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Storia e progettazione
from TYPO STORIES
by LUCIA
L’Helvetica deriva da un carattere tipografico già esistente nel diciannovesimo secolo, chamato Grotesk. Questo fu impiegato da vari progettisti dell’epoca sopratutto per le scritte delle insegne informative, sfruttando i caratteri robusti e impattanti propri del Grotesk.
Nel 1856 Il Grotesk si declina in una nuova versione, l’Akzidenz Grotesk, prodotto dalla fonderia tedesca H. Berthold AG, uno dei primi caratteri lowercase e senza grazie, prodotto in quattro differenti pesi.
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Con il nuovo secolo, il capo della fonderia Haas Type Foundry, Edouard Hoffmann, incarica a Max Miedinger la creazione di una nuova linea tipografica di caratteri senza grazie. Ed è così che il freelancer creò un nuovo set di caratteri derivati da un rinnovamento dell’Akzidenz Grotesk. I due caratteri sono molto simili, tanto che speso vengono confusi. Tra le sottili differenze ci sono la minuscola e la maiuscola “C” e le maiuscole “G”, “J”, “R”, “Q”. Inoltre Miedinger modificò l’altezza e la distanza della linea di base rispetto all’altezza x, conferendo all’Helvetica regolarità, risultando più consistente nel peso e nello stile.
Nel 1957 nasce quindi il Neue Haas Grotesk, ribattezzato successivamente nel 1960 come Helvetica, nome che riprende la traduzione latina di Svizzera (Helvetia). Questa scelta deriva dal desiderio di portare su scala internazionale il movimento d’avanguardia della Swiss Technology, un fenomeno che rifletteva le tendenze industriali del tempo che venivano perfettamente riflesse nell’Helvetica esprimendo un’ idea ancora trasfigurata del modernismo.
L’Helvetica è un carattere Sans Serif Grotesque, ovvero senza grazie. Lo sviluppo dei caratteri è prettamente verticale o orizzontale, mai diagonale; l’unico particolare che si distoglie dalla rigidità delle forme prettamente geometrizzate è la “goccia” presente nelle “a” minuscole, rendendo più morbida la composizione del font.
Questa particolarità la si può ritrovare anche nella gamba curva della “R” maiuscola, la Q ce l’ha dritta e angolata; la i e la j hanno i puntini quadrati, lo spazio interno della O, della Q e della C è ovale.
Altra caratteristica che rende Helvetica così unico è il contrasto fra spazio positivo e negativo: infatti, sembra quasi che venga data più importanza al bianco intorno alle lettere che le lettere stesse.
La sua essenzialità rende la lettura del carattere molto chiara e neutra, diventando il font perfetto per comunicare messaggi senza distogliere l’attenzione su eventuali immagini. Nell’esempio riportato nella pagina accanto,viene riportata una copertina realizzata dal designer Pino Tovaglia che esemplifica una declinazione del Neue Haas Grotesk a cui è stato applicato il kerning, una pratica tipografica che permette un estremo ravvicinamento delle lettere all’interno di una parola, spesso compromettendo la leggibilità e creando un effetto ottico simile al negativo delle lettere. In questo caso, il Neue Haas Grotesk risulta ottimale nel comunicare il messaggio principale della rivista.
Nella pagina a fianco:
Pino Tovaglia, “Pirelli” (n.2, 1968), copertina.