13-FEB-2019 Estratto da pag. 14 3043
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EDIZIONE DELLA MATTINA
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EDIZIONE DELLA MATTINA
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13-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043
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13-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043
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13-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043
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MERCOLEDÌ 13 FEBBRAIO 2019
QUOTIDIANO INDIPENDENTE DEL BELLUNESE € 1,20 ANNO XXVI-N¡ 43
BELLUNO- PIAZZA MARTIRI, 26/B TEL. 0437/957.711
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autonomia
MARCO PARISSENTI È LA PRIMA VITTIMA DELL’EPIDEMIA IN PROVINCIA DI BELLUNO
La bozza da completare Conte annuncia il rinvio
DALL’ANESE / A PAG. 23
SALMASO / PAGINE 2 E 3
il verdetto
l’analisi costi-benefici
La Tav bocciata dagli esperti E nel governo è scontro aperto
impianti a cortina
Staunies, no delle Regole alla stazione d’arrivo La postazione a monte della nuova funivia ricade nell’area del Parco delle Dolomiti ampezzane Sarà necessaria una variante al Piano ambientale con un allungamento dei tempi
L’analisi costi-benefici della Torino-Lione, porta un verdetto impietoso: secondo la commissione di esperti la Tav sarebbe un enorme spreco di soldi pubblici. / PAGINE 4 E 5
Non c’è, almeno per ora, il via libera definitivo al progetto per il nuovo impianto funiviario a Staunies, che la società Faloria ha presentato il 5 febbraio scorso, in occasione dei festeggiamenti per gli ottant’anni della funivia Faloria. L’impedimento arriva dalle Regole d’Ampezzo che, se da un lato hanno dato parere positivo all’area di loro proprietà per quanto riguarda la stazione di partenza, dall’altro hanno fornito parere nega-
tivo per la stazione di arrivo, a forcella Staunies. La zona non è in realtà di proprietà delle Regole, ma del Demanio, tuttavia rientra nell’area del Parco naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, in gestione all’antico ente. E il Piano ambientale del Parco prevede una sistemazione della stazione di arrivo in linea con quella precedente, mentre il progetto della società Faloria prevede una stazione completamente diversa. MENARDI / A PAG. 27
rifuginrete.com
Rifugio Auronzo la sua webcam è la più cliccata in Italia Il rendering della stazione d’arrivo
L’OPINIONE
DE ROSA / A PAG. 32
le elezioni nel bellunese
Al voto a maggio 32 comuni Cinque i sindaci non ricandidabili
4&(3& / A PAG. 6
UN DOCUMENTO SCIENTIFICAMENTE IMBARAZZANTE
Q
ualche giorno ci vorrà per analizzare il documento del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit).
C’è anche Borgo Valbelluna, il comune nato dalla fusione tra Trichiana, Mel e Lentiai. ALIPRANDI / PAGINE 18 E 19
CASO BANCHE (63*4"55* / A PAG. 12
NON SI POSSONO MILLANTARE AIUTI PER TUTTI
I
vicepremier promettono ristoro. Possono farlo, ma solo per i risparmiatori che hanno “incautamente” acquistato azioni avariate.
Vignui, la strada sarà riaperta per il fine settimana Prima le proteste dei cittadini, poi le mosse del Comune di Feltre per riaprire la strada che porta a Vignui. Chiesto anche l’intervento della Provincia ma la risposta è stata
negativa. Sono comunque partiti i lavori per riaprire la strada ed evitare agli abitanti di Vignui di Feltre lunghi giri. CURTO / A PAG. 24
longarone
La fiaba sul leccio abbattuto dal vento piace a Mattarella
U
na lettera del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e una del governatore Zaia. Ringraziamenti illustri per la prima B della media Gonzaga, che ha scritto e illustrato una fiaba che racconta il maltempo nel Bellunese e la scomparsa del leccio secolare di Longarone. DE COL / A PAG. 22
da domani con il corriere il nuovo mensile “live” per cHi vuole vivere sano
2
MERCOLEDÌ 13 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
La sfida delle Regioni
“Re” Zaia vuole mettere a dieta Roma chiede gli aeroporti e la laguna di Venezia Fa discutere la bozza dell’autonomia consegnata ai parlamentari della Bicamerale. Meno potere ai sindaci
PADOVA. Letta e riletta sulle
chat la bozza dell’autonomia del Veneto, gira una battuta tra i grillini e i dem della Bicamerale delle Regioni, che attendono la convocazione del ministro Erika Stefani: ma quale Doge della Serenissima, Luca Zaia spera di essere incoronato imperatore. Chiede tutto: nelle 23 materie dell’articolo 117 oltre al la scuola e ai beni culturali pretende pure gli aeroporti Save di Venezia e Treviso e il Catullo di Verona. E intende nominare con un suo decreto il presidente del Porto di Venezia e Chioggia. Per non parlare delle ferrovie. Tutte al Veneto, tranne la Milano-Venezia-Trieste. Le richieste di Zaia sono state bloccate dal ministro Danilo Toninelli, che ha concesso solo la competenza sui masterplan degli aeroporti. Un dettaglio. Quasi un affronto. Non è affatto in discesa la strada dell’autonomia, tanto che la data del 15 febbraio non sarà rispettata perché il braccio di ferro tra Lega e M5S non si placa, dopo il trionfo di Salvini in Abruzzo e lo stop di Di Maio alla Tav Parigi-Lione. Il regionalismo non è una priorità del governo gialloverde, ma le bozze del ministro Erika Stefani finite sui banchi dei parlamentari della Bicamerale fanno discutere. Perché si tratta di una svol-
Alla Camera vogliono poter emendare il testo definitivo quando sarà legge ta storica, che mette a dieta la burocrazia romana con il trasferimento del potere reale alle regioni senza che il Parlamento possa intervenire, tanto che a Montecitorio è girata la voce che l’iter legislativo verrà modificato con le intese emendabili in commissione e non votate a scatola chiusa. Addio procedura “semicostituzionale rafforzata”. Un cambio di gerarchia istituzionale mai contemplata nella riforma del titolo V della Costituzione, varato dal governo dell’Ulivo nel 2001. E se Bossi per vent’anni ha predicato contro “Roma-ladrona”, Luca Zaia con il referendum del 2017 ha fatto scattare la “fase 2”: il passaggio vero dei poteri da Roma a Venezia, Milano e Bologna e poi alle altre 9 regioni che si sono messe in coda negli uffici del ministro Stefani. Rimasto senza rivali in Veneto, con Galan desapareci-
do per lo scandalo del Mose, Zanonato “esiliato” al parlamento Ue e Massimo Cacciari “ maître à penser” in tv con le sue coraggiose analisi, il leader della Lega si è trovato la strada spianata e solo Salvini ne potrà frenare la corsa. Il cuore dell’autonomia si trova nel titolo I “disposizioni generali”, identico per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che in 8 articoli fissa i principi cardine applicati per tutte le regioni che ne faranno richiesta, come ha sottolineato il sottosegretario Stefano Buffagni (M5S). La commissione paritetica (articolo 3) mutuata da Trento e Bolzano su proposta di Gianclaudio Bressa (Pd) è la vera cabina di regia perché decide-
Le nuove gerarchie istituzionali sui fondi per i comuni e la Città metropolitana rà le risorse da assegnare non solo alle Regioni ma su delega anche ai comuni, alle province e alla città metropolitana di Venezia. Cambia tutto. L’articolo 5 è ancora in bianco perché manca il via libera del Mef di Giovanni Tria ma la proposta di Zaia è chiara e condivisa dalla Stefani: ciò che lo Stato oggi spende per le 23 materie sarà trasferito al Veneto a saldo zero in attesa dei costi standard tra 5 anni. Poi scatterà la compartecipazione al gettito fiscale Iva, Irpef e Ires con i soldi direttamente nelle casse di Palazzo Balbi senza fare la spola con il Mef a Roma. Chi ci guadagna in questa rivoluzione istituzionale? Il sindaco Beppe Sala, appena ha capito che dovrà bussare dal governatore Fontana invece che a Palazzo Chigi per ottenere le risorse di Milano, ha fattola voce grossa. Lui non ci sta. Destino analogo si profila per Luigi Brugnaro che dovrà condividere con la Regione la gestione del Mose e di tutte le competenze per la salvaguardia della laguna di Venezia: stop ai comitatoni romani. Semaforo rosso invece per il trasferimento del demanio marittimo e fluviale: Zaia punta a gestire il litorale adriatico da Rosolina a Bibione e i bacini del Po, Adige, Brenta, Piave e Tagliamento con le relative riscossioni dei canoni. Al Mef, per chiudere la discussione, hanno fatto la voce grossa: mai e poi mai il patrimonio del demanio statale può essere “regalato” alle Regioni o il bilancio dell’Azienda Italia finisce in bancarotta. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
COSA CAMBIA CON L’AUTONOMIA 1
GIUSTIZIA DI PACE Competenza su distribuzione del personale e organizzazione delle sedi
6
RICERCA SCIENTIFICA Coordinamento delle università e dei centri regionali. Accesso ai crediti di imposta per le assunzioni altamente qualificate
11
GOVERNO DEL TERRITORIO Nuovi poteri con la rigenerazione urbana. Possibilità di costruire in deroga ai Prg
RAPPORTI CON L’UE La Regione può stipulare intese con enti territoriali esteri e può essere coinvolta nei contenziosi con Bruxelles.
AMBIENTE Nuove competenze sui rifiuti, per la raccolta e lo smaltimento, compresi quelli speciali come amianto e industriali. Catasto dei rifiuti Potere di bonifica dei Sin 152/2006
5
LAVORO Nuovi poteri legislativi Fondo regionale cassa integrazione da definire
8
7
SANITÀ Possibilità di aumentare le piante organiche con l’attivazione di percorsi alternativi di formazione specialistica dei medici d’intesa con le università. Contratti a tempo determinato per gli specializzandi Abolizione della compartecipazione alla spesa sanitaria con abolizione della quota fissa
PRODOTTI BIOLOGICI Poteri di controllo e legislativi
BIO
10 9
SPORT Fondo regionale per lo sport (ora è del Coni)
12
PROTEZIONE CIVILE Potestà legislativa con potere di emanare ordinanze per eventi calamitosi e coordinamento del volontariato
15
INFRASTRUTTURE NON NONC’È C’ÈINTESA L’INTESA
COMPETENZA PORTO Ampliata la zona Franca di competenza del porto
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PORTI E AEROPORTI Le Regione può realizzare i masterplan degli aeroporti
16
14
LAGUNA DI VENEZIA La potestà legislativa esercitata dallo Stato passa alla regione per la laguna di Venezia e il bacino scolante d’intesa con il magistrato alle acque Gestione del Mose. Attività di monitoraggio e controllo
18
COMUNICAZIONE Prevista l’agenzia digitale veneta
17
ENERGIA NON C’ÈL’INTESA L’INTESA MANCA Il Veneto chiede la Via e il controllo di elettrodotti, gasdotti e linee elettriche. L’accisa del gas naturale rigassificato in Adriatico resta al Veneto 21
BENI CULTURALI MANCA NON C’ÈL’INTESA L’INTESA Il patrimonio dei beni culturali e ambientali restano dello Stato. Le Soprintendenze archeologiche, delle belle arti passano al Veneto
4
3
2
ISTRUZIONE Il Provveditorato regionale e quelli provinciali passano dal Miur al Veneto Presidi e dirigenti scolastici dipendenti della regione entro 3 anni. Fondo pluriennale diritto studio per scuola obbligo e università Nuove assunzioni di personale docente e amministrativo con concorsi regionali su base volontaria Edilizia scolastica: tutte le competenze dei comuni e delle province passano alla regione
PREVIDENZA COMPLEMENTARE Nuovi poteri per le forme integrative collettive con possibilità di istituire pensioni integrative per i dipendenti pubblici regionali, della sanità e della scuola
20
DEMANIO NON NONC’È C’ÈINTESA L’INTESA Il Veneto chiede i beni del demanio marittimo e idrico
19
AUTONOMIA TRIBUTARIA E COORDINAMENTO FINANZA PUBBLICA NON ANCORA NONC’È C’È L’INTESA
23
CASSE DI RISPARMIO NON NONC’È C’ÈINTESA L’INTESA 22
IL FONDO UNICO SPETTACOLO Modulato su base regionale e si crea il fondo per lo sviluppo del cinema e degli audiovisivi
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COOPERATIVE Sono attribuite nuove funzioni di vigilanza degli iscritti all’albo regionale.
CROMASIA
Albino Salmaso
MERCOLEDÌ 13 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
3
La sfida delle Regioni
Autonomia rinviata il M5S chiede lo stop Stefani: è un cardine del patto di governo Domani il consiglio dei ministri non esaminerà le tre bozze De Poli e Marin: «I grillini fanno solo perdere tempo» PADOVA. Nuovo rinvio per l’au-
tonomia, il consiglio dei ministri convocato per domani dal premier Conte, non contempla l’argomento tra i temi all’ordine del giorno. Il D-day fissato al 15 febbraio slitta a data da destinare perché il M5S continua ad alzare barricate, tanto che ieri sera, persa la pazienza, il ministro Erika Stefani ha dichiarato a Zapping di Radio Uno: «La Lega farà il suo lavoro, chiedere che venga attuato il contratto di governo. Quello dell’autonomia è un tema senza confini geografici: avere competenze significa avere spazi di decisione più vicini al territorio, con maggior controllo di attività e responsabilizzazione». Le tre bozze sono sulla sua scrivania da settimane, ma non verranno consegnate al presidente del consiglio perché le distanze da colmare riguardano aspetti decisivi: sanità, infrastrutture, reti energetiche, beni culturali, competenze sulle casse rurali e di risparmio vedono Lega e M5S su sponde opposte. Più che la disputa ideologica Nord contro Sud, sono i dettagli a fare la differenza con Zaia e Fontana che vogliono una vera devolution per mettere a dieta lo Stato, mentre i grillini difendono la centralità dei ministeri nella programmazione, anche perché loro sono totalmente esclusi dal governo delle Regioni e non intendono fare regali agli “alleati di governo”. Il rinvio è salutato con entusiasmo dalla Cgil scuola, che ha guià minacciato lo sciopero
Il ministro Erika Stefani
Il Pd con Moretti e Fracasso accusa: «Tutto è nelle mani di Matteo Salvini» generale per il passaggio dei docenti a Veneto e Lombardia, ma scatena le polemiche delle opposizioni. Antonio De Poli, questore del Senato, Udc, ribatte; «I grillini si mettono di traverso, a Roma, nella partita per l'intesa sull'autonomia. Cosa dicono gli esponenti del M5S nella nostra regione? In campagna elettorale, in Veneto, si sono schierati a parole in prima fila a favore del referendum. E adesso? Quanto sta accadendo - le resistenze riscontrate sulle richieste della nostra regione su temi come sanità, beni culturali e ferrovie - ci dimostra che il M5S è nel caos. E' il Movimen-
to a geometria variabile: a Venezia si dice favorevole all'autonomia, a Roma, però, spuntano i veti. Con la politica dei no non si governa. Il presidente del Consiglio riferisca in Parlamento e ponga a fine allo spettacolo indecente: è il Governo l'unico responsabile di questa trattativa che non decolla», conclude De Poli. Rincara la dose Marco Marin, deputato di Forza Italia: «Il tempo passa inesorabile. Tic- tac l’orologio non si ferma. E così sta arrivando anche il 15 febbraio: data in cui il governo M5S-Lega aveva annunciato per l’ennesima volta la firma dell’autonomia con Lombardia e Veneto. Ma invece ancora una volta non se ne farà nulla. Perché questo governo gialloverde l’autonomia quella vera non la darà mai. E così prende tempo. Fa melina. Con i ministri del M5S che non la vogliono, che mettono i bastoni tra le ruote, che rallentano. Così alla fine arriverà una autonomia annacquata. Infatti nessuno parla di residuo fiscale. Per essere più chiari di soldi delle tasse che restano sul territorio. Cosa faranno i governatori di Lombardia e Veneto si accontenteranno? Noi no, siano delusi», dice Marin. E il Pd? Va all’attacco di Zaia, con Moretti, Fracasso e Salemi che in coro dicono: «L’Emilia Romagna ha un atteggiamento responsabile, Zaia no. L’agenda è nelle mani di Salvini. Decide tutto lui». — Albino Salmaso BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Luca Zaia con i parlamentari veneti ad un incontro sull’autonomia differenziata del Veneto
assemblea nazionale
Mattarella e Variati «Salvare le Province» ROMA. Le Province che fine fa-
ranno con l’autonomia delle regioni? Spariranno perché le competenze su scuole e strade passano di mano. Ieri è intervenuto anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha inviato un messaggio ad Achille Variati, presidente nazionale delle Province. «A fronte di obiettivi di semplificazione istituzionale, di revi-
sione della spesa e di efficientamento amministrativo, che hanno motivato gli interventi di riordino degli anni passati, permane l’esigenza di presidiare adeguatamente funzioni di delicata e impegnativa rilevanza per la vita dei territori, dall’edilizia scolastica alla viabilità, che impattano direttamente su diritti primari delle persone, quali istruzione,
il punto 32 tutto da scrivere
vizio. Alcune di queste linee stanno per essere elettrificate, dopo l’intesa Delrio-De Berti, ma sempre gestite da Fs-Rfi e non dalla regione che controlla solo la Mestre-Adria, con una “littorina” stile anni Cinquanta finita in pensione pochi anni fa. Il Veneto chiede pure di poter programmare gli interventi su tutta la rete rotabile e di decidere le procedure Via di impatto ambientale, senza finire a Roma. La richiesta di Zaia arriva dopo aver chiuso
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CROMASIA
La lite sui treni con Toninelli Rfi mette il veto alla devolution PADOVA. Lo scontro tra Zaia e Toninelli passerà agli annali e sta mettendo a rischio gli equilibri del governo gialloverde. In ballo ci sono le competenze sulle reti ferroviarie che il Veneto vuole gestire direttamente. La questione è sollevata all’articolo 32 della “bozza-Stefani” e fa riferimento alle tratte gestite dallo Stato (vedi tabella qui a fianco) inserite nella rete dei pendolari con dei treni che spesso lasciano a desiderare, come qualità di ser-
mobilità, sicurezza», ha dichiarato il presidente della Repubblica Mattarella. «La riforma delle Province che noi per primi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, deve essere profondamente rivista, perché presenta delle incongruenze e delle fragilità che non permettono a queste istituzioni di svolgere nel pieno delle possibilità, i compiti che sono stati loro assegnati», ha replicato Achille Variati. «Servono organi politici pienamente legittimati; funzioni certe e omogenee su tutto il territorio, tali da valorizzare il ruolo di istituzione dello sviluppo locale». —
il capitolo Sfmr, che prevedeva il metrò proprio su queste linee rivendicate da Rfi: il progetto risale al 1990, ai tempi di Bernini e Cremonese ed è stato bocciato poi dalle giunte Galan, con un lungo contenzioso. Toninelli non ne vuole sapere e nella bozza resta una casella vuota da completare, anche se il Mit con una nota ufficiale ha dichiarato che le “reti ferroviarie e autostradali non si possono cedere alle Regioni”. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
LA SCHEDA Le linee ferroviarie che il Veneto chiede a) b) c) d) e) f) g) h) i) 1) m) n) o) p) q) r) s) t)
Verona - Dossobuono - Mozzecane (Mantova) (tratto Veneto) Isola della Scala Cerea Legnago Rovigo (Mantova) - Bonferraro - Nogara Cerea (tratto Veneto) Legnago- Monselice Rovigo - Chioggia Vicenza - Cittadella - Castelfranco Veneto - Treviso Padova - Camposampiero Castelfranco Veneto Camposampiero Cittadella Cittadella Bassano del Grappa Primolano -(Trento) (tratto Veneto) Maerne di Martellago Castelfranco Veneto Castelfranco Veneto - Bassano del Grappa Castelfranco Veneto- Montebelluna Treviso Montebelluna Belluno Ponte nelle Alpi - Calalzo Treviso - Portogruaro Portogruaro Teglio Veneto - (Casarsa della Delizia) (tratto Veneto) Conegliano - Ponte nelle Alpi
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MERCOLEDÌ 13 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE L'ANALISI
il crac di veneto banca e popolare vicenza
Sì gialloverde alla relazione che accusa Bankitalia e Bce Il consiglio del Veneto ha approvato le conclusioni della commissione d’inchiesta “No” di Pd e Leu: coperte le responsabilità dei potenti. Carte inviate ai magistrati mancata costituzione di parte civile della Giunta Zaia; la «tenace secretazione dell’elenco di chi ha ricevuto finanziamenti senza garanzie e di quanti hanno potuto vendere le azioni pochi istanti prima o subito dopo il crac»; i ritardi negli indennizzi «per colpa del Governo che non riesce a fare i decreti attuativi e come al solito scarica sull’Europa».
Filippo Tosatto VENEZIA. I processi-lumaca ai
banchieri infedeli di Montebelluna e Vicenza, i soci truffati che attendono il risarcimento promesso, l’attacco gialloverde ai vertici di Bankitalia: la Caporetto del risparmio veneto approda in consiglio regionale e prende corpo nella relazione finale della commissione d’inchiesta sul crac di Veneto Banca e Popolare vicentina. Otto mesi di accertamenti e di audizioni riassunte in 282 pagine: la genesi del dissesto, i suoi effetti devastanti – 208 mila tra azionisti e obbligazionisti “alleggeriti” di 20 miliardi – e un j’accuse che echeggia la requisitoria pronunciata sabato, nella città berica, dai vicepremier Di Maio e Salvini.
LEGA E 5 STELLE CONCORDI
GUADAGNINI INQUISITORE
«Abbiamo fornito un quadro puntuale e documentato, offrendo alla magistratura elementi utili a definire le responsabilità, senza sconti né zone d’ombra», rivendica la presidente Giovanna Negro (Veneto Cuore Autonomo) mentre il vice, Antonio Guadagnini, contesta, in rapida successione, le “amicizie pericolose” tra Vicenza e Bankitalia, l’azione punitiva di quest’ultima verso la popolare trevigiana, l’accanimento di una Bce incurante delle analoghe criticità tedesche e francesi, l’inadeguatezza dei controlli; «Credo che se non fossero intervenuti i “salvatori”, le popolari venete avrebbero potuto evitare la liquidazione. Appare evidente», afferma il consigliere di
L’assemblea ha approvato la relazione con 33 voti favorevoli e 10 no
Siamo Veneto «l’omessa sorveglianza di Bankitalia e, pur in misura minore, la responsabilità di Consob e di Banca centrale europea». RUZZANTE NON FA SCONTI
Ce n’è anche per Intesa San Paolo: «Il Governo Gentiloni le ha ceduto due banche al prezzo di un euro e al monopolio territoriale ha aggiunto 17 miliardi tra aiuti e garanzie. Ciò si è tradotto in utili aggiuntivi annui pari a 500 milioni, ora sarebbe doveroso chiedere all’istituto un contributo al ristoro dei danneggiati». Ben diversa la lettura dell’opposizione. Con Piero Ruzzante (Liberi e uguali) che rimarca la
domani la riunione
Le associazioni dei risparmiatori convocate al Mef Il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa ha convocato la “cabina di regìa” del Fondo indennizzi risparmiatori. L’appuntamento è per domani, giovedì, al Mef, ore 11; e dal Veneto partiranno i rappresentanti delle numerose associazioni per lavorare alla stesura dei decreti attuativi, che renderanno applicabili le norme sui risarcimenti.
COMUNE DI SAN POLO DI PIAVE Prot. nr. 2019 / 1578
San Polo di Piave, 07 febbraio 2019
ASTA PUBBLICA PER L’ALIENAZIONE DI IMMOBILI DI PROPRIETÀ DEL COMUNE DI SAN POLO DI PIAVE IL RESPONSABILE DELL’AREA TECNICA
In esecuzione della Delibera Consiglio Comunale n. 28 del 25 settembre 2018 con la quale è stato approvato il Piano delle Alienazioni e Valorizzazioni immobiliari triennio 2018-2020, ai sensi dell’art. 58 del D.L. n.112 del 25.06.2008, convertito con Legge n.133 del 06.08.2008. RENDE NOTO che l’Amministrazione Comunale ha stabilito di procedere all’alienazione dei seguenti immobili di proprietà comunale: LOTTO 1 Catasto terreni: Ufficio Provinciale – Territorio di Treviso - Comune di San Polo di Piave: Fg 16 – Mappali: 24 – 281 – 282 – 284 – 330 – 343 – 375 e 376 dell’estensione complessiva di mq. 3.689. Prezzo a base d’asta: € 221.340,00 (euro duecentoventunomila trecentoquaranta/00) LOTTO 2 Catasto terreni: Ufficio Provinciale – Territorio di Treviso - Comune di San Polo di Piave: Fg 16 - Mapp. 280 (porzione) – 299 (porzione) e 314 – seminativo dell’estensione complessiva di mq. 100. Prezzo a base d’asta: € 40.000,00 (euro quarantamila/00) LOTTO 3 Catasto terreni: Ufficio Provinciale – Territorio di Treviso - Comune di San Polo di Piave: Fg 16 - Mapp. 280 (porzione) – 299 (porzione) – 364 e 345 dell’estensione complessiva di mq. 2.694. Prezzo a base d’asta: € 161.640,00 (euro centosessantunomila seicentoquaranta/00) AVVERTE Ai sensi dell’art. 10 del vigente “Regolamento per l’alienazione dei beni immobili comunali”, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale nr. 12 del 16 maggio 2018, si provvederà alla vendita dei suddetti immobili adottando la procedura dell’asta pubblica, assicurando in tal modo criteri di trasparenza e non discriminazione per la scelta del contraente. La scelta del contraente e la successiva vendita avverranno mediante procedura del MIGLIOR PREZZO OFFERTO IN AUMENTO SUL PREZZO A BASE D’ASTA, secondo le disposizioni di cui al R.D. 23 maggio 1924 n. 827 artt. 73, lett.c). L’aggiudicazione avverrà anche in presenza di una sola offerta valida. È ammessa la partecipazione di più soggetti per l’acquisto di un singolo lotto posto a base di gara, purché l’istanza sia corredata da una lettera di impegno da parte di tutti i soggetti partecipanti nella quale vengono specificate le modalità di ripartizione delle quote di comproprietà o le porzioni in cui frazionare il bene (in tal caso le spese di frazionamento effettuate dal Comune in nome e per conto degli interessate dovranno essere idoneamente ristorate prima della sottoscrizione del rogito notarile). La documentazione di gara, compresa l’offerta economica redatta secondo le modalità di cui al presente avviso, dovrà pervenire in ogni caso presso l’Ufficio Protocollo del Comune entro e non oltre le ore 12:00 del 2 marzo 2019. Il testo integrale del Bando di Gara e degli allegati nonché la documentazione tecnica completa può essere consultata e scaricata direttamente sul sito del Comune di all’indirizzo “www.comune.sanpolodipiave.tv.it” nella sezione “Amministrazione trasparente – Beni Immobili e gestione del Patrimonio – Patrimonio Immobiliare” IL RESPONSABILE AREA TECNICA F.to Geom. Cinzia CAMILOTTO
Contrario, per voce di Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia, anche il Pd: «Non si possono nascondere le responsabilità, prioritarie, delle banche venete e degli imprenditori che le governavano. È inaccettabile scaricare tutto sugli organi di vigilanza, è un grande fallimento veneto. Altro che primi della classe». Via libera invece da Franco Gidoni della Lega («Un’analisi seria e condivisibile») e da Simone Scarabel sul versante 5 Stelle: «Ma guai a scagionare i pirati in doppiopetto, l’assenza della Regione dal processo è molto grave, spero che la nuova commissione parlamentare d’inchiesta faccia pienaluce». LE ALLUSIONI DI BERLATO
Favorevoli anche Stefano Casali, Pietro Dalla Libera e Sergio Berlato (Fdi) che ha alluso a «misteriosi intrecci finanziari» tra Liechtenstein, Lussemburgo e Malta. Il voto finale (33 sì, 10 no) non ha riservato scosse: la relazione approvata, fa sapere il presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti, è stata trasmessa alle Procure di Treviso e Vicenza. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
PAOLO GURISATTI
I vicepremier non possono millantare aiuti per tutti vicepremier promettono ristoro ai risparmiatori truffati. A norma di legge, possono farlo, ma solo per quelli che hanno “incautamente” acquistato azioni avariate e sono stati vittima di un reato specifico. Non possono millantare aiuti di Stato a tutti coloro che hanno perso quattrini. Detto questo, vorrei porre un interrogativo scomodo più generale: dove erano i cittadini-risparmiatori e i loro rappresentanti, che si dichiarano oggi truffati da Zonin, con la complicità degli esperti di Consob e Banca d’Italia, quando le assemblee della Popolare di Vicenza o di Veneto Banca nominavano consigli di “truffatori”? Mi risulta che quei cittadini-azionisti-risparmiatori (Zaia e Variati inclusi) partecipassero in massa alle assemblee di nomina degli organismi dirigenti delle banche, più o meno organizzati in liste promosse da associazioni di categoria e altre organizzazioni specializzate nella raccolta del consenso. Non mi pare di aver visto, all’epoca di queste assemblee, gillet gialli aggirarsi tra i partecipanti, né ho sentito grida di dissenso e appelli alla Banca d’Italia contro brogli elettorali perpetrati dai truffatori ai danni dei risparmiatori-azionisti. Non vorrei, mutatis mutandis, che gli stessi risparmiatori fuggiti dalle popolari, e oggi tra i grandi sottoscrittori dei Buoni ordinari del Tesoro (Bot) sovranisti (emessi su garanzia dell’attuale governo e delle attuali autorità monetarie), ricorressero in fu-
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turo alla magistratura, quando i Bot perderanno valore, per avere indietro i propri risparmi. E non vorrei vedere un futuro governo, diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto, tassare la maggioranza dei cittadini per ristorare gli incauti sottoscrittori di BOT. La mia domanda sarà sempre la stessa: dov’erano i cittadini risparmiatori quando Tremonti, Renzi, Di Maio/Salvini cercavano di comprarsi l’arbitro delle autorità nazionali, contro Bruxelles? La vicenda delle popolari è un’inquietante anticipazione di quanto potrebbe accadere nel momento di un vero default del sistema paese, quando i francesi, ad esempio, decidessero di non sottoscrivere il debito pubblico del nostro paese. Gli attuali leader di governo devono stare attenti ad avallare un ragionamento che suona pressappoco così: noi non siamo responsabili di quello che facciamo, perché siamo semplici cittadini incompetenti; se la nostra azione è sbagliata, chiederemo collettivamente ristoro, allo Stato, tramite l’avvocato d’Italia. In questo modo i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini evocano una sorta di trionfo dell’irresponsabilità democratica! È un messaggio che fa rabbrividire gli italiani che cercano di assumersi le proprie responsabilità e provano a esercitare un potere democratico di controllo, al momento giusto, nelle assemblee e nelle elezioni politiche. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
istanza leGale di rimborso per le spese di disinquinamento
Caso Pfas e fallimento Miteni La Regione chiede 4,8 milioni VENEZIA. La Regione Veneto, con un atto depositato presso la sezione fallimentare del Tribunale di Vicenza, ha chiesto di essere ammessa al passivo del fallimento della Miteni Spa per un totale di 4 milioni 828 mila 570 euro, alla luce delle spese sostenute in seguito dell’inquinamento da Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche scaricate dall’azienda chimica di Trissino nella valle del Chiampo, con contaminazione delle acque anche nel Padovano e nel Veronese. La domanda di ammissione di credito al passivo è stata presentata dall’Avvocatura regionale e riguarda spese per l’esecuzione di indagini ambientali, per interventi strutturali in opere idrogeologiche e per omesso versamento del canone dema-
niale. «Si tratta di una prima richiesta per alcune voci di pronta liquidabilità», precisa l’Avvocatura «alla quale ne seguirà una seconda con la quantificazione di una serie di altri crediti, tra cui gli oneri straordinari sostenuti per la prevenzione e la profilassi sanitaria. La voce più ingente dell’atto riguarda le spese per interventi strutturali in opere idrogeologiche. In particolare, si tratta di 2 milioni per il potenziamento delle infrastrutture di potabilizzazione nella centrale acquedottistica di Lonigo; 1,2 milionI per il potenziamento della filtrazione delle acque potabili nell’area contaminata, e in particolare per il nuovo impianto di filtrazione centrale a Montecchio Maggiore e per il potenziamento del siste-
ma di assorbimento a carboni attivi nella centrale acquedottistica di Madonna di Lonigo; 1,5 milioni spesi per la realizzazione di nuove condotte di adduzione primaria idropotabili che consentono l’approvvigionamento di acqua da altre zone regionali e l’interconnessione di fonti idriche regionali di qualità garantita agli acquedotti dei Comuni inquinati. Voci inferiori riguardano le spese sostenute per gli studi sull’inquinamento commissionati alle Università di Padova e Verona e all’Arpav (102 mila euro); oltre ad altri 23 mila per consulenze specialistiche e a 3570 in ragione dell’omissione del versamento del canone demaniale. Il tutto, precisa la Regione, è richiesto oltre agli interessi legali. —
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PONTE NELLE ALPI - LONGARONE - ALPAGO - ZOLDO
longarone
Mattarella elogia gli scolari della Gonzaga Il presidente della Repubblica e il governatore Zaia scrivono ai ragazzi della prima B autori della fiaba sul leccio caduto
Enrico De Col LONGARONE. Ringraziamen-
ti istituzionali illustri per la classe prima B della media Gonzaga, che ha scritto e illustrato una fiaba che racconta il maltempo nel Bellunese e la scomparsa del leccio secolare di Longarone, sopravvissuto al Vajont ma non alla tempesta Vaia. Ai giovani studenti sono infatti arrivate le lettere di apprezzamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del governatore veneto Luca Zaia. Nelle scorse settimane la classe aveva infatti creato un racconto, dal titolo “Elce
il leccio magico”, che prende spunto della storia del leccio secolare (che aveva oltre 150 anni) che si trovava a poca distanza dalla scuola. L’albero, che aveva oltre 150 anni e ornava la vecchia Villa Malcolm, è stato spazzato via del maltempo del 29 ottobre, dopo aver resistito persino al Vajont e all’alluvione del 1966. La prima B ha anche prodotto un libro con illustrazioni a tema sotto la guida dei docenti Paolo Vendramini e Lucia Costantini che ha curato l’impaginazione e grafica. In seguito è stato anche realizzato un video racconto visionabile su YouTube (sul canale Ponte Nelle Alpi News), con il sup-
porto tecnico di Belluno Video. «Cari ragazzi – ha scritto di suo pugno il presidente Mattarella – vi ringrazio molto per la vostra lettera e per la bella fiaba del leccio. Questo è un segno del vostro rispetto per la natura e l’ambiente. Vi rivolgo quindi tanti auguri per il vostro avvenire». «Ho davvero apprezzato la bellissima fiaba – queste invece le parole di Zaia – vi ringrazio personalmente uno ad uno per il vostro lavoro da cui percepisco l’autentico sentimento che nutrite per il nostro Veneto. Ho appreso con dispiacere la sorte toccata al leccio. Posso quin-
La lettera di Mattarella
di comprendere lo stato d’animo e la tristezza per la scomparsa di questo importante simbolo per Longarone: sotto le sue fronde è passata la storia di un’intera comunità. Sono però sicuro di una cosa: la vostra memoria, così matura nonostante la vostra giovane età, contribuirà a rendere vivo il suo ricordo». «Perché cari bambini – scrive Zaia – noi veneti siamo come Elce, dotati di voglia di fare e profondo amore per la nostra regione e per le sue molteplici bellezze naturali. Le nostre Dolomiti purtroppo non potranno più gioire dell’ombra del leccio. Tuttavia, dopo le recenti ca-
lamità naturali, il vento ha contributo a liberare preziosi semi che si sono schiusi negli innumerevoli volontariati venuti a dare una mano». «Un sentito ringraziamento per queste belle parole del nostro presidente della Repubblica e del governatore – commenta il dirigente scolastico Massimo Pisello – iniziative come questa fiaba e tutti i prodotti artistici ad essa correlata sono il simbolo della nostra idea di scuola: aperta alla comunità con gli alunni che sono partecipi e attivi nel loro territorio con il suo inestimabile patrimonio di cultura e ambiente». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
ponte nelle alpi
Contadino viene assolto per i contributi europei PONTE NELLE ALPI. Il contadi-
no è stato assolto. Nessuna truffa all’Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura e all’Unione Europea da parte di Luca Tomasella. Il giudice Feletto l’ha assolto perché il fatto non costituisce reato, dopo che il pubblico ministero Pesco aveva chiesto una condanna a due anni e sei mesi per i reati di truffa e falso ideologico. È passata la linea del difensore Giorgio Gasperin, che peraltro aveva prodotto una serie di sentenze che andavano nella stessa direzione, alla fine della discussione. Il legale rappresentante della San Marco era accusato dalla Procura di aver formato, registrato e utilizzato un contratto di affitto falso, nel quale diceva di aver concluso accordi verbali di comodato di terreni agricoli nei comuni di Belluno e Ponte nelle Alpi, che mai i proprietari gli avevano concesso, perché se ne occupavano di persona.
Vale la pena di ricordare in che modo si era difeso Tomasella davanti al giudice: «Faccio il contadino, ho la passione per gli animali e mi sono comportato come mio padre, quando gestiva la San Vigilio, insieme a mio zio. Avevo altro a cui pensare, visti i ritmi di lavoro, che interpellare i proprietari. Non c’era tempo e mi occupavo di questi fondi, a meno che non fossero loro a dirmi di non farlo. Avessi avuto soltanto il dubbio che questo non fosse corretto, il problema sarebbe stato risolto all’istante. Un contadino non va a rovinarsi per poche decine di migliaia di euro». Faceva come gli aveva insegnato il padre e mettendoci tutta la buona fede possibile su quegli 80 mila euro di fondi europei incassati, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2015. Non c’era il dolo e il giudice ha assolto l’imputato, perché il fatto non costituisce reato. — Gigi Sosso
ponte nelle alpi
Maxifurto in gioielleria una romena a processo PONTE NELLE ALPI. Spariro-
no 8 mila euro in gioielleria. Anelli e altri ori che il gioielliere pontalpino Geracitano aveva messo sul banco, su richiesta di due clienti, che dovevano fare un regalo. Le donne avrebbero fatto un po’ di confusione, domandando tre confezioni uguali di un certo pezzo e, a un certo punto, devono aver approfittato di un momento di distrazione del negoziante, per appropriarsi
di alcuni gioielli. Tutto per un valore ragguardevole che non è mai stato recuperato. Le indagini basate anche sulle immagini della videsorveglianza di Ponte hanno portato a due romene, una delle quali è a processo. Angela Sava è difesa dall’avvocato Sperandio, mentre Geracitano non si costituisce parte civile: i soldi sono ormai dati per persi. — G.S.
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Primo Piano
Mercoledì 13 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
La trattativa Venezia-Roma
Punti contestati
Autonomia a ostacoli Non decolla l’intesa sul gettito fiscale Domani il ministro Stefani consegnerà `Le resistenze di Cinquestelle e Tesoro una bozza a Conte. Si tratta a oltranza Passaggi tecnici chiusi, tocca ai politici `
LA TRATTATIVA VENEZIA Entro il 15 febbraio s’era detto ed entro il 15 sarà. Il ministro agli Affari regionali, la leghista vicentina Erika Stefani, è determinata a consegnare nei termini previsti la bozza di intesa sull’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna al premier Giuseppe Conte. Anche se in ambienti romani si ipotizzano ulteriori rinvii, Stefani è decisa a presentare le carte, pur suscettibili di ulteriori modifiche. Quando lo farà? Il Consiglio dei ministri dovrebbe essere convocato per domani sera, ma all’ordine del giorno non dovrebbe esserci il tema delle intese. Del resto, la scaletta fissata prima di Natale prevedeva la presentazione della bozza per il 15 febbraio ed entro l’inverno la firma. Il punto, però, è che la bozza è ancora suscettibile di modifiche perché dopo sette mesi di trattative e 85 riunioni («Alcune durate anche cinque ore», ha sottolineato Stefani) non si è ancora trovata la quadra.
I NODI POLITICI Alcuni ministeri - Ambiente, Sanità, Cultura, Infrastrutture, tutti a guida M5s - hanno opposto secchi rifiuti alle richieste avanzate principalmente da Veneto e Lombardia, che hanno chiesto tutte le 23 materie a differenza dell’Emilia Romagna che si è limitata a 15. Anche gli ultimi tentativi di mediazione sono naufragati, basti pensare che l’ultimo tavolo tecnico in tema di salute si è “rotto” venerdì scorso. Per non dire del “muro” eretto dal ministero dell’Economia e delle Finanze di Giovanni Tria, i cui tecnici avrebbero sostenuto di non essere a conoscenza della pre-intesa di un anno con l’allora Governo Gentiloni, quando già si parlò di spesa storica da supera-
TRATTATIVA Il ministro Giovanni Tria e, sopra, il governatore veneto Luca Zaia con la ministra Erika Stefani
re nell’arco di un quinquennio per arrivare ai costi storici e di compartecipazione al gettito di imposte e tributi. Dunque, la data del 15 febbraio, pur anticipata forse di ventiquattr’ore, è destinata a registrare la sola consegna del documento da parte del ministro Stefani al premier Conte. Con la sottolineatura che si tratta ancora di una bozza perché alcuni nodi non sono stati sciolti. E siccome, dopo 85 riunioni da luglio a oggi, è impensabile che a livello ministeriale si trovi una mediazione, la soluzione non potrà che essere politica. Spetterà cioè al presidente Conte e alla sua maggioranza gialloverde decidere, indipendentemente da quel che dicono i tecnici.
GLI OSTACOLI «È la settimana decisiva - ha detto ieri il ministro Stefani a
“Zapping” su Rai Radio 1 - Abbiamo alle spalle mesi e mesi di lavoro, un percorso molto articolato. Presenterò un testo con una proposta evidenziando i nodi politici sui quali occorre prendere decisamente una posizione». I nodi sono quelli delle concessioni ferroviarie e autostradali che Toninelli non vuole mollare e quelli delle Sovrintendenze che Bonisoli vuole mantenere in capo allo Stato. Una vecchia pre-bozza di intesa riguardante il Veneto è cir-
LA RIUNIONE DI GOVERNO ANTICIPATA DI 24 ORE MA IL TEMA NON È ALL’ORDINE DEL GIORNO LA MINISTRA VICENTINA: È L’ORA DELLE SCELTE
colata in questi giorni e, pur se superata, mostra chiaramente la distanza tra le richieste di Luca Zaia e le posizioni dei ministeri. In quella bozza di 56 articoli mancavano, tra l’altro, le osservazioni del ministero dell’Economia e delle Finanze, deciso a far restare di “esclusiva competenza statale” la tassa sull’auto, l’Irap, l’addizionale Irpef. Tra i nodi c’è anche quello della spesa storica: se una Regione è stata virtuosa e ha speso poco - dice il Veneto con il criterio della spesa storica ci rimette, quindi serve una media nazionale. È l’esempio citato dal costituzionalista Mario Bertolissi di chi ha sempre cenato ad aragoste e chi a tonno in scatola: chiaro che il criterio della spesa storica non può essere sempre aragoste per il primo e sempre tonno per il secondo. Ma cosa succederà dopo la presentazione del documento da parte di Stefani? “Sciolti” politicamente i nodi - ed è tutto da vedere che sarà così - il premier chiederà al Consiglio dei ministri il mandato a firmare l’intesa con le Regioni. Quando? Salvini aveva detto entro l’inverno, sabato scorso ha aggiornato il termine alla primavera, ma in ambienti vicini al M5s si dà per certo un rinvio. Ci sarà anche da decidere il coinvolgimento del Parlamento, visto che l’intesa una volta firmata non sarà emendabile e le Camere dovranno approvarla (col 50% più uno dei voti) o bocciarla. Stefani ha detto che «il coinvolgimento del Parlamento sarà doveroso», ma ha escluso affossamenti dell’intesa: «È nel contratto di governo. E non è vero che l’autonomia è un tema del Nord, l’autonomia non ha confini geografici. Chiedere più competenze non è solo risorse, ma maggiore responsabilizzazione». Alda Vanzan
Il “ridimensionamento” Sono altresì ridimensionate in rapporto ai compiti residui le amministrazioni statali centrali...». Un passaggio nella bozza che piace poco a Roma
Gas, accise e ricerche Dal gettito dell’accisa per il gas attribuito alla Regione alla potestà sull e attività di ricerca e estrazione di idrocarburi: competenze chieste dal Veneto ma a rischio
Autonomia tributaria Il Veneto punta all’autonomia su incentivi, contributi e agevolazioni fiscali nonché sulle tasse automobilistiche e sul gettito derivante dal recupero dell’evasione
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Zaia: bene le parole di Mattarella Ma in Veneto sale la tensione LE REAZIONI VENEZIA «L’Italia di domani è l’orizzonte comune al quale tendere in una prospettiva di equilibrata distribuzione di competenze e responsabilità fra i livelli di governo, secondo i principi costituzionali di autonomia, sussidiarietà e buon andamento dell’amministrazione». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato ieri alle Province in occasione dell’Assemblea dell’Upi. Parole che hanno trovato il plauso del governatore del Veneto Luca Zaia: «Il messaggio del presidente Mattarella contiene significative
positività. Parla di competenze e responsabilità secondo i princìpi costituzionali di autonomia. Quella a cui puntiamo è un’autonomia vera, con una reale assunzione di responsabilità. Un Paese moderno non può che essere responsabile nei confronti dei cittadini. Nel nostro cammino, fin dal referendum dell’ottobre 2017, ci siamo rigorosamente mossi nel solco della Costituzione. E continueremo a farlo»».
LE CRITICHE Ma a tirare per la giacchetta Zaia è il capogruppo del Pd in consiglio regionale del Veneto, Stefano Fracasso: «Venga a riferire in aula. È quantomeno singolare
chiamare al voto i cittadini, con una martellante campagna referendaria e poi tenere segreto il contenuto dell’autonomia». L’autonomia del Veneto sembra «un affare privato di Zaia più che una questione di interesse pubblico», ha rincarato il deputato dem Diego Zardini. Critiche anche nel merito: «Le bozze sull’intesa che circolano in via informale in questi giorni - ha detto Roger De Menech, deputato bellunese del Pd confermano due cose: primo, il mantenimento in Veneto del residuo fiscale e dei nove decimi del gettito è una panzana di proporzioni incommensurabili; secondo, territori periferici come Belluno o particolari come Venezia,
CAPO DELLO STATO Sergio Mattarella ha parlato di autonomia in un messaggio all’assemblea delle Province
saranno completamente dipendenti dalla Regione Veneto».
LA PROTESTA Ma la preoccupazione è che anche stavolta salti tutto. «I grillini si mettono di traverso, a Roma, nella partita per l’intesa sull’autonomia - ha detto il senatore pado-
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DARIO BOND (FI): «SE CONTINUANO A RINVIARE CI VEDIAMO IN PIAZZA NON ASPETTIAMO PIÙ»
vano Udc, Antonio De Poli - Cosa dicono gli esponenti del M5S nella nostra regione? In campagna elettorale, in Veneto, si sono schierati a parole in prima fila a favore del referendum. E adesso?». A chiedere a Zaia di coinvolgere «tutte le forze politiche, sociali ed economiche» è la presidente di Veneto Vivo, Simonetta Rubinato: «La “spallata” del referendum era necessaria per provare a cambiare un sistema inefficiente ed irresponsabile che sta condannando al declino tutto il Paese». Ma c’è anche chi è pronto alla protesta: «Se continuano a rinviare la firma dell’intesa sull’autonomia - ha promesso il deputato bellunese di Forza Italia, Dario Bond - ci vediamo in piazza. Noi non aspettiamo più. Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Attualità
LA CANDIDATURA VENEZIA Due spettri agitano il sonno di Giovanni Malagò. Secondo il presidente del Coni lo scontro sul Venezuela e la crisi con la Francia mettono a rischio un pesante bottino di voti originariamente a favore della candidatura di Milano-Cortina alle Olimpiadi Invernali 2026: a rivelarlo è stato lui stesso, stando alle indiscrezioni trapelate lunedì sera e alle dichiarazioni rilasciate ieri mattina, a proposito delle ripercussioni che la politica estera dell’Italia minaccia di avere sul Comitato olimpico internazionale, con il risultato di avvantaggiare la corsa di Stoccolma. Ma c’è anche chi vede in questi timori la scia dei veleni per la riforma dello sport voluta dal Governo gialloverde.
Mercoledì 13 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
Giochi, i timori di Malagò «Voti per l’Italia a rischio» I casi Francia e Venezuela minacciano `Il presidente del Coni: «Meglio tenere il sostegno del Cio al duo Milano-Cortina il distacco sulle vicende internazionali» `
Il sindaco Sala
I NUMERI
parlare degli avversari e soprattutto parlarne male, ma certamente non mi pare che questi campionati del mondo di sci alpino, in corso in Svezia, stiano dimostrando la qualità della loro offerta». Così ieri Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha fatto il punto sulla sfida con Stoccolma per ospitare le Olimpiadi Invernali del 2026. «Saranno bravi tecnicamente – ha concesso Sala – ma certo vedere la discesa libera di giorno, con le luci artificiali, altrimenti non riescono a farla e il tracciato accorciato, ti fa capire che la nostra proposta è forte». Intanto sono arrivati nel capoluogo lombardo i tecnici del Cio «Li ho visti all’inizio, gli ho dato il benvenuto e gli ho spiegato un po’ le cose: staranno una settimana, vediamo alla fine», ha concluso il sindaco Sala.
Ma al di là delle dietrologie, quali sono i numeri in ballo? «Non abbiamo la vittoria in mano – ha detto l’altro giorno il governatore veneto Luca Zaia – ma se manteniamo la compattezza che abbiamo dimostrato sino a ora nel proporre questa candidatura, i 44 voti che ci servono per vincere li portiamo a casa, poi se ne occorrono anche 45 cambia poco». Su un totale di 96 membri non onorari, non potranno votare i tre italiani (Franco Carraro, Ivo Ferriani e lo stesso Malagò) e i due svedesi (Gunilla Lindberg e Stefan Holm), mentre altri tre risultano attualmente sospesi (un kuvaitiano, un irlandese e un namibiano), quindi il totale effettivo scende a 88 e la metà più uno è pari a 45. In bilico secondo Malagò sarebbero i consensi dei tre francesi (Guy Drut, Tony Estanguet e Jean-Christophe Rolland), nonché un pacchetto di preferenze sparse fra Perù, Argentina, Brasile, Colombia, Cile e Paraguay (fra i sudamericani non ci sono venezuelani). Prima della votazione, comunque, ci saranno i sopralluoghi. Dal 1° al 6 aprile la commissione di valutazione presieduta dal romeno Octavian Morariu visiterà, nell’ordine, Cortina, Alto Adige, Trentino e Lombardia, concludendo i lavori a Milano con una conferenza stampa. Angela Pederiva
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LE PAROLE Comunque sia le parole di Malagò assumono un certo peso. Secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos, le prime confidenze sono state espresse l’altro ieri a Milano, nel corso di una cena con il governatore lombardo Attilio Fontana a cui hanno partecipato anche altri rappresentanti della politica, della finanza, dell’imprenditoria e del giornalismo. Pur nutrendo fiducia nel tandem Milano-Cortina, a sorpresa il numero uno del Comitato olimpico nazionale italiano ha annunciato che «a questo punto abbiamo praticamente perso tutta l’America Latina e quel prezioso numero di voti che fino a poco tempo fa era a favore dell’Italia» e ha poi sottolineato come «a rischio siano anche i tre voti della Francia, anzi li abbiamo probabilmente persi». Da una parte le divisioni su Nicolas Maduro e Juan Guadò, dall’altra le tensioni con Emmanuel Macron sui gilet gialli. «Eravamo in netto vantaggio ma il divario si è ridotto e adesso siamo alla pari con Stoccolma, che, tra l’altro, non ha mai ospitato Olimpiadi invernali», ha aggiunto Malagò.
«La Svezia non mostra una grande qualità» ` «Non è mai molto simpatico
A CONFRONTO Da sinistra il presidente Giovanni Malagò e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti
MA C’È ANCHE CHI VEDE IN QUESTE VALUTAZIONI UN PICCOLO DISPETTO AL LEGHISTA GIORGETTI DOPO LE TENSIONI SULLA RIFORMA SPORT
L’indomani mattina, alla Bit, il presidente del Coni è tornato pubblicamente sul tema: «Il mio è solo un modesto consiglio da uomo di sport, ma penso che fino al 24 giugno sarebbe la cosa migliore se continuassimo a mantenere una forma di neutralità di distacco sulle vicende in-
La disputa sudamericana
Venezuela, svolta a metà I gialloverdi d’accordo sulla richiesta di elezioni IL VOTO ROMA Trovano l’accordo sulla crisi venezuelana e dicono sì a nuove elezioni. La maggioranza recupera l’intesa sulla risoluzione che impegna il governo a lavorare a livello internazionale per raggiungere «nei tempi più rapidi la convocazione di nuove elezioni presidenziali», perché la vittoria di Nicolas Maduro nel voto di maggio scorso «è illegittima». Non arriva, però, quel riconoscimento del presidente ad interim Juan Guaidò chiesto da quasi tutte le opposizioni e, soprattutto, sollecitato dall’Ue con la risoluzione del 31 gennaio sulla quale Lega e M5s si erano astenuti. Il dibattito si svolge alla Camera dei deputati, sotto gli occhi di una delegazione inviata da Guaidò, e il governo deve faticare per trovare una posizione comune tra la linea della «non interferenza» dei 5 stelle e la linea pro-Guaidò sostenuta dall’Ue e dagli Usa. Tutto questo mentre da Caracas il presidente sfiduciato dall’opposizione ribadisce che di elezioni non vuole sentirne parlare.
I MALUMORI In realtà il passaggio parlamentare serviva soprattutto a ri-
nali, che valutano i dossier. Ma è anche vero che in qualche modo può essere vero che, a parità di condizioni, una scelta può avere se non altro sotto il profilo della simpatia, di quelli che sono determinati gesti, comportamenti del singolo Stato, una valutazione che prescinde». Affermazioni che, secondo alcuni osservatori, sarebbero in realtà un dispettuccio a Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, dopo il braccio di ferro sulla nuova legge che di fatto ha “sfilato” la cassa al Coni.
compattare la maggioranza, perché la linea della neutralità a oltranza dei 5 Stelle ha provocato non pochi malumori tra i leghisti. I nodi sono stati sciolti definitivamente soltanto dopo il vertice a Palazzo Chigi. Al termine, Moavero si è presentato alla Camera (e di pomeriggio in Senato) per spiegare che il governo sollecita elezioni presidenziali «libere, trasparenti e credibili al più presto», perché
LA PIAZZA Il popolo pro-Guaidò
LA VITTORIA DI MADURO DEFINITA «ILLEGITTIMA» MA IL RICONOSCIMENTO PER GUAIDÒ NON C’È A CARACAS NUOVA MANIFESTAZIONE
ternazionali, perché la candidatura deve essere non influenzata, condizionata da fattori esterni». Postilla di precisazione: «Penso che i membri del Cio siano delle persone di sport, indipendenti intellettualmente, fuori da tutte le dinamiche che riguardano situazioni internazio-
Il disgelo francese
le ultime «sono state inficiate nella loro correttezza, equità e legalità». Ha anche invocato l’immediato ingresso degli aiuti umanitari, anche per «tutelare gli interessi degli italiani» in Venezuela. La comunicazione ha esplicitato i punti alla base dell’intesa tra Lega e 5 Stelle, che è stata formalizzata attraverso una risoluzione comune, nella quale spicca, soprattutto, che l’Italia resterà tra i pochissimi paesi europei a non riconoscere la presidenza di Guaidò: linea sostenuta dai 5 Stelle, praticamente gli unici, come è emerso anche ieri in Transatlantico.
NESSUN ISOLAMENTO In serata, poi, il premier Conte è intervenuto da Strasburgo. L’Italia sul Venezuela «non è affatto isolata - ha dichiarato Molti vogliono anticipare la storia, noi non riteniamo di poter incoronare nessuno che non passi da elezioni libere». Una decisione che è stata commentata positivamente dal ministro degli Esteri del Venezuela, Jorge Arreaza. «Il governo italiano è stato molto saggio - ha detto - Non vuole imporre una soluzione, che è quello che invece vuole fare il governo Usa. Stare dalla parte degli Stati Uniti vuol dire stare dalla parte sbagliata della storia». A Caracas, intanto, si è svolta una nuova massiccia manifestazione di piazza in sostegno del presidente autoproclamato. C. Man. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRESIDENTI Emmanuel Macron con Sergio Mattarella
E Macron chiama Mattarella: «Tra di noi legami eccezionali» IL CASO ROMA Alla fine la telefonata è arrivata. Emmanuel Macron ha chiamato ieri il “collega” Sergio Mattarella, sei giorni dopo il richiamo a Parigi dell’ambasciatore Christian Masset. E’ stato l’Eliseo a dare la notizia, con un comunicato breve. Un comunicato di pace dopo i toni duri del testo del ministero degli Esteri francese che giovedì scorso annunciava la partenza di Masset da palazzo Farnese. Macron e Mattarella, scrive l’Eliseo, hanno «riaffermato l’importanza per entrambi della relazione franco-italiana, che si nutre di legami storici, economici, culturali e umani eccezionali». Insomma, un richiamo ai fondamentali dopo settimane di scambi sempre più brutali tra i
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due versanti delle Alpi, culminati due settimane fa con l’incontro del ministro Luigi Di Maio con una delegazione di Gilets Jaunes alla periferia di Parigi. A poco erano serviti in questi giorni gli inviti di Matteo Salvini a risolvere i problemi a quattr’occhi, col presidente francese prima, poi col suo collega agli Interni Christophe Castaner. Macron e Mattarella hanno invece voluto ricordare che «Francia e Italia, che hanno costruito insieme l’Europa, hanno una responsabilità particolare per agire di concreto per la difesa e il rilancio dell’Unione Europea».
LA RICUCITURA La crisi sembra aver superato il momento più duro. Da Roma, il gesto di Macron appare come la ricucitura dello strappo diplomatico. Ancora ieri, il Quai
d’Orsay confermava che l’ambasciatore era a Parigi dove proseguiva le sue «consultazioni» e che sarebbe tornato a Roma al «momento opportuno». «Quando il dialogo sarà ripreso su basi nuove, senza acrimonia, allora si porrà la questione». Il momento opportuno per rilanciare il dialogo su basi nuove potrebbe essere molto vicino. A Roma si ipotizza «un rientro a breve». La telefonata al livello delle massime cariche archivia anche tutte le altre ipotesi di incontri. Non ci saranno, almeno per ora, appuntamenti con Salvini, Di Maio e nemmeno col presidente del Consiglio Conte. Palazzo Chigi ha tra l’altro seguito passo passo il lavorìo diplomatico ed era al corrente della telefonata in arrivo da Parigi per il Quirinale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
DOPO IL REFERENDUM NASCONO DUE NUOVI COMUNI Definitivo via libera dal Consiglio regionale alla fusione di quattro enti locali in provincia di Vicenza. Si tratta di Colceresa (da Mason e Molvena) e Lusiana Conco (sull’Altopiano) Mercoledì 13 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
Ex Popolari, scontro politico sul crac Il Consiglio regionale del Veneto si divide sulla relazione finale `Sotto accusa il ruolo di Bankitalia e Bce. Il centrosinistra: della commissione d’inchiesta: a favore centrodestra e M5s «Nel mirino vigilanza e governo Renzi, ma non gli ex vertici» `
LA SEDUTA VENEZIA Cento giorni dopo la chiusura dei lavori da parte della commissione d’inchiesta bis, ieri il Consiglio regionale ha approvato la relazione finale «sui gravi fatti riguardanti il sistema bancario in Veneto». Un via libera a maggioranza, 33 favorevoli e 10 contrari: l’assemblea legislativa si è infatti spaccata sulle conclusioni politiche dell’indagine, a cui non ha fatto seguito alcuna risoluzione di impegno da parte della Giunta, com’era invece accaduto in occasioni analoghe. La sintesi esposta in aula dal centrodestra ha puntato il dito soprattutto contro Bankitalia e governo Renzi, mentre il centrosinistra ha lamentato l’assenza di riferimenti alle responsabilità degli ex vertici di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, uno scontro che ha animato la seduta insieme alle polemiche sui risarcimenti ai risparmiatori.
IL CONTENUTO Nelle sue 16 sedute e 50 audizioni, l’organismo speciale guidato da Giovanna Negro (Veneto cuore autonomo) ha scontato un limite di fondo, ricordato dalla stessa relatrice: l’assenza di poteri sia giudicanti che coercitivi, tanto da dover incassare «il rifiuto ad accogliere l’invito da parte di soggetti istituzionali del mondo del credito coi quali l’interlocuzione sarebbe stata invece ovviamente significativa», a cominciare appunto da Banca d’Italia e Consob. Ma è stato appunto contro le autorità di vigilanza che il vicepresidente Antonio Guadagnini ha mirato l’analisi riassuntiva, consegnando ai verbali alcuni elementi di relativa novità come base per la futura commissione parlamentare. Per esempio le baciate, cioè le operazioni di scambio fra concessione di mutui e acquisto di azioni, con cui venivano gonfiati i patrimoni degli istituti: «Bankitalia contesta 157 milioni di baciate a Veneto Banca, la quale però dice che sono 10, poi in bilancio ne vengono riportati 14 e la Banca centrale europea accetta
questo dato...». Oppure l’Asset quality review, cioè l’esame della Bce sui bilanci degli istituti, effettuato secondo indicatori accusati di aver penalizzato oltremodo le ex Popolari che prestavano i soldi alle piccole e medie imprese, tanto che Montebelluna accusò perdite per 750 milioni e Vicenza per 1 miliardo: «Mentre gli altri Stati dell’Unione Europea facevano azione di lobbing per condizionare la scelta dei criteri di valutazione, le nostre istituzioni erano inerti e continuavano a sostenere che le nostre banche erano in ottima salute». O, ancora, il decreto che impose la trasformazione in Spa e la quotazione in Borsa: «È come se un concessionario decidesse di vendere una macchina dopo che si è scontrata con un camion, senza mandarla in carrozzeria, a prezzo pieno: chi la compra?».
LE CRITICHE Anche Stefano Fracasso (Partito Democratico) è partito dall’immagine automobilistica, ma per contestare questa lettura dei fatti: «Vorreste dire che se una vettura
carica dei risparmi dei veneti sfreccia a 200 chilometri all’ora quando il limite è di 120 e va a schiantarsi contro un muro, la colpa è dell’assenza dell’autovelox? Per fortuna il decreto è intervenuto a cambiare il conducente». Critico anche il collega Claudio Sinigaglia: «Pur frutto di un ottimo lavoro istruttorio, questa relazione è stata presentata in commissione in modo frettoloso e superficiale, salvo poi arrivare in aula consiliare solo tre mesi dopo il licenziamento». Ancora più duro Piero Ruzzante (Liberi e Uguali), anche a nome di Patrizia Bartelle (Italia in Comune): «La maggioranza, che è al governo da vent’anni, sceglie di parlare solo di Bankitalia sorvolando sui potenti del Veneto. La domanda è: cui prodest (a chi giova, ndr.)? Non c’è una riga sulla mancata costituzione in giudizio della giunta Zaia, su chi ha ricevuto i finanziamenti senza garanzie, sugli scavalchi nella vendita delle azioni, sulla mancanza dei decreti attuativi per i risarcimenti». Parzialmente deluso Maurizio Conte (Veneto per l’autonomia): «Speravo che venisse portata una concreta proposta per dare mandato alla Giunta di sostenere le persone colpite con l’utilizzo di un apposito fondo regionale».
IL RISULTATO
282 PAGINE La relazione finale
GUADAGNINI: «LE NOSTRE ISTITUZIONI SONO RIMASTE INERTI». FRACASSO (PD): «CORRI A 200 KM/H E TI SCHIANTI? LA COLPA È TUA»
Così invece non è stato e il centrosinistra ha votato contro, mentre il Movimento 5 Stelle si è espresso a favore insieme al centrodestra, «anche se questo non significa certo che intendiamo scagionare i “pirati”», ha precisato Simone Scarabel, rimarcando che dall’assemblea dei soci di sabato scorso a Vicenza sono arrivate «ampie garanzie politiche» sulla risoluzione del nodo indennizzi. «Non si tratta di addossare la colpa alla Banca d’Italia o al Veneto, bensì di prendere atto di un sistema malato diffuso», ha sottolineato Massimo Giorgetti (Fratelli d’Italia), in un tentativo di mediazione che si è infranto sul tabellone del risultato: 33 a 10. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
33 I voti favorevoli in aula: maggioranza e Cinquestelle Contrario il centrosinistra
AULA Un’immagine della seduta di ieri a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale a Venezia
Veneto Banca, appello a Bonafede Rimborsi: domani riunione a Roma RISPARMIO TRADITO VENEZIA Popolari venete, avvocati dal ministro Bonafede per chiedere rinforzi per Treviso. E risparmiatori dal sottosegretario Villarosa domani per definire come promesso dai vicepremier Salvini e Di Maio a Vicenza - i dettagli per i decreti attuativi per i risarcimenti da 1,5 miliardi. Dopo la denuncia del Procuratore capo di Treviso Michele Dalla Costa - «Qualcuno aveva interesse a che io non indagassi su Veneto Banca, magari per allungare certi tempi di prescrizione» - si muovono anche i legali delle migliaia di risparmiatori azzera-
ti della banca trevigiana. «A Treviso servono rinforzi, il pm Massimo De Bortoli sta lavorando bene ma da solo non può portare avanti un’inchiesta così complessa come quella su Veneto Banca sottolinea l’avvocato Luigi Fadalti - presto io e Andrea Arman dovremmo essere ricevuti dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per sollecitare l’invio di nuovi magistrati». L’obiettivo è impedire la prescrizione di un processo che la procura di Roma ha portato fino all’udienza preliminare per poi scaricarlo a Treviso dopo aver individuato tra i possibili soggetti chiamati ai risarcimenti anche Banca Intesa, l’istituto che ha acquisito per un
euro le attività della banca di Montebelluna e di Pop. Vicenza. E proprio su BpVi Fadalti torna all’attacco: «Intesa è stata esclusa dai possibili soggetti chiamati a pagare i danni dal gup di Vicenza - spiega l’avvocato trevigiano ma reitererò questa richiesta anche al Tribunale». Che ieri in aula bunker a Mestre ha fissato la prossima udienza al 21 marzo. Fondo rimborsi: il sottosegretario Alessio Villarosa ha convocato per domani la Cabina di regia delle associazioni dei risparmiatori. C’è da mettere a punto un decreto che possa superare la tagliola della Ue. Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA
Caso Pfas, la Regione si insinua nel fallimento di Miteni IL PROCEDIMENTO VENEZIA Anche la Regione presenta il conto a Miteni. Con un atto depositato alla sezione fallimentare del Tribunale di Vicenza, Palazzo Balbi ha chiesto di insinuarsi nel fallimento dell’azienda di Trissino per un totale di 4.828.570 euro, l’ammontare di una serie di spese sostenute a seguito dell’inquinamento da Pfas. La domanda di ammissione di credito al passivo è stata presentata dall’Avvocatura regionale e riguarda i costi dell’esecuzione di indagini ambientali e degli interventi strutturali in opere idrogeologiche, oltre che il corrispettivo dell’omesso versamento del canone demaniale.
LA PRIMA LISTA La stessa Avvocatura ha precisato che si tratta di una prima richiesta per alcune voci di pronta liquidabilità, alla quale seguirà una seconda lista con la quantificazione di tutta una serie di altri crediti, che sono in fase di contabilizzazione, tra cui gli oneri straordinari sostenuti per la prevenzione e la profilassi sanitaria. L’aspetto più ingente dell’atto in questione riguarda le spese per interventi strutturali in opere idrogeologiche. In particolare, si tratta di 2 milioni di euro per il potenziamento delle infrastrutture di potabilizzazione nella centrale acquedottistica di Lonigo; 1,2 milioni per il potenziamento della filtrazione delle acque potabili nell’area contaminata e in parti-
colare per il nuovo impianto di filtrazione centrale Natta in Comune di Montecchio Maggiore e per il potenziamento del sistema di assorbimento a carboni attivi presso la centrale acquedottistica di Madonna di Lonigo; 1,5 milioni per la realizzazione di nuove condotte di adduzione primaria idropotabili che consentono l’approvvigionamento di acqua da altre zone re-
PRESENTATA DOMANDA DI AMMISSIONE PER 4,8 MILIONI: IL COSTO DI INDAGINI AMBIENTALI, INTERVENTI IDRAULICI E MANCATI INCASSI
La sede del Tar
Offerta bassa: no alla vendita del Palazzo VENEZIA Va bene vendere, ma non svendere. È con questa convinzione che la Regione ha rifiutato l’offerta di acquisto di Palazzo Gussoni Grimani, attuale sede del Tar del Veneto. Proprio il nodo della permanenza del Tribunale all’interno dello stabile, già di proprietà della partecipata Società Veneziana Edilizia Canalgrande (poi incamerata dall’istituzione pubblica), era stato recentemente risolto. Dopo che il contratto di affitto era scaduto, era stato infatti trovato un accordo con il
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ministero, che ora paga un canone netto di concessione pari a 399.075 euro fino al 31 giugno 2021. Nel frattempo però l’edificio cinquecentesco era stato messo nella lista delle alienazioni e la società Segim aveva proposto di comprarlo per 9,8 milioni. «Una cifra troppo bassa», dice l’assessore Gianluca Forcolin, alludendo ad un ribasso del 27,5% rispetto alla stima di 13, 5 milioni. Così sul Bur di ieri è stata pubblicata la «valutazione di non congruità»: il palazzo torna sul mercato. (a.pe.)
gionali e l’interconnessione di fonti idriche regionali di qualità garantita con le reti acquedottistiche dei Comuni interessati all’inquinamento.
LE ALTRE CIFRE Voci di entità inferiore riguardano le spese sostenute per gli studi sull’inquinamento causato dalle sostanze perfluoroalchiliche che sono stati commissionati alle Università di Padova e Verona e all’Arpav, per un totale di 102mila euro, oltre ad altri 23mila euro per consulenze specialistiche ed ulteriori 3.570,62 euro in ragione dell’omissione del versamento del canone demaniale. Il tutto è stato richiesto al netto degli interessi legali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Mercoledì 13 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
I Comuni verso il voto L’INTERVISTA Ha fatto politica per 45 anni senza alzare mai la voce. Silvano Checchin ricorda quel buon padre di famiglia a cui la nostra legislazione si richiama quando vuole dare un’immagine alla virtù dell’equilibrio. E infatti proprio alla vita di famiglia tornerà da giugno, quando concluderà – senza rimpianti evidenti – la sua lunga carriera. Pacato e riflessivo, coerente con la scelta giovanile di impegnarsi nel sociale e a sinistra, il sindaco che governa Spinea da dieci anni è quasi un alieno nel mondo dei tweet e degli slogan che tanto piacciono alla politica di oggi. Dopo ogni domanda ragiona, spiega, inquadra, allergico alle semplificazioni. E affida ai numeri il compito di dire che la città è cresciuta durante il suo mandato: i 25 milioni in investimenti, le 66 telecamere di sorveglianza, i debiti per mutui ridotti da 11,3 a 3,4 milioni, la percentuale del 95% di rete fognaria, le 26 sezioni di scuola materna. Checchin però sa anche essere pungente. Provate a parlargli di Brugnaro e avrete l’effetto del drappo rosso davanti al toro: la “bocciatura” per il sindaco di Venezia è sonora, tanto quanto la stima per Zaia, come emerge da questa intervista a tutto campo. In dieci anni da sindaco lei ha visto crescere Spinea, oggi al primo posto tra i Comuni del Miranese. Ma è diventata davvero una città o è ancora solo una scelta comoda per chi si sposta da Mestre o da Venezia, formula elegante per non chiamarla “dormitorio”? «Io sono nato a Spinea e quindi conosco bene il fenomeno di crescita, molto forte tra gli anni Sessanta e Settanta, quando raddoppiarono gli abitanti». In termini di numeri? «Si passò da 10mila a 20mila persone. Spinea allora era davvero una città dormitorio, pensi che alla fine degli anni Settanta oltre mille bambini andavano a scuola nei negozi. Però c’erano persone che avevano la cultura di condividere i problemi, partirono i comitati di quartiere... E oggi non tutto è perfetto, ma siamo una città». Perché oggi la gente viene a vivere qui? «Innanzitutto perchè ci sono servizi scolastici di eccellenza. Tutti i bambini possono frequentare la materna, ci sono scuole a tempo pieno, cinque asili nido. E tanti servizi sociali». Cresce anche l’identità cittadina? Rispetto a Mirano tanto per dire... «Spinea non ha la storia di Mirano, se la deve un po’ creare. Ma abbiamo ogni giorno una iniziativa, culturale o godereccia che sia. Non abbiamo, è vero, una grande piazza e per questo stiamo realizzando la piazza lunga 1 chilometro in via Roma». La cosa di cui è più orgoglioso nei suoi dieci anni da sindaco? «Al di là delle cose fatte e dei progetti, dico le telefonate agli anziani dagli 80 anni in su nel giorno del loro compleanno. E’ un bel momento». E la cosa che invece non è riuscito a realizzare? «Sono andato vicino a un progetto importante per piazza Marconi: farla diventare una piazza verde con un centro civico. Non sono riuscito a concludere un accordo con i privati, ponevano troppe condizioni». Molti invocano anche la piscina che non è stata ancora realizzata, benché promessa. «Non è così. Nel 2009 quando sono diventato sindaco è stato stipulato solo un protocollo d’intesa. Noi abbiamo fatto tutti i passi necessari, ma questa realizzazione è in mano ai privati». Quindi non sempre il privato è più veloce del pubblico... «In effetti. Mi dispiace di non
«Spinea, una vera città ma Brugnaro ci ignora» Silvano Checchin lascia la vita politica attiva dopo 10 anni da sindaco: «La gente viene a vivere qui per scuole e servizi. Rammarichi? Piazza Marconi e l’ex fornace» `
essere riuscito a recuperare la fornace ex Cavasin: anche in questo caso il privato vuole vendere alle sue condizioni». Durante l’ultimo mandato c’è stato parecchio turnover in maggioranza. Tutto normale? «No, questo è un rammarico. Io in questi 5 anni volevo un ricambio generazionale, sono entrati tanti giovani ma purtroppo 4 di questi non sono riusciti a proseguire l’impegno per motivi di lavoro e studio». Lei ha rinunciato all’indennità, mi sembra.
«IL PRIMO CITTADINO DI VENEZIA NON HA MAI VOLUTO INCONTRARMI. CON ZAIA INVECE RAPPORTI CORRETTI»
«Esatto». Lodevole e raro, ma non le sembra che il messaggio alla fine sia che la politica se la possono permettere solo i ricchi? «Non sono ricco di famiglia, ma riesco a vivere dignitosamente con la mia pensione e quella di mia moglie. Sarei costato 200mila euro lordi, 100mila netti, e di questi il Comune ha beneficiato.
Ma non pretendo che gli altri facciano lo stesso. Quando ho cominciato, a 23 anni, non c’erano indennità e chiudo così, a 68 anni». “Chiude” significa che lei non si ricandiderà né per il consiglio comunale né per la Regione. Non ha altre ambizioni? «No, casomai le occasioni le ho avute in passato. Ho fatto il consi-
VIA ROMA “Piazza” lunga 1 km
EX FORNACE Nessun recupero
gliere provinciale, ero in lista per il Parlamento». E se le chiedessero di fare l’assessore? «Rifiuterei. Ma se mi chiedessero di dare una mano potrei anche stare qua tutto il giorno...». C’è un avversario politico che stima o ha stimato? «I due consiglieri comunali dei 5 Stelle sono persone impegnate e hanno svolto un lavoro propositivo». Lei è uomo di centrosinistra, è ancora iscritto al Pd? «Sì, sono ancora iscritto al partito. Lo confesso». Come vive questo travaglio politico? Con amarezza, rassegnazione o speranza che cambino le cose? «Lo vivo con preoccupazione: i partiti nascono per educare alla comprensione delle problematiche, e ho la sensazione che tutto questo sia saltato». Si insegue l’elettore anziché
Centrodestra unito, ci sono anche i fucsia SPINEA A sfidare il centrosinistra, che salvo colpi di scena candiderà l’attuale vicesindaco Emanuele Ditadi, sarà certamente un ampio schieramento di centrodestra che si conferma unito. Sta per sciogliere le riserve anche l’ex sindaco e attuale consigliere Claudio Tessari che deciderà se far parte della coalizione. «Ci sono contatti in corso perché ritengo che l’unità del centrodestra sia fondamentale, ma deve esserci una condivisione sia sulle idee che sul nome del candidato» spiega Tessari. Il nome di Martina Vesnaver, prima scelta su cui si discute da mesi ma attualmente “bloccata” a causa di un impegno lavorativo che la lega al Comune di Spinea, non dispiace al consigliere Tessari: «È una
buona figura che incarna il pensiero moderato - aggiunge - ma ci possono essere anche altri candidati. Ci stiamo ragionando, così come si discute sul programma, che dovrà rispecchiare le posizioni di ciascuno, senza egemonie». In attesa che la posizione di Vesnaver si sblocchi, il centrodestra lavora sulla composizione delle liste. Certo è l’appoggio da parte dei “fucsia” di Luigi Brugnaro: «Siamo pronti a sostenere l’eventuale candidatura di Vesnaver e tutta la coalizione unita» fanno sapere, precisando però che non presenteranno una loro lista. La coalizione ha un calendario fitto di incontri e scioglierà le riserve entro fine mese. Riescono a proteggersi dalla fuga di notizie i Cinque Stelle di Spinea. Quella che da tutti viene indicata come l’unica possibile candidata al ruolo di sin-
daco, la consigliera uscente Stefania Mazzotta, non risponde alle chiamate e non dà conferme. È certamente lei l’esponente di spicco tra i Cinque Stelle spinetensi, dopo che l’attuale capogruppo Massimo De Pieri, il più in vista in questo mandato all’opposizione, ha an-
PRIMA SCELTA Martina Vesnaver (Lega)
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nunciato l’intenzione di lasciare il Movimento e di andare avanti, eventualmente, con un altro progetto. Altre candidature, a sorpresa, non sono escluse e si chiacchiera di “lavori in corso” in altre realtà civiche locali. Non ha ancora sciolto le riserve l’attuale consigliere Mauro Armelao che, dopo aver annunciato l’intenzione di non ricandidarsi in consiglio, sarebbe stato contattato da un gruppo di suoi sostenitori per portare avanti un progetto civico. Iscritto alla Lega (ma non quella spinetense), avrebbe l’appoggio anche di alcuni elettori leghisti e di Fratelli d’Italia. Lui ha fatto solo sapere di essere «troppo impegnato con il sindacato a livello nazionale e a livello professionale» ma non si esclude che possa presentare una sua civica o contribuire alla corsa del centrodestra. (m.fus)
formarlo, intende dire. «Sì, si inseguono i desideri ma la democrazia non si basa sui desideri e a volte deve prendere decisioni impopolari». I rapporti con la Città metropolitana di Brugnaro? «Ma esiste la Città Metropolitana? Le rispondo con un’altra domanda». Lei è molto critico. «Stiamo ai fatti: abbiamo approvato con molto ritardo lo statuto, non abbiamo un regolamento della Conferenza metropolitana, siamo arrivati ad approvare il Piano strategico dopo anni. Ed è tutto fuorché un Piano strategico: è solo un elenco di problemi. Io ho anche votato a favore per il semplice motivo che è difficile votare contro il nulla». Quindi i suoi rapporti con Brugnaro sono difficili. «Guardi, io da due anni sto disperatamente chiedendo un incontro con Brugnaro. Cosa può pensare un sindaco di una città di 28mila abitanti che si è rivolto anche al prefetto per avere un incontro e non ha ottenuto nulla? Cosa devo fare, da chi devo andare per vedere il sindaco di Venezia?». E la Regione di Zaia? E’ stato difficile convivere con un ente a trazione leghista? «No, tutti i problemi li abbiamo affrontati tranquillamente. Ho sempre avuto massima disponibilità, risposta immediata alle richieste di incontri». Un rapporto istituzionale corretto, insomma. E la defezione di Santa Maria di Sala dall’Unione dei Comuni la preoccupa? «Sì, perché la questione dell’Unione sta diventando politica. Ed è strano perché a livello regionale si sa che non c’è futuro per i Comuni, che sono destinati a mettersi insieme. Vogliano o non vogliano». Francesco Antonini © RIPRODUZIONE RISERVATA
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San Donà
IL VICEPRESIDENTE «La nuova struttura potrà essere finanziata a metà tra Regione e Ulss 4: Zaia ha detto chiaramente di procedere»
di Piave
Mercoledì 13 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
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«Ospedale, progetto entro 3 mesi» `«I soldi ci sono, costerà tra i 100 e i 130 milioni Forcolin risponde alla consigliera Zottis (Pd): «Serve un segnale politico e poi partiamo con l’iter» Aspettiamo il sì della Conferenza dei sindaci» `
SAN DONÀ «Dalla Conferenza dei sindaci e dai consigli comunali di Sandonatese e Jesolano e serve un segnale politico sul nuovo ospedale». Il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin (Lega) risponde alle richieste presentate ieri sul Gazzettino dalla consigliera regionale Francesca Zottis (Pd) sul tema dell’ospedale nuovo che dovrebbe assorbire i presidi dei due Comuni. «Quello che la Regione chiede è un accordo di massima, un’indicazione politica che arrivi dal territorio – spiega il vice di Zaia – un semplice documento sulla base del quale la Regione e all’Ulss 4 potranno elaborare insieme uno studio fattibilità, che potrebbe essere pronto in circa tre mesi». Un punto da chiarire, previsto da Zottis, riguarda i costi di costruzione e gestione: i soldi ci sono? «Si possono analizzare costi e benefici del nuovo ospedale, il cui costo potrebbe aggirarsi tra i 100 e i 130 milioni di euro – risponde Forcolin - si potrà stabilire come finanziarlo ed entro quali termini: quali risparmi ha come quota-investimenti l’Ulss 4 e con quale parte può mettere la Regione. I soldi ci sarebbero, altrimenti il presidente Zaia sarebbe già intervenuto se non ci fossero risorse. La Regione, inoltre, vede di buon auspicio soluzioni che vadano ad ottimizzare la spesa e un nuovo polo ospedaliero va in questa direzione».
PROGETTO A riguardo Forcolin ricorda che nel progetto risalente al 2014, relativo al precedente ospedale unico San Donà-Portogruaro, si prevedeva un risparmio di 5milioni di euro l’anno, relativo alle spese di manutenzione e migliore efficienza energetica. «Ammettiamo che il nuovo ospedale possa essere finanziato a metà tra Regione e Ulss 4: con un risparmio stimato in 5milioni l’anno l’azienda sanitaria sarebbe in grado di ripagare la sua quota nell’arco di una de-
L’Ulss 4 risparmia quasi un milione di euro in medicinali e reinveste il tesoretto in farmaci innovativi. Il risultato, reso pubblico ieri dalla stessa azienda sanitaria, è stato conseguito grazie al migliore utilizzo dei farmaci e a prescrizioni appropriate. “Non significa che le persone siano state curate male per la minore prescrizione di farmaci – puntualizza il direttore generale, Carlo Bramezza – ma che sono state erogate cure più mirate, prescrizioni appropriate dal punto di vista clinico. Ne consegue che è stato ridotto il ricorso e spesso l’abuso del consumo di farmaci, leggasi anche spreco di farmaci,
Ci sarà anche Galia Bacal, mamma di Irina, la ventenne moldava uccisa brutalmente dall’ex fidanzato lo scorso 19 aprile a Formeniga, Vittorio Veneto, tra le persone che hanno accettato di portare la loro testimonianza alla serata dedicata alla piaga sociale della violenza sulle donne. “Capire per prevenire”, questo il tema dato all’appuntamento organizzato dallo studio 3A (società specializzata nella tutela dei diritti delle persone), che si terrà oggi, alle 20.30, al centro culturale “Da Vinci” di piazza Indipendenza, non a caso alla vigilia di San Valentino. Interverranno, tra gli altri, il consulente personale di Studio 3A-Valore Spa e responsabile della sede di San Donà di Piave, Riccardo Vizzi, che ha seguito il caso e la famiglia Mennella, Galia Bacal, mamma di Irina, il criminologo e giurista Marco Monzani e il responsabile della gestione dei sinistri gravi di 3A, l’avvocato del Foro di Padova Marco Frigo, che fornirà tutta una serie di indicazioni legali. (F.Cib.)
CEGGIA DEFIBRILLATORE PER LA RODARI NUOVO OSPEDALE’ Forcolin aspetta il via libera da parte della Conferenza dei sindaci e dei consigli comunali
cina d’anni. Una seria analisi finanziaria consente di capire in tempi rapidi se l’operazione sta in piedi - ribadisce – e Zaia ha detto chiaramente di andate avanti». Su come procedere in questa fase Forcolin concorda sulla consultazione dei singoli consigli comunali. «Perché il territorio si possa esprimere basta un ordine del giorno da portare nei vari consiglio comunale, come ha già annunciato la sindaca di Musile Silvia Susanna o come
PREVISTO IN PROSPETTIVA UN RISPARMIO DI 5 MILIONI PER LE SPESE DI MANUTENZIONE
potrebbe fare il sindaco Massimo Sensini a Fossalta. Il quesito dell’ordine del giorno può essere uguale per tutti, in modo trasversale». Per l’ubicazione si è previsto un punto equidistante tra San Donà e Jesolo, tenendo conto dell’ingresso di Cavallino nell’Ulss 4, per cui si era parlato delle zone di Caposile o Passarella, ma si tratta di luoghi non sottoposti a rischio idraulico e idrogeologico? «Si tratta solo di ipotesi – continua – chiediamo alla politica un mandato per realizzare lo studio di fattibilità. Sulla base di questo si potrà anche a ragionare sull’ubicazione, certo servirà pensare ad una posizione baricentrica rispetto a Cavallino. Ma oggi quello che interessa principalmente è la risposta politica». Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
San Donà
Sicurezza, oggi consiglio comunale Si terrà stasera alle 20 il consiglio comunale straordinario sul tema di prostituzione minorile e sicurezza, convocato su iniziativa dei gruppi di opposizione Lega, La squadra di Pilla, Fratelli d’Italia e Misto. Due le mozioni che saranno presentate: una riguarda lo stato della sicurezza, con relatore il consigliere Massimiliano Rizzello (Fdi); altra mozione riguarda i comportamenti a rischio dei giovani, con relatrice Maria Carla Midena (Lega). Il consigliere Monegato (5 Stelle) ha fatto
sapere che non siederà sui banchi dell’assemblea consiliare ma starà tra il pubblico. «È stucchevole un dibattito sull’emergenza o meno del fenomeno criminale come la discussione tra dati statistici e percezione dei cittadini – spiega Monegato – non servono semplificazioni strumentali, propaganda (di maggioranza e di minoranza) e faziosità politica». Parteciperà alla seduta, invece, Francesca Zaccariotto, pur non coinvolta dai promotori. (D.Deb.)
L’Ulss 4 risparmia un milione sui farmaci SAN DONA’
SAN DONA’ VIOLENZA SULLE DONNE
che ha permesso di ottenere un importante risparmio economico”. I numeri, dunque. Nel periodo gennaio-novembre 2018 la spesa farmaceutica è stata di 24,5 di euro, ridotta di 924mila euro rispetto allo stesso periodo del 2017. La spesa media per assistito pesato (calcolata cioè su indici convenzionali che tengono conto dell’età, del carico assistenziale e di altri parametri dell’assistito) è passata da 119,3 euro del 2017 ai 104,5 euro del 2018. Il (quasi) milione di euro è stato, dunque, destinato all’acquisto di farmaci innovativi impiegati in ambito ospedaliero, ma anche nella distribuzione diretta a pazienti a cui sono state prolungate le terapie dopo la dimissione. Medicinali di nuova genera-
zione ad elevato costo, impiegati dove le terapie convenzionali non hanno avuto successo. “In passato, in caso di inefficacia delle terapie farmacologhe non cerano altre possibilità – continua Bramezza – . Oggi, invece, possiamo offrire nuove opportunità di cura ai pazienti con medicinali di nuova generazione, costosi ma molto utili nelle cure di tumo-
BRAMEZZA: «EROGATE CURE PIU’ MIRATE E RIDOTTO L’ABUSO DEL CONSUMO DI MEDICINALI» d08d37fd-14a1-4bca-97e2-d2e9d4a853cd
ri, malattie rare, epatite C ed altre malattie. A nome degli utilizzatori questi medicinali ringrazio di cuore tutta quella parte di popolazione che ha capito l’inutilità di avere a casa armadietti pieni di farmaci, e realizzato che ci si deve curare con le medicine più adeguate. Un ruolo importante in questo contesto lo hanno avuto anche i medici di famiglia e gli specialisti ospedalieri nel prescrivere cure sempre più appropriate”. Questo risultato si unisce ad un altro segno positivo nel bilancio: nei mesi scorsi era emerso come il bilancio dell’Ulss 4, per la prima volta nella sua storia aveva chiuso in attivo. Fabrizio Cibin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Consegnato da “Solo per il Bene!” alla scuola materana statale “Gianni Rodari” il defibrillatore numero 18 . L’iniziativa benefica, nata nella ambito del Progetto “Natale Solidale”, diretto da Daniela Cariello di Solo per il Bene, ha coinvolto i commercianti ciliensi attraverso il coordinamento del sindaco Mirko Marin. Dopo che nello scorso ottobre la Cariello aveva scritto al Comune proponendo l’iniziativa il sindaco ha dato subito la disponibilità alla collaborazione dell’Amministrazione comunale. Mentre i volontari di “Solo per il bene”, come Daniel e Norma hanno visitato i commercianti ciliensi presentando il progetto, il primo cittadino ha pianificato la destinazione del ricavato del progetto individuando nella Scuola Rodari il destinatario del defibrillatore. (m.mar.)
MEOLO OGGI L’ADDIO A DEBORAH LIBERATI Saranno celebrati oggi pomeriggio, mercoledì 13, alle ore 15,30, nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Meolo, i funerali di Deborah Liberati, la donna 44enne deceduta sabato sera, poco dopo le 19, sull’autostrada A4, quando la sua auto è stata coinvolta in un terribile tamponamento con altre tre vetture. La donna era da poco entrata in autostrada dal casello di Meolo e sarebbe uscita allo svincolo di Noventa- San Donà per recarsi ad un colloquio di lavoro, quando è avvenuto lo schianto in cui ha perso la vita. Originaria di Napoli, Deborah Liberati si era trasferita due mesi fa a Meolo e risiedeva in casa del fratello Pietro (E. Fur.)
XIX
Godega
Mercoledì 13 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
Il punto sul Prosecco
Zaia striglia i Consorzi «Serve più collaborazione» Il presidente della Regione: «Non si può andare sul mercato in ordine sparso. E dovete affrontare il tema della sostenibilità» `
IL CONVEGNO «Non autorizzerò altri 1200 ettari di Glera. Capisco che ci sono aspettative ma guardate anche ad altri vitigni. Perché se andiamo verso la monocoltura, ci facciamo tanto male»: parole e musica del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, protagonista lunedì sera all’incontro sul sistema Prosecco. Non sono bastate mille sedie per accogliere i viticoltori (e non solo) che hanno partecipato all’appuntamento annuale che apre la stagione dell’antica fiera agricola (si terrà dal 2 al 4 marzo). Ma se le 1500 persone arrivate nel padiglione giallo dell’area fiera erano lì per sentirsi dire quanto buono è il Prosecco e quanto bravi sono quelli che lo producono, sono rimaste deluse. Perché il presidente della Regione Luca Zaia ha dato loro “una pettinata”, come ha sottolineato il regista della serata Fiorello Terzariol, ambasciatore delle Città del vino.
LO SPRONE Tre le questioni sulle quali Zaia ha focalizzato l’attenzione: la stabilità dei prezzi sui mercati con la necessità di gestire unitariamente il fenomeno, la sostenibilità ambientale con un occhio di riguardo ai vigneti resistenti e i nuovi impianti, che non ci saranno. «Dobbiamo governare il processo e oggi i consorzi hanno un ruolo fondamentale – ha detto Zaia - Tanto è vero che nel 2009, quando ho firmato il decreto, e non mi stancherò mai di dire che fosse stato per i produttori non lo avrei firmato, ho riunito i consorzi e ho detto “attenzione perché avrete in mano un
business da vera e propria industria, da 5-6 miliardi di euro”. E oggi i consorzi siete voi che rappresentate un grande elemento economico. Pensate se non ci fosse il Prosecco in provincia di Treviso o nei territori atti a produrlo, cosa sarebbe l’agricoltura. E allora bisogna gestire bene le cose, come dicono i contadini “perché la pianta venga su dritta, bisogna metterle un palo che la tenga su”».
ORGANIZZARE L’OFFERTA I numeri da capogiro del fenomeno Prosecco vanno governati. «Quando si va sul mercato con una massa di prodotto come quello che noi importiamo, 540milioni di bottiglie tra Doc e Docg – ha proseguito Zaia - un piccolo sbandamento può voler dire un grande disastro di mercato. È fondamentale che si organizzi sempre di più l’offerta. I consorzi stanno lavorando a questo, insieme all’università. Sembrano cose distanti da chi lavora in vigneto, ma oggi noi dobbiamo ragionare a livello industriale. Anche chi ha solo un ettaro di vigneto». «O facciamo squadra o va a finire male» ha ammonito il governatore perché «non c’è scritto da nessuna parte che questo fenomeno continui all’infinito. Ma sappiamo che se lo gestiamo bene possiamo farlo andare avanti quasi
LA TIRATA D’ORECCHI «NON AUTORIZZERÒ ALTRO GLERA: CI SONO ANCHE ALTRI VITIGNI CON LA MONOCOLTURA CI FACCIAMO MALE»
all’infinito. Il mio interesse è che questa regione non si schianti con il Prosecco. Nei miei interventi, vi difendo sempre, talvolta anche l’indifendibile, ma occorre mettere la testa a posto». Zaia ha messo in guardia in particolare i giovani: «fate i piani ed i conti economici al ribasso, in via prudenziale. Fate bene i conti».
DETERMINATO Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia lunedì sera a Godega
(foto NuoveTecniche/DA RE)
SOSTENIBILITÀ Altro tema sul quale il numero uno della Regione ha bacchettato i viticoltori è stato il rispetto dell’ambiente. «Abbiamo i riflettori del mondo puntati addosso – ha detto Zaia - Dicono che il Prosecco che fa venire le carie o che erode il terreno: sono segnali. Saremo sempre più sotto attacco. Il tema della sostenibilità ambientale lo dovrete affrontare prima o poi. So che ci sono dei percorsi virtuosi, che le associazioni di categoria vi stanno seguendo. Attenzione che il futuro del vino non è quello dei 22 trattamenti, perché il consumatore va in un’altra direzione. Spero che vengano autorizzate le varietà resistenti per le denominazioni, come accade in altri Paesi. Vigneti resistenti, non Ogm, che richiedono zero trattamenti». Poi i nuovi impianti. «Non autorizzerò altri 1200 ettari di Glera – ha tuonato Zaia -. Capisco che ci sono aspettative ma guardate anche ad altri vitigni. Perché se andiamo verso la monocoltura, ci facciamo tanto male. Quindi, valorizzare quello che c’è». Il presidente non ha risparmiato una stoccata nemmeno ai consorzi: «Auspico più dialogo tra i due consorzi Doc e Docg, perché sul mercato non possiamo andare in ordine sparso». Elisa Giraud
Pioggia di dati
Nella Marca 40mila dei 94.400 ettari vitati del Veneto `(e.g.) Il compito di
fotografare con i numeri la situazione del sistema Prosecco è stata affidata ad Alberto Zannol, della direzione regionale dell’agroalimentare. «Il Veneto ha una superficie vitata di 94.400 ettari, è la seconda regione d’Italia dopo la Sicilia – ha detto Zannol – La provincia di Treviso, con 40mila ettari è quella con la superficie vitata più estesa. Su base regionale, per il 74% si tratta di vitigni a bacca bianca. In provincia di Treviso la percentuale sale all’89,14%». Le aziende vinicole sono in totale 29.565 di cui 11.192 solo nel trevigiano, che detiene il primato anche in questo caso. La superficie vitata a Glera occupa ormai un terzo della superficie regionale destinata a vigneto: 34 mila 200 ettari. Treviso non ha il primato sulla coltivazione con il metodo biologico: 796,98 ettari contro i 1013,26 di Verona. «Il Prosecco rappresenta il 56,5% del totale delle denominazioni
ASSESSORE REGIONALE Giuseppe Pan
venete – ha detto Zannol - La doc rappresenta il 43% sul totale, il Conegliano Valdobbiadene l’11,7%, mentre la docg Asolo l’1,7%». Timidamente si fanno ragionamenti anche sul Pinot Grigio che, come da disciplinare, può essere utilizzato per la produzione di Prosecco. La neonata doc delle Venezie «rappresenta l’85% del Pinot grigio italiano – ha detto Pier Claudio De Martin,
presidente di U.Vi.Ve – ma il mercato viene turbato dall’1% di produzione dell’Abruzzo». C’è da meditare. A dare qualche numero è stato anche l’assessore regionale all’agricoltura Giuseppe Pan, che ha presentato i numeri degli investimenti riversati dalla Regione sugli agricoltori nel 2018, in totale 47 milioni di euro. «Dobbiamo avere una visione strategica, dal momento che la filiera del Prosecco deve guidare anche le altre filiere – ha detto Pan Sulla sostenibilità si gioca un ruolo importante. Ci sono sempre più comitati di cittadini, di mamme, a difesa della vivibilità, dell’ambiente: voi operatori vitivinicoli avete una responsabilità in quello che fate nei vostri paesi, responsabilità verso i sindaci e verso i vostri concittadini». Un altro punto su cui Pan ha insistito nel suo intervento è il «rispetto delle buone pratiche agricole e il controllo dei disciplinari di produzione sia in campagna che in cantina».
Zanette: «I prezzi? Non possiamo controllare tutti i soggetti coinvolti» LE REAZIONI Punzecchiati dal governatore, i quattro presidenti di consorzi di tutela presenti non si sono tirati indietro e pure loro hanno messo alcuni puntini sulle “i”. Sulla questione della stabilizzazione dei prezzi di mercato «ci sono dei soggetti che il consorzio non può governare – ha detto Stefano Zanette, presidente del consorzio di tutela del Prosecco Doc – e che hanno provocato alti e bassi del mercato». In particolare nel 2018 a soffrire sono state le aziende imbottigliatrici. «Il margine di guadagno si è volatilizzato – ha detto Zanette – perché qualcuno è uscito sul mercato con un prezzo troppo basso, ma il mercato è libero e comanda». Il calo dei prezzi è stato causato in parte
dall’abbondanza di prodotto. Ecco perché la Doc Prosecco ha deciso di tenere bloccata la riserva vendemmiale fino a data da decidersi. «Se i prezzi continuano a scendere – ha detto Zanette - la riserva vendemmiale non verrà mai sbloccata perché altrimenti si svilisce il valore del prodotto sullo scaffale». Zanette ha portato l’ultimo caso: una bottiglia di frizzante a 1,83 euro, di un’azienda che si è appena immessa sul mercato del Pro-
NARDI CAUSTICO «COLLABORARE FRA DI NOI? È UN DOVERE MA BISOGNA FARE CHIAREZZA»
I VERTICI il presidente del consorzio Prosecco Doc Stefano Zanette (a sinistra) e quello del Consorzio Docg Innocente Nardi
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secco e che non fa parte del consorzio. Anche il consorzio del Docg ha deciso di tenere bloccata la riserva vendemmiale, lo ha confermato il presidente Innocente Nardi il quale ha detto «seppure rappresenti il 20% della produzione». Altra questione, i 1200 ettari di Glera che Zaia non ha intenzione di autorizzare. «Al di là dei proclami – ha affermato Zanette – è stato il consorzio che ha deliberato di bloccare e di spostare la decisione. E non perché non ci sia bisogno ma per far capire che c’è qualcuno che sta guidando il sistema». In tema di sostenibilità, Zanette ha chiesto che sia anche il ministero dell’agricoltura e del turismo a dare qualche dritta perché ad oggi non c’è una direttiva nazionale e c’è bisogno di una sostenibilità del territorio
certificata. Sulla collaborazione tra consorzi, il presidente della docg Nardi è stato piuttosto caustico: «la collaborazione è un dovere – ha detto - ma nel segno della chiarezza». Armando Serena, presidente dell’Asolo Docg, ha lanciato il monito «attenti perché chi troppo vuole, nulla stringe». Mentre Giorgio Piazza, presidente del Consorzio Vini Venezia e del Pinot Grigio delle Venezie doc, ha evidenziato ai produttori quelle alternative alla monocoltura suggerite da Zaia, quali il Pinot Grigio o i rossi come il Raboso. Tutti e quattro hanno sottolineato l’importanza di attenersi ai disciplinari di produzione, punto di partenza affinché il sistema non sia “drogato”. El.Gi. © RIPRODUZIONE RISERVATA