Giombanco, evitiamo di fare cammini paralleli, disancorati dalla chiesa locale. E’ il cammino di un popolo e si fa insieme”: Laura Pugliatti
DueannidaVescovo di mons. Raspanti Anche nella vita parrocchiale, nelle comunità e nelle famiglie bisogna ritrovare “potenza del Vangelo” continua mons.Raspanti “affinché le relazioni siano autentiche, svincolate dalla dilagante cultura individualista, e i credenti collaborino per trasmettere il dono della fede attraverso la loro vita”. Al termine della celebrazione, mons. Guglielmo Giambanco, vicario generale della Diocesi, ha ringraziato a nome della comunità il vescovo per la dedizione e il fervore con cui ha assolto il suo compito in questi anni. Chiara Principato
8
6 ottobre 2013
dell’
Jonio