Impronte Giugno 2015

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Esperimenti assurdi, inapplicabili all’uomo PAGINE 6-7

Sentenza Green Hill: animali esseri senzienti, non prodotti PAGINE 8-9


La LAV in Italia • www.lav.it

Sommario 4 6 8 12 14 17 18 21 22

Finalmente salvi i macachi di Modena Esperimenti assurdi Animali esseri senzienti Gli angeli del sequestro Parrelli Spettacoli con i delfini Circo Victor: due condanne Disegna la libertà: i vincitori Vegan-friendly a casa e fuori casa Semproniano, centro di recupero per tutti

LAV CONSIGLIO DIRETTIVO Roberto Bennati (vicepresidente), Giacomo Bottinelli, Gianluca Felicetti (presidente), Simone Pavesi, Massimo Vitturi COLLEGIO DI GARANZIA Roberto Callegaro, Laura Gabrieli (presidente), Sandro Guolo REVISORI DEI CONTI Susanna Russo (presidente); Alessio Rastelli, Mauro Vantaggio (sindaci) Informiamo che tutti gli associati e/o i sostenitori delle campagne LAV ONLUS hanno diritto a ricevere la presente pubblicazione tramite invio postale. La LAV ONLUS garantisce che i dati identificativi dei destinatari sono raccolti e trattati, anche elettronicamente, nel rispetto delle norme previste dal ‘codice di regolamentazione sulla privacy’ (Dlgs 196/2003). Ogni interessato potrà in ogni momento esercitare i propri diritti (art. 7,8,9 Dlgs 196/2003) rivolgendosi direttamente alla LAV ONLUS, Viale Regina Margherita 177 - 00198 ROMA tel. 064461325, fax 064461326, email: info@lav.it

PIEMONTE TORINO: (STIC) tel./fax 011/746392 lav.torino@lav.it www.lav.it/sedi/torino CARMAGNOLA (TO): (STIC) tel. 340/0062741 lav.carmagnola@lav.it ARONA (NO): (PDR) tel. 335/6471031 lav.arona@lav.it LANGHE ROERO E MONREGALESE: (CN) (PDR) 320/4729967 lav.langhe-roero-monregalese@lav.it CUNEO E VALLATE: (PDR) 333/8347714 lav.cuneo-vallate@lav.it ALESSANDRIA: (PDR) tel. 320/4795564 lav.alessandria@lav.it www.lav.it/sedi/alessandria LIGURIA GENOVA: (STP) tel. 347/2330272 lav.genova@lav.it SANREMO-IMPERIA: (PDR) tel. 348/3238928 lav.sanremo-imperia@lav.it LA SPEZIA: (PDR) tel. 345/7001452 lav.laspezia@lav.it LOMBARDIA MILANO: (STIC) tel. 327/6333693 lav.milano@lav.it www.lav.it/sedi/milano RHO (MI) (STIC): tel. 349/3769750 (ore 16-19) lav.rho@lav.it www.lav.it/sedi/rho-mi LODI (PDR) tel. 339/1917434 (dalle ore 17) lav.lodi@lav.it MANTOVA (STP): tel. 320/4795557 (ore 18-23) lav.mantova@lav.it www.lav.it/sedi/mantova LECCO (PDR) tel. 339/4590709 lav.lecco@lav.it OLTREPÒ PAVESE (PDR): tel. 366/3904482 lav.oltrepopavese@lav.it www.lav.it/sedi/oltrepo-pavese-pv VARESE-BUSTO ARSIZIO (STIC): tel. 328/6456255 lav.varese-busto@lav.it SARONNO (VA) (STIC): tel. 338/4305289 lav.saronno@lav.it www.lav.it/sedi/saronno-va BERGAMO (STP): tel. 388/4618300 lav.bergamo@lav.it - www.lav.it/sedi/bergamo MONZA E BRIANZA (STP): tel. 329/4234827 lav.monza@lav.it www.lav.it/sedi/monza-e-brianza SONDRIO: (PDR) tel. 388/4725000 lav.sondrio@lav.it CREMONA: (PDR) tel. 338/7841668 lav.cremona@lav.it BRESCIA: (PdR) tel. 331/4639816 lav.brescia@lav.it TRENTINO ALTO ADIGE BOLZANO (PDR) tel. 349/0744252 lav.bolzano@lav.it www.lav.it/sedi/bolzano TRENTINO (STP): tel. 331/1507169 lav.trentino@lav.it www.lav.it/sedi/trentino FRIULI - VENEZIA GIULIA TRIESTE: (STP) tel. 320/6378852 lav.trieste@lav.it www.lav.it/sedi/trieste PORDENONE: (STP) tel. 320/4795023 lav.pordenone@lav.it UDINE: (STP) tel. 340/8322628 lav.udine@lav.it VENETO VENEZIA: (STP): tel. 348/0407952 lav.venezia@lav.it www.lav.it/sedi/venezia PADOVA: (STP) tel. 320/7598238 lav.padova@lav.it - www.lav.it/sedi/padova VERONA: (STP): tel. 339/1108543 lav.verona@lav.it www.lav.it/sedi/verona VICENZA: (STIC) tel. 348/0408396 lav.vicenza@lav.it www.lav.it/sedi/vicenza BASSANO DEL GRAPPA (VI): (STIC) tel. 348/0407684 lav.bassanodelgrappa@lav.it ROVIGO: (PDR) tel. 329/7934814 lav.rovigo@lav.it - www.lav.it/sedi/rovigo BELLUNO: (PDR) tel 329/0439861

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Impronte Anno XXXII n°5 (149) Giugno 2015

C’è ancora tanto da fare

per tutti gli altri

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ostengo la LAV perché si occupa dei problemi dall’inizio alla fine. E lo fa con grande preparazione tecnica. Non solo con, l’indispensabile, cuore”. “Così potrà fare di più e meglio. Per questo contribuisco ogni anno alle campagne della LAV con il 5x1000 della mia famiglia oltre che con un contributo diretto quando trovo l’associazione con un banchetto in strada”. Fra i tanti messaggi che ricevia-

Siamo riusciti a salvare tanti animali. Non lasciamo solo nessuno mo ogni giorno ho scelto questi due. Due dichiarazioni di grande fiducia nei nostri confronti (come le 52.705 firme – grazie! - raggiunte con il 5x1000 del 2013 che ci pongono in 17ma posizione fra le quasi 40mila Onlus italiane): una grande responsabilità che ogni giorno cerchiamo di utilizzare al meglio delle nostre possibilità. Un impegno che fa sempre più paura ai nostri avversari, a chi vuol continuare a torturare e uccidere animali come sempre. E che per questo cerca in vario modo di gettare discredito sulla LAV e contro tutti gli altri che danno fastidio ai loro piani di morte. È una grande speranza la vicenda dei macachi utilizzati fino a ieri per esperimenti dall’Università di Modena. Dopo anni di petizioni, manife-

stazioni e altre iniziative, finalmente l’Ateneo li lascia alla loro vita, quella che potranno ora dignitosamente vivere, per i quali ci siamo candidati, con un investimento economico reso possibile solo grazie ai nostro sostenitori, ad assicurare loro un futuro in Centri specializzati di recupero. Ovviamente l’Università non ha riconosciuto pubblicamente che questi test erano fallimentari e ha voluto un’Istituzione come il Comune a fare da intermediario per questa liberazione. Ma il risultato, concreto, si sta ottenendo. D’altronde, anche per chi fa vivisezione, gli animali non devono essere “mero patrimonio” come certifica la sentenza di condanna di Green Hill di cui parliamo diffusamente in queste pagine. Un atto giudiziario che sta già avendo positivi echi in tante altre Aule di Tribunale dove siamo presenti a difendere gli animali. E a proposito del nostro “Non lasciamo solo nessuno”, ricordate i pellicani e gli altri reclusi del Circo Victor, grazie alle immagini di “Striscia la Notizia”? Qualche settimana fa hanno raggiunto un record, ottenendo due condanne per maltrattamenti in poco più di 24 ore a Chieti e Pistoia! Questi animali siamo riusciti a salvarli. C’è ancora tanto da fare per tutti gli altri.

@glfelicetti

Non c’è parola, in nessun linguaggio umano, capace di consolare le cavie che non sanno il perché della loro morte” Elsa Morante

DIREZIONE E REDAZIONE SEDE NAZIONALE LAV Onlus VIALE REGINA MARGHERITA 177 - 00198 ROMA TEL. 064461325 r.a.; FAX 064461326 Email: info@lav.it • Internet: www.lav.it DIRETTORE RESPONSABILE ED EDITORIALE: Maria Falvo HANNO COLLABORATO Gaia Angelini, Roberto Bennati, Giacomo Bottinelli, Antonella Buceti, Carmen Caballero, Carla Campanaro, Gianluca Felicetti, Silvia Felicetti, Francesca Gramazio, Ilaria Innocenti, Michela Kuan, Barbara Paladini, Simone Pavesi, Maurizio Santoloci, Paola Segurini, Ilaria Tordone, Ciro Troiano PROGETTO GRAFICO: Michele Leone FOTO COPERTINA: Alessia Cerqua AUT. TRIB. ROMA 50/84 - dell’11.2.1984 ISCR. REG. NAZ. STAMPA 4086 - dell’1.3.1993 ISCR. ROC 2263 - anno 2001 DTP-STAMPA Arti Grafiche “La Moderna” Via Enrico Fermi 13-17 Guidonia Montecelio (RM) CARTA Dalum Cyclus Print (100% carta riciclata) CHIUSO IN TIPOGRAFIA il 22 maggio 2015 RIPRODUZIONI degli articoli sono auspicate ma consentite solamente con l’autorizzazione della Direzione Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Packaging in Mater-Bi: biodegradabile e compostabile Nata nel 1977, la LAV ha per fine la Liberazione animale, l’affermazione dei diritti degli animali non umani e la loro protezione, la lotta alla zoomafia e la difesa dell’ambiente. Si batte per l’abolizione della vivisezione, della pesca, della caccia, delle produzioni animali, dell’allevamento, del commercio, degli spettacoli con animali e dell’utilizzo di qualsiasi essere vivente. Difende la Terra e i suoi ecosistemi. La LAV combatte lo specismo lottando contro ogni forma di violenza, prevaricazione e sfruttamento, per il rispetto del diritto alla vita, alla dignità e alla libertà di ogni individuo umano e non umano. LA LAV È • cofondatrice della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente • riconosciuta Ente Morale con Decreto Ministeriale 19.5.1998 e Onlus Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale; • riconosciuta associazione che persegue finalità di tutela degli interessi lesi da reati contro gli animali (Decreto 2/2009 EN.AS. - D.M.Salute 2.11.06 Legge 189/04) • riconosciuta associazione di protezione ambientale con Decreto Ministeriale 15.2.2007 (legge 349/86); • dal 1995 componente della Commissione Nazionale Allevamenti e Macelli del Ministero della Salute (legge 623/85); • dal 1999 firmataria di un Protocollo d’Intesa con il Ministero della Pubblica  Istruzione allo scopo di “promuovere la diffusione e l’approfondimento dei temi dell’educazione al rispetto di tutti gli esseri viventi nelle scuole di ogni ordine e grado” • dal 2007 Ente abilitato al rilascio di crediti ECM (Educazione Continua in Medicina) presso il Ministero della Salute • membro di Eurogroup for Animals, della European Coalition to End Animal Experiments, della Fur Free Alliance, di ENDCAPtivity QUOTE ANNUALI DI ISCRIZIONE E RINNOVO (OGNI DODICI MESI) ALLA LAV • ORDINARIO 30 euro • GIOVANILE (fino a18 anni) 18 euro • FAMIGLIA 45 euro • SOSTENITORE 46 euro • BENEMERITO 150 euro • STRAORDINARIO 500 euro • PER SEMPRE (chiama 06 4461325) VERSAMENTI INTESTATI A LAV • CC POSTALE 24860009 • CC BANCARIO n. 501112 Banca Popolare Etica - Filiale di Roma - Via Rasella 14 - 00187 Roma (cordinate IBAN) IT16 E050 1803 2000 0000 0501 112 Conservate le ricevute postali e bancarie delle donazioni alla LAV: potete dedurle dalla prossima dichiarazione dei redditi, ai sensi della legge 460/97 nel limite di 2.065,00 euro all’anno; per le aziende fino al 2% del reddito d’impresa.

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Finalmente salvi i macachi di Modena L’Universitá è impegnata a chiudere i test FOTO LAV BAUTTA

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inalmente potremo vedere i macachi dell’Università di Modena fuori dalle gabbie dei laboratori. Un risultato reso possibile da anni di lotta della LAV di Modena, di azioni realizzate con Animal Amnesty e Anim Animale nel coordinamento “Salviamo i macachi”, grazie al sostegno di migliaia di cittadini uniti per protestare contro lo stabulario dell’Università di Modena dove si utilizzano macachi per test molto invasivi sul cervello. Poche settimane fa grazie alla LAV, il Comune di Modena ha firmato un Protocollo d’Intesa con il Rettore dell’Università che, con il positivo ruolo del nuovo Presidente della Facoltà di Medicina, stabilisce la salvezza dei 16 macachi ai quali non erano stati inseriti apparecchiature nel cranio, stabilendo uno storico stop agli esperimenti sulle scimmie. Abbiamo già rinnovato al Comune di Modena la nostra volontà di assumere la responsabilità dell’intera colonia dei macachi liberati, assicurando il recupero degli animali in Centri specializzati dove, grazie ai fondi raccolti dall’associazione

Garantiremo un futuro ai sedici animali in centri di recupero: “una tappa storica per gli animali e per la ricerca scientifica”

FOTO BUAV

di Yuri Bautta e Michela Kuan

con il 5x1000, potranno ricevere le adeguate cure e vivere, per sempre, riscaldati dalla luce del sole e liberi di giocare. Questa decisione dimostra che senza vivisezione non solo si deve ma si può: un grandioso risultato ottenuto dopo la vincente battaglia contro Green Hill, grazie alla mobilitazione di tanti e quindi alla illuminata volontà delle più alte cariche dell’Ateneo. Si tratta di un cambiamento-simbolo, una speranza non solo per le vittime della vivisezione ma anche per l’innovazione della ricerca.

I centri di recupero

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nostre spese e con mezzi propri, ci proponiamo di assumere la piena responsabilità e prelevare i 16 Macaca fascicularis, provvedendo al loro trasporto e alla messa a dimora presso Centri specializzati nel recupero fisico e psicologico di Primati e garantire il mantenimento vita natural durante di tutte le scimmie dismesse. In particolare si individuano:

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• il Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica - Monte Adone - Sasso Marconi (Bologna) www. centrotutelafauna.org • l‘Associazione Giardino Faunistico di Piano dell’Abatino, a Poggio San Lorenzo (Rieti) www.parcoabatino.org. Entrambe sono strutture riconosciute per l’affidamento di animali con Decreto del Ministero della Sa-

lute. Tali Centri da anni operano nel campo del recupero e riabilitazione di molte specie di primati, garantendo anche con personale specializzato le corrette necessità e cure legate alle esigenze specie-specifiche. Presso il Centro di Monte Adone è già peraltro presente un macaco proveniente dalla colonia oggetto dell’Accordo odierno fra Comune e Università.


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Quali esperimenti sulle scimmie in Italia e nel mondo

FOTO LAV BAUTTA

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Yuri verso il “ricongiungimento”

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uri ora ha circa 3 anni e mezzo, anche se non si conosce la sua età con esattezza. E’ arrivato al Centro di recupero Fauna Esotica e Selvatica di Monte Adone (Bologna) il 1° agosto 2012. Proveniva proprio dalla stabulario dell’Università di Modena e Reggio Emilia dove, almeno dal 2005, è in corso una linea di ricerca in cui vengono usati i macachi per degli esperimenti sui meccanismi cognitivi del cervello. Dopo un lungo pe-

riodo di adattamento e di controlli sanitari, per Yuri è iniziata una nuova vita. A Monte Adone è stato affiancato a Ghirda (anziana scimmia rossa, arrivata nel centro dal 2002) che l’ha praticamente adottato. Ora Yuri potrà essere protagonista di un “ricongiungimento” e vivere nello stesso Centro, curato e accudito, insieme agli altri macachi dell’Università di Modena che abbiamo contribuito a salvare dalla sperimentazione.

gni anno nei laboratori europei vengono ancora utilizzati circa 10.000 Primati. Le scimmie sono allevate a fini sperimentali per essere predisposte a diventare malate e subire dolorosissimi esperimenti. Le scimmie vengono portate via alle loro madri poche ore dopo la nascita e vengono sottoposte, anche per anni, a esperimenti per testare in particolare: • traumi celebrali • vengono immobilizzate nell’apparecchio di contenzione (una sorta di sedia che li costringe all’immobilità) • viene creata una breccia ossea artificiale nel loro cranio e inseriti gli elettrodi per registrarne l’attività cerebrale • vengono studiati i danni al cervello sul comportamento sociale • sono sottoposte ad esperimenti ottici (viene impiantata una spirale ottica, uno strumento utilizzato per la registrazione dei movimenti dell’occhio, applicato chirurgicamente dietro la congiuntiva) • sono sottoposte a test cognitivi e a test di resistenza • sono sottoposte a test sui disordini motori • le cellule dei loro cervelli sono sottoposte a studi comparativi (es. scimmie marmoset confrontate con i cervelli dei macachi) • sono sottoposte a test per la somministrazione di agenti anti-gas nervino • sono sottoposte a vaccinazioni multiple (es. Aids) • sono utilizzate in esperimenti sul morbo di Parkinson • sono sottoposte a continui prelievi di sangue e ad operazioni chirurgiche.

I test possono essere svolti anche senza anestesia. Al termine degli esperimenti le scimmie vengono uccise. Impronte • giugno 2015

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Esperimenti assurdi, inapplicabili all’uomo S

di Michela Kuan

embrano un macabro scherzo, invece sono drammaticamente veri: sono gli esperimenti più “assurdi” autorizzati ed eseguiti sugli animali. A ricordarlo la Coalizione europea contro la vivisezione ECEAE - di cui come LAV siamo rappresentanti per l’Italia - che sottolinea come 12 milioni di animali vengano uccisi ogni anno nei laboratori europei per una pseudo-scienza che valica i confini di ogni logica scientifica, rasentando l’assurdo. Come in questi studi:

• Italia: per studiare gli effetti tos-

sici dell’esposizione all’alcol nei neonati, dei piccoli di ratto sono stati separati dalla madre e messi in una gabbia per tre ore al giorno, costretti a inalare vapori densi di alcol. Al termine dell’esperimento, durato complessivamente tre mesi, ad alcuni animali sono state iniettate direttamente nel cervello, sotto anestesia, alcune sostanze chimiche per poi essere soppressi dopo quattro giorni. Un altro gruppo è stato direttamente ucciso e sezionato. Ripugnante sul

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piano etico, la sperimentazione è palesemente assurda in quanto sono già noti da tempo gli effetti dannosi dell’alcol, tanto che è seriamente raccomandata una forte limitazione della sua assunzione in gravidanza. Come se non bastasse, lo stadio di sviluppo dei ratti non è paragonabile a quello umano viste le chiare differenze morfologiche e di completamento/sviluppo dei tessuti tra le due specie.1

Sembrano uno scherzo, ma non lo sono: topi uccisi per testare effetti di alcol e stress. Test autorizzati su 12 milioni di animali in Ue • Inghilterra:

i ricercatori per capire gli effetti dell’astensione da attività fisica dopo un periodo di allenamento, hanno obbligato dei ratti a correre per quattro settimane fino allo sfinimento all’interno di un circuito elettrificato che rilasciava scosse elettriche tutte le volte che ral-

lentavano. Quindi hanno sospeso “l’allenamento” per altre quattro settimane prima di rimettere gli animali nella mola circolare elettrificata e investigare le condizioni cardiache e lo stato del tessuto muscolare. Gli animali sono stati, infine, sottoposti a iniezioni prima di essere uccisi e sezionati. I risultati hanno dimostrato come gli effetti positivi di un allenamento fisico diminuiscano col tempo: evidenze già note e ampiamente deducibili dall’uomo.2

• Inghilterra: per investigare gli

effetti dell’abuso di alcolici negli adolescenti, sono stati utilizzati giovani topi in cui sono state iniettate ripetute dosi di alcol direttamente nell’addome per due giorni (tentando di simulare gli “sballi del fine settimana”) prima di essere privati per giorni di cibo, tanto da perdere l’85% del peso e vedere se, stimolati tramite test a ricompensa, avevano assunto un comportamento più impulsivo3. Questo studio semplifica processi molto complessi come la dipendenza da sostanze d’abuso nell’uomo, riducendolo a meccaniche iniezioni e depriva-


FOTO DREAMSTIME

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zioni, oltre a usare come modello organismi completamente diversi dalla nostra specie: un topo giovane non è sicuramente, né fisicamente né psicologicamente, paragonabile a un’adolescente.3

• Norvegia:

alcuni cuccioli di ratto sono stati allontanati dalla madre e isolati in gabbie (per tre ore al giorno per due settimane) per poi misurare, dopo 13 settimane di vita, il livello di ansietà mostrato in un luogo esposto, senza ripari. Alla 14° settimana gli hanno indotto infiammazioni gengivali inserendo del filo intorno ai molari. La settimana successiva sono stati decapitati e ne hanno esaminato i denti. Lo scopo era dimostrare come lo stress nelle prime fasi della vita può aumentare il rischio di peridontite.4

Gli esperimenti descritti sono solo alcuni drammatici esempi di quel che accade nei laboratori, senza alcun fondamento scientifico e senza alcuna considerazione per la vita e la sofferenza di esseri senzienti, vittime di sperimentazioni che vengono incredibilmente

autorizzate nonostante le evidenti impossibilità di ottenere dati applicabili all’uomo, che si differenzia da ogni altro animale per genetica, anatomia, fisiologia, contesto socio-psicologico e condizionamento ambientale. Pensare e accettare che queste violenze siano il prezzo da pagare per l’avanzamento della ricerca è sbagliato. Se si vuole fare un passo avanti nella scienza bisogna abbandonare il modello animale che appartiene a una ricerca

Pensare e accettare che queste violenze siano il prezzo da pagare per l’avanzamento della ricerca è sbagliato della fine dell’800, mai validata dal punto di vista scientifico, mentre le nuove tecnologie senza animali, si sono dimostrate utili, rapide ed etiche. Il decreto legislativo n.26 del 2014 prevede l’entrata in vigore, dal 2017, del divieto di testare su animali sostanze d fabuso come alcol, droghe e tabacco. Gli studi riportati

sono l’ennesima prova dell’inutilità di questa pseudo-scienza: il Ministro della Salute Lorenzin non permetta slittamenti di questa scadenza, per dare un input concreto alla ricerca in questi ambiti, e una prospettiva di serio intervento a tutte le vittime di dipendenze.

1) Department of Psychology, Catholic University, Milan, Italy: Reduced density of dendritic spines in pyramidal neurons of rats exposed to alcohol during early postnatal life. (2015). International Journal of Developmental Science, 41: 74-79. 2) Cardiac adaptions from 4 weeks of intensity-controlled vigorous exercise are lost after a similar period of detraining. (2015). Physiological Reports, 3(2): e12302. Research Institute for Sport and Exercise Sciences, Liverpool John Moores University. 3) Repeated ethanol exposure during early and late adolescence: double dissociation of effects on waiting and choice impulsivity. (2014). Alcoholism: Clinical and Experimental Research, 38(10): 25792589. School of Psychology, University of Sussex, Brighton supported by European Commission InterReg project “AlcoBinge.” 4) Maternal deprivation of lewis rat pups increases the severity of experimental periodontitis in adulthood. (2015). The Open Dentistry Journal, 9: 65-78. Faculty of Dentistry, University of Oslo, Norway, supported by the Norwegian Defence Research Establishment.

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Sentenza Green Hill

Animali esseri senzienti, non prodotti L’animale non è mero patrimonio, da gestire secondo logiche aziendali ispirate al minor costo, ma un essere senziente da tutelare nella propria specifica etologia, pena l’integrazione del delitto di uccisione e maltrattamento Tribunale di Brescia sentenza n° 210 del 23 gennaio 2015 di Avv. Carla Campanaro responsabile Ufficio Legale della LAV

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ono state depositate il 24 marzo 2015 le motivazioni con cui il Tribunale di Brescia ha condannato i vertici della Società Green Hill srl 2001 per il delitto di maltrattamento e uccisione di animali, disponendo anche la confisca di tutti gli animali e la pena accessoria della sospensione dell’attività di allevamento per due anni in base all’art. 544 sexies c.p.: una una sentenza storica per la repressione dei crimini contro gli animali, che getta forti ombre sulla legittimità dei controlli operati sulla struttura

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prima dell’ispezione del Corpo Forestale dello Stato, da cui è scaturito il sequestro. In primis giova rilevare come, in base al capo di imputazione della Procura di Brescia, per quanto riguarda l’accertamento del delitto di maltrattamento, era da accertare se i 2639 beagle presenti in allevamento durante l’ispezione, fossero stati “privati”, senza necessità, dei loro “pattern” comportamentali (ovvero di tutte le attività insopprimibili per ogni specie) e sottoposti a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche. In sostanza, erano accertate dalla Procura di Brescia mediante consulenti specializzati al momento dell’accesso, “etoanomalie quali freezing, paura, ansia, stereotipie, comportamenti ridiretti” intesi quale “sintomo di un concreto pericolo cui gli animali erano esposti” in conseguenza di condotte attuate

in violazione della normative speciale di riferimento (all’epoca dei fatti D.lgs 116 del 1992, oggi sostituito dal D.lgs 24 del 2014). Queste “etoanomalie” secondo la Procura causavano uno stato di “stress cronico” (distress) cagionato dalle particolari condizioni di cattività ed ambientali in cui i cani erano custoditi (assenza di aree di sgambamento, temperatura eccessivamente elevata all’interno dei capannoni, rumore insopportabile dovuto al continuo abbaiare, mancanza di arricchimenti ambientali, generali condizioni di cattività). Un concetto di maltrattamento non limitato, come da insegnamento costante della Suprema Corte alle lesioni fisiche, ma esteso anche alle cosiddette lesioni psicofisiche, in particolare da deprivazione dell’etologia. Il Tribunale di Brescia sposa pienamente la tesi accusatoria, già accettata in via cautelare dalla Terza Sezione che incidentalmente si era pronunciata sul tema con sentenza n.16497/13 (Corte di Cassazione, sez. III Penale sentenza 11 aprile 2013, n. 16497) valutando come le risultanze investigative sfociavano in plurime anomalie causate dalla gestione della struttura che incidevano sulla salute e sulla vita degli animali, in tota-


FOTO FILIPPO VENEZIA

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le spregio alla normativa vigente. In particolare per quanto riguarda la temperatura, accertata in maniera incontestabile quale sopraelevata rispetto alla media consentita dall’allegato II del D.lgs 116 del 1992 (“l’inosservanza dei parametri normativi è un dato assolutamente incontrovertibile”) il Tribunale valutava come tali condizioni ambientali inappropriate fossero “conseguenza diretta ed immediata di precise scelte aziendali”, come emerso in maniera incontrovertibile dalla lettura del materiale probatorio proveniente dagli hard disk sequestrati all’azienda. Per quanto riguarda lo sgambamento, previsto come obbligatorio dall’allegato citato, il Tribunale accertava come le dichiarazione dei dipendenti, sentiti come testi della difesa, risultavano in gran parte inattendibili in quanto contraddittorie ed inducevano quindi a far ritenere che i beagle non “svolgessero abitualmente una programmata attività di moto al di fuori dei box”, mentre gli arricchimenti ambientali risultavano essere inadeguati alle necessità etologiche degli animali. Le risultanze sul punto dell’ispezione del Nirda del 18 luglio 2012 erano di fatto, ragiona il Tribunale, coincidenti ad attenta lettu-

ra con quanto accertato sia dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Brescia in data 23 gennaio 2012, sia nei verbali ASL del 31 maggio 2010. Soltanto che, in entrambi i casi coloro che erano addetti ai controlli, dai medesimi fatti non rilevano (erroneamente) situazioni penalmente rilevanti. Ancora, in relazione allo stato delle cosiddette “fattrici”, ovvero cagne destinate all’attività riproduttiva, era accertato che le stesse erano costrette a riprodursi ad ogni ciclo riproduttivo (ogni 8 mesi) sino ai 7 anni di età, tale dato per il Tribunale di Brescia che sposa in pieno la prospettazione accusatoria in proposito, non può “essere garanzia di benessere: è infatti innegabile che la prolungata attività riproduttiva (gravidanza maternità) volta a garantire una produzione ‘a batteria’ (per fini commerciali), era fonte di pregiudizi per l’equilibrio psicofisico delle femmine adulte.” Pertanto, ragioni commerciali e produttive di fatto andavano ad impattare illegalmente sulle condizioni di salute degli animali, integrando così il delitto di maltrattamento. Analogamente era accertato che, sempre per motivi economici, non erano attuate le corrette procedure in materia di profilassi

anestesiologica, mentre gli inconvenienti addotti dalla difesa dall’utilizzo del preanestetico (obbligatorio come da foglietto illustrativo del farmaco impiegato per l’anestesia, proprio al fine di ridurre stress, paura ed angoscia) poteva essere evitato garantendo adeguati ricoveri agli animali sottoposti ad operazioni chirurgiche, dato in realtà impossibile vista la mole di animali presenti e l’esiguità degli spazi dedicati alla loro degenza (un’unica sala operatoria neanche a ciò autorizzata) ed un solo medico veterinario (imputato) per la cura di tutti gli animali. Proprio sotto il profilo zooiatrico, il Tribunale ricorda il compito del medico veterinario in azienda, ed in particolare per quanto ci compete in un allevamento di animali destinato alla vivisezione, che è quello (spesso dimenticato, come nel caso in esame) di controllare il benessere e le condizioni di salute degli animali allo scopo di evitare danni durevoli, dolori, inutili sofferenze o angoscia, nonché devono tempestivamente essere adottate tutte quelle misure necessarie ad impedire tali condizioni. Pertanto, ai sensi del Decreto sulla protezione degli animali oggetto di sperimentazione e del relativo allegato (D.lgs 116 del 1992) la persona responsabile dell’istituto dovrà assicurarsi che un veterinario o altra persona competente esegua regolari ispezioni agli animali nonché verifichi le condizioni in cui sono alloggiati. Evidenti omissioni in questo senso comportano la penale responsabilità per i danni che derivano agli animali coinvolti, da chi riveste tale posizione di garanzia (responsabile dello stabilimento, medico veterinario e direttore). Per quanto riguarda la demodicosi (rogna), il Tribunale accertava come la stessa non fosse intenzionalmente curata con farmaci ad hoc, come rilevato dagli stessi consulenti della difesa, altrimenti le cure avrebbero influito negativamente sull’esito della sperimentazione. Pertanto la gestione aziendale e veterinaria preferiva, per quanto riguarda gli animali malati da tale patologia, non rischiare di rendere il “prodotto invendibile” fornendogli adeguate cure per le sue patologie, accettando il rischio, divenuto certezza in 13 casi, che gli animali dovessero poi essere uccisi per le complicazioni dettate da tale malattia non curata. Il Tribunale accertava, infatti, che era prassi Impronte • giugno 2015

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La situazione ambientale e gestionale causata da precise logiche aziendali ha direttamente influito sulle capacità psichiche, sensoriali e mentali oltre che fisiche degli animali, causando loro gravi maltrattamenti (illecita) ricorrere all’eutanasia in luogo di fornire le adeguate cure, per evitare l’impiego di risorse utili a curare i cani in condizioni problematiche, in palese violazione della normativa di riferimento che certo pone come obiettivo “quello di garantire il benessere degli animali destinati alla sperimentazione, senza esplicite deroghe in punto di trattamento e cure” ritenendo così integrato il delitto di uccisione di animali in 44 casi di soppressioni documentate in dibattimento. Dato ulteriormente rilevante riguarda il metodo identificativo degli animali, ovvero il tatuaggio in luogo del microchip (obbligatorio per legge in tutta Italia), che a parere del Tribunale, ha comportato il delitto di maltrattamento. Premessa l’indiscutibile obbligatorietà dell’uso del metodo “meno doloroso possibile” per i cani allevati nell’azienda, e quindi del microchip, sulla minore dolorosità del microchip rispetto al tatuaggio, la stessa Suprema Corte di Cassazione in punto di diritto accertava il nesso eziologico con il delitto di maltrattamento riconducibile a tale lesione non necessitata rispetto al doveroso ed obbligatorio uso di microchip. Si legge, infatti, nella sentenza “Analoga violazione di legge va riscontrata, sempre nell’ambito dell’art. 544 ter c.p., anche con riguardo alla condotta di identificazione dei cani, pacificamente attuata, in numerosissimi casi (ed in assenza di alcun collegamento funzionale, non prospettato neppure dall’ordinanza, con la attività di allevamento), con la procedura del tatuaggio, assai dolorosa per l’impiego di molti aghi iniettanti inchiostro, in luogo di quella, più costosa, del microchip.” L’utilizzo del tatuaggio, seppur indebitamente autorizzato dalla ASL locale, era del tutto arbitrario e quindi non necessitato, in quanto contra legem, a parere del Tribunale, perché attuato solo per motivi di comodità al fine di garantire tempi più rapidi nella lettura rispetto all’utilizzo del microchip, e

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comunque nel corso del dibattimento non era emersa alcuna prova a sostegno dell’inutilizzabilità del microchip per finalità sperimentali. Tutte queste situazioni e relative condizioni di cura, custodia e detenzione degli animali dell’allevamento citato portavano il Tribunale di Brescia ad accertare la sussistenza del “nesso di causalità diretta tra il considerevole numero di decessi degli animali e l’attività di sorveglianza oltremodo discontinua e con assistenza inadeguata nella struttura”, anche considerato che emergeva come dalle h18.30/19 sino alle h6.30/7 del mattino nessuno si occupava della cura ed assistenza sanitaria degli animali, anche se affetti da gravi patologie, e infatti nella maggior parte dei casi erano “trovati morti” alle h6/7 del mattino. La tesi della difesa, basata in gran parte sui controlli pubblici pregressi, era sconfessata in toto dal Tribunale di Brescia in quanto i relativi verbali di controllo erano ritenuti “inaffidabili”, nonché “da escludere tra le fonti degne di credibilità poiché dalle letture delle mail” emergeva che il veterinario pubblico responsabile dei controlli nella struttura non entrasse mai nei padiglioni, anzi “gli accertamenti erano preannunciati ed il pubblico ufficiale aveva rapporti di insolita vicinanza con la società”, mentre per quanto riguardava i controlli svolti dall’Istituto Zooprofilattico di Brescia, che pure aveva portato ad una precedente archiviazione per i medesimi fatti, il Tribunale accertava come lo stesso Istituto non avesse invero alcuna competenza in materia di maltrattamento animale e, in particolare, di etologia di animali d’affezione e che comunque nella stessa relazione prodotta emergevano comunque gravi anomalie nella gestione, che però erano colpevolmente trascurate dagli stessi veterinari. Pertanto, secondo il Tribunale di Brescia, in base alle risultanze istruttorie emergeva in pieno che le etoa-

nomalie erano conseguenza diretta ed immediata delle condizioni ambientali e gestionali del sito e, in particolare, erano da imputare al sostanziale discostamento rispetto alle prescrizioni della normativa speciale, emergendo così “la cruda realtà: i beagle erano allevati secondo un protocollo che doveva garantire a costi accettabili condizioni di salute ed idoneità alla vendita per la successiva sperimentazione. In assenza di tali condizioni in caso di patologie da curare con terapie che potevano interferire con la successiva fase di sperimentazione, il cane era considerato un inutile aggravio e a ciò conseguiva la sua soppressione”. E tali condotte erano ritenute penalmente rilevanti in base ad una lettura della cornice di riferimento già fornita dalla stessa Suprema Corte con la sentenza citata, in cui l’allegato II e le relative prescrizioni sono da considerarsi del tutto vincolanti e cogenti e dunque una loro violazione integra il delitto, in quanto, si legge nella sentenza: “il sistema di tutela giuridica degli animali, anche ispirato a normative di carattere comunitario, tende a superare il concetto patrimonialistico degli animali e riconosce loro la natura di esseri senzienti. I delitti introdotti con la legge 20 luglio 2004 n.189 sono di natura plurioffensiva ed estendono l’oggetto di tutela giuridica agli animali, da forme di maltrattamento posti in essere contro l’etologia, ovvero contro le caratteristiche connaturali della specie”. Per quanto riguarda l’interpretazione del concetto di “sottoposizione a comportamenti insopportabili” di cui all’art.


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Aspetti rilevanti della motivazione della sentenza

544 ter c.p. II comma rifacendosi al più recente orientamento della Corte (Sentenza Cass. Pen. Sez. III n. 5979/2012) questo è da intendersi, per quanto riguarda la nozione di insopportabilità, “lungi, ovviamente, dal potere essere interpretata con riferimento a criteri di gradazione tipici delle natura umana, vada invece rapportata, stante la stretta connessione emergente, alle caratteristiche etologiche dell’animale senza che si possa pretendere che la stessa debba necessariamente conseguire a comportamenti che travalichino, sovrastandole ed annullandole, le capacità ‘fisiche’ dell’animale; se, infatti, così fosse, si finirebbe, tra l’altro, per attribuire al concetto di ‘comportamenti’ un significato sostanzialmente coincidente con quello di ‘fatiche’ quando invece, come reso evidente dalla norma, il legislatore ha utilizzato entrambi i concetti, attribuendo a ciascuno un significato proprio ed autonomo”. Per questo motivo la nozione di “insopportabilità” deve “arrivare a ricomprendere nel proprio perimetro anche quelle condotte che […] siano insopportabili nel senso di una evidente e conclamata incompatibilità delle stesse con il ‘comportamento animale’ della specie di riferimento come ricostruito dalle scienze naturali, in tal senso dovendo infatti intendersi il concetto di caratteristiche etologiche impiegato dalla norma”. Infine, la medesima sentenza aggiunge che: “Quanto all’evento lesioni individuato dalla norma, deve ritenersi non essere necessaria l’insorgenza di uno stato di vera e propria alterazione psicofisica dell’ani-

male qualificabile come “malattia” posto che, a differenza di quanto specificato dall’art. 582 c.p., non è significativamente richiesta l’insorgenza di una “malattia nel corpo o nella mente. Del resto, una tale insorgenza, specie con riguardo alle condizioni psichiche, sarebbe anche di non facile verificabilità in un animale pur facendosi ricorso alle nozioni di scienza veterinaria”. In conclusione, la situazione ambientale e gestionale causata da precise logiche aziendali incentrate sul maggior risparmio a discapito del benessere animale di cui tutti e tre gli imputati erano a vario titolo responsabili, ha direttamente influito sulle capacità psichiche, sensoriali e mentali oltre che fisiche degli animali, causando loro gravi maltrattamenti, ben evidenziati dallo stato di freezing (ossia lo stato di immobilizzazione degli animali) o di comportamenti “ridiretti”, nonché uccisioni non necessitate, in palese violazione con quanto disposto con la normativa speciale, in ossequio all’interpretazione normativa fornita dalla Terza Sezione che con la sentenza n.16497 del 2013 ha ribadito come: “lo stesso legislatore ha riconosciuto come non funzionali e non necessarie alla attività di allevamento (oltre che all’attività di sperimentazione) tutte quelle condotte che vengano poste in essere in violazione dei precetti stabiliti in particolare dagli artt. 5 ed allegato II del decreto legislativo in parola, con conseguente esclusione, per quanto si è già detto in principio, dell’operatività della scriminante di cui all’art. 19 ter cit”.

• Più volte il Giudice Gurini definisce i testi e le prove della difesa “inattendibili”, “non convincenti”, “smentite”. • Le cure per i beagle erano “inadeguate, siccome non tempestive, inefficaci e di breve durata”. • Le soppressioni “appaiono davvero arbitrarie e prive di valida giustificazione”, “erano la prassi”. • “Le prove dimostrano con assoluta certezza il non uso del preanestetico per disposizione della stessa Marshall”. • La non apposizione dei microchip e la marchiatura con tatuaggio viene definita dal Giudice “più vetusta e dolorosa pratica” e quindi un maltrattamento. • “L’attività di sorveglianza era oltremodo discontinua e inadeguata”. • “Le argomentazioni e le prove del PM sono finanche sovrabbondanti”. • Dopo il sequestro, in riferimento ai cani dati in custodia giudiziaria, il Giudice afferma che si è registrata una “netta riduzione di mortalità conseguente all’impegno congiunto di veterinari e associazioni intervenute in loco”. • Riguardo all’Asl: il Giudice definisce “inaffidabili gli accertamenti dei veterinari pubblici e i relativi 67 sopralluoghi”. • “Gli accertamenti svolti dal Dott. Silini (Asl) sono certamente da escludere tra le fonti degne di credibilità”. • Riguardo alla dott.ssa Giachini (Asl) “le confidenze tra lei ed i vertici di Green Hill pongono in serio dubbio le sue dichiarazioni” e “gli esiti degli accertamenti da lei svolti sono minati (ancora una volta) da un grave difetto: i sopralluoghi erano preannunciati a Green Hill anche se in taluni casi eseguiti da organi terzi”. Impronte • giugno 2015

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Gli angeli

del sequestro Parrelli

diamoci una zampa

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di Federica Faiella

uattordici lunghi mesi, venti volontari delle associazioni Alfa e Avcpp, tre educatori cinofili, tutti coordinati dalla LAV con uno scopo comune: portare in salvo 357 cani e 118 gatti detenuti in condizioni disperate. Impegno, competenza, amore e speranza, queste le parole chiave che hanno caratterizzato il sequestro del “rifugio” Parrelli a Roma, e che hanno permesso di raggiungere un traguardo inaspettato: lo svuotamento, dopo anni di denunce, di una struttura con gravi carenze strutturali e con una gestione inadeguata. I volontari che hanno imparato a conoscere tutti i cani e tutti i gatti, come Valentina e Ilaria che, con tanta fantasia, hanno dato un nome a ciascuno e restituito la dignità sottratta da anni di privazioni e maltrattamenti. E Simonetta, Flavio, Assunta, Arianna, Simona, Claudia, Isabella, Rosanna, Carmen, Jasmin, Silvia: sono solo alcuni degli amici che con forza, coraggio e senza

sosta hanno accudito e confortato, giorno dopo giorno, gli animali senza risparmiarsi. Un ruolo particolarmente impegnativo è quello di Mirko, Roberto e Andrea, i tre educatori cinofili che hanno fatto del proprio lavoro una missione, entrando in ogni box senza remore, andando, anche idealmente, oltre i cartelli con la scritta rossa “cane pericoloso”, e ottenendo, con fermezza e dolcezza la fiducia e il rispetto di George, Gulliver, Bujor, Ciro, Ghost, Boby, Pippo, Teo, Lucky, Orzo, Boss, Rocky, Grace, Rass, Zorro, Nicky e di tanti altri con un passato di dolore e nulla in cui poter più sperare. Adesso, portato finalmente a termine il trasferimento di tutti gli animali, più uniti che mai gli “angeli” del sequestro del “rifugio” Parrelli sono pronti ad affrontare insieme una nuova grande sfida: trovare per ognuno di loro una famiglia speciale.

Impegno, competenza, amore e speranza, queste le parole chiave

Nerina

Stella Il distacco dal compagno di box di una vita l’hanno resa iperattiva e insicura, per questo cerca il contatto fisico e le attenzioni, a volte in modo piuttosto irruento. Ha bisogno di un punto di riferimento, di fermezza e dolcezza. Per lei cerchiamo una famiglia senza gatti. Ha circa 7 anni ed è di taglia media (16 kg).

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Dolcissima, molto equilibrata e mansueta. Un’aggressione subita in passato l’ha resa molto diffidente nei confronti degli altri cani, pertanto consigliamo l’inserimento in una famiglia senza animali. Ha circa 12 anni ed è di taglia grande (28 kg).


Roma

www.lav.it Cagnolina anziana, molto calma e affettuosa, abituata a convivere serenamente con altri due cani, non creerà mai problemi a famiglie con bambini e anziani. Cerchiamo per lei persone generose disposte a rendere speciali gli ultimi anni della sua vita. Roma ha circa 14 anni ed è di taglia media (22 kg).

Briciola

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Ha trascorso tutti gli anni della propria vita in solitudine e abbandono, per questo avrà bisogno di una famiglia composta da persone molto pazienti in grado di restituirle fiducia nel prossimo. Compatibile con cani di sesso maschile, non con i gatti. Briciola ha circa 5 anni di età ed è di taglia grande (33 kg).

Luna

Teo Molto tranquilla, dolce e affettuosa, cerca il contatto fisico e ama stare in compagnia. Fin dalla nascita è stata abituata a convivere serenamente solo con cani di sesso maschile. Non avrà problemi a interagire con i bambini. Ha circa 5 anni di età ed è di taglia media (24 kg).

La reclusione nel box lo ha reso molto diffidente, per questo ha bisogno di una famiglia che possa dedicargli attenzioni esclusive e che non abbia bambini e altri animali. Siamo certi che una volta inserito in un contesto tranquillo, riacquisterà immediatamente la serenità perduta. Teo ha circa 4 anni ed è di taglia media (25 kg).

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Valutazione degli spettacoli con i delfini in Italia

Gli spettacoli dei delfinari non riflettono il comportamento “naturale” dei delfini e sono privi di contenuto educativo di Joan Gonzalvo

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volgo studi sui delfini costieri in varie aree del Mediterraneo da oltre 15 anni, passando migliaia di ore in mare e osservandoli nel loro ambiente naturale. Per cercare di coinvolgere popolazioni locali e altri portatori di interesse nelle attività di conservazione, i miei studi si accompagnano spesso a campagne di educazione e sensibilizzazione del pubblico. Da molti anni, l’industria dello spettacolo sostiene che l’esibizione di mammiferi marini risponde ad una finalità educativa, in quanto contribuisce ad accrescere la sensibilità del pubblico nei confronti della biologia, dell’evoluzione e delle esigenze di conservazione di questi carismatici animali, nonché della necessità di tutelare i nostri oceani e il nostro ambiente. La maggior parte dei 311 cetacei tenuti in cattività nell’Unione Europea è rappresentata da delfini tursiopi (Tursiops truncatus e Tursiops truncatus ponticus). In Italia, esistono quattro delfinari, ma solo tre sono attualmente attivi; questi ultimi ospitano una popolazione totale di 27 tursiopi in cattività. Per quanto riguarda il quadro normativo, non esistono norme comunitarie specifiche sul mantenimento in cattività di delfini e balene. Dal punto di vista giuridico, i delfinari dovrebbero essere conformi alla Direttiva 1999/22/CE del Consiglio (Direttiva Zoo) sulla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici. Gli Stati Membri dell’UE dovrebbero non soltanto recepire la Direttiva nell’ordinamento giuridico interno, ma anche introdurre alcune modifiche con l’obiettivo di tutelare maggiormente gli animali. La Commissione Europea è responsabile della vigilanza sulla corretta attuazione della Direttiva Zoo da parte degli Stati Membri dell’UE, avendo definito dei requisiti minimi volti ad assicurare che “gli zoo svolgano adeguatamente il loro importante ruolo nell’ambito della conservazione delle

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specie, dell’istruzione pubblica e/o della ricerca scientifica”. Tuttavia, la Direttiva non dà alcuna definizione di tali termini. Sta, infatti, all’Autorità competente di ciascuno Stato Membro emanare norme nazionali in attuazione della Direttiva in base alla propria interpretazione. L’Italia è uno dei pochi Stati Membri dell’UE che dispone di una specifica normativa nazionale sul mantenimento in cattività dei delfini. Tale normativa, introdotta per Decreto Ministeriale nel 2001 (Decreto Ministeriale 6 dicembre 2001 n.469 - Regolamento recante disposizioni in materia di mantenimento in cattività di esemplari appartenenti alla specie T. truncatus), prevede non soltanto disposizioni in materia di sicurezza del pubblico, salute e benessere degli animali, ma stabilisce anche misure finalizzate a garantire che gli aspetti educativi siano tenuti in attenta considerazione. Il regolamento italiano definisce inoltre i seguenti requisiti ai quali i delfinari devono attenersi nell’eventuale allestimento di spettacoli con i delfini (denominati “dimostrazioni” nel Decreto Ministeriale): Una “dimostrazione” può essere considerata come un’azione tendente a dimostrare che qualcosa esiste o è vero adducendo delle prove, un’esibizione pratica e una spiegazione di come qual-

cosa funziona o si svolge. Uno “spettacolo”, invece, è una rappresentazione, in genere in grado di suscitare un certo effetto nello spettatore, uno “show” o altra “performance” scenica, spesso accompagnata da canti e danze, a scopo di intrattenimento. Ritengo che il termine “spettacolo” sia quello più calzante per descrivere ciò che ho osservato durante la preparazione di questo articolo. È quindi il termine che adotterò nel seguito del testo. • Gli spettacoli con i delfini devono essere basati prevalentemente sul comportamento naturale degli animali. • I commenti devono riguardare la biologia della specie ed educare il pubblico ad osservare il comportamento degli animali • Gli spettacoli devono essere variabili ed effettuati utilizzando diverse combinazioni di animali per spettacoli diversi. • Al gruppo di animali deve essere contemporaneamente garantito un giorno a settimana esente da spettacoli. • I delfini devono essere protetti dai rumori eccessivi, inclusi rumori derivanti da impulsi irregolari. • Il livello di rumore deve essere tenuto il più basso possibile, tale da non costituire pericolo per la salute e il benessere dei delfini.


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Biologia dei delfini • Nome della specie • I delfini sono mammiferi • I delfini vivono in gruppi familiari o branchi e in società complesse • Alimentazione dei delfini (allo stato selvatico) • Ecolocalizzazione • Riproduzione dei delfini (periodi di gestazione ed allattamento, forte rapporto fra la madre e il cucciolo, cure parentali) • Parti del corpo dei delfini • Habitat dei delfini selvatici

• I delfini non devono essere alimentati dal pubblico, né devono entrare in contatto fisico con lo stesso. • Durante gli spettacoli con i delfini, la sorveglianza deve essere continua per evitare che i visitatori abbiano un contatto fisico con questi mammiferi marini o gettino oggetti nelle vasche. • Ai visitatori è vietato l’accesso alle aree di servizio e alle vasche di mantenimento. Tenendo presenti i requisiti di cui sopra, ho esaminato 3 ore e 35 minuti di riprese riguardanti 9 diversi spettacoli con delfini che si sono svolti in 5 delfinari italiani fra il 2012 ed il 2014 (vedi tabella) al fine di determinare se essi riflettevano effettivamente il normale repertorio comportamentale degli animali, come previsto dalla normativa italiana e, in base alla mia esperienza, quanto erano precise ed utili le informazioni fornite ai visitatori al fine di accrescerne la sensibilità e l’interesse per i cetacei e la loro conservazione. Per valutare la qualità dei contenuti educativi, ho esaminato il parlato in “voice-over” o i commenti fatti dagli addetti durante gli spettacoli - che avrebbero dovuto fornire informazioni di base sulla biologia e sulla conservazione della specie presentata, il tursiope - per verificare se contenevano i seguenti aspetti educativi essenziali:

Conservazione dei delfini • Stato di conservazione della specie • Gli ecosistemi oceanici sono degradati e/o i delfini selvatici sono esposti a minacce • Minacce alle quali sono esposti i delfini selvatici (pesca accidentale, rumore, inquinamento, cambiamenti climatici, ecc.) • Tutti noi possiamo contribuire alla salvaguardia dei delfini selvatici (non gettando rifiuti in mare, sostenendo le riserve marine, riciclando, ecc.) • Come comportarci quando incontriamo i delfini in mare (distanza minima dell’imbarcazione, ridurre la velocità, non nuotare con i delfini, prevenire le molestie, ecc.)

Soltanto il 10% in media dei 9 spettacoli dei delfinari italiani esaminati ha previsto commenti sulla biologia e sul comportamento degli animali esibiti. La maggior parte delle informazioni fornite al pubblico ha riguardato esclusivamente le parti del corpo del delfino, individuato come mammifero. Nessuno degli spettacoli ha fornito al pubblico informazioni sull’areale di distribuzione dei delfini in natura o sugli aspetti chiave di conservazione di cui sopra. In tutti gli spettacoli, accompagnati da musica ad altissimo volume, i delfini hanno eseguito soprattutto giochi e acrobazie, consistenti in salti e piroette.

Questi spettacoli hanno manifestato chiaramente la ricerca di effetti spettacolari o comici, attraverso la presentazione di comportamenti innaturali degli animali, invece che cercare di mostrare come essi si comportano in un ambiente naturale, dinamico e in rapida evoluzione. Le “performance” dei delfini hanno espresso soltanto comportamenti condizionati, non paragonabili a quelli dei delfini allo stato selvatico o estremamente esagerati o alterati. Ad esempio, nel caso degli spettacoli di Zoomarine, nel tentativo di spiegare la capacità di ecolocalizzazione dei delfini, uno degli addestratori, dopo aver bendato uno dei delfini partecipanti allo show, lo ha istruito a raccogliere a comando due piccoli cerchi posti sul fondo della vasca. Come tutte le altre istruzioni eseguite diligentemente dai delfini durante lo spettacolo, anche questo comportamento è stato provocato/indotto dall’addestratore. I delfini non sfruttano molto le capacità di ecolocalizzazione quando sono in cattività, rispetto a quando si trovano invece in un ambiente naturale. Molto probabilmente, i delfini in cattività utilizzano di rado questa sofisticata capacità perché non ne hanno bisogno, essendo confinati in un ambiente relativamente monotono e prevedibile, caratterizzato da una grandissima visibilità (acqua bassa e trasparente, con buona penetrazione della luce). Nessuno degli spettacoli ha fatto mai riferimento al tipo di alimentazione dei delfini in natura. Nei delfini tenuti in cattività, il cibo è utilizzato come ricompensa per aver svolto un esercizio in modo corretto, anche durante gli spettacoli. Viene quindi meno la ricerca naturale di cibo e prede, così come l’indipendenza dell’animale nel determinare il proprio comportamento. Molti degli esercizi svolti dai delfini durante gli spettacoli, descritti come “gioco” e “divertimento”, ad es. aprire e chiudere rapidamente la bocca, agitare le pinne o dare colpi di coda sull’acqua (acrobazie ricorrenti in tutti e cinque i delfinari per lanciare schizzi d’acqua verso il pubblico e far applaudire i delfini), sono in realtà comportamenti che, in mare, esprimerebbero aggressività. Infatti, nell’ambiente naturale tali manifestazioni sarebbero delle reazioni umorali dei delfini verso elementi di disturbo, quali la presenza di un predatore o di qualche altra cosa percepita come una minaccia.

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L’autore J

oan Gonzalvo è un biologo catalano il cui principale interesse di ricerca è la salvaguardia dell’ambiente marino e, in particolare, lo studio e la conservazione dei cetacei. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca sui delfini in tutto il Mediterraneo, dedicandosi principalmente alle interazioni con l’industria della pesca, alle stime delle popolazioni ed agli studi comportamentali. Negli ultimi 15 anni, ha svolto oltre 1.000 ore di osservazione di gruppi di delfini nel loro ambiente naturale ed ha progettato e realizzato numerose campagne di educazione e sensibilizzazione del pubblico. Gonzalvo ha operato come consulente del Centro Regionale d’Attività per le Aree Specialmente Protette (CAR/ASP) dell’UNEP e nell’ambito dell’Accordo per la Conservazione dei Cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e delle Aree Atlantiche Contingue (ACCOBAMS). Dal 2006, le sue attività di ricerca si svolgono soprattutto in Grecia, dove coordina il Progetto Delfini del Mar Jonio, portato avanti dall’Istituto di Ricerca Tethys, volto ad assicurare la sostenibilità a lungo termine delle specie di delfini che vivono nelle acque costiere del Mar Jonio orientale. L’Istituto di Ricerca Tethys (www.tethys.org) è un’organizzazione di ricerca no-profit italiana, costituita nel 1986, che sostiene la conservazione marina attraverso attività scientifiche e di sensibilizzazione del pubblico.

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In genere, gli spettacoli esaminati non hanno dato alcun insegnamento in relazione ai comportamenti naturali, all’ecologia e ai problemi di conservazione dei delfini. I delfini sono stati rappresentati in atteggiamenti grotteschi con attinenza scarsa o nulla alla vera essenza degli animali che ho imparato a conoscere in natura. Tutti gli spettacoli con i delfini sono stati perlopiù focalizzati sulla teatralità emotiva e hanno messo in evidenza il forte legame fra i delfini e i loro addestratori. Questi ultimi si sono presentati in modo teatrale, accarezzando e baciando i delfini, eseguendo con loro una sorta di walzer o quella che è sembrata una coreografia di nuoto sincronizzato, al ritmo di musica New Age o di una ballata romantica, a seconda dei delfinari. Data la natura di tali “performance”, il messaggio trasmesso alla maggior parte degli spettatori è stato che i delfini sono una sorta di strumento di intrattenimento piuttosto che mammiferi sociali complessi. Di conseguenza, non c’è da sorprendersi se coloro che studiano i delfini in natura devono qualche volta interrompere le loro osservazioni a causa dell’arrivo di imbarcazioni ed equipaggi in gita turistica che, ingenuamente, si

avvicinano ad alta velocità ai delfini, gli lanciano cibo o fanno immersioni proprio nel punto in cui si trovano, cercando di provare l’emozione di un incontro ravvicinato con i delfini, senza sapere che in realtà li stanno molestando, provocandogli stress e disagio e alterandone i comportamenti. È importante rilevare che quando i delfini si sentono minacciati - nonostante l’onnipresente espressione sorridente, un’illusione anatomica data dalla configurazione delle loro mandibole - essi possono, come qualunque animale selvatico, manifestare atteggiamenti aggressivi, con gravi conseguenze per gli sconsiderati nuotatori. In conclusione, è errata l’affermazione ricorrente dei delfinari che gli spettacoli con i delfini - considerati da molti visitatori il “clou” del tour - offrono la grande opportunità di fare un’esperienza educativa. La principale finalità di queste rappresentazioni è quella di intrattenere e divertire il pubblico, invece che fornire informazioni sulla reale natura di queste affascinanti creature marine, celando la crudeltà dell’evidenza, cioè che gli “attori” di questi spettacoli sono animali tenuti prigionieri ed esibiti con il fine ultimo di fare soldi.


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Circo Victor: due condanne in due giorni

Finalmente salvi gli animali!

di Barbara Paladini

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ue condanne in poche ore, a carico dello stesso circo, per detenzione incompatibile e maltrattamento di animali. Il 2 aprile scorso, infatti, il Tribunale di Chieti ha condannato il responsabile del circo/mostra faunistica “Victor, lo Spettacolo delle Meraviglie” a 5.000 euro di ammenda e alla confisca di tutti gli animali per detenzione incompatibile (ai sensi dell’articolo 727, comma 2, del Codice Penale), e il giorno successivo il Tribunale di Pistoia ha comminato a suo carico un’ammenda di 8.000 euro, per maltrattamento di animali (art. 544 ter C.P.). Le condanne di Chieti e Pistoia, inoltre, seguono di pochi mesi quella inflitta al titolare del Circo dal Tribunale Ordinario di Tivoli (Roma), che a settembre del 2014 ha disposto a suo carico un’ammenda di 2000 euro, anche questa per detenzione incompatibile (art. 727, comma 2, C.P.). In pochi mesi, quindi, ben tre giudici hanno ritenuto le condizioni di detenzione di pitoni ed anaconda,

di un leone marino, degli alligatori, degli istrici africani, e dei rapaci e gli altri volatili “inadeguate ed incompatibili rispetto alle caratteristiche etologiche delle singole specie e tali da produrre alle bestie gravi sofferenze”, confermando la validità delle argomentazioni presentate dalla LAV a supporto della denuncia, avvalorate da pareri di medici veterinari, nonostante il contrasto

Il circo con gli animali è una forma di spettacolo anacronistica, causa di sofferenze e diseducativa con i continui pareri positivi sulle condizioni degli animali di Servizi veterinari pubblici di mezza Italia, che ne autorizzavano via via gli attendamenti, nonché della difesa da parte di veterinari Sivae e Anmvi. Tre risultati fondamentali in una vicenda che dura ormai dal 2008, quando denunciammo per la prima volta il Circo Victor per le drammatiche condizioni di detenzione degli

animali, che furono sequestrati dagli agenti del Nirda del Corpo Forestale dello Stato, su disposizione della procura di Rieti, nel gennaio 2012. Il sequestro fu convalidato, successivamente, dal Gip del Tribunale di Rieti, dal Tribunale del Riesame di Rieti e infine dalla Corte di Cassazione, con sentenza n° 16142012-000 del 12/7/2012, che rigettò l’istanza di dissequestro degli animali. Queste condanne rappresentano un monito per quanti hanno creduto finora di poter liberamente e crudelmente lucrare su esseri viventi, e confermano quanto abbiamo denunciato nel Rapporto Circhi 2015, rispetto a un sistema in cui gli animali vengono troppo spesso maltrattati e detenuti in condizioni inaccettabili. Il circo con gli animali è una forma di spettacolo anacronistica, oltre che violenta e diseducativa. Se non l’hai ancora fatto, firma la petizione online sul sito www.lav.it e sostieni le nostre richieste a Governo e a Parlamento affinché anche in Italia questa forma di intrattenimento venga finalmente vietata. Impronte • giugno 2015

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“Disegna la libertà degli animali”

I vincitori del concorso LAV in collaborazione con il portale www.mammeonline.net di Giacomo Bottinelli

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iberi dai circhi, dagli zoo, da ogni gabbia e da ogni forma di sfruttamento. Oltre 2300 alunni delle scuole elementari e medie hanno partecipato al concorso “Disegna la libertà degli animali”, indetto dalla LAV lo scorso ottobre in collaborazione con il sito MammeOnLine (www.

mammeonline.net). In molte scuole il concorso si è associato ad un progetto didattico che ha ripercorso le tappe di alcune tra le più importanti liberazioni di animali da parte della LAV: dalle tigri Antares e Angela al leone Madiba, fino al sequestro dell’intero “parco animali” del circo Martin in Sardegna, per arrivare ai beagle di Green Hill. Il progetto si è sviluppato in circa 130 incontri

con le classi in oltre 20 province italiane dalla Sicilia alla Lombardia, sviluppando con i ragazzi una riflessione non solo sulla cattività a scopo di intrattenimento o spettacolo, come nei circhi e negli zoo, ma anche su quella a fini di produzioni alimentari come per le galline ovaiole o di abbigliamento come per

Fuga dallo zoo - Hervè Laurent - 3^A Scuola Primaria Pezzoli - Aosta (AO) Galline libere - Gabriel Barucchelli - 5^F Scuola Elementare Carrante - Bari (BA) Gli animali in libertà - Elisa Severini - Scuola Media Madonna della Neve - Roma Gli animali liberati - Daniela Vergara - 4^ Scuola Primaria Priacco - Cuorgnè (TO) Gli animali liberi nel mondo - Davide Fuccio 2^E Scuola Media Galilei - Garbagnate Milanese (MI) Gli animali nel mondo devono essere liberi - Valeria Orazi - 4^B Scuola Elementare Andrea Torre - Roma Il cane fortunello - Simone Bono Roch - 4^ Scuola Elementare Priacco - Cuorgnè (TO) Il cerchio della speranza - Giulia Fedeli - 1^B Mariotti - Scarlino (GR)

Il mio amico - Alessandro Boschetti - 2^C Scuola Media Fucini - Pisa (PI) Il mondo è più bello con gli animali - Riccardo Prandini - 3^A Scuola Elementare Enzo Debbi Casalgrande (RE) Il pesce - Riccardo Rendina - 5^A Scuola Elementare Battisti - Cogliate (MB) Il pesce incatenato (Strani abbandoni) - Valerio De Santis - 3^B Scuola Media Marcantonio Sabellico - Vicovaro (RM) Il potere della libertà - Lorenzo Passacantilli - 2^B Scuola Media Sabellico - Vicovaro (RM) La fiocina - Alessio Simoni - 2^C Scuola Media Fucini - Pisa (PI) La libertà degli animali - Chiara Susana - 3^B Scuola Media Da Melo - Mel (BL) La libertà degli animali - Davide Molaro - 1^ Scuola Media Mazzini - Porto Santo Stefano (GR)

I vincitori Abbasso la caccia! – Mattia Visconti - 1^B Scuola Media Mazzini - Porto S.Stefano (GR) Anche loro hanno i loro diritti - Emma Piantato 4^B Scuola Elementare Ferrero - Alessandria Animaliamo - Giada Fiorini -2^C Scuola Media Fucini - Pisa Back Home! - Giulia Pelizzari - 1^C Scuola Media S.Giuseppe Murialdo - Rivoli (TO) Chiacchiere in libertà - Lidio Fiore -2^A Scuola Elementare Ferrero - Alessandria Come è bello vedere gli animali liberi - Michela Cucuzzella - 4^B Scuola Elementare SS. Rosario Vittoria (RG) Delfino incatenato - Andrea Russo - 3^A Scuola Elementare via Fratelli Fea - Chieri (TO) Diamo una mano agli animali - Chiara Palazzolo - 2^E Scuola Media Galilei - Garbagnate Milanese (MI)

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www.lav.it i visoni, fino alla vivisezione e a Green Hill. Uno spazio importante è stato dedicato ai delfinari e alla campagna LAV per la loro chiusura. Tutto ciò con il supporto dei video prodotti dal nostro Ufficio Comunicazione, strumento immediato e utilissimo per coinvolgere gli alunni e stimolare il dibattito. Cinquanta dei partecipanti al concorso, selezionati dalla giuria del nostro Settore Educazione, hanno ricevuto in premio un abbonamento di un anno alla rivista “Piccole Impronte”, il periodico della LAV dedicato ai ragazzi che da giugno 2015 si presenta in una veste editoriale nuova e con i nuovi personaggi Martina, Joe e Filippo. Gli alunni, dalla prima elementare alla terza media, hanno

La libertà degli animali - Marzia Nobile - 1^D Scuola Media - Zaccanopoli (VV) La libertà in una gabbia - Sara Fanelli -2^A Scuola Media Mariotti - Scarlino (GR) La libertà nel volo - Chiara Ferroni - 2^B Scuola Media Da Melo - Mel (BL) La prigionia rosicchia l’anima - Mattia Ippolito 1^B Scuola Media Mariotti - Scarlino (GR) La vera libertà - Supipi Disara Ganarachchi - 3^B Scuola Media G.Verga - Pachino (SR) La vitalità del bosco - Alessia Minervini - 5^B Scuola Elementare Morbelli - Alessandria Liberi - Matilde Cirulli - 2^A Scuola Elementare Allende - Garbagnate Milanese (MI) Liberi di volare - Luigi Pio Ceglie - 2^C Scuola Media Fucini - Pisa (PI) Libertà a colori - Tommaso Liera - 1^C Scuola Media Marconi - Godiasco Salice Terme (PV)

rappresentato la libertà degli animali nelle sue più svariate forme, lanciando un grande e coloratissimo appello al diritto alla vita e alla dignità di ogni essere vivente. C’è chi come Davide di Garbagnate Milanese, in provincia di Milano, ci offre una vera e propria “chiamata all’azione” per la libertà degli animali e chi come Michela di Vittoria (Ragusa), ha dichiarato la pari dignità di tutte le specie; oppure chi come Sara di Scarlino (Grosseto), ha alluso alla libertà con una semplice gabbia aperta e due piume. Rebecca di Godiasco Salice Terme (Pavia), ha chiuso una città tra le sbarre e ha lasciato fuori gli animali a guardare, con il titolo: “Lo zoo siamo noi”. Un balzo al cuore colpisce guardando il disegno del più giovane dei vincitori, Alessandro di una prima elementare di Alessandria, che rappresenta una tigre in gabbia e una libera con l’eloquentissimo titolo:

Libertà è civiltà - Caterina Marullo - 1^B Scuola Media Pascoli - Grosseto (GR) Lo zoo siamo noi - Rebecca Depaoli - 1^C Scuola Media Marconi - Godiasco Salice Terme (PV) Lottare per la libertà - Asia Gradito - 3B Scuola Elementare Ferrero – Alessandria Luigi cerca adozione - Ilaria Giorgino - 3^B Scuola Elementare Parini - Roccaforzata (TA) Meglio la foto che la gabbia - Dante Gallon - 2^B Scuola Media Da Melo - Mel (BL) Non uccidere gli animali - Davide Crocco - 4^ Scuola Primaria Priacco - Cuorgnè (TO) Non vivente - Vivente - Alessandro Zilio - 1^B Scuola Elementare Ferrero - Alessandria Non voglio più giocare - Nicolò Bosoli - 3^A Scuola Elementare Ferrero - Alessandria Poveri Pesci - Giulio Macchi - 2^C Scuola Media Fucini - Pisa (PI)

“Non vivente – Vivente”. Giulio di Pisa ci mostra invece persino un Dio rattristato nell’osservare gli uomini tormentare i pesci con reti e arpioni, mentre è chiarissima la dichiarazione di Marzia di Zaccanopoli (Vibo Valentia), che fa dire al suo maiale: “Non sono un prosciutto!”. Tutti meriterebbero una citazione e dispiace soltanto non avere lo spazio necessario. Coinvolgenti e stimolanti i disegni arrivati. Capaci di generare riflessione ed entusiasmo. L’intera photogallery dei vincitori è su www.lav.it nelle pagine “LAV a scuola”. Il consiglio è di scorrerla con il cuore e la mente aperti per scoprire quanto spontaneamente ci dicono i bambini. Basta raccogliere il messaggio e non dimenticarlo per costruire un mondo migliore. A partire dai più giovani, come il Settore Educazione LAV fa ogni giorno.

Ritorno alla libertà - Andrea Hasrama - 5^A Scuola Elementare Ferrero - Alessandria Sogno di libertà - Martina Mencarelli - 3^A Scuola Media Madonna della Neve - Roma Trova le differenze - Marco Sibilio -1^B Scuola Media Parini – Roccaforzata (TA) Un cuore animale in più… non spezziamolo – Federica Crielesi – Scuola Media Sabellico – Mandela Una famiglia… inseparabile - Chiara Frongia - 2^A Scuola Elementare Ferrero - Alessandria Un’evasione naturale - Andrea D’Oria - 5^B Scuola Elementare Ferrero – Alessandria Verso la libertà - Martina Miraglia - 2^E Scuola Media Galilei - Garbagnate Milanese (MI) Viva la libertà - Francesco Fleba - 5^A Scuola Elementare Ferrero - Alessandria

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#lavacanza è speciale

Dal 29 agosto al 5 settembre con i vostri quattro zampe sulle Dolomiti

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nche quest’anno la LAV organizza una settimana di vacanze speciali, da condividere in completo relax con gli amici animali: giunta ormai alla sua 12° edizione, LAVacanza si svolgerà dal 29 agosto al 5 settembre, presso il Passo Croce D’Aune, vicino a Feltre e Pedavena, sulle Dolomiti bellunesi. Escursioni, gite e visite guidate, corsi di cucina, relax e attività ludiche per un’esperienza unica, da vivere tutti insieme, animali umani e non. Il tutto completato da una gustosa cucina vegan basata su prodotti di stagione, perfetta per il nostro benessere e per quello dell’ambiente. La destinazione, il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, nella località di Passo Croce D’Aune, a 1011 metri di quota, in provincia di Belluno è un’area incantevole in cui l’ambiente circostante è rimasto incontaminato, mantenendo un aspetto a tratti “selvaggio” e di straordinaria bellezza. Il luogo ideale per una vacanza rilassante, a contatto con la natura, con la possibilità di fare escursioni (le vette Feltrine, il Monte Grappa, il lago di Calaita e il Lago della Stua, la “Riserva Naturale di Popolamento Animale e Vegetale”, il museo etnografico di Cesiomag-

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giore) e passeggiate in compagnia dei quattro zampe e di persone che condividono le vacanze per famiglie “allargate”… anche ai quattro zampe. I vostri cani infatti, come di consueto, saranno i benvenuti! Per tutti, l’offerta di un menu curato da un maestro chef della cucina vegan: una garanzia per coloro che hanno già abbracciato la scelta di un’alimentazione davvero sostenibile e salutare, mentre per coloro che non hanno mai provato i gustosi manicaretti vegan, e i

tanti vantaggi di questi piatti, sarà l’occasione migliore per apprezzare questa cucina “guidati” da mano esperte. Buona compagnia, buon cibo, allegria e il paesaggio mozzafiato delle Dolomiti renderanno davvero speciale la vostra LAVacanza! Per informazioni e per partecipare: e-mail lavacanza@lav.it cell. 348.0407565 Facebook: www.facebook.com/ LAVacanza


Vegan-friendly

www.lav.it

a casa e fuori casa

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di Paola Segurini

a consapevolezza che l’impatto disastroso degli allevamenti e della coltivazione di vegetali destinati ai mangimi ha su animali, distribuzione più equa delle risorse tra Nord e Sud del mondo, tutela dell’ambiente e salvaguardia della salute, si rafforza sempre più nell’opinione pubblica. Parallelamente, i singoli si dimostrano sempre più disponibili a rivedere i propri stili di vita per mettere in pratica comportamenti più etici e di minor effetto negativo globale. È sempre più evidente che adottare abitudini alimentari virtuose, a partire anche da un solo giorno alla settimana, può fare un’enorme differenza e cresce la disponibilità di alternative proteiche vegetali, sia nella piccola che nella grande distribuzione. Si amplia quotidianamente la presenza di specialità vegan in caffetterie, paninoteche, pizzerie, ristoranti. E aumenta così la possibilità per le persone sensibili a una o più delle “leve” etiche della nostra campagna Cambiamenu, di adottare provare, diffondere momenti alimentari tutti imperniati sulle scelte senza crudeltà. Il MercoledìVeg è un’estensione, un allargamento “mediterraneo” e solo vegan, dei giorni “senza carne” attivati con successo in numerose realtà straniere sia metropolitane che didattiche. Il concetto, lanciato dalla LAV nel 2012, si è diffuso – come testimoniano

i numeri del nostro sito Cambiamenu e dei Social Network– e funge sempre più da grimaldello positivo per aprire la porta a scelte più definitive e costanti verso l’alimentazione senza crudeltà e lo stile di vita vegan, ad essa legato. Il MercoledìVeg Fuori Casa vuole essere un’ulteriore apertura alla presenza di menu vegan nelle attività di ristorazione, a partire – ma assolutamente non limitata a – da un giorno alla settimana. Il nostro obiettivo, a partire dal 2015, anno in cui il grande evento espositivo universale di Milano porterà sotto i riflettori le tematiche relative alla nutrizione e al cibo, è di creare ed allargare progressivamente una rete di realtà gastronomiche, quali ristoranti, pizzerie, pasticcerie, mense che implementino e offrano un menu o piatti vegan equilibrati e attraenti per tutti. Il MercolediVeg Fuori Casa va considerato però solo come primo passo verso un’opzione senza crudeltà presente tutti i giorni. A questo proposito abbiamo realizzato alcuni materiali divulgativi caratteriz-

Mousse e fragole di Arianna Dall’Occo Ingredienti: 200 ml di latte di soia alla vaniglia, 50 gr di zucchero di canna, 30 gr di farin, 1 limone bio. 150 ml di panna vegetale da montare, 250 gr di fragole, 2 cucchiai di zucchero di canna. In un pentolino versare la farina, lo zucchero e la buccia grattugiata del limone,

aggiungere il latte tiepido poco per volta mescolando con una frusta per non formare grumi. Cuocere a fiamma

zati da un’immagine accattivante e in linea con la nostra comunicazione associativa. Il piatto azzurro con un simpatico pulcino costruito con piccoli spicchi d’ananas, vuole perciò essere un simbolo accattivante e di facile riconoscimento per l’opzione vegan che, come recita la locandina da esporre nel locale, è una gioia anche per gli occhi. Lo stesso criterio inventivo è stato utilizzato per la grafica dei piccoli fogli su cui scrivere il menu del giorno o della settimana: coccinelline di pomodoro camminano vicino al piatto comprendente un mazzo di fiori composti di germogli e carote. Colori, sapori e vivacità: sono il segreto per portare l’alimentazione Buona da tutti i punti di vista, oltre che nelle case, anche nella ristorazione collettiva privata e pubblica. Partendo da un giorno alla settimana e dalla firma di un accordo tra la LAV e l’esercente, a garanzia del rispetto del consumatore e del cliente, contiamo di espandere il panorama di locali vegan-friendly in Italia. Sul nuovo sito Cambiamenu.it, ora in versione responsive, sarà possibile individuare con pochi clic, oltre alle ricette vegan ormai numerosissime e famose, le attività commerciali che propongono menu e piatti rispondenti a questo nuovo progetto. Chi fosse interessato ad aderire può contattare la sede locale LAV della sua città o scrivere a p.segurini@lav.it, per avere più informazioni sui criteri di adesione.

bassa sempre mescolando, finché non addensa, spegnere il fuoco e lasciar raffreddare completamente; aggiungere a questa crema la panna veg montata, mescolando dal basso verso l’alto e tenere in frigorifero circa un’ora. Tagliare le fragole a pezzetti, condire con un po’ di succo di limone e lo zucchero di canna. Versare la crema e le fragole in vasetti o in bicchieri monoporzione, alternando gli strati; tenere in frigorifero un paio d’ore prima di servire. Impronte • giugno 2015

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Semproniano:

un centro di recupero per tutti di Laura Sansone

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l 6 dicembre 2012 è finito l’incubo per decine di animali. Questi erano detenuti a Signa in una vera e propria cascina degli orrori: una fattoria lager dove venivano macellati abusivamente galline, mucche, tori, maiali, polli, anatre, ma anche cani e gatti. Gli animali liberati sono stati strappati dal degrado e dalla sporcizia per essere accolti in una struttura immersa nella natura, dove ora pascolano liberi e lontani da qualsiasi pericolo. Si tratta del Centro di Recupero per Animali Selvatici sito a Semproniano, in provincia di Grosseto. Qui la LAV ha portato capre, pecore, cavalli e tanti altri ovini e bovini sottratti alla morte e liberati per sempre.

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Ma il Centro di Semproniano non ha finito di ospitare animali dei più svariati tipi, dimensioni e provenienze. È infatti qui che sono stati accolti i nostri “ex circensi”: le immagini di Madiba e Antares, sequestrati dal circo Martini, che toccano il terreno con le zampe e si strofinano per la prima volta sull’erba hanno commosso molti. Così come le immagini del maxi sequestro dal circo Martin, che ha

visto finalmente liberi tutti gli animali che deteneva, trasmettendo un senso di profonda rivalsa e libertà di chi libero non lo è mai stato ma grazie a noi ha potuto ritrovare la sua natura di animale. Il centro di recupero ospita animali dei più diversi, provenienti da realtà differenti e drammatiche. Ma mentre mucche, buoi e maiali stanno assaporando il loro habitat naturale, per leoni, tigri, cammelli, lama, dromedari e tutti gli animali esotici la questione cambia: la LAV non si accontenta di averli sottratti ai loro sfruttatori per inserirli in una struttura protetta, ma vuole anche attrezzare la struttura stessa per offrir loro tutto il necessario per farli sentire a casa. A partire da uno spazio più grande, la LAV vuole acquistare un’area di 25 ettari di terreno.


FOTO ALESSIA CERQUA

www.lav.it

Questo sarà destinato agli animali fino ad ora liberati e a quelli che libereremo: in Italia ci sono ancora 2000 di loro detenuti nei circhi. Abbiamo l’intenzione di liberarli uno a uno ma sarà anche necessario prepararci al loro arrivo. Per questo stiamo progettando l’integrazione del Centro di Semproniano con questa immensa area, che diverrà anche un centro per l’Educazione contro il maltrattamento, volto a diffondere la sensibilità e il rispetto per tutti gli

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Vuoi sostenere gli animali del Centro di Recupero di Semproniano? Compila questo tagliando e invialo a: LAV • Viale Regina Margherita 177 • 00198 Roma fax: 06 4461326 • info@lav.it Nome.........................................Cognome............................................................... Indirizzo..................................................................................................................... Città...........................................................Pr....................................... CAP.............. Tel................................................. Email.................................................................... Data di nascita ..../..../.... Luogo di nascita......................................................

animali, nessuno escluso. La LAV intende investire su questo progetto utilizzando tutti i proventi derivanti dalle donazioni dei sostenitori e dai lasciti testamentari di chi ha cuore il futuro di questi animali. Ne è un esempio il recente lascito della signora Giorgia, fervente animalista e socia LAV da sempre, che ha lasciato in eredità un rilevante contributo dettato dal suo amore verso gli animali che verrà veicolato alla realizzazione della struttura. Scegli una di queste modalità: ☐ Bonifico Bancario ☐ Bollettino postale allegato ☐ Donazione continuativa: compila il modulo allegato e rimandalo alla LAV ☐ Adozione a distanza ☐ Lascito per gli animali Qualsiasi contributo sarà prezioso! Ci aiuterai a raggiungere più facilmente il nostro obiettivo per tutti gli animali selvatici ospitati nel Centro. Grazie! Per maggiori informazioni: tel. 06 4461325, info@lav.it

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