Rassegna stampa del 17 febbraio 2019

Page 1

17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 22 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 12 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 39 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 14 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 14 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 14 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 24 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 24 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


14-FEB-2019 Estratto da pag. 16 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


10-FEB-2019 Estratto da pag. 46 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


10-FEB-2019 Estratto da pag. 46 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


10-FEB-2019 Estratto da pag. 46 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


10-FEB-2019 Estratto da pag. 46 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


10-FEB-2019 Estratto da pag. 38 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


10-FEB-2019 Estratto da pag. 38 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


10-FEB-2019 Estratto da pag. 38 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


10-FEB-2019 Estratto da pag. 38 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 22 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 22 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 22 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 22 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 26 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 26 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 26 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


15-FEB-2019 Estratto da pag. 26 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 5 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 38 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 38 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 20 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 20 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 20 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 20 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 20 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 22 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 21 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 21 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 11 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


17-FEB-2019 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 30 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 30 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


13-FEB-2019 Estratto da pag. 30 6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


8

REGIONE

DOMENICA 17 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

La sfida delle Regioni

Autonomia, il Sud si ribella «No a cittadini di serie A e B» Documento del M5S della Puglia che invita a bloccare l’intesa con i governatori Stefani: vogliamo lo Stato più efficiente. Bonaccini a De Luca: il Pd è per il sì PADOVA. Il chiarimento politico sull’autonomia ci sarà dopo il referendum on line del M5S che dovrà decidere se votare a favore o bocciare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per la nave Diciotti. Il braccio di ferro continua e al di là delle dichiarazioni ufficiali sulla tenuta del governo gialloverde, la spaccatura è reale e taglia orizzontalmente tutti i

partiti. Opposizione compresa. Il fronte del Sud, guidato dai governatori De Luca ed Emiliano, che difendono con le unghie la loro Campania e Puglia, continua l’offensiva per impedire che le tre bozze sull’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna vengano firmate. Che i tempi siano destinati ad allungarsi lo dimostra la volontà del M5S di portare i dossier in

Parlamento prima della firma con i tre governatori e contro questa ipotesi si è scagliato Luca Zaia, che sta perdendo la pazienza. Ma anche nel M5S cresce il dissenso. «Il trasferimento di funzioni non può e non deve essere un modo per sbilanciare l'erogazione di servizi essenziali a favore delle regioni più ricche. Guai alla creazione di un contesto in cui ci sono citta-

dini di serie A e di serie B espressamente vietato dalla Costituzione». Lo dicono in una nota gli 8 consiglieri regionali del M5S Puglia. «Ogni percorso di autonomia non può prescindere dalla prioritaria individuazione dei Lep (Livelli essenziali di prestazione) per garantire servizi essenziali in misura uguale a tutti i cittadini, in qualsiasi Regione vivano».

A buttare acqua sul fuoco della polemica ci pensa il ministro Erika Stefani, che da Bettola a Piacenza (paese dove vive Pierluigi Bersani) rassicura tutti: «L’impianto economico e finanziario permette alle regioni di acquistare competenze utilizzando risorse che già lo Stato sta utilizzando per quello. Si tratta di efficientare la spesa pubblica: il sistema dell’ autonomia è una soluzione». La pensa così anche Stefano Bonaccini: «Il progetto di autonomia dell’Emilia-Romagna è pienamente nel solco costituzionale e rispettoso dell’unità giuridica e sostanziale della nazione, principio per noi sacro, così come della solidarietà fra territori, valore irrinunciabile. La proposta non contempla alcunché su residui fiscali, non propone affatto la regionalizzazione della scuola (e men che meno dell'inquadramento o del reclutamento

L’ex sottosegretario che ha aperto la strada all’autonomia differenziata: a sua firma le preintese del febbraio 2018

Bressa: «Pericoloso salto nel vuoto i concorsi regionali per la scuola» L’INTERVISTA

Albino Salmaso a scuola alle Regioni? «Un pericoloso salto nel vuoto». Le tre intese di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna? «Vanno discusse nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato e poi firmate, senza ulteriori modifiche». Gianclaudio Bressa è il “padre” dell’autonomia differenziata. Il terzo comma dell’articolo 116 l’ha scritto lui e il governo dell’Ulivo guidato da Giuliano Amato, erede di Prodi, nel 2001 l’ha approvato con il referendum che ha modificato il titolo V della Costituzione. Il 28 febbraio 2018 Bressa, sottosegretario alle regioni nel governo Gentiloni, ha approvato le preintese con Zaia, Maroni e Bonaccini. Rieletto nel collegio di Bolzano, è senatore del Gruppo delle Autonomie. Senatore Bressa, il ministro Stefani ha detto che ha rispettato lo stesso impianto, è davvero così? «Ho appena iniziato a leggere la bozza presentata al premier Conte e non posso che ringraziare Erika Stefani per la grande correttezza. Le hanno fatto perdere un anno di tempo e lei ha dovuto resistere agli assalti di Zaia e Bitonci: il governatore del Veneto e il presidente regionale della Lega e sottosegretario al Mef pensano di trasformare il Veneto in uno staterello indipendente, ma la Stefani è stata brava, ha saputo reggere». Perché si è perso un anno di tempo? «L’intera procedura per il

L

trasferimento del personale amministrativo si basa su parametri che vanno ricondotti ai fabbisogni standard che riguardano tutte le regioni italiane e non solo Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Senza questo parametro non si fa un passo avanti. Ci vuole un dato nazionale e va nominata la commissione: si poteva fare subito. Anzi, è dal 2009 che esiste la legge 42 sul federalismo fiscale e quindi tutti hanno una parte di responsabilità sui ritardi». L’altro scoglio da superare riguarda l’iter in Parlamento: la procedura “blindata” è una sua idea o no? «Penso che le tre intese sull’autonomia differenziata debbano essere esaminate in Parlamento prima della loro firma. Si tratta di un patto tra due esecutivi, il governo italiano e la regione Veneto, che solleva questioni così complesse sotto il profilo costituzionale che il Parlamento deve assolutamente valutare. Il dibattito deve precedere la stesura del testo finale, in modo tale che Governo e Regione ne tengano conto prima della firma definitiva. La competenza è della commissione Affari costituzionali, anche con dei passaggi in aula, in modo che il Parlamento autorizzi in via preventiva il Governo a sottoscrivere l’accordo con le Regioni». Cosa dice nel concreto la norma finanziaria che consente alle Regioni di trattenere una quota di gettito fiscale? «Riprende il testo dell’intesa del 2018 e la sviluppa con la definizione dei fabbisogni standard per superare la spesa storica che non è esente da sprechi. Anzi, ha sempre pe-

28 febbraio 2018: Maroni, Bressa, Zaia e Bonaccini firmano le preintese sull’autonomia. Sotto Erika Stefani

nalizzato le regioni virtuose come il Veneto e quindi si tratta di avviare una profonda riforma nell’interesse esclusivo dei cittadini, che avranno dei servizi migliori con dei costi più bassi, con un risparmio della spesa pubblica. Questa è la vera rivoluzione mai attuata». Zaia sostiene che le sue richieste sono state accolte al 70% e non vuole accordi dl ribasso. Come finirà? «C’è un aspetto fondamentale che Zaia non vuole capire. L’articolo 116 non è la premessa per creare il Libero Sta-

«Zaia è già stato sconfitto, non può creare il Libero Stato del Veneto» «Le tre intese vanno discusse in Parlamento prima della firma»

degli insegnanti), né quella delle concessioni autostradali, né quella della tutela ambientale o del patrimonio artistico nazionale. Rafforza viceversa, per fare alcuni esempi, la capacità regionale di programmare, organizza meglio le politiche attive del lavoro e gli strumenti di sostegno alle imprese». Basta per convincere De Luca ed Emiliano? «L’autonomia porta a dividere il Paese? Il rischio c'è. Siamo sull'orlo di una disgregazione nazionale. Io sono il più interessato a sconfiggere a cancellare dal Sud e dalla Campania le aree di parassitismo, di inefficienza, di cialtroneria. Dobbiamo presentarci sul tavolo nazionale a testa alta e con grande dignità rappresentando il Sud che lavora, che combatte, che produce risultati concreti e non solo lamentazioni e chiacchiere» ribatte De Luca. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

to Veneto, ma l’attuazione della Costituzione per consentire alle Regioni maggiore autonomia amministrativa. Sono due mondi diversi. Zaia ha già subito pesanti sconfitte in Corte Costituzionale che ha bocciato i suoi quesiti e autorizzato solo quello previsto dall’articolo 116: lui continua una battaglia ideologica per tenere alta la bandiera della Lega e quando chiede le 23 materie sa che non le potrà mai ottenere. Non è ipotizzabile sconvolgere l’assetto dello Stato in un colpo solo e noi avevamo scelto 5 materie e un periodo di prova perché nessuno sa come andrà a finire questo meccanismo. Infatti c’è la clausola che consente di tornare indietro, ci vuole prudenza e lungimiranza. Sono zaini pesanti da portare e se non sei strutturato per farlo bene, rischi di scivolare dalla montagna e farti male». Il PD sostiene Bonaccini ma critica Zaia e Fontana, Renzi è per il no. «Io sono iscritto al gruppo delle autonomie». Il Sud grida al complotto, alla secessione dei ricchi… «Ci sono forme di meridionalismo superate dalla storia, non esistono cittadini di serie A e B, in tutta questa operazione non entra in gioco un solo euro, si fa a parità di costi e la malafede va fermata». Graduatorie regionali degli insegnati nelle scuole di Veneto e Lombardia: Cgil Cisl e Uil hanno annunciato barricate. Lei che dice? «La scuola alle Regioni è un salto nel vuoto, noi avevamo deciso di lasciare fuori il tema del personale. Qui non entrano in discussione i contenuti dell’insegnamento, ma solo l’organizzazione dei professori e le graduatorie regionali sono un azzardo. Se si dovesse fare dietrofront perché il sistema non funziona, un prof di matematica entrato in ruolo nelle graduatorie del Veneto cosa fa? È una complicazione senza alcun fondamento, figlia di una gestione ideologica del 116 che noi non avevamo mai preso in esame in accordo con Zaia, Maroni e Bonaccini». –

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


18

BELLUNO

DOMENICA 17 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

le criticità del territorio dopo la tempesta di fine ottobre

Nelle foto, pubblicate da Veneto strade sulla propria pagina Facebook, il masso che ieri mattina è caduto sulla Sp 251 poco prima di Palafavera. Nella foto grande il sasso che ha invaso una corsia intera della strada; nelle foto piccole in alto la dimensione del masso, in basso la rete che è stata divelta dal macigno quando si è staccato dal versante ed è precipitato sulla provinciale

Cade un masso a Palafavera la rete metallica ha ceduto La Sp 251 è rimasta percorribile a senso unico alternato per tutta la mattina Veneto strade ha rimosso il materiale e fatto un disgaggio a monte del versante

Alessia Forzin VAL DI ZOLDO. La rete metalli-

ca ha fatto il suo dovere fino a ieri mattina. All’improvviso il peso dei massi, unito alla fragilità di un versante reso debole dalla tempesta di fine ottobre che ha sradicato centinaia di alberi, l’ha fatta cedere. E un macigno enorme, largo almeno tre metri e alto due, è precipitato sulla strada provinciale 251, a poca distanza dagli impianti di Palafavera, in Val di Zoldo. Fortunatamente in quel momento non c’erano macchine in transito e non si regi-

strano danni a persone o cose, ma la caduta del masso evidenzia un problema con il quale il Bellunese, tutto, dovrà fare i conti d’ora in avanti. L’arrivo della bella stagio-

Vernizzi: «Un problema con il quale dovremo fare i conti per tutta la prossima primavera» ne e l’innalzamento delle temperature rischia di provocare altri distacchi, di massi e di terra. Se li aspettano i sindaci, i gestori delle strade.

Ma prevenirli non è affatto semplice. «Servono 121 milioni di euro per rifare tutti i paramassi, i paravalanghe e i guardrail che sono stati distrutti dagli alberi caduti e dalle frane causate dalla tempesta Vaia», spiega il direttore generale di Veneto strade Silvano Vernizzi. «Abbiamo predisposto un piano dettagliato che abbiamo già inviato al commissario Zaia, e so che è stato inviato a Roma per ottenere le risorse necessarie. I lavori però non si possono fare in queste settimane perché c’è ancora neve». Bisognerà attendere la primavera. E nel

frattempo prepararsi ad intervenire in caso di necessità. IL MASSO SULLA 251

Com’è accaduto ieri sulla pro-

«Servono 121 milioni per rifare i paramassi e tutti i paravalanghe 8 e mezzo per le frane» vinciale 251 della Val di Zoldo e Val Cellina. Il masso è caduto sulla carreggiata nelle prime ore del mattino. Era trattenuto dalla rete metalli-

ca che ad un certo punto ha ceduto. Il macigno, di dimensioni considerevoli, ha occupato un’intera corsia di marcia e si è trascinato con sè diversi sassi più piccoli. Il personale di Veneto strade è intervenuto non appena è arrivata la segnalazione. Ha chiuso la corsia occupata dal masso per rimuoverlo e per effettuare un disgaggio del materiale presente a monte, per mettere in sicurezza la viabilità. Per tutta la mattina in quel tratto della 251 il traffico è potuto passare a senso unico alternato. TERRITORIO FRAGILE

«Fortunatamente nessuno è stato investito dal materiale», racconta Vernizzi. «Quello dei distacchi è un problema con il quale dovremo convivere per tutta la primavera: l’alluvione di fine ottobre ha provocato la caduta di moltissimi alberi e molti versanti sono in frana. Solo per la messa in sicurezza delle frane esistenti abbiamo presentato un piano di interventi di 8,6 milioni di euro. Altri 121 serviranno per ripristinare i paramassi, i paravalanghe e i guardrail. Tutti gli in-

«Il turismo Veneto deve superare il “Land of Venice”»

U

SINDACO PREOCCUPATO

«È evidente che da qui all’estate avremo molti problemi legati alla tenuta del territorio», aggiunge il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin. «Dobbiamo prepararci ad uno scenario particolare, perché i versanti si sono indeboliti a causa della tempesta di fine ottobre. Ringrazio Veneto strade per la prontezza con cui il personale è intervenuto questa mattina (ieri per chi legge, OES) e per gli interventi che ha in programma nel mio territorio, pari a circa due milioni di euro. Prepariamoci a settimane complicate». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

JAN VAN DER BORG

IL COMMENTO

n paio di mesi fa tutti gli amministratori e imprenditori veneti sono parsi decisi ad applaudire all’assessore Federico Caner per aver formalizzato con lo slogan “Veneto. The Land of Venice” la loro abitudine di utilizzare la fama del capoluogo veneto per commercializzare le loro destinazioni e prodotti turistici. Evidentemente, è molto più facile muoversi nella scia di Venezia che uscire dal plo-

terventi da fare sono stati individuati in maniera puntuale e in questa fase ci stiamo occupando delle progettazioni». Il commissario Zaia è informato e ha tutta la documentazione sul suo tavolo. Il lavoro da fare è molto, e Veneto strade potenzierà anche il personale per riuscire a fare fronte a tutte le attività: per la sede di Belluno sarà assunta una decina di persone a tempo determinato.

tone e lavorare sulla propria dignità come destinazione turistica. Non l’ho mai nascosto, ma lo slogan “Veneto. Land of Venice” non mi è mai piaciuto molto. Il Prosecco è un vino del “Land of Venice” o il Veneto è la terra del Prosecco? Le Dolomiti sono le montagne del “Land of Venice” o il Veneto è la terra delle Dolomiti? Le Ville Veneto sono le ville del “Land of Venice”, o il Veneto è la terra delle Ville Venete?

Io credo che sia finalmente arrivato per tutti il momento di scegliere un percorso un po’ più difficile ma assolutamente indispensabile per far fare al sistema turistico veneto un salto di qualità decisivo. La Regione Veneto, seguendo la Toscana, la Scozia, le Fiandre e l’Alto Adige, deve trovarsi un nuovo brand insieme ad uno slogan che valorizzi innanzitutto l’enorme e diffuso patrimonio tangibile e intangibile e l’immensa varietà di risorse turi-

stiche che possiede. Ciò è possibile attivando scelte strategiche indirizzate a valorizzare tutte queste risorse ponendo al centro le loro peculiarità e attributi del tutto all’altezza per essere autosufficienti senza rincorrere alla solita scappatoia del vendersi attraverso Venezia. Una scelta leggermente più difficile, ma definitivamente utile nel lungo periodo e magari in grado di strappare in modo più costruttivo qualche turista al capoluogo

veneto. Il contributo di sbarco di Brugnaro, al di là delle giustificate perplessità che i veneziani hanno sull’utilità di questa nuova tassa turistica, potrebbe avere il merito di spingere la Regione Veneto e le destinazioni venete proprio verso tale direzione. Invero, è paradossale che le destinazioni venete da una parte facciano da free-rider su Venezia, mandandoci i loro turisti in quantità consistenti, e dall’altra protestino

quando Venezia chiede a tali visitatori un piccolo contributo che dovrebbe servire al suo mantenimento fisico e socioeconomico. Insomma, l’unica risposta giusta, a mio avviso, del resto del Veneto a questa tassa non è quella di lagnarsi ma quella di rendere il turismo veneto velocemente molto meno dipendente da Venezia dando la meritata dignità al territorio veneto nel suo complesso e sollevando in questo modo anche Venezia da quella parte di pressione turistica non più sostenibile. Solo così il Veneto evita di diventare “The Land of the Tourism Tax of Venice”. —


BELLUNO

DOMENICA 17 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

autonomia provinciale

Piol: «Tornare all’elettività fermerà il declino montano» L’ex assessore ha promosso “l’appello di Cirvoi” all’interno delle primarie Pd «La legge Delrio ha dato a Zaia la scusa per fregarsene di Statuto e lr 25» che ci sono stati in quegli anni rischia di essere vanificato», osserva Piol. «Dopo anni di lotte la Regione ha approvato il nuovo statuto e la lr 25, che sanciscono l’autonomia amministrativa della provincia di Belluno. Un’autonomia vera, aggiungo, che esclude solo il potere legislativo. In quei testi c’è tutto, perfino le mate-

Irene Aliprandi BELLUNO. «Abbiamo dato a Zaia & C un buona scusa per non darci l’autonomia. È ora di rimediare». Parte da Quinto Piol l’appello al Partito Democratico provinciale, affinché alle primarie del 3 marzo venga proposto agli elettori un appello per il ritorno all’elettività delle Province, come strumento principale per ridare vita a un ente che, secondo Piol, è fondamentale per immaginare il futuro della montagna bellunese. Oggi l’impegno di Quinto Piol si limita al Circolo del Pd di Castion, ma in passato è stato assessore provinciale della giunta Reolon, oltre ad avere una lunga storia da amministratore comunale. È proprio la militanza con Sergio Reolon mentre questi era a Palazzo Piloni prima e in consiglio regionale poi a ispirare il ragionamento di Piol. «Tutto l’impegno e il grande lavoro

Quinto Piol con Sergio Reolon

dopo l’alluvione

a londra

«Se Venezia troverà l’accordo con Roma senza di noi, il divario sarà ancora più grave» rie da trasferire, una scelta che allora sembrava limitante ma che ora appare lungimirante». Eppure, in cinque anni non è cambiato niente, anzi, le cose vanno molto peggio: «Assistiamo a un declino della montagna bellunese contro il quale l’autonomia è l’unico antidoto». Per dimostrare

che l’autonomia, in territori speciali come la montagna, dev’essere provinciale più che regionale, Piol cita le differenze tra Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia: «In quest’ultima la montagna è messa peggio di noi. L’autonomia regionale non è una garanzia, non per cattiveria di qualcuno, ma perché nel governare un territorio tanto vasto e diverso è ovvio che ci si concentri sulle aree più popolate. La provincia di Belluno rappresenta il 20% del territorio veneto, ma solo il 4% della popolazione. Qui è tutto diverso, dai costi di costruzione delle strade all’agricoltura. Chi non ci vive, fa fatica a comprenderlo». Naturalmente quella di Piol non è un’assoluzione per la maggioranza leghista, ma l’ex assessore riconosce che il Pd deve guardarsi dentro, o almeno chiedersi perché oggi siamo tornati indietro: «È vero che la legge Delrio ha riaffermato la necessità di un’autonomia per le Province di Belluno, Sondrio e Verbania, ma ha anche tagliato le gambe a questi enti. Basta fare un giro negli uffici di Palazzo Piloni per capire quale contraccolpo abbia avuto quella legge su chi ci lavora». Piol ne è sempre stato convinto e lo disse all’ex ministro Delrio (Pd) ad ogni occasione utile. «Zaia e i suoi sono autonomisti a Roma, ma centralisti a Venezia e hanno sfruttato quella parte della Delrio che fa loro comodo fregandosene dello Statuto Veneto e della lr 25». Per uscire da questo “dram-

Dario Bond «Sostegno all’energia da biomasse» BELLUNO. «Porteremo a

Roma, nelle commissioni agricoltura e attività produttive, il tema della produzione di energia da biomasse. Per un territorio come quello bellunese, colpito dagli eventi alluvionali di fine ottobre, l’utilizzo del legname schiantato per produrre elettricità è la svolta. Bisogna però farne una battaglia di territorio, tutti insieme, per ripristinare gli sgravi fiscali su questo genere di impianti, che oggi sono bloccati, e aggiungerci veri e propri incentivi economici». È quanto afferma il deputato di Forza Italia, Dario Bond, a seguito del convegno «Cogenerazione a biomasse legnose per lo sviluppo socio economico delle aree montane colpite dalla tempesta Vaia», tenutosi ieri a Pieve di Cadore. «I relatori dell’incontro hanno dimostrato quanto i nostri boschi possano essere una risorsa» sottolinea Bond. «Con il legname rimasto a terra è possibile produrre energia a costi ridotti e a emissioni praticamente zero. Si tratta allora di garantire a questi piccoli impianti un incentivo non solo fiscale, ma anche economico». —

Erika De Bon con il gruppo dei cadetti dei vigili del fuoco di cui fa parte, e a destra la manifestazione di Londra di venerdì scorso

Una giovane cadorina alla manifestazione per difendere l’ambiente «Ho aderito come tutti i miei compagni di scuola al movimento di Greta Thunberg la ragazza svedese che si batte per il problema del clima»

Vittore Doro PIEVE DI CADORE. C’era anche

una quindicenne di Pieve di Cadore, Erica De Bon Goldsmith, venerdì alla grande

manifestazione organizzata per la difesa dell’ambiente che ha portato centinaia di migliaia di ragazzi dal 12 ai 15 anni davanti al Parlamento di Londra per supportare le iniziative di Greta Thunberg. Erica è nata a Londra ma è cittadina italiana, figlia di una cadorina e sin dalla nascita trascorre le sue vacanze e le festività in Cadore dove la madre è nata e ha la re-

sidenza. Erica De Bon Goldsmith è anche un’atleta. Partecipa alle gare studentesche e nel 2018 ha vinto la Medaglia d’oro negli 800 metri e l’argento nella staffetta nel Torneo di Cristal Palace a Londra. È cresciuta negli scout e da settembre 2018 fa anche parte dei cadetti dei Vigili del Fuoco di Londra. «Ho aderito, con tutti i miei compagni di scuola al

movimento di Greta Thunberg, la ragazza svedese che vuol fare capire a tutti che il cambiamento climatico non sia un problema secondario, ma molto importante», ha raccontato. «Così venerdì sono andata insieme a tutte le scuole di Londra a protestare perché gli adulti e le autorità fanno troppo poco per la difesa dell’am-

Erica De Bon vive e studia in Inghilterra ma trascorre le sue vacanze in provincia biente e nella lotta contro il cambiamento climatico, che per i giovani della mia età, non è un problema secondario. È stata una giorna-

17

ma”, secondo l’ex assessore: «Bisogna tornare all’elettività diretta del presidente e del consiglio provinciale. È l’unico modo per dare forza, coraggio, responsabilità e rappresentatività a questo ente. La Provincia dei sindaci ha fallito e non poteva essere altrimenti: come si può pensare che un sindaco, dopo tutto quello che ha da fare dove è stato eletto, abbia ancora l’energia e il tempo per la governance della Provincia? Se vogliamo giustizia, cioè l’applicazione di Statuto e l. 25, e se vogliamo l’autonomia, non possiamo più considerare la Provincia un circolo del dopolavoro». La necessità di inserire “l’appello di Cirvoi” nelle nuove primarie, nasce dal fatto che: «Anche nel Pd non tutti hanno capito l’importanza di correggere la Delrio. Ho chiesto agli organi provinciali che l’appello venga riproposto agli elettori a marzo e ora la cosa è in discussione. Quello che mi consola è che ho visto grande attenzione da parte dei più giovani». Il passaggio è urgente, perché se davvero il Veneto otterrà l’autonomia: «Senza che vi sia anche quella di Belluno, la situazione peggiorerà, perché aumenterà lo svantaggio di Belluno rispetto al resto del Veneto. Un esempio? Le grandi concessioni idrolettriche: Zaia dice “le prendiamo noi e a Belluno daremo il 60%”. Cosa? È vergognoso e ciò che scoccia di più è che a paralizzare la nostra autonomia sia un assessore bellunese». —

ta molto bella e sono stata contenta di esserci andata perché finalmente anch’io ho potuto fare qualcosa per il mio futuro». Greta Thunberg è una ragazzina svedese di 15 anni, che dall’esterno sembra essere una persona come tante altre. Lei, invece, vuole cambiare il mondo: è come un fuoco che fa intravedere la dedizione che questa ragazzina applica alla sua causa. L’attività ambientalista di Greta era balzata agli onori della cronaca lo scorso settembre, quando Greta aveva indetto uno sciopero scolastico il 9 settembre, giorno delle elezioni in Svezia, rifiutandosi di andare a lezione. Lo sciopero, nelle intenzioni della ragazzina, doveva sensibilizzare l’opinione pubblica sul cambiamento climatico. A chiunque le chiedesse la ragione dietro la scelta di questa modalità di protesta, nulla del mio futuro, perché dovrebbe importare a me? «Parlate solo di crescita economica sostenibile, ma portate avanti le stesse cattive idee che ci hanno portato in questo casino. Non siete abbastanza maturi per affrontare la realtà. Lasciate anche quest’incombenza a noi bambini. La nostra civiltà, come la biosfera, è sacrificata per permettere a un piccolo gruppo di persone di continuare a fare soldi». In poche settimane la sua protesta è diventata quella di milioni di ragazzi di tutto il mondo e la dimostrazione di venerdì davanti al Parlamento britannico è stato il momento più alto. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


3

Primo Piano

Domenica 17 Febbraio 2019 www.gazzettino.it

3.216

Veneto, la Lega avvisa: «Conte si dia una mossa»

3.715

`

Irpef pro capite nelle Regioni per abitante Piemonte

3.251 Valle d’Aosta Lombardia Liguria

3.343

Situazione di stallo, rinvio a fine marzo `Centinaio agli alleati: «È nel contratto «Tocca al presidente fare una proposta» consiglio di tenerlo sul comodino»

Trentino A. A. (PA Trento)

2.947 Trentino A. A. (PA Bolzano)

3.592 Veneto

2.989 Friuli Venezia Giulia

3.123 Emilia Romagna

3.412 NORD

3.397 Toscana

3.009 Umbria

2.554 Marche

2.533 Lazio

3.317 CENTRO

3.065 Abruzzo

2.160 Molise

1.864

L’ULTIMATUM VENEZIA «Se non passa l’autonomia la Lega si troverà con le ossa rotte. E a quel punto il Governo non potrà non saltare». In Veneto, in casa del Carroccio, circolano solo commenti del genere. Preoccupati. Ma anche irritati. Per lo sgarbo del premier Giuseppe Conte che al Consiglio dei ministri giovedì sera è andato via, ufficialmente per sopraggiunti impegni personali, prima che la titolare degli Affari regionali Erika Stefani relazionasse sulle tre bozze. Perché Conte e il vicepremier Salvini, arrivato in ritardo a palazzo Chigi (e nessuno lo dice ma tutti lo pensano: il Capitano non poteva essere puntuale e far pesare

politicamente la questione?) non si sono neanche incrociati. Perché, per dirla in veneto, questa dell’autonomia sta diventando la storia di Sior Intento “che dura tanto tempo e che mai no se destriga”. Insomma, sempre lì, sospesa, rinviata, un brodo che sta diventando un po’ troppo lungo. E adesso presa di mira da un trasversale fuoco di fila del Sud, perché le obiezioni arrivano da tutti

gli altri partiti, compresi gli alleati del M5s.

L’IRRITAZIONE È anche questo che irrita i leghisti veneti: «Che la riforma sia un travaglio è comprensibile confida un alto esponente del partito - ma com’è che si svegliano tutti adesso?». Perché il percorso per l’autonomia in Veneto è re-iniziato nel 2014 con l’approva-

zione della legge che prevedeva il referendum, si è rinvigorita l’anno successivo con il via libera della Consulta, ha avuto un’estenuante trattativa con Roma ancora con il ministro Enrico Costa del Governo Renzi, ha registrato il plebiscito al referendum dell’ottobre 2017 e poi, incassata la pre-intesa con il Governo Gentiloni, pensava di concludere la partita con il Governo amico. Questo

«SE IL PROGETTO NON DOVESSE PASSARE CI TROVEREMO CON LE OSSA ROTTE MA A QUEL PUNTO SI ANDRÀ TUTTI A CASA»

Campania

1.653 Puglia

1.691 Basilicata

1.686 Calabria

1.484 Sicilia

1.624 Sardegna

1.993 SUD

1.701 Non indicata TOTALE

2.748 Fonte: Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Lo scenario

Tutto fermo fino al voto sulla Diciotti Difficile credere che il M5s possa piegarsi alla deadline di sette giorni imposta dalla Lega per forzare i tempi sulla devolution. La commissione bicamerale per il Federalismo ha già fissato per giovedì l’audizione per il ministro Stefani, nel corso della quale il Movimento metterà sul tavolo le proprie perplessità. E si insisterà su quanto ha già messo in chiaro Roberto Fico, seguito a ruota da Luigi Di Maio: no a ratifiche come pretende la Lega, l’intesa sull’autonomia dev’essere emendata in Parlamento. L’idea è insomma quella di navigare con cautela e fermezza. Fino

a fine marzo, quando il Senato deciderà sull’autorizzazione a procedere per Salvini, il M5s sente di avere il coltello dalla parte del manico. Con il risultato che l’autonomia del Nord rischia di ingolfarsi, e di valicare persino il confine delle Europee di fine maggio. Il cambio di rotta è arrivato dopo la mazzata in Abruzzo. «Sino ad allora – raccontano fonti parlamentari – a prevalere era stata la linea “settentrionalista” di Davide Casaleggio. Ma adesso è diverso. Luigi sa che se non reagisce a certe forzature, il Sud gli volterà le spalle». © RIPRODUZIONE RISERVATA

LEGHISTI Luca Zaia e, sopra, il ministro Gianmarco Centinaio

del vicepremier Salvini. E invece, a poche ore dalla presentazione della bozza di intesa, non solo con quattro ministri, tutti pentastellati, non si è trovato un accordo, ma sono anche cominciate le bordate sui cittadini di serie A e di serie B, sulla compartecipazione al gettito Irpef, sulla “secessione dei ricchi”. Il governatore Luca Zaia aveva provato a spiegare con una lettera “ai cittadini del Sud” come stavano le cose, ma la polemica è montata. Con la certezza che a Roma i Cinquestelle vogliano allungare i tempi.

L’ATTESA Di certo, così com’è, la bozza non è sottoscrivibile dal Veneto. Anche se l’accordo sulla parte finanziaria è ritenuto fondamentale, Zaia l’ha detto chiaramente: è stato accettato il 70% per cento delle istanze. E il ministro Stefani ha specificato: «Restano dei nodi politici sui quali discutere». Ma quando? E per quanto tempo? L’impressione è che non basterà il «vertice politico» annunciato per la settimana prossima da Salvini. Ci vorranno giorni, se tutto va bene si arriverà «alla fine dell’inverno». Fine marzo ben che vada, se non addirittura dopo le Europee. Sempre che si firmi. «Ma la “non firma” - fanno sapere dal Veneto - non darà pace a Roma, ci saranno turbolenze». Tra l’altro, c’è anche il passaggio parlamentare: quando sarà calendarizzato? e dove? in aula o nelle commissioni? si risolverà con una mozione, con una risoluzione o interverrà sulla bozza di intesa? In quest’ultimo caso la situazione non potrebbe che inasprirsi ulteriormente. Perché il Veneto si aspetta “solo” una convocazione da parte del premier e che Conte dica qual è la sua proposta in merito alla materie - ambiente, sanità, infrastrutture, cultura - tenute in freezer. E perché Conte arrivi a fare una proposta, la condizione preliminare è che Di Maio e Salvini trovino un accordo. Solo che in mezzo c’è il voto sul caso Diciotti e c’è la posizione di Di Maio all’interno del M5s: passasse la linea di De Falco (pur espulso dal Movimento) e di Nugnes, il Capo politico pentastellato verrebbe politicamente esautorato. Il Veneto aspetta. E se il sottosegretario Luca Coletto ritiene «facilmente superabili le resistenze politiche», il ministro Gianmarco Centinaio avverte: la riforma dell’autonomia regionale «è nel contratto di governo. Consiglio sempre agli amici della Lega e del M5s di tenerlo sul comodino». Come il Vangelo. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Battaglia sul ruolo del Parlamento, Di Maio prende tempo IL RETROSCENA ROMA Le sorti dell’autonomia differenziata sono strettamente legate al destino di Matteo Salvini. Il capo della Lega, dopo il brusco stop imposto giovedì sera dai 5Stelle alla riforma, aveva chiesto «entro una settimana» un vertice politico per ottenere il via libera all’autonomia per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Ma domani il popolo grillino vota sulla piattaforma Rousseau se concedere o meno l’autorizzazione a procedere contro di lui per il caso “Diciotti”. E anche se com’è probabile passasse il “no”, il ministro dell’Interno dovrebbe attendere il voto dell’Aula del Senato per potersi considerare al sicuro. «E non si battono i pugni sul tavolo, né si minaccia la crisi», dice un esponente di peso del Carroccio, «se prima non è stato messo in salvo Matteo...». Fino a metà marzo Salvini avrà le mani legate, insomma, a

meno che dal voto su Rousseau non saltasse fuori un sì all’autorizzazione a procedere. In quel caso la «guerra nucleare», per usare una definizione di un altro dirigente leghista, esploderebbe. E probabilmente non ci sarebbe più neppure il governo e alcun vertice per decidere la sorte della bandiera identitaria del Carroccio. Ma questo è un epilogo che Salvini non vuole neppure prendere in considerazione. Tanto meno ora che la Procura di Catania appare orientata a chiedere l’autorizzazione a procedere anche contro il premier Giuseppe Conte e i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli: la decisione dei pm rimetterebbe in parità i contendenti.

fatto il pieno di voti nel Centro-Sud, sono contrari all’autonomia differenziata per le Regioni del Nord. E, come hanno dimostrato il Consiglio dei ministri di giovedì, sono determinati a bloccarla. Lo fanno su due fronti. Il primo: i ministri Giulia Grillo (Sanità), Danilo Toninelli (Infrastrutture), Alberto Bonisoli (Cultura) Sergio Costa (Ambiente) e lo stesso Di Maio (Lavoro e Sviluppo) da mesi negano a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna parte delle competenze richieste. E continueranno a negarle. Il secondo: i 5Stelle chiedono e pretendono un interven-

STRATEGIA DEL RINVIO Di certo, c’è che con il capo della Lega costretto per prudenza a tenere i toni bassi, Di Maio ha facile gioco con la sua strategia del rinvio. I 5Stelle, che alle elezioni del 4 marzo 2018 hanno

M5S Conte e Di Maio

I 5STELLE VOGLIONO POTER EMENDARE LE INTESE TRA GOVERNO E REGIONI IL CARROCCIO RESISTE: SOLO RISOLUZIONI

bf43866f-7361-4f74-8ed5-d1049136c7de

to del Parlamento. E non solo per la ratifica, a maggioranza assoluta, delle intese tra governo e Regioni. Roberto Fico, presidente della Camera, ha detto che le Camere dovranno avere «un ruolo centrale». Il premier Giuseppe Conte, che dovrebbe mediare tra Movimento e Lega, si è detto convinto che «il Parlamento non può essere un destinatario passivo di un progetto di riforma costituzionale». E Di Maio parla riservatamente di «ruolo attivo». Traduzione: le Camere, a giudizio dei grillini, hanno il diritto di modificare le intese tra governo e Regioni. Di tutt’altro avviso la Lega. La ministra agli Affari regionali Erika Stefani garantisce: «Siamo pronti ad ascoltare il Parlamento». Ma solo e soltanto prima che il governo abbia perfezionato e firmato il patto con le Regioni. Dopo, quegli accordi per il Carroccio sono da ritenere inemendabili al pari di un trattato internazionale o di un’intesa tra Stato e le confessioni reli-

giose. C’è da dire che la materia è decisamente complessa e che non esistono precedenti. La Stefani, che potrebbe essere convocata in settimana dalla Commissione bicamerale sul federalismo fiscale, spera di cavarsela con un ordine del giorno o con una risoluzione che «impegna il governo...». Per poi andare a firmare gli accordi con i governatori Attilio Fontana (Lombardia), Luca Zaia (Veneto) e Stefano Bonaccini (Emilia Romagna). I grillini invece, ma la strategia non è ancora definita e Fico sta esplorando la procedura insieme alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, vorrebbero invece intervenire sui testi degli accordi. L’obiettivo è lampante: rinviare quanto più possibile, sicuramente a dopo le elezioni europee, il via libera alla riforma. Un epilogo per Salvini, e soprattutto per i governatori Fontana e Zaia, «inaccettabile». Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA


V

Venezia

Domenica 17 Febbraio 2019 www.gazzettino.it

Grandi navi, i Comitati scrivono a Toninelli `Chiesto un incontro volte documenti e lettere sulle

per discutere proposte alternative SALVAGUARDIA

SAN TOMA’ Il supermercato Crai preso di mira nel dicembre del 2017

Esposito, dopo l’omicidio sotto accusa per tre rapine Notificata in carcere l’ordinanza per i colpi ai supermarket veneziani `

L’ARRESTO VENEZIA Poco più di un anno fa, era il 9 gennaio 2018, Ciro Esposito veniva arrestato con la pistola ancora in mano. La stessa con cui aveva sparato un colpo in testa all’amico (e, si scoprirà, complice di scorribande) Ivano Gritti, noto pregiudicato veneziano di 48 anni in Calle delle Chiovere, nel sestiere di San Polo. E, partendo da quelle stesse indagini, la giustizia è tornata a bussare alla porta di Ciro Esposito, cinquant’anni, di origine napoletana o ora in carcere a Padova proprio per l’omicidio di San Polo. Nelle sue mani, infatti, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Venezia hanno messo un secondo mandato d’arresto emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia, Andrea Battistuzzi, poiché ritenuto responsabile - assie-

Il complice era l’amico Ivano Gritti da lui ucciso il 9 gennaio del 2018 `

me ad altre due persone, tra cui anche Ivano Gritti - di tre rapine a mano armata commesse ai danni di supermercati del centro storico veneziano.

alla “Coop” di Santa Croce, con un bottino di 3.700 euro, anche in questo caso veniva puntata la pistola verso la cassiera. La terza e ultima rapina, il 7 gennaio 2018 al supermercato “Coop” di San Polo con un bottino di 400 euro, sempre con minacce annesse.

I BANDITI E I COLPI Secondo la Procura a commettere i colpi erano stati Esposito, Gritti e al giovane Cristopher Rath, che la notte dell’omicidio Gritti era in compagnia della vittima ed testimone oculare della morte dell’amico. Lo stesso Rath il 6 dicembre 2018 è stato trovato morto al Lido per un’overdose da eroina. Tre gli assalti contestati: il primo il 18 dicembre 2017 al supermercato “Crai” di Campo San Tomà, con un bottino di 2.100 euro: nell’occasione la cassiera veniva costretta a stendersi sul bancone mentre il rapinatore le premeva sulla nuca la pistola con colpo in canna. Il secondo colpo alcuni giorni dopo, il 27 dicembre 2017,

L’INCHIESTA Le indagini, coordinate dal pm Patrizia Ciccarese, hanno consentito di identificare tutti i responsabili, nonostante i visi fossero coperti. La svolta è arrivata dai particolari emersi durante il sopralluogo dell’omicidio di San Polo, quando i militari del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Venezia erano riusciti a far luce sulle tre rapine, commesse utilizzando una pistola con caratteristiche simili a quella utilizzata per l’omicidio di Ivano Gritti. Nicola Munaro IN CARCERE Ciro Esposito

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Artista picchiato al volto alle Zattere `La denuncia social:

«Mi ha chiamato e poi mi ha colpito» IL PESTAGGIO VENEZIA «È successo tutto molto in fretta. Mi ha riconosciuto, ha gridato il mio nome e mi è saltato addosso. In pochi istanti ho sentito male all’occhio». Andrea Morucchio, 51 anni, ex fotografo e ora artista di arte contemporanea racconta così l’aggressione subita venerdì pomeriggio alle Zattere da parte di Antonio Benacchio, ex ingegnere già noto alle cronache per aver sfigurato, anni fa, monumenti e statue della città. «Non so se sia stato un pugno o uno schiaffo, è stata una cosa repentina e velocissima - continua Morucchio - Antonio Benacchio lo conosco dai tempi della scuola ma non lo vedevo da quasi cinque: l’ultima volta che ci siamo incontrati abbiamo bevuto un caffè assieme e chiacchierato. Non so cosa gli sia scattato nella testa l’altro giorno. Erano circa le 16.30, stavo andando

ZATTERE La zona dove è avvenuta l’aggressione

ANDREA MORUCCHIO: «NON VOGLIO FARE DENUNCIA MA SOLO SEGNALARE QUANTO SUCCESSO PERCHÉ SI INTERVENGA»

all’inaugurazione di una mostra che volevo vedere, lui era seduto ad un tavolino di un locale chiuso. Mi ha riconosciuto, mi ha chiamato, ha inveito contro di me e mi ha colpito al volto». Attimi di paura che l’artista ha voluto raccontare in un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, corredandolo con una

foto dello zigomo gonfio. Una denuncia visibile a tutti a cui però non seguirà nessuna denuncia alle forze dell’ordine contro l’aggressore, nonostante la pioggia di commenti e l’invito dei più a presentarsi in un commissariato e raccontare quanto accaduto. E la testimonianza di chi racconta un’aggressione di settimana scorsa. Sempre alle Zatterre, sempre per mano di Benacchio. «Non ho reagito né ho intenzione di denunciarlo - taglia corto il cinquantunenne ex fotografo veneziano, deciso a non tornare sui suoi passi - Ho fatto il post per documentare quanto accaduto e per lasciare una traccia. Ho paura di incontrarlo ancora e che la cosa possa succedere di nuovo. Che mi possa attaccare una seconda volta. Poco dopo aver subito l’aggressione sono andato alla mostra e mi sono accorto dell’ematoma all’occhio poco prima di andare a letto. Non sono nemmeno andato in Pronto soccorso per farmi medicare, la ferita è di poco conto conclude - Ma quello che più interessa è che adesso chi di dovere si prenda cura di una persona in difficoltà com’è lui». N. Mun. © RIPRODUZIONE RISERVATA

eada012d-a357-4b27-a2da-98905f4b43ce

VENEZIA Il Comitato NoGrandi navi e l’Associazione AmbienteVenezia hanno chiesto un incontro urgente sul problema delle grandi navi da crociera a Venezia al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al vicepresidente Luigi Di Maio e ai ministri dell’Ambiente e dei Beni culturali, Sergio Costa e Alberto Bonisoli. Ritengono, infatti, «estremamente pericolosa» l’ultima ipotesi di soluzione “provvisoria” che prevedrebbe l’entrata delle navi da crociera dalla Bocca di porto di Malamocco, il loro transito nel canale dei Petroli, lo scavo del canale Vittorio Emanuele per poter far arrivare le navi da crociera alla stazione Marittima di Venezia, in attesa di una successiva «futura ed indefinita fuoriuscita dalla laguna delle grandi navi».

LA RIUNIONE ROMANA Le due associazioni chiedono che una loro delegazione possa partecipare alla riunione fissata per il 19 febbraio, al ministero a Roma, dove sono stati convocati il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente della Regione, Luca Zaia, o comunque «essere ricevuta anche separatamente sempre nella stessa giornata, al fine di esternare i motivi delle nostre mobilitazioni che si ripetono continuativamente dal 2011 e contribuire a superare equivoci, fraintendimenti o imprecisioni che stanno emergendo sulla questione». Il Comitato NoGrandi navi e l’Associazione AmbienteVenezia ricordano agli esponenti del Governo di aver inviato più

problematiche relative alle grandi navi da crociera e di aver consegnato materiali a mano, allo staff del ministro Toninelli in occasione della sua visita a Venezia, il 5 novembre 2018, senza aver «mai ricevuto alcun riscontro alle richieste di incontro».

124 MILA FIRME Analoga documentazione è stata in precedenza consegnata anche ai precedenti governi che si sono succeduti dal 2011 ad oggi: il 3 maggio 2015 fu consegnato all’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il testo della petizione dal titolo “Salviamo Venezia e la sua Laguna”, nella quale si chiedeva l’estromissione delle grandi navi da crociera dalla Laguna e si chiedeva di fermare i progetti che ne mettono a rischio l’esistenza come lo scavo di vecchi e nuovi canali. La petizione ha raccolto la firma di oltre 124 mila persone in un paio di mesi. Il 24 ottobre 2017, una delegazione delle due associazioni ha consegnato all’allora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, un dossier contro la permanenza delle grandi navi da crociera all’interno della Laguna di Venezia e contro i progetti che prevedono una parziale collocazione a Porto Marghera e lo scavo del Canale Vittorio Emanuele per far arrivare le altre alla stazione Marittima di Venezia. In quell’occasione sono state consegnate anche le 18 mila firme di cittadini raccolte in un solo giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

GLI AMBIENTALISTI SI DICONO CONTRARI ALL’IPOTESI “PROVVISORIA” FORMULATA DAL MINISTERO

Carcere meno “aperto”, la protesta degli avvocati GIUSTIZIA VENEZIA La Camera penale veneziana è preoccupata di fronte all’annunciato “giro di vite” sul fronte delle prescrizioni di sicurezza che starebbe per essere varato a seguito dell’ispezione svolta nel carcere femminile della Giudecca da parte di una Commissione ministeriale. Ispezione scaturita dalla morte dell’agente di polizia penitenziaria Maria Teresa Trovato Mazza, detta Sissi. Gli avvocati sono sconcertati di fronte all’ipotizzato possibile abbandono della “sorveglianza dinamica” all’interno del carcere, nonché alla limitazione dei contatti con l’esterno. «Si rammenta che l’adozione della “sorveglianza dinamica”, conseguente alla sentenza la Corte EDU ha condannato nel 2013 l’Italia per il trattamento

AVVOCATI La presidente Marin

inumano e degradante imposto ai reclusi a cagione delle carceri sovraffollate, ha consentito di migliorare lo stato di detenzione e, soprattutto, di riportare l’Italia a standard di civiltà che dovrebbero essere consoni a tutti gli Stati», si legge in un comunicato, nel quale viene definita «incomprensibile la ratio di misure che riverberano i loro effetti sulle detenute a fronte di un episodio che giammai è stato ricondotto alle stesse». Secondo la Procura Sissi si è suicidata in ospedale. I penalisti sottolineano come il carcere femminile di Venezia si sia «sempre distinto come esempio paradigmatico sulla via della attuazione di quel finalismo rieducativo della pena evidenziato dall’art. 27 della Carta costituzionale» e temono che le misure delineate «potrebbero annichilire gli strumenti volti al recupero sociale delle detenute, affliggendo ulteriormente le stesse in maniera ingiustificata», creando pregiudizi anche alla tanto reclamata sicurezza. In attesa di conoscere più approfonditamente il contenuto della relazione degli ispettori ministeriali la Camera penale veneziana ribadisce di essere al fianco degli operatori penitenziari, istituzionali e volontari, «che operano in maniera quotidiana affinché la privazione della libertà in carcere avvenga nel rispetto delle persone e della loro dignità». © RIPRODUZIONE RISERVATA


26

«DAL 1992 AD OGGI SONO OLTRE 26MILA, QUASI MILLE ALL’ANNO, LE PERSONE CHE HANNO SUBÌTO UN’ILLEGITTIMA RESTRIZIONE DELLE PROPRIA LIBERTÀ PRIMA DI ESSERE DEFINITIVAMENTE ASSOLTI»

Lettere&Opinioni

Maria Elisabetta Alberti Casellati Presidente del Senato

La frase del giorno

Domenica 17 Febbraio 2019 www.gazzettino.it

Scenari

L’alleanza Pd-Cinquestelle non è impossibile Per qualcuno Salvini è un nemico pubblico Roberto Papetti

G direttore@gazzettino.it Via Torino, 110 - 30172 Mestre (VE) tel. 041665111

entile direttore, come è ipotizzabile, come lei sostiene nella risposta di ieri, che un M5s alleato con il PD possa governare? Una maggioranza di questo tipo era al limite anche con i numeri delle elezioni del 4/3/18 e i sondaggi di “oggi” prevedono una forcella tra il 41 e il 45 per cento. Sergio Bianchi Venezia

Autonomia

Boicottata dagli incapaci

Contatti Le lettere inviate al Gazzettino per fax, posta o e-mail, devono sempre essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Le lettere inviate in forma anonima verranno cestinate. Le foto, anche se non pubblicate, non verranno restituite. Si prega di contenere il testo in circa 1.500 battute, corrispondenti a 25 righe da 60 battute ciascuna.

Ai tanti oppositori politici delle richieste regionali d’Autonomia, tentati in questi giorni di farle saltare per “non spaccare l’Italia”, anche con ventilate manifestazioni di piazza, bisognerebbe ricordare di leggere non tanto e solo l’art. 116 della Costituzione ma soprattutto qualche buon libro di storia contemporanea (ma si sa, la Cultura in politica è merce sempre più rara). L’idea di una diversa articolazione dei poteri dello Stato tra centro e periferia nacque già agli albori del Regno d’Italia e porta la firma di alcune delle menti allora più lungimiranti della vita politica del “bel Paese”. Da Carlo Cattaneo prima, che parlava di “Stati Uniti d’Italia”, fino a Marco Minghetti, che progettò un ampio decentramento amministrativo del neonato Regno, poi abortito a causa dell’allora diffuso brigantaggio meridionale, la “devoluzione” dei poteri fu lungamente una costante del dibattito politico nazionale e molto prima delle pressioni leghiste degli anni Novanta. E questo in virtù della piena consapevolezza storica e culturale, nelle menti più avvedute e illuminante, del carattere disomogeneo, conflittuale, del processo di unificazione nazionale e dei suoi concreti approdi. Al netto delle incrostazioni ideologiche manca nella maggioranza dell’attuale ceto politico dirigente la capacità culturale di comprendere che introducendo nell’ordinamento statuale una devoluzione di poteri e responsabilità, a vantaggio delle realtà locali, si sbloccherebbe, finalmente, un sistema politico storicamente squilibrato nella gestione delle risorse pubbliche. Oppure sarà proprio questo ciò che si vorrebbe evitare per continuare a lucrarci sopra in termini di clientele e controllo opaco dei fondi pubblici? Massimo Tomasutti

Burattini

Insulti e ragioni «Quando smetterà di essere il burattino mosso da Salvini e Di

Caro lettore, la politica è l’arte dell’impossibile e non è fatta solo di numeri. Spesso in Parlamento sono nate coalizioni che sulla carta non avevano i voti per governare ma li hanno poi trovati facendo leva su gruppi di deputati o senatori in libera uscita. Non dimentichiamoci che quando cade un governo, il timore di nuove elezioni e quindi la possibilità di non essere ri-eletti, produce

Maio»? Con queste parole Guy Verhofstadt ha lanciato una precisa provocazione al premier Conte e all’Italia. Credo ci voglia un certo coraggio e una buona dose di faccia tosta per pronunciare parole simili, ma ascoltando anche il resto del suo discorso al Parlamento europeo, come si fa a non essere d’accordo? Non certo con la frase che è senza dubbio un insulto a ciò che Conte rappresenta e cioè il popolo italiano. Ma Conte chi lo conosceva prima che comparisse come d’incanto al momento della composizione del governo, quando sembrava che tra i due leader dei partiti di maggioranza non si potesse trovare un accordo su chi doveva prendere l’incarico di guidare l’esecutivo? Chi l’aveva mai visto? Da dove è sbucato? Se non ricordo male era stato professore di Bonafede, l’attuale ministro della Giustizia, il quale lo aveva presentato a Di Maio. E dunque? Che cosa dice Verhofstadt che gli italiani non abbiano pensato fin dalla prima comparsa del presidente del Consiglio dei ministri? Certo, non tutti. Qualcuno lo avrà anche trovato plausibile, persino elegante e piacente ma in quanto a “guidare” la politica del governo, mi sembra che siamo molto lontani ed è più che evidente (anche ai sassi)che il governo è guidato dai due lorsignori e Conte non è che un esecutore, mediatore, diplomatico, portavoce, dei veri capi del governo, cioè Salvini e Di Maio. E che questa sia la grossa anomalia dell’attuale governo non può essere smentito da nessuno, neppure dal più fervente sostenitore dei gialloverdi grilloleghisti. Dunque? Gli chiediamo scuse formali? Dichiariamo guerra al Belgio? Ci strappiamo le vesti per sostenere che Verhofstadt ha sbagliato e ci deve rispetto? Si, certo, come no? Lo vuole la prassi e la nostra dignità ferita. Ma se ci chiediamo come mai questo signore sia arrivato a pronunciare una simile frase, non possiamo non riflettere sulle altre cose che dice e che sono tutte fatti incontrovertibili. Possiamo dire che mente? No, non possiamo dirlo, l’elenco delle cose fatte dal nostro governo che il leader dei liberali di Alde snocciola come un rosario è

DIRETTORE RESPONSABILE:

PRESIDENTE:

Roberto Papetti

Azzurra Caltagirone

DAL 1887 VICE PRESIDENTE:

Albino Majore VICEDIRETTORE:

Pietro Rocchi Registrazione Tribunale Venezia, n. 18 dell’1/07/1948

AMMINISTRATORE DELEGATO:

Franco Fontana CONSIGLIERI:

UFFICIO CENTRALE:

Vittorino Franchin (responsabile)

Alessandro Caltagirone, Fabio Corsico, Mario Delfini, Gianni Mion

69b40694-1256-4d01-bbaf-080dfccae3ed

spesso miracoli e improvvise conversioni politico-culturali tra gli scranni del Parlamento. La possibile alleanza tra M5S e sinistra è uno dei temi caldi del dibattito congressuale del Pd e questo è già un indizio di quanto questa prospettiva politica sia d’attualità e venga considerata, almeno da alcuni settori di questo partito, una strada percorribile e assai più concreta di quanto possano suggerire i numeri.

Inoltre è evidente che ci sia nel Paese una corrente d’opinione trasversale, sia sul piano politico che su quello geografico, che individua nella Lega di Salvini (assai più che il Movimento 5 Stelle) il pericolo pubblico numero uno, il vero nemico da battere. Trasformare questo “sentimento” in una maggioranza parlamentare anti-Lega non sarà affatto facile, ma che qualcuno ci stia pensando è molto probabile.

tutto scritto ed inconfutabile. A chi, allora, dobbiamo chiedere di domandare scusa agli italiani ed alla loro dignità ferita? Mariagrazia Gazzato

Anzi visto che il sistema paga e nessuno si lamenta anche i 5stelle hanno deciso di adeguarsi. Così invece di cambiare una legge elettorale che premia chi fa il furbo alle prossime elezioni ci sarà il partito delle tartarughe, quello per la salvaguardia dei pesci, delle foche monache e di chi ne ha più ne metta. Tanto l’importante è racimolare voti, tutto il resto è optional. Lino Renzetti San Donà di Piave

Offese

Vogliamo politici più educati Sono rimasto molto dispiaciuto per l’offesa al nostro Primo Ministro al Parlamento europeo. Lui era quello, tra i nostri politici, che meno se lo meritava. Un linguaggio offensivo e volgare, da un po’ di tempo è cosa non insolita a Bruxelles, a Parigi e anche in Italia con i nostri Di Battista, Toninelli, Salvini... Quest’ultimo poi farebbe bene a ricordare il detto popolare, “Scherza con i fanti e lascia stare i Santi”. Se proprio ci tiene al vangelo esibito in pubblico comizio, assieme a qualche prete leghista suo amico, ne legga qualche pagina, molto utile a sè e alla sua politica. Farebbe bene poi lui, Matteo 2, a ricordarsi del Matteo 1 (40% alle precedenti elezioni europee!) che andò per rottamare e fu rottamato. Non pretendiamo dai politici che facciano miracoli. Ci accontenteremmo se fossero un po’ meno volgari nel parlare, meno offensivi l’uno verso l’altro e più sereni. “Si prendono più mosche con una goccia di miele, che con un barile di aceto” usava dire il Patrono dei giornalisti. E forse non aveva torto. Natale Trevisan

Liste civetta

Santi, poeti, navigatori e furbi Italiani, popolo di santi, poeti, navigatori e di furbi. Lo si è visto alle ultime elezioni regionali in Abruzzo (ma non è l’unico caso) dove i partiti tradizionali (da Forza Italia al PD) sono risultati in calo ma grazie alle alleanze e alle liste civetta hanno ribaltato la volontà popolare. Ma nessun commentatore televisivo o telegiornale ha espresso qualche dubbio su questa legge elettorale che permette le alleanze tra liste prima che venga espresso il voto.

Governo

Gialloverdi al capolinea I recenti sondaggi sul gradimento della Lega presso la popolazione non lasciano dubbi: i dati sono in continua crescita. Nonostante ciò, ritengo che il governo gialloverde abbia oramai i giorni contati ed i segnali di sofferenza sono sempre più numerosi. L’economia del Paese sta andando decisamente male e questo trend negativo sta allarmando giustamente gran parte dell’elettorato leghista, costituito da tante partite IVA. Senza un sollecito avvio dei cantieri e di azioni a sostegno delle imprese, il consenso è infatti destinato a scemare ed anche il Vice Salvini sta rischiando la sua leadership. L’ala più moderata del partito (Giorgetti, Zaia, Fontana…) è infatti decisamente in subbuglio, pur rimanendo al momento sotto traccia; non accetta più questo continuo compromesso gialloverde che sta producendo una evidente paralisi nel Parlamento e nelle istituzioni privando di risposte il popolo italiano e gli elettori leghisti. La lotta all’immigrazione non può più essere un cavallo di battaglia percorribile, mentre languono tuttora importanti ed essenziali iniziative quali la “flat tax”, la decisa riduzione della pressione fiscale e del cuneo fiscale a favore delle aziende. Credo che le mancate risposte sulle questioni soprattutto economiche faranno presto esplodere questo malcontento che ha già fatto chiaramente intendere d’essere contrario al “reddito di cittadinanza” ed ai meccanismi stravaganti messi in campo per la sua applicazione. Lucio Marin

IL GAZZETTINO S.P.A. DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE, Via Torino, 110 - 30172 Venezia-Mestre, tel. 041665111. Sede Legale: Via Barberini, 28 - 00187 Roma. Copyright Il Gazzettino S.p.A. - Tutti i diritti sono riservati TIPOGRAFIA E STAMPA: C.S.V. Centro Stampa Veneto S.r.l. - Via Torino, 110 - Venezia-Mestre tel. 041665.111 PUBBLICITÁ: Piemme S.p.A. - Concessionaria di Pubblicità: Via Montello, 10 - 00195 Roma, tel 06377081 - Via Torino, 110 - 30172 Venezia-Mestre, tel. 0415320200 LISTINO ABBONAMENTI ITALIA edizioni Venezia, Treviso, Padova, Rovigo, Belluno e Pordenone - annuale: 7 numeri settimana € 350 - 6 numeri € 295 - 5 numeri € 250; semestrale: 7 numeri € 180 - 6 numeri € 155 - 5 numeri € 130; trimestrale: 7 numeri € 95 - 6 numeri € 80 - 5 numeri € 65. Solo edizione Friuli - annuale: 7 numeri € 235 - 6 numeri € 200 - 5 numeri € 170; semestrale: 7 numeri € 120 6 numeri € 105 - 5 numeri € 90; trimestrale: 7 numeri € 65 - 6 numeri € 55 - 5 numeri € 45. C.c.p. 23497456 - Tel. 06/4720591/549 - Fax 800 013 013. E-mail: abbonamenti.gazzettino@serviziitalia15.it. Una copia arretrata € 2,50. Tel. 041/665297. La tiratura del 16/2/2019 è stata di 61.613


2

Primo Piano

Domenica 17 Febbraio 2019 www.gazzettino.it

La riforma delle Regioni LA FRATTURA VENEZIA Sull’autonomia il monolite pentastellato comincia a mostrare un po’ di crepe. Soprattutto tra Nord e Sud. Mentre in Veneto parlamentari e consiglieri regionali del M5s difendono il progetto dell’autonomia rafforzata, ricordando che sulla questione si è esposto in prima persona il vicepremier Luigi Di Maio, da Roma in giù sono critiche e richieste di modifica. Con scambi incrociati di accuse tra parlamentari: «È D’Incà che parla a titolo personale», ha detto la senatrice napoletana Paolo Nugnes replicando al deputato bellunese che aveva definito «un falso» il dossier pentastellato sull’autonomia reso noto pochi istanti prima che si riunisse il Consiglio dei ministri.

I FATTI Come raccontato ieri dal Gazzettino, i deputati veneti Federico D’Incà e Alvise Maniero hanno preso pubblicamente le distanze dal “dossier” attribuito ai parlamentari del M5s e diffuso pochi istanti prima della seduta del Consiglio dei ministri di giovedì. Una nota fortemente critica nei confronti delle bozze di intesa riguardanti Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che, tra l’altro, contestava anche l’inemendabilità dei provvedimenti. «Trovo sconcertante aveva detto D’Incà - che vengano fatti uscire falsi dossier sul Movimento 5 Stelle. Note che non si sa da dove provengano e fatte solo per provocare rotture nel Governo». E riferendosi «ad alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle che esprimono le proprie preoccupazioni», il deputato bellunese era stato lapidario: parlano «solo a titolo personale». La replica è arrivata ieri dalle colonne del Mattino di Napoli che, oltre a riportare la conferma da parte dello staff a Cinque Stelle della veridicità del dossier, ha dato voce alla senatrice napoletana Paola Nugnes: «Quella di D’Incà è una fuga in avanti, il “dossier” rappresenta posizioni e preoccupazioni ampiamente condivise dai Cinque Stelle e già affiorate nei ministeri a nostra guida. Semmai - ha aggiunto Nugnes - a lasciare sconcertati sono le parole di D’Incà: è lui che parla a titolo personale». Interpellato dal Gazzettino, D’Incà ha riferito di non avere «dichiarazioni in merito».

MONTECITORIO Il governo Conte schierato sui banchi della Camera

L’autonomia spacca il M5s Sì del Veneto, no del Sud `Nugnes bacchetta D’Incà: «Il dossier Il sottosegretario Di Stefano: «Salvini ha il dovere di occuparsi di tutti gli italiani» è nostro, è lui che parla a titolo personale» `

Sull’argomento ieri è intervenuto il sottosegretario agli Este-

ri Manlio Di Stefano (M5S) sottolineando che il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini «ha il dovere di occuparsi di tutti gli italiani». «Non creeremo mai regioni di serie A o di serie B» con la riforma delle autonomie che non può «minare il principio costituzionale» dell’uguaglianza dei cittadini, ha detto Di Stefano. E sempre dal Sud altri distinguo sono arrivati dagli otto consiglieri regionali del M5s Puglia: «Il trasferimento di funzioni non può e non deve essere un modo per sbilanciare l’erogazione di servizi essenziali a favore delle regioni più ricche. Guai alla creazione di un contesto in cui ci sono cittadini di serie A e

IL PROCEDIMENTO

Si studia l’iter alle Camere E Bressa smentisce Renzi

LE CRITICHE

ROMA «Tutto cominciò il 16 maggio del 2016 con una lettera dell’allora ministro Enrico Costa in risposta al governatore del Veneto Luca Zaia, che chiedeva di fare il referendum». A ricordare come prese il via l’iter del regionalismo differenziato che ora sta spaccando la maggioranza è Gianclaudio Bressa, senatore Pd e sottosegretario agli Affari regionali e autonomie nei governi Renzi e Gentiloni. Bressa risponde all’ex premier Matteo Renzi che ieri ha preso le distanze dalle intese sulle Autonomie regionali («È un percorso che io non ho e non avrei mai fatto») attribuendo ogni responsabilità al suo successore Paolo Gentiloni, ma in realtà il ricordo di Bressa serve a capire come quella di una maggiore autonomia per le regioni sia una pagina bianca, recente, tutta da scrivere.

LE IPOTESI «È la prima volta che si applica il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione - sottolinea Bressa - e pertanto la procedura deve essere ancora definita». Per questo i presidenti delle Camere si stanno incontrando da giorni con i tecnici dei due rami del Parlamento per trovare la quadra, ma una cosa «dovrebbe essere certa», incalza il senatore dem, «e cioè che trattandosi di “intese” i parlamentari possono dire la loro su modi, tempi e procedure, ma non sul contenuto di tali intese». In realtà la questione non è così pacifica, almeno ad ascoltare gli esperti di diritto costituzionale messi in campo da partiti e istituzioni. Il procedimento da seguire, si spiega, è ancora in fase di definizione, ma si starebbe pensando di far trasmettere alle Camere la bozza

di serie B espressamente vietato dalla Costituzione». E ancora: «Ogni percorso di autonomia hanno detto i pentastellati pugliesi - non può prescindere dalla prioritaria individuazione dei Lep (Livelli essenziali di prestazione) per garantire servizi essenziali in misura uguale a tutti i cittadini, in qualsiasi Regione vi-

GRILLINI La senatrice napoletana Paola Nugnes e, sotto, il deputato bellunese Federico D’Incà

SUI SOCIAL LE VECCHIE DICHIARAZIONI DI FRACCARO: «TRENTINO - ALTO ADIGE MODELLO DA ESPORTARE»

delle intese prima che vengano sottoscritte. E a quel punto le ipotesi sono due. In base alla prima, le intese vengono assegnate a tutte le commissioni per le parti di competenza, poi toccherebbe alla commissione Affari costituzionali redigere una relazione da presentare in aula. Qui, dopo la discussione generale, si presentano e si votano risoluzioni che contengano eventuali ritocchi alla “bozza”. Il secondo percorso possibile prevede che il governo trasmetta la bozza e si presentino mozioni in Aula per impegnare il governo ad apportarvi modifiche. Il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Giuseppe Brescia sarebbe più propenso a seguire il primo dei due percorsi. In ogni caso, tutto dovrà essere costruito in pieno accordo con il Sena-

vano». Nei social, intanto, c’è chi rivanga vecchie dichiarazioni. Così, se il ministro pentastellato per i Rapporti con il Parlamento, Roberto Fraccaro, assicura che le Camere avranno «un ruolo centrale» nella riforma delle autonomie, ecco che su Facebook gli viene ricordato quando, nel settembre 2017, diceva che «il Trentino-Alto Adige e la sua Autonomia possono e devono diventare un modello per superare la crisi della democrazia in Occidente. Un modello non da eliminare, ma anzi da rafforzare ed esportare nelle altre regioni italiane». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

DUE ANNI FA Il sottosegretario Gianclaudio Bressa al confronto sull’autonomia regionale di Lombardia ed Emilia Romagna con i governatori Maroni e Bonaccini

L’EX PREMIER: «È UN PERCORSO CHE NON HO FATTO» LA REPLICA: «È COMINCIATO PROPRIO CON TE»

9c926ad9-5847-4450-bd36-02f4e9d64f37

to. E dovrebbero essere messe a punto mozioni identiche di maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.

LE MODIFICHE Quanto all’emendabilità o meno del documento di intesa, questa viene nel caso in cui ci

sia già stata una firma definitiva da parte dei contraenti. Ed è per questo che se si vuole «portare davvero a casa il risultato», assicura uno dei tecnici, il testo deve essere portato all’esame del Parlamento prima della firma: e cioè quando è ancora in fase di bozza. Qui i parlamentari potranno dire la loro, sicuramente su modi e procedure. E, solo per alcuni, sui contenuti. Dopodiché il testo potrà essere firmato. «In realtà - insiste Bressa - sulle intese con le confessioni religiose» (stesso paragone che fa il ministro per le Regioni Erika Stefani) il Parlamento non può entrare nel merito dell’accordo. E così dovrà essere anche per le regioni». Al momento una timeline non c’è. Di Maio vorrebbe che si raggiungesse prima un accordo complessivo. Fico invece, spinge per avviare subito il lavoro: il governo, è il suo appello, mandi subito i testi alle Camere. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.