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MERCOLEDÌ 30 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
La sfida delle Regioni CROMASIA
Autonomia, così il Veneto incasserà il gettito Irpef e Iva per le 23 materie Il residuo fiscale non si tocca e resta nelle casse del Mef Ma Zaia non dovrà più negoziare il gettito con il governo Albino Salmaso PADOVA. Il pressing di Salvini, Zaia, Giorgetti e Fontana sul premier Conte e Di Maio perché portino in Consiglio dei ministri le tre intese sul federalismo entro il 15 febbraio viene dribblato senza alzare il tono dello scontro dai ministri grillini, ma ci sono due muri difficili da superare per la Lega: Toninelli non intende concedere alle regioni le “grandi reti di trasporto”, vale a dire le autostrade, le ferrovie e l’energia elettrica. E forti dubbi nutre anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che sul trattamento dei rifiuti ha idee opposte rispetto a Zaia, Fontana e Bonaccini: il no totale ai termovalorizzatori resta invalicabile. Chi non perde tempo in polemiche invece è Erika Stefani, convinta di arrivare al traguardo nel rispetto degli accordi. Per evitare la guerra del “Nord ricco che abbandona il Sud povero alle diseguaglianze”, il ministro ripete che al Mezzogiorno non verrà tolto un centesimo. E dice la verità in quanto si tratta di trasferire la spesa storica a saldo zero per lo Stato. Quali sono i vantaggi, allora, per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna? Lo scopriremo tra 6 anni, quando l’autonomia differenziata sarà a regime con i fabbisogni e i costi standard. Il punto cardine è uno solo: il residuo fiscale non si tocca e resta nelle casse del Mef. La sfida è legata all’efficienza e nasce dalla consapevolezza che la svolta avviata con la sanità debba essere al-
L’
Cooperazione Politica agricola Energia Competitività e sviluppo imprese Trasporto Infrastrutture pubbliche e logistica Comunicazioni Ricerca e innovazione Tutela ambientale Casa e territorio Tutela della salute Tutela beni culturali Diritti e politiche sociali e famiglia Previdenza obbligatoria e complementare Politiche lavoro Sport Istruzione scolastica TOTALE MATERIE ADDIZIONALI TOTALE MATERIE ADDIZIONALI SENZA ISTRUZIONE TOTALE BILANCIO REGIONALE* SOMMA BILANCIO + NUOVE MATERIE SOMMA BILANCIO + NUOVE MATERIE (SENZA ISTRUZIONE) INCREMENTO RISPETTO AL BILANCIO ATTUALE** INCREMENTO RISPETTO AL BILANCIO ATTUALE (SENZA ISTRUZIONE)
Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio
Maroni, Bressa, Zaia e Bonaccini con la prima intesa sull’autonomia
largata anche alle altre materie, in primis la pubblica istruzione. Cosa prevede la compartecipazione al gettito Irpef, Iva e Ires, inserita nel preaccordo del 28 febbraio 2018 già dal sottosegretario Bressa e dal governo Gentiloni? Nulla di rivoluzionario, ma introduce una modalità nuova nel rapporto tra Regioni e Stato in tema di fisco: i soldi delle tasse restano sul territorio. La Lega ha vinto la sua battaglia. Se il Pil cresce è un affare, se cala per una crisi simile a quella del 2008 o per qualche disastro meteo-ambientale si dovrà tirare la cinghia in nome dell’autarchia, perché il salvagente del Mef non c’è più. La breccia è stata aperta nel 2000, con la riforma del titolo
V della Costituzione che ha cambiato il meccanismo di finanziamento della sanità: per il 2019 sono previsti 8,7 miliardi nel bilancio del Veneto, 6 dei quali sono compartecipazione del gettito Iva del Veneto e altri 1,9 dall’Irap. Le Regioni del Sud che non hanno risorse sufficienti sono aiutate dal fondo di perequazione dopo il negoziato con il ministro della Salute. I tecnici dicono però che si è scelta una strada diversa per finanziare le 23 materie dell’autonomia. L’ipotesi verso cui si sta orientando il governo con la compartecipazione ai tributi erariali prevede, come prima fase, il calcolo esatto del costo della competenza da trasferire con la devolution. Ciò garan-
Stefani: «Sarà la Regione a pagare i servizi al posto dello Stato» ultimatum della Lega al premier Conte per chiudere la partita dell’autonomia entro il 15 febbraio, si scontra con la richiesta di autorizzazione a procedere a carico di Matteo Salvini sulla vicenda
Ipotesi di incremento del bilancio del Veneto con il trasferimento delle 23 materie previste dall’articolo 117 della Costituzione (calcoli Cnr) VENETO 56.076.300 7.477.722 1.370.376 4.832.037 18.482.877 9.408.168 3.650.094 3.251.367 41.778.891 227.493 14.300.307 54.657.918 1.733.067 423.360 1.170.414 0 2.749.290.327 2.968.130.718 218.840.391 10.480.277.989 13.448.408.707 10.699.118.380 28,3% 2,1
SANITÀ
8, 7 miliardi di euro
fondi per la sanità bilancio regione veneto 2019 così finanziati 5.9 miliardi
1,9 miliardi 804 milioni Compartecipazione gettito Iva
Addizionale Ipref sanità
Compartecipazione Irap sanità
* al netto di: DISAVANZO, PARTITE DI GIRO, COSTI GENERALI ** al netto di disavanzo e partite di giro FONTE: elaborazione Cnr-Issifra
Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)
Il ministro cerca di smorzare le polemiche dai microfoni della Rai A Milano il sindaco Sala critica Martina sulla riforma del titolo V
IL RETROSCENA
LA SCHEDA
immigrati-nave Diciotti. I grillini sono più che mai convinti di votare sì al Senato e dare così via libera ai magistrati e il governo potrebbe traballare, travolto dalle onde che dal mare di Sicilia arrivano fino a palazzo Madama. Dopo l’appello del presidente della Camera Roberto Fico a rispettare le regole del movimento,
ministri e sottosegretari della compagine gialloverde cercano di superare l’empasse senza litigare sui banchi di Montecitorio. A gettare acqua nel fuoco della polemica ci pensa, come ogni giorno, il ministro Erika Stefani, che ieri dai microfoni Rai, ha ribadito che «Quello dell’ autonomia differenziata è un percorso sicura-
SPESA PRIMARIA ENTRATE 11.830 12.987 18.069 15.833 11.208 16.792 16.362 16.975 16.946 14.341 11.112 12.924 13.714 12.902 13.334 12.615 11.662 14.867 11.817 12.486 12.173 10.958 11.277 11.113 12.027 15.115
RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca e Ministero della Salute
Il trasferimento delle competenze con il meccanismo della compartecipazione
tisce alla regione la disponibilità delle risorse in cassa fin dal primo gennaio senza ricorrere alla trattativa con il governo. «Con entrate certe possiamo programmare la spesa e gli investimenti sulla base delle previsioni del nostro gettito fiscale», ha sempre detto Luca Zaia. Ora si passa delle parole ai fatti. Materia per materia in queste settimane si sta identificando il costo sostenuto dallo Sta-
mente articolato, la materia è molto tecnica ma siamo in dirittura d'arrivo per fare una proposta definitiva. L’intesa e la legge che la recepirà saranno con invarianza finanziaria, ovvero non vi saranno pesi a carico di altre regioni, ma vi sarà la possibilità per la Regione di svolgere delle competenze, prendendosi anche la responsabilità, e cercando di rendere efficiente quella che è già la spesa che sostiene lo Stato in quella regione. Semplicemente invece di pagarla lo Stato, verrà pagata dalla regione», ha concluso Stefani, impegnata giorno e notte sul provvedimento per l’autonomia rafforzata di Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. Dubbi invece in casa Pd, con il sindaco di Milano Bep-
Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole
SPESA PRIMARIA ENTRATE 11.852 9.707 12.464 8.627 9.858 7.747 10.412 7.825 12.951 9.124 12.372 6.981 10.714 7.409 12.922 8.488 11.510 12.119 11.370 12.596 12.289 9.406 11.855 14.366 10.888 7.830
RESIDUO FISCALE -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058
(1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero
to nelle tre Regioni per trasformarlo in una percentuale (decimi di compartecipazione) sul gettito dei tributi maturati. Se sono trasferite 20 persone si calcola il costo di quel personale, della gestione e affitto delle sedi da assegnare a Lombardia, Emilia e Veneto. Per essere ancora più chiari: se la somma delle spese dello Stato per ogni singola materia da trasferire in Veneto è pari al 40 per cento del gettito fiscale, a Zaia saranno attribuiti 4/10 di compartecipazione. Gli economisti del Cnr hanno calcolato un incremento di 3 miliardi del bilancio con il trasferimento delle 23 materie, ammesso che anche i 70 mila dipendenti della scuola passino dal Miur a Palazzo Balbi. Non sarà così: il
IL MINISTRO DEGLI AFFARI REGIONALI ERIKA STEFANI SENATRICE VICENTINA
La legge che recepirà l’autonomia sarà con invarianza finanziaria, ovvero non vi saranno pesi a carico di altre regioni
ministro Bussetti ha stabilito che si possa istituire un ruolo dei docenti regionali limitato a quelli di nuova assunzione, con una graduatoria ad hoc. Tirate le somme cosa cambia? Il Veneto con un Pil di 150-160 miliardi, ne versa 72 di tasse al Mef, dice la Cgia di Mestre, e ne regala 12 di residuo fiscale che diventano 3 al netto degli interessi sul debito pubblico. Con l’autonomia e la compartecipazione tributaria la musica non cambia: il surplus di Irpef e Iva finisce sempre a Roma. Meglio così. Perché in caso contrario vuol dire che il Veneto ha perso il suo primato nella qualità della vita e sta sprofondando verso la povertà, come la Calabria. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
pe Sala che manifesta aperte critiche. «Com’è il sistema delle autonomie? Non è chiaro. Io sono tra quelli che dicevano che un ragionamento va fatto su competenze, perché è chiaro che dal titolo V della Costituzione in giù c’è tanto che non va», ha detto il sindaco a un evento sull’Europa assieme al candidato alla segreteria del Pd, Maurizio Martina, che invece difende il federalismo e l’ha messo nel suo programma. Sala è in aperta rotta di collisione con il governatore della Lombardia, il leghista Fontana, che gli ha bocciato l’aumento del ticket del metrò e dei bus da 1,5 a 2 euro. Ed[/CAPOLETT1] è lite su tutto il fronte a M ilano. — Albino Salmaso BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
MERCOLEDÌ 30 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
la nomina a palazzo balbi
Lanzarin, assessore-pigliatutto Sanità & sociale vale 10 miliardi Zaia crede nella vicentina e le affida il timone dell’intero sistema del welfare regionale «Le mie priorità? Liste d’attesa, personale ospedaliero, cronici e non autosufficienti»
Filippo Tosatto Bionda, gracile, vicentina, prediletta dal governatore Zaia che ne apprezza la tenacia silenziosa: a 47 anni Manuela Lanzarin diventa l’assessore-pigliatutto della Regione. Perché ora, alla delega ai Servizi sociali che detiene dal 2015, la leghista di Bassano del Grappa abbina quella alla Sanità, vacante dopo la nomina del precedessore Luca Coletto a sottosegretario alla Salute del gabinetto Conte; nelle sue mani, così, è concentrata la responsabilità dell’intero welfare veneto, dotato en passant di un budget complessivo che sfiora i 10 miliardi, il 65% dell’intero bilancio di Palazzo Balbi. L’autentica “Paperona” della Giunta, sì. INCONTRO CON I MANAGER
Una decisione, quella di Luca Zaia, che riducendo da 10 a 9 il numero di assessori ha scongiurato “scintille” di campani-
ESCLUSI TAGLI E CHIUSURE
Venezia, l’assessore Manuela Lanzarin, accanto a Luca Zaia, circondata dai manager della sanità regionale
le tra le cordate rivali della maggioranza. Al momento, almeno; perché la prossima redistribuzione della miriade di competenze “accessorie” del-
sono un’invenzione ci lascia sgomenti», commenta il governatore Luca Zaia, cui fa eco lo sdegno espresso dal presidente dell’assemblea regionale, Roberto Ciambetti. Di «vergogna» parlano gli assessori regionali Elena Donazzan e Cristiano Corazzari mentre il consigliere Luciano Sandonà chiede «l’immediata sospensione dei contributi pubblici all’Anpi in segno di rispetto verso gli italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia perser-
mossa leghista, animalisti furiosi
Caccia, via libera ai falchi «Legge incostituzionale» VENEZIA. Artigli acuminati in aula consiliare: la maggioranza ha approvato la modifica della legge regionale sull’addestramento e allenamento dei falchi per l’esercizio venatorio; «Consentiamo l’attività senza limiti temporali e in tutto il Veneto, previa iscrizione nell’apposito registro, con la presentazione di un piano d’addestramento, comunicando alla Regione le località dove esercitare al volo i falchi», com-
Lei non simula sorpresa (la notizia era annunciata da settimane) e sfoglia già l’agenda: «Il mio programma? Portare a compimento le riforme e gli atti legislativi più rilevanti approvati nella legislatura: la fu-
sione su base provinciale delle Ulss, la nuova governance di Azienda Zero, il piano socio-sanitario 2019-2023. Vorrei che la mia esperienza personale favorisse l’osmosi e la visione d’insieme tra i due poli del welfare: centralità della persona e “umanizzazione” delle cure in sanità; valutazione rigorosa delle prestazioni e dei costi nel sociale».
Foibe e post negazionista Anci padovana si dissocia da Rovigo: «Fu barbarie» di Rovigo dopo il post negazionista sulle vittime delle foibe («Invenzione storica e vergognosa fandonia») comparso sul profilo Facebook dell’associazione partigiani del Polesine e frettolosamente rimosso dopo le polemiche. «A tutti capita di sbagliare ma che l’Anpi, storicamente e istituzionalmente dalla parte degli oppressi e dei perseguitati, possa aver sostenuto, anche solto per un secondo, che le foibe e Basovizza
LE RIFORME IN CANTIERE
«Medici e infermieri in fuga? Servono atti di governo, confidiamo nel nostro Coletto... »
dura condanna da zaia e ciambetti
VENEZIA. È bufera sull’Anpi
avuto un primo incontro con i direttori generali di Ulss, Aziende-Università e Iov. A spalleggiarla nell’occasione, il top manager dell’Area sanità e sociale, Domenico Mantoan, apparso molto lieto della scelta.
Falconiere in costume venatorio
la prescelta – incluse ldilizia residenziale pubblica, Flussi migratori, Veneti nel mondo ed Edilizia di culto – potrebbe risvegliare qualche appetito:
guitati, torturati e uccisi dalle truppe titine». E la Regione Veneto, si apprende, farà proiettare nelle scuole il film «Red Land» dedicato alla tragedia istriana. In verità l’Anci stessa prova a correre ai ripari. La sezione di Rovigo precisa che il post «individuale» non riflette in alcun modo la posizione dell’associazione. Quella di Padova, per voce di Floriana Rizzetto e Maurizio Angelini, ammonisce che «Sulle foibe e sull’esodo da Istria, Dalmazia e Quarnero non si scherza. Le foibe furono giustizia sommaria, spesso indiscriminata e ingiustificata, e coinvolse ance «molti antifascisti coerenti e combattenti partigiani». Fino alla segreteria nazionale: «Il post di Rovigo è sbagliato, offende la verità storica e non ci rappresenta in alcun modo». —
menta il relatore leghista Gianpiero Possamai. Furiosa la reazione degli animalisti dem: «Questa norma introduce una grave deregulation e inutili privilegi, con profili di incostituzionalità. Evidentemente i colleghi della Lega vogliono iniziare l’anno con l’ennesima impugnativa che andrà a gravare sulle tasche dei contribuenti», accusa Andrea Zanoni; «Vergogna, questa legge palesemente inaccettabile privilegia il piacere dei cacciatori al benessere degli animali», fa eco Cristina Guarda. Di tutt’altro avviso Giovanna Negro (Veneto Cuore Autonomo) che plaude al sostegno «della nobile e antica arte della falconeria» da parte della Regione. —
Federico Caner (Turismo) e Cristiano Corazzari (Cultura) gli assessori in pole per l’eredità. Tant’è. In mattinata, ricevuto l’incarico, Lanzarin ha
Tagli e chiusure in vista nel circuito ospedaliero? «Assolutamente no, in Veneto la cura dimagrante c’è già stata. Anzi, siamo impegnati nella grande sfida del nuovo policnico di Padova. Certo, in fase di definizione delle “schede” dovremo ottimizzare le risorse di-
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sponibili, agendo su posti e letto e apicalità. Le priorità? Accorciare i tempi d’attesa dei pazienti, rafforzare l’apertura serale degli ospedali per la diagnostica, garantire un’attenzione sempre più mirata alla cronicità, alla non autosufficienza ed alle fragilità diffuse». Non sarà un compito agevole alla luce della scarsità di medici e infermieri che mina sempre più l’efficienza dei reparti... «Il disagio è grave e richiede soluzioni rapide su base nazionale, a cominciare dal superamento del numero chiuso a Medicina e dalla riforma dell’accesso alla specialità post laurea. Da parte nostra stiamo accelerando sul versante dei concorsi e delle borse di studio, ci conforta molto che al ministero vi sia il “nostro” Coletto che ben conosce la situazione» . LE REAZIONI A PALAZZO
Le reazioni alla nomina? «Manuela saprà sorprenderci: è una grande lavoratrice, una persona di qualità, che sa ascoltare il territorio e dà sempre il massimo di sé», commenta Roberto Ciambetti, il presidente del consiglio regionale. «Finalmente, dopo oltre un mese, Zaia ha deciso, ha ammansito i pretendenti e ha ufficializzato il successore di Coletto», fanno eco i dem Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia «auguriamo buon lavoro al neo assessore e confidiamo che sappia garantire l’innovazione e lo sviluppo dell’integrazione socio– sanitaria». Staremo a vedere. – BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
approvato su proposta del vicepresidente forcolin
Piano triennale anticorruzione Radar su rifiuti e fondi europei Accogliendo le indicazioni Anac prevede rotazione di personale verifica dei “processi a rischio” e trasparenza verso il cittadino con le “giornate della legalità” VENEZIA. In mattinata, la giun-
ta regionale ha approvato due documenti di programmazione validi per il triennio 2019-2021: il Piano anticorruzione, che definisce le iniziative indirizzate alla legalità e alla trasparenza nei confronti del cittadino; e il Piano della performance, che affida a tutti i manager regionali gli obiettivi organizzativi e individuali sui quali cui verranno valutati anno per anno. «Nel Piano anticorruzione», fa presente il vicepresidente Gianluca Forcolin «abbiamo inserito misure a tutela dell’amministrazione e dei cittadini, prendendo spunto dalla normativa nazionale di Anac, l’Authority di Raffaele Cantone, e dalle linee guida di mandato di questa legislatura. Sarà varato un nuovo codice di comportamento e saranno garantite la rotazione del personale e la verifica dei processi a rischio, con particolare attenzione alla gestione dei fondi europei per le imprese e alla gestione dei rifiuti». Fra le iniziative approvate per l’anno in corso, la sottoscrizione del protocollo di legalità con le Prefetture del Veneto, l’Upi e l’Anci, il calendario di “giornate della
Gianluca Forcolin, vicepresidente e assessore al bilancio regionale
legalità” nelle scuole, lo sviluppo di un programma che consenta ai cittadini di gestire le pratiche online e verificarne il loro stato di avanzamento, l’attenzione alla tutela della privacy, monitorando i dati personali dei cittadini veneti pubblicati su web. Forcolin segnala inoltre che il Piano della performance prevede una novità di rilievo, con l’introduzione del progetto di “lean management”, ovvero una gestione più snella ed efficiente della pubblica amministrazione. Nato nel settore privato e conosciuto come “il metodo Toyota”, questo program-
ma, utilizzato per la prima volta in una Regione, consentirà di individuare ed applicare piccoli e costanti miglioramenti a tutti i processi, interni ed esterni. Nel 2019 ogni dirigente organizzerà dei “cantieri di lavoro”, raccogliendo spunti ed idee che provengono da tutti i suoi collaboratori, indirizzati al risparmio dei costi, al miglioramento dei servizi e delle risposte ai cittadini e alle imprese. La soddisfazione del cliente sarà monitorata dall’Organismo Indipendente, che valuterà i manager pubblici anche sulla base delle opinioni dei cittadini. —
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MERCOLEDÌ 30 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
Il post alluvione - L’emergenza nei boschi confagricoltura
Diego Donazzolo
«Territorio a rischio frane È necessaria l’autonomia» BELLUNO. In Italia oltre una
Alcuni degli esponenti delle associazioni di categoria presenti ieri pomeriggio all’incontro in Camera di Commercio con il subcommissario Stella
Legno, la filiera può rivivere «Ma deve guardare oltre» Il subcommissario Stella ha verificato la volontà degli imprenditori bellunesi Lo scopo è far ripartire un settore in grande crisi che rischia di scomparire Paola Dall’Anese BELLUNO. Partire dalla gestio-
ne del post emergenza alluvione per ricostituire la filiera del legno. Di questo hanno discusso ieri attorno a un tavolo associazioni di categoria, il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza e il sub commissario all’emergenza con delega alle foreste Fabrizio Stella (direttore di Avepa). «Un incontro voluto espressamente da noi», precisa Mario Pozza, presidente camerale, «per trasformare la disgrazia di fine ottobre in un’opportunità per far ripartire un settore che in provincia sta soffrendo da anni». «Sono contento che siano venute tutte le categorie», precisa Stella al termine del vertice, «ho visto tra loro la volontà e l’unità per far ripartire
questo settore. L’obiettivo è trasformare quanto accaduto a fine ottobre in un’opportunità per riavviare la filiera del legno. Credo che la sfida sia da cogliere perché, pur nel male, questo territorio è ancora sotto i riflettori. Una situazione che potrebbe essere sfruttata per realizzare progetti in grado di dare nova linfa a tutte le imprese collegate alla filiera del legno. Servono progetti condivisi per ripartire», ha sottolineato Stella. «A prescindere dalla disponibilità di legno che si registra ora a causa dell’alluvione, dobbiamo guardare oltre, per permettere agli imprenditori di sopravvivere anche in futuro. La gestione del post emergenza, quindi, servirà per ripartire con slancio, ma poi dovremo inserire i piani e le idee per fare in modo che questo sistema diventi strutturale». Quello a
cui pensa Stella, ma anche le associazioni di categoria, «è di trattare il legno dall’inizio alla fine, dal taglio alla sua lavorazione, fino alla sua trasformazione in biomassa. Bisogna poter fare tutto». Una sfida non proprio semplice, ma gli imprenditori sembrano essere pronti a fare il grande passo. «Più che richieste, qui oggi abbiamo ricevuto input, stimoli e anche qualche rimostranza per la mancanza di aggregazione di cui soffre il comparto», dichiara, a nome di tutte le associazioni di categoria, Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato Belluno Dolomiti. «Non c’è filiera del legno se non guardiamo al domani. Il post emergenza deve servire per pensare a come strutturare un sistema che possa reggersi con le proprie gambe nel tempo. Le possibilità ci sono
LA PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO BELLUNO CLAUDIA SCARZANELLA
«Le imprese del comparto devono aggregarsi Bisogna trattenere in provincia ogni ciclo della lavorazione»
la protesta
Massaro: «La Regione è assente sindaci senza regia e informazioni Zaia cita soldi che nessuno ha visto» BELLUNO. «Forse il Veneto ha
esultato troppo presto per la sua capacità di gestire l’emergenza». Sul post alluvione torna anche il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, che condivide le problematiche sollevate da molti colleghi: «Tutti ci aspettavamo due cose dalla Regione che purtroppo non si sono ancora viste: un intervento a tutela del valore di mercato del legno, co-
me hanno fatto Trentino e Alto Adige stoccando il legname per metterlo sul mercato poco per volta evitando il crollo del prezzo, cosa che i Comuni non possono fare, invece si sta dando via la legna a cifre irrisorie. Inoltre davamo per scontato che la Regione avrebbe creato di una cabina di regia per coordinare la ricostruzione». Massaro segnala una totale assenza di
informazioni: «Zaia dice che sono arrivati dei soldi, decine di milioni, ma nessuno lo sa. Ho letto sui giornali che i sindaci sono stati nominati da Zaia soggetti attuatori per la vendita del legname, ma io non ne so nulla, a Palazzo Rosso non sono arrivate comunicazioni. Il comune di Belluno ha circa 30 mila metri cubi di alberi schiantati e nessuno sa cosa fare. Noi sin-
Jacopo Massaro
per andare avanti su questa strada, le aziende, però, devono aggregarsi tra loro per poter sopravvivere». E cosa dire della concorrenza con l’Austria? Per Stella questo non deve essere un problema. «L’Austria tratta 14,5 milioni di metri cubi di legname all’anno, non è pensabile per noi competere con loro. Quello che dobbiamo fare, invece, è lavorare con quello che abbiamo qui per un mercato locale e italiano. Dobbiamo creare una sorta di marchio da esportare nei vari territori». Per il subcommissario l’interesse per il nostro legno c’è già, quindi qualcosa si sta muovendo. «Ci sono 230 manifestazioni di interesse per il legname caduto. Quelle realtà che stanno già raccogliendo gli alberi schiantati, li stanno vendendo e bene. Il Bellunese ha ottenuto visibilità dopo il 29 ottobre, altra ne verrà in vista dei Mondiali 2021. Per far ripartire il comparto c’è già l’impegno dell’ente camerale e della Regione, ora dipende dalle imprese». E qualche idea c’è già. «Su una filiera del legno stavamo già lavorando prima dell’alluvione, ora stiamo pensando anche a un portale del legno per far incontrare domanda e offerta», anticipa Pozza. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
daci siamo quelli in prima linea e osserviamo che è mancato totalmente il ruolo della Regione, quanto meno nel tenerci informati». Massaro ricorda che l’unica riunione risale ormai a diverso tempo fa ed è stata sollecitata dall’Anci, mentre tutti gli altri incontri sono stati fatti per singoli argomenti e zone limitate: «Nessuno sa cosa sta facendo la Regione, quali opere ha realizzato o realizzerà e dove verranno investiti i soldi che Zaia annuncia». Insomma, per Massaro: «La rete regionale non funziona, i sindaci sono costretti ad arrangiarsi e a muoversi senza comunicazioni ufficiali. Tutto quello che sappiamo si limita a ciò che scrivono i giornali». —
frana su quattro colpisce i terreni agricoli. E la superficie a rischio alluvione è pari al 23,4% della superficie complessiva. Il Veneto, per quanto riguarda il rischio idraulico, è la seconda regione più esposta in Italia, dopo l’Emilia Romagna. E Belluno è la provincia veneta maggiormente in pericolo per frane e alluvioni. A dirlo è il rapporto del Centro studi di Confagricoltura, che ha preso in esame le rilevazioni di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) del 2017, del Cnr e del ministero dell’Ambiente, da cui emerge come il dissesto idrogeologico sia in crescita rispetto alla rilevazione del 2015. «Effetti distruttivi dovuti a un mix micidiale composto dai mutamenti climatici, dall’abbandono di molti terreni agricoli e dall’urbanizzazione, che tendono ad aggravare il quadro in un contesto generale già critico per l’insufficienza degli interventi di prevenzione. I Comuni italiani a rischio frane e alluvioni sono passati dall’88% al 91%, la superficie territoriale a rischio frane e alluvioni è cresciuta del 2,9%. E le frane registrate in Italia rappresentano circa i due terzi di quelle registrate in Europa. Infine, i Comuni a rischio (7.275 su 7.983 nel 2017) sono soprattutto piccole realtà rurali», dice Confagricoltura. «È chiaro che le risorse sono sempre più insufficienti sia per la prevenzione, che per la ricostruzione», lancia l’allarme Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno. «Credo che i tempi siano maturi per rivedere l’ordinamento dello Stato e quindi per l’autonomia del Veneto, spalmando in modo più equo le risorse. Oggi le Regioni a statuto speciale riescono a fare sia prevenzione, che a intervenire in tempi veloci dopo i fortunali grazie ai finanziamenti maggiori di cui dispongono. Lo stiamo vedendo anche ora nel Bellunese, dove dopo il disastro di novembre tutta la parte alta della provincia, dal Comelico all’Alto Cadore, è in forte difficoltà». —
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Il post alluvione - L’emergenza nei boschi
Valanghe, sarà allerta arancione nei 17 comuni definiti a rischio Venerdì prevista una nevicata da 50-60 centimetri, i sindaci interessati convocati oggi in prefettura Francesco Dal Mas BELLUNO. Evacuazione? Nes-
sun rischio. Questa mattina, in Prefettura, il vertice anti-valanghe. Sono stati convocati i sindaci dei 17 Comuni, dove la precipitazione nevosa sarà più abbondante e potrebbero crearsi problemi di sicurezza, con valanghe dai versanti degli alberi schiantati. I Comuni sono quelli di Colle Santa Lucia, Livinallongo Col di Lana, Rocca Pietore, Alleghe, Canale d’Agordo, Cencenighe, Gosaldo, Rivamonte, San Tomaso, Taibon, Borca di Cadore, Calalzo, Cibiana, Valle di Cadore, Zoppè di Cadore, Feltre e Sovramonte. Se le nevicate dovessero salire oltre i 60 centimetri, scatterà l’allarme arancione e la Prefettura con la Protezione civile schiereranno il Soccorso alpino, i Carabinieri forestali, altro volontariato spe-
Il bosco devastato sopra Alleghe
cializzato. «Le previsioni ci tranquillizzano», anticipa l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin , «non dovrebbero determinarsi situazioni di particolare gravità. Domani (oggi per chi legge, OES) la coltre bianca sarà poco più che una spruzzata, nei giorni successivi, venerdì in partico-
lare, potrebbero cadere fino ai 50, al massimo 60 centimetri. Si tratta, dunque, di spessori che sui pendii più esposti potrebbero essere trattenuti dagli alberi a terra». Quindi nessun rischio di evacuazione? «Assolutamente no», risponde Leandro Grones, sindaco di Livinallongo.
«L’abbiamo corso nel 2014 con 2 metri di neve, ma solo in rare situazioni. Non è il pericolo di oggi. Anzi, la neve è benedetta e, sinceramente, ne aspettavamo anche di più». Alla riunione in prefettura sono attesi il dirigente Soppelsa per la Protezione Civile
e l’ing. Artusato, per Veneto Strade. «La protezione civile è pronta a far scattare, secondo le circostanze, i vari gradi di allarme», puntualizza Bottacin. «Si va dal verde al giallo, dall’arancione al rosso». La disposizione sarà quella di attivare le misure arancioni, quindi la vigilanza a vista dei siti di maggiore pericolo. E in questo senso sarà sotto osservazione particolarmente l’Alto Agordino, da Alleghe in su. L’Arpav ha predisposto, la scorsa settimana, un nuovo piano antivalanghe, già consegnato ai sindaci interessati. Uno dei rischi che il presidente Zaia ha individuato, nella sua veste di commissario per il post alluvione, è quello relativo alle conseguenze che gli schianti di interi boschi nelle aree montane potrebbero avere sui sottostanti centri abitati e sulla viabilità in caso di nevicate. Ad oggi sono state effettuate simulazioni di dinamica delle
a livinallongo del col di lana
Le immagini di due dei 19 nuovi siti a rischio valanga creatisi a Livinallongo a causa degli alberi schiantati dalla tempesta e individuati da Arpav
Gli schianti hanno creato 19 nuovi siti valanghivi: duecento case a rischio In paese si lavora al piano in caso di forti precipitazioni La situazione viene monitorata da Arpav con Cnsas e Forestali
Lorenzo Soratroi Diciannove nuovi siti valanghivi creati dagli schianti del 29 ottobre scorso. Quasi 200 case a riLIVINALLONGO.
schio in caso di forti nevicate. Questi i numeri che da lunedì sera hanno tolto il sonno a molti abitanti della vallata fodoma dopo la riunione voluta dal Comune con Arpav e Genio Civile per informare la popolazione sul rischio slavine a seguito della devastazione dei boschi. Liviné e Andraz le aree più critiche. Ma sindaco e tecnici frenano gli allarmismi. «Situazione che si potreb-
be verificare solo in caso di fenomeni paragonabili a quelli del 2009 e del 2014», ha chiarito il sindaco Leandro Grones. «Ma dobbiamo essere pronti per le possibili emergenze. Tecnici del Cnsas e dei Carabinieri Forestali monitoreranno lo strato nevoso che si accumulerà sopra le piante schiantate». Per gli abitanti di Liviné, Andraz, ma anche Salesei e Colaz e per i proprietari
dell’albergo Cesa Padon a Pieve, nei prossimi inverni, si aggiungerà una preoccupazione in più. Quella di vedersi costretti ad evacuare le proprie case in caso di forti nevicate. Le frazioni infatti si trovano sotto a vaste aree boschive completamente devastate da Vaia e che ora, mancando la protezione naturale degli alberi, sono diventate a rischio valanghe. Sul territorio fodom Arpav, con la collaborazione di studi tecnici specializzati, in questi mesi ne ha censiti e perimetrati ben 19. Nuove zone di pericolo, che si sommano a quelle “storiche” già conosciute. D’altra parte Livinallongo è “nomen omen”. Non è un caso che i latini l’avessero chiamata “livinallis longhi” ovvero “la valle dalle lunghe slavine”. Naturalmente sono
state considerate principalmente quelle che potrebbero mettere a rischio abitazioni o tratti della viabilità. E sono Bosch da Ruac – Pausse, Lasta – Sief, Liviné, sotto Liviné, Davedino A e B, l’albergo Villa Padon a Pieve, strada di Palla – Agai, Brenta, Foppa, Sottinghiazza, strada Davedino, Colaz, strada Cherz, Francia, Andraz, sopra Agai, Salesei, strada Fondovalle. Studi e valutazioni fatte grazie anche all’ausilio di un modello matematico sviluppato dal centro valanghe di Davos, in Svizzera, con il quale l’omonimo di Arabba collabora da tempo. «Anche da loro c’erano stati schianti e in quelle aree hanno studiato gli effetti della neve», ha raccontato il direttore di Arpav, Alberto Luchetta. «Ma non
valanghe per una cinquantina di aree considerate a rischio. L’analisi tecnica consentirà ai sindaci di attivare tutte le previste procedure di protezione civile, risultando definite in maniera univoca e puntuale le soglie di allerta per ciascun sito. Ecco perché l’Arpav ha consigliato che è meglio lasciare le piante a terra, perché possono avere una funzione protettrice degli abitati e della viabilità. Sulla base di queste analisi, saranno trasmesse ai comuni le prime linee guida per l’asportazione del legname e dei residui vegetali nelle aree che possono essere liberate nel rispetto della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente. — la precisazione
L’intervista di Zaia era stata fatta da Radio Club 103 Sul Corriere delle Alpi di ieri, abbiamo dato conto di un’intervista con il presidente Luca Zaia sulla ricostruzione dei boschi schiantati. Per un disguido l’abbiamo attribuita a Radio Cortina, invece il Commissario delegato aveva parlato con Radio Club 103. Ci scusiamo con le emittenti chiamate in causa.
avevano vai visto un fenomeno come quello avvenuto qui da noi». Come valutare quindi il momento in cui si verificheranno le situazioni di potenziale pericolo ? «In così poco tempo», ha spiegato Anselmo Cagnati di Arpav, «non era ovviamente possibile mettere in sicurezza con paravalanghe tutte le zone. Qindi non si può far altro che prevedere dei piani di emergenza che gli enti, Comune in primis, dovranno adottare in caso di forti nevicate. Abbiamo adottato un sistema di allerta semplificato, che considera solo due parametri. La neve al suolo e le precipitazioni. Saranno tecnici del Cnsas a dei Carabinieri Forestali a monitorare lo strato del manto nevoso accumulato. Il primo grado di attenzione scatta quando il 50% delle piante sarà sommerso dalla neve». Sono cinque i gradi di allerta, con i conseguenti provvedimenti, individuati. Al primo sono in pericolo 123 abitazioni, al secondo 142, al terzo 159, al quarto 162, fino ad arrivare al quinto dove si potrebbero dover evacuare ben 191 fabbricati. «Stiamo lavorando per censire le persone da evacuare e quanti potrebbero trovare alloggio da parenti», ha concluso il sindaco Grones. «Nelle prossime settimane invieremo alle famiglie dei moduli informativi. Intanto, grazie al contributo dell’associazione “Buoni seminatori di Padova” abbiamo acquistato 40 ricetrasmittenti ed installeremo un ponte radio a Sief. È previsto inoltre di attivare una sede decentrata del Coc ad Arabba per monitorare la situazione nel centro turistico». —
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Attualità
L’INTERVISTA ncora polemiche sulle foibe. Come se ce ne fosse bisogno. A innescarle, ora, è stato un post dell’Anpi di Rovigo. L’Associazione nazionale partigiani d’Italia affermava che le foibe «le hanno inventate i fascisti» e poi che la foiba di Basovizza (monumento nazionale) è una «vergognosa fandonia». Apriti cielo: immediate le reazioni, Forza Italia denuncia, il vicepremier Matteo Salvini ci va giù leggero: «Fate schifo». Allora vale la pena chiarire con chi polemiche non le ha mai fatte, ma si è occupato della questione con il rigore dello storico. Raoul Pupo, docente di Storia contemporanea all’università di Trieste, autore di diversi libri sulla questione delle foibe e dell’esodo, è uno dei pochi studiosi italiani titolati a parlare di foibe. Nell’ultimo suo lavoro Fiume città di passione, edito da Laterza, si occupa anche delle sparizioni avvenute nel dopoguerra nel capoluogo quarnerino.
A
Cominciamo proprio dalle affermazioni dell’Anpi di Rovigo. Chi si è inventato le foibe? «Nessuno. Le foibe sono cavità naturali dei terreni carsici. Dobbiamo più propriamente parlare di stragi, e del fatto che in alcuni casi sono state usate le foibe per far sparire i cadaveri perché non era possibile scavare fosse nel terreno. Il problema, quindi, sono le stragi avvenute nell’autunno 1943, dopo l’8 settembre, e nella primavera 1945. Nel 1943 i responsabili sono stati i partigiani jugoslavi, in particolare croati; nel 1945 organi dello stato jugoslavo, soprattutto l’Ozna, la
Mercoledì 30 Gennaio 2019 www.gazzettino.it
«Le foibe sono una realtà ma le stime sono difficili» Dopo la polemica, parla lo storico Pupo: `«Ipotizzabili 3-4.000 vittime. Su Basovizza «Stragi compiute da partigiani e militari» testimoni attendibili, ma nessun recupero» `
polizia segreta, ma anche i militari».
CAPITOLO DELLA STORIA JUGOSLAVA, PIÙ CHE ITALIANA. NON È VERO CHE NON SE NE È MAI PARLATO: DOPO IL 1989 È UN TEMA NAZIONALE
La foiba di Basovizza è una fandonia? «Abbiamo alcune testimonianze molto attendibili di fucilazioni di alcune centinaia di persone poi buttate nella foiba, che in realtà era il pozzo di una miniera. Non abbiamo però recuperi. Sono stati fatti alcuni tentativi, ma con scarsi esiti. Non è stato fatto alcuno scavo scientifico. Le testimonianze dicono che è avvenuta una strage, ma non delle dimensioni che si raccontano. Abbiamo rapporti dei servizi d’informazione conservati a Londra, e altre testimonianze convergenti, ma è da irresponsabili andare oltre il molto probabile. Si presu-
me che gli uccisi fossero poliziotti della questura di Trieste, che in effetti sono spariti, quindi è probabile che siano lì. Quando i negazionisti parlano di invenzione non si riferiscono al fatto in sé, ma alle stime. Nel dopoguerra un giornalista italiano, in base alla cubatura, calcolò che ci sarebbero potuti stare 1.500 corpi, ma era una pura ipotesi, poi divenuta una realtà inventata. Di falsi se ne continuano a produrre, ovunque si vedono foto di fucilazioni italiane fatte passare per fucilazioni di italiani». Quali sono i numeri vicini alla realtà? «Nelle stragi del 1943 ci sono state 5/600 vittime. Nel 1945 da Trieste a Gorizia sono state arrestate
L’aggravante
I negazionisti rischiano pene da 2 a 6 anni LA MEMORIA Il recupero delle salme degli infoibati in una foto storica. Sopra il professor Raoul Pupo, sotto il monumento di Jesolo, al centro di una contesa
LA POLEMICA JESOLO «Rovigo ha sbagliato». E l’Anpi nazionale, per ribadire la sua posizione sulle foibe («Il post su Facebook non rappresenta affatto la posizione della nostra associazione»), cita il monumento alle vittime delle foibe che verrà inaugurato a Jesolo il 10 febbraio, con la partecipazione della sezione locale dei partigiani. Ma in realtà anche nella città balneare le polemiche non sono mancate. E continuano pure. In questo caso lo scontro è tutto interno alle associazioni che aderiscono ad AssoArma. A finire nel mirino, prima del post pubblicato sul profilo Facebook dall’Anpi di Rovigo, proprio la statua realizzata per il prossimo “Giorno del ricordo” dallo scultore jesolano Sergio Dalla Mora. Il problema è tutto legato alla targa che inizialmente era stata installata sulla base, con le date “1920-1945” per ricordare i martiri delle foibe, ma anche i crimini commessi dal regime fascista, ai quali seguì dal 1943 la sanguinosa vendetta dei titini su migliaia di italiani. Una proposta, quella della retrodatazione “politica”, sostenuta dagli stessi partigiani e in un primo momento condivisa dalle altre associazioni combattentistiche. Ma prima la polemica sollevata da Fratelli d’Italia, poi anche l’intervento dell’associazione degli esuli istriano-dalmati che rimetteva ordine alla storia degli eccidi indicando come date di riferimento il periodo 1943 1945, hanno fatto saltare l’intesa.
DIETROFRONT Nei giorni scorsi è, quindi, arrivato il contrordine e quella targa è stata rimossa dall’artista e dai vertici di AssoArma. Ovviamente scatenando tensioni. Con la minaccia dell’Anpi di uscire dal coordinamento. Il sindaco Valerio Zoggia ha riunito tutti i soggetti coinvolti invitandoli a
10.000 persone. Alcune migliaia non sono mai tornate. Non sappiamo esattamente quante, le quantificazioni sono difficili. Comunque a fine anni Cinquanta era stato fatto un computo dal quale risultava che mancassero all’appello 2.900 civili. A questi vanno aggiunte 500 persone sparite a Fiume e alcune centinaia in Istria; vanno aggiunti i militari, dei quali però non abbiamo stime numeriche perché gli elenchi non distinguono tra i prigionieri di guerra catturati prima del 1945 e quelli arrestati dopo la fine delle ostilità. A Zara i numeri sono piccoli perché, al di là di alcuni casi eclatanti come quello dei Luxardo, la popolazione era fuggita dopo i bombardamenti del 1944 ed era andata in Italia,
ROMA L’aggravante della legge Mancino, introdotta nel 2017, prevede da 2 a 6 anni di carcere per chi nega o minimizza non soltanto la Shoah, ma anche i crimini di genocidio, contro l’umanità e di guerra. «Riteniamo che debba essere sollevata la questione di legittimità di questa aggravante presso la Corte Costituzionale, perché rimane nostra ferma convinzione che le menzogne vadano smascherate non con la repressione penale, ma con il confronto severo e approfondito con storici e ricercatori»: a dirlo sono Gaetano Quagliariello, Luigi Compagna e Carlo Giovanardi, esponenti di Idea, rivendicando la scelta due anni fa di votare contro. «Siamo stati facili profeti – aggiungono – nel prevedere che questa norma, fortemente voluta dal Pd e dal M5s, si sarebbe trasformata in un boomerang».
sidente dei partigiani jesolani – qualcuno vorrebbe impedirci di ricordare questa tragedia ma non può farlo in nessuno modo. Abbiamo avviato un confronto interno e nelle prossime ore comunicheremo la nostra decisione. Sarà una scelta di buon senso, per evitare tensioni di ogni tipo». Del resto la stessa Anpi nazionale, nel bollare come sbagliato il messaggio partito da Rovigo sull’ ”invenzione storica delle foiba”, ribadisce che la tragedia
MONUMENTO DA INAUGURARE MA NIENTE ISCRIZIONE “1920 - 1945” PARTIGIANI SULL’AVENTINO
LA DECISIONE
I VERTICI NAZIONALI: «CON QUEL POST ROVIGO HA SBAGLIATO QUESTA TRAGEDIA VA AFFRONTATA SENZA AMBIGUITÀ»
A quel punto l’Anpi di Jesolo ha iniziato un confronto al proprio interno che potrebbe portare anche all’uscita da AssoArma. «La nostra associazione è l’unica che ha inserito nel proprio statuto il ricordo delle vittime delle foibe – aggiunge il pre-
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Stragi non solo di italiani, comunque. «Si tratta di un capitolo della storia jugoslava, più che della storia italiana. Esattamente negli stessi giorni, in Slovenia sono stati ammazzati dai comunisti 9.000 domobranci e in Croazia 60.000 ustascia, collaborazionisti filonazisti. A ridosso del confine, in territori etnicamente misti, queste uccisioni hanno coinvolto anche la popolazione di lingua italiana». Le foibe sono diventate un fenomeno politico. «C’è sempre stato un tentativo da parte della destra di appropriarsi del tema, mentre una piccola frangia di estrema sinistra fa propria la posizione jugoslava di un tempo. Questi estremi si alimentano reciprocamente e quanto accaduto a Rovigo lo dimostra». Alessandro Marzo Magno © RIPRODUZIONE RISERVATA
Zaia: «Delirante revisionismo» “Rosso Istria” ok nelle scuole IN REGIONE
dei giuliano-dalmati massacrati negli abissi carsici, «che copre un amplissimo arco di tempo, va affrontata senza alcuna ambiguità, contestualizzando i fatti». In altre parole, quindi, considerando i valori della Resistenza e condannando il regime di Mussolini. Di più: «Nonostante l’Anpi provinciale abbia subito smentito quel post, la destra estrema ha scatenato una campagna di stampa contro l’ Anpi e l’eredità dei partigiani. Non ci faremo intimidire». E, da parte sua, l’Anpi di Padova rimarca: «Sulle foibe e sull’esodo da Istria, Dalmazia e Quarnero non si scherza – dicono Floriana Rizzetto e Maurizio Angelini, presidente e vicepresidente dell’associazione patavina - Le foibe furono giustizia sommaria». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Jesolo si divide sulla statua per le vittime: via la targa che ricorda anche il fascismo stimolo al dibattito, ma anche un vero scontro tra fazioni. «Il posizionamento di quella targa – spiega Roberto Ambrosin, presidente dell’Anpi di Jesolo – era stato sottoscritto da tutte le associazioni che aderiscono in AssoArma, improvvisamente qualcuno ha cambiato idea e la targa è stata rimossa. Abbiamo proposto di togliere la scritta martiri delle foibe dal monumento e di inserire la dedica agli esuli istriani, ci è stato detto che questa proposta non soddisfa lo scultore».
Altra cosa che si dice è che di queste stragi non si sia mai parlato. «Non è vero. Se ne è sempre parlato. L’unica differenza è che dagli anni Cinquanta/Sessanta, fino agli anni Ottanta, il dibattito era confinato a livello locale. A livello più ampio non interessava a nessuno. A Trieste se ne è parlato sempre, anche troppo, siamo stati ossessionati dalle foibe. Poi, con la caduta del muro di Berlino è diventato un fenomeno nazionale».
VENEZIA Nel giorno delle polemiche sulle foibe, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione dedicata al “Giorno del ricordo”. Si tratta del testo, con primo firmatario lo zaiano Alberto Villanova, che invita la Giunta ad «assumere iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi, attraverso la proiezione nelle scuole del film “Red Land Rosso Istria”, il giorno 10 febbraio 2019». Sulla vicenda ha preso posizione anche il governatore Luca Zaia, ritenendo apprezzabile ma non sufficiente la presa di distanza da parte dell’Anpi di Rovigo: «È virtuoso ammettere l’errore, ma resta lo sgomento. Così come non si può accettare il revisionismo su milioni di morti nei lager nazisti, non è accettabile il revisionismo sui tanti nostri fratelli barbaramente trucidati da un delirio ideologico non molto dissimile dal nazismo». Così lo zaiano Luciano Sandonà ha presentato un’interrogazione per chiedere « alla Giunta regionale cosa intenda fare per sospendere qualsiasi attività di supporto economico all’associazione e per attivarsi presso il Governo affinché anche a livello statale siano interrotte tutte le sovvenzioni». L’assessore “azzurra” Elena Donazzan promette severità: «Farò tutto ciò che mi compete affinché l’Anpi non vada a parlare di foibe ed Esodo nelle scuole di ogni ordine e grado». (a.pe.)
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una pacificazione, che al momento ancora non c’è. E nel frattempo l’artista ha espresso la volontà di non applicare alcuna scritta per non mescolare l’arte con la politica. Ma il risultato cambia di poco e il monumento che poteva essere il primo in Italia ad unire destra e sinistra su un tema così dibattuto come quello delle foibe, anche a Jesolo è diventato motivo di divisione. Per questo ora la paura è che la cerimonia del prossimo 10 febbraio diventi non solo uno
poiché il retroterra era occupato dagli jugoslavi. Quindi un ordine di grandezza di 3/4.000 persone è possibile. Forse qualcosa di più. Ma le stime superiori alle 10.000 vittime sono sicuramente inventate».
XVII
Miranese
IL VICESINDACO GIUSEPPE SALVIATO «Abbiamo già dato mandato a un tecnico di aggiornare i dati di gas e rumori, quando avremo gli ultimi valori faremo le opportune valutazioni»
Mercoledì 30 Gennaio 2019 www.gazzettino.it
mestrecronaca@gazzettino.it
Smog, via della Vittoria avverte: andiamo dal giudice Il comitato scrive a sindaca, prefetto `«Sforati tutti i limiti, anche di notte: misure e Zaia: «Inquinamento alle stelle» o denunciamo il Comune per inadempienza» `
ESPOSTO L’esposto è già sul tavolo, oltre che della sindaca Maria Rosa Pavanello, anche del presidente Luca Zaia e soprattutto del prefetto Vittorio Zappalorto. «Enti sollecitati a trovare una soluzione da oltre trent’anni - precisa Bortoletti ora, se non ci saranno interventi immediati, provvederemo a tro-
PROTESTA Traffico intenso fra le vie Vittoria e Alighieri. In alto, Giuseppe Salviato.
Spinea
Marco Da Lio eletto responsabile del gruppo di Protezione civile È stato eletto il nuovo direttivo della Protezione civile di Spinea. A capo del Gcvpc, Gruppo comunale volontari Protezione civile, è stato nominato Marco Da Lio; vicecoordinatore Gabriele Vanin. I nuovi consiglieri sono: Fabio Bortoluzzi, Fabrizio Corazza, Pierantonio Dalla Muta, Carlo Vianello e Matteo Bareato. Il neoeletto direttivo ha ricevuto gli auguri di buon lavoro da parte dell’amministrazione comunale. Il gruppo, che nel 2018 ha festeggiato i primi 15 anni di attività, ha concluso un
anno di grande impegno. Oltre ad aver collaborato con il Comune per la gestione delle fasi di maltempo, in particolare quella dello scorso ottobre, alcuni volontari sono anche partiti per le zone disastrate del Bellunese, lavorando giorno e notte per liberare le strade dai tronchi o risolvere altre situazioni. Numerose anche le iniziative organizzate con le scuole, come le lezioni rivolte a centinaia di alunni della città, o gli eventi informativi al parco Nuove Gemme. M.Fus.
`Il Consiglio rilascia
il triennale: confermati i servizi alla persona NOALE Confermati tutti i servizi alla persona, nessun aumento per tasse e imposte, anche la Tari senza ritocchi, eccezion fatta per l’aggiornamento Istat. Il Comune prevede inoltre investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, della viabilità e dell’edilizia comunale, a partire da quella scolastica e sportiva. Sono queste alcune delle principali scelte contenute nel bilancio di previsione 2019-2021, deliberato nell’ultimo consiglio di Noale. Confermati dunque i servizi alla persona, in particolare quelli sociali ed educativi a sostegno delle fasce più fragili come bambini, anziani e disabili. Vengono inoltre confermati gli investimenti per i servizi culturali. Per quanto riguarda il piano degli investimenti, previsto l’impiego di risorse per la manutenzione del territorio: nei servizi igienici delle scuole di Moniego per 150mila euro, per il patrimonio culturale per 369.400 euro, per il patrimo-
MIRANO L’ultimo sollecito. In via della Vittoria il comitato minaccia di adire alle vie legali se non verranno fatti rispettare i limiti di inquinamento acustico e ambientale, come avvenuto, per esempio, nella vicina via Dante nord, con il divieto di transito notturno. Maria Luisa Bortoletti, storica portavoce del comitato della contrada, ha scritto a sindaca, prefetto e presidente della Regione: «È l’ultima richiesta - avverte - si attuino misure correttive alla circolazione nel tratto di via della Vittoria per rientrare dall’illecito che riguarda i livelli di inquinamento». Il comitato fa riferimento ad alcune consulenze tecniche dell’Arpav di 5 anni fa, che hanno riconosciuto, come per via Dante, lo sforamento dei limiti di legge previsti di notte per il traffico urbano. Secondo i residenti, il superamento ora avviene anche di giorno, non essendo diminuito, anzi aumentato, il traffico che grava tra via Villafranca e la rotonda del Ponte Nuovo. Due soluzioni proposte dal Comune, non sono giudicate sufficienti e risolutive dal comitato: «Una rotatoria tra via della Vittoria e via Villafranca provocherebbe solo il rallentamento del traffico, senza risolvere il problema dell’inquinamento, con in più problemi per l’attraversamento dei pedoni. Non vale nemmeno l’eccezione dell’indisponibilità di risorse, dato che alcuni interventi, come porre un divieto almeno nelle ore notturne, come in via Dante, è a costo zero».
Nessun aumento per tasse e imposte
vare assistenza alternativa, nel caso anche davanti all’autorità giudiziaria, con sanzioni del comportamento tenuto fino a ora dal Comune». Che tuttavia non appare preoccupato: «A dicembre - fa notare il vicesindaco Giuseppe Salviato - abbiamo affidato l’incarico per l’aggiornamento del Piano di zonizzazione acustica del Comune a un professionista: una volta aggiornati i limiti, si potranno fare le opportune valutazioni. Comunque non siamo noi a dire che le rotonde diminuiscono l’inquinamento: lo dicono studi specifici sulla moderazione del traffico, che individuano nelle rotatorie una soluzione perché i veicoli transitano senza soste. Per il resto già da quest’anno individueremo uno studio tecnico che elabori il Piano urbano della mobilità sostenibile». Filippo De Gaspari © RIPRODUZIONE RISERVATA
NOALE CORSO DI FOTOGRAFIA Corso base di fotografia proposto dall’Università del Tempo libero di Noale, con insegnante Marta Balello. La presentazione avrà luogo martedì 13 febbraio, alle 20, nella biblioteca di Palazzo Scotto; il corso inizierà il 27. Costo i 130 euro comprensivo della quota di iscrizione all’associazione. Per informazioni: tel. 041/5897268, noaleutl@gmail.com. (F.Deg.)
MIRANO “LA GUERRA DEI ROSES” Tutto esaurito per il nuovo appuntamento della rassegna teatrale. Giovedì 31, alle 21, “La guerra dei Roses”, versione teatrale del romanzo di
nio abitativo e le infrastrutture per 120mila euro. Rispetto alla Tari è stata operata una modifica dell’imposizione fiscale tra utenze domestiche e non domestiche con conseguente minimo aumento rispettivamente dell’1,53% e dello 0,90% che si sostanzia in una maggiorazione di 1 euro ogni cento di tariffazione dello scorso anno. Approvato anche il Pef preventivo 2019, che regola i servizi Veritas dallo spazzamento alla derattizzazione e alla raccolta dei rifiuti: sono stati inseriti il costo del “porta a porta” attivato nel 2018 in via Cerva e un aumento della quota per il trasporto dei residui fino alla discarica. F.Deg.
BILANCIO 2019-2021 Il municipio di Noale
Warren Adler con Ambra Angiolini, Matteo Cremon, Massimo Cagnina ed Emanuela Guaiana, diretti dal regista Filippo Dini. Spettacolo de La Pirandelliana co-prodotto da Goldenart e Artisti Riuniti. Eventuali posti che dovessero liberarsi saranno disponibili alla biglietteria del teatro a partire dalle 20. (F.Deg.)
MARTELLAGO “CUORE E STILI DI VITA” Oggi, alle 16, in auditorium San Salvatore, per il ciclo degli incontri culturali promossi da Il Giardino con la Biblioteca civica, la cardiologa Maria Piera Vettori parlerà di “Fattori di rischio cardiovascolare e stili di vita”. (N.Der.)
Robegano, tutti vogliono una riduzione del traffico I Rangers trovano una fabbrica SALZANO Una nuova Robegano, partendo dalla revisione traffico e dalla mobilità sostenibile: ecco le proposte emerse da gruppi e associazioni di cittadini che hanno partecipato al progetto di partecipazione promosso dalla lista “Il tuo Paese vivo”, lo scorso autunno. Tre gli ambiti affrontati, che ora formano la conclusione del progetto, pubblicato dalla lista sul proprio sito: la gestione del traffico, la fruizione degli argini e gli interventi su edifici e spazi pubblici. Per quanto riguarda il traffico è stato riproposto il completamento della regionale 515 e la risoluzione dell’incrocio del Pioppeto,
specie per quanto riguarda il transito ciclopedonale. Ma si sollecita anche la sistemazione di dissuasori di velocità lungo le strade più trafficate e controlli del traffico, oltre che con la Polizia locale, anche con la videosorveglianza e la collaborazione dei cittadini attraverso una sorta di “Controllo di vicinato sul traffico”. Altra questione posta riguarda la fruizione degli argini del Marzenego e del Rio Storto, individuando tre percorsi di più facile attuazione sui quali concentrare le priorità. Infine sono state affrontate alcune situazioni relative agli spazi sociali e all’assetto urbano: dalle vecchie scuole di via 25 Aprile, per le quali va valutato se e quali spazi pubblici destinare, alle scuole attuali da mante-
Il centro di Robegano
nere a destinazione scolastica, con una gestione unitaria degli spazi nell’ambito dell’intero istituto comprensivo. Per la nuova area sportiva di via Rossini, secondo le risultanze del progetto, va privilegiato l’uso ricreativo, con un progetto di rimboschimento; per l’attuale campo sportivo di via Verdi la proposta è quella di un’area verde e parcheggi, ma anche di valutare lo spostamento in quell’area della scuola dell’infanzia parrocchiale, ora collocata in una zona soggetta a traffico intenso. Idee, proposte, che “Il tuo Paese vivo” non vuole chiudere in un cassetto: per questo chiederà che il documento sia discusso già nel prossimo consiglio comunale. F.Deg. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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con il cancello aperto di notte SANTA MARIA DI SALA Funziona la rete di Controllo del vicinato allargata anche ai volontari dei Rangers d’Italia, le guardie ambientali che il Comune da un po’ di tempo utilizza anche in ottica di deterrenza per motivi di sicurezza. Nei giorni scorsi una pattuglia di agenti del reparto operativo dell’associazione è intervenuta in via Salgari, nel cuore della zona industriale, per la segnalazione di una fabbrica con il cancello aperto, in piena notte, bloccato da una tavola di legno. La pattuglia, verificato che non ci fosse nessuno all’interno, ha allertato il 112, chiedendo in
supporto due pattuglie dei carabinieri che stavano effettuando controlli in zona, arrivate sul posto poco dopo. I militari hanno verificato l’assenza di effrazioni: probabilmente la cancellata era rimasta inavvertitamente aperta con l’uscita dell’ultimo carico. Per Rangers (che non sono metronotte) e Comune è la conferma dell’importanza della “rete” tra cittadini, volontari e forze dell’ordine. «La loro presenza - spiega l’assessore alla Sicurezza, Francesca Scatto - si sta dimostrando un valido aiuto per la sicurezza e ora inizieranno a collaborare pure con la Polizia locale, appena rientrata a S. Maria di Sala». F.Deg. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
“CHIMAERA”, AVVISI A TUTTI GLI OPERATI IN VENETO Anche i pazienti non residenti in Veneto, ma operati qui, saranno informati dei sintomi dell’infezione da “Chimaera”. È la risposta all’interrogazione di Stefano Fracasso (Pd) Mercoledì 30 Gennaio 2019 www.gazzettino.it
Lanzarin: «Sanità e sociale, il mio piano» Zaia firma il decreto: per il dopo Coletto ha scelto la vicentina `«Integrazione fra i settori, priorità alle schede ospedaliere Gli assessori scendono a 9, slitta la distribuzione delle deleghe e alle liste d’attesa. Vorrei portare l’umanizzazione in corsia» `
na donna da 9 miliardi e 150 milioni di euro. Altro che super assessore: Manuela Lanzarin da ieri “controlla” oltre il 90 per cento del bilancio della Regione Veneto dovendosi occupare non soltanto di Sociale, ma anche di Sanità. Una nomina annunciata da tempo, da quando Luca Coletto si è dimesso da assessore regionale per ricoprire - era il 7 dicembre scorso - il ruolo di sottosegretario alla Salute nel governo di Conte, ma concretizzatasi solo ieri mattina quando, in giunta a Palazzo Balbi, il governatore Luca Zaia ha informato gli assessori: «Do le deleghe alla Sanità a Manuela Lanzarin». E lo spacchettamento? Per ora non se ne fa nulla. Lanzarin - 47 anni, vicentina di Rosà dove ha fatto l’assessore, il sindaco e il vicesindaco dal 1997 al 2015, per un quinquennio dal 2008 al 2013 in Parlamento - terrà, per ora, anche tutte le altre deleghe, ben 20, praticamente il doppio di quelle dei colleghi, spaziando dalla Programmazione sanitaria e socio sanitaria ai Rapporti con il consiglio regionale, compresi i Diritti umani e l’Edilizia di culto.
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Assessore Lanzarin, ce la farà a gestire 20 deleghe? «Il presidente Luca Zaia mi ha assegnato la Sanità. C’è un’idea di spacchettare le altre deleghe». Si dice: Ater a De Berti, Veneti nel mondo a Corazzari, Attuazione del programma di governo a Forcolin. In ogni caso la giunta scende da 10 a 9 assessori e lei diventa un super assessore. Il governatore quando gliel’ha detto? «In giunta di fronte ai colleghi». È da quasi due mesi che se ne parla. «Mi aveva accennato che ci stava pensando». Alcuni consiglieri regionali leghisti aspiravano alla promo-
zione da Palazzo Ferro Fini al Balbi, anche se manca poco più di un anno al termine del mandato. Cosa pensa della decisione di Zaia di accorpare Sanità e Sociale? «Intanto un ringraziamento al presidente Luca Zaia per la fiducia accordatami. Sono consapevole della grande responsabilità, ma sono anche convinta della grande opportunità che può offrire un assessorato unico. Il confine tra Sanità, Sociale, Sociosanitario è sempre più labile. Portare avanti l’integrazione tra i settori è fondamentale. Un assessorato unico può dare una visione di insieme».
sta geografico con la riduzione a 9 Ulss e la creazione dell’Azienda Zero. Alla fine del 2018 abbiamo approvato il nuovo Piano sociosanitario 2019-2023 in cui ci sono le sfide del futuro: invecchiamento della popolazione, cronicità, non autosufficienza, collegamento con il territorio. Adesso tocca ai numeri, bisogna definire le priorità del Piano sociosanitario. In primis, le schede sanitarie». Cioè posti letto, numero degli ospedali. Ci saranno tagli? Quale sarà la ratio delle nuove schede ospedaliere? «Il Veneto ha già fatto una “cura dimagrante”. Non ci saranno posti letto in meno né chiusure. Potranno esserci rafforzamenti attraverso una diversa distribuzione».
Quali saranno i suoi primi da assessore alla Sanità? «Questa è una legislatura che è stata molto produttiva: nel 2016 c’è stata la riorganizzazione sanitaria anche da un punto di vi-
Nelle schede sarà tenuto conto del nuovo ospedale di Padova? «Affronteremo tutte le sfide, questa compresa».
DEBUTTO Manuela Lanzarin al centro tra Luca Zaia, Domenico Mantoan e i dg delle Ulss del Veneto
I controlli delle Ulss
Mense e ristoranti, boom di ispezioni e sanzioni «GRAZIE AL PRESIDENTE ZAIA PER LA FIDUCIA. PER ORA MANTENGO TUTTI I MIEI 20 REFERATI, MA C’È L’IDEA DI FARE UNO SPACCHETTAMENTO» «IL VENETO HA GIÀ FATTO UNA CURA DIMAGRANTE, NON CI SARANNO TAGLI AI POSTI LETTO O CHIUSURE, CASOMAI UNA DIVERSA ORGANIZZAZIONE»
VENEZIA Una volta sono le quattro bistecche e la frittura di pesce da 1.140 euro. Un’altra il caffè “salato” in piazza San Marco. E mentre le notizie dei turisti spennati fanno il giro del mondo, con una pubblicità non propriamente gradita per Venezia (e il Veneto), magari si scopre che il locale sotto accusa per i prezzi ha anche carenze igieniche, come è risultato nel caso dell’osteria delle bistecche a peso d’oro. È così che il consigliere regionale Andrea Zanoni (Pd) ha chiesto alla Regione quali controlli vengono effettuati su ristoranti ed esercizi pubblici che somministrano cibi e bevande. E ieri la giunta ha
risposto. Posto che il controllo ufficiale è in capo alle Ulss (Dipartimenti di prevenzione, Servizi di igiene degli alimenti e della nutrizione), gli ultimi dati aggiornati - relativi a tutto il Veneto - sono quelli del 2017. Per quanto riguarda la ristorazione collettiva (comunità ed eventi) nel 2017 sono state eseguite 1.639 ispezioni; per 323 ci sono state relazioni di non conformità con 20 sanzioni, 6 notizie di reato e 1 sequestro. Nella ristorazione pubblica, 7.807 ispezioni, 1.954 relazioni di non conformità, 368 sanzioni, 2 notizie di reato, 8 sequestri. Per quanto riguarda il
commercio all’ingrosso, i controlli sono stati 3.373 e le irregolarità 126, con 11 sanzioni e 2 sequestri. Un po’ di più i controlli nel commercio al dettaglio di alimenti e bevande: su 3.840 ispezioni ci sono state 447 relazioni di non conformità, 58 sanzioni, 1 notizia di reato e il più alto numero di sequestri, ben 11. Tutti con esito negativo, invece, i controlli (84) nei depositi conto terzi di alimenti. Trentadue, infine, le ispezioni nelle piattaforme di distribuzione alimenti con 3 irregolarità e 1 sanzione. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’emergenza è la carenza di medici. I servizi non sono a rischio? «È indubbio che oggi il problema sia quello del personale, è un problema nazionale che stiamo cercando di risolvere anche con l’autonomia. E a Roma il sottosegretario Coletto può darci una mano». I numeri delle schede ospedaliere saranno influenzati dalla carenza di medici? «No, i numeri si fanno in base ai bisogni». Che raccomandazione le ha dato Zaia? «Non ci siamo ancora parlati, ma i punti sono quelli: liste d’attesa, pronto soccorso». Come caratterizzerà l’assessorato? «Vorrei portare l’umanizzazione in Sanità. E una misurazione oggettiva delle prestazioni nel Sociale, perché non siamo più ai tempi delle vacche grasse». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il fronte del Nord contro i lupi: «Misure per controllarli» IL VERTICE VENEZIA Le Regioni alpine fanno fronte comune in tema di grandi predatori. I rappresentanti istituzionali di Alto Adige, Trentino, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Valle d’Aosta si sono riuniti ieri pomeriggio a Trento, concordando sulla necessità di disporre di strumenti idonei per la gestione dei grandi predatori, in maniera particolare lupi e orsi, e dichiarandosi disposte ad assumersi in prima persona le responsabilità delle azioni necessarie. Nel rispetto delle normativa europea e sull’esempio degli altri Stati della UE che, interessati dalla presenza dei grandi carnivori, dispongono di pia-
ni di prelievo mirati, le Regioni alpine chiedono al Governo e, in particolare al ministero all’Ambiente, l’approvazione di un piano di gestione adeguato ad una realtà che vede in espansione alcune specie, lupi in particolare. Il punto è che “gestire” e “prelevare” i grandi predatori significa anche ucciderli. E l’attuale ministro all’Ambiente, Sergio Costa, non ne vuole sapere: «Uccidere un lupo è reato», ha detto lo scorso settembre dopo l’uccisione di un lupo in Lessinia. Le Regioni, però, da mesi attendono l’annunciato Piano lupi di gestione nazionale.
LE RICHIESTE «Nessuno mette in dubbio hanno sottolineato nel corso
ESEMPLARI Due lupi in Veneto: la richiesta delle Regioni alpine riguarda questa specie, ma anche gli orsi che minacciano case e fattorie
VENETO, FVG E LE ALTRE REGIONI CHIEDONO AL MINISTRO COSTA DI AVERE UNO STRUMENTO ADEGUATO ALLA GESTIONE DEI GRANDI PREDATORI
VENEZIA Approvata ieri a maggioranza, dal Consiglio regionale del Veneto, la riforma della legge sulla falconeria. Il provvedimento, illustrato da Gianpiero Possamai (Lega), consente l’addestramento e il volo del falco senza limiti temporali e in tutto il Veneto. «È una norma che introduce una grave deregulation e inutili privilegi, con profili di incostituzionalità», hanno detto Cristina Guarda (Amp) e Andrea Zanoni (Pd).
zioni oggettive che fanno venir meno la sicurezza delle popolazioni e rappresentano una fonte costante di danno per le attività economiche, chiediamo di avere la possibilità di attivare azioni condivise di prevenzione, gestione e prelievo dei grandi carnivori. Va considerato che episodi ripetuti di predazioni, molti dei quali in prossimità di centri abitati ed aree turistiche, stanno minando la sostenibilità di aziende zootecniche che operano in ambiente montano». Alla riunione hanno preso parte i rappresentanti di 7 delle 8 Regioni e Province autonome convocate (Piemonte unica assente). Per il Veneto era presente l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan.
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In aula Falchi, ok alla riforma Opposizione critica
dell’incontro i rappresentanti istituzionali - il valore della biodiversità delle nostre montagne e dei nostri territori alpini, così come non ci permettiamo di contravvenire alle normative europee, che condividiamo. A fronte però di una densità di lupi ed orsi, tale da generare situa-
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Spinea Martellago Scorzè
Mercoledì 30 Gennaio 2019 www.gazzettino.it
Truffe assicurative, un anno e 6 mesi alla moglie di Santoro `Concluso il processo,
nel mirino 33 polizze L’uomo morì annegato SPINEA Un anno e sei mesi di carcere, con la sospensione condizionale della pena e una sentenza di non luogo a procedere per la morte dell’imputato. Si è chiuso così, ieri pomeriggio, il processo sulle truffe assicurative aperto contro Flavio Santoro, l’agente assicurativo di Spinea finito sotto accu-
sa per il reato di appropriazione indebita - e morto lo scorso maggio, in provincia di Treviso, annegato nel sifone di una conduttura idrica, all’età di 55 anni, dopo essere scivolato mentre si occupava della lettura di un contatore dell’acqua - e la moglie Roberta Trevisan, 47 anni, di Venezia. Se per Santoro il tribunale ha dovuto pronunciare l’estinzione del reato (causa la morte del reo, ndr), la moglie è stata invece condannata a un anno e mezzo per le truffe ai danni di quattro automobilisti e ai danni anche della ditta Assipoint, spinta a
emettere 33 polizze assicurative per poco meno di 20 mila euro. Gli episodi finiti sotto processo risalgono al periodo compreso tra il 2010 e il 2011. Secondo l’accusa firmata dalla procura di Venezia, in quel lasso di tempo Flavio Santoro si appropriò di circa cinquantaseimila euro. A lui e alla moglie, difesi dagli avvocati Matteo Giacomazzi e Alessandro Borra, la Procura contestava di aver abusato del ruolo di sub-agenti per la compagnia assicurativa Axa spa, appropriandosi delle somme che i clienti versavano a titolo di premio e trattenendole, in-
vece di girarle alla compagnia per garantire ai clienti la copertura assicurativa. Così facendo - si legge nel capo d’imputazione - «inducevano» i clienti «in errore circa la validità del contenuto e la sua effettiva durata, procurandosi ingiusti profitti pari ai premi non versati alle varie compagnie assicuratrici e sulle commissioni sui contratti conclusi per valori superiori rispetto alle somme riscosse che riferivano a periodi di tempo inferiori rispetto a quelli comunicati al cliente». In definitiva, le polizze che la coppia faceva firmare agli automo-
PALAZZO DI GIUSTIZIA Il tribunale in piazzale Roma
`Al primo “Tavolo”
sarà presentato il Carnevale 2019
MARTELLAGO SPINEA
LINEE ELETTRICHE L’accordo tra Regione e Terna fa discutere anche Scorzè
Elettrodotto, l’accordo divide sindaco e comitati Prevista la costruzione di una terza stazione elettrica Per Mestriner «è un passo avanti», delusa Cappella Vive `
SCORZE’ L’accordo sulla sicurezza ed efficienza elettrica firmato il 21 gennaio da Terna e dal presidente della Regione Luca Zaia ha suscitato reazioni decisamente diverse a seconda dei territori interessati dalle opere. Mentre in Riviera del Brenta amministratori e cittadini esultavano per l’interramento della parte “Dolo–Camin”, nell’intesa rientra anche la costruzione di una terza stazione elettrica a Scorzé e di una super stazione a Volpago, e queste opere non piacciono agli ambientalisti della cittadina del Miranese. Anche se Comune e comitati non sembrano viaggiare nella stessa direzione. Da un lato il sindaco Giovanni Battista Mestriner definisce l’intesa un passo avanti, mentre il Comitato Cappella vive parla chiaramente di «passo indietro».
I PROGETTI
PRO LOCO Il sindaco con i vertici del sodalizio
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Il Distretto del commercio prepara corsi ed eventi
Registro associazioni a quota 142 «Un patrimonio» Quasi 150 associazioni attive nel territorio: una straordinaria risorsa da valorizzare. Conclusa l’istruttoria relativa alle iscrizioni, l’Amministrazione di Martellago ha proceduto ad aggiornare il Registro delle associazioni per il 2019, che sono ben 142: 37 con finalità sociale o assistenziale, 46 sportive, 53 culturali, educative e ricreative tra cui la Pro loco, 6 con finalità turistica e per lo sviluppo economico, in particolare Pro Martellago, Vivi Martellago, MaerneViva e Confcommercio del Miranese. Rispetto al 2018, il saldo tra realtà che non hanno rinnovato l’iscrizione, e che sono state quindi cancellate, e le nuove è positivo, più 8. A fronte, infatti, di 5 cancellazioni, tra cui spicca quella della Schola Cantorum Martellago, le new-entry sono 13, tra cui la neonata sezione locale dell’Associazione nazionale Carabinieri. Le altre sono: Nordic Project, Sport Center, i Formed’Abili, che stanno portando avanti il progetto di una squadra di calcio di ragazzi diversabili che si allenano allo stadio di via Trento, W.i.b., Tiro alla fune Canarini, Team Venice Cycles, Pattinatori Spinea, Comitato Quartiere Zigaraga, Anime di tango, Parole allo specchio, Acque Nove e Progetto essere vita. «E’ un orgoglio essere sindaco di un Comune con tante realtà associative e centinaia di volontari» - sottolinea il primo cittadino, Andrea Saccarola, che ha la delega alle Associazioni. «Il nostro obiettivo è sostenerle sempre di più per facilitarne l’operatività, non solo attraverso i contributi ma anche sotto l’aspetto burocratico; penso alle sempre maggiori incombenze in materia di sicurezza richieste per le manifestazioni. Ma vogliamo anche far sì che lavorino di più insieme e in modo coordinato». Per questo nei prossimi giorni saranno organizzati incontri specifici a seconda della finalità delle associazioni invitando i relativi rappresentanti. N.Der.
bilisti sarebbero state alla stregua della carta straccia. In precedenza Santoro era finito sotto accusa con l’ipotesi di truffa in relazione ad alcuni episodi relativi al 2010 e 2011; episodi che avrebbero avuto come vittime presunte una settantina di persone, per un ammontare complessivo di oltre 35 mila euro. Tra le parti offese figuravano anche due agenzie di assicurazioni, le quali avevano denunciato di aver ricevuto, in pagamento di una serie di polizze, assegni relativi a conti correnti già estinti. Nicola Munaro
La vecchia trasversale del Veneto prevedeva per questa zona l’elettrodotto aereo con potenza di 380mila volt. In cambio Terna avrebbe dismesso delle linee minori e cercato di far passare il tracciato da 380 lontano dai centri abitati. Il progetto, anche se interessava solo la campagna, ave-
va suscitato forti critiche per l’impatto ambientale su zone in ogni caso densamente abitate. Cosicché il progetto è stato depotenziato a 220mila volt, comprendendo inoltre la realizzazione della sottostazione fra Scorzè e Rio San Martino utile a spezzare in due la linea all’altezza della San Benedetto, e supplire così ad eventuali blackout. Secondo il sindaco perciò l’accordo di lunedì è positivo, pur con i dovuti distinguo: «Questo accordo - commenta Mestriner - è un passo in avanti. E’ chiaro che per noi non finisce qui, perché si vuole saperne di più: ci aspettiamo ora un confronto con la Regione per avere più dettagli e rassicurazioni. Se da un lato a Scorzé interrano l’elettrodotto, a Volpago rimane prevista la grande stazione, si parla di 25.000 metri quadri di territorio, e noi abbiamo manifestato solidarietà con gli altri comuni».
VITTORIO PELLIZZATO: «SI E’ CHIUSA UNA PORTA VISTO CHE LA REGIONE HA AVALLATO IL PROGETTO»
TERRENI DA ESPROPRIARE In ogni caso anche a Scorzé per la sottostazione si parla di 7.000 metri quadri di terreni da espropriare e di un paio di piloni da costruire: l’impatto ambientale è chiaro che ci sarà in ogni caso, quindi la posizione è quella di tenere alta l’attenzione su quanto verrà progettato da qui in avanti. A Vittorio Pellizzato del Comitato Cappella Vive questo accordo non va proprio giù: «Per me è un grande passo indietro: finché la Regione non si era espressa le porte rimanevano aperte, mentre ora una porta si è chiusa. Se prima la Regione non si era pronunciata, c’era spazio per un accordo efficace su tutto, adesso ha dato l’ok alla centrale di Volpago e al percorso che secondo noi presenta forti rischi di diventare da 380mila volt. Altro che 220 come dicono loro». La soluzione migliore secondo Pellizzato sarebbe di far passare la linea a fianco dell’autostrada, utilizzando la stazione di Cordignano, opzione che Terna aveva già considerato molto tempo fa tra le varie possibili. «Adesso invece dicono che la migliore è per Volpago – prosegue Pellizzato - Interrare costa di più. Potevano tenere in sospeso la linea intermedia e riflettere sul percorso». Sara Zanferrari
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Primo incontro tra gli attori del Distretto del commercio di Spinea. Il Comune ha convocato commercianti, artigiani e titolari di attività per martedì prossimo, 5 febbraio, alle 19.45, in municipio, per presentare il Tavolo di parternariato di cui fanno parte anche Pro Loco, Confesercenti, Associazione artigiani e Confcommercio del Miranese. «Lo scopo del Distretto - spiegano dal Comune è mettere in relazione le diverse attività produttive, commerciali, artistiche e culturali, con lo scopo di valorizzare e potenziare le diverse opportunità economiche del nostro territorio. Per ottenere tutto ciò è essenziale la condivisione del progetto per sviluppare un programma di attività, eventi, iniziative lavorando in rete per concorrere ai Bandi di finanziamento regionali». A Spinea il nuovo distretto è stato denominato “Spinea Ville, popoli e mercanzie”, a sottolineare una caratteristica forse poco conosciuta della città, la presenza di numerose ville venete. Il distretto comporterà la sistemazione di marciapiedi (al Villaggio dei Fiori, Fornase, Graspo d’Uva, la zona a nord del Municipio e via Rossignago), nuove asfaltature nella zona di via Roma e del Villaggio dei Fiori, nuove piste ciclabili e fermate dell’autobus. Ma al centro dell’incontro, oltre alla presentazione del logo dell’organismo, saranno in particolare gli eventi. Tra gli altri, protagonista sarà la Pro loco
che presenterà il “Carnevale 2019”, in programma per sabato 2 marzo. Il distretto prevede inoltre di promuovere un itinerario culturale con visite guidate durante i principali eventi, legato alle Ville venete e alle aree verdi, di valorizzare maggiormente il calendario di iniziative (Fiera di Spinea, Giornata delle 4 R, Maggio Giovani, Festa di Fornase, Befana a Fornase) e di lanciare un percorso enogastronomico con collegamento alle attività ricettive del territorio. Alla base del progetto poi c’è anche la volontà di dare agli operatori strumenti per essere più competitivi nel nuovo mercato. Durante la riunione di martedì saranno quindi date tutte le informazioni per i Corsi di formazione per il 2019. Diversi gli argomenti da affrontare: l’uso dei social (“Per fare business con Instagram e Facebook”), “Cinque cose da fare subito” per migliorare l’immagine del punto vendita, come organizzare lo spazio del negozio, come studiare flussi e percorsi, la psicologia e le tecniche di vendita per affrontare i clienti dell’era digitale; un appuntamento riguarderà salute e alimentazione. M.Fus.
MUNICIPIO Incontro fissato per il 5 febbario
Un incontro per migliorare la raccolta differenziata MARTELLAGO Dopo la serata sulla sicurezza di martedì, il Comune propone per giovedì, dalle 20.30, in sala Barbiero, in corte S. Stefano, un’altra occasione informativa su un tema caldo: i rifiuti. “La differenziazione per una economia circolare” è il titolo dell’incontro, che ha lo scopo di migliorare la qualità della raccolta differenziata per valorizzare gli scarti e trasformarli in risorse. Interverranno, oltre al sindaco Saccarola e all’assessore Laura Tozzato, i vertici Veritas: il dg Andrea Razzini e il direttore dei servizi ambientali, Renzo Favaretto. Martellago, che adotta il sistema dei cassonetti a calotta, ha raggiun-
to una percentuale di differenziazione del 78,44% nel 2018, ma, sulle circa 8.600 tonnellate di differenziata, il 25% continua a essere scarto, che non crea ricavi ed è un costo, perché i cittadini lo conferiscono in modo sbagliato, La serata sarà anche l’occasione per un confronto diretto con l’azienda che gestisce raccolta e smaltimento e a cui diversi cittadini imputano, a loro volta, di ricavare poco dalla vendita di carta e plastica riciclate e di non premiare in bolletta una cittadinanza comunque virtuosa. A parte quest’anno, in cui si avrà una lieve riduzione dello 0,68%, la Tari o è rimasta invariata (nel 2016 e 2018) o è aumentata: nel 2015 +2,83%, nel 2017 +5,92% sul 2016. (N.Der.)
III
Primo Piano
Mercoledì 30 Gennaio 2019 www.gazzettino.it
Il dopo maltempo
IN VAL VISDENDE Si lavora alacremente per il recupero dei tronchi dopo la devastazione di fine ottobre, anche se resta da risolvere il nodo della vendita, in alcuni casi giudicata troppo a ribasso
Alberi abbattuti e danni 220 le richieste di aiuto Il commissario Stella ieri in Camera di Commercio `Le categorie disposte a contribuire per fare presto: per sciogliere i nodi insieme agli operatori economici 200 le imprese (molte bellunesi) pronte a intervenire `
L’INCONTRO BELLUNO Fabrizio Stella, il soggetto attuatore del Commissariato delegato per gli eccezionali eventi meteorologici che hanno interessato il territorio del Veneto tra ottobre e novembre 2018, ieri pomeriggio era alla Camera di Commercio, a Belluno, per incontrare i rappresentanti di tutte le categorie economiche, da Confindustria agli artigiani, da Federlegno ai commercianti, fino alle associazioni professionali. Oltre 220 le proposte di interventi ricevute per far fronte ai danni dl maltempo di fine ottobre (30 mila ettari di territorio per milioni di metri cubi di legname schiantato), ma bisogna
decidere cosa fare. E alla svelta, prima che il legname perda valore. «L’obiettivo dell’incontro era di dare al subcommissario Stella la disponibilità delle categorie economiche che si rendono disponibili ad affrontare questo momento così delicato – racconta il segretario generale della Camera di Commercio, Romano Tiozzo che con il presidente Ma-
IL TAVOLO APERTO PER ACCELERARE I TEMPI, COME? «CON L’UTILIZZO INTELLIGENTE DELLE RISORSE»
LA RIUNIONE Il commissario Fabrizio Stella (in maglia verde) ieri in Camera di commercio: sulla destra il presidente Mario Pozza
rio Pozza – ha preso la parola ieri durante la riunione. L’intento è quello di cogliere questo disastro e farlo diventare un’opportunità. Come? Con l’utilizzo intelligente delle risorse». Il subcommissario per le foreste Stella ha riferito ai numerosi presenti che sono state 220 le proposte di aiuto, oltre 200 le imprese disponibili ad intervenire, tante sono provinciali, altre del Veneto, del resto d’Italia e anche dall’estero. Si è creato un tavolo di lavoro in cui tutti gli attori hanno compreso, ognuno con le proprie capacità, come accelerare il processo. La Camera di Commercio per esempio ha presentato il progetto It-For, una piattaforma digitale per la compravendita del legname veneto,
che serve per costruire un sistema di offerta e vendita del legname. Qualche dato: il settore economico (industria e artigianato) rappresentato in Veneto comnta 12 mila imprese, 70 mila addetti con esportazioni per un valore superiore ai 2,2 miliardi di euro/anno. ll progetto It-For delinea le caratteristiche di un sistema digitale a servizio delle imprese forestali, tramite un confronto sul territorio capace di coinvolgere tutti i soggetti della filiera bosco -legno. Stella, dal canto suo, ha ricordato: «Il Veneto si è trovato con questi ultimi eventi a dover creare ex novo un modello di riferimento per intervenire nelle aree boschive danneggiate». Stella ha fatto presente che quanto prima saranno comunicate le linee guida a cui fare riferimento per l’asportazione del legname e dei residui vegetali nelle aree percorse da schianti, nel rispetto della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente. Queste linee guida terranno conto, tra l’altro, delle indicazioni cartografiche dell’Arpav relativamente alle aree in cui intervenire per effettuare la pulizia dei boschi, in base al grado di rischio valanghivo. Ci sono aree in cui le piante a terra possono avere una funzione protettrice degli abitati e della viabilità. Stella, infine, sottolinea come per la pulizia del boschi «anche la Provincia autonoma di Trento ha posto come elemento centrale su cui fare perno le amministrazioni comunali». Federica Fant
Alluvioni e frane, provincia record «Lo Stato spalmi meglio le risorse» L’APPELLO BELLUNO Bella e impossibile. È la provincia di Belluno, che non ha rivali in fascino, ma sembra non averli neanche sul fronte frane. A tal punto da essere la provincia più colpita dal dissesto idrogeologico, nella seconda regione d’Italia più fragile dal punto di vista delle alluvioni. Per Confagricoltura è un disastro enorme, che si somma alla difficoltà già elevatissima di fare agricoltura in montagna. La soluzione? Risorse per intervenire subito e per lavorare al ripristino post-maltempo.
I DATI A stilare la diagnosi della fragilità del Bellunese è uno studio di Confagricoltura. Secondo l’indagine, il Veneto è la se-
conda regione più colpita dalle alluvioni dopo l’Emilia Romagna. In particolare, il Centro studi di Confagricoltura ha preso in esame le rilevazioni di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) del 2017, del Cnr e del ministero dell’Ambiente, dai quali emerge come il dissesto idrogeologico sia in crescita rispetto alla precedente rilevazione del 2015: i Comuni italiani a rischio frane e alluvioni sono
CONFAGRICOLTURA: «DA NOVEMBRE DANNI PER 6 MILIONI NECESSARIO DARE AUTONOMIA ALLE REGIONI»
passati dall’88% al 91%, la superficie territoriale a rischio frane e alluvioni è cresciuta del 2,9%. E le frane registrate in Italia rappresentano circa i due terzi delle frane registrate in Europa. Negli ultimi 18 anni (2000-2018), in Italia, le alluvioni catastrofiche sono state in media due l’anno; nel periodo precedente (1900-1999) erano state sempre inferiori a una per anno. In particolare, fra il 2000 e il 2009, la frequenza annua delle alluvioni catastrofiche è stata di 1,4, mentre fra il 2010 e il 2018 è salita a 2,6. In questo quadro, il Veneto risulta essere la seconda regione d’Italia per rischio alluvioni. E Belluno? Belluno è la provincia più a rischio del Veneto per quanto riguarda frane e alluvioni, come dimostrano gli eventi disastrosi di fine ottobre. «È chiaro che
le risorse sono sempre più insufficienti sia per la prevenzione che per la ricostruzione – sottolinea Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno -. Credo che i tempi siano maturi per rivedere l’ordinamento dello Stato, spalmando in modo più equo le risorse».
AUTONOMIA Eccola la parola chiave: risorse. O, in altri termini, autonomia. «Oggi le regioni a statuto speciale riescono a fare prevenzione e a intervenire in tempi veloci dopo i fortunali grazie ai finanziamenti maggiori di cui dispongono - continua Donazzolo -. Le imprese che operano in quei territori sono più sostenute dalla macchina pubblica rispetto alle altre regioni, dove sono sempre più spesso i privati a dover intervenire per tappa-
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FRAGILE Il territorio bellunese in balìa degli eventi atmosferici
IL BELLUNESE CLASSIFICATO COME L’AREA PIÙ A RISCHIO DEL VENETO CHE A SUA VOLTA È SECONDO IN ITALIA
re le falle. Lo stiamo vedendo anche ora nel Bellunese, dove dopo il disastro di fine ottobre tutta la parte alta della provincia, dal Comelico all’Alto Cadore, è in forte difficoltà. Ha ragione il governatore Zaia: tutte le regioni devono avere l’autonomia per avere più risorse da impiegare nelle emergenze». Damiano Tormern