La Voce dell'Jonio - SPECIALE 60 ANNI - 23 settembre 2018 (anno LXI - numero 8)

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LA Jonio VOCE

Domenica, 23 settembre 2018

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Anno LXI - N. 8

www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it

Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

Seminario Fisc I perché dell’evento organizzato da “La Voce” e dall’Ufficio Cultura della Diocesi

Buone pratiche ambientali Una famiglia al servizio della Chiesa e della gente

La parola che ricorre di più negli articoli di questo numero de “La Voce dell’Jonio” - speciale perché ricorrono i 60 anni di vita della testata e perché si tiene, qui ad Acireale, l’annuale seminario Fisc -, è “famiglia”. E certamente non a caso: il giornale è un lascito familiare che il suo fondatore, Orazio Vecchio, ha generato e gli voleva così bene che lo chiamava “il mio settimo figlio”. Il gruppo di collaboratori, la redazione e quanti altri lo tengono in vita si considerano e sono una famiglia. E forse il senso della famiglia è il segreto, se segreto c’è, che anima questo giornale, la cui ragion d’essere sta nel servizio alla Chiesa locale e al territorio inoculata alla nascita da mio padre. “La Voce dell’Jonio”, a suo tempo, fu la prima in Sicilia ad aderire alla Federazione dei settimanali cattolici (Fisc) che subito portò nell’Isola, intuendo la grande valenza di questa associazione che raccoglieva le testate diocesane per facilitare la Chiesa locale nella sua missione di evangelizzazione e per contribuire alla formazione dei giornalisti cattolici. Queste due piste di lavoro sono rimaste radicate ne “La Voce dell’Jonio”, tanto che il suo omonimo attuale editore le ha scritte entrambe nel proprio statuto, confermando così la testata come caso unico nella Fisc: il nostro giornale non è una emanazione diretta della Diocesi, né ad essa è collegata giuridicamente tramite enti o Opere Pie, ma è formalmente e praticamente al servizio della Chiesa locale e della gente (riprendendo uno slogan caro alla Fisc di alcuni decenni fa), cioè in una condizione di libertà che esalta le sue scelte di operare sul territorio per la evangelizzazione. E oggi “La Voce”, rafforzata da un gruppo di giovani che ci crede, è in campo con i social e con gli altri mezzi di comunicazione sociale più in uso; così i numeri del giornale stampati saranno rari e, quindi, speciali come questo. Come particolare e coraggioso è il tema del seminario Fisc scelto, “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente”, le cui singole quattro sessioni valgono come eventi formativi per giornalisti, docenti e comunicatori pubblici. Così “La Voce” intende svolgere il proprio ruolo. Giuseppe Vecchio Dir

In vista dell’ormai imminente convegno intitolato “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente, che coinvolgerà per un’occasione storica la nostra diocesi tra il 21 ed il 23 settembre prossimi, può probabilmente risultare utile dare conto di alcune scelte che, nel merito e nel metodo, caratterizzeranno l’iniziativa con la quale abbiamo scelto di celebrare l’anniversario dei 60 anni della testata “La Voce dell’Jonio”. Innanzitutto, perché celebrare una testata giornalistica, nel tempo della delegittimazione di categorie storiche, come anche i giornalisti, di partiti, istituzioni fondanti e associazioni in genere? Perché scegliere ancora come prima e più di prima l’informazione, nell’epoca degli smartphone a portata di tutti come le annesse e inevitabili fake news? Il motivo è presto detto: non per nostalgie di sorta, ma per dovere professionale e civico, quello di servire la verità dei fatti attraverso la de-

ontologia che l’ordine professionale dei giornalisti, per avere senso stesso d’esistere, deve promuovere e garantire. Siamo degnamente giornalisti non certo per quella tessera di professionisti iscritti all’ordine ma in effetti perché, e solo se (altrimenti meglio fare altro…) capaci di farci tramite tra un fatto che accade e la comprensione dell’uditorio a cui intendiamo rivolgerci, con fedeltà all’argomento e correttezza di stile, senza asservire altri interessi al di fuori di questa responsabilità di “informare per formare”, come avrebbe voluto il professore Orazio Vecchio quando, 60 anni fa, decise di dare vita alla Voce dell’Jonio.

UN PO’ DI STORIA

LETTERA AL DIRETTORE

Mario Agostino* Direttore dell’Ufficio per la pastorale della cultura della diocesi di Acireale

Il canonico Pappalardo “Questa Voce si alzerà e durerà a lungo forte e autorevole”

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IL VICARIO GENERALE DELLA DIOCESI Attenta analisi di don Giovanni Mammino, che anticipa i temi della sua relazione

“La Voce dell’Jonio” contiene la storia del territorio Se volessimo ricostruire la storia sociale, culturale, economica e religiosa del nostro territorio, dal secondo dopoguerra ai nostri giorni, oltre alla consultazione dei documenti custoditi nei nostri archivi, la via più agevole è quella di consultare il periodico “La Voce dell’Jonio”. La raccolta cartacea del nostro settimanale diocesano di ispirazione cattolica, gentilmente donata all’Archivio Storico Diocesano di Acireale dall’infaticabile fondatore Orazio Vecchio, viene spesso consultata per comprendere, soprattutto per quanto riguarda l’ambito ecclesiale, personaggi e fatti inseriti nel loro contesto. Rievocare dunque la storia del nostro benemerito periodico significa ripercorrere la storia della Diocesi di Acireale e del suo territorio in questi ultimi sessant’anni. Prima della voce e della parola c’è il pensiero e il pensiero ha un suo tempo di elaborazione. “La Voce” parte da un pensiero o da vari pensieri elaborati da un gruppo di amici formatisi a ridosso del secondo conflitto mondiale, pienamente inseriti nel clima battagliero e di fervore dell’Azione Cattolica e forgiati dai grandi ideali del cattolicesimo militante: preghiera, azione, sacrificio. Que-

Qualità dell’informazione L’esercizio professionale oggi più di prima si basa su affidabilità credibilità Orazio Vecchio

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VOCE E NUOVI MEDIA

Il giornale sui social Una barca sicura nel “mare magnum” dell’informazione Domenico Strano

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VITA DI REDAZIONE

Contarino, Lizzio e Nicolosi raccontano la nascita e la missione ricordando il fondatore Rita Messina

GIORNALISMO E POST-VERITA’

sti giovani, che si erano lasciati alle spalle la guerra, con le sue distruzioni e macerie, condividevano con altri una parola d’ordine: ricostruire. Vi era una gran voglia di lavorare con grande passione sia nel duro lavoro manuale che in quello intellettuale per porre le basi di una nuova cultura. Dopo anni di pensiero unico adesso desideravano esprimere liberamente il loro progetto culturale ispirato ai valori cristiani. Si guardava con attenzione e fiducia verso le grandi figure istituzionali di Einaudi e De Gasperi. Non si nascondevano le difficoltà, si sollecitavano le riforme, si creavano i presupposti per quel processo di sviluppo sociale e culturale destinato a concretizzarsi negli anni sessanta. Le idee erano ben chiare. Il nuovo settimanale doveva essere voce di popolo, giornale popolare per formare ed informare, voce libera e profetica, fedele alla Chiesa e a suo servizio. Don Giovanni Mammino Vicario generale della Diocesi di Acireale

Quando le riunioni si trasformavano in vere lezioni di comportamento Mario Vitale

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VOCE E POLITICA

Una intensa stagione di attenta analisi della vita pubblica cittadina e regionale Saro Faraci

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NON SOLO GIORNALE

Alternanza scuola-lavoro grande sfida per la testata Nino De Maria

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ALTRO PASSO Pubblicati “Opere di un viaggio” e “Tutto quaggiù è armonia”

“La Voce” editrice anche di libri Non solo informazione da “La Voce dell’Jonio”. Da due anni, infatti, l’associazione culturale editrice del giornale è anche casa editrice di libri e ha già al suo attivo due pubblicazioni, mentre diverse altre sono in uscita tra la fine dell’anno e l’inizio del 2019. “Pensavamo da qualche anno a fare questo passo - confessa il direttore Giuseppe Vecchio, che è anche responsabile dell’associazione editrice -; ma la grave crisi che attraversa il settore della carta stampata, libri compresi, ci aveva frenato. Ci siamo decisi - aggiunge - cedendo alle insistenze delle autrici di quello che poi è stato il primo libro pubblicato”. Lo spirito che anima questa attività - ci dice sempre il direttore Vecchio - è lo stesso del giornale: svolgere un servizio utile alla Chiesa locale e alla gente. Le due autrici sono Letizia Franzone e Giusy Spina, teologa la prima ed esperta d’arte, laureata in conservazione dei Beni culturali, la seconda, entrambe collaboratrici del giornale. Letizia e Giusy stavano conducendo una ricerca sugli affreschi della loro chiesa parrocchiale di Maria Santissima degli Ammalati, au-

tore Giuseppe Spina Capritti, padre del più famoso Saru Spina. “In effetti - rivela il direttore - la loro determinazione e, soprattutto, la spinta che aveva mosso la loro iniziativa di studio mi hanno convinto. Letizia e Giusy, infatti, hanno voluto testimoniare il viaggio culturale e spirituale che hanno percorso analizzando gli otto affreschi biblici che ornano le pareti dell’unica navata della chiesa”. Come afferma Giusy Spina, gli affreschi sono stati ispirati da analoghe raffigurazioni realizzate dal Dorè nella famosa Bibbia che porta il suo nome. Le due studiose hanno realizzato così “Opere di un viaggio”, significando così l’iter suggerito dalle opere, che porta a Dio. La seconda pubblicazione è opera del prof Salvatore Licciardello e ricorda un personaggio della Chiesa diocesana ma anche del mondo della musica sacra che travalica persino i confini europei: padre Antonino Maugeri, sacerdote originario di Randazzo, compositore e musicista e anche esorcista per diversi anni. Rettore della Basilica dei santi apostoli Pietro e Paolo di piazza Duomo, padre Maugeri era conosciutissimo e voluto bene da tutti. Uomo semplice di cultura raffinata, lo

si vedeva in giro per la città, sempre con la corona del Rosario in mano, pronto a dispensare consigli e la classica “buona parola”. Salvatore Licciardello ha effettuato un’accurata ricerca, anche consultando le annate de “La Voce dell’Jonio”, di cui padre Maugeri fu apprezzato collaboratore, sottolineando più il suo essere un “santo sacerdote” e un cultore e compositore di musica sacra piuttosto che un esorcista. Entrambe le pubblicazioni sono in vendita nella libreria “Veritas” di via Genuardi 1, Acireale. Maria Pia Risa

dalla prima “Buone pratiche ambientali” Convegno per i 60 anni de “La Voce” Certo, il ricordo del fondatore e della missione che ha trasferito alla famiglia risulta indelebile, dolce e quotidianamente incalzante per chi, come il sottoscritto, ha potuto godere senza meriti del privilegio di trascorrere tutta l’infanzia praticamente ogni giorno con quello che è stato un nonno esemplare, dopo i trascorsi di professore di matematica, sindaco, fervente cristiano attivo in Azione Cattolica e promotore instancabile di azioni di speranza, come la stessa ragione di fondazione del giornale che andremo a ricordare e, soprattutto, col contributo di tutti, rilanciare. Non per nostalgia dunque, ma perché convinti che l’informazione libera, professionale e responsabile sia uno dei cardini della democrazia, ci siamo proposti di invitare i colleghi di quella Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC), che 30 anni dopo l’ultimo convegno ad Acireale (quando Orazio Vecchio era ancora in vita), tornerà ad ubicare il suo convegno nella nostra diocesi. Perché allora questo argomento, legato all’ambiente e all’economia circolare, con le sue provocazioni? Proprio perché crediamo che questo incroci ambiti di educazione, formazione, informazione e sviluppo: in altri termini, incarni la missione stessa della Voce dell’Jonio e dell’Ufficio diocesano per la pastorale della cultura che da sei mesi sono stato invitato dal nostro vescovo, mons. Antonino Raspanti, a dirigere da volontario. Crediamo non vi sia sfida più impellente dalla cura e dalla conservazione della “Casa comune”, come da sollecitazioni continue dello stesso Papa Francesco nella “Laudato si’”, documento fondante per l’ispirazione del nostro convegno, che abbiamo pensato tuttavia non come occasione di denuncia o diagnosi di problemi già tristemente noti, ma piuttosto quale occasione di informazione e ricerca di soluzioni condivisibili, buone pratiche replicabili e dunque fondate ragioni di speranza in prospettiva anche per i nostri territori, andando verso la costruzione di modelli dell’ sostenibili piuttosto che restanDirettore responsabile do fermi alla lamentela o alla Giuseppe Vecchio contestazione sterile. Economia sostenibile, rispetto dell’amEditore biente, finanza etica, business Associazione La Voce dell’Jonio su valorizzazione dell’ambiente, Via Mons. Genuardi, 14 pianificazioni di politica ammi95024 Acireale nistrativa e dibattiti troveranno Iscrizione Tribunale Catania casa nell’occasione.

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n. 220 del 5/4/1958 Iscrizione al ROC (Registro operatori della comunicazione) n° 22076

Redazione Via Mons. Genuardi 16, 95024 Acireale - Ct (casella post. 174) tel. 095601992 www.vdj.it lavocedelljonio@hotmail.it Stampato da TIPOLITOGRAFIA TM di Venera Mangano Via Nino Martoglio, 93 95010 Santa Venerina (CT) tel 095 953455 Abbonamento annuo Ordinario euro 12,00 Extra 20,00 - Speciale 50,00 Sostenitore 100,00 Conto Corrente Postale 7313800 intestato a Associazione La Voce dell’Jonio Via Genuardi, 14 95024 Acireale Membro FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici

Perché scegliere il cuore di Acireale? Non tanto e non solo perché è qui che, in via Genuardi, ha sede la Voce dell’Jonio, ma perché attorno al centro storico, alla sua identità, alla sua tradizione di propulsore di unità valoriale, vorremmo offrire al comprensorio delle nostre amate “Aci” un’occasione storica di formazione e informazione. Lo abbiamo fatto con sacrificio e non pochi ostacoli, in mesi nei quali l’amministrazione acese è stata sospesa per note vicende giudiziarie e il periodo di campagna elettorale conseguente non permetteva alcuna pianificazione certa: lo abbiamo fatto perciò contando sulla collaborazione di volontari, associazioni e privati coinvolti, senza potere contare su alcuna istituzione, anche per amore di un’idea di valorizzazione dell’economia locale. Oltre a scegliere il “Turi Ferro”, nel cuore del centro, quale luogo delle sessioni di lavoro, abbiamo voluto

coinvolgere i B&B del centro acese riuniti anche in associazione, attraverso il dialogo con il presidente Francesco Pistarà, anziché catene alberghiere che avrebbero decentrato l’ospitalità dei colleghi giornalisti in arrivo. Abbiamo coinvolto alcune importanti associazioni culturali, a partire dall’associazione Costarelli, attraverso la preziosa collaborazione del presidente, Mario Di Prima, e da Legambiente, che vedrà il presidente regionale, Gianfranco Zanna, raggiungerci domenica 23 settembre non solo per illustrare alcune buone pratiche, ma anche per accompagnarci per l’itinerario guidato delle “Chiazzette”, all’interno della riserva a naturale della Timpa acese. Abbiamo scelto di proporre infatti le bellezze culturali ed estetiche della nostra città ai colleghi giornalisti anche attraverso tour del genere, come anche quello che, grazie alla collaborazione dell’Associazione “I Cento campanili”, mostrerà chiese e palazzi della città, come anche lo straordinario Presepe settecentesco. Non mancherà il tradizionale spettacolo dei pupi, grazie alla famiglia Grasso, né l’occasione di gustare unicità enogastronomiche che solo la Sicilia orientale può vantare, attraverso la passione e la creatività dello storico laboratorio-pasticceria Costarelli, che ospiterà più di un momento di ristoro, e del “risto-pub” La Nassa, ritenuto meritevole di particolare considerazione per la sua capacità di abbinare tradizione di cucina siciliana a innovazione culinaria, nel cuore del centro dove si svolge la storica “pescheria”. L’organizzazione stessa del seminario dimostra il modello virtuoso che può offrire la stessa città di Acireale nella sua capacità di “fare sistema” in termini di offerta di formazione, accoglienza e unicità: facciamo in modo che sia un seme di speranza concreta per tutti noi. Mario Agostino* Direttore dell’Ufficio per la pastorale della cultura della diocesi di Acireale

Il vicario generale don Mammino: ”La Voce” e la storia del territorio Il fondatore editore Orazio Vecchio ribadiva in tutti i modi l’importanza dei mezzi di comunicazione sociale e la necessità da parte dei cristiani impegnati di farne corretto uso: “Non c’è dubbio che oggi la stampa e i mezzi di comunicazione sociale condizionano come non mai il pensiero degli uomini. Non c’è dubbio che certi valori, certi principi sono stati emarginati o addirittura ignorati da certa stampa o, a volte, analizzati in modo che certamente noi cristiani non possiamo condividere …. ecco perché oggi l’evangelizzazione non può fare a meno degli strumenti di comunicazione sociale. Essi costituiscono una esigenza assoluta nella situazione attuale; non sono facoltativi ma indispensabili”. Lanciarsi nel mondo della carta stampata per Orazio Vecchio e i suoi amici significava entrare in dialogo, andare incontro alla lotta e alle chiare denunce, quando la difesa della verità lo richiedeva, ponendosi così al servizio della giustizia e richiamando i lettori alla riflessione e al loro dovere secondo la coscienza civica e cristiana. Dietro “La Voce” c’è il pensiero e dietro il pensiero ci sono le persone che pensano. Ma per venir fuori la voce non basta solo il pensiero. Ci vuole il fiato, il respiro. Nel gruppo di amici animati da grande carica ideale, il pensiero e il poderoso respiro, il fiato, si sono impersonati nella figura del fondatore, editore e poi direttore Orazio Vecchio. Se dunque “La Voce” ha continuato a risuonare e a fare eco nel nostro territorio lo si deve esclusivamente al coraggio, alla tenacia e alla costanza dell’editore direttore e dei suoi collaboratori che hanno affrontato sacrifici di ogni genere, soprattutto dal punto di vista economico, per sostenere gli ingenti costi della carta stampata. Primo direttore fu Ignazio Mangani, corrispondente da Acireale per il quotidiano “La Sicilia”, che aveva i titoli necessari per accedere alla carica. Alla sua scuola e a quella di Nino Milazzo si formarono una schiera di giornalisti pubblicisti acesi. Non mancava la figura dell’assistente ecclesiastico nella persona di don Giovanni Raciti, preside del Collegio Buon Pastore e grande formatore di parecchi giovani di Azione Cattolica. Nei suoi pochi ma efficaci articoli si manifestava caustico, sottilmente ironico, polemico ed incisivo. Fra i primi veri e propri giornalisti ricordiamo Nino Milazzo, che lavorava a “La Sicilia” e curava l’impaginazione del nostro giornale. Ripensando all’esperienza degli anni iniziali del giornale egli scriveva che “La Voce” fu “la nave scuola del

pubblicismo acese” perché fu di avvio professionale per valenti giornalisti. Sfornava articoli anche il vice direttore Casimiro Nicolosi. Nei primi anni di vita del settimanale troviamo articoli di Augusto Ajon, che si firmava Ariel, da altri definito “un giornalista inquieto in un posto tranquillo”. Fra gli attivi collaboratori dei primi anni ricordiamo Giuseppe Contarino, Vito Finocciaro, Felice Saporita, Rosario Pavone. Occasionalmente scriveva anche Minerva Impalà, figura di spicco del laicato cattolico acese impegnato in ambito sociale e politico. Fra i sacerdoti che scrivevano spesso ricordiamo don Giuseppe Cristaldi, con diversi articoli di stampo teologico e rievocazioni di figure del passato, don Salvatore Pappalardo con la pubblicazione di articoli che il Cristaldi definiva “dalla prosa trasognata e non priva di humor”. Non mancavano gli articoli di storia diocesana come quelli pubblicati da don Paolo Cannavò sui vescovi. La vicenda del giornale e delle persone gli davano voce si inserisce all’interno di un contesto ben preciso. Alle porte degli anni sessanta a livello ecclesiale, nell’ambito dell’associazionismo cattolico si studiava la dottrina sociale della Chiesa e ad essa si contestava di non aprirsi abbastanza alle classi operaie e popolari e di non portare la sua azione di promozione umana fino alle estreme conseguenze. Il pontificato di Giovanni XXIII e la celebrazione del Concilio alimentarono queste speranze, aprirono nuovi orizzonti entusiasmanti di rinnovamento e di aperture. Sono quelli gli anni del divario nord sud con il fenomeno dell’emigrazione di massa all’interno della nazione e all’estero. Comincia l’abbandono dell’agricoltura e la fine della civiltà rurale per rincorrere il mito dello sviluppo industriale. La fine degli anni sessanta rappresenta la disillusione: i giovani si sentono ingannati ed esplode la rabbia contro tutto e contro tutti. Il settimanale esce nel 1958. Un anno di svolta soprattutto dal punto di vista ecclesiale. Nel mese di ottobre muore Pio XII e viene eletto Giovanni XXIII. Gli italiani pensano a volare e a cantare con il grande successo del momento “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno. Giuseppe Tomasi di Lampedusa pubblica il suo romanzo “Il Gattopardo” e don Lorenzo Milani le sue “Esperienze pastorali”, copie prontamente fatte ritirare dal S. Uffizio. La “Voce dell’Jonio” segue particolarmente lo scenario politico italiano e locale, allora dominato dalla Democrazia Cristiana. Il nostro giornale di ispirazione cattolica si presentava palesemente schierato col partito di maggioranza assoluta entrando nel vortice delle correnti politiche che animavano la “Balena bianca”. Negli anni settanta il nostro giornale fu particolarmente coinvolto nella campagna referendaria per l’abrogazione del divorzio e dell’aborto e nelle vicende legate al terrorismo e all’assassinio di Aldo Moro. Negli anni seguenti, gli anni ottanta e novanta, “La Voce” racconta in varie forme la fine della DC a livello nazionale e locale. A livello diocesano gli anni iniziali del giornale corrispondono con la fine del lungo episcopato di mons. Salvatore Russo, grande sostenitore del giornale e del laicato di Azione Cattolica. Il nostro territorio cambia volto con il boom economico ed edilizio che cambia il volto dei due grandi centri di Acireale e Giarre. Sarà mons. Pasquale Bacile a seguire questa nuova fase pensando all’istituzione di nuove parrocchie, alla costruzione di nuove chiese per i quartieri in espansione. In particolare a lui spetterà pilotare la diocesi nell’attuazione delle direttive del Concilio Vaticano II. Guardando alla storia del suo giornale, al termine del suo incarico di direttore, Orazio Vecchio ribadisce le sue convinzioni: “informare per formare, combattere il male, diffondere il bene nella diocesi di Acireale e anche fuori di essa. Per me è stato un continuo apostolato. Preghiera, Azione, Sacrificio … è stato un atto di coraggio nato dalla fede e dal bisogno di esprimerla”. Orazio Vecchio ripete a noi oggi: “Lascio a voi questo mio settimo figlio”. Un figlio che ha sessant’anni ma che deve rimanere sempre giovane. E la giovinezza rimane quando c’è voglia di vivere, amore per la verità e atteggiamento di servizio. Grazie all’impegno di coloro che hanno raccolto il testimone e proseguono l’opera del fondatore siamo certi che “La Voce” continuerà ad essere un mezzo di comunicazione al passo coi tempi, a servizio della Chiesa locale e del territorio, libero ma fedele, uno strumento di evangelizzazione, un periodico per capire meglio il mondo di oggi alla luce dei principi cristiani. don Giovanni Mammino Vicario Generale della Diocesi di Acireale


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Cultura e Spettacolo

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ACIREALE Un tema di interesse generale per l’annuale seminario della Federazione italiana settimanali cattolici

Etica, verità e buone notizie per l’ambiente PREMESSA “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i Vescovi del Sudafrica, «i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio». Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità” (Papa Francesco, Laudato si’) Sulla scorta di questo accorato appello lanciato da Papa Francesco nel 2015, la Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC) ha accolto la proposta della Voce dell’Jonio, diretta da Giuseppe Vecchio, e dell’Ufficio per la pastorale della cultura della diocesi di Acireale, diretto da Mario Agostino, di dedicare il seminario nazionale 2018, organizzato in collaborazione con l’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e l’Aimc (Associazione italiana maestri cattolici) della Sicilia, allo studio delle buone pratiche imprenditoriali, economico-sociali e amministrative relative alla valorizzazione ecosostenibile e alla difesa dell’ambiente, nonché allo smaltimento dei rifiuti. Il seminario nazionale della FISC si terrà dal 21 al 23 settembre nella città di Acireale dopo trent’anni dall’ultima volta e in occasione del 60esimo anniversario della fondazione della testata promotrice, fondata nel 1958 da Orazio Vecchio. Il direttore della Voce dell’Jonio, figlio del fondatore, insieme con gli altri familiari, ha continuato a operare nello spirito che fin dalle origini ha animato questa testata, voce libera e indipendente del territorio, di ispirazione cristiana, laicamente animata dalla sua storica missione di “informare per formare”. Ospitando il seminario FISC, La Voce dell’Jonio intende non solo celebrare il proprio 60esimo anniversario, ma anche e anzitutto aprire una finestra formativa e informativa per giornalisti provenienti da tutta Italia, insegnanti e cittadini interessati, nonché offrire un’occasione di esposizione sulle bellezze e le tipicità che caratterizzano la Sicilia, rappresentandole e promuovendole presso i partecipanti, provenienti da tutta Italia. L’iniziativa offerta, sia per le tematiche, le storie e le buone pratiche che verranno affrontate, sia per i luoghi toccati, sia per le specifiche professioni dei partecipanti, costituirà

Tre tappe del Seminario

un’occasione storica per promuovere, presso operatori delle comunicazioni e docenti, un quadro di notizie e contesti di speranza concreta fondata su efficienza e bellezza a servizio dell’ambiente che con molteplici e specifiche responsabilità siamo chiamati a custodire e valorizzare. L’organizzazione stessa del seminario costituisce un modello virtuoso rispetto alla capacità della città di Acireale di “fare sistema” in termini di offerta di evento formativo, accoglienza nei tipici B&B del centro storico, scelta dei prodotti tipici per i pasti previsti e indirizzamento ai luoghi turistici più caratteristici della “città dei cento campanili”: tutto il centro storico sarà interessato così a contribuire alla migliore promozione sociale del territorio e dell’evento stesso. L’iniziativa trova il convinto appoggio della diocesi di Acireale, che interessa un bacino di circa 230mila persone, e del suo vescovo, il Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Antonino Raspanti, intenti a valorizzare l’educazione e la formazione culturale rispetto a temi di rilevanza quotidiana in ambito finanziario, ambientale, economico e sociale che possano consentire alla comunità diocesana, articolata su un territorio comprensivo di celebri eccellenze riconosciute in tutto il mondo, dall’Etna, patrimonio Unesco dell’umanità, al mare Jonio, di riflettere su tematiche inerenti l’economia sostenibile, il rispetto dell’ambiente e la finanza etica, illustrandone sul piano pratico alcuni tra i migliori modelli economico-finanziari in circolazione per uno sviluppo sostenibile radicato nel rispetto e nella valorizzazione dell’ambiente. Il seminario in oggetto sarà articolato in tre giornate, che alterneranno il carattere formativo a quello culturale e ricreativo: le sessioni saranno valide anche ai fini della formazione continua dei giornalisti e degli insegnanti, come previsto dai relativi ordini professionali. Fra gli ospiti, il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, il Vicepresidente della CEI, e Vescovo della Diocesi di Acireale, Antonino Raspanti, il Presidente di Banca Popolare Etica Ugo Biggeri, Federica Loconsolo, Responsabile Institutional and International Business Development di Etica Sgr, leader dei fondi d’investimento etici in Italia, l’imprenditore casertano Antonio Diana, che gestisce il più grande impianto italiano per la differenziazione dei rifiuti, Paola Riccioli, responsabile gestione e sviluppo area Sud di Azimut Capital Management Sgr Spa, Sonia Parise, Sales and Relationship manager di Vontobel Asset Management l’economista Sebastiano Patti, docente di economia dell’ambiente, e Rosario Faraci, docente di economia e gestione delle imprese, entrambi presso l’Università degli Studi di Catania. Parteciperanno inoltre, portando il proprio contributo, oltre all’assessore alla energia e pubblica utilità della Regione Sicilia, Alberto Pierobon, i tre sindaci dei comuni siciliani più virtuosi in materia di smaltimento dei rifiuti nell’area etnea superiori agli 8mila abitanti (sulla base dei risultati conseguiti nella raccolta differenziata), nonché organizzazioni ecologiste (Legambiente), del terzo settore e della cultura locale.

Dal 21 al 23 settembre quattro incontri formativi Venerdì 21 settembre 2018

Sabato 22 settembre 2018

ore 16:00 – 20:00 La Voce dell’Jonio: ieri, oggi… e domani di un’informazione da 60 anni al servizio della verità, dell’etica e delle buone notizie Mario Agostino, Direttore dell’Ufficio per la pastorale della cultura della Diocesi di Acireale, giornalista; Saluti: Alfio Vecchio, presidente Associazione Orazio Vecchio, Marina Ciurcina, presidente dell’Aimc Sicilia, Giuseppe Lombardo, delegato regionale della Fisc, Domenico Interdonato, presidente Ucsi Sicilia. Stefano Alì, Sindaco di Acireale, Salvo Raffa, presidente del Centro per il Servizio di Volontariato Etneo; Nello Musumeci, Presidente della Regione Siciliana; Giovanni Mammino – vicario della diocesi di Acireale, storico; Il contributo storico all’etica e alla verità: la storia della Voce dell’Jonio; Giuseppe Vecchio, Direttore della Voce dell’Jonio, giornalista; Il contributo alla deontologia della professione giornalistica: La Voce dell’Jonio oggi; Orazio Vecchio, giornalista, Delegazione regionale Sicilia dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale – L’evoluzione della notizia: La Voce dell’Jonio di domani, tra Fake News e Buone Notizie.

ore 09:00 – 13:00 Governare la cura della casa comune: buone pratiche da comunicare (Patrocinio dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica)

ore 18.30 Seconda parte (afferente a Scuola di Economia Civile diocesana), introdotta da Mario Agostino e da Salvo Leotta, presidente associazione “L’impulso” e delegato progetto Policoro per la diocesi di Acireale; Ugo Biggeri, Presidente di Banca Popolare Etica: Buone notizie: Esiste una “Banca etica”? Cena di prodotti tipici doc nella piazza storica della pescheria presso La nassa di Acireale: degustazione di tavola calda e street food siciliani Visita del museo dell’Opera dei pupi “Emanuele Macrì” di Acireale, con spettacolo annesso a cura del puparo Turi Grasso

Alberto Pierobon, Assessore alla energia e pubblica utilità della Regione Sicilia: un piano per la Regione Sicilia: limiti, opportunità e richieste Antonino Raspanti, Vicepresidente della CEI e Vescovo di Acireale: custodia e valorizzazione del creato a partire dalla Laudato si’ Biagio Bisignani - presidente Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti dell’Area metropolitana di Catania Modera Sebastiano Patti - economia ambientale - Università degli Studi di Catania. Sindaci di comuni dell’area etnea superiori agli 8 mila residenti che si sono distinti positivamente per le pratiche di smaltimento e differenziazione dei rifiuti, nonché più in generale per le politiche ambientali impostate su principi di economia circolare: la sfida possibile dei comuni siciliani, tra raccolta differenziata ed economia circolare. Modera Orazio Vecchio, giornalista - Delegazione regionale Sicilia dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale PRANZO – BUFFET DEGUSTAZIONE presso lo storico Costarelli, situato in piazza Duomo, che provvederà alla preparazione di variegate composizioni di “tavola calda siciliana” doc, bevande e dolci tipici. ore 16:00 – 20:00 Etica, lavoro e finanza al servizio dell’ambiente: pratiche di successo e responsabilità. Investire nell’ambiente tra etica, responsabilità e profitto (Durante questa sessione di studio sarà altresì presentata la nuova Scuola di Economia Civile della Diocesi di Acireale): Federica Loconsolo, Responsabile Institutional and International Business Development di Etica Sgr - Finanza ed etica: storia possibile e redditizia per tutti

Paola Riccioli, responsabile gestione e sviluppo area Sud di Azimut Capital Management Sgr Spa, e Sonia Parise Sales and Relationship manager di Vontobel Asset Management– Proposte di finanza al servizio di progetti ambientali Antonio Diana, imprenditore settore ambiente, smaltimento ed economia circolare: responsabile del più grande impianto di selezione rifiuti italiano, a Gricignano d’Aversa (Caserta): fare impresa al sud, tra etica e ambiente #100CampaniliTour: visita turistica guidata alle Chiese maggiori del centro storico di Acireale in collaborazione con l’Associazione Costarelli e l’associazione di promozione turistica I CENTO CAMPANILI – annessa degustazione di granita siciliana prodotta dallo storico “Costarelli” di Acireale e prodotti doc dello street food siciliano da parte dello stesso laboratorio. Domenica 23 settembre 2018 ore 09:00 – 14:30 Fare sistema per l’ambiente: dalla Laudato si’ ai progetti di valorizzazione del territorio condivisi con associazioni e università Letizia Franzone, teologa – La responsabilità diffusa nella cura della casa comune, a partire dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco Rosario Faraci, dipartimento Economia dell’Università di Catania: valorizzazione del patrimonio ambientale in Sicilia orientale, esperienze e prospettive Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia: progetto Ecoforum in Sicilia Modera e conclude Adriano Bianchi, presidente nazionale della Fisc. Itinerario turistico guidato e pranzo: discesa dal centro storico al borgo marinaro di Santa Maria La Scala dal passaggio panoramico delle “Chiazzette” (Riserva naturale della timpa) in collaborazione con Legambiente. Seguirà degustazione di prodotti tipici offerti dallo storico “Costarelli” sulla terrazza panoramica, quindi risalita con mezzi all’originalissimo Presepe settecentesco della grotta lavica della Madonna della Neve.


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UN PO’ DI STORIA Giuseppe Contarino, Angelo Lizzio e Casimiro Nicolosi raccontano nascita e missione

Un testimone fedele e intelligente Primo piano di corso Savoia 91 ad Acireale. Locali ampi e luminosi. Giornali raccolti e accatastati, una sala d’attesa, due saloni e poi lei, la macchina da scrivere col suo ticchettio, simbolo di un’epoca lontana, in cui la consistenza della carta stampata, il suo odore, il suo rumore, avevano ancora il loro fascino. Una redazione in piena regola, voluta, messa in piedi e guidata dal prof. Orazio Vecchio, che, intendendo dar “voce” alla comunità ed ai suoi cittadini, fondò nel 1958, il settimanale di attualità a cui diede nome “La Voce dell’Jonio”, appunto. Una redazione confortevole nei locali forniti di ciò che si addiceva alla realizzazione di un tale lavoro, con degli armadi, la libreria, la bacheca e, perfino, una curiosità. “Avevamo due telefoni e questa era una particolarità per noi. Si trovavano in due ambienti diversi, uno in una stanza ed uno nella stanza del direttore, il prof. Ignazio Mangani”, ha raccontato il dott. Giuseppe Contarino, uno degli allora giovani che hanno caratterizzato l’inizio dell’attività del giornale. Anche di macchine da scrivere se ne annoverano due, pronte ad essere utilizzate al proprio turno dagli aspiranti giornalisti, che lì si riunivano con diverse aspettative. “Ero stato promosso al quarto liceo scientifico e, allo scopo di impegnarmi durante le vacanze estive, iniziai questa esperienza. A quindici anni cerchi di imparare qualcosa in più, qualcosa di diverso, cerchi di migliorarti e crescere in settori istruttivi”, ha ricordato il prof. Angelo Lizzio, anche lui fra i primi collaboratori del giornale. I ricordi di chi era presente nei momenti d’esordio del settimanale risultano testimonianze preziose, per ripercorrerne nel modo più attinente ai fatti le varie fasi. “Il giornale è nato per creare una voce cattolica in quel preciso momento. Consideriamo che ad Acireale c’era una grande tradizione di periodici di questo tipo. Inoltre, si voleva creare all’interno del mondo politico un qualcosa di valido, che esprimesse le idee dei cattolici”, ha spiegato il prof. Casimiro Nicolosi, che per diversi anni vi collaborò. Il primo numero della Voce è datato primo giugno del 1958. L’avventura aveva inizio e la diffusione dell’informazione riguardava i diversi ambiti del sociale. Otto pagine di notizie che spaziavano nei disparati settori, come dimostrano i vari titoli. Dalla cultura: “La letteratura alla marmellata”, allo sport: “L’Acireale punta ancora all’ingaggio di un attaccante e un terzino”, dall’attenzione specifica di quanto accadeva nell’hinterland: “Il dramma estivo di Santa Venerina”, alle novità nel settore della ricerca, con il “Notiziario scientifico”. Pagine di grandi dimensioni, in bianco e nero, realizzate con impegno e con massima precisione. Il nome del giornale evidenziato in rosso, nella testata, come gli “sponsor” del momento, riportati a fine pagina. “Io ho iniziato a frequentare la redazione nel 1959, al mio primo anno di università. Ero un ragazzo di redazione, autodidatta per la scrittura. Prendevo spunto dalle terze pagine dei giornali che ci arrivavano, fra tutti il Corriere della Sera, mi basavo sugli scritti di Luigi Einaudi, Mosca, Indro Montanelli”, ha ricordato Contarino, che, mentre creava e poi perfezionava il suo stile, all’interno della redazione svolgeva anche altri compiti, come ritirare la corrispondenza proveniente da Roma e da Milano, occuparsi della spedizione, frequentare la tipografia, etc. “In redazione c’era la figura del direttore, Ignazio Mangani e del prof. Vecchio, fi-

Il portone della prima sede e un incontro formativo

gura morale di bontà e di generosità. Noi giovani collaboravamo, io, da allievo, scrivevo qualche pezzo, ma facevo di tutto, senza risparmiarmi in impegno”, ha raccontato ancora Lizzio. Insomma, una realtà seria, che poteva dire la sua nel mondo della carta stampata, con la presenza e la costanza di chi le aveva dato concretezza, con i corrispondenti ed i redattori ufficiali, tra cui Casimiro Nicolosi. “In redazione c’era davvero molto entusiasmo. Collaboravamo tutti e ci riunivamo spesso. Nel corso degli incontri si discuteva, non mancava anche qualche diversità di opinione espressa animatamente, ma è normale che accadesse all’interno di un gruppo con tante idee da proporre. C’era anche una bella rete di corrispondenti, c’era la parte tecnica, l’impaginazione curata da Nino Milazzo, si andava, poi, nell’allora tipografia di via San Carlo ad Acireale. Il prof. Orazio Vecchio era presente, fungeva da mediatore e rappresentava proprio il giornale”, ha ricordato lo stesso. Altre figure ne hanno dettato i caratteri, fra cui mons. Giovanni Raciti, allora parroco della chiesa Madre di Giarre. “Mons. Raciti era l’italianista ed il polemista per eccellenza. Quando c’era da fare una critica o una replica toccava a

lui, perché era completo sia nell’analisi sia nella risposta, era privo di qualsiasi sbavatura”, ha raccontato ancora Contarino. Un giornale che andava avanti e convinceva sempre di più l’opinione pubblica con la sua informazione. Nel 1963 ci fu il primo convegno della stampa italiana cattolica. I rappresentanti della Voce furono ricevuti da un sorridente Papa Giovanni XXIII. Nell’Assemblea generale, la testata fu citata come esempio nazionale dei settimanali. “Il giornale è stato indicato come prototipo del settimanale, perché era fatto con il rigore del quotidiano” ha riferito Contarino. Non soltanto fondatore ed editore, ma, successivamente, anche direttore, il prof. Vecchio condusse “per mano” quello che egli stesso definiva il suo settimo figlio, con amore e precisione, impegno e sacrificio. “Orazio Vecchio era un blocco di marmo: trasparente, duro e prezioso. Aveva una memoria straordinaria, era lui il giornale, non si permetteva mai di procedere a correzioni, era l’ordine fatto persona. Non sprecava niente, scriveva anche su fogli già utilizzati. Poi, nel 1960, fu profondamente segnato dalla morte di sua moglie, Maria Musumeci”, ha aggiunto Contarino. Le immagini mentali

di chi ne ha condiviso l’operato in quegli anni ricostruiscono la storia del giornale e dei suoi protagonisti. “Ricordo che il prof. Vecchio mantenne i locali della redazione per tre o quattro anni, pagandoli di tasca sua, consentendo a me, che la frequentavo, di andare a studiarvi”, ha testimoniato Lizzio. Agli ambienti adattati a redazione con cura faceva seguito un clima di sana collaborazione ed in cui ognuno svolgeva il proprio incarico con sentita partecipazione e convinzione. Un lavoro tanto concreto e ben fatto da condurre il giornale a compiere il suo sessantesimo anno di vita, con tanti nomi annoverati alla fine degli articoli e fra le proprie pagine, che hanno raccontato eventi relativi al vissuto. “Non so come sarebbero andate le cose se io non avessi iniziato con questa carriera. Tutto è avvenuto subito dopo la mia laurea. Sono andato avanti ed ho collaborato poi con altri giornali, ma c’è stata, soprattutto, una crescita personale, un confronto costruttivo ed un’esperienza umana importante”, ha affermato Nicolosi. “L’esperienza – ha riportato Contarino - mi ha sicuramente avvicinato al mondo giornalistico, al giornale vero e proprio, mi ha accostato anche ad una certa mentalità inerente alla politica, che teneva conto dei valori religiosi e, quindi, un giornale atipico”, ha concluso lo stesso. “La Voce”, da quel primo giugno 1958, è stata testimone dello scorrere del tempo. Vi ha partecipato, si è adattato ad esso, a tutti i cambiamenti dettati dall’avanzamento tecnologico. Ha creato il proprio sito web sulla rete internet, dove le notizie sono costantemente aggiornate in tempo reale. È arrivata, infine, a vivere il passaggio dalla carta stampata alla versione digitale, reperibile online sul sito e visualizzabile con i moderni strumenti elettronici. Cambiata è anche la sua sede, oggi posta nei locali al secondo piano di via mons. Genuardi 16, ma negli ambienti che ospitano la redazione persiste il tavolo originario della stanza di corso Savoia, intorno al quale ebbe inizio la vita del giornale e si svolsero le prime riunioni dei collaboratori. Sembra, quasi, testimoniarne la continuità con il suo passato. Il direttore, Giuseppe vecchio, figlio del prof. Vecchio, ne ha continuato e ne continua giornalmente il lavoro, lo porta avanti coadiuvato da un gruppo nuovo, vario, eterogeneo, di giovani, meno giovani, veterani ed esperti, ognuno pronto a dare il proprio contributo. Il giornale riamane espressione della comunità e delle sue vicende, aperto e disponibile a dare “Voce” a quanti avessero da dire, in materia di bene comune.

“c’è una Voce nella mia vita….”. Da buon letterato, il suo giornale mi richiama spesso la poesia di Giovanni Pascoli, non tanto per il suo contenuto, trattandosi di un poeta che in materia di religione aveva le idee confuse, quanto per quell’affermazione di un presente irremovibile: “C’è una voce nella mia vita!”. Quella “Voce” alla quale ho collaborato sin dalla sua nascita. Veramente, tra le tante voci, quella che dice dell’Jonio, che all’Jonio appartiene, che dell’Jonio parla, ancora è viva e presente, a sessant’anni dalla sua fondazione, si è consolidata ed è viva più che mai, mentre tanti foglietti e piccole riviste e settimanali, sorti nel nostro territorio, hanno avuto lo spazio di un mattino. Essa C’è! E’ viva e presente, è forte, parla e si fa ascoltare! Fu la forte fede, la indomabile volontà del fondatore a dare a questo giornale una progettazione, una forte idea e un’anima immortale ai suoi fogli. Essi hanno inciso fortemente e profondamente nella coscienza religiosa della comunità, dell’intera popolazione e della stessa gerarchia ecclesiastica locale, così da non poter più fare a meno di questo giornale. Orazio Vecchio fu sempre un uomo cattolico risoluto, forte, chiaro e talora aspro. Non possedeva il tono mellifluo e falso di tanti elaboratori della politica e della stessa religione. Da sindaco, seppe affrontare con coraggio per anni gli irresoluti problemi che altri predecessori avevano ignorato, fu ammirato e, dopo la scomparsa, fu rimpianto e quasi trasformato in un mito. Aspirò ad una politica più ampia e poteva ottenere cospicui successi, nella gerarchia politica, ma la sua stessa sincerità e la sua istintiva chiarezza aiutarono i suoi avversari, che scaltramente lo fermarono. Lo fermò soprattutto la scomparsa di una donna meravigliosa: sua moglie Maria Musumeci. Quella che lo ispirava, quella che fu ispiratrice e consigliera di tante persone, di tanti sacerdoti, dello stesso vescovo. Con la scomparsa di questa donna eccezionale, la famiglia numerosa fu affidata ad un solo governo, quello del padre, e forse della zia e il peso e il dolore suo, pochi lo conobbero. Conforto e sollievo fu la VOCE, la sua seconda famiglia, la seconda vita. A mano a mano che le affermazioni crescevano, che la pubblicità diveniva più consistente, che i collaboratori divenivano più esperti, il suo cuore si allargava. Sempre di più dedicava il suo tempo a questa VOCE, ne curava l’impostazione, il formato, le testate, le parole, l’amava! Tutti gli articoli rileggeva, ad ogni intervento rispondeva, ogni critica accettava e la sua critica esercitava, di fronte a qualsiasi autorità. Non sono io un profeta, non sono un sociologo, sono un sacerdote al quale il vescovo, dallo stesso Orazio Vecchio prediletto, monsignor Salvatore Russo, ha dato l’Ordine Sacerdotale, pertanto, mi sia consentito affermare che, sino a quando l’anima gentile e forte del suo Fondatore accompagnerà e ispirerà questi fogli, la VOCE sempre vivrà il suo felice presente.

Rita Messina

Canonico Salvino Pappalardo

Lettera “Caro direttore, questa Voce si alzerà e durerà a lungo perché forte ed autorevole”

Caro Direttore,

CHIESA E MEDIA La grande responsabilità di formare l’uomo sull’uso creativo dei nuovi mezzi

Necessario comunicare il bene e il bello

La tecnologia influisce sul modo di comunicare e di apprendere. L’uso frequente dei media e dei social contribuisce a modificare gli stili comunicativi non solo dei più giovani (Digital Native) ma anche degli adulti (Digital Immigrant). I mezzi multimediali esprimono il desiderio dell’uomo di comunicare perché ha il bisogno di manifestare l’IO (Esserci) per giungere al noi (Esserci per). Basta guardarsi intorno nel villaggio globale in cui si è immersi e si nota che si è “perennemente” connessi e disponibili con il rischio però di non essere comunicatori. Vi è il pericolo di smarrire così le coordinate delle relazioni, in una società che rischia di essere tecnoliquida, dove la tecnica supera l’umanità. Lo spazio digitale che oggi abita l’umanità è il nuovo aereopago dove la fede ed il Vangelo incontrano la piazza.

sti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la forza missionaria”(Evangelii Gaudium 109). Comunicare il bene ed il bello è necessario, nella consapevolezza che la Storia e la Chiesa camminano parallelamente in un dialogo continuo; si dovrebbero “osservare” con realismo e fiducia i nuovi mezzi e strumenti di comunicazione, senza però permettere la frammentazione dell’uomo con la conseguente perdita della dimensione di sé, dell’incontro con l’altro e dell’affettività. La Chiesa è chiamata a responsabilizzare ed a formare l’uomo sull’uso creativo dei mezzi della comunicazione per far veicolare contenuti “alti”. L’annuncio della Parola così diventa una meravigliosa sfida, sempre nella gioia, che deve guardare al futuro con speranza. Infatti Papa Francesco afferma: “Le sfide esistono per essere superate. Siamo reali-

Don Arturo Grasso Direttore dell’Ufficio di comunicazioni sociali della Diocesi di Acireale


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QUALITÀ DELL’INFORMAZIONE L’esercizio della professione si basa più di prima su credibilità e affidabilità

Valore del giornalismo nella post-verità Nel corso dei Mondiali di calcio del 1970, il grande telecronista Nicolò Carosio, palermitano di nascita, fu accusato di avere apostrofato come “negraccio” il guardalinee che segnalò all’arbitro di annullare una rete dell’Italia contro Israele, quando, al 29’ del secondo tempo, il punteggio era ancora sullo 0-0 (come rimase fino al fischio finale). Le successive verifiche accertarono che il fuorigioco di Gigi Riva era inesistente e che il giornalista non aveva affatto pronunciato quell’epiteto, ma si era limitato alla colorita e innocente espressione: “Ma che fa l’etiope?”, riferendosi alla nazionalità dell’assistente dell’arbitro. Tuttavia, non fu sufficiente alcuna voce a difesa di Carosio: la gaffe fantasma gli costò il posto di commentatore delle partite degli azzurri, affidato da quel momento all’altro indimenticabile collega Nando Martellini. Della vicenda hanno scritto negli ultimi anni alcuni giornalisti sportivi, sottolineando l’equivoco originato da talune proteste, probabilmente riferite ad altri episodi, alimentate dal passaparola e arrivate alla Rai piuttosto gonfiate e alterate. Mantenendo il filo con la Sicilia e con i pregiudizi di tipo razzista, veri o presunti, un salto di quasi mezzo secolo ci porta al caso dei migranti a bordo del pattugliatore italiano “Ubaldo Diciotti”. Dopo la soluzione tribolata e contestata dell’impasse, migliaia di utenti sui social network hanno condiviso la notizia dei naufraghi che, nel viaggio verso il porto di Catania, ballavano a ritmo di “waka waka”. Circostanza smentita dal responsabile delle relazioni esterne della Guardia Costiera, capitano Cosimo Nicastro, che ha spiegato come il video si riferisse a una missione dell’anno precedente. Dopo che le sue dichiarazioni sono arrivate alla stampa nazionale, l’utente Purgatorius ha rimosso il post con le immagini che aveva lanciato per primo. Ma intanto quei contenuti, diffusi allo scopo di negare le tribolazioni sofferte dai migranti e dimostrarne invece la buona salute, avevano fatto il giro dei social, contribuendo a esacerbare gli animi già accesi dagli aspri toni intorno alla vicenda. L’accostamento dei due casi potrebbe dimostrare che le fake news sono sempre esistite e che l’allarme sulle degenerazioni causate dai social network è fuori luogo. Ma una tale assimilazione, con conseguente normalizzazione, non sembra sostenibile. In mezzo ai due casi, nell’evoluzione della comunicazione, c’è l’affermazione prima della televisione commerciale, poi di Internet e canali annessi; senza tralasciare la capacità del grande schermo di influenzare ancora oggi la formazione dell’agenda comune, è soprattutto la seconda ad aver rivoluzionato gli assetti dell’informazione, spostando parte della capacità di formazione dell’opinione pubblica dalla produzione giornalistica allo spazio delle reti sociali. Dove una presunta notizia di interesse nazionale può essere creata e condivisa allo stesso modo della personale opinione sul cornetto del bar sotto casa. In questi interstizi si insinua chi, lungi dal voler fare informazione, punta soltanto a generare atteggiamenti pubblici attraverso la manipolazione della realtà. Questa è la principale distanza tra i due casi portati ad esempio: il povero Carosio fu estromesso dalle telecronache per un equivoco, gli sfortunati migranti sono stati invece strumentalizzati ad arte da un anonimo utente di Facebook (una persona reale? una società commerciale? un complesso sistema?) con il deliberato obiettivo di alimentare sentimenti anti-immigrati. Il solco è profondo: quello del 1970 fu un incidente, oggi non si contano i pro-

fili dediti esclusivamente alla diffusione di odio e discredito. Quella della Rai ancora in bianco e nero potrebbe essere chiamata “bufala”, questa del mondo digitale è da considerare “fake news” nella misura in cui l’inglese non è traducibile con “notizia falsa”, in quanto si riferisce propriamente a una notizia non per forza completamente ma

anche solo in parte non rispondente al vero, in apparenza plausibile, generata proprio con lo scopo di orientare l’opinione pubblica su determinati temi. Di qui la sua natura insidiosa, molto più di altre informazioni “semplicemente” non vere. Ad accomunare i due casi è l’esito: l’effetto di una informazione errata è difficilmente equilibrato dalla sua correzione. Ecco perché la pervasività del “fake” è oggi estremamente pericolosa. Ne è dimostrazione il ruolo crescente nell’informazione che hanno assunto le figure dei “debunker”, quelli che svelano le bufale e le fake news. Già, perché alla verità si è ormai sostituita la post-verità. Arrestare questo cortocircuito appare oggi estremamente complesso e richiede un profondo cambiamento. Non basterà soltanto qualche giro di vite di Facebook e di altri colossi digitali, pur utile e necessario per arginare le “macchine del fango”, e servirà solo in parte inasprire sotto il profilo legislativo le sanzioni per chi diffonde odio e falsità. Saranno molto più importanti i cambiamenti culturali. Innanzitutto, la consa-

pevolezza degli utenti dei social network sulle insidie della rete, nonché la loro capacità di discernere le notizie attendibili da altre, del tutto o parzialmente false: servono naturalmente strumenti culturali e intellettuali che le varie “agenzie” dovrebbero essere in grado di fornire; e non si tratta solamente di scolarizzazione. Esistono accorgimenti tecnici (dall’identità dell’origine della notizia fino alle immagini utilizzate) per individuare presunti manipolatori, ma il principio fondamentale dovrebbe essere la natura della fonte: si tratta di distinguere la testata o il giornalista da altre realtà. Non che i giornalisti siano i depositari della verità, ché anzi essi stessi sono (stati) a volte operatori a vario titolo di disinformazione; e però l’appartenenza all’albo e la cogenza dei principi deontologici, oltre all’applicazione della legge, è motivo di maggiore garanzia: la pubblicazione di un falso come quello sul “waka waka” non sarebbe rimediabile con la sola rimozione dell’articolo dal sito, come ha impunemente fatto l’utente che l’aveva creato, ma richiederebbe teoricamente la pubblicazione della smentita e magari delle scuse, oltre che la spiegazione del mancato controllo sull’affidabilità della fonte e l’attendibilità della notizia. Considerazioni in parte analoghe possono farsi in merito alla proliferazione di comunicati, note e messaggi da parte di fonti che giornalisti(che) non sono, puntualmente riprese dal flusso main stream al pari di quelli “ufficiali”, sebbene veicolino informazioni quasi-vere o semi-false. Ora, la firma di un giornalista su un comunicato stampa attribuisce ad esso una patente almeno formale di affidabilità, ma sempre più realtà che li producono non si avvalgono di giornalisti con la specifica rifiuti e le relative buone pratiche, nel professionalità e deontologia. solco del monito che Papa Francesco Chiaro: anche l’iscritto all’albo ha consegnato alla Chiesa e al mondo può violare principi e regole intero con la lettera enciclica Laudato della professione, ma se lo fa si’. può essere perseguito pure La presenza di politici di primo sotto il profilo deontologico. piano, amministratori locali virtuoInsomma, oggi che la catesi, giornalisti, operatori della finanza, goria ha perso, a vari livelli, la rappresentanti delle organizzazioni prerogativa della produzione no profit, docenti e studenti è per dell’informazione, non le resta noi e per la collettività intera ragione che dimostrare, con l’affidabidi stimolo a dare seguito all’’impegno lità di cahi scrive e l’attendibiche abbiamo assunto con passione e lità di quanto viene scritto, che dedizione. l’esercizio della professione Perché tutto cambi davvero - e non è un valore. E che l’attività di rimanga com’è - rinnoviamo dunque una testata giornalistica, quale il proposito di non smettere di far sen- ciascuna della rete della FISC, tire la nostra voce anche quando fos- sempre fedele ai doveri della se scomoda, una voce che continua a corretta informazione e capatrarre ispirazione e forza dalla Chiesa, ce di raccontare il territorio, è ma che ribadisce la propria natura lai- una risorsa da custodire e vaca oltre muri e barriere. lorizzare. Siamo convinti che anche e in priOrazio Vecchio mo luogo mettendo al servizio delle Giornalista nostre comunità una comunicazione Delegazione Regionale sobria e tuttavia ricca di sostanza poAssociazione Italiana tremo essere utili a renderle migliori. Comunicazione Pubblica Elia Torrisi e Istituzionale

Cambiamo velocemente ma non smetteremo di far sentire la nostra “Voce”, pure se scomoda La Voce dell’Jonio compie 60 anni e riparte da questo prezioso patrimonio di storia, esperienze e prima di tutto persone che l’hanno scritta, letta, distribuita, commentata e amata. Nella vita di un uomo 60 anni sono un traguardo quasi a ridosso della pensione. Ma La Voce è una creatura ancora nel pieno delle proprie forze, “il settimo figlio” che non si arrende, come usava chiamarla il suo fondatore Orazio Vecchio e non ha nessuna intenzione di mettersi a riposo. Anzi, è proprio in occasione del 60esimo compleanno che vuole riprendersi gli spazi lasciati vuoti da quella che ormai è spesso un’informazione piatta, subordinata solo agli appetiti del mercato e del consenso o nonostante ciò copiosa, sebbene povera di qualità. Ci chiediamo se non sia niente più che un’utopia o se un’informazione sana, indipendente, finalizzata a raccontare ciò che manca, certo, ma anche e anzitutto ciò che c’è, funziona e che nessuno racconta, sia possibile, oggi, in Sicilia. Nei mesi che l’hanno preparata al suo 60esimo La Voce ha cominciato a riscoprire a poco a poco se stessa aprendo le porte della redazione a un sempre più numeroso gruppo di giovani animati dal desiderio di non scappare via da una terra così ricca di idee e vitalità e di non farsi scoraggiare dalle difficoltà piccole o grandi di un percorso tanto tortuoso quanto avvincente, di essere luce e sale di un territorio così fervido di capacità e talenti, di contribuire a scrivere una storia collettiva fatta di aneddoti, notizie, cultura che meritano - e vogliono

guadagnarsi sul campo - attenzione e rispetto. Siamo innamorati della nostra Sicilia e lo siamo ancora di più del nostro territorio a cavallo tra l’Etna e il mare. Da sempre questa testata si nutre del volontariato: per continuare a esistere e a produrre buona informazione, saperi e spazi di incontro e confronto abbiamo bisogno di voi, di ciascuno di voi, del vostro piccolo contributo di idee e della vostra generosità. In occasione di questi primi 60 anni La Voce si rinnova e sbarca online. È un traguardo che segna l’inizio di un cammino nuovo, al passo con i tempi senza tuttavia rinunciare ai valori che fin dalla fondazione ne costituiscono le fondamenta. Il seminario nazionale FISC 2018 che ospitiamo nella bellissima Acireale è dunque il punto di partenza di un percorso che immaginiamo ancora più prossimo ai territori e non a caso abbiamo voluto che fosse destinato a studiare e approfondire uno dei temi più caldi del dibattito politico regionale e non solo, lo smaltimento dei

LA VOCE E I NUOVI MEDIA Presente sui social, il giornale allarga la platea dei lettori oltre quella tradizionale della carta stampata

Una barca sicura nel “mare magnum” dell’informazione Con l’avvento dei nuovi media digitali il giornalismo ha ricevuto nuovi strumenti per parlare alla pancia della società. Se uno dei principi della cosiddetta “era di internet” è che l’informazione in rete ha priorità e gerarchie diverse dai media tradizionali è sempre attuale il monito di un grande luminare di questo mondo: chi di voi vorrà fare il giornalista, ebbe a dire Indro Montanelli, si ricordi di scegliere il proprio padrone, il lettore. Forse è pure per questo che Orazio Vecchio, il fondatore di questa testata, intese sin da subito La Voce dell’Jonio come un giornale della gente e in maniera particolare, ma non esclusiva, della chiesa. Ma passiamo adesso ai dati. L’ultimo report del Global digital 2018 (lo studio condotto da We are social con il supporto di Hootsuite, la piattaforma digital più utilizzata al mondo) rileva che il numero degli utenti connessi ad Internet nel mondo ha sorpassato la soglia dei 4 miliardi di persone: un dato storico che ci dice che oggi più della metà della popolazione mondiale è online. Più di 250 milioni di persone si sono connesse per la prima volta durante il 2017. L’utilizzo dei social media cresce insieme ai “connessi”, con un numero di utenti superiore del 13% rispetto all’ultima rilevazione di un anno fa. Gli utenti attivi sono ad oggi più di 3 miliardi nel mondo (di questi 9 su 10 accedono via smartpho-

ne). Che cosa c’è nel futuro? Chissà in quante redazioni questo interrogativo ha suscitato diverse opinioni e allargato la forbice tra la veccia scuola e i nativi digitali! Non si può del resto nascondere la crisi perenne della stampa tradizionale: tagli di bilancio, migrazione di lettori sul web, crisi del mercato, solo per citare qualche esempio. La linea adottata dalla nostra redazione è sempre stata quella della complementarietà: la carta ha un fascino e una funzione che il web difficilmente riesce a dare, viceversa, tramite il web si raggiungono facilmente fasce di lettori potenziali e si comunica rapidamente. Oggi diminuiscono i nostri numeri stampati e distribuiti presso edicole e parrocchie ma è pressoché aggiornato quotidianamente l’edizione on-line del giornale. Dal 2016 abbiamo effettuato un giro di boa: si è deciso di potenziare

il web introducendo i principali canali social. La pagina Facebook ha oggi una community di 2mila lettori. Non sono tanti ma questo numero è l’effetto registrato in poco meno di un anno di attività sul più rinomato dei social network. Twitter, Instagram, Youtube e Linkedin sono gli altri social cui dispone il giornale per offrire in futuro un’informazione cross-mediale: interattiva, fruibile su diverse piattaforme e sempre in tasca, a portata di mano. C’è un motto che ci tiene ancora oggi ancorati saldamente a quello spirito su cui è stata fondata questa testata: informare per formare. Non abbiamo mai smesso, nonostante le insidie proprie del web, di parlare dei fatti e di tenere a debita distanza le opinioni. A guidare questo cambio di passo (piuttosto frenetico oggi con l’aumento dell’offerta informativa on-line) c’è il nostro direttore con la sua esperienza e la sua visione pragmatica della professione giornalistica. Una guida ma pure una fonte per i giovani che oggi, accanto ai giornalisti della prima ora, con la loro freschezza e la loro tempestività stanno rendendo La Voce dell’Jonio una barca sicura nel grande mare magnum dell’informazione digitale. Domenico Strano


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IL FONDATORE E LA VOCE Il giornale ha sempre vissuto la fraternità e interpretato lo spirito iniziale

E siamo a 60! Una data importante, da ricordare, sottolineare e festeggiare, perché non è facile raggiungere questi numeri. Dobbiamo andare indietro nel tempo, agli inizii del 1958, e ricordare un giovane professore di matematica e fisica che, già impegnatissimo in famiglia (gli era nata la sesta figlia da qualche settimana), in politica (era sindaco di Acicatena) e nella diocesi, concretizzò un sogno, che per lui era anche una missione: fondò “La Voce dell’Jonio”. Il professore Orazio Vecchio, nato nel 1916, aveva un carattere forte e determinato, tante le passioni che portava avanti con impegno e caparbietà. L’impegno politico per ben 15 anni lo vedrà nell’importante ruolo di primo cittadino di Acicatena, compito non facile e di responsabilità. Ma il professore Vecchio vuole coinvolgere il più possibile i cittadini, l’opinione pubblica e si rende conto che non c’è mezzo migliore della carta stampata. Il primo numero del suo “sogno” divenuto realtà porta la data del 1° giugno 1958. E, come lui stesso amava dire, era nato il 7° figlio. Più volte dirigente diocesano dell’Azione cattolica e vicino al mondo culturale della diocesi, con una incessante attività di conferenziere, soprattutto nelle parrocchie, decide di dare al suo giornale la veste di “Voce” cattolica indipendente. Pubblicazioni settimanali per il primo periodo di vita, poi successivamente quindicinali, attente riunioni di redazione con i collaboratori, permetteranno al giornale di crescere e diffondere cultura ed informazione in tutti i settori del sapere. Sempre presente la sua firma, sia che i temi trattati riguardassero eventi diocesani, temi importanti di fede, ma anche il mondo politico, culturale e sociale. Le migliori “penne” acesi hanno iniziato il loro percorso o

in questa storica testata o hanno collaborato; come non ricordare, tra gli altri, il preside Casimiro Nicolosi, il dottore Giuseppe Contarino, colonna portante fin dalla prima ora, Nino Milazzo, già Condirettore del Corriere della sera e vice direttore de La Sicilia, l’avv. Felice Saporita, il prof. Alfio Spoto, e, avvicinandoci ai nostri tempi, Nello Pietropaolo, Gaetano Rizzo, Antonio Carreca, Graziella Pulvirenti, Giovanni Finocchiaro (per citarne alcuni delle diverse decine), i quali svolgono l’attività giornalistica a livello professionale. Tutti si sono portati nel cuore, a parte l’esperienza formativa, il direttore Orazio Vecchio, che accoglieva i suoi collaboratori creando una redazione che aveva come caratteristica il sentirsi parte integrante di una famiglia, una grande famiglia. Il direttore sceglieva i collaboratori con attenzione, dopo averli conosciuti personalmente. Negli ultimi anni l’età lo porterà ad avere un atteggiamento ancora più paterno e aperto con i giovani praticanti agli inizi di questo non facile percorso. Era consapevole di dar loro una palestra dove allenarsi bene, prima di raggiungere traguardi più grandi ed impegnativi. Negli stessi anni nasceranno nella città di Acireale anche altre realtà editoriali, ma questo non diminuirà l’impegno e la volontà di Orazio Vecchio di continuare fiero e deciso il cammino intrapreso con successo. Per gli abbonati, un tempo in numero considerevole, l’appuntamento con la “Voce” era diventato un imprescindibile appuntamento, per essere informati sugli avvenimenti più importanti, sia del mondo cattolico diocesano che di quello laico. Grande merito del professore- direttore Vecchio è l’avere dato una voce indipendente ad una intera comunità. Gabriella Puleo

LO SPIRITO DE LA VOCE Una testata fedele alle origini e aperta alle novità

Principalmente servizio alla Chiesa locale Sessant’anni di vita rappresentano sicuramente un traguardo ragguardevole per una vita umana ma anche nel caso di una testata giornalistica quale ‘La Voce dell’Jonio’ non può trascurarsi la ricorrenza di un anniversario così importante ove si consideri come questo giornale abbia da sempre infaticabilmente svolto il proprio servizio al fianco della Chiesa diocesana acese, ma anche facendosi portavoce di istanze di cultura in generale e, come tale, costituendo ottima palestra anche professionale di eccellenti firme che hanno scritto memorabili pagine nella storia di un giornale il cui primo numero risale al giugno del lontano giugno 1958, fondato dal prof. Orazio Vecchio, ma sotto la direzione del prof. Ignazio Mangani. Sono entrato a far parte della grande famiglia de ‘La Voce dell’Jonio’ nel 2004, quando il mio compianto arciprete-parroco sac. Orazio Adamantino, consapevole delle mie aspirazioni giornalistiche, venuto a conoscenza che la redazione di questo giornale intendeva avvalersi del contributo di ‘corrispondenti parrocchia-

li’, cioè di collaboratori che rappresentassero in questa testata le parrocchie della diocesi, mi segnalò al direttore Peppino Vecchio il quale aveva frattanto assunto la conduzione di quello che il suo defunto papà prof. Orazio aveva definito ‘il settimo figlio’, cui aveva da sempre riservato amorevoli cure facendo sì che il giornale, pur tra immancabili difficoltà, potesse avere un suo ruolo ben preciso affiancandosi nel tempo alla diocesi alla quale offre il proprio servizio, pur non essendo testata appartenente alla diocesi. Nella redazione, già allora come oggi ubicata in via Genuardi, ma provviso-

riamente allocata nei locali dell’attuale ‘Circolo Santa Venera’ prima di essere trasferita nella nuova ampia sede attuale ai piani superiori dello stesso stabile, fui accolto dal Direttore Peppino Vecchio, il quale da navigato maestro dell’arte del giornalismo, mi consentì di muovere i primi passi nel settore e, sin da allora, pur nel mio piccolo, dapprima da semplice collaboratore e dal 2013 quale giornalista pubblicista iscritto all’Albo dell’Ordine della Regione Sicilia, offro il mio contributo, in termini di collaborazione giornalistica, un contributo certamente modesto se paragonato a quanto nel tempo offerto da eminenti figure che hanno mosso i primi passi della propria brillante carriera giornalistica proprio in questa testata che oggi, conservando la propria identità di periodico cattolico, scivola veloce sui sentieri di ‘Internet’, trasformandosi in tal senso in una testata quotidianamente aggiornata e, sicuramente, al passo coi tempi. Ad majora! Nando Costarelli

UN’ESPERIENZA

Da sempre come una grande famiglia Continua ricerca della verità della bellezza e del bene

Raccontare l’esperienza di vita che riguarda un “giornale” come La Voce dell’Jonio significa ricordare la formazione di persone piene di amore per la propria comunità. “Il giornale”, come affettuosamente lo chiamava il fondatore prof. Orazio Vecchio e continuano a chiamarlo i suoi fedeli eredi, è stato una palestra di ricerca della “verità, della “bellezza”, del “bene”, che spesso rimangono nascosti dietro una quotidianità distratta dalle mille incombenze e dagli affarismi più vari ed avvolgenti verso realizzazioni rampanti ed arriviste. Pensare, riflettere intorno a quali siano le condizioni e le leve più nobili e positive, su cui costruire una immagine contagiosamente migliorativa delle realtà, è stato, ed è, per un nucleo di instancabili volenterosi, il motivo e la ragione di proseguire e di crescere. La ricerca della “verità” ed il senso del “dovere”, sempre e ad ogni costo, sono i principi guida ed i fari del cammino che il grande maestro fondatore ed il suo “giornale” hanno tracciato dentro la comunità. Così, disporsi ad accettare il confronto, ascoltare le diverse voci e approfondire i riscontri che portano a scoprire dove sta il “vero”, per manifestarlo e difenderlo con la massima forza affinché prevalga sulle mistificazioni. Così , ognuno di noi, nelle varie attività e nei vari ambiti, nei ruoli ove si trova, è chiamato a fare fino in fondo, e dando il meglio di sé, il proprio dovere, anche quando tutto attorno sembra vacillare, quando gli orizzonti sembrano diventare foschi, i compimenti dei propri doveri, grandi o piccoli che siano, ed in qualsiasi momento della propria vita, sono il baluardo della salvezza dell’umanità che vince. Grazie amato “giornale” e lunga vita a te ed ai suoi magnifici interpreti, per una comunità che vuole migliorarsi e trovare sempre nuove vie per progred Mario Di Prima

CHE GIORNALE E’ Una Voce attenta alla società e luogo e strumento di addestramento per aspiranti giornalisti

La redazione un gruppo che opera all’insegna dell’amicizia Che giornale è “La Voce dell’Jonio”, mi hanno chiesto tempo addietro dei conoscenti nell’apprendere che svolgevo qui il compito di segretaria – giornalista, ruolo che normalmente nelle grosse testate è ricoperto dal segretario di redazione. “Un giornale di informazione e formazione di ispirazione cattolica” - ho sintetizzato semplificando. “Un giornale per preti” hanno commentato, liquidando così l’argomento. Questa definizione, riduttiva e sicuramente fuorviante, è stata adottata diverse volte in altri ambienti e in qualche occasione ci è stata anche di ostacolo, come quando il procacciatore di pubblicità di turno ha tentato di convincere degli operatori economici a firmare contratti con il giornale, con scarsi risultati. Ma la cosa, negli anni, non ha rallentato affatto il cammino del giornale perché, se come si dice comunemente - la pubblicità è l’anima del commercio, il volontariato è l’anima de “La Voce dell’Jonio”. Ed è stato così da sempre, da quando il compianto prof. Orazio Vecchio, fondatore e poi direttore della testata, radunava ogni settimana uomini e donne di cultura (e si, c’era anche qualche prete!) che spendevano volentieri il tempo libero per preparare il giornale, scegliendo con cura gli argomenti da affrontare di volta in volta: temi sociali, religiosi, di spettacolo, sport e amenità varie. E ha continuato ad essere così dopo che, scomparso nel 2003 il prof. Vecchio, il figlio Giuseppe (Peppino) ha assunto la direzione del giornale, e due dei nipoti sono protagonisti, Orazio come titolare della testata e Mario tra le maggiori forze propulsive. La nostra è una testata indipendente, nel senso che si autogestisce senza percepire contributi pubblici, né ha il sostegno di gruppi politici, e la scelta di essere “giornale della

Diocesi”, fedele all’impronta cattolica data dal suo fondatore, è una peculiarità che la rende diversa da altre pubblicazioni del territorio e unica nel panorama locale. Il suo cammino, in questi 60 anni, è stato reso possibile dalla “famiglia” – come la definisce il direttore - di collaboratori che continua a darle vita a titolo di puro volontariato. Il ricambio generazionale c’è stato, ed è fisiologico, e la coesistenza di giovani leve e storiche firme dà la misura di una continuità generata dal senso di accoglienza, attenzione, condivisione che solo una famiglia sa dare. “La Voce” è stata (e lo è tuttora) una palestra di formazione professionale di tanti talenti, oggi giornalisti professionisti e pubblicisti che, pur avendo raggiunto notevoli traguardi, ricordano ancora il giornale con nostalgia e gratitudine. Intanto la vita di redazione scorre adeguandosi alle innovazioni, necessarie per stare al passo coi tempi. Seguendo il trend nazionale, la carta stampata arranca a fatica e anche noi stiamo privilegiando la pubblicazione online e i social media. Da diversi anni la creazione del sito www.vdj.it, con l’edizione in rete, ha dato una svolta determinante alla nostra testata permettendoci, pur conservando lo spirito originario, di allargare i nostri orizzonti e inquadrare gli avvenimenti del nostro territorio in una dimensione più cosmopolita, oltre che raggiungere i lettori in ogni parte del mondo. E finché l’entusiasmo, la passione e il “sacro fuoco” della scrittura continueranno ad animare le nostre penne (o i nostri Pc), il cammino de “La Voce” proseguirà in discesa. Graziella Maugeri


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CUORE E MENTE Quando le riunioni di redazione si trasformavano in lezioni di quotidianità e di Comportamento

Una palestra di giornalismo e di vita Mi sembra incredibile che siano passati 40 anni da quando ho cominciato a collaborare con “La Voce dell’Ionio – Settimanale cattolica d’informazione”, come recitava la testata di questo preziosissimo foglio, allora stampato ancora con l’uso del piombo nella gloriosa tipografia Maugeri di Acireale. Il mio – e di molti, anche professionisti, in verità- Maestro di giornalismo Peppino Vecchio era venuto a Giarre per coinvolgere “giovani leve” in un progetto di rilancio e modernizzazione della gloriosa testata “di proprietà privata ma al servizio della diocesi per scelta”. Il fascino subìto grazie all’alta professionalità ed all’entusiasmo dimostrati dal nostro attuale direttore, la voglia di approcciarsi in maniera più “ufficiale” al giornalismo, un mondo che allora suscitava sicuramente molta più attrazione di oggi, furono tali che “La Voce dell’Ionio” in senso lato divenne per me come una seconda famiglia. Andavo in redazione, in via Genuardi (allora al primo piano, meno scale da fare!) due volte a settimana: per consegnare i pezzi e collaborare alla correzione ed alla titolazione degli stessi, per ritirare le copie fresche di stampa che distribuivo nelle edicole di Giarre, il tutto all’insegna di quella gratuità e di quella disponibilità che dovrebbe sempre permeare ogni attività di volontariato cristiano e cattolico in particolare.

Sì, se da anni sono anche uno stimato giornalista lo devo fondamentalmente agli insegnamenti di Peppino Vecchio: lui mi ha spiegato l’abc del cronista, come scrivere un pezzo, gli errori da evitare e i tanti modi per non vedersi “tagliato” l’articolo, allora una vera e propria onta per i collaboratori che non avevano la benchè minima coscienza degli spazi –e talora dei tempi- di impaginazione di un giornale. Una famiglia, dicevo. A capo della quale c’era un “Pater” davvero speciale: il Grande Direttore prof. Orazio Vecchio, che spesso ho indicato come un secondo papà per l’affetto che mi ha dimostrato e per gli insegnamenti

no che dura fino ai nostri giorni. Colpa della Democrazia Cristiana dell’epoca? La Voce dell’Jonio in quegli anni si occupava tanto di politica, anche ai tempi dei sindaci Mario Coco e Pippo Basile, aleppiani di ferro sebbene il secondo poi transitò alla corte di Nicolosi insieme a Rosario Leonardi che fu premiato successivamente con la presidenza delle Terme. Non erano tempi di blog allora come lo sono invece quelli odierni che ambiscono addirittura a dettare l’agenda politica alle amministrazioni locali di turno; non erano ancora tempi di emittenti televisive locali che hanno finito involontariamente per dare ipervisibilitá a professionisti delle beghe che poco sanno di politica; non c’era Facebook dal quale ogni giorno sproloquiano schiere di leoni da tastiera autoproclamatisi sul campo novelli commentatori politici. La Voce dell’Jonio, settimanale di informazione diretto magistralmente dal professore Orazio Vecchio, uomo buono, lungimirante ed onesto, era una scuola di giornalismo e il periodico veniva atteso in edicola perché sapeva commentare, approfondire e graffiare. Andando oltre la cronaca. È stata l’unica testata a rendersi conto che Rino Nicolosi non aveva in fondo alcun erede politico degno del suo nome in città e molti di quelli che gli stavano intorno sarebbero stati i primi a voltargli le spalle esattamente come é avvenuto quando l’ex presidente della Regione,come tanti altri politici della prima Repubblica, venne travolto da Tangentopoli.

so punto di riferimento anche per chi non ha avuto la ventura di conoscerlo. Ecco allora che le riunioni di redazione si trasformavano magicamente in vere e proprie occasioni di esercizio per affrontare la vita quotidiana, con i suoi problemi e le sue insidie, soprattutto per i più giovani con meno esperienza. Se Peppino era il “giornalista” per antonomasia, ammirato e rispettato da tutti noi suoi discepoli, “u Pruussuri Vecchiu” era il buon padre che dispensava, sempre col sorriso sulle labbra, consigli ed insegnamenti tali da renderci più pronti, più forti, più ottimisti contro le avversità ed i problemi di ogni giorno. Non che mancassero i momenti veri e propri dedicati agli esercizi spirituali e alla ricarica interiore: quanti incontri all’insegna dell’amicizia e della letizia, soprattutto nella struttura di Santa Maria Ammalati! C’erano poi i convegni FISC, quello nazionale e quello regionale, organizzato dall’indimenticabile mons. Alfio Inserra: occasioni di scambio culturale e di rapporti umani assolutamente importanti e irrinunciabili; tra questi, l’emozionante incontro con papa Giovanni Paolo II nel 1983. La Voce era una famiglia: in un’epoca in cui non c’erano ancora i pc ed internet, che rendono oggi 1000 (sì, mille!) volte più facile confezionare, spedire ed impaginare un pezzo, il contatto umano ed i consigli che si ricevevano in redazione erano un tesoro prezioso. Ebbi la ventura, su incarico espresso dei Vecchio, di creare quella che fu definita la “redazione giarrese” de La Voce: praticamente alcuni giovanissimi amici da me contattati in quanto interessati al giornalismo venivano a casa mia a consegnarmi i loro articoli, dopo aver io trasmesso loro a mia volta i precisi dettami ricevuti dal Maestro Peppino: Giovanni Finocchiaro, poi divenuto bravissimo giornalista professionista, l’amico Angelo Musumeci e l’indimenticabile Nello Azzarelli, scomparso prematuramente. Eravamo i giovani de “La Voce”, poi svecchiatasi con l’avvento di tanti giovani acesi (Saro Faraci, Emanuela Volcan e Mario Di Prima su tutti) ad affiancare vere e proprie istituzioni della cultura locale, come la sempiterna Anna Bella, il carissimo Alfio Spoto, Turi Murabito (definito da Peppino “Murabitus ille” in quanto traduceva tutto, ma proprio tutto in latino), Camillo De Martino, Giuseppe Patanè, Nando Finocchiaro, il fraterno amico Angelo Vecchio Ruggeri, il simpaticissimo assistente spirituale don Alfio Raciti e tanti altri che personalmente consideravo con grande rispetto ed ammirazione. E come dimenticare le meravigliose ed efficienti segretarie Vera Spoto prima e Graziella Maugeri dopo? Una palestra di vita: questa è stata per me La Voce dell’Ionio e ne sono davvero grato. Vorrei poter rivivere ciascuno dei momenti vissuti con essa, all’insegna dell’inscindibile binario “formazione ed informazione”. Allora come ora. Ad maiora!

Saro Faraci

Mario Vitale

colti dalla sua vita esemplare dentro e fuori la redazione de “La Voce”, nel corso dei 25 anni circa in cui ho avuto il piacere e l’onore di frequentarlo. I ricordi sono tanti, l’indimenticabile “Pruussuri Vecchiu” ha lasciato un’impronta indelebile nella vita mia e di tanti altri amici. Ho avuto occasione di dirlo e desidero ripeterlo in occasione delle celebrazioni per il compleanno de “La Voce”, il settimo dei suoi amati figli: i valori umani e cristiani, il senso del dovere, il rispetto degli altri, la pace, l’amicizia, l’analisi politica efficace e puntuale, la solidarietà, la carità che traspaiono dai suoi scritti e dalla sua vita restano un prezio-

LA VOCE E LA POLITICA Negli anni Ottanta attenta analisi delle vicende inerenti il bene comune

Osservatorio sulla vita pubblica Era il primo febbraio del 1985 quando a Palermo il dottor Rino Nicolosi, chimico industriale acese, astro nascente della Democrazia Cristiana a livello nazionale, venne eletto Presidente della Regione. A Palazzo dei Normanni, quando tenne il discorso programmatico precedente la fiducia che gli avrebbe votato l’aula, il settimanale La Voce dell’Jonio era presente. Chi scrive, allora aveva 19 anni, era corrispondente di questa testata, e ricorda perfettamente ogni parola di quella lucida analisi che Rino Nicolosi fece sui problemi della Sicilia, sulle criticità della Regione ma anche sull’importanza di dare alla nostra terra un organico disegno di sviluppo economico per farla decollare. Una strategia, insomma. Ci sono stati altri Presidenti della Regione dopo Rino Nicolosi, rimasto in carica fino al 12 agosto 1991, ma nessuno si è dimostrato stratega, visionario, innovativo, lungimirante e proiettato al futuro come il parlamentare acese. Per tutta la durata del suo mandato politico, La Voce dell’Jonio si occupò di politica regionale e delle “trappole” tese in aula al Presidente; di politica in generale perché Nicolosi era l’indiscusso leader della DC e il luogotenente in Sicilia di Ciriaco De Mita; di politica locale perché quelli erano gli anni in cui la Democrazia Cristiana, rappresentata ad Acireale pure dall’on.Pippo Aleppo e dal senatore Nicola Grassi Bertazzi, faceva il pieno di consensi e popolava il Consiglio comunale. Ai tempi del dottor Rosario Sciuto, nicolosiano, sindaco della città delle cento campane da giugno 1990 a settembre 1992, la Balena Bianca arrivò a contare ben 27 consiglieri comunali.

Ai quei tempi, Acireale era a metà del guado e La Voce dell’Jonio lo scriveva. La città aveva tutte le risorse per accelerare sulla via dello sviluppo economico ma non seppe mai utilizzarle bene. Nel 1987 venne inaugurato il nuovo stabilimento delle Terme di Santa Caterina che si affiancava a quello storico di Santa Venera, la Regione aveva acquisito pure l’ex pastificio Leonardi trasformandolo in albergo e annettendolo al patrimonio delle Terme, mentre Rino Nicolosi ambiva a creare una vera e propria città termale estesa per tutto il tratto compreso tra Timpa e Gazzena e commissionò il progetto all’ingegnere Aldo Scaccianoce; lo stabilimento dell’Acqua Pozzillo veniva rilevato dalla famiglia Puglisi Cosentino per quasi nove miliardi delle vecchie lire e messo a disposizione delle Terme affidandone la guida ad Innocenzo Sinatra. Nel 1989 si inaugurò la nuova stazione ferroviaria che rispondeva all’idea di mettere a disposizione dell’industria agrumaria una moderna infrastruttura logistica su rotaie, ma Acireale non decollò mai e incominciò lentamente il suo decli-

RICORDO La raccomandazioe di Papa Paolo VI a una nostra collaboratrice nell’incontro in Vaticano a conclusione di una settimana teologica

Nella sua attività giornalistica “sia fedele alla testimonianza cristiana” Il sogno di diventare giornalista è stato fin dalla fanciullezza una musica di sottofondo nella fantasia: accettavo di cuore le proposte di professori e dirigenti di associazioni per i giornalini studenteschi e i cosiddetti “giornali murali”. Nella Fuci, l’assistente ecclesiastico, mons. Ignazio Cannavò, futuro arcivescovo di Messina, mi propose di diventare giornalista anziché professoressa, ma anche l’insegnamento dell’Italiano e Latino nei licei era una meta a cui aspiravo e che raggiunsi, sperimentandone la tendenza in lezioni private, tutto l’anno. Frequentavo la facoltà di lettere di Catania, con passione, dotata di una piccola borsa di studio. Conseguita la laurea, passai al Movimento Laureati di A. C., oggi Meic : l’assistente ecclesiastico, il prof. don Giuseppe Cristaldi, dopo una conversazione sul tema di credenti e non credenti, invitò me e la prof. ssa Giuseppina Vigo a scrivere un articolo sul giornale locale “La voce dell’Ionio”, diretto dal prof. Orazio Vecchio. L’argomento era molto interessante, ma difficile, tuttavia riuscimmo a scrivere l’articolo, con dignità. Cominciò così la mia avventura di giornalista, scrivendo di tanto in tanto, invitata o no, sulla pubblicistica locale, in particolare sul giornale “La Voce dell’Jonio”, stimato settimanale. Eccezionale l’incontro con Paolo VI, fondatore del Movimento Laureati Cattolici, in una sala del Vaticano per un’udienza specifica, dopo la Settimana estiva di teologia; poi la fila dei partecipanti per il bacio dell’anello. Giunto il mio turno, il Papa strinse la mia mano e mi fece delle domande circa la diocesi di provenienza, la professione di docente, l’attività giornalistica, raccomandandomi d’essere fedele alla testimonianza cristiana. Mentre il suo luminoso sguardo era rivolto esclusivamente a me, avvertii un profondo senso di felicità e di obbedienza: la preziosità della parola, dono da elargire agli altri. Il fotografo, a mia insaputa, scattò una bella foto. Verso la fine degli anni Settanta, invitata dal giornalista Giuseppe Fava, fondatore del “Giornale del Sud”, decisi di percorrere la strada di pubblicista. Presentai all’”Ordine Nazionale dei giornalisti”, alla fine di due anni di lavoro, 1982, il doppio di articoli prescritti, con relativa rimunerazione, e con la presentazione del direttore del “Giornale del Sud”, Umberto Bassi. I contatti con l’austero prof. Orazio Vecchio e i collaboratori del settimanale “La voce dell’Ionio”, divennero costanti. Era sempre presente nella riunione settimanale, presieduta dal prof. Orazio Vecchio, il buon assistente, P. Alfio Raciti, parroco della Consolazione di Aci Catena, che negli eventuali contrasti riusci-

va a trovare il bandolo della matassa e riscoprire nuovi accordi. L’impronta autentica era quella di una famiglia impegnata a rendere migliore il piccolo mondo interno e il grande mondo. Vari i collaboratori laureati: il prof. Ajta; il comandante dei vigili urbani, dott. Pavone; diversi professori di Aci Catena e di Aci Sant’Antonio, inoltre i collaboratori di Giarre. Si discuteva animatamente, analizzando la realtà presente, senza preconcetti: al centro dell’attenzione testimonianza cristiana, difesa dei diritti umani, responsabilità nel corrispondere alle intenzioni della Chiesa e in particolare del Papa. Con empatia cominciai a frequentare in Sicilia i convegni annuali di giornalismo, organizzati da padre Alfio Inserra da Siracusa: iniziativa eccellente che mette in contatto i giornalisti del Nord, Centro e Sud Italia. L’impegno per la “Voce” divenne per me un dovere che mi dava molte soddisfazioni e meravigliava i miei alunni del Liceo Scientifico “Archimede”, che ritenevano la mia collaborazione un autentico lavoro. Un giorno il prof. Orazio Vecchio, piuttosto stanco, volle condurci nella sua proprietà di Santa Maria La Stella, per trascorrere alcune ore in libertà, con animo gioioso, conversando con amabilità. Era commovente come per lui il giornale “La voce dell’Jonio” fosse l’obiettivo centrale della sua vita d’intellettuale: cercava di trasmettere ai suoi collaboratori tale missione, simbolo assoluto di un cristianesimo vissuto con intenti apostolici. Significativa la festa per il 50° della fondazione del giornale “La voce dell’Jonio”: nella sala del locale, spiccavano le nostre figure, quasi fossero scene di un film. La vita del giornale continuò dopo il decesso dell’intramontabile prof. Orazio Vecchio: il figlio Peppino, giornalista professionista, ne diventò il direttore, modernizzando il giornale, accedendo al web, che oggi è il mezzo sostanziale che dà vita alla parola di noi pubblicisti e collaboratori della “Voce dell’Jonio”. Graziella Maugeri da circa 15 anni è l’inappuntabile segretaria. Giunti al 60° anno della fondazione, La Voce dell’Ionio vive nel web: i tempi sono cambiati, dobbiamo adeguarci ai nuovi sistemi, ma la parola è sempre l’indice della vita che scorre, formando un intreccio d’istanti nella luce dell’Infinito. Anna Bella


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IERI E OGGI “La Voce” giornale libero, indipendente e incisivo opera con un preciso obiettivo strategico

Evangelica umanizzazione sociale Tra i tanti modi di conservare la memoria è la pagina scritta. Appunti di viaggio, lettere ad amici e/o parenti, date storiche di avvenimenti importanti, occasioni ed eventi significativi, segnati da una penna, accompagnati da una foto, custoditi in un cassetto, dentro una carpetta, invecchiata con il tempo, sono quelli che ci permettono di costruire o ricostruire percorsi personali da noi stessi vissuti o quelli dei nostri avi, parenti, amici, compagni di avventure anche occasionali. Rivivere nel tempo le esperienze è sicuramente una buona occasione per leggere con intelligenza critica e sguardo limpido quanto ha segnato la nostra vita e valutarne, a distanza, il senso. Guardare a ritroso per programmare il futuro e andare alle radici per far fiorire nuove gemme di vita, di esperienza, consente di fare cultura e operare il cambiamento necessario. Se questo vale per la nostra vita personale, molto di più offre la rilettura di un percorso di un giornale, stampato e diffuso nel territorio diocesano di Acireale, quale è stato La Voce dell’Jo-

nio, che ne accompagna da 60 anni gli avvenimenti significativi. Ho conosciuto La Voce negli anni 60/70, quando il giornale era alla sua prima decade e il suo fondatore, il Prof. Orazio Vecchio con orgoglio e fermezza dava il meglio di sé, circondato da personaggi acesi di seria professionalità, di fede matura e di indiscussa moralità, per rendere il

giornale strumento di conoscenza, di informazione e di formazione per la cittadinanza diocesana. Ho avuto il privilegio di vedere pubblicata la mia prima nota in occasione di uno dei Corsi Biblici, che si svolgevano nel Seminario Diocesano, nei tempi così detti “forti” dell’Anno Liturgico, curati dall’allora Rettore, noto biblista, Mons. Giuseppe Costanzo, oggi

Arcivescovo Emerito. Io ero forestiera in terra di Jaci. Ero venuta per studiare, e poi, avendo avuto un’opportunità di lavoro, ho acquisito la residenza in questa bella cittadina. A distanza di tanti anni, ritengo sempre un privilegio, per me che non ho alcun titolo per scrivere in un giornale, vedere un mio pensiero, pubblicato su La Voce dell’Jonio. Scopo di un giornale è certamente l’informazione. Per un giornale d’ispirazione cattolica è d’obbligo essere un valido strumento di formazione oltre che mediatore di cultura. La veridicità della notizia, il rispetto delle diverse opinioni, l’accoglienza di un pensiero critico, intelligente e serio, la disponibilità al dialogo costruttivo, anche vivace, mai litigioso né offensivo, ne testimoniano la qualità. Un canale di informazione porta con sé inevitabilmente un modo di pensare e di giudicare le esperienze che si comunicano, rivelando uno stile, un modo di essere e di interpretare la vita, la società, le istituzioni. Cose tutte che non lasciano indifferente il lettore.

LA SICILIA E LA FISC Il delegato regionale della Federazione nazionale sull’attuale momento

Don Lombardo: “Testate diocesane tra crisi e speranze” Oggi la nostra società è subissata da notizie veloci portate dai nuovi strumenti di comunicazione chiamate social. Da un capo all’altro della terra, in tempo reale, si conosce quello che avviene sia di bello che di brutto. Gli operatori devono imparare a gestire questi mezzi con attenzione e con sicurezza e non sempre è facile. Purtroppo chi ne sta pagando le spese è la carta stampata, cioè i giornali. Anche se nell’ultimo periodo pare che vi sia una ripresa, ma molto lenta. Anche in Sicilia i lettori dei giornali sono diminuiti di numero e se ne leggono le conseguenze con il fenomeno della chiusura dei quotidiani e dei settimanali. I proprietari delle testate sono costretti a ridurre il personale creando così una folta schiera di disoccupati. Anche i nostri giornali di ispirazione cattolica stanno subendo il malessere collettivo. Tante testate storiche hanno chiuso o si sono mutate in giornali on-line. Tutte le testate cattoliche della nostra Sicilia nel tempo si son affiliate alla FISC (Federazione Italiana della Settimanali Cattolici), che raggruppa in tutta Italia quasi 190 testate. Questi giornali per tantissimi anni sono stati la voce del territorio e nello stesso tempo delle Chiese Diocesane. Infatti sono stati i Vescovi che hanno voluto, nei tempi passati, la nascita dei giornali. Ma ora, sia per il calo delle vendite sia per costo elevato del personale addetto alla formazione dei giornali, molti giornali, prevalentemente

settimanali, hanno dovuto chiudere o, in alcuni casi, ridurre drasticamente il personale. Anche i giornali cattolici della Sicilia stanno risentendo della crisi mondiale. Fino a qualche tempo operavano in Sicilia 13 testate cattoliche legate alle diocesi. Purtroppo oggi tanti hanno chiuso (vedi Prospettive di Catania), tanti vivacchiano facendo i conti quotidianamente con le spese, e tanti hanno mutato lo strumento dal cartaceo all’on-line (vedi Ragusa). I settimanali diocesani desiderano sopravvivere perché non venga meno l’impegno con la Chiesa del territorio che in essi deve riconoscere il ruolo di strumento pastorale e di evangelizzazione. Noi, operatori pastorali, non perdiamo la speranza, anche se chi guida le Diocesi ha poca attenzione per la stampa come messaggera di un credo lasciatoci da Gesù Cristo. Per tale motivo ancora una volta viene tenuto il seminario di formazione per i giovani giornalisti. Quest’anno è stata scelta la sede di Acireale per realizzare il XXVII Seminario di aggiornamento “Mons Alfio Inserra”, fondatore del seminario, dal tema “Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente”. E’ stata scelta la sede della “Voce dell’Jonio” per testimoniare al suo direttore Giuseppe Vecchio la stima di tutta la FISC siciliana e italiana. Don Giuseppe Lombardo Delegato Fisc Sicilia

Tutt’altro. Un giornale d’ispirazione cattolica deve, tra i suoi obiettivi vitali, favorire la diffusione di quella cultura evangelica, che – a partire dai valori della dignità umana e di quelli a cui la Costituzione Italiana si ispira – abbia sempre presente la sacralità dell’uomo e la temporalità della vita, consapevole dell’innato e irriducibile bisogno di trascendenza che l’uomo porta in sé. Già il Concilio Vaticano II, in Gaudium et spes al n. 38 rende esplicito il desiderio del mondo futuro, che lo Spirito suscita nel credente, “ ispirando, purificando e fortificando quei generosi propositi con i quali la famiglia degli uomini cerca di rendere più umana la propria vita e di sottomettere a questo fine tutta la terra”. E ancora al n. 39 specifica che quel “regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace” è già sulla terra “misteriosamente presente”. Da qui giunge oggi l’accorato invito di Papa Francesco all’intera umanità, “Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale”. E così si esprime nella esortazione apostolica “Laudato Sii”, “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”. E alle famiglie del mondo riunite a Dublino nell’agosto di quest’anno ha ripetuto con forza la bellezza della famiglia e il suo potenziale educativo perché il mondo divenga una famiglia di famiglie. Certamente, una “voce libera e indipendente del territorio, di ispirazione cristiana, laicamente animata dalla sua storica missione di “informare per formare”, come è stata per 60 anni La Voce dell’Jonio, non può non impegnarsi in questa scommessa di vita per contribuire – attraverso le sue testate – a creare, ricreare, rinnovare e alimentare quella cultura della solidarietà umana e sociale, che sta a cuore a tutti gli uomini di buona volontà e a rendere più umana la storia di questo secondo millennio, ricco di speranza ma carico di contraddizioni e bisognoso di maestri di vita. Il mio augurio che La voce sia uno strumento valido, per un percorso qualificato di evangelica umanizzazione per la nostra società, capace anche di contagiare il mondo intero. Auguri! Buon Anniversario! Teresa Scaravilli

CHIESA E INFORMAZIONE In Sicilia seminari e convegni per il mondo giornalistico già dagli anni Settanta

Quando Orazio Vecchio lanciò “informare per formare” Ero poco più che trentenne quando, negli anni settanta, iniziai con un gruppo di amici un percorso dentro la Fisc che mi ha portato nel 2016 al Consiglio della Federazione. La Fisc era sorta da qualche anno. In un discorso pronunciato in Vaticano il 26 novembre del 1966, Papa Montini aveva annunciato la presenza di un nuovo organismo, la Federazione dei Settimanali Cattolici Diocesani, per “ ricevere e rilanciare l’eredità culturale ed ecclesiale delle testate sorte alla fine del XIX secolo”. Fra quegli amici ce n’era uno che per la sua età – era più grande di noi – ma anche per il suo aspetto fisico,costituiva per noi un punto sicuro di riferimento: una persona saggia, leale, esperiente, di cui fidarsi ciecamente. Si trattava di Orazio Vecchio, fondatore e direttore della Voce dell’Jonio, giornale cattolico della Diocesi di Acireale. Alla fine del 1977 soltanto quattro diocesi della Sicilia – Acireale, Agrigento, Messina e Noto ( Palermo non aveva ancora ripreso le pubblicazioni)- avevano il settimanale. Pur conservando ognuno le proprie caratteristiche, determinate dalla propria storia e dal proprio territorio, i nostri settimanali cominciarono ad avvertire, fin d’allora, l’esigenza di mettersi insieme. Un’esigenza già messa in evidenza qualche anno prima dallo stesso Paolo VI: “ l’unione, diceva il Papa, che non toglie ad ogni singolo foglio la sua libertà, la sua autonomia e la sua fisionomia, può riuscire utilissima per conoscervi e confrontarvi e cioè per stimolarvi a dare al vostro rispettivo Settimanale l’aspetto e il contenuto migliore; l’unione spinge tutti a salire”. Ma come muoversi, quali iniziative prendere; da dove cominciare? Eravamo un po’ tutti alle prime armi e allora, più che oggi, avvertivamo l’esigenza della figura del leader, di colui che per età o per esperienza o per carisma o per tutte e tre queste qualità insieme, poteva costituire per tutti noi un punto sicuro di riferimento. Così che all’inizio del 1978, nel corso di un incontro a Acireale dei quattro direttori dei settimanali della Sicilia, fu eletto all’unanimità a delegato regionale della Fisc il Prof. Orazio Vecchio, carica che lui ricopriva già in seno ai settimanali siciliani. Assieme ai quattro direttori – tre laici; il prof. Orazio Vecchio per Acireale, l’avv. Giuseppe Caudo per Messina, il dott.

Pino Malandrino per Noto e un sacerdote, don Domenico Di Gregorio per Agrigento - erano presenti ad Acireale anche diversi responsabili e collaboratori dei rispettivi settimanali, fra cui don Ottavio Ruta, da Noto, amico intimo di Orazio Vecchio. Fu quella una tappa importante per il cammino e il coordinamento della Stampa cattolica in Sicilia, l’inizio di un cammino unitario che ci porterà fino ai nostri giorni. Si comprese l’importanza che i fogli diocesani potevano avere per la crescita ecclesiale e sociale della nostra regione e si gettarono le basi perché anche le altre diocesi siciliane potessero dotarsi – cosa che avvenne negli anni successivi- del giornale cattolico. Nel patto che idealmente e concretamente si stilò ad Acireale quell’ 8 gennaio 1978 ( era una domenica), si stabilì di “ uscire dall’isolamento , d’incontrarsi periodicamente – i successivi incontri si tennero a Noto nel settembre dello stesso anno con la presenza di don Franco Peradotto, presidente nazionale della Fisc e ad Agrigento il 30 dicembre dello stesso anno – di scambiarsi le notizie riguardanti le singole zone in cui sono presenti i settimanali e di raggiungere una maggiore unità e compattezza per divenire voce sempre più presente ed ascoltata dalle autorità politiche ed ecclesiali in difesa e per la promozione umana del nostro popolo”. Fu nel corso di quei primi incontri che, sotto la guida di Orazio Vecchio, maturò l’idea di privilegiare lo strumento della formazione per facilitare il percorso di crescita professionale e umana. Fu così che nacque il primo corso regionale di giornalismo che si svolse a S. Maria degli Ammalati ( Acireale) dal 27 al 30 giugno del 1979. Fu quella la prima tappa di un lungo percorso, ripreso negli anni successivi dall’indimenticabile don Alfio Inserra e che ci ha condotto al convegno di quest’anno 2018 che, doverosamente, celebriamo a Acireale nel 60.mo di fondazione della “ Voce dell’Jonio”, nella memoria di Orazio Vecchio, amico e testimone indimenticabile del nostro giornalismo. Pino Malandrino


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TERRITORIO DIOCESANO Agricoltura, artigianato e turismo dall’Etna al mare Jonio potenziali fonti di reddito

Le eccellenze agricole e artigianali Ancora oggi, sebbene mortificata da una politica assente o poco incline alla riqualificazione dell’agricoltura, esistono luoghi dove la coltivazione dei prodotti locali, pur con enormi difficoltà, continua ad essere un punto fermo per la promozione dell’Isola. Le eccellenze agricole quali vino e agrumi, nocciole e castagne, ortaggi ecc. da sempre hanno costituito il fulcro della nostra economia. E molti comuni, ubicati nelle zone della Sicilia orientale, emergono in questo senso. Nell’area compresa tra Catania e Messina ne troviamo ben 18 appartenenti alla Diocesi di Acireale, il cui territorio si estende su una superficie di 665 km². La Diocesi, nata nella prima metà dell’ottocento, ha alle spalle una Storia molto travagliata, ma nonostante ciò è diventata un eccelso faro di fede e di cultura, e non solo. La coltivazione intensiva della vite nella Piana di Mascali e alle pendici dell’Etna, come il fiorente artigianato garantivano alla Città un certo benessere e le permettevano di entrare in circuiti commerciali sempre più ampi. A livello sociale si distingueva anche un numero elevato di professionisti. Del resto in tutti i comuni appartenenti alla giurisdizione della Diocesi l’agricoltura era fiorente ed i proprietari terrieri, piccoli e grossi, vivevano dei proventi di un prodotto di eccellenza nei vari settori. Comuni come Giarre, Mascali, Milo, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Randazzo, che fanno parte del parco dell’Etna, Patrimonio naturale dell’Umanità, sono conosciuti ancora oggi per le colture d’alto pregio, come pure per l’incremento turistico. Partendo da Acireale, si sale verso l’Etna costeggiando il Mar Ionio e passando per i piccoli centri, fino a raggiungere Randazzo, grosso agglomerato urbano di origine medievale. Lungo il percorso notiamo la presenza del Porto di Riposto o dell’Etna, una moderna e complessa struttura composta di un porto turistico e di un porto commerciale e da pesca. Degna di nota è la coltivazione della patata nella piana di Giarre. Essa beneficia di un contesto particolare: sfugge alle gelate, il clima ne favorisce l’incremento, la tessitura del terreno consente ai tuberi una crescita perfetta. Purtroppo il calo delle esportazioni delle patate “Spunta e Arinda”, tipiche della zona giarrese e in particolar modo della frazione di Carruba, ha portato ad un declassamento della produzione tipica di questa zona. Ciò nonostante, la patata giarrese resta un’eccellenza siciliana. Grande importanza ha la produzione di vino e agrumi, così come quella di castagne e nocciole. Un po’ in tutti i versanti dell’Etna si trovano grandi estensioni di castagneti. Da Linguaglossa, percorrendo la Mare-neve, meta specie nei mesi invernali degli escursionisti, fino a Milo si può notare la bellezza boschiva caratterizzata da alberi fitti. Sia all’interno delle aree demaniali, sia all’interno di quelle private si trovano molti castagneti. Le castagne restano un frutto appetibile, da utilizzare in svariati modi. E tante sono le Sagre paesane “della castagna”, ma soprattutto, in autunno, in ogni piazza è presente il venditore di caldarroste. Le più pregiate provengono, appunto, dalle pendici del vulcano. I noccioleti, invece, sono presenti da Linguaglossa a Randazzo, con una densità maggiore nel comprensorio di Castiglione di Sicilia. Questo Borgo medievale, fra i più belli d’Italia, vanta una Storia complessa. Per definizione è “la Città del vino”, grazie alla pregiata qualità dei vitigni coltivati nelle contrade di Solicchiata, Passopisciaro, Rovittello e Pietramarina-Verzella. Dopo l’abbandono dei piccoli proprietari, sono sorte diverse Aziende e Case vinicole che esportano i loro eccellenti vini in varie parti del mondo. Ma ad essere predominante è il noccioleto. A partire da Cerro si può vedere una vasta estensione, oggi per la verità dimezzata, di rigogliose piante di nocciola. Un tempo, oltre ai vigneti, esse rappresentavano la fonte principale di guadagno e davano lavoro a uomini e donne. Un detto recita: “A Castigghiuni ci su ‘i fimmini beddi / ca notti e jiornu scacciunu nuciddi”. Nulla da eccepire sulla beltà delle donne castiglionesi, ma è bene sottolineare anche la loro bravura, soprattutto per quel che riguarda il ricamo ed in particolare il “punto ad ago”. I manufatti realizzati da abili mani sono apprezzati e venduti in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’utilizzo della nocciola, usata soprattutto per tante varietà di dolci (tipici ‘i “cuddureddi cu l’occhi” ciambelline con ripieno di miele e nocciole tritate), vale lo stesso discorso fatto per la patata di Giarre, cioè la mancanza di attenzione al “nostro” prodotto, da addebitare alle scelte economiche e sociali di cui è stata vittima la zona negli ultimi sessant’anni. Come nella Valle dell’Alcantara, gli agrumeti dell’acese hanno una grande rinomanza. Ad Acica-

tena, infatti, l’economia si basa sulla coltivazione ed il commercio dei limoni, soprattutto del limone “verdello”, molto richiesto sul mercato. La cura nella raccolta (cu ‘a pampinedda) e l’incartamento, impiegavano (e in qualche modo anche adesso impiegano, seppure in misura minore) uomini (i raccoglitori) e donne (nei magazzini). Tante inoltre erano le fabbriche. Un’altra eccellenza nella Terra delle Aci è quella del carretto siciliano. Ad Aci Sant’Antonio, detta appunto “La Città del carretto”, esso rappresenta il simbolo di una comunità, essendo passato da mezzo di locomozione a pezzo da Museo. Dopo varie traversie ed inutili beghe, è stato di recente riaperto il “Museo del carretto”, dove sono esposti i vari pezzi, dai “masciddara” alle sponde dipinte. Fra i pittori della vecchia guardia una sezione speciale è dedicata al Maestro Domenico Di Mauro, “Minicu ‘u pitturi”, conosciutissimo sia in Italia che all’estero, vissuto 102 anni, che fino alla fine dei suoi giorni ha continuato a dipingere e ad insegnare nella vecchia bottega di Via Tito, meta di illustri visitatori, insieme al cognato Antonio Zappalà anch’egli valente pittore. Tanti furono i costruttori e fabbri, gli scultori e i pittori. Il decano dei carradori, Francesco D’agata, nel 1778 impiantò la “sua” bottega nella centralissima Via Vittorio Emanuele, e diede l’input a quella che sarebbe stata la “fucina” dei costruttori di carretti. In quel periodo si potevano contare in Aci Sant’Antonio ben venticinque carretterie, che riuscirono ad incrementare un fiorente commercio. Intorno al 1930 la Via principale, i Quattro Canti e le strade limitrofe ospitavano parecchie botteghe. Oggi possiamo annoverare, fra gli artisti viventi, Paolo Rapisarda, maestro del ferro battuto, Rosario D’Agata eccellente scultore e la bravissima pittrice Nerina Chiarenza. Esiste anche una scuola, dove molti giovani imparano l’arte della decorazione di tavolette e sponde per esposizione e vendita. Purtroppo anche l’artigianato ed il commercio hanno subito una forte flessione, pur restando vive alcune eccellenze siciliane. Così, oggi si punta maggiormente sul turismo per favorire l’economia. E questo dovrebbe essere l’obiettivo primario di ogni singolo Comune. Incrementando l’arte, la cultura ed il turismo le nostre cittadine ritroverebbero la loro vera fisionomia di “eccellenze siciliane”. Questo ha sempre fatto la Città di Acireale, detta la “città dei cento campanili” per le molteplici e bellissime chiese che ospita, promuovendo il suo barocco e le bellezze naturali della Timpa e delle frazioni marinare. Tante, inoltre, sono le manifestazioni culturali e artistiche che vi si svolgono, ad esempio il Premio “Aci e Galatea” e la più conosciuta “Il più bel Carnevale di Sicilia”. Una particolarità dell’acese è poi la “pasta di mandorla” una delizia gustabile in ogni ora del giorno, come pure il “latte di mandorla” e la granita “mandorla e caffè”. Un esempio di sviluppo turistico viene anche dalla rivalutazione della Marina di Riposto, per lunghi anni non in esercizio, attraverso la quale, adesso, si aprono nuovi e importanti scenari per lo sviluppo economico della città. Le sue banchine sono in grado di ospitare navi di piccolo e medio tonnellaggio, di lunghezza superiore ai 120 metri, che trasportano da 200 a 400 passeggeri. Tempo addietro, nel porto dell’Etna è rimasto ormeggiato per alcuni giorni il super yacht di lusso “Katara” di sua altezza Hamad Bin Khalifa al Thani. Mentre, recentemente ha stazionato nella banchina “Costanzo” del molo foraneo il mega panfilo “Lauren L”, un albergo galleggiante a 5 stelle che può ospitare fino a 40 passeggeri suddivisi in 20 suite, dotato anche di una piattaforma di atterraggio per elicotteri. Il turismo, e non solo quello di élite, resta dunque la priorità per lo sviluppo di tutta la zona. In questo le manifestazioni culturali, artistiche e folcloristiche come, ad esempio “La notte romantica” e “Calici di stelle” a Castiglione o la sfilata Medievale a Randazzo, incentivano, specie nei mesi estivi, l’afflusso dei turisti, nostrani e stranieri. Così come gli appuntamenti che permettono di gustare prodotti tipici e vini doc nelle varie località dove si tengono feste patronali e sagre. Da sottolineare, dopo questo breve percorso fra le eccellenze di alcuni dei Comuni che fanno parte della Diocesi di Acireale, come l’industrioso popolo siciliano riesce sempre a rendersi operoso e sfruttare al meglio, pur tra tante difficolta ed ostacoli, le risorse del suolo e le proprie capacità artistiche e commerciali. Questo è quanto ci auspichiamo, avvenga ancora oggi, per il benessere collettivo. Carmela Tuccari

NON SOLO GIORNALE Una nuova esperienza utile per la formazione degli studenti affrontata con serietà e impegno

Alternanza scuola - lavoro,sfida anche per noi La cosiddetta “legge della Buona Scuola”, emanata dal precedente Governo nel 2015 e tanto criticata, ha disposto tra le altre cose l’estensione delle attività di alternanza scuola-lavoro anche ai licei (già esistevano negli istituti tecnici e professionali). Ed allora anche la nostra testata ha voluto scommettersi nel raccogliere questa sfida, aprendo la propria redazione agli studenti dell’istituto statale “Gulli e Pennisi”. Già da due anni, infatti, alcuni gruppi di studenti del liceo classico acese hanno appreso – frequentando la nostra sede per alcuni pomeriggi la settimana da dicembre a giugno – la professione di giornalista sotto la guida del direttore Giuseppe Vecchio e di alcuni collaboratori; ad essi si sono aggiunti quest’anno anche alcuni allievi del liceo scientifico di Aci Bonaccorsi, sezione staccata dello stesso “Gulli e Pennisi”. Sono state fornite agli studenti delle informazioni di massima sull’impostazione e sulla preparazione di un giornale, ma essi sono stati pure portati ad una conoscenza più approfondita della vita di redazione, anche con attività laboratoriali e attraverso la conoscenza di alcune tecniche di impostazione di articoli e pezzi giornalistici particolari, quali le interviste, le recensioni o i pezzi di cronaca. Essi sono stati portati e guidati, in sostanza, a lavorare concretamente “da giornalisti”, scrivendo degli articoli sulla base delle loro conoscenze, informazioni ed esperienze personali, ma anche a partire da comunicati stampa e da informazioni di massima, cimentandosi nell’esercizio dell’approfondimento e della documentazione giornalistica. Le loro attività di redazione si sono concretizzate nella produzione di vari articoli, che sono stati subito pubblicati nella nostra edizione web, dove sono tuttora visibili. Quest’attività, oltre a costituire per loro un’utile base informativa e lavorativa, ha pure dato ai ragazzi il piacere e la soddisfazione di vedere “in pagina” i loro prodotti, con tanto di firme. Alcune attività si sono svolte anche all’esterno della redazione, con lo scopo di conoscere meglio alcune situazioni e alcuni luoghi poco noti della città, al fine di avere degli spunti di ap-

profondimento, dibattito e trasposizione in pezzi giornalistici. Soddisfatti ed entusiasti di questa esperienza, gli allievi hanno espresso dei giudizi sostanzialmente positivi, come Lucia (del liceo scientifico di Aci Bonaccorsi), la quale dice che “l’alternanza scuola-lavoro può essere considerata un’attività positiva perché si ha un approccio con il lavoro e con il futuro, e si comprende come si organizza uno staff o un’azienda.” Le critiche sono invece rivolte soprattutto al sistema organizzativo, perché i ragazzi ritengono pesante un’attività svolta in orario pomeridiano che non consente un adeguato stacco dalle attività scolastiche mattutine e toglie tempo allo studio per la preparazione del giorno successivo. “Ad ogni modo – aggiunge Eugenia (del liceo classico di Acireale) – le competenze acquisite un domani torneranno utili ai ragazzi. Qualcuno magari potrebbe scegliere di intraprendere questa professione dalle mille opportunità come carriera di vita.” È quello che si spera anche all’interno della nostra redazione, e qualcuno dei frequentatori dei nostri corsi sembra già avviato su questa strada, continuando a collaborare con il nostro giornale. La nostra redazione è stata inoltre visitata, nel decorso anno scolastico, da un gruppo di studenti del Liceo Scientifico paritario “San Michele”, sotto la guida del preside Giovanni Vecchio e di alcuni docenti, a conclusione di una serie di incontri svoltisi in precedenza nella sede del loro istituto. Gli allievi hanno – per così dire – invaso pacificamente la redazione un sabato mattina, per sperimentare “sul campo” e comprendere le varie tipologie lavorative e le loro dinamiche. Essi, ponendo numerose domande al direttore Giuseppe Vecchio, hanno così scoperto un mondo ricco di sfaccettature, basato sulla comunicazione. Nino De Maria


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RAGUSA 2014 Dall’analisi del fenomeno alle considerazioni sociologiche e alle riflessioni alla luce della Parola di Dio

Per celebrare i 30 anni del periodico diocesano Insieme, nel 2014, Ragusa ha ospitato il 23° seminario di aggiornamento ‘‘Monsignor Alfio Inserra’’. Fu sviluppato il tema dell’immigrazione che, nell’avamposto di Ragusa, era di attualità già allora. C’è un modo di raccontare i migranti senza cadere in luoghi comuni, senza limitarsi alle statistiche annullando storie, dolori, speranze? È possibile guardare in modo non superficiale a quanto accade al di qua e al di là del Mediterraneo? A Ragusa abbiamo cercato delle risposte insieme con la Federazione italiana della stampa cattolica e in collaborazione con l’Ordine regionale dei giornalisti di Sicilia e l’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Ragusa. Dal seminario è emersa la necessità di guardare al fenomeno nella sua complessità, ponendo sempre al centro l’uomo e le sue sofferenze. «Il nostro impegno ci deve portare - ci ricordò Francesco Zanotti che allora era alla presidenza della Fisc - ad essere voci della realtà locale e delle periferie geografiche ed esistenziali. Voci di chi non ha voce, ma solo se questo non si limiterà ad essere uno slogan quanto, piuttosto, un programma di lavoro». Le sue parole indicano un percorso ancora attuale che, oggi, alla luce della politicizzazione del problema, richiede un’attenzione ancora maggiore, evitando facili e strumentali scorciatoie. Restano valide anche le parole pronunciate dal vescovo emerito monsignor Paolo Urso, capace come pochi di comunicare il Vangelo della speranza e dell’accoglienza. «Non vogliamo avere - disse monsignor Urso - sguardo e respiro corto. Vogliamo essere comunità capace di guardare lontano, pur nella consapevolezza della nostra piccolezza. Raccontare i migranti, ma a chi? Alla gente, alle comunità, a coloro che - si rispose - hanno la preoccupazione della gestione delle nostre città. Vogliamo raccontare a chi talvolta sembra essere sordo. Ma perché raccontare? Raccontiamo la loro presenza perché

siano conosciuti, perché il fenomeno sia noto nella maniera più corretta possibile e si trovino sistemi validi e significativi per offrire a gente disperata motivi affidabili di speranza. Desideriamo raccontare con equilibrio evitando ricorso a battute e slogan che non costruiscono alcunché. Noi vogliamo raccontare i migranti con equilibrio, consci della complessità e vastità del fenomeno. Ma intendiamo farlo sempre con passione». Oggi, forse anche più di allora, c’è necessità di quell’equilibrio cui faceva riferimento monsignor Urso. Nel momento in cui tutto si condensa in uno slogan o in un like diventa sempre più difficile raccontare l’oggi della storia, soprattutto quando richiede analisi attente e, talvolta, complesse. I giornali di ispirazione cattolica hanno un impegno in più dovendo inserire la narrazione della cronaca in una prospettiva più ampia, in valori che la società sembra voler accantonare un po’ per paura, un po’ per ignoranza, un po’ per tornaconti personali e politici. La voce dei settimanali cattolici, più vicini di tanti altri al territorio e alla sua gente, è più che mai utile e, per molti aspetti, profetica. «Nel cuore della parola di Dio – sono le parole usate da monsignor Urso durante la celebrazione eucaristica – si trovano indicazioni utili: raccontare i migranti equivale a dar loro delle speranze reali. Ma se non si è capaci di entrare nelle realtà umane, la speranza resta vuota. Il giornalista è chiamato ad alimentare questa speranza avendo a cuore nel suo raccontare il bene comune al di là delle impressioni più immediate. La storia dell’uomo è segnata da prevaricazioni e da discriminazioni, ma Cristo ci insegna con gli atti della propria vita che tali condizioni possono e devono essere superate. Preoccupatevi, dunque, di annunciare la novità di Cristo e così sarà più semplice che gli uomini si riconoscano come fratelli». Alessandro Bongiorno

FURCI SICULO 2015 Tappe a Messina, Savoca, Scaletta e Forza d’Agrò

“Raccontare il territorio”, pure nelle ferite Tre anni fa, a settembre, Messina e la sua arcidiocesi, per voce del periodico diocesano messinese La Scintilla, ha vissuto con gioia e spirito di condivisione, la XXIV edizione del Seminario di aggiornamento professionale “Mons. Alfio Inserra” sul tema “Raccontare il territorio”. Una tre giorni itinerante tra Messina, Furci Siculo, Taormina, Savoca e Scaletta Zanclea che, grazie all’impegno del direttore de La Scintilla, mons. Giò Tavilla - allora parroco di Furci - coadiuvato da un team qualificato e motivato (Giuseppe Vecchio, già presidente regionale dell’Ucsi, Crisostomo Lo Presti, Rachele Gerace e Piero Altadonna, rispettivamente direttore responsabile e redattori de La Scintilla, Graziella Cacciola, Sara Vita e Carmela Giuffrè, della parrocchia di Furci) si è trasformata in “una sfida, affascinante e intrisa di umanità, che ha coinvolto giornalisti e operatori della comunicazione chiamati a stare sulla breccia della quotidianità per portare notizia vera di speranza” che raccontasse “fatti, emozioni e storie scolpite nel cuore e incastonate nella ferialità del nostro territorio”. Un appuntamento importante che la delegazione FISC della Sicilia - che raccoglie le testate dei giornali cattolici - in collaborazione con La Scintilla, l’UCSI Sicilia e con gli Ordini regionale e nazionale dei Giornalisti che hanno validato la proposta di accredito per la formazione continua, ha condensato in cinque seminari sui temi legati al territorio e alla “volontà propositiva di viverlo nella sua integrità, senza escludere quelle periferie esistenziali tanto care al Santo Padre”, come dichiarava Mons. Giacinto Tavilla. “L’etichetta di giornalisti cattolici - scriveva il sacerdote in quell’occasione - qualifica il nostro servizio, ponendolo in intimo legame con Cristo, dando spessore sempre nuovo e alto alla professione e riconoscendola quale vera e propria vocazione”. Tanti i nomi illustri del mondo religioso, giornalistico e della comunicazione che si sono succeduti, testimoniando l’importanza di raccontare un territorio, legata ai tantissimi valori non solo storico culturali che ogni terra e questa sicula nello specifico possiede, ma soprattutto alla forte esperienza umana che la gente di ogni

luogo vive e comunica. Dal Presidente nazionale FISC Francesco Zanotti, Mons. Raspanti vescovo di Acireale e Santi Di Bella docente di filosofia presso l’Ateneo palermitano, ai giornalisti Lino Morgante direttore editoriale di Gazzetta del Sud, Giuseppe Di Fazio, allora caporedattore de La Sicilia, Vincenzo Morgante già direttore Tgr Rai, Francesco Pira, sociologo e docente di comunicazione presso l’Ateneo messinese, Antonio Parrinello fotoreporter, fino a mons. Giancarlo Perego direttore Generale della Fondazione Migrantes, don Paolo Buttiglieri consu-

lente ecclesiastico regionale dell’UCSI Sicilia, Gisella Cicciò giornalista, Vincenzo Corrado caporedattore del SIR, Mario Barbarisi e don Giorgio Zucchelli, rispettivamente consigliere nazionale e già presidente nazionale FISC. Un ricordo vivo che continua a tradursi nell’impegno costante di vivificare la sintesi umanistica in un’era, quella moderna, in cui campeggia l’eterna sfida dialettica tra la velocità della nuova comunicazione e la “lentezza” delle riflessioni che scaturiscono dalle coscienze e dai cuori di ciascuno. R. G:

NOTO E MODICA 2016

“Raccontare i migranti” - persone Raccontare l’accoglienza Accoglienza, emigranti, stranieri, ospiti, solidarietà, diritti umani sono stati i termini che hanno popolato i discorsi, le relazioni, gli interventi delle tavole rotonde del XXV Seminario di aggiornamento per i giovani giornalisti dei settimanali cattolici, svoltosi a Noto, capitale dl Barocco e patrimonio dell’Unesco. I seminari della FISC (federazione dei Settimanali Cattolici) ideati nel 1991 da Mons. Alfio Inserra, storico direttore del settimanale diocesano di Siracusa “Il Cammino”, affrontano ogni anno temi di attualità sociale, politica ed ecclesiale. Il “racconto” dell’accoglienza, dopo una cornice di riflessione sulle dimensioni geopolitiche del fenomeno, sugli aspetti giuridicoamministrativi, e sull’azione politica del Governo, è diventato accattivante e di grande coinvolgimento attraverso la presentazione e la narrazione di esperienze concrete di accoglienza, di progettualità alta che elabora percorsi innovativi di sviluppo e d’integrazione sociale. La visita alla “Casa Don Puglisi” a Modica, “santuario “ e testimonianza concreta dell’accoglienza e della Caritas diocesana, ha coronato il percorso formativo dei giornalisti, i quali hanno appreso anche che nella lingua della Tanzania e del Malì la parola “straniero” non esiste, mentre si usa il termine “ospite” che vuol significare: “portatore di benedizione e di novità”. Concetti e valori che sono impliciti nella dimensione dell’accoglienza, atteggiamento personale che implica una scelta ed uno stile di vita proteso alla socialità e all’attenzione verso l’altro. Nella lingua ebraica per indicare lo “straniero” si usa il termine “zar”, che evoca qualcosa d’importante, mentre storpiando la pronuncia alcuni dicono “sar” che vuol dire “nemico”. Le due accezioni sono indicative di un modo di pensare e di sentire. Durante il seminario la storia di Omar, Chaban e Bacir ha commosso gli animi, ancor più hanno evidenziato come non basta l’accoglienza, ma è necessaria una reale integrazione che avviene mediante un diligente servizio di “accompagnamento” di un reale e concreto “prendersi cura” di quanti s’incontrano lungo il cammino. La funzione e il compito dei giornalisti che sono certamente quelli di informare, non possono prescindere dalla conoscenza e studio del problema, in tutte le sue sfaccettature e implicanze anche politiche ed economiche. Anche le foto-notizie che diventano forti e concreti richiami per l’attenzione pubblica al fenomeno diventano preziosi contributi per far pervenire un messaggio e per raccontare un fenomeno che va ben oltre le parole scritte e proclamate. Il dibattito sul fenomeno mette a confronto due schieramenti ideologici: quello di aiutare i profughi, riaccompagnandoli nei territori di origine, l’altro, di difficile attuazione concreta, propone di accoglierli e integrarli nel contesto sociale italiano. Due linee di pensiero che intrecciano questioni economiche e di spesa pubblica, di corruzione e malaffare, di finanziamenti europei e di sviluppo del Paese. Il “racconto dell’accoglienza” non finisce con il seminario di formazione, ma ha certamente offerto ai numerosi partecipanti stimoli di crescita professionale e motivazioni socioculturali di lettura del fenomeno migratorio di oggi. Ancora una volta la Sicilia e Noto, con il settimanale “Vita diocesana” hanno scritto una pagina di storia e di cultura. Giuseppe Adernò

NICOSIA 2017 Il Seminario inserito nel calendario delle celebrazioni per i 200 anni della Diocesi

“Raccontare le povertà”, curare le anime La Diocesi di Nicosia, in occasione del Bicentenario della sua fondazione, ha ospitato la XXVI edizione del seminario “Alfio Inserra”, organizzata dal periodico diocesano “…in Dialogo”, dalla Fisc e dall’Ucsi dal 21 al 24 settembre 2017. Il tema “Raccontare le povertà” ha concluso un ciclo di 4 seminari Fisc sul “raccontare”, iniziato con i “migranti” a Ragusa, proseguito con il “territorio” a Furci Siculo e con “l’accoglienza” a Noto. Per la Diocesi di Nicosia, che per la prima volta ospitava un seminario dedicato a Mons. Alfio Inserra, è stato un momento importante per far conoscere il proprio territorio, ricco di arte e tradizione, ma anche di quei problemi e di quelle contraddizioni, che caratterizzano queste zone interne della Sicilia. Nella tre giorni gli operatori della comunicazione si sono confrontati con diversi esperti sul profilo e sul ruolo della stampa e del web, focalizzando l’attenzione sui bisogni del territorio e di chi vi abita. Grande attenzione è stata posta sul ruolo del giornalista nell’ascoltare la voce del territorio, segnalarne le vecchie e nuove povertà, lasciarsi interrogare sul ruolo dell’informazione nell’era del web, per poter “Raccontare le povertà” e dare voce ai bisogni di una particolare realtà territoriale e della sua gente. Sono stati tre giorni fitti fra relazioni, tavole rotonde,

dibattiti e visite nei comuni di Nicosia, Troina e Sperlinga. La sessione inaugurale è stata incentrata sull’analisi delle povertà, da quelle economiche a quelle sociali e infrastrutturali del territorio ospitante, ma anche sulle iniziative avviate dalla Chiesa diocesana e dalle sue strutture per sopperire alle carenza di lavoro, al problema-casa e ai servizi alle persone disabili. Sono state messe in luce le difficoltà che si misurano nella diocesi di Nicosia, ma anche le generose e originali risposte che vengono messe in campo dalla realtà civile ed ecclesiale. Nei giorni del master è stata toccata con mano l’azione della Caritas, l’esperienza di acquisto case per famiglie indigenti operata dalla stessa diocesi e il grande servizio operato dall’Oasi Maria Santissima di Troina, struttura fondata oltre mezzo secolo fa da don Luigi Ferlauto(salito al Padre alcuni giorni prima del seminario), struttura all’avanguardia nell’assistenza ai disa-

bili e centro di ricerca medica di eccellenza a livello internazionale. Il seminario ha poi dato la possibilità di “ripensare” la professione giornalistica, focalizzando più volte l’attenzione sul profilo e la mission dei settimanali diocesani e dei media cattolici, proprio in relazione al dovere di raccontare le povertà e di dar voce a quelle aree del Paese e alle fasce di popolazione, dal nord al sud della penisola, particolarmente segnate dalla crisi, dalla disoccupazione, dall’esclusione sociale, dalla carenza di servizi in ambito educativo, sanitario, culturale. A Nicosia Don Adriano Bianchi, presidente nazionale della Fisc, ha delineato alcuni tratti fondamentali dei mezzi di informazione che fanno riferimento al mondo cattolico. Quello di ispirazione cattolica – ha evidenziato - è un giornalismo che necessita a sua volta di “crescere in professionalità” e potenzialità comunicativa. Proprio per il “contributo di merito alla evangelizzazione e alla comunione” che possono fornire i media cattolici, “la mancanza di una voce della diocesi rende più povera una comunità e una chiesa, toglie una possibilità non solo di conoscenza ma anche di annuncio”. Anche da qui si misura una “Chiesa in uscita” che sa stare al passo coi tempi. Lino Buzzone direttore “…in Dialogo”


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23 settembre 2018

dell’

Teatro Turi Ferro - Istituto San Luigi Via Galatea 92 - Centro storico di Acireale • ORGANIZZATO DA•

Associazione Orazio Vecchio

Ufficio per la Pastorale della Cultura

• IN COLLABORAZIONE CON •

Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI Seminario nazionale 2018 – Acireale (CT), 21-22-23 settembre

Venerdì 21 settembre 2018

Sabato 22 settembre 2018

16.00 - La Voce dell’Jonio: ieri, oggi… e domani di un’informazione da 60 anni al servizio della verità, dell’etica e delle buone notizie

- La sfida possibile dei comuni siciliani, tra raccolta differenziata ed economia circolare;

* Mario Agostino, Direttore Ufficio pastorale cultura Diocesi Acireale

Modera Orazio Vecchio - Delegazione Sicilia Comunicazione Pubblica e Istituzionale.

* Stefano Alì, Sindaco di Acireale;

16.00 - Etica, lavoro e finanza al servizio dell’ambiente: investimenti e pratiche di successo e responsabilità;

* Nello Musumeci, Presidente della Regione Siciliana;

(Seconda sessione Scuola di Economia Civile Diocesi di Acireale):

* Giovanni Mammino, Vicario diocesi di Acireale - Il contributo storico all’etica e alla verità: la storia della Voce dell’Jonio;

* Federica Loconsolo, Responsabile Institutional and Int. Business Development di Etica Sgr Finanza etica: storia possibile e redditizia per tutti;

* Giuseppe Vecchio, Direttore della Voce dell’Jonio- La Voce dell’Jonio oggi;

* Paola Riccioli, responsabile gestione e sviluppo area Sud di Azimut Capital Management Sgr Spa, e Sonia Parise, Sales and Relationship manager di Vontobel Asset Management;

18.30 - Inizio Scuola di Economia Civile diocesana: ospite Ugo Biggeri, Presidente di Banca Popolare Etica - Buone notizie: esiste una “Banca etica”?

Sabato 22 settembre 2018

• ED IL CONTRIBUTO DI •

Jonio

9.00– 13.00 - Governare la cura della casa comune * Alberto Pierobon, Assessore Regione Sicilia Un piano per la Regione Sicilia: limiti, opportunità e richieste; * Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale Custodia e valorizzazione del creato a partire dalla Laudato si’; * Biagio Bisignani, Presidente SRS gestione rifiuti Area metropolitana Catania Modera Sebastiano Patti, economia ambientale – Univ. di Catania. * Tavolo dei Sindaci dei comuni più virtuosi dell’area etnea per politiche ambientali: Salvo Greco (S.Venerina), Filippo Drago (Acicastello), Alfio Russo (Zafferana)

* Antonio Diana, Presidente D&D HOLDING Fare impresa al sud, tra etica e ambiente.

Domenica 23 settembre 2018 9.00 – 11.30 - Fare sistema per l’ambiente: dalla Laudato si’ ai progetti di valorizzazione del territorio con associazioni e università * Letizia Franzone, teologa – La responsabilità diffusa nella cura della casa comune, a partire dall’enciclica Laudato si’; * Rosario Faraci, dipartimento Economia Univ. di Catania-Valorizzazione del patrimonio ambientale in Sicilia orientale, esperienze e prospettive; * Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia- Progetto Ecoforum in Sicilia. Conclude Adriano Bianchi, presidente nazionale Fisc

Maggiori Informazioni su www.vdj.it


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