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2 VE
PRIMO PIANO
Sabato 16 Febbraio 2019 Corriere del Veneto
La Politica La grande riforma La vicenda ● Il Veneto ha celebrato il referendum autonomista il 22 ottobre del 2017: hanno votato 2,3 milioni di persone, il Sì ha trionfato con il 98% ● La Regione ha quindi aperto con il governo una trattativa per ottenere forme più ampie di competenza sulla base dell’articolo 116 della Costituzione. C’era il governo Gentiloni, il confronto si è chiuso con la firma di una pre-intesa quadro su 5 materie ● Dopo le elezioni del 4 marzo, l’autonomia è stata inserita nel contratto di governo stretto tra la Lega e il M5S. Al ministero degli Affari regionali è stata nominata la senatrice veneta Erika Stefani ● La trattativa è ripartita, stavolta su tutte le 23 materie previste dalla Costituzione. I tavoli tecnici hanno chiuso in questi giorni il loro lavoro
All’indomani dell’approdo in Consiglio dei ministri della bozza d’intesa sull’autonomia, è alta tensione tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle. Un nervosismo che affonda le sue radici nella strana alleanza tra i due partiti, uniti da un «contratto di governo» che si va sfilacciando e sempre più in competizione tra loro. «Sono delusa dalle ricostruzioni sbagliate che ho letto - dice il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani ma determinata ad andare avanti. Ogni allarmismo è del tutto infondato perché ci muoviamo nel rispetto della Costituzione, dei livelli essenziali delle prestazioni e dei bisogni di tutti i territori. Non toglieremo niente a nessuno e non si creeranno cittadini di serie A e di serie B». Non c’è stata alcuna rissa, assicura il ministro per la Pubblica amVENEZIA
A colloquio Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si confronta sull’autonomia con il ministro agli Affari regionali, la vicentina Erika Stefani
Autonomia, Conte: «Si va in parlamento»
Il premier sposa la linea M5S, l’intesa andrà discussa dalle Camere, giallo sulle possibili modifiche Stefani dopo il Consiglio dei ministri: «Sono delusa ma determinata». Zaia-De Luca scontro continuo ministrazione Giulia Bongiorno, ma è un fatto che il vicepremier Matteo Salvini sia arrivato alla riunione a Palazzo Chigi con un’ora di ritardo (era trattenuto al Viminale dai pastori sardi), giusto in tempo per discutere il punto dedicato alle autonomie, mentre il premier Giuseppe Conte sia andato via prima che Stefani prendesse la parola. I leghisti, sempre più convinti che l’obiettivo degli «alleati» sia rinviare l’intesa a dopo le Europee, così da non permettere al Carroccio di «passare all’incasso», considerano «una grave scorrettezza» il dossier contro la bozza fatto circolare dal M5S un’ora prima del Consiglio dei ministri, quasi a voler avvelenare i pozzi aizzando la polemica e distogliendo l’attenzione dal merito del testo. Salvini predica calma, invita i suoi a non alzare i toni (l’ha fatto anche qualche sera fa, nel corso di
56 articoli
Sono quelli che compongono la bozza d’intesa
una riunione con i parlamentari) convinto che trasformare la riforma in una corrida sia il modo migliore per affossarla. E chissà che non sia per questo che il governatore Luca Zaia, ieri, dopo aver duramente attaccato al mattino la classe dirigente del Sud, ha poi sconvocato all’improvviso l’incontro con la stampa fissato per il pomeriggio. «Ma è possibile che si vada in giro a dire che questa è la secessione dei ricchi? Che il Sud finirà male? era sbottato alla radio -. Le Regioni del Sud sono in difficoltà non perché Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno l’autonomia, ma perché hanno avuto una classe dirigente che ha governato male. In alcune Regioni si è abdicato a curare i cittadini nella sanità pubblica». Nei prossimi giorni sarà convocato il «tavolo politico» annunciato da Salvini con Conte e Di Maio e pare che do-
● I dem invitano a copiare il modello del Friuli Venezia Giulia
IlPd:«Bastapropaganda stiamofinendonellesecche Serveun’operazioneverità»
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Zardini I voti in parlamento non ci sono, bisogna favorire il dibattito
PADOVA Dice il segretario del Pd del Veneto, Alessandro Bisato, che «se siamo finiti nelle secche è colpa di Zaia e della sua propaganda sui 9/10 delle tasse, il residuo fiscale, il modello Trento e Bolzano. Tutte cose che si sapeva dall’inizio non avremmo mai potuto ottenere e che hanno inquinato il dibattito, polarizzandolo sulla questione dei soldi. Ora non ci si può stupire se il Sud è in rivolta e si arrocca a difesa delle sue risorse. L’unico modo per uscirne è che il governatore si presti ad una grande operazione verità, sgomberando finalmente il
Il segretario Alessandro Bisato
campo dalle menzogne». E Orietta Salemi lo sfida: «Faccia quel famoso tour al Sud che aveva annunciato, vada a spiegare che tipo di autonomia ha in mente». Proprio l’errore di non restare nel merito del possibile ma di aizzare gli anime sventolando l’impossibile è, per i dem veneti, l’origine della contrarietà dei governatori Pd all’autonomia, un fatto certo imbarazzante per il partito di qui: «De Luca sbaglia - dice senza esitazioni Bisato - ma è fuorviato dalle parole della Lega: se voi foste a Napoli, che pensereste leggendo ogni
po le materie oggetto di contesa tra la Regione e i ministeri pentastellati (Ambiente, Infrastrutture, Sanità e Beni culturali), il nodo più delicato da affrontare sia la richiesta partita dai parlamentari M5S di sottoporre l’intesa alla Camera e al Senato e consentire lì delle modifiche. Uno scenario fin qui escluso da Stefani, che sulla base dei pareri di alcuni giuristi ha indicato nelle intese con le confessioni religiose il modello da seguire (quelle intese non sono emendabili), ma
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che invece viene considerato ed anzi caldeggiato da Conte: «L’autonomia è un processo serio - ha detto il premier -. Dobbiamo farlo con molta responsabilità, con molta chiarezza e determinazione, fino a raggiungere un obiettivo sostenibile». In tal senso, «il parlamento non può essere destinatario passivo. Si tratta di un progetto di riforma costituzionale». Parole che vanno nella stessa direzione indicata dal ministro per i Rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro («Il testo finale natu-
ralmente verrà vagliato dalle Camere che saranno coinvolte nell’iter di approvazione») e dal presidente della Camera Roberto Fico: «È importante, importantissimo, che il parlamento abbia un ruolo centrale nella questione delle autonomie. Non può avere un ruolo marginale, non si può andare avanti senza interpellarlo fino in fondo». La Lega è convinta che portare l’intesa nelle stanze parlamentari sia il modo migliore per insabbiarla, tra una commissione e l’altra, di «navetta»
Luca Zaia Le Regioni del Sud sono in difficoltà non perché il Veneto ha l’autonomia, ma perché hanno avuto una classe dirigente che ha governato male Più fondi giorno le agenzie di stampa che partono da qui?». Si tratta di trovare un equilibrio non facile, anche perché il confronto interno è fortemente influenzato dal congresso: Zingaretti, governatore del Lazio contrario all’autonomia, per vincere ha bisogno dei voti dei dem del Centro-Sud (e dell’Emilia Romagna, il che spiega come mai salvi la riforma lì ma non qui); l’uscente Maurizio Martina, invece, lombardo, si sta facendo interprete delle posizioni dei dem del Nord. Una spaccatura che non aiuta la discussione «nel merito» auspicata da Bisato, come sembra dimostrare anche il convegno a porte chiuse organizzato dai parlamentari senza l’ex sottosegretario Bressa. «Noi, lo ribadiamo a scanso di equivoci, siamo favorevoli alla riforma, a maggior ragione oggi che leggiamo una norma finanziaria perfettamente sovrapponibile a quella scritta a suo tempo dal governo Gentiloni con Bressa -
sottolinea Stefano Fracasso c’era già tutto allora: costi standard, compartecipazioni alle imposte, la commissione paritetica. Il tutto a saldi invariati per lo Stato». Il clima, in parlamento, non è comunque favorevole: «Così com’è, la riforma non passerà mai, non ci sono i voti - spiega Diego Zardini chi voterebbe un testo avvolto nel mistero, che non può essere modificato, senza aver partecipato ad un dibattito che ne renda chiare le ricadute pratiche? Il confronto va “parlamentarizzato” prima della firma». Ma si può? Secondo Roger De Menech sì, esiste un precedente: «Nel 2016, governo Renzi, fu approvato il nuovo statuto della Regione Friuli Venezia Giulia. L’intesa, già firmata da governo e Regione, fu portata in parlamento, modificata d’accordo con il governo e nuovamente sottoposta alla Serracchiani, che firmò». Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Donazzan: «Alla scuola un miliardo» VENEZIA Un miliardo di euro in più all’anno. È quanto, secondo l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan, potrebbe arrivare alla scuola veneta se passasse l’autonomia: «Non si tratta di un regalo bensì di una sorta di pareggio considerato che uno studente veneto costa 483 euro, molto meno che nelle altre Regioni». E ancora: «La riforma porterà in dote la premialità per i docenti di secondo livello e l’assunzione dei precari storici». A quanto ammonterebbero le premialità? Secondo i sostenitori della riforma tra 150 e i 200 euro netti in più al mese. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Sabato 16 Febbraio 2019
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Roberto Fico È importante che il parlamento abbia un ruolo centrale nella questione delle autonomie, non si può andare avanti senza Vincenzo De Luca Formalizziamo la richiesta di autonomia anche per la Campania. Ci auguriamo che rispondano, l’altra volta non l’hanno fatto
in «navetta», ma il segretario della Liga veneta, Toni Da Re, rispettoso dell’indicazione ricevuta da Salvini, si affida a Stefani: «È un ministro competente, sarà lei a stabilire la strada migliore da seguire». E lei, che dice? «Un coinvolgimento condiviso del parlamento ci sarà». Fino a che punto, però, se cioè le Camere potranno o meno mettere mano all’intesa faticosamente redatta da governo e Regione, non si sa. Intanto si infiamma lo scontro tra i partiti e nei partiti (la divisione Nord-Sud è ogni giorno più marcata) e prosegue la querelle con il presidente della Campania Vincenzo De Luca: «Oggi formalizziamo con una lettera al Presidente del Consiglio la richiesta di autonomia anche per la Campania. Ci auguriamo che rispondano visto che alla missiva che avevamo inviato per la partecipazione al tavolo delle autonomie non hanno mai risposto». Replicano dal ministero degli Affari regionali: «Dalla regione Campania risulta agli atti una richiesta del febbraio 2018, nella precedente legislatura, che non precisa né gli ambiti né le materie per cui attivare la richiesta». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
M5S, lo strappo dei veneti «Va fatta, al Sud fanno solo terrorismo mediatico»
Berti e D’Incà: «Noi non cambiamo idea. E Di Maio si è esposto»
VENEZIA C’è una trincea anche
per i 5 Stelle sul fronte del Nord, ed è una trincea che gli ufficiali pentastellati impegnati sul campo non hanno alcuna intenzione di abbandonare. Anzi: «Io da qui non mi muovo - scandisce Jacopo Berti, consigliere e leader del M5S in Regione, dove, per la cronaca, sta all’opposizione della Lega di Zaia -: ero e rimango assolutamente favorevole all’autonomia del Veneto. Lo ribadisco a tutti i livelli, dentro e fuori il Movimento». Rinforza il concetto Federico D’Incà, influente parlamentare bellunese: «Il Movimento 5 Stelle in Veneto ha fatto campagna elettorale per il Sì. Io in prima persona mi sono speso perché i veneti andassero a votare, per dare alla nostra regione la possibilità di avere un regionalismo differenziato». Sia Berti che D’Incà, oltretutto, sanno di poter fare riferimento alle parole pronunciate appena pochi giorni fa a Vicenza dalla massima autorità governativa del Movimento, Luigi Di Maio: «Ha detto chiaramente che l’autonomia del Veneto si deve fare, per dare seguito al referendum e alla volontà popolare». Dunque, come ci dobbiamo regolare con i 5 Stelle che, fuori dal Veneto, si dicono fermamente contrari a quella che, in altre aree d’Italia, sta passando alle cronache come «la secessione dei ricchi»?. D’Incà, in proposito, è netto: «Il M5S sta rispettando gli accordi presi con il contratto di governo. Riguardo ad alcuni nostri parlamentari che esprimono le loro preoccupazioni, queste sono soltanto a titolo perso-
● La montagna veneta
deputato bellunese Roger De Menech: «La bozza smentisce l’impegno preso dalla ministra Stefani in un incontro con tutti i parlamentari bellunesi. Nei documenti che circolano la montagna e il Bellunese sono spariti». De Menech promette battaglia in Parlamento, «dove faremo di tutto per introdurre un’autonomia per Belluno ancora più forte di quella prevista inizialmente. Perché della Regione, della Lega e di Zaia non ci fidiamo più». Pronta la risposta del senatore leghista Paolo Saviane: «È paradossale che il Pd, che ha distrutto le province con la
Sud per favorire le Regioni del Nord, parla senza avere nemmeno letto le carte, oppure è mosso da un pregiudizio. La verità, mi viene da pensare, è che al Sud sono terrorizzati dalla prospettiva di perdere centri di potere». Sarà pure della vecchia scuola pentastellata, il veneto Berti, però in questi fran-
Le competenze da trasferire I principali ambiti in Veneto
Sanità
Istruzione
Alla Regione saranno dati margini più ampi per la gestione degli assetti istituzionali e l'organizzazione dell'offerta ospedaliera, oltre all'attivazione di percorsi alternativi di formazione specialistica. Via libera anche all'abolizione della quota fissa in ricetta e nuovi ticket
La Regione potrà gestire autonomamente l'alternanza scuola-lavoro, la formazione, l'apprendistato, i rapporti di lavoro con il personale e decidere il finanziamento delle scuole paritarie. Docenti e personale Ata restano in capo allo Stato; ruolo regionale per i neo assunti
Imposte
Infrastrutture
In 5 anni saranno tarati costi e fabbisogni standard e verrà riconosciuta una compartecipazione alle imposte. Decisa anche la copertura a saldo zero e maggiori risorse con la compartecipazione a Irpef e Ires e riserve d'aliquota (Iva) con compensazioni in caso di gettito ridotto
Non è stato raggiunto l'accordo per regionalizzare 18 linee ferroviarie locali, come la Verona-Mantova, Legnago-Rovigo, Vicenza-Treviso, Padova-Castelfranco e Belluno-Calalzo. Rigettata anche la proposta di compartecipare alle imposte per finanziare il trasporto locale
Il confronto Pil pro capite (in euro)
VE
genti ha buon gioco a ricordare a tutti un paio di circostanze. La prima: l’autogoverno dei territori è un principio fondante del Movimento, fin da quando Beppe Grillo parlava, dal 2010 in avanti, degli «Stati uniti d’Italia». La seconda: anche i 5 Stelle, in Regione, depositarono una loro proposta di legge per indire il referendum sull’autonomia del Veneto, benedetto anche in questo caso dal Fondatore. «Tutto questo fa parte del nostro Dna», tira le somme Berti. E D’Incà, di rimando, fa notare: «È chiaro a tutti che questo è un momento molto delicato per il Paese, che vede cambiare la propria geografia legislativa e amministrativa. In ogni caso, i nostri ministeri stanno facendo le opportune verifiche sulle materie e molti di essi hanno concluso in modo positivo l’iter con il dicastero degli Affari Regionali. Piuttosto - insinua il deputato bellunese, con riferimento a un documento molto critico verso l’autonomia regionale, fatto circolare l’altro giorno e attribuito ai pentastellati - trovo sconcertante che in queste ore vengano fatti uscire falsi dossier sul Movimento 5 Stelle, note che non si sa da dove provengano e fatte solo per provocare rotture nel governo». Obiettivo non troppo difficile, a dirla tutta. Rimane un dubbio: quale giudizio danno i 5 Stelle veneti della bozza di accordo arrivata giovedì in consiglio dei ministri? Berti risponde così: «Cito le parole del costituzionalista Mario Bertolissi, nelle quali mi riconosco: non bisogna fare come i bambini capricciosi al ristorante, che ordinano tutto il menù e poi a metà cena sono sazi e non mangiano più nulla. Iniziamo dalle cose fondamentali, non si può prendere tutto e subito. Già così, credetemi, sarebbe un passo storico». Alessandro Zuin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Veneto
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Lombardia
Insorge il Bellunese «Tradite le promesse, ora urgono risposte»
BELLUNO L’allarme lo ha lanciato Maurizio Busatta, coordinatore del Comitato promotore del referendum consultivo per l’autonomia della Provincia di Belluno, che (in contemporanea con il referendum veneto) il 22 ottobre 2017 vide oltre 110 mila bellunesi dire sì alla specificità montana. Per Busatta dall’accordo Stato - Regione Veneto il Bellunese resterà «con un pugno di mosche» in mano, troppo vaghe le formule inserite nella bozza di accordo e nessun riferimento specifico alla Provincia di Belluno. Un tasto sul quale batte anche il Pd attraverso il
nale. Le rispetto, ma per me valgono le parole di Luigi Di Maio». Dal palazzo regionale, Berti va anche oltre: «In alcune zone d’Italia è stato fatto del vero e proprio terrorismo mediatico contro l’autonomia del Veneto, dando fiato ad alcune balle galattiche. Chi urla contro il presunto taglio delle risorse al
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Residuo fiscale (in miliardi di euro)
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Lombardia
Emilia R. L’Ego
legge Delrio ora faccia il paladino dell’autonomia bellunese. Il Pd si preoccupi di far sì che i suoi parlamentari intanto dicano sì all’autonomia del Veneto».
Attendista il presidente della Provincia, Roberto Padrin: «C’è l’assicurazione da parte del ministro Stefani di far parte del tavolo tecnico che verrà convocato dopo
l’approvazione di questa bozza. È lì che dovremo portare avanti le nostre istanze e le nostre richieste». Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato M5S Federico D’Incà: «Questa è una bozza di accordo tra Stato e Regioni, poi la Regione dovrà gestire le cose con i suoi territori». Per Dario Bond (Forza Italia), fautore della legge sulla specificità bellunese, il problema sta nelle risorse: «Al momento la Provincia di Belluno non avrebbe la possibilità di gestire un’autonomia, servono risorse monetarie e umane. Adesso abbiamo la possibilità di avere l’autonomia in Regione: così si vedranno i veri federalisti, anche verso Belluno». Ma per il Bard (movimento autonomista bellunese), è tempo di agire: «C’è stato un referendum, ci sono delle aspettative - commenta il vicepresidente Andrea Bona servono delle risposte chiare e veloci». Moreno Gioli
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PRIMO PIANO
SABATO 16 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
I nodi del governo Si discute una riforma autonomistica all’insegna del «si salvi chi può» proprio mentre liberare risorse è diventato un imperativo per tutti
La formula tedesca delle macroregioni per l’Italia nelle secche della decrescita infelice L’ANALISI
MARIANO MAUGERI n fantasma si aggira per l’Italia: il Mezzogiorno. Venti o trent’anni fa meridionali sotto attacco dei nordisti avrebbero dato fuoco alle polveri. La scuola giuridico filosofica crociana si sarebbe mobilitata e con lei i pensatori che giusto o sbagliato che fosse hanno alimentato un dibattito lungo e purtroppo poco proficuo su una questione eterna: quella meridionale. Alla quale negli anni ’90, con l’emersione della Lega, si è contrapposta un’altra questione ben più decisiva per le sorti del Paese e per la sua base produttiva: quella settentrionale. Altri vent’anni di torpore per non dire di immobilismo (governi Berlusconi-Bossi e Prodi-D’Alema), fatta salva la riforma del titolo V del 2001 per mano del Centro-sinistra, non sembravano predire nulla di buono. Ma mentre il Sud si è inabissato su una quotidia-
U
nità che oggi gli si ritorce contro, la Lega salviniana, memore delle sparate inconcludenti di Umberto Bossi e della fiducia cieca dei suoi elettori, ha stretto i ranghi e ha giurato al suo popolo che l’autonomia lombardo veneta sarebbe stata una sorta di linea del Piave. I referendum celebrati ormai quasi 500 giorni fa sono stati una prova di forza e un impegno solenne tra elettori e governatori del Nord che nel Mezzogiorno hanno prodotto al massimo qualche alzata di sopracciglio. Una sottovalutazione gravissima che si sta ritorcendo contro il Sud. Alla grande quantità di chiacchiere in libertà, che non esclude neppure furori neoborbonici, fa difetto una strategia capace di arginare lo scatto di un Nord che consapevole della drammaticità della competizione internazionale decide di passare all’incasso almeno su una percentuale del suo residuo fiscale. Il Meridione, di contro, alterna balbettii e lunghe afasie, tutte incentrate su una parola
taumaturgica: solidarietà. La stessa solidarietà che costringe il Sud alla sopravvivenza e impedisce al Nord di dispiegare tutto il suo potenziale. La stessa solidarietà che non premia i più bravi e non punisce gli incapaci, un sistema che nel corso di mezzo secolo ha assicurato al Sud lunga vita a un notabilato inetto e corrotto. Le idee latitano, fatta eccezione per la richiesta del sindaco Luigi De Magistris di innalzare Napoli al rango di città-Stato (la stessa del sindaco Beppe Sala a Milano)e quella degli intellettuali e politici del Pd e di Leu che hanno sottoscritto l’appello dell’economista barese Gianfranco Viesti al grido di “fermate tutto”, almeno fino a quando non saranno chiariti i livelli essenziali di prestazione (Lep) al Nord come al Sud. Sembra una battuta, perché chi frequenta Milano o Londra sa benissimo che su formazione, sanità e lavoro i giovani e meno giovani del Sud hanno decretato quali sono i Lep delle loro regioni di origine. I Lep sono un biglietto aereo di sola
Il ministro degli Affari regionali Erika Stefani mentre parla al raduno leghista di Pontida l’1 luglio del 2018
andata verso lidi più promettenti e meritocratici. Un flusso migratorio che ha cambiato pelle ma non si è mai arrestato dal boom economico degli anni 60. Prima braccia, ora cervelli. Solo Adriano Giannola, economista e presidente della Svimez, ha enucleato un piano di cura sul quale Sud e Nord potrebbero ritrovarsi: sviluppo. «Negli anni 60 l’Italia era la Cina d’Europa e cresceva al ritmo del 5/6% di Pil all’anno», ha ricordato qualche settimana fa. Un’idea che pare proprio non essere condivisa dal governo, che con una manovra prociclica ha destinato le briciole agli investimenti,
il pd va all’attacco del governatore
«Zaia e la Lega spaventano il Sud modello Bolzano solo una promessa» PADOVA. Il Pd Veneto si schiera
a favore dell’autonomia, mette sotto accusa Luca Zaia per la «propaganda che spaventa il Sud» e invita il governo a seguire il modello utilizzato con il Friuli per ratificare le intese con le Regioni. Il Parlamento va coinvolto in primis nella commissione bicamerale delle regioni e poi con il dibattito in aula, dicono gli onorevoli Roger De Menech e Diego Zardini. Mentre a Roma, Nicola Zingaretti invita alla cautela, in Veneto i dem confermano la loro adesione al sì che ha consentito di raggiungere il quorum nel referendum del 22 ottobre2017. Contro il governatore della Lega parte l’attacco frontale, guidato dal segretario Bisato e dai consiglieri regionali Fracasso, Salemi, Pigozzo e Sinigaglia. «Zaia ha ingannato i veneti, li ha chiamati alle urne con la promessa dei 9 decimi di tasse
modello Bolzano spariti dalla trattativa, ha promesso che da Roma avrebbe ottenuto i 18 miliardi di euro di residuo fiscale e di tutto questo non c’è traccia. Nella legge 43 noi abbiamo proposto i costi e i fabbisogni standard e la Lega ha votato contro. Un anno dopo il ministro Stefani e il premier Salvini impongono a Zaia e alla Lega ciò che il Pd voleva, perché noi non vogliamo dividere lo Stato ma puntiamo cui costi standard. Non ci piace l’idea di affidare la laguna di Venezia alla Regione e nella bozza Stefani non si fa alcun riferimento all’autonomia della Provincia di Belluno», hanno detto i consiglieri regionali dem. Dopo l’attacco alle “fake news di Zaia” l’analisi si sposta sul dibattito interno al Pd. Stefano Fracasso invita il governatore della Campania De Luca e i parlamentari del Sud a sostenere l’autonomia, figlia dell’ar-
al taglio delle tasse e alle infrastrutture. Il risarcimento alle classi produttive del Nord, almeno agli occhi del leader della Lega, Matteo Salvini, potrebbe essere proprio l’autonomia, dal quale non va separato il dibattito su come far crescere un Paese finito da troppo tempo nelle secche delle decrescita infelice. Liberare risorse è un imperativo al quale nessuno può sfuggire, senza dimenticare che una riforma frammentaria della forma di Stato non è la strada maestra neppure per la Lega, obbligata dalla sua dimensione nazionale a offrire una prospettiva anche
all’elettorato del Mezzogiorno. Ecco perché appare incomprensibile il rifiuto di lavorare a una riforma federalista sul modello tedesco, con il corollario ovvio delle macroregioni e delle città-stato come giustamente invocano Sala, DeMagistris e il primo cittadino di Venezia Luigi Brugnaro. Più poteri alle macroaree, meno soldi e competenze alle tecnocrazie romane. Il senso sott’inteso a questa riforma autonomista è invece un italianissimo “si salvi chi può”, non proprio il miglior viatico per chi aspira a cambiare (in meglio?) l’Italia. —
il giudizio dell’ex premier Enrico Letta, secondo cui «si tratta di una secessione mascherata, fatta troppo in fretta. Una bandiera elettorale, altro che autonomia. Un quadro che aggrava la situazione perché trasversale a tutte le forze politiche, Pd compreso». Non la pensa così il bellunese Roger De Menech. «La causa di tutti i mali è solo Zaia che ha inquinato i pozzi. Le tre intese vanno portate in Parlamento per la discussione. Noi chiediamo di poterle emendare in commis-
rio, ma bisogna stare con i piedi per terra e non lasciarsi prendere dalla propaganda, come invece ha fatto il viceministro Garavaglia quando ha annuncito l’intesa del Mef sulle tasse che restano alle regioni: fumo negli occhi per cercare voti al Nord e per spaventare il Sud». Ieri, con una nota all’Ansa, ha detto la sua anche Alessandra Moretti, che sembra in linea con i vertici nazionali:«Per Zaia e Salvini doveva essere il Consiglio dei ministri risolutivo e invece abbiamo assistito a un film già visto, l’ennesimo rinvio. L’Italia è paralizzata da mesi per la conflittualità continua e totale fra Lega e Cinque Stelle. Nel merito se parliamo di autonomia differenziata secondo l’articolo 116 della Costituzione, valorizza le diversità tra i territori, restiamo nel solco del dettato costituzionale. Ed è quanto previsto dal modello emiliano del governatore Bonaccini: più competenze e il trasferimento delle risorse corrispondenti per gestirle. Il tutto a costo zero per lo Stato. È una cosa ben diversa da quanto vogliono Zaia e Fontana, ovvero trattenere le tasse: così si sfascia l’Italia» conclude la Moretti. — Albino Salmaso
De Menech: va seguito il modello già sperimentato con il Friuli Venezia Giulia
Un’assemblea dei parlamentari Pd. Il primo a destra è De Menech
ticolo 116: le fondamenta dell’intesa le ha scavate l’ex sottosegretario Bressa, nel governo Gentiloni. E’ stato lui a prevedere la commissione parite-
tica Stato-Regioni per fissare le modalità di “prelievo” del gettito Irpef e Iva. Che la questione sia molto complessa, lo conferma anche
sione bicamerale e se non c’è un dibattito vero con la possibilità di presentare emendamenti, difficilmente si potrà comporre una maggioranza assoluta», aggiunge l’onorevole Zardini. Che strada seguire? De Menech una soluzione ce l’ha: «Nel 2016, è stato approvato lo statuto del Friuli Venezia Giulia poi esaminato in Parlamento, con le opportune modifiche: nel 2018 è calato il sipa-
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LETTERE E OPINIONI
SABATO 16 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
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DITELO AL CORRIERE DELLE ALPI Per le prestazioni sociali va applicata la Costituzione (lettera “m” articolo 117) delle prestazioni sociali, sarebbero da anni garantiti. Purtroppo il vuoto legislativo sui diritti di assistenza, è causa della pesante compartecipazione economica, sopportata con grande dignità dalle persone disabili e non autosufficienti. Ogni anno, in Veneto, le famiglie con disabili o anziani non autosufficienti, spendono di tasca propria una cifra che si avvicina al miliardo di euro. Una parte per accudire i loro cari nella propria abitazione e l’altra per le rette di ospitalità nelle case di ripo-
I DIRITTI DI ASSISTENZA
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e ci fosse più rispetto e considerazione della nostra Carta Costituzionale, soprattutto da parte di coloro che hanno obblighi di governo, sarebbero effettivamente ben chiari e vincolanti i diritti e i doveri dei cittadini. Le pari opportunità (stabilite nell’articolo 3 voluto dalla senatrice Merlin) avrebbero da tempo trovato applicazione, come gli stessi livelli essenziali
so. Se non ci fosse il volontariato, quotidianamente impegnato nelle attività di trasporto sociale e accompagnamento protetto; nei pasti, nei farmaci, nella spesa e nelle prestazioni infermieristiche a domicilio; nell’accoglienza nei centri sollievo; nell’aiuto alle persone sole, in qualche caso abbandonate; nella compagnia agli ospiti dei centri di servizio, la disperazione e la sofferenza raggiungerebbero livelli molto preoccupanti, comunque inaccettabili. Per (almeno) ridurre la povertà, alla discutibile politica assistenzia-
listica, contemporaneamente devono concretizzarsi efficienti provvedimenti per la realizzazione di un “piano del lavoro” finalizzato all’ampliamento e alla stabilità occupazionale, altrimenti le persone povere rimarranno a lungo in condizioni di precarietà e di criticità. Avranno un po’ di soldi dallo Stato per sopravvivere, ma oltre quel limitato aiuto economico non andranno. Nel contrasto alle povertà è comunque auspicabile il superamento delle logiche “assistenzialistiche”. In pratica, applicare il welfare generati-
vo significa: drastica riduzione di trasferimenti monetari (oltre 50 miliardi di euro l’anno) per, in alternativa, finalizzarne almeno una parte, alla programmazione di maggiori servizi, con relative dotazioni organiche (quindi, nuova occupazione), per le persone in difficoltà, per le prestazioni socialmente utili, per la riqualificazione professionale e l’inserimento sociale e lavorativo dei licenziati e dei disoccupati. In un Paese, come il nostro, dove la popolazione anziana sarà sempre più numerosa e, molto probabilmente
Gli artigiani di Treviso solidali con Belluno Continua la solidarietà verso il Bellunese colpito dalla tempesta Vaia di fine ottobre: anche il mondo artigiano trevigiano ha offerto un proprio contributo in denaro ai colleghi bellunesi. Dopo un assegno di 5.000 euro consegnato a Confartigianato Belluno da Confartigianato San Donà di Piave e l’iniziativa “Pacchi di Natale” con prodotti food di aziende associate bellunesi promossa attraverso il sistema associativo veneto e destinata alla raccolta fondi per aiuti allo scopo, ora è la volta degli artigiani del mandamento di Treviso di Confartigianato a manifestare la vicinanza. Il presidente Piovesan ha consegnato un assegno di 4.000 euro frutto di donazioni di aziende e dipendenti dell’Associazione.
Sindacato Alla manifestazione di Roma solo in 30 Finalmente sono stati calati tutti veli, Triplice sindacale, Confindustria, e rimasugli del PD sono calati a Roma per manifestare contro il governo. Coloro che hanno massacrato gli italiani negli ultimi 20 anni nel totale silenzio del sindacato hanno finalmente manifestato contro questo governo, che in otto mesi non ha risolto ciò che loro hanno distrutto in vent’anni e più. Il governo Monti con la ministra Fornero ha messo in piedi una legge che di fatto smantella il sistema pensionistico pubblico, e la triplice sindacale non ha mosso un dito. Ora c’è un governo che tenta di smantellare la legge Fornero e loro manifestano
Volontario Auser
che, di conseguenza, anche per i lavori che comportano risparmio energetico e/o utilizzo delle fonti rinnovabili terminati nel 2019 si dovrà effettuare la nuova comunicazione all’Enea. Tuttavia, per trasmettere all’Ente i dati relativi agli interventi anzidetti, con fine lavori compresa tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019, occorrerà attendere l’avvio del portale dedicato, ad oggi ancora non attivo. Per ogni ulteriore chiarimento ci si può rivolgere agli uffici dell’associazione. Associazione Proprietà Edilizia BELLUNO
LA SEGNALAZIONE
LE LETTERE
anche per il futuro, con redditi da pensione molto limitati, vanno anticipatamente previsti degli interventi per l’invecchiamento attivo, declinato nel rapporto intergenerazionale, riconoscendo agli anziani il ruolo di “soggetti portatori di esperienze” (in qualche caso acquisite con sacrifici) da valorizzare come delle opportunità per tutta la società. La Carta Costituzione e anche lo Statuto della Regione Veneto, sono i riferimenti per i diritti e i doveri di cittadinanza. Franco Piacentini
Il Comitato Autonomia bellunesi esclusi
contro perché è troppo poco, e la cosa più assurda è che tra la folla c’erano esponenti di Confindustria e del PD, coloro che hanno votato e difeso la Fornero. Da Belluno, provincia di 240 mila abitanti sono scesi in trenta iscritti alle tre sigle sindacali, sempre meno si iscrivono al sindacato e queste manifestazioni politiche, fatte per parare il culo a coloro che sono nel marasma politico, contribuiscono ad allontanare il sindacato dalla realtà. Anche Landini, che ho sempre difeso, ha completato la sua metamorfosi, dopo aver firmato un contratto unitario dei metalmeccanici, da segretario, a costo zero per Federmeccanica, visto che non abbiamo preso una cicca, contratto che fa rimpiangere i contratti separati di Cisl e Uil, è diventato segretario generale della Cgil, andando a braccetto a Roma con Cisl, Uil e Confindustria buttando
al vento le battaglie della Fiom, ormai assente. Diego De Toffol BELLUNO
Meridione L’autonomia al nord mi preoccupa Sono un cittadino meridionale, in questi anni ho visto milioni di persone abbandonare la terra che amano per cercare una vita migliore lontano da qui. Ho visto la mia terra calpestata, non solo per la mancanza di diritti e servizi che invece la Costituzione dovrebbe garantire, ma anche perché è stata violentata negli anni dal malaffare, la corruzione e la devastazione ambientale. Siamo cresciuti consapevoli che la speranza era qualcosa che non potevamo permetterci e qui il lavoro è un lusso
concesso a pochi. Nonostante tutto ho deciso di restare, di provare a costruire un luogo migliore dove far vivere le generazioni future, senza abbandonarmi alla passività a cui ci vorrebbero relegati. Sono preoccupato per la firma dell’accordo tra le tre regione del nord, Veneto, Emilia e Lombardia, sull’autonomia differenziata, perché non ne conosco il contenuto. So che le differenze sono un valore, così come l’autonomia è un concetto serio, abbiamo una storia unica che scorre nelle nostre vene da millenni. Non si può prendere una decisione così determinante per la vita di milioni di persone, prima che si sia definiti i LEP (come sancito dalla nostra Costituzione) e prima che i cittadini sia sufficientemente informati sui contenuti di questo accordo. Angelo Massaro BELLUNO
Confedilizia Le ultime novità per le detrazioni L’associazione proprietà Edilizia – Confedilizia di Belluno segnala che sul sito dell’Enea è stato pubblicato un avviso con il quale si comunica che “a causa dell’interruzione del servizio del sito per l’invio della documentazione relativa alle detrazioni del 50% (bonus casa)”, la scadenza per l’invio della documentazione per gli interventi con fine lavori antecedente al 21 ottobre 2018 è prorogata al 21 febbraio prossimo, cioè giovedì. L’associazione dei proprietari di casa bellunesi coglie anche l’occasione per evidenziare che la legge di bilancio 2019 ha prorogato per tutto il 2019 le condizioni di accesso agli incentivi per la riqualificazione energetica e per la ristrutturazione edilizia e
Sul rafforzamento dell’autonomia amministrativa della Provincia di Belluno, la bozza d’intesa con la Regione Veneto all’esame del Consiglio dei ministri non contiene alcun riferimento specifico. Zaia dirà che si apre comunque una grande stagione per il Veneto e quindi anche per i bellunesi. Ma, firmando questo schema di intesa, Zaia ignora il mandato ricevuto dai 110 mila bellunesi che parteciparono al referendum provinciale consultivo del 22 ottobre 2017 e la deliberazione del Consiglio regionale del Veneto del successivo 15 novembre «per quanto riguarda la Provincia totalmente montana di Belluno» a cui attribuire «direttamente» alcune funzioni amministrative e le relative risorse. L’unico cenno ai territori, che si ritrova nel testo, è l’ovvia precisazione che nelle materie oggetto di intesa, la Regione Veneto «può conferire in tutto o in parte, con legge, le funzioni amministrative a essa attribuite ai Comuni, alle Province, alla Città metropolitana di Venezia». Per i Bellunesi è una grande delusione. Maurizio Busatta Coordinatore Comitato referendum provinciale consultivo BELLUNO
BELLUNO
SABATO 16 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
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si parla di autonomia
al catullo
Il ministro Erika Stefani venerdì 22 a Belluno BELLUNO. Si parlerà di auto-
nomia venerdì prossimo a Belluno. Infatti la Lega nord e il consiglio regionale organizzano un incontro in programma nella sala Bianchi, alle 20.30 alla presenza del ministro Erika Stefani. Il titolo dell’incontro è «Autonomia, una occasione per il futuro». Coordinatori dell’evento saranno Paolo Luciani e Luciano Da Pian. La serata sarà aperta dai saluti istituzionali del senatore Paolo Saviane, del
deputato Mirco Badole e del consigliere regionale Franco Gidoni. Moderatore Michelangelo De Donà. Le relazioni sono affidate al ministero Stefani che sta seguendo la partita autonomia a Roma, con tutti i problemi che questo ha comportato; e all’assessore regionale Gianpaolo Bottacin. La presenza del ministro permetterà di capire cosa succederà alla provincia di Belluno e alle sue richieste di autonomia. —
federico d’incà
«Basta notizie false sul Movimento 5 Stelle» BELLUNO. «Basta false noti-
Aula magna del Catullo strapiena di studenti Erasmus
L’Erasmus day promuove i tutor Passaggio delle consegne tra gli studenti che hanno concluso la loro esperienza e i “colleghi” che invece iniziano
Gianluca De Rosa BELLUNO. Erasmus day al Catullo di Belluno. Mattinata intensa, animata dal passaggio di consegne tra gli studenti che hanno già portato a termine l’esperienza professionale all’estero e coloro che invece l’inizieranno a breve. Nel mezzo un’aula magna gremita in ogni ordine di posto. Presenti gli studenti, oggi in quinta superiore, che nello scorso anno scolastico hanno partecipato al progetto “Erasmus +”: un centinaio, appartenenti non solo al Catullo ma anche ad altri istituti bellunesi come il Calvi, il linguistico Renier, il Segato Brustolon e l’alberghiero Dolomieu di Longarone.
«La maggior parte di loro ripartirebbe domani mattina» ha sottolineato Rosalba Durante, docente referente del progetto insieme alla collega Valentina Cervasio per quanto riguarda il Catullo, «si tratta di un’esperienza formativa, non solo a livello professionale ma anche umano e caratteriale. Il Catullo porta avanti questo progetto da più di dieci anni perché ci crede fortemente». Sette le destinazioni scelte dagli studenti: Reading in Inghilterra, Malta, Cannes in Francia, Valencia in Spagna, Cork in Irlanda, Cardiff in Galles e Berlino in Germania. Cinque le settimane di permanenza, la prima delle quali impegnata in una fase di studio volta ad affinare la
conoscenza delle lingue straniere. Archiviata l’esperienza dei ragazzi oggi in quinta, tra maggio e giugno toccherà agli alunni attualmente in quarta superiore, novanta, che partiranno per le stesse destinazioni dei loro predecessori. «I ragazzi rientrati dal progetto Erasmus hanno fatto da tutor a quelli che presto partiranno» ha spiegato Valentina Cervasio, «hanno esposto le loro esperienze coadiuvate da un simpatico video che hanno realizzato appositamente durante il soggiorno all’estero. Nelle settimane di permanenza ognuno di loro si cimenta con un ambiente lavorativo strettamente collegato al loro percorso di studi». A prendere la parola tra
RINGRAZIAMENTO La figlia Carmen con i congiunti tutti di
ERMINIA PIEROBON ved. PIEROBON commossi per la grande manifestazione di affetto, stima ed amicizia, tributata in occasione della scomparsa della loro cara, nell'impossibilità di farlo personalmente, ringraziano di cuore quanti in ogni forma e modo ne hanno onorato la memoria. Paiane di Ponte nelle Alpi - 16 febbraio 2019
zie sul Movimento 5 Stelle». Lo dice il deputato bellunese Federico D’Incà in merito al procedimento per l’autonomia. «Il M5S sta rispettando gli accordi presi con il contratto di Governo – dichiara D’Incà – I nostri Ministeri stanno facendo le opportune verifiche sulle materie e molti di essi hanno concluso in modo positivo l’iter con il Ministero degli Affari Regionali. È chiaro a
gli studenti che hanno già concluso la propria esperienza Erasmus anche Andrea che a Cardiff ha fatto il commesso ed il cassiere in un negozio. Le scuole di Belluno aderenti al progetto si avvalgono della collaborazione di un organismo che funge da mediatore con i vari enti di accoglienza, la Fortes di Vicenza: «Per il prossimo settennato il parlamento europeo ha raddoppiato i fondi da destinare al progetto Erasmus» ha fatto sapere il responsabile Andrea Cecchin, «grazie a questi fondi i ragazzi spendono cifre irrisorie. Un’esperienza all’estero di cinque settimane non costa più di 250 euro. C’è una selezione che viene effettuata nella scelta dei ragazzi da mandare in Erasmus che parte dalla conoscenza delle lingue straniere e dai risultati scolastici. Fortes in tutta Italia segue ogni anno circa mille studenti impegnati nelle varie destinazioni Erasmus. Alcuni di loro che si contraddistinguono durante l’esperienza professionale vengono anche richiamati. Chi va a lavorare in Erasmus non percepisce un introito ma alcune aziende consegnano loro alla fine dell’esperienza una piccola donazione». —
l’intervento di de menech
Il Pd: «La montagna è sparita dall’intesa» BELLUNO. «Nelle bozze di intesa che circolano in queste ore, la montagna e la specialità di Belluno sono bellamente sparite». Lo ricorda il deputato bellunese Roger De Menech: «La bozza preparata dalla Regione Veneto smentisce in modo clamoroso l’impegno preso dal ministro Stefani, che ricordo essere veneta di Vicenza, durante un incontro con tutti i parlamentari bellunesi». Secondo il Pd è l’ennesima presa in giro della Lega e della Regione per il territorio e
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Amorevolmente assistita è mancata all'affetto dei suoi cari
ROMILDA BRANCHER ved. DAL MAS di anni 93 Ne danno il triste annuncio i figli Secondo, Adriano, Luisa e Michele, le nuore Olide e Rosanna, i generi, i nipoti, i pronipoti, le sorelle, il cognato, le cognate ed i parenti tutti. La cerimonia funebre sarà celebrata lunedì 18 febbraio alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di San Antonio Tortal. Il Santo Rosario sarà recitato domenica 17 febbraio alle ore 19 nella chiesa di San Antonio Tortal.
Si ringraziano fin d'ora quanti vorranno onorarne la memoria. Un particolare ringraziamento viene rivolto al dott. Corrado Balzan e al personale dell'assistenza domiciliare per le amorevoli cure prestate. San Antonio Tortal - 16 febbraio 2019
CALDART di Antonio e Walter - Belluno - Longarone - Ponte nelle Alpi - Tel. 0437/944754
tutti che questo è un momento molto importante e delicato per il Paese che vede cambiare la propria geografia legislativa e amministrativa. Il Movimento 5 Stelle in Veneto ha fatto campagna elettorale per il Sì – prosegue il deputato bellunese – Io in prima persona mi sono speso perché i veneti andassero a votare per dare alla nostra Regione la possibilità di avere un regionalismo differenziato». —
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per gli oltre 110 mila bellunesi che il 22 ottobre 2017 hanno votato a favore dell’autonomia da Venezia. Il deputato tuttavia promette battaglia in Parlamento: «Dalle indicazioni del presidente del Consiglio capiamo che ci sarà una discussione parlamentare sulla legge di ratifica delle intese tra stato e regioni. Se sarà così, come Pd faremo di tutto per modificare il testo e introdurre un’autonomia per Belluno ancora più forte di quella che abbiamo pensato in origine». —
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Sabato 16 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
La riforma delle regioni IL GOVERNO ROMA Matteo Salvini è un tipo diretto, uno che non lascia molto spazio ai se e ai ma. E già giovedì sera, dopo il brusco stop imposto a sorpresa dai 5Stelle all’autonomia differenziata di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, non ha nascosto l’irritazione: «La settimana prossima serve un vertice politico». Una verifica di maggioranza, insomma, per un «vero chiarimento». E questa resta la linea. Ma in vista del voto di lunedì del popolo grillino sull’immunità per il caso “Diciotti” sulla piattaforma Rousseau, l’entourage del vicepremier leghista garantisce: «Salvini è tranquillo». E «per nulla arrabbiato».
IL PRESSING Cautela e tattica a parte, la Lega ribolle. L’autonomia differenziata per il Carroccio è molto più importante della Tav. E anche se è in corso la metamorfosi verso il “partito nazionale”, la riforma resta una bandiera identitaria ed è il modo per rispondere alle istanze della storica base del Nord, fatta di piccoli imprenditori, artigiani etc, sempre più contrariata dall’alleanza tra leghisti e pentastellati. Così un alto dirigente leghista scommette: «Salvini questa volta andrà fino in fondo, è deciso a far saltare tutto se entro una settimana i 5Stelle non avranno dato il via libera all’autonomia di Veneto e Lombardia. I patti sono patti e vanno rispettati...». “Far saltare tutto” significherebbe aprire la crisi di governo. Vorrebbe dire provare (il rischio che salti fuori un governo di “responsabili” in Parlamento c’è sempre) ad andare alle elezioni anticipate. Soluzione che da qualche tempo Salvini, nonostante continui a ripetere di voler governare con i grillini fino al 2023, non scarta. «Tenetevi pronti», ripete ai suoi nei momenti più difficili della coabitazione con Luigi Di Maio. Per la gioia di Giancarlo Giorgetti che non ha mai digerito (e mal sopporta) l’alleanza con i
IL CAPO DEI 5 STELLE PUNTA A RINVIARE IL VIA LIBERA ALLA RIFORMA A DOPO LE ELEZIONI EUROPEE DI MAGGIO
LE PROTESTE VENEZI A Le fibrillazioni sull’autonomia richiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, sembrano aver contagiato non solo le Regioni del Sud, con il governatore campano Vincenzo De Luca come portabandiera. A far sentire la propria preoccupazione sono anche il mondo della scuola, e i Comuni, timorosi di un centralismo delle Regioni a lodo danno. A questi mondi si è rivolta il ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani, parlando di «allarmismo infondato», mentre il presidente della Camera Roberto Fico ha fatto sapere che il Parlamento sarà coinvolto in pieno, in forme ancora da definire. Stefani, che si è detta «determinata ad andare avanti» con l’autonomia regionale, ha detto anche che «ogni allarmismo è del tutto infondato», e che saranno assicurati «i livelli essenziali delle prestazioni e dei bisogni di tutti i territori». Parole che non sembrano però rassicurare. Per la prima volta a memoria d’uomo tutti i sindacati della scuola, dai confederali ai Cobas, hanno sottoscritto un documento comune che esprime
VENTI DI CRISI I leader di Cinquestelle, Luigi Di Maio, e Lega, Matteo Salvini, con il premier Giuseppe Conte e il capo dello Stato, Sergio Mattarella
Lega, ultimatum ai grillini: il sì in 7 giorni o salta tutto `Di Maio assicura che rispetterà i patti Salvini, Stefani e i governatori sul piede di guerra dopo lo stop del M5S alla riforma ma prende tempo: Camere parte attiva `
5Stelle. «Ma queste cose non si annunciano, si fanno. E non è ancora il momento, prima va messo al sicuro Matteo...», frena un altro dirigente molto vicino al Comandante. Prima di una eventuale resa dei conti con i grillini va incassato il loro “no” all’autorizzazione a procedere contro Salvini. Eppure anche Erika Stefani, la ministra agli Affari regionali che cura la pratica-autonomia, ha confidato la sua forte insofferenza dopo l’agguato di giovedì sera in Consiglio dei ministri: «Entro una settimana ci devono dare una risposta, questa volta non ci faremo prendere in giro». A mandare su tutte le furie la Stefani e i governatori di Lombardia e Veneto Attilio Fontana e Luca Zaia è la tattica dilatoria scelta
La mossa della Capitale
Raggi a Conte: «Ora poteri per Roma» Nella trattativa sull’autonomia si potrebbe inserire anche Roma a guida M5S per incassare i poteri per la Capitale, come da accordi nel contratto di governo. Ieri mattina, a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, il sindaco Virginia Raggi ha parlato con il premier Giuseppe Conte. E gli ha fatto presente l’esigenza di stringere sui poteri speciali da attribuire alla Capitale. In pratica si tratterebbe di una
serie di competenze e fondi che il Comune dovrà gestire direttamente bypassando la Regione. Una sorta, anche in questo caso, di autonomia. Ecco, perché la faccenda potrebbe inserirsi nella trattativa in atto. O comunque servire come strumento di pressione del M5S sulla Lega. Visto che dalla riforma dei poteri di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia a uscirne ridimensionata sarà anche la Capitale. M.A./S.C.
da Di Maio: «Vuole rinviare la riforma a dopo le elezioni europee». Ed è il dossier fatto circolare dai 5Stelle giovedì, pochi minuti prima che cominciasse la riunione di governo, in cui l’autonomia differenziata è accusata di «creare cittadini di serie A e di serie B», di favorire le Regioni ricche penalizzando le Regioni povere. Ed è bollata come «chiaramente incostituzionale».
IL PARLAMENTO In più, i 5Stelle (il presidente della Camera Roberto Fico ha ufficializzato ieri la richiesta) chiedono che il Parlamento possa intervenire sul testo di intesa con le tre Regioni. Un epilogo che rischierebbe di affossare la riforma.
Mossa di De Luca: anche noi autonomi E Fico avverte: coinvolgere le Camere «il più netto dissenso» sull’autonomia «che pregiudica la tenuta unitaria del sistema nazionale»: Veneto e Lombardia chiedono infatti la competenza non solo sull’organizzazione scolastica ma anche sulle «norme generali sull’istruzione».
I SINDACI C’è poi il fronte dei sindaci, con l’Anci e il suo presidente Antonio Decaro che invita a evitare un nuovo centralismo da parte delle Regioni: l’organizzazione degli Enti territoriali diverrebbe competenza esclusiva delle Regioni. «Questa autonomia è avvolta in un mistero - ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala - quindi il
BOTTA E RISPOSTA TRA IL DIPARTIMENTO E LA CAMPANIA: «NON AVETE SPECIFICATO LE MATERIE»
mio appello è fermatevi e discutiamo. Chiarite agli italiani di cosa si sta parlando. Sto facendo in modo che Milano in questa fase venga tutelata».
LA LETTERINA Altre grida di dolore giungono dal Sud. Il governatore della Sicilia Nello Musumeci ha chiesto al premier Giuseppe Conte di garantire «il principio di solidarietà» tra le Regioni. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha invece alzato la posta: ieri ha annunciato la richiesta al Governo di associare anche la sua Regione al percorso che sta conducendo alle intese con Veneto, Lombardia e Emilia. In realtà tra il governatore De Luca e il ministro Stefani c’è stato un battibecco a distanza. De Luca, infatti, ha accusato il Governo di non aver risposto a una sua istanza: «Abbiamo chiesto un mese fa di essere associati alla discussione che riguarda Veneto, Lombardia ed Emilia. Non abbiamo ricevuto risposte e formalizziamo oggi la richiesta di autonomia diffe-
renziata anche per la Campania». Immediata la replica ministero per gli Affari regionali e le autonomie: «Dalla regione Campania risulta agli atti una richiesta del febbraio 2018, nella precedente legislatura, che non precisa gli ambiti e le materie per cui attivare la richiesta». E in effetti una lettera di De Luca indirizzata “Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri On. Paolo Gentiloni” c’è - come si può vedere nella foto a lato ma sono solo tre righe: “Ti comunico formalmente la richiesta di apertura di un tavolo per discutere bilateralmente o nell’ambito della Conferenza delle Regioni la rinegoziazione di 23 competenze della Regione e del relativo riparto di risorse”. Tre righe secche. Il Veneto, per aprire la trattativa, aveva spedito a Roma interi faldoni di carte, compresa la dettagliatissima proposta di legge statale di iniziativa regionale varata dopo il referendum del 22 ottobre 2017. Tant’è, il Dipartimento degli affari regionali ha precisato che ol-
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Il precedente Solo poche righe per Gentiloni
La Campania dice di aver già chiesto - con Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria e Marche - l’avvio di trattative per l’autonomia. In realtà la precedente lettera del governatore campano Vincenzo De Luca era una richiesta di poche righe indirizzata all’allora premier Paolo Gentiloni.
Fiutato il malumore degli alleati, Di Maio fa filtrare di essere pronto a dare seguito al patto con Salvini: «L’autonomia differenziata si farà, noi rispettiamo il voto del referendum» in Veneto e Lombardia. Ma aggiunge: «Ovviamente il Parlamento dovrà essere parte attiva». Potrà modificare insomma, e non limitarsi ad approvare o respingere a maggioranza assoluta, l’autonomia differenziata prima che questa venga recepita nelle intese tra governo e le tre Regioni. Una frase, secondo i leghisti, che rivela l’intenzione del capo grillino di gettare la riforma «nella palude» e di farla slittare, appunto, a dopo le elezioni europee. Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA
tre alle 8 regioni che hanno richiesto formalmente di attivare la procedura - Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria e Marche - «non risulta nessun’altra richiesta».
IL PARLAMENTO Intanto, dopo che giovedì il ministro Riccardo Fraccaro aveva assicurato che le tre Intese «verranno vagliate dalle Camere che saranno coinvolte in modo adeguato nell’iter di approvazione», il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato non solo il coinvolgimento del Parlamento ma che esso avrà «un ruolo centrale». Insomma non un sì o un no, come era stato paventato. Trattandosi di qualcosa senza precedenti e senza una norma di riferimento, le procedure saranno concordate tra Camera e Senato. In ogni caso la parlamentarizzazione, sottolinea il presidente della Commissione affari costituzionali, Giuseppe Brescia, consentirà di aprire un dibattito pubblico: «Non nascondiamoci: siamo di fronte a una riforma costituzionale mascherata» conclude Brescia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Le divisioni nei partiti
Controdossier, è giallo I grillini del Veneto: nota diffusa per errore Il bellunese D’Incà prende le distanze: `Maniero: «Una chat molto ristretta, «Una mossa solo per provocare rotture» nessuna elaborazione parlamentare» `
IL CASO
Il contrario
VENEZIA È giallo sul dossier, o presunto tale, del Movimento 5 Stelle contro l’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Proprio mentre iniziava il Consiglio dei ministri, l’altra sera erano stati diffusi agli organi di informazione ampi stralci di una relazione «dei gruppi parlamentari di M5s», assai critici nei confronti delle tre bozze di intesa: parole che erano state inevitabilmente lette come una spaccatura nel Governo gialloverde. Ma ieri due deputati pentastellati come il bellunese Federico D’Incà e il veneziano Alvise Maniero hanno preso pubblicamente le distanze da quella nota, smentendo che si tratti di un’iniziativa condivisa dai colleghi di Camera e Senato.
«Ma così aumenterà la disuguaglianza»
I FATTI Secondo il resoconto apparso ieri sul sito di Palazzo Chigi, la seduta di giovedì è cominciata alle 19.58 e ha visto anche queste comunicazioni: «Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Erika Stefani, dopo gli incontri bilaterali che ha avuto con i Ministri interessati, ha illustrato i con-
«NOI ABBIAMO FATTO CAMPAGNA PER IL SÌ» IMBARAZZO PER IL TESTO RESO PUBBLICO POCO PRIMA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
LA PROPOSTA PADOVA «L’autonomia è vittima della propaganda leghista», dice lo stato maggiore del Partito Democratico del Veneto, riunito a Padova per fare il punto sulla bozza. Un testo che rischia di impantanarsi nelle sabbie mobili delle resistenze meridionali, interne al Pd «ma anche al Movimento 5 Stelle, a Forza Italia, a tutti i partiti». È su questa base che i dem, rivendicando la primogenitura della riforma tra la previsione costituzionale del 2001 e la pre-intesa del 2018, lanciano la sfida al governatore Luca Zaia: «Vada al Sud a spiegare che i nove decimi e il residuo fiscale erano solo frottole, così il Parlamento potrà migliorare e non affossare la legge».
GLI EMENDAMENTI Il segretario veneto Alessandro Bisato cita la proposta di legge statale, approvata il 15 novembre 2017 dal Consiglio regionale, che dava mandato a Zaia di andare a trattare con il Governo: «Quel giorno la Lega rigettò gli emendamenti con cui il Pd chiedeva di inserire l’applicazione dei costi e dei fabbisogni standard e insistette per introdurre i nove decimi di Irpef, Ires e Iva. Guarda caso ora nella bozza d’inte-
«L’autonomia differenziata, che sta appassionando le cronache di questi giorni, invece di costituire una nuova opportunità per le Regioni che si incamminano sulla strada di una nuova autonomia, può costituire un profondo vulnus dell’eguaglianza tra i cittadini delle diverse regioni». Lo scrive su Facebook il parlamentare siciliano del M5s, Aldo Penna, che aggiunge: «Prendiamo la sanità: con l’attribuzione di ulteriori competenze e risorse alle regioni che hanno richiesto l’autonomia, si accrescerebbe la profonda disuguaglianza su un aspetto così delicato come l’accesso alle cure». © RIPRODUZIONE RISERVATA
tenuti delle intese. Il Consiglio dei ministri ne ha preso atto e condiviso lo spirito». Punto. Ma sempre alle 19.58, l’Ansa ha diramato questo lancio: «“Per il M5S, sempre in direzione del rispetto della Costituzione, ogni percorso di autonomia non può prescindere dalla prioritaria individuazione dei Lep”, cioè dei livelli essenziali delle prestazioni per evitare che “ci siano cittadini di serie A e di serie B”. È quanto si legge in un dossier dei gruppi parlamentari di M5s sulle intese con Veneto, Lombardia e Emilia Romagna sul regionalismo differenziato. Il dossier critica anche la tesi dell’inemendabilità da parte del Parlamento dei ddl che recepiscono le tre intese». Alle 20.04 la stessa agenzia ha ulteriormente approfondito la notizia, riportando altri rilievi contenuti nel citato dossier, per esempio sui fabbisogni standard.
LE REAZIONI Valutazioni che hanno messo
in subbuglio i pentastellati veneti. Così ieri alle 16.54 il deputato D’Incà, che di Montecitorio è anche questore, ha divulgato a sua volta un comunicato: «Il Movimento 5 Stelle in Veneto ha fatto campagna elettorale per il Sì. Io in prima persona mi sono speso perché i veneti andassero a votare per dare alla nostra Regione la possibilità di avere un regionalismo differenziato. Trovo invece sconcertante che in questo ore vengano fatti uscire falsi dossier sul Movimento 5 Stelle. Note che non si sa da dove provengano e fatte solo per provocare rotture nel Governo». Appunto: da dove arrivano quelle riflessioni? «Me lo sono chiesto anch’io – ha poi spiegato il deputato Maniero – e mi sono messo a chiamare furiosamente molti miei colleghi: tutti quelli che ho interpellato, non solo veneti, non ne sapevano niente. Ho poi verificato che era stata diffusa, credo per errore, una nota in-
A ROMA I parlamentari del M5s. Sotto Federico D’Incà (foto FACEBOOK)
ta alcuna discussione». Netta la Uil con Barbagallo: «Se autonomia significa eliminazione delle burocrazie che bloccano il lavoro e lo sviluppo del Paese, siamo d’accordo, ma se autonomia significa, ad esempio, fare un sistema scolastico differenziato, siamo contrari, perché la scuola deve essere pubblica e uguale per tutti».
terna di una chat molto ristretta, composta da politici e tecnici, priva di connotazioni territoriali. Ma ribadisco che i gruppi parlamentari non hanno elaborato nessun dossier e che la nostra posizione non cambia: abbiamo sostenuto le autonomie nei territori e i cittadini le hanno votate. Anche noi pensiamo che non ci siano cittadini di serie A e B e che la solidarietà e l’unità del Paese non possano venire meno, ma questi non sono freni all’intesa». I vertici nazionali dei Cinquestelle non hanno rilasciato dichiarazioni sul caso, malgrado Matteo Salvini abbia preteso un incontro. Ma i pentastellati veneti definiscono «a titolo personale» le preoccupazioni dei loro colleghi. Perentorio D’Incà: «Valgono solo le parole che ha detto Luigi Di Maio la settimana scorsa davanti ai 1200 truffati delle banche: l’autonomia si farà per dare seguito ai referendum e alla volontà popolare». Angela Pederiva
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Cgil, Cisl e Uil: i distinguo dei confederali LE POSIZIONI VENEZIA C’è chi chiede «un confronto a tutto campo», come hanno avanzato le Cisl regionali di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Chi, come il segretario della Cgil Maurizio Landini, parla di «disegno pericolo». E chi, come il leader della Uil Carmelo Barbagallo, dice sì se significa elimina-
re la burocrazia, ma no se significa ad esempio fare un sistema scolastico differenziato. Così i sindacati si esprimono sulle bozze di autonomia differenziate. Le Cisl regionali di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna chiedono un confronto a livello nazionale e regionale «senza pregiudizi ideologici che coinvolga anche le parti sociali e permetta di portare a compimento un percorso
che, nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale, concretizzi le richieste avanzate dalle tre Regioni». Non deve però essere messa a rischio l’unità e la solidarietà nazionale. Contraria la Cgil: «Se questo progetto dovesse andare a compimento, i cittadini italiani non godrebbero più degli stessi diritti ha detto Landini - È un disegno pericoloso, sul quale non vi è sta-
Il Pd: «Colpa della propaganda leghista Zaia vada a spiegare l’autonomia al Sud» sa è scritto esattamente il contrario: c’è il riferimento ai livelli standard, mentre i nove decimi sono spariti, come peraltro i riferimenti alla legge speciale per Venezia e all’autonomia di Belluno, a dimostrazione del fatto che i leghisti vogliono costruire un nuovo centralismo regionale al posto di quello statale». Ma secondo i dem, la narrazione seguita all’annuncio di quindici mesi fa ha lasciato il segno, «fuorviando anche il governatore campano Vincenzo De Luca». «La leggenda dei 18 miliardi di residuo fiscale è stata ripetuta talmente tante volte che al Sud ci sono cascati, anche se in realtà ora sono previsti i costi standard, la compartecipazione al gettito e la commis-
LA SEGRETERIA DEM: «LA RICHIESTA DEI NOVE DECIMI DELLE TASSE È SPARITA MA HA CONDIZIONATO IL DIBATTITO»
I governatori
Zingaretti: non c’è stata trasparenza Emiliano: M5s faccia cadere il governo «Uno degli aspetti oscuri di questa vicenda» dell’autonomia «è che si parla molto per ipotesi ma è tutto fatto con un metodo non trasparente». Lo ha detto il governatore del Lazio e candidato alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti. «Noi dobbiamo ripensare questo paese per farlo funzionare meglio e quello dell’autonomia è un tema - ha aggiunto - Le bozze che girano, la confusione che c’è, non danno né competitività né autonomia a nessuno. Il modello di autonomia a cui dobbiamo pensare, e lo dico da presidente della seconda regione italiana per Pil, deve essere un modello che non trasformi le Regioni in grandi Comuni, che gestiscono
tutto. In Emilia Romagna si è sperimentato un modello che io penso positivo». Per il governatore della Puglia, Michele Emiliano, le bozze di autonomia determinerebbero, se approvate, «una secessione di fatto, dove i destini del Sud e del Nord si separano per sempre». «Noi - ha detto Emiliano - dovremmo mettere su una protesta che induca il Movimento 5 Stelle a far saltare il Governo e a farlo cadere, per rispettare il Mezzogiorno. Questa prospettiva può essere coltivata e noi la sosterremo, ma quello che ci interessa di più è che se un processo di autonomia rafforzata ci deve essere, deve coinvolgere tutte e 15 le Regioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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sione paritetica, come correttamente prevedeva l’accordo Gentiloni-Bressa», evidenzia il capogruppo regionale Stefano Fracasso. «Se finalmente Zaia inizia a dire la verità, può tranquillizzare le altre Regioni», sottolinea il coordinatore dei parlamentari Roger De Menech. «È la Lega a dover risolvere questo problema: Zaia faccia il tour nel Centro-Sud che si era reso disponibile a compiere», aggiungono i consiglieri regionali Orietta Salemi e Bruno Pigozzo.
LE CAMERE
SEGRETARIO Alessandro Bisato
DEPUTATO Diego Zardini
Il Pd chiede di «parlamentarizzare il dibattito, sia prima della firma dell’accordo, sia in vista dell’approvazione della legge», che secondo la Costituzione deve avvenire alle Camere «a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata». Osserva il deputato Diego Zardini: «Sappiamo che ogni modifica farebbe ripartire il negoziato daccapo, ma solo coinvolgendo i parlamentari si può pensare di avere i numeri per approvare la riforma. Oppure la Lega pensa di farlo con modalità violente, tipo una specie di fiducia, della serie: cari Cinquestelle, o votate l’autonomia, o il Governo cade?». A.Pe. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Economia
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Cattolica pronta a comprare alberghi anche a Venezia L’Ad Minali: «Pronti a investire anche in cliniche per anziani e centri commerciali» Porte aperte a Buffet: «Può avere un posto in cda, disposti anche al patto di sindacato» `
ha intenzione di annullare la quota di azioni proprie, attualmente superiore al 4%, e non esclude di utilizzarle per acquisizioni in scambi carta contro carta.
FINANZA VENEZIA Cattolica Assicurazioni è pronta a comprare alberghi anche a Venezia e apre la porta al guru della finanza mondiale Warren Buffet, diventato il primo azionista del gruppo veronese dopo l’acquisto delle quote di Popolare Vicenza, il 9%. L’amministratore delegato di Cattolica Alberto Minali ieri ha fatto il punto delle strategie della compagnia scaligera, cooperativa ancora quotata in Borsa. Svelando anche le prossime mosse immobiliari dopo la recente acquisizione del Royal Carlton a Bologna, realizzata attraverso il Fondo Immobiliare Euripide. «Per la parte hotel le piccole città italiane sono molto interessanti. Stiamo guardando qualcosa a Venezia», spiega Minali, a margine del meeting annuale di Ania. Ma non ci sono operazioni previste nel «brevissimo periodo», precisa l’Ad spiegando che «serve nel business immobiliare un po’ di rotazione di portafoglio, vendendo qualcosina e facendo spazio per investire». «Abbiamo una pipeline abbastanza buona di investimenti in hotel, centri commerciali e cliniche per anziani aggiunge -. Se riusciamo ad andare avanti con le negoziazioni verrà realizzata in due anni». Poi c’è l’attesa per la mossa
SINDACATO MESTRE (m.cr.) Nuova segreteria per la Cgil Veneto, al segretario generale Christian Ferrari si affiancano Tiziana Basso e Paolo Righetti (riconfermati), e le novità Giacomo Vendrame (segretario di Treviso in uscita) e la veneziana Silvana Fanelli. Ferrari, 44 anni, di Padova, delinea così le partite che deve affrontare la Cgil del Veneto a partire dall’autonomia: «Nessun pregiudizio ideologico, c’è la necessitò di avvicinare la gestione della cosa pubblica ai cittadini. Ma l’autonomia che vuole il presidente Luca Zaia è estremistica e difficilmente praticabile, chiedere tutte queste materie tutto d’un colpo richie-
ACQUISIZIONI
CATTOLICA ASSICURAZIONI L’amministratore delegato Alberto Minali
della Berkshire Hathaway di Warren Buffett in vista del rinnovo delle cariche della compagnia assicurativa.
RINNOVO CARICHE «Credo che sapremo nelle prossime settimane se vorranno manifestarsi nel board con un consigliere o creare una specie di patto di sindacato. Per il momento non ho informazioni, non so nemmeno se chiederanno un consigliere», commenta Minali: «Un socio di questo tipo mi ha dato una grande soddisfa-
zione. Tutto ciò che fa bene al titolo è auspicabile». Per cui, «qualunque cosa facciano sono contento. Se vogliono entrare nel board, hanno una tale importanza che la risposta è evidente. Se vogliono invece una governance meno attiva, fidandosi del management, altrettanto bene». Buffet non ha smentito il suo fiuto: ha comprato nell’ottobre 2017 il 9% da BpVi per 115,9 milioni a 7,35 euro per azione. Ieri il titolo ha chiuso a 8,18 euro. Cattolica Assicurazioni non
«Non le annulleremo», avverte Minali: «Il nostro 4% vale circa 55-60 milioni ed è chiaro che potremmo usare le azioni per eventuali operazioni carta contro carta, senza tuttavia dimenticare che occorrono sempre un’operazione industriale e una delibera di consiglio». «Se trovassimo qualcosa che ci serve comprare scambiando azioni proprie - aggiunge - lo possiamo fare, subordinatamente però alla decisione del consiglio». Sulle alleanze già in essere, come quelle col Banco Bpm, Minali è soddisfatto a metà: la collaborazione sulla bancassicurazione sta «andando molto bene su tutta la parte danni e la parte protezione. Siamo meno contenti dell’andamento del business vita, soprattutto per il ramo terzo (polizze finanziarie, ndr) ma bisogna considerare il contesto di mercato. Chiaramente monitoriamo le cose: stiamo uscendo con nuovi prodotti sia su vita che su danni, rafforzando livelli di servizio alla banca», aggiunge Minali, convinto che «questa rete ci darà le soddisfazioni che meritiamo di avere». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Offerta Coge per Mantovani lunedì il giorno della verità LA VERTENZA PADOVA È scoppiata ieri mattina la protesta dei lavoratori della Mantovani per il mancato pagamento della tredicesima e delle mensilità di dicembre e gennaio. 85 dipendenti hanno incrociato le braccia per quattro ore e sono scesi in strada per chiedere risposte alla proprietà. Il ramo d’azienda è stato costituito dall’impresa di costruzioni Ing. E. Mantovani S.p.A, la storica società del settore delle infrastrutture, impegnata nelle lavorazioni collegate al completamento del Mose. Al sit-in davanti all’azienda di via Belgio in zona Industriale, segue questa mattina il presidio nel cantiere del terminal di Fusina a Venezia. Intanto l’azienda ha fatto sapere che lunedì gli azionisti formalizzeranno la proposta d’acquisto della Coge Mantovani e che gli stipendi verranno saldati al più presto. «Ci aspettavamo di confrontarci con esperti del settore edilizia e delle grandi opere, soprattutto in questo periodo delicato – specifica Dario Verdicchio, segretario regionale Fillea Cgil – e invece ai tavoli di contrattazione ci troviamo davanti a esperti di crisi e cessione aziendale, come si definiscono gli stessi protagonisti della proprietà».
CALCOLI La volontà dell’azienda è di saldare entro la prima settimana di marzo lo stipendio di dicembre e la tredicesima, mentre entro fine marzo la mensilità di gennaio e le fatture dei fornitori. «Il ramo d’azienda è stato ceduto all’inizio di agosto e dal quel momento si sono di-
Nuova segreteria per la Cgil del Veneto Ferrari: «Più investimenti contro la crisi» derebbe uno spostamento di risorse complesso da gestire. Siamo poi fermamente contrari alla regionalizzazione della scuola, uno dei pilastri della coesione nazionale. Passaggio molto pericoloso anche in termini di qualità dell’istruzione da garantire agli studenti veneti. Non ci piace neanche questa gestione segreta delle trattative. Ci auguriamo che il Parlamento non venga esautorato e sia messo in condizione di discutere», aggiunge Ferrari, che poi critica il presidente Zaia: «Troppo autoreferenziale. Istituì una consulta delle autonomie dopo il refe-
rendum: non ne abbiamo saputo più nulla da allora». Sui temi economici Ferrari descrive una situazione delicata: «Siamo di fronte a una nuova recessione e le risposte del governo non sono all’altezza,
«SÍ ALLA TAV BRESCIA-PADOVA, NO A QUESTA AUTONOMIA. RISCHI SOPRATTUTTO PER LA SCUOLA»
CGIL VENETO Il segretario Christian Ferrari con i nuovi membri della segreteria dove entrano Giacomo Vendrame e Silvana Fanelli
messi 31 dipendenti – spiega Verdicchio – Dell’ampio portafoglio cantieri, molto è andato perso. Ad oggi, infatti, sono attivi unicamente il cantiere della piattaforma logistica di Fusina e i service relativi alle manutenzioni dell’ospedale all’Angelo di Mestre e del Centro di Terapia Protonica di Trento. Siamo molto preoccupati per il futuro dei lavoratori rimasti. Solo un’ampia disponibilità di cantieri può permettere alla newco di andare avanti».
PERCORSO La proposta d’acquisto, a cui hanno lavorato nelle scorse settimane i legali del gruppo, verrà formalizzata alla proprietà di Mantovani (famiglia Chiarotto) e ai commissari. Se la proposta sarà accolta, la famiglia Ferrari si impegnerà a ricapitalizzare l’azienda in un percorso di rilancio. In caso contrario, Coge si ritirerà e la partita rimarrà in mano ai commissari. «La ricapitalizzazione dell’azienda consentirà di pagare tutte le retribuzioni – aggiunge Gino Gregnanin, segretario regionale Feneal Uil – ma siamo stanchi di non ricevere garanzie. Il piano industriale era stato presentato ad agosto, poi però è stato ritirato». I sindacati hanno chiesto un incontro urgente sul tema all’Unità di crisi in Regione. Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA
PROTESTA DEI LAVORATORI PER IL MANCATO PAGAMENTO DEGLI ULTIMI STIPENDI, SERVONO GARANZIE
anche in Veneto bisogna mettere al centro gli investimenti pubblici, non solo la Tav Brescia-Padova, che va completata. Penso anche alla messa in sicurezza del territorio, scuole, ospedali. Servono anche le infrastrutture immateriali: noi dobbiamo digitalizzare il Veneto. E più servizi per gli anziani, siamo l’unica regione che non ha ncora fatto la riforma dell’Ipab. Sul versante industriale, abbiamo 50 vertenze aperte che coinvolgono 7mila lavoratori, rischiamo di affrontare una valanga (la recessione a mani nude. Per esempio, non possiamo perdere il treno dell’accordo di programma per Marghera, è una partita strategica». © RIPRODUZIONE RISERVATA
La Borsa Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.
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ORO E MONETE Oro Fino (per Gr.) Argento (per Kg.) Sterlina (post.74) Marengo Italiano
Denaro
Lettera
37,00 398,15 269,00 210,55
38,50 443,80 288,00 230,00
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Max anno
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1,5805
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2,303
2,052 19967091
Unicredito
1,902
Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.
143124
Italgas
5,226
0,23
5,005
5,285
182441
1,99
9,455 12,019
184988
Leonardo
8,904
1,48
7,567
8,903
213226
Unipolsai
5,800
1,84
5,016
5,760
74935
Luxottica
51,64
-0,12
51,66
52,41
3288
1,950
6,94
1,646
2,053 4548584
Mediaset
2,632
0,30
2,566
2,972
175152
Ascopiave B. Ifis
12,065
Banca Mediolanum Banco Bpm
18,115
Mediobanca
8,306
3,57
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8,205
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Moncler
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-0,87
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35,13
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Poste Italiane
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4,63
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3,466
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Brembo
10,220
2,20
8,893 10,264
Buzzi Unicem
16,810
1,27
14,925 16,880
Bper Banca
Intesa Sanpaolo
1,43
Max anno
21,19
0,87
Azimut H.
1,532
15,230
Min. anno
Unipol
20,96
Atlantia
Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.
7,746
1,04
18,840
0,86
7,733
449866
16,847 19,067
6,926
123509
Min. anno
Max anno
Quantità trattate
5,02
2,149
2,617
1849639
11,224
5,29
9,700 10,988 3067442
3,972
3,41
3,438
4,121
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2,170
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576093
NORDEST 3,300
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Carraro
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Cattolica Ass.
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8,180
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De’ Longhi
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1,384
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1,386
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6,290
0,48
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Danieli
Campari
8,195
0,92
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Prysmian
Cnh Industrial
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1,03
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9,440
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Recordati
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Geox
Eni
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2,30
13,678 15,017
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Snam
4,185
0,46
3,895
4,182
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M. Zanetti Beverage
Exor
56,38
2,40
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Fca-fiat Chrysler A
13,026
Ferragamo Finecobank
15,237 18,001
1971
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1370978
Telecom Italia
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Stefanel
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Zignago Vetro
5,398
0,1084 9,700
-0,51
8,442
9,750
6148
4
Primo Piano
Sabato 16 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
Le divisioni nei partiti
Controdossier, è giallo I grillini del Veneto: nota diffusa per errore Il bellunese D’Incà prende le distanze: `Maniero: «Una chat molto ristretta, «Una mossa solo per provocare rotture» nessuna elaborazione parlamentare» `
IL CASO
Il contrario
VENEZIA È giallo sul dossier, o presunto tale, del Movimento 5 Stelle contro l’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Proprio mentre iniziava il Consiglio dei ministri, l’altra sera erano stati diffusi agli organi di informazione ampi stralci di una relazione «dei gruppi parlamentari di M5s», assai critici nei confronti delle tre bozze di intesa: parole che erano state inevitabilmente lette come una spaccatura nel Governo gialloverde. Ma ieri due deputati pentastellati come il bellunese Federico D’Incà e il veneziano Alvise Maniero hanno preso pubblicamente le distanze da quella nota, smentendo che si tratti di un’iniziativa condivisa dai colleghi di Camera e Senato.
«Ma così aumenterà la disuguaglianza»
I FATTI Secondo il resoconto apparso ieri sul sito di Palazzo Chigi, la seduta di giovedì è cominciata alle 19.58 e ha visto anche queste comunicazioni: «Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Erika Stefani, dopo gli incontri bilaterali che ha avuto con i Ministri interessati, ha illustrato i con-
«NOI ABBIAMO FATTO CAMPAGNA PER IL SÌ» IMBARAZZO PER IL TESTO RESO PUBBLICO POCO PRIMA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
LA PROPOSTA PADOVA «L’autonomia è vittima della propaganda leghista», dice lo stato maggiore del Partito Democratico del Veneto, riunito a Padova per fare il punto sulla bozza. Un testo che rischia di impantanarsi nelle sabbie mobili delle resistenze meridionali, interne al Pd «ma anche al Movimento 5 Stelle, a Forza Italia, a tutti i partiti». È su questa base che i dem, rivendicando la primogenitura della riforma tra la previsione costituzionale del 2001 e la pre-intesa del 2018, lanciano la sfida al governatore Luca Zaia: «Vada al Sud a spiegare che i nove decimi e il residuo fiscale erano solo frottole, così il Parlamento potrà migliorare e non affossare la legge».
GLI EMENDAMENTI Il segretario veneto Alessandro Bisato cita la proposta di legge statale, approvata il 15 novembre 2017 dal Consiglio regionale, che dava mandato a Zaia di andare a trattare con il Governo: «Quel giorno la Lega rigettò gli emendamenti con cui il Pd chiedeva di inserire l’applicazione dei costi e dei fabbisogni standard e insistette per introdurre i nove decimi di Irpef, Ires e Iva. Guarda caso ora nella bozza d’inte-
«L’autonomia differenziata, che sta appassionando le cronache di questi giorni, invece di costituire una nuova opportunità per le Regioni che si incamminano sulla strada di una nuova autonomia, può costituire un profondo vulnus dell’eguaglianza tra i cittadini delle diverse regioni». Lo scrive su Facebook il parlamentare siciliano del M5s, Aldo Penna, che aggiunge: «Prendiamo la sanità: con l’attribuzione di ulteriori competenze e risorse alle regioni che hanno richiesto l’autonomia, si accrescerebbe la profonda disuguaglianza su un aspetto così delicato come l’accesso alle cure». © RIPRODUZIONE RISERVATA
tenuti delle intese. Il Consiglio dei ministri ne ha preso atto e condiviso lo spirito». Punto. Ma sempre alle 19.58, l’Ansa ha diramato questo lancio: «“Per il M5S, sempre in direzione del rispetto della Costituzione, ogni percorso di autonomia non può prescindere dalla prioritaria individuazione dei Lep”, cioè dei livelli essenziali delle prestazioni per evitare che “ci siano cittadini di serie A e di serie B”. È quanto si legge in un dossier dei gruppi parlamentari di M5s sulle intese con Veneto, Lombardia e Emilia Romagna sul regionalismo differenziato. Il dossier critica anche la tesi dell’inemendabilità da parte del Parlamento dei ddl che recepiscono le tre intese». Alle 20.04 la stessa agenzia ha ulteriormente approfondito la notizia, riportando altri rilievi contenuti nel citato dossier, per esempio sui fabbisogni standard.
LE REAZIONI Valutazioni che hanno messo
in subbuglio i pentastellati veneti. Così ieri alle 16.54 il deputato D’Incà, che di Montecitorio è anche questore, ha divulgato a sua volta un comunicato: «Il Movimento 5 Stelle in Veneto ha fatto campagna elettorale per il Sì. Io in prima persona mi sono speso perché i veneti andassero a votare per dare alla nostra Regione la possibilità di avere un regionalismo differenziato. Trovo invece sconcertante che in questo ore vengano fatti uscire falsi dossier sul Movimento 5 Stelle. Note che non si sa da dove provengano e fatte solo per provocare rotture nel Governo». Appunto: da dove arrivano quelle riflessioni? «Me lo sono chiesto anch’io – ha poi spiegato il deputato Maniero – e mi sono messo a chiamare furiosamente molti miei colleghi: tutti quelli che ho interpellato, non solo veneti, non ne sapevano niente. Ho poi verificato che era stata diffusa, credo per errore, una nota in-
A ROMA I parlamentari del M5s. Sotto Federico D’Incà (foto FACEBOOK)
ta alcuna discussione». Netta la Uil con Barbagallo: «Se autonomia significa eliminazione delle burocrazie che bloccano il lavoro e lo sviluppo del Paese, siamo d’accordo, ma se autonomia significa, ad esempio, fare un sistema scolastico differenziato, siamo contrari, perché la scuola deve essere pubblica e uguale per tutti».
terna di una chat molto ristretta, composta da politici e tecnici, priva di connotazioni territoriali. Ma ribadisco che i gruppi parlamentari non hanno elaborato nessun dossier e che la nostra posizione non cambia: abbiamo sostenuto le autonomie nei territori e i cittadini le hanno votate. Anche noi pensiamo che non ci siano cittadini di serie A e B e che la solidarietà e l’unità del Paese non possano venire meno, ma questi non sono freni all’intesa». I vertici nazionali dei Cinquestelle non hanno rilasciato dichiarazioni sul caso, malgrado Matteo Salvini abbia preteso un incontro. Ma i pentastellati veneti definiscono «a titolo personale» le preoccupazioni dei loro colleghi. Perentorio D’Incà: «Valgono solo le parole che ha detto Luigi Di Maio la settimana scorsa davanti ai 1200 truffati delle banche: l’autonomia si farà per dare seguito ai referendum e alla volontà popolare». Angela Pederiva
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Cgil, Cisl e Uil: i distinguo dei confederali LE POSIZIONI VENEZIA C’è chi chiede «un confronto a tutto campo», come hanno avanzato le Cisl regionali di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Chi, come il segretario della Cgil Maurizio Landini, parla di «disegno pericolo». E chi, come il leader della Uil Carmelo Barbagallo, dice sì se significa elimina-
re la burocrazia, ma no se significa ad esempio fare un sistema scolastico differenziato. Così i sindacati si esprimono sulle bozze di autonomia differenziate. Le Cisl regionali di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna chiedono un confronto a livello nazionale e regionale «senza pregiudizi ideologici che coinvolga anche le parti sociali e permetta di portare a compimento un percorso
che, nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale, concretizzi le richieste avanzate dalle tre Regioni». Non deve però essere messa a rischio l’unità e la solidarietà nazionale. Contraria la Cgil: «Se questo progetto dovesse andare a compimento, i cittadini italiani non godrebbero più degli stessi diritti ha detto Landini - È un disegno pericoloso, sul quale non vi è sta-
Il Pd: «Colpa della propaganda leghista Zaia vada a spiegare l’autonomia al Sud» sa è scritto esattamente il contrario: c’è il riferimento ai livelli standard, mentre i nove decimi sono spariti, come peraltro i riferimenti alla legge speciale per Venezia e all’autonomia di Belluno, a dimostrazione del fatto che i leghisti vogliono costruire un nuovo centralismo regionale al posto di quello statale». Ma secondo i dem, la narrazione seguita all’annuncio di quindici mesi fa ha lasciato il segno, «fuorviando anche il governatore campano Vincenzo De Luca». «La leggenda dei 18 miliardi di residuo fiscale è stata ripetuta talmente tante volte che al Sud ci sono cascati, anche se in realtà ora sono previsti i costi standard, la compartecipazione al gettito e la commis-
LA SEGRETERIA DEM: «LA RICHIESTA DEI NOVE DECIMI DELLE TASSE È SPARITA MA HA CONDIZIONATO IL DIBATTITO»
I governatori
Zingaretti: non c’è stata trasparenza Emiliano: M5s faccia cadere il governo «Uno degli aspetti oscuri di questa vicenda» dell’autonomia «è che si parla molto per ipotesi ma è tutto fatto con un metodo non trasparente». Lo ha detto il governatore del Lazio e candidato alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti. «Noi dobbiamo ripensare questo paese per farlo funzionare meglio e quello dell’autonomia è un tema - ha aggiunto - Le bozze che girano, la confusione che c’è, non danno né competitività né autonomia a nessuno. Il modello di autonomia a cui dobbiamo pensare, e lo dico da presidente della seconda regione italiana per Pil, deve essere un modello che non trasformi le Regioni in grandi Comuni, che gestiscono
tutto. In Emilia Romagna si è sperimentato un modello che io penso positivo». Per il governatore della Puglia, Michele Emiliano, le bozze di autonomia determinerebbero, se approvate, «una secessione di fatto, dove i destini del Sud e del Nord si separano per sempre». «Noi - ha detto Emiliano - dovremmo mettere su una protesta che induca il Movimento 5 Stelle a far saltare il Governo e a farlo cadere, per rispettare il Mezzogiorno. Questa prospettiva può essere coltivata e noi la sosterremo, ma quello che ci interessa di più è che se un processo di autonomia rafforzata ci deve essere, deve coinvolgere tutte e 15 le Regioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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sione paritetica, come correttamente prevedeva l’accordo Gentiloni-Bressa», evidenzia il capogruppo regionale Stefano Fracasso. «Se finalmente Zaia inizia a dire la verità, può tranquillizzare le altre Regioni», sottolinea il coordinatore dei parlamentari Roger De Menech. «È la Lega a dover risolvere questo problema: Zaia faccia il tour nel Centro-Sud che si era reso disponibile a compiere», aggiungono i consiglieri regionali Orietta Salemi e Bruno Pigozzo.
LE CAMERE
SEGRETARIO Alessandro Bisato
DEPUTATO Diego Zardini
Il Pd chiede di «parlamentarizzare il dibattito, sia prima della firma dell’accordo, sia in vista dell’approvazione della legge», che secondo la Costituzione deve avvenire alle Camere «a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata». Osserva il deputato Diego Zardini: «Sappiamo che ogni modifica farebbe ripartire il negoziato daccapo, ma solo coinvolgendo i parlamentari si può pensare di avere i numeri per approvare la riforma. Oppure la Lega pensa di farlo con modalità violente, tipo una specie di fiducia, della serie: cari Cinquestelle, o votate l’autonomia, o il Governo cade?». A.Pe. ©RIPRODUZIONE RISERVATA