Racconto Dicembre 2022

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LETTURE CONSIGLIATE DALLA LAV

Animali che salvano l’anima In dono, per le/i lettrici/ori di Impronte, un estratto dall’antologia di racconti scritti dai Detenuti dell’isola di Gorgona, con il supporto del laboratorio di scrittura creativa di Prita Grassi. Pagine di ricordi che emozionano e confermano l’importanza del legame con gli animali. Per anni ci siamo battuti per mettere fine alla macellazione degli animali presso il macello di questo penitenziario. Nel 2020 siamo finalmente riusciti a siglare un accordo, con il consenso dell’Amministrazione locale e dell’allora sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, e trasformare la Casa Circondariale dell’isola in un modello di buone pratiche nella relazione uomo-animale. Dopo la pausa forzata imposta dall’emergenza sanitaria Covid, abbiamo iniziato a trasferire sulla terraferma 588 animali, evitando la loro macellazione. E così gli ospiti della colonia penale dell’isola toscana hanno fermato per sempre la macellazione di maiali, capre, galline, bovini accolti in rifugi, o dati in adozione, grazie alla LAV. Gli animali sono compagni della nostra vita da amare e rispettare, da ricordare e difendere. Un sentito ringraziamento ai Detenuti-autori dei racconti, della copertina e dell’appendice con bellissimi disegni, e a quanti hanno creduto in questo grandioso progetto di recupero della relazione umana-animale, in particolare a Carlo Alberto Mazzerbo (già Direttore del Carcere di Gorgona) e a Giovanni De Peppo (già Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Livorno).

Buone Feste dalla LAV


Questi pensieri e questi appunti – frutto del laboratorio di Scrittura Creativa condotto da Prita – hanno un oggetto specifico e speciale. A legarli insieme, infatti, è la cosiddetta empatia per gli animali: una capacità dalle tante sfumature che prende forma tra le righe dei racconti, dominati da affermazioni generali («chi non vuol bene agli animali non vuol bene neanche alle persone»), come dalla rappresentazione minuziosa e particolareggiata della vita quotidiana all’interno della famiglia. Solo in rare occasioni le storie escono dalla casa – che sia nel quartiere Barra di Napoli o in Pakistan, in Marocco, poco importa – coinvolgendo l’animale anch’esso detenuto in una struttura penitenziaria (magari a Volterra «dove si possono tenere degli uccelli che fanno compagnia ai detenuti», oppure a Fossombrone). Quasi tutti i protagonisti non umani hanno un nome. Ecco allora il pappagallo Ciccio, il passerotto Mia, il cavallo Diego, la gattina Trilly, e altri ancora. Mentre i protagonisti umani giocano a immedesimarsi nell’animale che vorrebbero essere: ad esempio, una formica (e non uno squalo perché, sentenzia uno degli autori in maniera categorica, «lui è addirittura pericoloso per gli umani e nel suo ambiente non ho parole per descrivere come si comporta»). Le pagine che seguono vanno lette però senza trascurare il luogo, altrettanto specifico e speciale, composte come sono in un “carcere” (vocabolo ampiamente utilizzato, nonostante sia atecnico in quanto il lessico penitenziario distingue istituti e case di reclusione). Un carcere che, a sua volta, è stato costruito sopra un’isola. E di carceri sparse per l’Italia ce ne sono tante; invece, quell’isola, che ospita il carcere, è davvero unica. Gorgona è il suo nome: situata davanti a Livorno, inserita nel Parco nazionale dell’Arcipelago toscano. Un simbolo, un’isola-penitenziario trasformatasi - lentamente e con mille sforzi per aggirare ostacoli di ogni tipo - in laboratorio a difesa degli animali. Non è semplice sintetizzare gli avvenimenti che hanno cambiato l’isola nel suo insieme. Per Gorgona si è scesi in piazza, sono state raccolte migliaia di firme, si sono mobilitati cittadini, intellettuali (Stefano Rodotà e Luigi Lombardi Vallauri), scrittori (nel 2016 Susanna Tamaro intervenne sulle colonne del Corriere della Sera). E poi mozioni parlamentari, conferenze, dibattiti, articoli, libri di vario genere (per bambini e per studenti universitari): non per niente questa pubblicazione oggi è curata dalla LAV che ha avuto un ruolo fondamentale nella “svolta” di Gorgona, nella chiusura cioè di un’istituzione totale estrema (un macello) nella quale lavoravano i detenuti. Così finiva per sommarsi la violenza di due luoghi oscuri e inaccessibili, già contestati se presi singolarmente. La “svolta” di Gorgona si è concretizzata in un grande progetto (di cui il laboratorio di Scrittura è parte integrante) che deve continuare a espandersi per impedire qualsiasi ritorno a un passato in aperta contraddizione sia con il fine rieducativo della pena (imposto dall’art. 27 della nostra Costituzione), sia con le misure

suggerite dalle Regole penitenziarie varate dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e tendenti a preparare gradualmente il ritorno della persona detenuta alla vita in un ambiente libero (art. 107 comma 2 Raccomandazione n. 2 del 2006 aggiornata nel 2020). La necessità di assicurare una vita responsabile ed esente dal crimine mal si concilia con i lavori cruenti del mattatoio, e con la partecipazione alla “catena di smontaggio” degli esseri. La “svolta”, se si vuole davvero che resti definitiva, va difesa a oltranza. Il direttore Carlo Mazzerbo conclude la sua presentazione con parole impegnative auspicando che Gorgona «sia sempre di più l’isola dei diritti». Dei diritti “effettivi” verrebbe da aggiungere; in realtà, solo un simile aggettivo è in grado di offrire una qualificazione concreta. Lo sa bene la Corte europea dei diritti dell’uomo, lo riconoscono le istituzioni dell’Unione europea quando abbinano tutela e promozione dei diritti, ribadendo che l’effettività è proprio questo. Occorre adesso - dismesse le attività di macellazione, ridotto il numero dei capi di bestiame ospitati oramai nei rifugi grazie alla LAV - dare un senso differente a tutto quanto, favorendo il trattamento rieducativo (pilastro del sistema penitenziario) attraverso la cura, l’accudimento, la relazione con gli animali non umani, quelli per intenderci senza un nome, rimasti fuori dalle storie qui raccontate. Occorre pure insistere nel monitoraggio di questo progetto, portentoso nella sua unicità, perché la storia, con la “esse” maiuscola, insegna che le conquiste faticose, raggiunte con tanti sacrifici negli anni, sono spesso cancellate in brevissimo tempo da burocrati poco lungimiranti, per niente sensibili e preparati, ma assai veloci (come esclusivamente i burocrati sanno essere da sempre). È necessario, in altre parole, non lasciare niente al caso, dando di conseguenza la giusta collocazione e la meritata visibilità a questi “frammenti di viaggio” che probabilmente avrebbero incuriosito Gianni Rodari e Luis Sepúlveda. Il maestro ribelle e lo scrittore esule nel mondo hanno saputo mescolare sogni fantastici e rigorosa militanza, pensando in grande anche quando all’apparenza sembrava che creassero “solo” strampalate filastrocche in cielo e in terra o che descrivessero “solo” gatti alle prese con gabbianelle incapaci di spiccare il volo. Un’ultima cosa: non basta lasciare niente al caso, bisogna mostrare soprattutto un po’ di coraggio per uscire dal pantano delle idee, apprezzando le pratiche che fondono responsabilizzazione individuale, vita degna, empatia. Sarebbe un segnale di enorme valore nell’attuale fase dell’Europa, allo sbando, intenta a tracciare confini con il filo spinato e a costruire nuove gabbie. Insomma, si tratta di volare, cosa che riesce a chi osa farlo. Quale posto migliore di Gorgona per un tentativo del genere? Silvia Buzzelli Professore di diritto penitenziario Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Milano-Bicocca

Non basta lasciare niente al caso, bisogna mostrare soprattutto un po’ di coraggio per uscire dal pantano delle idee, apprezzando le pratiche che fondono responsabilizzazione individuale, vita degna, empatia. Sarebbe un segnale di enorme valore nell’attuale fase dell’Europa, allo sbando, intenta a tracciare confini con il filo spinato e a costruire nuove gabbie


L’animale che vorrei essere Che animale vorrei essere? Mmm… Se volessi essere un uccello, sicuramente potrei essere un’aquila, ma non vorrei, perché l’aquila è cacciatrice, caccia animaletti che non fanno male a nessuno. Se volessi essere un pesce potrei essere uno squalo e anche questa scelta non è granché, lui è addirittura pericoloso per gli umani e nel suo ambiente non ho parole per descrivere come si comporta. Se volessi essere un felino preferirei essere un leone, perché è il re di tutti gli animali. Ma essere il leone credo e so bene che non è per me, perché in realtà è molto cattivo, aggressivo, insomma non mi piacciono i leoni. Vorrei essere utile per il nostro ambiente e più di tutto non vorrei fare male a nessuno che sta e vive intorno a me. Quindi scelgo la formica, perché tra di loro sono unite, capaci di proteggersi e cosa più importante puliscono il proprio ambiente dal marcio, dagli invasori, dalla sporcizia. Sono così piccole e invisibili, però per il nostro ambiente sono molto utili. Artur

Un grande amico Quando vivevo in Pakistan con la mia famiglia all’età di sedici anni notai un cane lupo cucciolo di circa sei mesi con un mantello scuro che vagava abbandonato e con varie chiazze di rogna sul pelo. Mi dispiaceva vederlo così che ogni giorno si aggirava triste e affamato e con quella malattia che con il passare del tempo peggiorava. Decisi di aiutarlo conducendolo in una casa dove non abitava nessuno, così non correva più rischi e avrei potuto portargli da mangiare gli avanzi dei nostri pasti. Poiché gli avanzi non erano davvero molti, succedeva che mangiavo un po’ meno per darne a lui. Gli misi il nome Tommy. Mio padre aveva notato l’andirivieni dalla vecchia casa che non era molto lontana dalla nostra e mi chiese spiegazioni, quando capì la ragione approvò la mia scelta. Pensai anche che andasse curato, mi ero accorto dal suo pelo che la malattia progrediva e interessava sempre più zone del suo manto. Bisognava fare presto. Sapevo che nel paese c’era un anziano esperto che mi avrebbe potuto aiutare e lo andai a trovare. Gli spiegai che volevo salvare quel cane, era un trovatello ma gli volevo un gran bene. Allora lui mi consigliò un prodotto che dovevo acquistare in farmacia e mi spiegò come usarlo. Questa medicina aveva un costo che oggi potremmo definire irrisorio, ma all’epoca io andavo a scuola e quando chiesi i soldi ai miei genitori mi fecero presente che me li avrebbero dati, ma che non ne avrei avuti altri per quella settimana. Non ebbi un solo attimo di esitazione, accettai subito la proposta, non era nulla fare qualche sacrificio per alcuni giorni. La cosa veramente importante per me era, in quel momento, la salute di Tommy. Andai subito a comperare la medicina e lo stesso giorno iniziai la cura che consisteva in una pulizia attenta delle parti infettate e poi nel cospargere la pomata. In poco tempo il problema fu risolto e il pelo tornò a ricoprire tutto il suo corpo diventando lucido e splendente. Intanto erano passati due mesi e Tommy continuava a crescere: era diventato un magnifico cane e gli volevo sempre più bene. Ora che era guarito e non rischiava di infettare altri animali lo portai nella nostra stalla dove c’erano mucche, asini e pecore. Si abituò immediatamente, diventò molto attento e non lasciava che nessuno si avvicinasse alla stalla. Tommy conosceva benissimo i miei orari e se la mattina ritardavo veniva alla porta di casa e con la zampa la grattava fino a quando non uscivo e si metteva ad abbaiare felice. Nonostante fosse diventato un magnifico grande lupo, era molto dolce e sensibile, mi voleva molto bene e io a lui. Tra noi si era instaurata una forte intesa, quando eravamo insieme faceva sempre attenzione a ogni mia


richiesta e spostamento, non mi perdeva mai di vista. Anche i miei genitori erano contenti, apprezzavano la mia scelta e la grande amicizia con Tommy. Un giorno, tornando da scuola, mio padre mi disse che erano venute due persone da un villaggio vicino, volevano il cane asserendo che fosse loro. Io mi opposi deciso e risposi che non lo avrei mai lasciato nelle mani di chi se ne era disfatto quando io lo avevo trovato malato e in completo abbandono. Si erano comportati con grande cattiveria, visto che si trattava anche di una famiglia benestante e non avrebbero certo avuto problemi economici a curarlo. Fu così che quando tornarono venne fatta una prova davanti a tante persone. Loro provarono a chiamarlo, ma lui non si mosse, mentre quando lo chiamai io venne di corsa e così, anche se contrariati, se ne andarono senza mai più tornare. Quando Tommy era con me mi bastava un semplice cenno e subito capiva che cosa volevo, anche io avevo iniziato a conoscerlo e intuivo ogni sua esigenza, riuscivamo a capirci perfettamente. Passarono pochi mesi e quando aveva poco più di un anno, improvvisamente, un giorno cominciò a comportarsi in modo strano. Si vedeva che soffriva e diventò molto aggressivo mordendo anche un asino che poi morì. Fui costretto a rinchiuderlo, ringhiava a tutti coloro che si avvicinavano, me compreso. Ci rendemmo conto che era stato morso da un cobra. Subito cercai di sapere se c’era una possibilità di salvarlo con un antidoto, ma non si poteva più fare nulla. Dopo pochi giorni morì tra atroci sofferenze, facendo una schiuma bianca dalla bocca. Fui così colpito dalla sua perdita e dal dolore che provavo che per giorni non riuscii a mangiare nè ad andare a scuola. Il suo ricordo è sempre rimasto con me, sono passati tanti anni ma ancora oggi, ogni tanto, la mia mente è invasa dalle immagini di Tommy e dagli straordinari momenti vissuti insieme e del gran bene che ci volevamo. A volte mi succede di avere la sensazione che sia ancora vicino a me. Husein

Carmignani Editrice www.carmignanieditrice.com Carmignani Editrice nasce nel 2014 in Toscana, con l’ambizione di seminare, attraverso i libri, la cultura necessaria a creare le basi per un mondo migliore. Il suo impegno è di creare valore per il territorio, valori per le persone. Con i libri cerca di costruire uno spazio dove le altre persone e l’ambiente stesso diventino un fine e non un mezzo, uno spazio rispettoso delle varietà culturali e personali, uno spazio che offra spunti edificanti di pensiero, nel rispetto del pluralismo culturale. Attraverso le sue collane, di ampio raggio, Carmignani Editrice può prestare la giusta attenzione a tutte le forme di letteratura più vicine al territorio e alle persone. Offre da sempre spazio alla produzione letteraria al femminile: con la collana “scrivere donna”, oltre a favorire le autrici e le tematiche femminili attuali, riporta alla luce della memoria le donne del passato e cadute in un ingiustificato oblio. Gli anni di esperienza tra autrici e autori ci hanno indotto a immaginare il mondo della piccola editoria indipendente come un luogo di scambio culturale più vero e libero, in cui affiorano vene letterarie anche di alta qualità stilistica, dalle tinte vivaci e slegate dalle logiche del mercato di massa. Offre agli utenti corsi di scrittura creativa, di grafica, di narratologia, di scrittura di genere, gruppi di lettura, laboratori per bambini e bambine in modalità a distanza e in presenza, laddove possibile e secondo le nuove misure sanitarie. Tutti i corsi sono consultabili sul sito “Oggi scrivo io” www.carmignanieditrice.com

I.R.

Carmignani Editrice – 105 Pagine Disponibile presso i principali store di libri


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