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EDIZIONE DELLA MATTINA
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ATTUALITÀ
GIOVEDÌ 7 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
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ITALIA & MONDO
Incidente mortale a Ferrara a Nordest i treni vanno in tilt Giornata di passione per gli utenti delle ferrovie fra Venezia-Padova e Roma Ritardi fino a tre ore, cancellazioni e bus sostitutivi per affrontare l’emergenza VENEZIA. Linea Venezia-Padova-Rovigo-Bologna, in tilt per tutta la mattinata di ieri, a causa dell'investimento mortale di una persona, da parte della Freccia Argento Roma-Venezia, n. 9400, avvenuto poco fuori la stazione di Poggiorenatico, in provincia di Ferrara. Per permettere gli accertamenti dell'autorità giudiziaria la linea tra Ferrara e San Pietro in Casale è rimasta interrotta dalle 8.10 alle 11.24 in entrambi i sensi di marcia. In tale fascia oraria i treni sono stati sostituti da undici corse di autobus, che hanno accusato ritardi sino a 178 minuti. I viaggiatori diretti e provenienti sia da Bologna, ma anche da Firenze Santa Maria Novella e Roma Termini e Tiburtina hanno dovuto sopportare pesantissimi disagi. Sette Frecce Rosse ed Argento di TrenItalia, provenienti da Venezia o diretti verso la città lagunare,
sono state deviate via Verona-San Felice sul Panaro-Bologna, mentre una Freccia è stata deviata addirittura via Ferrara-Ravenna-Bologna. La Freccia Argento coinvolta nell’incidente mortale è ripartita dopo 132 minuti, mentre la Freccia n. 9407 è ripartita da Ferrara con 188 minuti di ritardo. Coinvolti anche nu-
I sindacalisti di Orsa e Fit-Cisl: «Sulla linea ormai indispensabile l’Alta velocità»
La stazione ferroviaria di Venezia
rigopiano (pescara)
Chiesto il giudizio per il disastro dell’hotel In 25 a rischio processo PESCARA. Ventiquattro persone, più la società Gran Sasso Resort&Spa, rischiano il processo per il disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, che due anni fa – il 18 gennaio 2017 – costò la vita a 29 persone. Il procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia hanno firmato le richieste di rinvio a giudizio, in linea con l’avviso di conclusione delle indagini di novembre. I principali filoni d’inchiesta, compiuta dai carabinieri forestali sotto la direzio-
merosi treni regionali. Nel bilancio finale della giornata elaborato da TrenItalia è scritto che sono state effettuate alcune cancellazioni e che undici convogli regionali sono stati limitati rispetto all'orario quotidiano previsto.
Le macerie dell'Hotel Rigopiano
ne della Procura, hanno interessato la mancata realizzazione della «Carta valanghe», le presunte inadempienze relative alla manutenzione e allo sgombero delle strade di accesso all’hotel e il tardivo allestimento del Centro di coordinamento dei soccorsi. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono crollo di costruzioni o altri disastri colposi, omicidio e lesioni colpose, abuso d’ufficio, falso ideologico e reati minori. Il caso passa al vaglio del Gup, che in udienza preliminare dovrà pronunciarsi sulla richiesta. Coinvolti l’ex prefetto Francesco Provolo, anche indagato nell’inchiesta bis per depistaggio e frode processuale, l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco e il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta. Tra gli altri, oltre alla società che gestiva il resort, i dirigenti e funzionari re-
gionali Carlo Visca, Vincenzo Antenucci, Carlo Giovani, Sabatino Belmaggio, Pierluigi Caputi, Emidio Rocco Primavera e Antonio Sorgi. Rischiano il processo il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, il comandante della Polizia provinciale Giulio Honorati e il tecnico reperibile Tino Chiappino. Per la Prefettura coinvolti l’ex capo di gabinetto Leonardo Bianco e la dirigente Ida De Cesaris, per il Comune di Farindola chiamati in causa gli ex sindaci Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, e i tecnici Enrico Colangeli e Luciano Sbaraglia. Rischio processo per Bruno Di Tommaso, responsabile della Gran Sasso Resort & Spa; l’imprenditore Marco Paolo Del Rosso il tecnico Giuseppe Gatto e il consulente Andrea Marrone. —
IN BREVE
Non mancano le prese di posizione anche dei sindacati. «Questi pesanti ritardi, a causa degli investimenti mortali, succedono spesso sulla linea Padova-Bologna, dove non esiste ancora la vera alta velocità con quattro binari ma due binari sono riservati alle Frecce e agli Italo e gli altri due ai regionali» afferma Nicola Spolaor, della segreteria del compartimento di Venezia del sindacato di base Orsa. «È arrivata l'ora di progettare, finanziare e realizzare la vera Alta velocità anche sul tratto Padova-Bologna – afferma il sindacalista dell’Orsa – Ne beneficerebbero sia i treni superveloci con destinazione Roma, con un accorciamento dei tempi del viaggio minimo di dieci minuti ed anche i treni regionali e quelli merci. Purtroppo sino ad oggi nessun politico ci ha ancora pensato». Dello stesso avviso, con i dovuti distinguo, anche Gianluca Di Filippo, segretario della Fit-Cisl. «Il raddoppio dei binari sulla linea Padova Bologna sarebbe un buon investimento, che avrebbe una ricaduta anche sui livelli occupazionali», osserva il sindacalista. «Perchè la vera Alta velocità esiste già da anni da Salerno a Torino, via Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano, Torino, ossia sul versante Sud-Nord-Ovest e non sul lato Nordest da Bologna sino a Trieste?». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
pozza: faremo sistema
Unioncamere Veneto apre la nuova sede a Bruxelles VENEZIA. Inaugurata, negli
uffici di Bruxelles della Regione, la nuova sede di Unioncamere Veneto: nell’occasione il sistema camerale, per voce del presidente Mario Pozza, ha espresso la volontà di lavorare in rete tra le istituzioni regionali per dare rappresentaza alle imprese nostrane a vantaggio delle economie dei territori. «Il Governo con la post riforma ci ha dato l’incarico d’internazionalizzare le micro, piccole medie imprese, e questa sede è un’ottima postazione operativa in Europa che ci permetterà un dialogo più facile e maggiormente rappresentativo per portare le esigenze delle imprese anche nelle sedi europee e di condividere la voce dell’Europa tra le nostre imprese», le parole di Pozza. All’inaugurazione hanno preso parte il governatore Luca Zaia, l’ambasciatrice d’Italia Elena Basile e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. —
roma
Nuovo stadio, in 15 nei guai La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per 15 persone nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Contestati, a seconda delle posizioni, i reati di associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito.
editoria
Modena Donna carbonizzata Sotto torchio il marito
Caso Cucchi Tra gli indagati anche generale dei carabinieri
Roma Vodafone Bando di gara pro disabili Alpi, chiesta di nuovo rivolto a società sportive l’archiviazione del caso
Mistero sulla morte di una donna di origine marocchina, il cui cadavere carbonizzato è stato trovato, ieri mattina, all’interno della sua auto in via Cavazza, a Modena. La vittima è una badante di 38 anni. La procura di Modena procede per omicidio volontario. Gli inquirenti hanno sentito a lungo il marito, ma al momento non ci sono indagati. Sarà determinante l’autopsia disposta dal procuratore capo, Lucia Musti. Non è ancora chiara la dinamica dell’omicidio.
C’è anche un generale dei carabinieri indagato per i depistaggi sulla morte di Stefano Cucchi. È Alessandro Casarsa, all’epoca comandante del gruppo Roma e fino ad un mese fa al comando dei Corazzieri al Quirinale. Il nome compare nella lista testi depositata da un legale di parte offesa e sarebbe iscritto nel registro degli indagati per il reato di falso in atto pubblico. L’iscrizione di Casarsa è legata alle presunte manipolazioni di due relazioni di servizio sullo stato di salute di Cucchi.
Al via il nuovo bando “Ogni Spor Oltre – OSO” rivolto alle associazioni sportive che vogliano realizzare progetti per sostenere la diffusione della pratica sportiva tra persone con disabilità fisiche, sensoriali e intellettivo- relazionali. Si tratta del terzo bando nazionale lanciato da Fondazione Vodafone Italia. Fino ad oggi questi bandi hanno messo a disposizione oltre 6 milioni di euro con cui sono stati finanziati più di 100 progetti, coinvolgendo un bacino di 200mila persone.
Potrebbe chiudersi per sempre la vicenda giudiziaria legata all’omicidio della giornalista del Tg3, Ilaria Alpi e del cameraman, Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. La Procura di Roma ha chiesto una nuova archiviazione del procedimento dopo quella respinta dal gip che a giugno aveva disposto nuovi accertamenti. Dalla richiesta emerge che l’attività istruttoria degli ultimi sei mesi non ha prodotto spunti investigativi sufficienti a proseguire le indagini.
“Gedi” nomina Verdelli direttore di Repubblica ROMA. Il Consiglio di Ammi-
nistrazione di GEDI Gruppo Editoriale si è riunito ieri a Roma per nominare Carlo Verdelli direttore della testata la Repubblica, in sostituzione di Mario Calabresi, che ha diretto il giornale nel corso degli ultimi tre anni. Il Consiglio di Amministrazione, come si legge in una nota diffusa dal Gruppo GEDI, ha espresso «il proprio ringraziamento al direttore Calabresi per l’impe-
gno profuso nel corso del suo mandato, in un contesto di mercato senz’altro difficile e sfidante. Carlo Verdelli assume la direzione forte di una solida esperienza in ruoli di vertice in testate e realtà editoriali di rilievo, in cui si è distinto per capacità di direzione e talento innovativo». Il Consiglio di Amministrazione ha anche formulato a Carlo Verdelli i migliori auguri di buon lavoro e di successo. —
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GIOVEDÌ 7 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
cambia la mappa del consiGlio reGionale
Forza Italia svanisce e riappare Zorzato-Conte, la strana coppia Gli acerrimi rivali di San Martino di Lupari ricostituiscono il gruppo berlusconiano Il coordinatore Bendinelli: «Noi veri liberali sfidiamo la Lega che tradisce i veneti» suoi 14 parlamentari, con la presidente del Senato, con le centinaia di amministratori locali che condividono la nostra visione politica e ci hanno eletto forza di maggioranza relativa nelle recenti elezioni provinciali. Giorgia Meloni è sbarcata a Venezia per reclutare i camerati di rito An? Si accomodi, io credo
Filippo Tosatto PADOVA. Un coniglio dal cilin-
dro del prestigiatore. Svanito dall’assemblea regionale dopo l’addio in successione di Massimiliano Barison, Elena Donazzan e Massimo Giorgetti - la bandiera di Forza Italia ricompare con l’inedita coppia padovana Marino Zorzato-Maurizio Conte, i “carissimi nemici” di San Martino di Lupari ai quali potrebbe affiancarsi un terzo consigliere; rumors raccolti a Palazzo Ferro-Fini segnalano il serrato “ corteggiamento” avviato nei confronti di un esponente del gruppo misto dal coordinatore veneto del partito, il deputato Davide Bendinelli.
Contromossa azzurra all’addio di Donazzan e all’esodo in Fdi di Barison e Giorgetti
LA CONTROFFENSIVA
Quest’ultimo, per nulla rassegnato all’epilogo della stagione berlusconiana, promette la riscossa: «Forza Italia è più viva che mai, con i
Marino Zorzato “resuscita” il gruppo di FI in coppia con Maurizio Conte
che questa discontinuità segnerà un elemento di chiarezza, rafforzando la nostra fisionomia liberale e riformista». I prossimi passi? «Appena ci avranno restituito il simbolo, ricostituiremo il gruppo, che sarà il migliore alleato di Zaia a condizione che la maggioranza leghista privilegi l’economia di mercato ri-
spetto all’assistenzialismo e scelga lo sviluppo anziché il blocco delle grandi opere». FRECCIATE AL CARROCCIO
Bendinelli non fa sconti al Carroccio pigliatutto: «Non scarichi sull’alleato 5 Stelle l’intera responsabilità della recessione. Scelte rovinose quali il reddito della cittadinanza e la paralisi dell’Alta velocità sono state avallate e condivise dalla Lega che ha tradito così il programma elettorale del centrodestra: dov’è la flat tax? Che fine ha fatto l’abolizione della legge Fornero? Il M5S non ha cambiato rotta, il voltafaccia l’ha fatto Salvini. Perfino sul fronte dell’autonomia, perseguibile grazie alla nostra iniziativa legislativa ostacolata dai leghisti che blateravano di secessione, il 14 febbraio si profila l’ennesimo rinvio». LE DIVERSITÀ DI VEDUTE
Ma quali saranno le mosse dei nuovi alfieri azzurri? Zorzato, un “nativo” forzista reduce dalle deludenti esperienze del Pdl e dell’alfaniano Ncd, è deciso a non fare sconti all’amministrazione di Luca Zaia del quale, en passant, è stato il vice nella legislatura precedente: «Per me si tratta di un ritorno a casa, ai valori e agli obiettivi che in realtà non ho mai abbandonato. Sono stato eletto per fare l’opposizione ma non megherò il mio sostegno alle scelte che giudico utili il Veneto, mi riservo di valutare di volta in volta l’operato della Giunta». Conte, già leghi-
baita, minutillo, buson, savioli e voltazza si apprestano a patteGGiare
Il pm ha chiesto la confisca di 25 milioni ai grandi accusatori del processo Mose VENEZIA. I conti parlano di 25 milioni e rotti di euro. A tanto ammontano le richieste di confische per i cinque “Grandi Accusatori” del Mose – Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo, Nicolò Buson, Pio Savioli e Mirco Voltazza – che si apprestano a patteggiare la pena (tutti con la sospensione condizionale perché inferiore ai due anni) il prossimo 28 febbraio. Per sciogliere il nodo delle confische, nella scorsa udienza il gup Gilberto Stigliano Messuti aveva chiesto alla Procura di pre-
sentare un prospetto che tenesse conto di tutti i reati contestati nei capi d’imputazione e di quanto già versato da coloro che avevano patteggiato subito dopo l’esplosione dello scandalo. Nei giorni scorsi il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto ha depositato i conteggi effettuati dalla Guardia di Finanza, ora in mano ai difensori dei Grandi Accusatori che sono pronti a dare battaglia. Dei 25. 076. 627, 76 euro che per la Procura sono da confiscare, la parte del leone
la fanno i 19 milioni e 150mila euro contestati a Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato di Mantovani, e Nicolò Buson, ex direttore finanziario della società, per quanto riguarda i marginamenti di Porto Marghera. A settembre 2017, per questo stesso filone erano stati condannati l’ex ministro Altero Matteoli e l’amico imprenditore Erasmo Cinque. Il tribunale aveva disposto la confisca (in parti uguali) ai due imputati. Ma Matteoli è morto a dicembre 2017 e Cinque ha
il rapporto annuale al parlamento
Merz, garante del contribuente «Così il Belpaese va a picco» VENEZIA. «Io mi propongo di dimostrare che senza una inversione a U, questa politica economica sta portando l’Italia al dissesto finanziario». A parlare – e a scrivere, nel rapporto annuale sull’attività dell’Ufficio, inviato al Parlamento – è il Garante veneto del Contribuente, Sandro Merz: «Sono magistrato della Corte d’Appello di Venezia in distacco», si racconta dall’ufficio al palazzo dell’Agenzia del-
le entrate, «al concorso eravamo in 15 mila: sono arrivato primo perché sono telepatico». Per legge 212/2000, il garante è nominato dalla Commissione tributaria regionale, per tutelare i cittadini nei contenziosi con l’amministrazione finanziaria a fronte di possibili scorrettezze e irregolarità. Ti aspetti, così, un report sulle cartelle pazze in Veneto, su quanti contribuenti si siano rivolti al “difensore”, quali i casi
vinti e quali persi. Ti ritrovi 13 pagine dai toni forti, dove di tutto si parla, ma non dell’attività dell’Ufficio. Merz non è tipo da politically correct. «Nord-Sud: l’attuale potere politico», titola il capitolo II, dove «nota uno sbilanciamento verso il Sud che ha fatto l’en plein». Puntigliosamente elencando: l’argentino papa Bergoglio, il palermitano presidente Mattarella, la rodigina presidente del Senato Casellati, il
presentato appello. Al momento, dunque, di quei 19 milioni non è stato versato nemmeno un euro. Ora Baita e Buson sono chiamati a rispondere in solido. E sempre Baita compare in quasi tutte le obbligazioni in solido per i diversi capi d’imputazione. Tra gli altri importi che la Procura veneziana chiede di confiscare ai Grandi Accusatori ci sono 1, 3 milioni per la corruzione dell’ex presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta (contestato a Baita, Buson e
napoletano presidente della Camera Fico, il foggiano premier Conte, il milanese vicepremier Salvini, l’avellinese vicepremier Di Maio: «Personalmente, in Veneto non ho conosciuto né conosco tra prefetti e questori uno che non provenga dal Sud: sarà il caso di introdurre simil quote rosa». I poveri denunciati dal rapporto Istat? : «Ho girato in lungo per le strade delle città dove lavoro, abito e sono nato (Venezia, Padova e Trento) e non ne ho incontrato uno: poi ho incontrato 8 persone che pensavo straricche e mi hanno confessato di percepire l’assegno sociale (....) la legge non stabilisce criteri verificabili della condizione di povertà: si grida al lupo, senza dire che potrebbe essere un agnello travesti-
Piergiorgio Baita al processo
Savioli, consulente del consorzio della cooperative venete Coveco); 348mila euro per la corruzione dell’allora presidente della Regione Giancarlo Galan (Baita, Bu-
to». Ce ne è per tutti. Per l’«oltre un milione di italiani che vivono di politica». E per la Chiesa cattolica: «Pagasse i 5-6 miliardi di euro che la Ue ha accertato dovuti allo stato Italiano». La salute? Troppe spese sanitarie, dice, la salute sta nel cibo: «Sono vegetariano, compro alimenti biologici: Ippocra-
Ce n’è per tutti: il Sud pigliatutto in politica la Chiesa che evade gli sprechi, i falsi poveri te affermava che la prima medicina è il cibo e lo stile di vita». Focus sul debito pubblico: «Ogni giorno aumenta: ha raggiunto i 2. 270 miliardi, pari al
sta e poi seguace di Flavio Tosi, è più aperturista: «Sul piano politico io mi sento parte della maggioranza anche se ciò non implica un’adesione totale e acritica». Riuscirà il tandem a convivere dopo decenni scanditi dall’accesa rivalità elettorale? «Non siamo bambini», è la replica congiunta «e sappiamo distinguere la diversa sensibilità personale dalla comune responsabilità politica». Lo vedremo molto presto. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
domani a venezia
Venezia: il welfare complementare con Treu e Feltrin VENEZIA. Un lavoratore su tre, in Veneto, ha aderito alla previdenza complementare. Per fare il punto sulla “terza gamba” del welfare, Veneto Lavoro e Regione promuovono l’incontro dal titolo “La varietà delle previdenze complementari”: domani, dalle 9.30 alle 13, nel Palazzo della Regione in Fondamenta Santa Lucia a Venezia, all’apertura dell’assessore veneto al lavoro Elena Donazzan e del consigliere Antonio Guadagnini, seguiranno gli interventi di Paolo Feltrin, docente dell’Università di Trieste, Tiziano Treu presidente del Cnel e di Francesco Verbaro presidente di Forma. Temp. Coordinerà il direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone.
son, Savioli e Minutillo, ex braccio destro di Galan); 1, 7 milioni per la corruzione dell’allora assessore alla Mobilità Renato Chisso (Baita e Minutillo). Le difese si batteranno per contestare l’importo delle confische. Spetterà al gup Stigliano Messuti stabilire le cifre definitive nella sentenza dei patteggiamenti, su cui non dovrebbero esserci problemi. Due anni la pena su cui accusa e difesa hanno trovato l’accordo per Baita, Minutillo e Voltazza. Un anno e 8 mesi la proposta di patteggiamento per Savioli e Buson. Particolarmente difficile pensare comunque che lo Stato possa aggredire beni degli imputati per importi che si preannunciano in ogni caso elevati. – Rubina Bon BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
134% del Pil: il più grande del mondo (....) i colpi di stato e i giochi sporchi si fanno in ogni angolo del mondo d’estate, mentre tutti sono in vacanza. Secondo prassi anche l’ultimo bilancio consultivo è stato approvato da un Parlamento deserto, in piena estate». Conclusioni? Pensando alla Grecia, «credo sia prudente quanto stanno facendo gli inglesi che accumulano provviste in vista della Brexit. Noi siamo messi peggio: non abbiamo la loro democrazia parlamentare e loro non hanno semieconomisti simili ai nostri che ragliano auspicando l’uscita dall’euro». «Non parlo per me, io sono ricco», chiosa, tirando fuori un rotolo di banconote. Chissà se il premier Conte risponderà. – Roberta De Rossi
GIOVEDÌ 7 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
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La sfida a Roma
«La scuola alle Regioni, Conte dica di no» Cgil, Cisl e Uil scrivono al premier: «L’autonomia chiesta da Veneto e Lombardia minaccia l’unità culturale del Paese» Albino Salmaso PADOVA. La scuola è sacra e
non va affidata alle Regioni perché si snatura l’identità culturale del Paese. A pochi giorni dalla convocazione a Palazzo Chigi di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna per le tre intese sull’autonomia, il sindacato accende un semaforo rosso. Dopo lo Snals e Usb, ieri sono scesi in campo Cgil Cisl e Uil che hanno inviato una lettera al premier Giuseppe Conte in cui esprimono una «fortissima preoccupazione per le gravi conseguenze che comporterebbe il processo di autonomia differenziata, richiesto da alcune Regioni se fosse esteso al sistema scolastico e di istruzione». Nel mirino sono finiti Veneto e Lombardia, mentre l’Emilia Romagna non ha imboccato questa strada, con i governatori Zaia e Fontana che hanno convinto il ministro Bussetti a introdurre delle graduatorie regionali per i nuovi docenti assunti, in sintonia con il modello del Trentino . La lettera dei segretari Scuola di Cgil, Cisl e Uil, Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi e Pino Turi è finita sul tavolo anche dei presidenti della commissioni Istruzione di Camera e Senato e suona come un invito perentorio a bloccare ogni iniziativa: il premier Conte si deve adoperare «affinché nessun ulteriore passo venga fatto in nessuna sede, né governativa né regionale, senza aver preliminarmente investito il Parlamento, a partire dalle Commissioni competenti. E senza aver avviato nel Paese un grande confronto che coinvolga i soggetti di rappresentanza sociale come si richiede per una materia di tale importanza per la vita dell’intera comunità nazionale». Cosa non quadra? Non si ipotizza un semplice decentramento amministrativo, ma «siamo in presenza di un progetto di vera e propria devoluzione, che investirebbe in pieno il sistema scolastico del Paese. Ciò equivarrebbe a minare
l’unità culturale della nazione, per dare vita a progetti formativi regionali e localistici ben al di là di quella giusta attenzione alle specificità territoriali che, a sistema vigente, sono assicurati dall'autonomia scolastica prevista dalla stessa Costituzione», scrivono Cgil Cisl e Uil. L’istruzione è «un valore universale indivisibile che solo il sistema scolastico statale nazionale può garantire, al
I sindacati: su difesa pubblica istruzione giustizia e ordine pubblico non si tratta pari della giustizia, dell’ordine pubblico e della difesa» che sono materie non negoziabili: la richiesta di gestire i giudici di pace, su cui insiste Zaia sostenuto dalle categorie economiche, si scontra con il muro dell’ordinamento della magistratura che ammette concorsi solo su base nazionale. I sindacati sono anche preoccupati per il fatto che «una deriva regionalistica del sistema di istruzione possa accentuare gli squilibri già esistenti fra le Nord e Sud: la scuola è un fattore decisivo di promozione dei diritti della persona e di affermazione dell'unità nazionale», dicono Cgil Cisl e Uil. E Zaia come replica? Il governatore è a Bruxelles per l’inaugurazione dei nuovi uffici di Unioncamere Veneto nella sede di rappresentanza della Regione e ribatte solo alla senatrice grillina Paola Nugnes. «Sull’autonomia siamo alle ore cruciali. Il ministro Stefani sta facendo un ottimo lavoro. Si stanno chiudendo tutti i ragionamenti rispetto alle indicazioni del ministeri e i miei tecnici, così come quelli di Lombardia ed Emilia-Romagna, stanno scrivendo insieme al ministero la bozza definitiva da sottoporre al Consiglio dei ministri». Resta un dubbio: il 15 febbraio ci sarà la convocazione a Roma o no? — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Il m inistro Erika Stefani e il premier Giuseppe Conte parlano di autonomia a Roma. A destra Marta Viotti, segretaria Cgil scuola Veneto
marta Viotti, segretaria della cgil
«Ma quali corsi di venetismo... qui c’è carenza di professori» «Difficile coprire le cattedre di matematica perché i neolaureati vogliono essere assunti nelle aziende dove guadagnano di più» VENEZIA. «Ma quali graduatorie regionali nelle scuole, in Veneto mancano i docenti di matematica perché gli ingegneri a tutto pensano tranne che a insegnare. Del resto, se lo stipendio è di 1200-1400 euro al mese a vita, difficile dare loro torto». Marta Viotto, segretaria regionale Cgil scuola, boccia senza appello l’ipotesi di trasferire alle Regioni alcune competenze in capo al Miur. Cosa non la convince? «Ci sono troppi segnali che mettono a rischio un valore universale: l’autonomia del-
la didattica e la libertà d’insegnamento. Qui si torna indietro. La giunta regionale ha già tentato di introdurre il dialetto e i corsi di venetismo ma per fortuna il pericolo è rientrato. Si è fatta tanta fatica a scrivere e a parlare in italiano qui in Veneto che mi pare assurdo volgere lo sguardo al passato». Gli altri pericoli che lei vede all’orizzonte? «Il più grave riguarda la delibera che discriminava i figli degli immigrati nelle iscrizioni alle materne: la corsia preferenziale per i bimbi veneti è incostituzionale ed è stata eliminata. Ma altrettanto pericolosa è la proposta di stabilire nel calendario quali giornate dedicare allo sport». Come mai la Cgil protesta solo contro il governo
Lega-Ms5 e il presidente Zaia? «Non è vero. Abbiamo espresso le nostre perplessità fin dalla firma dell’intesa tra Zaia e il governo Gentiloni: la scuola è uno dei capisaldi di un Paese civile e non può essere materia negoziabile. Gentiloni aveva concesso 6 materie, Zaia ha esagerato e dal ministro Stefani conta di portarne a casa 23, tutte quelle previste: così sarà il caos». Zaia e il ministro Bussetti vogliono creare delle graduatorie regionali per i nuovi concorsi nelle scuole ed evitare il turn over. Lei che ne pensa? «La regione Veneto non ha le risorse per gestire i contratti del personale della scuola. Si tratta di 3 miliardi di euro,
Nessuno ha la pretesa di sostituirsi allo Stato-stratega
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MARIO BERTOLISSI
IL COMMENTO
e competenze strategiche debbono rimanere allo Stato! Lo si ripete, molto spesso, quando si discute della maggiore autonomia rivendicata dalle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Si sono espressi, in questi termini, il presidente di Confindustria Boccia e il Presidente del Consiglio Conte. Quale è il significato di questo richiamo? Se fatto, lascia intendere che le istanze regionali pretenderebbero di invadere il campo di azione dello
che diventano 4,5 se gli stipendi vengono parificati a quelli di Trento e Bolzano. Ma qui c’è un gioco il diritto costituzionale all’istruzione, ne parleremo il 26 febbraio in un convegno a Mestre. Non posso pensare che se uno studente si iscrive all’università in Toscana rischia di essere penalizzato perché in Veneto ha una formazione diversa, legata al dialetto». La sua proposta per migliorare la didattica? «A tutto penso tranne che ai test d’ingresso per i professori meridionali. Abbiamo segnalato ai rettori delle università di Padova, Venezia e Verona e all’assessore Donazzan la necessità di coordinare i profili dei laureati con la domanda dei diplomi delle superiori ma non c’è stato un passo avanti. In Veneto è passata l’idea che conta solo fare soldi e tutti vogliono diventare imprenditori. Gli insegnanti sono una categoria di serie B, con un pessimo stipendio, denigrati e attaccati da tutti». — Al.Sal.
Stato, dotato di una valenza strategica. Ma nessuna Regione ha la pretesa di sostituirsi allo Stato, nell’esercizio di poteri che implicano la cura di interessi nazionali. Ad esempio, la viabilità autostradale è dello Stato. Tuttavia, il controllo sulla attuazione della concessione può essere attribuito alla Regione, per evitare quel che è accaduto al Ponte Morandi: statale per definizione. Quel cenno lascia intendere, poi, che, se le competenze strategiche rimangono al cen-
tro, possiamo dormire sonni tranquilli. Il che - come, purtroppo, tutti sanno - non si verifica per nulla. Infatti, le materie “giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa” sono affidate alla legislazione esclusiva dello Stato (articolo 117, comma 2, lettera l, della Costituzione). È un luogo comune, che una delle principali cause, che scoraggiano investimenti stranieri in Italia, è rappresentata dalle condizioni in cui versa la giu-
stizia, nel suo complesso, e, in specie, quella civile. Si pensi, quindi, all’istruzione. Anche a questo proposito, l’allarme è alto. Qualcuno teme che la Regione pretenda di definire i programmi di insegnamento e metta a punto una sorta di Minculpop: un Ministero della cultura popolare. Timore infondato e puerile. Perché la prima aspirazione di chi ama il buon governo e la buona amministrazione è di dare inizio all’anno scolastico con tutti i docenti al loro po-
sto. Invertendo, in tal modo, quel che accade, da sempre, pur essendo l’istruzione nelle mani dello Stato-stratega. E della salute, che dire? Nonostante spetti ancora allo Stato esercitare i poteri di indirizzo e di coordinamento, in nome di ovvie esigenze di eguaglianza, impazza il turismo sanitario. Dalle Regioni del Sud ci si reca negli ospedali del Nord. Ospedali - e non solo - ormai gravemente carenti di medici, dal momento che lo Stato ha omesso di attivare un nume-
ro adeguato di borse di studio per le specialità. Il fatto è che, quando si discute di competenze, non lo si deve fare in astratto. È in questo contesto che emergono i problemi veri e su di essi ci si misura, con la consapevolezza che “fare le cose per bene” è un dovere costituzionale essenziale, consacrato nell’art. 97. Spendere di meno e ottenere un vantaggio comparativo superiore, in prestazioni e servizi, consente di dare di più a tutti. In modo particolare, a coloro che vivono nelle ristrettezze. All’indigente di cui parla l’articolo 32 della Costituzione -, che è colui che è «privo dell’indispensabile per vivere».—
DAL 1887
il Quotidiano
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del NordEst
ANNO 133- N° 32
VENEZIA MESTRE
Giovedì 7 Febbraio 2019
Mestre Allenatore 40enne faceva sesso con 3 calciatrici tra i 13 e i 16 anni
Spettacolo Festival di Sanremo, partenza lenta Hunziker e Mannoia danno lo sprint
Tamiello e Munaro p. V
L’analisi
Se il fronte della crescita deve battere in ritirata
Mondiali di sci Capolavoro Paris nel superG di Are l’Italia ritrova l’oro dopo 8 anni
Molendini alle pagine 20 e 21
Nicoliello a pagina 23
«Manuel, abbiamo sparato noi» Confessano i due che hanno ferito gravemente `«È stato un errore». Volevano colpire alcuni il giovane nuotatore veneto nell’agguato a Roma esponenti del clan Casalesi dopo la rissa al pub `
Paolo Balduzzi no dei vizi più vecchi della politica, certamente non solo italiana, è quello di liberarsi delle persone (diventate) scomode offrendo posizioni compensative, a volte migliori, meno spesso peggiori. C’è anche un’espressione latina, promoveatur ut amoveatur, a indicare questa pratica e a riprova che certi vizi sono consolidati e non sono propri solo della politica contemporanea. L’ultimo esempio è di questi giorni e riguarda la nomina del ministro Paolo Savona alla presidenza della Consob. La nomina è stata criticata dalle opposizioni per motivi sostanzialmente burocratici (c’è un conflitto di interessi o non c’è?), ed è un peccato. Perché la sinistra dovrebbe sapere che il conflitto di interessi è un argomento che non interessa minimamente all’elettorato (Berlusconi non ha insegnato proprio nulla?). E perché ci sono decisamente argomenti migliori per criticare la nomina. Che, se vogliamo dirla tutta, dal punto di vista tecnico non solo tecnico ma anche sostanziale è anche una buona notizia, viste l’esperienza e la caratura professionale di Paolo Savona. Gli argomenti per riflettere su questa nomina sono molteplici. Il primo, e più importante, è che appunto questa operazione ha tutta l’aria di voler allontanare dal governo un ministro diventato scomodo, soprattutto per le sue posizioni così apertamente a favore dello sviluppo basato su una politica di investimenti. Continua a pagina 27
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Si sono presentati in questura, accompagnati dai loro avvocati. «Siamo stati noi a sparare, ma è stato un errore». Svolta nelle indagini sul ferimento di Manuel Bortuzzo, il 19enne nuotatore veneto raggiunto sabato notte da un colpo di pistola vicino a un pub a Roma. I due giovani di 24 e 25 anni, Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, sembra volessero colpire due esponenti del clan dei Casalesi dopo la rissa al pub. La pistola era stata trovata in zona ieri dagli investigatori, che sull’arma avevano trovato impronte. Marani e Polisano alle pagine 2 e 3
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Consiglio regionale
Foibe, il voto del Veneto contro il negazionismo Una risoluzione per condannare «la tragedia» del passato, ma anche «il negazionismo» del presente. Dal Consiglio regionale del Veneto arriva un segnale forte, con l’approvazione in commissione dell’atto che ora andrà in aula. Pederiva a pagina 13
Pil a picco, rischio manovra bis Fmi boccia Reddito e Quota 100 Di Maio: il Fondo ha affamato i popoli, non può criticare
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«Non sento più le gambe Mamma, fatti coraggio» FORZA D’ANIMO Manuel Bortuzzo ha saputo dal papà della paralisi ed è lui a fare coraggio alla madre. Mozzetti a pagina 3
Le stime di crescita per il 2019 saranno tagliate dalla Ue di un punto, allo 0,2%, considerando anche gli effetti della Legge di Bilancio. Il Fmi prevede lo 0,6%, ma avverte che in caso di un acuto stress dell’Italia l’effetto contagio potrebbe essere globale e significativo. Criticate, in quanto «misure rischiose», reddito e quota 100. Di Maio replica: «Il Fmi ha affamato popoli, non può criticare». Tria: «Sottovaluta la necessità di sostenere la crescita. Non c’è motivo per creare allarmismi». Ma il rischio di una manovra-bis da nove miliardi si fa sempre più concreto. Conti e Di Branco alle pagine 4 e 5
La polemica
Il focus
Zaia: «Ore cruciali per l’autonomia» Scontro con Nugnes
La rinascita delle Province, il record del Friuli
Da Bruxelles, dove ieri ha inaugurato i nuovi uffici di Unioncamere nella sede della Regione, Zaia è ottimista: «Sull’autonomia siamo alle ore cruciali». Ma è scontro con la senatrice grillina Nugnes: «Vuole cambiare la Costituzione? Chissà se Di Maio lo sa».
Il Friuli Venezia Giulia, prima regione che ha eliminato le Province facendole sparire dal proprio Statuto nel 2016 e battendo sul tempo la riforma della legge Delrio è ora candidata a essere la prima regione in Italia a farle rivivere.
Pederiva a pagina 8
Batic a pagina 15
La storia
Il caso Diciotti
Salvini: Di Maio non esageri dubbi sul voto M5s
La passione di Enrico: «Così riporto in vita antichi orologi rotti»
La rassicurazione di Di Maio sul voto degli esponenti nella Giunta per le elezioni è arrivata. «Il Movimento voterà no al processo», la comunicazione fornita a Salvini. Ma il problema è un altro. Ed è lo stesso ministro dello Sviluppo ad averlo spiegato all’alleato di governo: «Non posso dare garanzie sul voto dell’Aula».
Quando un orologio perde il tempo, ha bisogno di un medico. Come in una laparoscopia d’artista, però, bisogna arrivare dritti al cuore del problema senza rovinare l’involucro. Enrico Mazzocca, 22 anni e una passione per quelle lancette che da secoli hanno fermato il proprio corso: «Ci sono moltissimi orologi apparentemente inservibili: sui campanili delle chiese, sulle consolle dei palazzi antichi ma non è sempre vero che sia suonata... la loro ora. Tutto si può riparare». Filini a pagina 19
Pucci a pagina 9
È un medicinale. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Non somministrare al di sotto di 12 anni. Autorizzazione del 17/04/2018.
REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 ∆ “Ritratti Veneziani” Vol. 2 € 6,90* ∆ “Il Ponte di Rialto” € 12,90 (solo edizione Venezia)* ∆ “Calendario Barbanera 2019” € 2,90* - *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE
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Primo Piano
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La politica e le sfide
Zaia: «Ore cruciali per l’autonomia» Scontro con Nugnes Il governatore: «I tecnici a Roma `La senatrice grillina torna alla carica: stanno scrivendo il testo dell’intesa» «Serve una riforma costituzionale» `
LA TRATTATIVA VENEZIA Direttamente da Bruxelles, dove ieri ha inaugurato i nuovi uffici di Unioncamere nella sede della Regione, Luca Zaia sprizza ottimismo: «Sull’autonomia siamo alle ore cruciali». Ma da Napoli rimbalzano gli echi di nuove resistenze all’intesa, tra Confindustria-Università Federico II che fissa alcuni paletti e la senatrice pentastellata Paola Nugnes che pianta nuove grane, perlomeno agli occhi di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Ma intanto la scadenza del 15 febbraio si avvicina e così trapela che a Roma i tecnici del Governo e delle Regioni sono impegnati in sessioni pressoché no-stop nella stesura dell’atto che dovrà essere approvato da Palazzo Chigi.
IL SUD Conferma al riguardo lo stesso Zaia: «Il ministro Stefani sta facendo un ottimo lavoro. Si stanno chiudendo tutti i ragionamenti rispetto alle indicazioni del ministeri e i miei tecnici, così come quelli di Lombardia ed Emilia Romagna, stanno scrivendo insieme al ministero la bozza definitiva da
CONFINDUSTRIA NAPOLI: «DEFINIRE GIÀ ADESSO I LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI». RUBINATO: «BASTA NOZZE CON I FICHI SECCHI»
sottoporre al Consiglio dei ministri». Ma a quanto pare gli Industriali della Campania contano ancora sulla possibilità di correggere il testo dell’accordo, proponendo insieme ad un gruppo di accademici sette punti «perché l’autonomia sia ben realizzata»: rapido avvio del processo di riconoscimento delle competenze in base al principio del trasferimento finanziariamente neutrale delle risorse; contestuale definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni; previsione di un sistema di monitoraggio pubblico affinché il Governo possa tempestivamente sostituirsi alle Regioni a tutela degli stessi Lep; ruolo esplicito del Parlamento sia per il monitoraggio degli effetti sia per effettuare le modifiche necessarie; rimozione del dimezzamento del target pere-
quativo; erogazione di risorse collegata alla puntuale verifica dell’efficienza della spesa; recupero della potestà statale di indirizzo per le materie nevralgiche per lo sviluppo economico nazionale. In un’intervista al Mattino di Napoli in edicola oggi, al riguardo Zaia si mostra conciliante: «Vi leggo un atteggiamento positivo che parte dall’assunzione di responsabilità. In questa storia qualcuno al Sud si era arroccato in un atteggiamento di irresponsabilità. Adesso finalmente si dice che l’autonomia si può fare».
IL BATTIBECCO Ma non così facilmente, secondo la grillina Nugnes, protagonista dell’ennesimo battibecco con il leghista Zaia. «Non basta la Costituzione così come è stata modi-
ficata nel 2001, bisogna rimettere mano ad una riforma costituzionale più consistente e strutturale, di cui tutti dobbiamo prendere atto e coscienza», afferma la senatrice, condividendo le proposte di Confindustria su Lep e perequazione. Replica di Zaia: «Nugnes ignora che le Regioni sono uguali sulla carta e diverse, da sempre, nei fatti. E trascura di mettere a confronto il livello delle tutele di cui usufruiscono i cittadini di talune regioni, ad esempio del Veneto, e i cittadini di altre, ad esempio della regione in cui lei vive. Vuole cambiare la Costituzione vigente? Chissà se di Maio lo sa». Nel dibattito interviene anche l’ex parlamentare dem Simonetta Rubinato, oggi presidente di Veneto Vivo e convinta autonomista: «Qui dopo ol-
tre vent’anni di promesse ci si è un po’ stancati di far le nozze con i fichi secchi e si aspetta che arrivi finalmente un piatto a tavola. Sì, perché, a differenza di quello che ha detto Nugnes, non c’è il caviale nelle mense dei bambini del Veneto, anzi». L’esponente del M5s però fa spallucce e rilancia: «Zaia stia più attento e ascolti. Per trasformare lo Stato italiano in uno Stato federale, come dice lui, serve una riforma costituzionale strutturale».
siamo in realtà in presenza di un progetto di vera e propria devoluzione, che investirebbe in pieno il sistema scolastico del Paese, minando l’unità culturale della nazione, per dare vita a progetti formativi regionali e localistici ben al di là di quella giusta attenzione alle specificità territoriali che, già a sistema vigente, sono assicurati dall’autonomia scolastica prevista dalla stessa Costituzione».
A proposito di federalismo, anche il vicepresidente della commissione bicamerale Vincenzo Presutto, altro esponente del Movimento 5 Stelle, è perentorio: «Non potremmo accettare un quadro di autonomie all’interno del quale le funzioni vengono attribuite in base a fabbisogni standard strettamente legati alle capacità fiscali del territorio che chiede quelle funzioni. Questo rischierebbe di cristallizzare, per non dire accentuare, i divari interni al Paese. I diritti garantiti, in altri termini, non possono essere commisurati alla ricchezza dei territori». Angela Pederiva
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Cgil, Cisl e Uil Scuola: «Così si mina l’unità culturale» Montecitorio e Palazzo Madama e ai presidenti delle due Camere, chiedono di bloccare, rivendicando come indispensabile l’avvio di un ampio confronto nelle aule parlamentari e nel Paese prima di assumere decisioni. «Quello che si ipotizza – scrivono Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi e Giuseppe Turi – non è un semplice decentramento amministrativo:
In Abruzzo riunione del centrodestra Europee, in forse la corsa di Berlusconi IL CENTRODESTRA ROMA Il presepe si ricompone in Abruzzo, non però in mezzo alla neve o in una grotta appenninica ma a Pescara. E i suoi personaggi, Berlusconi, Meloni e Salvini, non erano apparsi in pubblico tutti e tre insieme appassionatamente (si fa per dire) dalla famosa scenetta fuori dallo studio di Mattarella nel corso delle consultazioni per il governo. Quando Berlusconi fece la parodia di Salvini che parlava (uno, due, tre...) e si scatenò un mezzo putiferio. Da allora in poi, soltanto vertici riservati e sempre più o meno interlocutori. Mentre come appuntamento elettorale (dopo il “patto dell’arancino” siglato in un ristorante di Catania per il voto siciliano), l’ultima apparizione del terzetto risale, al tempio di Adriano, alla vigilia delle consultazioni politiche di marzo. E così la reunion abruzzese, per le regionali, oggi diventerà un
piccolo grande evento. In cui le rivalità interne alla compagnia potrebbero balzare dal retroscena alla scena. Il Cavaliere accetterà, come non ha saputo fare alle consultazioni sul Colle, il ruolo di attore non protagonista, oppure inventerà un numero dei suoi difficilmente gradito ai due partner? Tutti insieme per tirare la volata al candidato Marco Marsilio, ma tutti divisi. Così: Salvini vuole azzerare Forza Italia nel voto di lista, per liberarsi ancora più le mani dal vecchio centrodestra. La Meloni vuole superare gli azzurri per diventare il partner principale della Lega in un nuovo centrodestra la cui
OGGI A PESCARA I LEADER DI FDI, FI E LEGA. MA SALVINI: «SOLO ALLEANZA LOCALE». IL CAVALIERE RINUNCIA AL CENTRO
«Olimpiadi, Milano e Cortina compatte»
IL FEDERALISMO
La riforma e l’istruzione
ROMA Dura presa di posizione dei sindacati confederali del comparto istruzione e ricerca sull’autonomia. Flc Cgil, Cisl Fsur e Uil Scuola denunciano le gravi conseguenze legate al conferimento di maggiori poteri alle Regioni, come prevedono le intese che il Governo è in procinto di sottoscrivere. Un percorso che le organizzazioni, rivolgendosi al Governo, alle commissioni Istruzione di
LEGHISTA Luca Zaia è governatore del Veneto al secondo mandato
seconda gamba sarà la versione allargata di Fratelli d’Italia in dialogo con il partito di Toti, se lo farà, con forze civiche e includendo pezzi di berlusconismo (l’altro giorno Massimo Giorgetti, capogruppo forzista alla Regione Veneto è passato con la Meloni e sui territori questo tipo di travaso sta crescendo).
REBUS AZZURRO E Berlusconi combatte come può questa battaglia interna, e solo un successo in Abruzzo dove il personaggio è ancora pop - potrebbe rilanciarne l’immagine dentro la coalizione. Che è ormai soltanto «un’alleanza locale», come sostiene Salvini ma Berlusconi non vuo, sentirselo dire. Anzi, prima che il presepe andrà in scena, è facile immaginare che l’ex premier dirà al vice-premier: «Matteo, devi mollare quei pazzi dei 5 stelle. Non vedi che ti stanno portando nel baratro, a te e all’Italia?». Salvini gli sorriderà, e amici - ma anche no - come prima.
Ora si tratta di far vincere Marsilio, ma è molto aperta la partita abruzzese con la grillina Sara Marcozzi sempre accompagnata da Di Maio e con Giovanni Legnini e le sue otto liste civiche e di centrosinistra. Poi toccherà, sempre in schema vecchio centrodestra unito, al voto in Sardegna e infine a quello europeo. E qui, in casa forzista i problemi non mancano. I sondaggi non schiodano gli azzurri dal 10 per cento (ma alcuni di loro dicono che «a stento tocchiamo il 9») e va tramontando l’idea di candidare Berlusconi capolista in tutte le cinque circoscrizioni. Al Nord-ovest il Cavaliere non ci sarà, per evitare il duello con Salvini da cui uscirebbe perdente. Ma anche nella circoscrizione Centro, il capolista sarà Tajani e non Silvio. E la ragione è questa: la legge impone l’alternanza di genere tra uomo e donna in cima alla lista. Con Berlusconi capolista la numero due dev’essere una donna. Ma si può candidare al terzo
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LA CANDIDATURA VENEZIA «La squadra è compatta: Comuni, Regioni e Governo verso un unico obiettivo, che è quello di portare a casa le Olimpiadi»: l’ha ribadito ieri iol governatore Luca Zaia, a proposito della corsa di Milano-Cortina ai Giochi Invernali 2026. «Abbiamo il più bel dossier, dobbiamo lavorare pancia a terra ed essere sempre convinti del fatto – ha aggiunto – che da soli si fa prima ma assieme si fa molta più strada. Oggi dobbiamo lavorare per portare a casa la candidatura, certo è che solo il roadshow di presentazione porta beneficio ai nostri territori e direi che tutto questo può portare beneficio all’Italia intera».
I FONDI
ALLEATI Meloni e Berlusconi
posto, con il rischio che la carenza dei voti forzisti posa azzopparlo, il presidente del Parlamento europeo? Chiaro che no? In più, piazzare terzi dei ras di preferenze come l’uscente Aldo Patriciello nel Sud, o penalizzare big come Fulvio Martusciello, non conviene proprio in una fase in cui i consensi servono e non li porta più tutti o quasi, come un tempo, Super–Silvio. E allora in nome del rinnovamento, chiamiamolo così, il Fondatore potrebbe fare qualche sacrificio e scegliere un collegio solo. O magari nessuno. Mario Ajello © RIPRODUZIONE RISERVATA
Intanto continua lo scontro sui finanziamenti da parte del Governo. A proposito della notizia sul fondo di investimenti allo studio di Palazzo Chigi, arriva la contrarierà del senatore pentastellato Gianluca Castaldi: «Come M5s rimaniamo fermi sulla lettera che l’esecutivo ha già inviato al presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Back. La quale chiarisce limpidamente che a livello statale non ci sarà alcun onere, neanche dell’ultim’ora. La candidatura è nata come “low cost” e tale dev’essere, per questo non c’è all’orizzonte alcuno stanziamento suppletivo da parte dello Stato». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
LA CERIMONIA DI BASOVIZZA Domenica 10 febbraio, Giorno del Ricordo, commemorazione delle vittime delle foibe. Ieri il Viminale ha confermato alle 10.30 la presenza del ministro Matteo Salvini. Giovedì 7 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
Foibe, voto unanime anti-negazionisti Veneto, la commissione Cultura del Consiglio regionale approva `Il via libera dopo le polemiche e le toccanti audizioni degli esuli una risoluzione di condanna sulla tragedia e sui giustificazionismi L’appello delle vittime: «Tutti vedano il film su Norma Cossetto» `
LA SEDUTA VENEZIA Una risoluzione per condannare «la tragedia» del passato, ma anche «la strumentalizzazione e il negazionismo» del presente. Nei giorni delle polemiche incrociate su foibe, ruolo dell’Anpi, film Red Land e martirio di Norma Cossetto, dal Consiglio regionale del Veneto è arrivato ieri un segnale forte, attraverso l’approvazione all’unanimità in commissione Cultura dell’atto che ora dovrà essere discusso in plenaria. Il voto è arrivato al termine delle toccanti audizioni di alcuni esuli e rappresentanti delle comunità italiane dell’Istria, della Venezia Giulia e della Dalmazia, in una seduta eccezionalmente a porte aperte che ha visto entrare nell’aula di Ferro Fini anche gli allievi dei licei Maffei di Verona e Marconi di Conegliano.
I TESTIMONI Non è volata una mosca, fra i ragazzi assiepati sugli scranni dei consiglieri e pure al centro del parlamentino, durante i racconti
ANPI E RETE STUDENTI A DONAZZAN: «FACCIA SCIOGLIERE I GRUPPI NEOFASCISTI». A TRENTO SCRITTE SUI MURI CONTRO LA PELLICOLA “RED LAND”
dei testimoni più o meno diretti. Come Massimiliano Lacota, «figlio e nipote di esuli e deportati», oltre che presidente dell’Unione degli Istriani, a cui è toccato il compito di riassumere la ricostruzione storica delle drammatiche vicende. «Ho sentito numeri aberranti da parte di associazioni vicine alla destra – ha sottolineato – ma dobbiamo essere prudenti, altrimenti finiamo per screditarci. È ragionevole pensare che, fra settembre-ottobre del 1943 e maggio-giugno del 1945, gli infoibati siano stati non meno di 7.000 e non più di 10.000. Certamente però con i deportati e gli esuli il numero è arrivato a 350.000, persone che hanno dovuto patire anche la mancata difesa dei propri diritti morali e materiali da parte dell’Italia. Abbiamo perso tutto quello che avevamo, l’unica soddisfazione è stata l’istituzione del Giorno del Ricordo, per quanto tardiva». La ricorrenza cade il 10 febbraio. «Non fu pulizia politica, ma etnica», ha rimarcato Luigi D’Agostini, ricercatore storico ed esule istriano, «testimone dell’occupazione slava e dei fatti atroci che ancora la storia trascura», ha detto di sé, rievocando la cattura di suo padre che era comandante dei vigili urbani a Capodistria «perché era italiano e voleva rimanere al suo posto», o l’uccisione a botte di due negozianti critici verso l’introduzione della “jugolira”, «una scena lugubre che non ho mai dimenticato pur essendo solo un ragazzino: i cadaveri a ter-
ra e tutt’intorno una danza folkloristica». Era una bimba anche Italia Giacca, oggi presidente onoraria dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che di esodi ha confidato di averne vissuti tre: «Da bambina, istriana di nascita; da adulta, triestina di prima adozione; da vecchia, veneta di seconda adozione». Un’immagine: «La piccola valigia di cartone, in cui la mamma fu costretta a mettere tutti i ricordi della nostra famiglia». Un invito: «In sessant’anni di silenzio hanno cercato di infoibare anche la nostra storia, per questo invito tutti venerdì sera a sintonizzarsi su Rai3 per guardare Rosso Istria e rendere omaggio a Norma Cossetto, una ragazza che aveva la mia età». Un appello: «Cari studenti, promettetemi di iniziare una rivoluzione culturale, dicendo per esempio che andate a “Parenzo” o a “Fiume” e non a “Porec” o a “Rijeka”».
VENEZIA Quando lasciò Lussino aveva due anni, ma ancora oggi parlando di quell’isola e dei ricordi, alcuni molto tragici che accompagnarono la storia della sua famiglia, le vengono le lacrime agli occhi. La voce si piega all’emozione. Federica Haglich, 66 anni, vive a Mestre, ma il suo cuore è tutto su quell’isola. Lì riposano i suoi genitori («Mio padre ha voluto essere sepolto lì, mia mamma lo ha seguito, quando è mancata. Sono lì, guardano la Baia di San Martino»). Sabato, Federica sarà a Roma, al Quirinale, invitata dal presidente Sergio Mattarella con una delegazione delle associazioni di esuli giuliano-dalmati e istriani, per celebrare la Giornata del Ricordo.
FEDERICA HAGLICH, ORIGINARIA DI LUSSINO, OGGI VIVE A MESTRE E DOMENICA SARÀ RICEVUTA AL QUIRINALE DA MATTARELLA
Un segnale importante, ma ancor oggi l’opinione pubblica continua a dividersi su questo dramma nazionale. «Le polemiche segnano tutti noi. E quello che più mi ferisce è che ci sono fior fiore di intellettuali pronti a negare, o solo a relativizzare, quella tragedia. E glielo dico con amarezza con un paragone forte. Ci sono persone chiamate a parlare per la Giornata del Ricordo, che negano la storia. È come se per parlare della Shoah si decidesse di far parlare i nazisti...». Però oggi c’è più consapevolezza di quello che accadde «Certamente. Io stessa solo l’anno scorso ho trovato la forza di parlare di quello che costò alla mia famiglia. L’ho fatto, non a caso, davanti ad una scolaresca ed è stata una esperienza molto bella». La Dalmazia, l’isola di Lussino, una storia famigliare. «Siamo venuti via nel 1951. Qualche anno dopo il vero e proprio esodo dell’immediato Dopoguerra. Mio padre intuì che la vita si stava facendo sempre più difficile per gli italiani. Nei ricordi di
completato il concetto Erika Baldin (Movimento 5 Stelle). «Tanto più perché quand’ero al liceo sui libri non ho trovato una riga sulle foibe», ha lamentato Elena Donazzan (Amo il Veneto).
LE POLEMICHE Proprio a lei si sono rivolti ieri la Rete degli studenti medi e i direttivi Anpi di Padova e Verona, per chiederle di «invitare allo
scioglimento di organizzazioni neofasciste», non dell’associazione dei partigiani. A proposito di polemiche, nella notte sono apparse scritte ingiuriose sui muri del cinema Astra a Trento, dopo la proiezione del contestato film. Sul caso il senatore Maurizio Gasparri ha presentato un’interrogazione: «Punire i responsabili». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL DIBATTITO È su questa premessa che la commissione è arrivata al voto unanime sulla risoluzione anti-giustificazionismi. «Sono stati fatti significativi passi in avanti, ma ora le istituzioni democratiche devono con ancora maggior decisione prendere le distanze dai negazionisti», ha evidenziato Alberto Villanova (Zaia Presidente). «È doveroso difendere la verità», ha aggiunto Massimo Giorgetti (Fratelli d’Italia). «Questa tragedia non può essere cancellata e strumentalizzata», ha pun-
«Io, dalmata, piango ancora: tanti drammi, zero giustizia» L’INTERVISTA
tualizzato Francesca Zottis (Partito Democratico), seguita dalla collega Orietta Salemi: «Bisogna incontrare la vita per toccare con mano cosa significhi la dignità umana offesa». Ha concordato Maurizio Colman (Lega): «È necessario parlare di questi eventi dolorosi, portando conoscenza e verità». «Per allontanare con decisione ogni forma di negazionismo o di giustificazionismo», ha
mia mamma c’era sempre quell’abbandono, Lussino che dal piroscafo diventava sempre più piccola...». Poi l’arrivo ad Udine in un campo profughi e il trasferimento in una casa di parenti a Fener nel Bellunese. «Ricordo che venimmo accolti benissimo. Quel paesino ci venne incontro. Passammo lì set-
RAGAZZI IN AULA Ieri a Ferro Fini anche gli studenti di Verona e Conegliano. Sotto Federica Haglich
te-otto anni e poi arrivammo a Mestre. Ma la tragedia non era finita». Cosa successe? «Mio zio, il fratello di mio nonno, che voleva andare via da Lussino, tentò la fuga molti anni dopo, nel 1956. Cercò di imbarcarsi su una nave, ma dopo l’imbarco sparì. La verità è emersa dal mare 40 anni dopo, quando venne-
ESTRATTO BANDO DI ASTA PUBBLICA UNITA’ IMMOBILIARI RESIDENZIALI E COMMERCIALI DI PROPRIETA’ DELL’INAIL LE ASTE SI SVOLGERANNO dal 6 al 12 marzo 2019 CON MODALITA’ TELEMATICA ATTRAVERSO LA RETE ASTE NOTARILI DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEL NOTARIATO L’I.N.A.I.L. offre all’asta la piena proprietà di unità immobiliari residenziali libere o occupate facenti parte del programma di dismissione degli immobili ai sensi: dell’art.6 del D.lgs. 104/1996; dell’art.3 del D.L. 351/2001 convertito L. 410/2001; dell’art.43bis del D.L. 207/2008 modiicato dalla L.14/2009; del decreto del M.E.F. del 21/11/2002 sulle modalità di vendita del patrimonio immobiliare trasferito alla SCIP; della convenzione con il Consiglio Nazionale del Notariato del 16/05/2017 per la gestione delle procedure d’asta e la vendita degli immobili con l’utilizzo di una procedura telematica via Web; della Determina di disinvestimento assunta del Presidente dell’I.N.A.I.L. n. 175 del 24/07/2013 e regolamento per gli investimenti e disinvestimenti immobiliari assunto dal Presidente dell’I.N.A.I.L. n. 27 del 20/01/2016 Le Aste sono effettuate per singoli Lotti, comprensivi di eventuali pertinenze e accessori il cui elenco, completo di documentazione (planimetrie, foto, ecc.), nonché l’elenco dei Notai, presso i quali è possibile depositare le offerte e il Bando d’Asta integrale con il Disciplinare d’Asta e i suoi Allegati (fac-simile Modelli di partecipazione), che regolano le modalità di partecipazione e di svolgimento dell’Asta, sono disponibili sui siti internet www.inail.it oppure www.notariato.it o potranno essere richiesti alle Direzioni Regionali dell’I.N.A.I.L. Gli immobili in vendita sono ubicati: FRIULI VENEZIA GIULIA : Trieste, VENETO : Mogliano Veneto (TV), Rovigo, Steno (VE) Vicenza. Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi alle Direzioni Regionali Inail , o in alternativa a: Consiglio Nazionale Notariato (tel. 06/362091 e-mail: cnn.segreteria@notariato.it).
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ro recuperati i resti di quattro persone. Tra di esse mio zio. Scoprimmo che fu assassinato insieme agli altri. Ma c’è di peggio». Sarebbe a dire? «Ci siamo sentiti dire dallo Stato che mio zio era stato ucciso “fuori tempo massimo” stabilito dal Trattato di Osimo. Quindi, oltre la beffa dei beni requisiti senza indennizzo o con un risarcimento iniquo, abbiamo scoperto che il sacrificio di mio zio è rimasto vano. Morire fuggendo nel 1956 non comporta il fatto che possa essere legato alla tragedia degli italiani di Dalmazia. Il triste conteggio degli assassinii termina con il 1950. Mi piacerebbe che questa norma venisse “allungata” di qualche anno per fare veramente giustizia». Ci vorrebbe un intervento da parte del mondo politico. «Esattamente. Ma non mi faccio illusioni. In passato, era il 2009, l’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini, si impegnò affinché venisse tolta dai nostri documenti di identità, alla voce “luogo di nascita”, la parola Jugoslavia. Stiamo ancora aspettando che lo Stato tolga di mezzo quella dizione, ormai anacronistica».
È solo un pezzetto di carta... «Quando ricoverammo mia madre, prima che ci lasciasse, in ospedale, vedendo il luogo di nascita le chiesero se era croata o serbo-bosniaca. Lei si alzò dalla barella e disse con tutta la voce che aveva in corpo: “Sono italiana!”». Paolo Navarro Dina © RIPRODUZIONE RISERVATA
«L’ASSASSINIO DI MIO ZIO AVVENNE NEL 1956: TARDI PER ESSERE CONTEGGIATO. MA SUI NOSTRI DOCUMENTI COME LUOGO DI NASCITA È SCRITTO “JUGOSLAVIA”»
III
Primo Piano
Giovedì 7 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
Quel treno navetta sul ponte della Libertà bloccato da 26 anni Nel 1992 l’allora sindaco Laroni annunciò che le Ferrovie erano pronte a rinforzare il trasporto tra Mestre e Venezia `
LA MOBILITÀ MESTRE Ventisei anni fa già si parlava di navetta ferroviaria per collegare direttamente la stazione di Mestre con quella di Venezia Santa Lucia. E nel 1992, anno in cui pubblicammo un’intervista all’ex sindaco di Venezia Nereo Laroni nella quale parla di questo tema, erano già altri dieci anni che se ne discuteva.
IL VECCHIO PROGETTO
La Città metropolitana in Ue: apre un ufficio-ambasciata a Bruxelles MISSIONE EUROPEA VENEZIA Da ieri la Città metropolitana, e quindi anche il Comune, ha il suo ufficio estero a Bruxelles, a stretto contatto con le strutture dell’Unione europea. Da tempo il sindaco Luigi Brugnaro pensava ad una cosa del genere e la quadra è stata trovata utilizzando in modo efficiente la sede di rappresentanza della Regione Veneto, che sarà utilizzata anche da Unioncamere del Veneto. Avere un ufficio nel cuore dell’Unione, a stretto contatto con gli uffici dei commissari europei e delle direzioni generali della Commissione, dovrebbe facilitare molte cose, a cominciare dal fatto che Venezia in questo modo potrà “parlare” direttamente agli interlocutori esteri senza mediazioni. Questo servirà anche a dare voce a certi temi della città che da quelle parti sono poco o nulla considerati, come la tutela della pesca e del vetro di Murano.
Nereo Laroni, socialista, ex parlamentare, fu sindaco di Venezia da gennaio 1985 a marzo 1987 e, prima, era stato pure assessore ai Lavori Pubblici della città. Fu durante il suo assessorato e gli anni in cui sedette alla guida di Ca’ Farsetti che emerse la necessità di una navetta ferroviaria, idea che oggi è tornata prepotentemente d’attualità. Già allora, dunque, si sentiva il bisogno di alleggerire l’assedio dei turisti su piazzale Roma, e a quell’epoca si era ben lontani dai 30 milioni di visitatori l’anno attuali. Proprio durante il periodo in cui Laroni fu amministratore cittadino le Ferrovie dello Stato erano intervenute sul ponte della Libertà per raddoppiare le linee ferroviarie: «Il proposito fondamentale - raccontò nel 1992 - era quello della loro usufruizione per treni navetta Mestre-Venezia. Ciò su esplicita dichiarazione nostra e dei responsabili delle FF.SS, con i quali, invece, non avemmo riscontri per quanto riguarda l’utilizzo delle linee ferroviarie, praticamente dismesse, per una possibile metropolitana di superficie». Negli anni Ottanta del secolo scorso, insomma, non solo si
TAGLIO DEL NASTRO Brugnaro con Zaia, il rappresentante permanente presso l’Ue e l’ambasciatrice italiana. A destra, la sede regionale
NUOVA SEDE Oltre a Brugnaro, hanno preso parate al taglio del nastro il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il presidente di Unioncamere Veneto Mario Pozza, il rappresentante permanente presso l’Ue Maurizio Massari, l’ambasciatrice d’Italia a Bruxelles Elena Basile. L’accordo sottoscritto tra Unioncamere e Città metropolitana per la domiciliazione della sede di Bruxelles e l’utilizzo dei servizi offerti avrà durata quadriennale, fino al 31 dicembre del 2022. Con una domiciliazione vicina alle stanze dei bottoni, il Comune e la Città metropolitana potranno anche sfruttare al meglio le risorse europee (i prossimi grossi finanziamenti saranno cercati proprio nei progetti Ue) ma anche potranno raccontare meglio il tema di Venezia, che all’estero continua ad essere percepito in maniera distorta.
RACCONTARE VENEZIA «Siamo qui come città - ha detto Brugnaro - per promuovere i nostri prodotti e raccontare quello che di nuovo possiamo dare. Vogliamo farlo proprio da Bruxel-
les dove ci sono luoghi decisionali importanti. Venezia è una città meravigliosa, viva e racconta una storia di rapporti interculturali e interreligiosi, ma anche di difesa della civiltà occidentale, con un ruolo strategico di presidio dell’Adriatico e del Mediterraneo. Non c’è soltanto il tema dei fondi - ha continuato - in particolare quelli 2021-2027, ma anche delle regole che qui in Europa vengono istituite. Penso ad esempio a quelle industriali, a quelle sulla pesca o a tutta la discussione chimico-ambientale sul vetro di Murano. È importante che l’Europa ascolti quali sono i diritti e le tradizioni della nostra città, che non sono legate ad una forma di
IL SINDACO: «DA QUI POTREMO RACCONTARE VENEZIA ALL’ESTERO E SOPRATTUTTO INTERVENIRE SULLE REGOLE PENALIZZANTI»
nostalgia del passato, ma ad un’idea ben precisa di futuro e di lavoro per i nostri giovani».
I PROGETTI Nell’accordo con Unioncamere è prevista anche un’attività di supporto e coordinamento logistico dedicata per tutte le attività dell’ente domiciliato a Bruxelles e un’attività di raccordo con i servizi delle Istituzioni europee, al fine di acquisire informazioni e pareri in merito ad iniziative progettuali presentate dalla Città metropolitana.
ZAIA Il governatore non ha mancato di fare un endorsement al sindaco riguardo il Contributo di sbarco, concesso dal Governo e dal parlamento, ma contestato dal ministro del Turismo Gian Marco Centinaio. Come dire che quello è stato un caso isolato all’interno della Lega: «Venezia è la nostra capitale e deve essere trattata bene». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
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programmava di istituire una navetta diretta per collegare il centro di Mestre con Venezia ma addirittura di ipotizzava una metropolitana di superficie. Che cos’è accaduto per mandare in soffitta queste opere? E come mai ventisei anni dopo siamo ancora al punto di partenza, anzi la situazione è pure peggiorata perché oggi è molto più complicato acquistare i biglietti per andare da Mestre a Santa Lucia? Burocrazia, probabilmente, e una politica che ha privilegiato lo sviluppo del trasporto pubblico su bus completamente staccato dalle sorti del trasporto su treno, quasi che Actv e FF-SS. si facessero la concorrenza invece di collaborare.
SCELTE POLITICHE E BUROCRAZIA HANNO SEMPRE RINVIATO LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Senza contare, appunto, i biglietti: fino a qualche anno fa per andare a Venezia si poteva salire su qualsiasi treno in partenza da Mestre centro (perché il percorso è unico ed è impossibile sbagliarsi) acquistando un biglietto con prezzo fisso valido per ogni convoglio; oggi bisogna indicare su quale treno si salirà (anche se poi se ne può prendere un altro), e a che ora, e la tariffa è diversa, così il risultato è che davanti alle macchinette automatiche c’è sempre coda, soprattutto di turisti e viaggiatori meno esperti. L’assessore comunale all’Urbanistica Massimiliano De Martin, due anni fa all’inaugurazione della prima parte dell’ostello AO di via Ca’ Marcello, disse che era in corso uno studio tra Comune e Rfi per dedicare uno dei binari in esclusiva a una navetta per i turisti, con fermata anche a Marghera per gli studenti dell’Università. Siamo tornati, insomma, ai progetti degli anni Ottanta con la differenza che i turisti, oggi, sono molti ma molti di più e stanno crescendo a vista d’occhio specie negli alberghi e ostelli della terraferma attorno alla stazione dove, entro giugno ci saranno altri 2 mila nuovi posti letto.
INCONTRO CON GLI OSTELLI Non a caso l’assessore alla Mobilità Renato Boraso dice che vuole «al più presto un incontro con i rappresentanti delle grandi strutture ricettive, dobbiamo risolverla questa faccenda, non possiamo certo mettere in servizio un bus ogni 30 secondi. Quindi i privati devono collaborare economicamente e voglio capire a che punto siamo con questi accordi tra Comune e Rfi per il binario riservato ai turisti». (e.t.) EX SINDACO Nereo Laroni
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VII
Venezia
Giovedì 7 Febbraio 2019 www.gazzettino.it
Gondolieri In arrivo venti nuove licenze `È l’ipotesi d’accordo
che potrebbe chiudere la guerra con i sostituti GONDOLIERI
IL CANTIERE La sostituzione dei pianerottoli in vetro sul ponte di Calatrava
Calatrava, sparisce il vetro Sui gradini arriva la pietra Sono cominciati i lavori di sostituzione `L’intervento di Insula costa 40mila euro dei pianerottoli pericolosi per i pedoni Il cantiere dovrebbe durare un mese `
L’INTERVENTO
Un cantiere gestito a Insula che dovrebbe durare 30 giorni, se il meteo lo permetterà. Con un importo di 40mila euro circa, si procederà alla sostituzione integrale delle 16 lastre in vetro degli 8 pianerottoli del ponte con elementi in trachite: 4 lato Stazione ferroviaria e 4 lato Piazzale Roma. Un intervento drastico dopo il fallimento di altre sperimentazioni, dalle strisce antiscivolo che si staccavano, alle resine speciali che non bastavano ad evitare i ruzzoloni. Ora i gradini resteranno ancora in vetro, ma con i pianerottoli in pietra l’idea è che i pedoni abbiano uno spazio “sicuro” in più, oltre
Per ora il Comune procede con l’annunciata sostituzione di alcune parti in vetro. «L’intervento è solo per i pianerottoli precisa l’assessore ai Lavori pubblici, Francesca Zaccariotto - Una sostituzione che abbiamo condiviso, a suo tempo, anche con l’architetto Calatrava. Ora, finalmente, partiamo con i lavori».
L’ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI ZACCARIOTTO: «PRESTO AVREMO UNA SOLUZIONE ANCHE PER L’OVOVIA»
PIAZZALE ROMA VENEZIA Via i lastroni in vetro, fragili e scivolosi, per far posto alla più tradizionale (e sicura) trachite. Sono iniziati i lavori di sostituzione dei pianerottoli del ponte della Costituzione. Un altro aggiustamento per la travagliata opera dell’archistar Santiago Calatrava, che nel corso degli anni ha già perso per strada l’illuminazione da sotto, perché confondeva il pedone, mentre resta irrisolto il nodo accessibilità, con la costosa ovovia sempre ferma al palo.
alla stretta rampa centrale del ponte, concepita per far passare carretti e trolley senza rovinare il vetro, in realtà usata da tanti passanti, soprattutto quando piove o l’umidità cala a terra.
L’OVOVIA
Manifestazione Rom e Sinti in corteo oggi a Santa Lucia
Resta aperta la questione ovovia. «Siamo ancora in attesa - conferma l’assessore Zaccariotto - ma una svolta potrebbe arrivare con l’ormai prossima approvazione del Peba». Il piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche che indicherà una serie di interventi per rendere la città più accessibile. In quel quadro potrebbe essere definitivamente riconosciuto il passaggio via acqua, con il vaporetto, come alternativo al ponte. E a quel punto eliminare l’ovetto che, di fatto, non ha mai funzionato. Un fallimento comunque per un ponte nuovo che non sarà mai per tutti. Ma anche questa è ormai storia del ponte. Roberta Brunetti
VENEZIA Rom, Sinti e Caminanti in manifestazione a Venezia. L’appuntamento è per oggi, alle 10.30, a Santa Lucia, davanti alla sede della Regione Veneto. I manifestanti chiedono di sospendere gli sgomberi, ritirare il disegno di legge sicurezza ed immigrazione, implementare gli accordi quadro strutturali europei. «E’ dal maggio del 2014 spiegano gli organizzatori che l’associazione nazione Rom ha chiesto al governatore Luca Zaia la convocazione del Tavolo di inclusione Rom, Sinti, Caminanti sul territorio da lui amministrato, nel rispetto della strategia nazionale di inclusione».
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Regolamento del Consiglio comunale nuova bufera ieri in commissione COMUNE VENEZIA Per i consiglieri l’illustrazione del nuovo Regolamento del Consiglio Comunale doveva essere solo una seduta tecnica, una sorta di aggiornamento professionale sulle modalità ed i tempi di discussione nelle Commissioni e nel Consiglio, a seguito delle novità approvate a dicembre ed entrate in vigore lo scorso 4 gennaio. I lavori della prima Commissione consiliare hanno invece offerto ad alcuni consiglieri di minoranza (ma non solo) una buona occasione per rivangare tutto il malcontento già espresso durante le 25 sedute di commissione, convocate prima che il testo definitivo del Regolamento venisse licenziato dal Consiglio. E se sull’abbassamento del quorum da 18 a 16 consiglieri , richiesto per ottenere il
numero legale e quindi la validità dell’assemblea, non è stata sollevata alcuna obiezione postuma, la discussione in aula si è riaccesa con l’analisi degli articoli che stabiliscono tempi, limiti e modalità di presentazione delle Interrogazioni, dopo che il nuovo Regolamento ha assegnato al presidente del Consiglio Comunale ampi poteri discrezionali nella conduzione delle sedute del Consiglio e delle stesse Commissioni consiliari. «A cosa servono i consiglieri con questo nuovo regolamento? – si è chiesto polemicamente il consigliere del Pd Bruno Lazzaro - perché se non si può più discutere in aula allora tanto vale chiudere il Consiglio». « Mi auguro che gli ampi poteri discrezionali che il nuovo Regolamento dà al Presidente non diventino uno strumento per discriminare i consiglieri dell’opposizio-
ne» – ha ammonito la consigliera pentastellata Sara Visman. Una eventualità che la stessa presidente del Consiglio ha rimandato al mittente. «Non faccio differenze tra maggioranza ed opposizione ha replicato Ermelinda Damiano - questo non è un bavaglio e in ogni caso l’ultima parola sull’interpretazione del Regolamento spetta al Consiglio comunale». « Se un consigliere non è d’accordo con la maggioranza può votare contro oppure dimettersi -
OPPOSIZIONI ANCORA ALL’ATTACCO: «TANTO VALE CHIUDERE TUTTO» MA LE NORME SONO GIÀ IN VIGORE
ha osservato il consigliere fucsia Maurizio Crovato - e se non piace, il prossimo consiglio comunale sarà libero di cambiare questo Regolamento». A riportare i lavori della Prima Commissione nel merito dell’ordine del giorno, ci ha pensato il capogruppo fucsia Alessio De Rossi. «La discussione sui contenuti del Regolamento è stata già fatta a suo tempo dal Consiglio e non siamo stai convocati per questo». «Protestare adesso è inutile ed inopportuno - ha sottolineato il consigliere del Gruppo misto Renzo Scarpa – sia nelle Commissioni che nel Consiglio i tempi e le modalità di discussione sono stati limitati ma questo si sapeva già perché era l’obiettivo della maggioranza». Paolo Guidone © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VENEZIA Schiarita vicina per la diatriba tra l’associazione sostituti gondolieri e i gondolieri titolari. Il ricorso al Tar che andrà in discussione il 10 aprile potrebbe essere infatti ritirato se la prossima settimana si raggiungerà un accordo. Questo dovrebbe prevedere, tra le altre cose, la stabilizzazione della percentuale di sostituti rispetto ai titolari che in quest’ultimo anno ha toccato il 50 per cento (quando l’ottimale ritenuto dalla categoria era il 37 per cento) e il rilascio da parte del Comune di una ventina di nuove licenze di gondoliere, spalmate in tre anni.
LA QUESTIONE La vicenda era scoppiata lo scorso agosto, quando il Comune aveva bandito un concorso per l’accesso alla scuola per diventare sostituti, che apriva a 60 più 30 nuovi posti. Un numero ritenuto eccessivo dai sostituti esistenti, i quali hanno dapprima denunciato il rischio di caporalato per l’eccesso di manodopera rispetto alle richieste e poi hanno impugnato (con gli avvocati Giuseppe Zambelli e Jacopo Molina) il concorso, cercando di difendere il lavoro che esercitano anche da decenni senza mai essere riusciti ad ave-
re l’agognata licenza. Le ultime erano infatti rilasciate nel 2003 (20) e nel 2011 (8) e poi niente altro. Il numero dei sostituti, invece, è aumentato di molto in questi primi vent’anni del 21. secolo. Tanto che oggi, a fronte di 433 titolari, ci sono 214 sostituti. E ne arriveranno altri 30.
IL BRACCIO DI FERRO Ne era scaturito uno scambio di colpi proibiti. Da una parte i titolari, che dicevano “I sostituti vogliono lavorare solo dove piace a loro”. Dall’altra, i sostituti che dicevano che un buon 70 per cento degli aspiranti sostituti erano figli o generi di titolari. «Con questi nuovi arrivi - siamo in difficoltà - commentano i sostituti “storici” - perché si lavora solo d’inverno prima del Carnevale e solo quando i titolari non danno da lavorare ai loro familiari. Ma noi abbiamo famiglia, contributi e tasse da pagare e non ci possiamo permettere di lavorare troppo poco».
LA SOLUZIONE Diversi incontri con l’assemblea dei bancali e l’amministrazione comunale hanno consentito di arrivare ad una soluzione, che potrebbe essere ratificata la prossima settimana e che consentirà di evitare eventuali annullamenti del bando. Se a questo accordo non si arrivasse e il Tar annullasse il bando, il concorso di dovrebbe rifare con prove pubbliche con gran dispendio di soldi pubblici. Un accordo, invece, tutelerebbe i sostituti attuali e anche quelli che verranno. (m.f.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il garante del contribuente: «Verso il dissesto finanziario» L’ANALISI VENEZIA Se l’attuale politica economica non cambierà rotta radicalmente, l’Italia si troverà a dover fare i conti con un dissesto finanziario. Suonano come un duro attacco al governo le prime parole scritte nella relazione annuale che il Garante del contribuente per il Veneto, Sandro Merz, in virtù della legge 212 del 2000, deve presentare annualmente al Parlamento e al governo sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti. I dati contenuti nel documento – come lui stesso sottolinea – sono stati forniti da Agenzia delle Entrate, Inps e Istat e rivelano “una situazione inquietante e allarmante”. Il tutto viene illustrato senza giri di parole, con un linguaggio accessibile ai più, scientifico, misto ad una punta di sarcasmo. Merz non si è risparmiato nemmeno nel corso della presentazione del suo lavoro, ieri mattina nella sede veneziana dell’Ufficio del garante del contribuente. «Fra Conte e Mr. Bean mi diverte più il primo. Salvini è uno che ragiona, Di Maio uno che invece non esiste e mi fa ridere. E io lo scrivo nella mia relazione in modo divertente». Tanti i punti toccati dal magistrato, in veste di Authority nazionale, e tutti in una ventina di pagine. Fra questi, il debito pubblico italiano che – si legge – ha raggiunto la cifra record di 2.270 miliardi, confermandosi come il più grande al mondo. Il timore è che nessun “governo di turno” sembra preoccuparsene, dimostrando un ottimismo spesso spregiudicato. E se è vero che l’attuale potere politico è ben più sbilanciato al sud (in Veneto non ha mai
conosciuto prefetti e questori che non provenissero dal meridione), è altrettanto vero – dichiara nero su bianco Merz – che sempre al sud i dati Istat parlano di 60 fabbricati su 100 illegali e di un contenzioso giudiziario dell’Inps pari a 200 mila cause (ossia il 77,09% dell’intero). Un altro capitolo è stato dedicato al report dell’Istat su povertà ed evasione. L’attuale sistema fiscale riesce a far pagare le tasse solo ai lavoratori dipendenti. Basti pensare ai ben 6 milioni di italiani, impegnati nel terzo settore, disciplinato da poche norme fiscali ed esonerato dalla presentazione della dichiarazione Iva. Così l’evasione fiscale, nel nostro Paese, è stimata in più di 100 miliardi di euro l’anno, senza considerare il “nero”. Merz auspica una riforma del fisco che preveda un sistema di controllo che non lasci porte aperte a favoritismi e corruzione. Marta Gasparon © RIPRODUZIONE RISERVATA
GARANTE Sandro Merz
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PrimoPiano
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Intervista Luca Zaia
Marco Esposito Presidente Zaia, come le sembra la proposta per l’Autonomia possibile degli Industriali di Napoli e della Federico II? «Vi leggo un atteggiamento positivo - risponde Luca Zaia, dal 2010 presidente del Veneto - che parte dall’assunzione di responsabilità. In questa storia qualcuno al Sud si era arroccato in un atteggiamento di irresponsabilità. Adesso finalmente si dice che l’autonomia si può fare». Si pongono però paletti importanti, perché la Costituzione va applicata integralmente, a partire dalla fissazione dei livelli di servizio da garantire in tutta Italia. «Partiamo da un fatto: il centralismo ha penalizzato più il Sud del Nord. Avremmo dovuto costruire da subito un’Italia diversa, come auspicava nel 1949 un siciliano doc come Luigi Sturzo, che era per un paese unitario ma federalista. Del resto è nell’indole umana far sì che chi fa da sé fa per tre». Fa per tre se le condizioni sono le medesime. Non in un sistema che assegna più diritti a chi è più ricco, non crede? «Non è così perché la Costituzione assegna a tutte le Regioni, senza discriminazioni, la possibilità di chiedere maggiore autonomia. Su 23 materie come abbiamo chiesto noi, oppure su meno. La perequazione è nell’accesso». La perequazione è nel riconoscere a ciascuno le risorse necessarie per avere servizi efficienti. Il nodo non è il desiderio di autonomia, è la volontà di avere più denari. «Noi chiediamo le competenze e ovviamente con le competenze le risorse necessarie, ma fatti salvi i saldi». Quindi rinuncia all’idea dei nove decimi di tasse che devono restare al Veneto? «No, mi spiego: i nove decimi o giù di lì vengono dal trasferimento delle funzioni e delle risorse relative». I nove decimi sono più di adesso, quindi lei chiede più soldi per fare le cose che oggi fa
APPROVEREMO I LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI SULLE RISORSE CI AVVICINEREMO AI NOVE DECIMI
«L’autonomia aiuta a spendere meglio» Il governatore del Veneto al Sud: `«Non si verrà meno alla solidarietà positiva la proposta degli industriali ma il Parlamento può dire solo sì o no»
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lo Stato in Veneto? «Voglio essere chiarissimo: nessuno verrà meno alla solidarietà. Oggi per esempio la sanità è già in gran parte regionale e la Campania come il Veneto riceve la sua quota di risorse. Poi però ci sono tanti campani che vengono a curarsi in Veneto e allora il problema non sono le risorse ma la capacità di spendere bene. Ecco: l’autonomia spingerà tutti a spendere meglio». È normale che il Sud non si fidi. Il federalismo è stato applicato riconoscendo meno diritti ai territori con modesta capacità fiscale. A Treviso, che ha la metà degli abitanti di Reggio Calabria, è riconosciuto un fabbisogno per gli asili nido di quattro volte maggiore. La distorsione va corretta? «Non è così. In Veneto la
Costituzione, nella parte del diritto allo studio, non è proprio applicata. Senza le scuole paritarie, cui ogni anno la Regione riconosce 70 milioni di euro per sopravvivere, 90 mila bambini veneti resterebbero senza istruzione perché non esistono scuole pubbliche per accoglierli. E, peraltro, lo Stato risparmia ogni anno 200 milioni
di euro. Il federalismo fiscale comunque non è mai stato applicato. Pur essendo previsti dalla Costituzione e dalla legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale, i Lep sono rimasti lettera morta. Col nostro impegno andremo dunque ad attivare un meccanismo che interesserà tutte le Regioni positivamente. È di questo, dei Lep, che si ha forse
Cgil-Cisl-Uil
«La scuola differenziata è pericolosa» «Fortissima preoccupazione per le gravi conseguenze che comporterebbe il processo di autonomia differenziata, richiesto da alcune Regioni se fosse esteso al sistema scolastico e di istruzione» è
stata espressa nella lettera inviata al premier Giuseppe Conte e ai presidenti delle Commissioni Istruzione dai responsabili Scuola di Cgil, Cisl e Uil, Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi e Pino Turi.
paura?» È d’accordo che, come chiedono industriali e Federico II, sia il Parlamento arbitro del processo di autonomia differenziata? «La Costituzione, e non qualche opinionista, dice che l’Intesa fra Governo e Regione debba essere approvata o respinta senza possibilità di emendamento. Non si può andare contro la Costituzione, che prevede un rapporto pattizio fra esecutivo ed ente regionale, se non modificandola. L’Intesa col governo prevede comunque la costituzione di un tavolo paritetico fra Stato e Regione e un “tagliando” alla fine dei primi dieci anni di autonomia». La Carta parla di legge scritta «sulla base» dell’intesa. Ma chiariamo un altro punto: l’accordo con il governo
Giovedì 7 Febbraio 2019 ilmattino.it
Gentiloni prevede fabbisogni sono maggiori dove c’è più gettito fiscale, quindi nelle aree ricche. Conferma o è un punto da correggere? «Stiamo parlando di una preintesa firmata con Bressa, ma voglio ricordare che il principio era l’abbandono dei costi storici per andare ai fabbisogni standard. E già questo cambiamento farebbe risparmiare. Se tutta l’Italia avesse la virtuosità che hanno alcuni territori nella spesa pubblica avremmo 30 miliardi di risparmi che invece oggi vengono sprecati. Sarebbero 30 miliardi a disposizione del bilancio dello Stato». Ancora non ha risposto in modo diretto sui Lep. È d’accordo che la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sia contestuale al trasferimento di competenze? «Sono d’accordo che le risorse non devono essere sprecate. Chiariamo peraltro un punto: senza voler generalizzare, è indubbio che a parità di trattamento alcune comunità del Sud, che hanno avuto in molti casi assai di più di quanto ricevuto da analoghe comunità del Nord, questi Lep non sono mai stati in grado di garantirli. La colpa non è certo dei cittadini, ma di una classe dirigente che ha voluto mantenere il popolo legato all’assistenzialismo, in un totale regime di mezzadria. Del resto, se oggi le cose vanno male al Sud una cosa è certa: non è colpa dell’autonomia di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, perché queste regioni l’autonomia non ce l’hanno». Sulla lotta agli sprechi siamo d’accordo tutti. Ma la proposta di industriali e Federico II tocca un punto preciso. Ripeto: condivide la contestualità Lep-autonomia? «Ripeto: se un territorio non ha livelli adeguati di servizio forse dovrebbe fare innanzitutto mea culpa. Ci sono regioni che hanno il doppio dei primari di altre e, ciò nonostante, una sanità mediocre. Non si possono rivendicare i Lep se nel frattempo si esportano malati o si ha personale in eccesso. Per il momento, alla Regione passerebbe sic et simpliciter la spesa storica per ogni singola competenza». Per il momento... il problema è il punto di arrivo. Come si fa a trasferire una materia come l’istruzione senza stabilire quali siano i livelli di servizio da garantire ovunque? «Vale quel che ho detto sugli asili nido: i Lep, lo ripeto, dovevano essere calcolati ma nessuno ha mai voluto introdurli. Lo faremo attraverso la nostra intesa e l’approvazione dei fabbisogni standard». © RIPRODUZIONE RISERVATA
I Cinquestelle ora alzano le barricate «Nessun regionalismo senza equità» LO SCONTRO Francesco Lo Dico Per le autonomie del Nord sono ore cruciali. Ma sono ore cruciali anche per il M5s, che ieri ha deciso di indossare l’elmetto. Della «proposta definitiva» che il ministro Stefani ha stilato insieme a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e che i contraenti reputano immodificabile, si dovrà discutere eccome in Parlamento affinché non danneggi il Sud, spiegano i Cinque Stelle. Che in queste ore sembrano aver consolidato un fronte comune contro la «secessione dei ricchi», che non raccoglie sotto la stessa bandiera i soli parlamentari ortodossi notoriamente contrari all’autonomia rafforzata come Paola Nugnes, che ieri ha nuovamente disputato con il governatore Luca Zaia costituzione alla mano, ma anche un numero crescente
di esponenti dell’ala governativa del Movimento. Nel tentativo di disinnescare gli effetti più nefasti dell’autonomia rafforzata, si sta consolidando in queste ore una rete che dal M5s passa per l’Anci (che ha inviato una lettera allarmata al presidente della Camera, Roberto Fico) e arriva ai sindacati, agli industriali e alla Federico II. Alla vigilia dell’Ufficio di presidenza che oggi dovrà cominciare ad affrontare il tema delle autonomie, tocca al vicepresidente grillino della Commissione federalismo Vincenzo Presutto il
PRESUTTO: NO A DIRITTI LEGATI ALLA RICCHEZZA FANTINATI: ERRATO SVUOTARE LE ISTITUZIONI BRESCIA: LA DISCUSSIONE SI FA NELLE CAMERE
compito di mettere in guardia la Lega. «Il riconoscimento di maggiori autonomie territoriali – scandisce il senatore napoletano - può essere positivo se questo significa aumentare equità, efficacia ed efficienza nell’uso delle risorse». Ma «non potremmo, invece, accettare un quadro di autonomie – avverte Presutto a nome del M5s - all’interno del quale le funzioni vengono attribuite in base a fabbisogni standard strettamente legati alle capacità fiscali del territorio che chiede quelle funzioni». Dello stesso avviso è il senatore napoletano collega di bicamerale di Presutto, Sergio Vaccaro. Che precisa: «Siamo per l’autonomia a saldi invariati e nel rispetto della Costituzione. Vogliamo l’autonomia vera, per premiare le eccellenze, non un sistema regressivo dal punto di vista fiscale». E anche il senatore napoletano Ugo Grassi, ricorda che «il regionalismo differenziato, pure previsto dal 116 deve es-
sere inteso in piena coordinazione con l’inderogabile scala di valori espressa dai principi fondamentali della Repubblica. Qualunque bambino deve avere le stesse opportunità culturali, qualunque sia il territorio ove vive. Ma sono fiducioso che proprio chi vuole attuare la Costituzione non cada nell’errore di vanificare il suo obiettivo nel tentativo di ottenere più del consentito secondo giustizia».
LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Non si tratta più della semplice opinione dei parlamentari meridionali del Movimento. A riprova, si legga quanto dice al Mattino il sottosegretario alla Pa del M5s, Mattia Fantinati. «Abbiamo sostenuto l’autonomia dall’inizio per avvicinare i cittadini alle istituzioni e avere una Pa più efficace ed efficiente e per rafforzare la democrazia. Ovvio che un’autonomia divisiva che svuotasse le istituzioni – ammo-
I deputati e senatori M5s della Bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale
nisce Fantinati - sarebbe l’opposto e non lo permetteremo. Per questo, meglio non avere fretta e fare le cose fatte bene». Far bene le cose significa discutere. E tanto. Senza fare dell’Aula un mero notaio dell’intesa. «Stiamo entrando in una fase decisiva – frena il presidente M5s della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia e spero che il Parlamento sia adeguatamente coinvolto, con una discussione approfondita e adeguata alla portata del cambiamento proposto». Del resto, spiega con grande franchezza il senatore grillino di Portici Sergio Puglia, «è Gentiloni, quindi il Go-
verno Pd, che ha avviato questo processo. Non si tratta, quindi, di una volontà partita in questa legislatura. Posto ciò, la questione ora siamo obbligati ad affrontarla nolenti o volenti, è escluso che i trasferimenti siano legati alla capacità fiscale territoriale». Al di là delle dichiarazioni rassicuranti del ministro Stefani, in gioco c’è molto. E nessuno ormai lo nasconde, nel M5s. «Siamo molto preoccupati – dice il deputato palermitano Giorgio Trizzino L’autonomia del Nord può cambiare la storia del Paese: se fatta male può fare del male al Sud».
IL_MATTINO - NAZIONALE - 5 - 07/02/19 ----
Time: 06/02/19
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ATTUALITÀ
GIOVEDÌ 7 FEBBRAIO 2019 IL MATTINO
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ITALIA & MONDO
Incidente mortale a Ferrara a Nordest i treni vanno in tilt Giornata di passione per gli utenti delle ferrovie fra Venezia-Padova e Roma Ritardi fino a tre ore, cancellazioni e bus sostitutivi per affrontare l’emergenza VENEZIA. Linea Venezia-Padova-Rovigo-Bologna, in tilt per tutta la mattinata di ieri, a causa dell'investimento mortale di una persona, da parte della Freccia Argento Roma-Venezia, n. 9400, avvenuto poco fuori la stazione di Poggiorenatico, in provincia di Ferrara. Per permettere gli accertamenti dell'autorità giudiziaria la linea tra Ferrara e San Pietro in Casale è rimasta interrotta dalle 8.10 alle 11.24 in entrambi i sensi di marcia. In tale fascia oraria i treni sono stati sostituti da undici corse di autobus, che hanno accusato ritardi sino a 178 minuti. I viaggiatori diretti e provenienti sia da Bologna, ma anche da Firenze Santa Maria Novella e Roma Termini e Tiburtina hanno dovuto sopportare pesantissimi disagi. Sette Frecce Rosse ed Argento di TrenItalia, provenienti da Venezia o diretti verso la città lagunare,
sono state deviate via Verona-San Felice sul Panaro-Bologna, mentre una Freccia è stata deviata addirittura via Ferrara-Ravenna-Bologna. La Freccia Argento coinvolta nell’incidente mortale è ripartita dopo 132 minuti, mentre la Freccia n. 9407 è ripartita da Ferrara con 188 minuti di ritardo. Coinvolti anche nu-
I sindacalisti di Orsa e Fit-Cisl: «Sulla linea ormai indispensabile l’Alta velocità»
La stazione ferroviaria di Venezia
rigopiano (pescara)
Chiesto il giudizio per il disastro dell’hotel In 25 a rischio processo PESCARA. Ventiquattro persone, più la società Gran Sasso Resort&Spa, rischiano il processo per il disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, che due anni fa – il 18 gennaio 2017 – costò la vita a 29 persone. Il procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia hanno firmato le richieste di rinvio a giudizio, in linea con l’avviso di conclusione delle indagini di novembre. I principali filoni d’inchiesta, compiuta dai carabinieri forestali sotto la direzio-
merosi treni regionali. Nel bilancio finale della giornata elaborato da TrenItalia è scritto che sono state effettuate alcune cancellazioni e che undici convogli regionali sono stati limitati rispetto all'orario quotidiano previsto.
Le macerie dell'Hotel Rigopiano
ne della Procura, hanno interessato la mancata realizzazione della «Carta valanghe», le presunte inadempienze relative alla manutenzione e allo sgombero delle strade di accesso all’hotel e il tardivo allestimento del Centro di coordinamento dei soccorsi. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono crollo di costruzioni o altri disastri colposi, omicidio e lesioni colpose, abuso d’ufficio, falso ideologico e reati minori. Il caso passa al vaglio del Gup, che in udienza preliminare dovrà pronunciarsi sulla richiesta. Coinvolti l’ex prefetto Francesco Provolo, anche indagato nell’inchiesta bis per depistaggio e frode processuale, l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco e il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta. Tra gli altri, oltre alla società che gestiva il resort, i dirigenti e funzionari re-
gionali Carlo Visca, Vincenzo Antenucci, Carlo Giovani, Sabatino Belmaggio, Pierluigi Caputi, Emidio Rocco Primavera e Antonio Sorgi. Rischiano il processo il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, il comandante della Polizia provinciale Giulio Honorati e il tecnico reperibile Tino Chiappino. Per la Prefettura coinvolti l’ex capo di gabinetto Leonardo Bianco e la dirigente Ida De Cesaris, per il Comune di Farindola chiamati in causa gli ex sindaci Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, e i tecnici Enrico Colangeli e Luciano Sbaraglia. Rischio processo per Bruno Di Tommaso, responsabile della Gran Sasso Resort & Spa; l’imprenditore Marco Paolo Del Rosso il tecnico Giuseppe Gatto e il consulente Andrea Marrone. —
IN BREVE
Non mancano le prese di posizione anche dei sindacati. «Questi pesanti ritardi, a causa degli investimenti mortali, succedono spesso sulla linea Padova-Bologna, dove non esiste ancora la vera alta velocità con quattro binari ma due binari sono riservati alle Frecce e agli Italo e gli altri due ai regionali» afferma Nicola Spolaor, della segreteria del compartimento di Venezia del sindacato di base Orsa. «È arrivata l'ora di progettare, finanziare e realizzare la vera Alta velocità anche sul tratto Padova-Bologna – afferma il sindacalista dell’Orsa – Ne beneficerebbero sia i treni superveloci con destinazione Roma, con un accorciamento dei tempi del viaggio minimo di dieci minuti ed anche i treni regionali e quelli merci. Purtroppo sino ad oggi nessun politico ci ha ancora pensato». Dello stesso avviso, con i dovuti distinguo, anche Gianluca Di Filippo, segretario della Fit-Cisl. «Il raddoppio dei binari sulla linea Padova Bologna sarebbe un buon investimento, che avrebbe una ricaduta anche sui livelli occupazionali», osserva il sindacalista. «Perchè la vera Alta velocità esiste già da anni da Salerno a Torino, via Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano, Torino, ossia sul versante Sud-Nord-Ovest e non sul lato Nordest da Bologna sino a Trieste?». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
poZZa: Faremo sistema
Unioncamere Veneto apre la nuova sede a Bruxelles VENEZIA. Inaugurata, negli
uffici di Bruxelles della Regione, la nuova sede di Unioncamere Veneto: nell’occasione il sistema camerale, per voce del presidente Mario Pozza, ha espresso la volontà di lavorare in rete tra le istituzioni regionali per dare rappresentaza alle imprese nostrane a vantaggio delle economie dei territori. «Il Governo con la post riforma ci ha dato l’incarico d’internazionalizzare le micro, piccole medie imprese, e questa sede è un’ottima postazione operativa in Europa che ci permetterà un dialogo più facile e maggiormente rappresentativo per portare le esigenze delle imprese anche nelle sedi europee e di condividere la voce dell’Europa tra le nostre imprese», le parole di Pozza. All’inaugurazione hanno preso parte il governatore Luca Zaia, l’ambasciatrice d’Italia Elena Basile e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. —
roma
Nuovo stadio, in 15 nei guai La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per 15 persone nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Contestati, a seconda delle posizioni, i reati di associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito.
editoria
Modena Donna carbonizzata Sotto torchio il marito
Caso Cucchi Tra gli indagati anche generale dei carabinieri
Roma Vodafone Bando di gara pro disabili Alpi, chiesta di nuovo rivolto a società sportive l’archiviazione del caso
Mistero sulla morte di una donna di origine marocchina, il cui cadavere carbonizzato è stato trovato, ieri mattina, all’interno della sua auto in via Cavazza, a Modena. La vittima è una badante di 38 anni. La procura di Modena procede per omicidio volontario. Gli inquirenti hanno sentito a lungo il marito, ma al momento non ci sono indagati. Sarà determinante l’autopsia disposta dal procuratore capo, Lucia Musti. Non è ancora chiara la dinamica dell’omicidio.
C’è anche un generale dei carabinieri indagato per i depistaggi sulla morte di Stefano Cucchi. È Alessandro Casarsa, all’epoca comandante del gruppo Roma e fino ad un mese fa al comando dei Corazzieri al Quirinale. Il nome compare nella lista testi depositata da un legale di parte offesa e sarebbe iscritto nel registro degli indagati per il reato di falso in atto pubblico. L’iscrizione di Casarsa è legata alle presunte manipolazioni di due relazioni di servizio sullo stato di salute di Cucchi.
Al via il nuovo bando “Ogni Spor Oltre – OSO” rivolto alle associazioni sportive che vogliano realizzare progetti per sostenere la diffusione della pratica sportiva tra persone con disabilità fisiche, sensoriali e intellettivo- relazionali. Si tratta del terzo bando nazionale lanciato da Fondazione Vodafone Italia. Fino ad oggi questi bandi hanno messo a disposizione oltre 6 milioni di euro con cui sono stati finanziati più di 100 progetti, coinvolgendo un bacino di 200mila persone.
Potrebbe chiudersi per sempre la vicenda giudiziaria legata all’omicidio della giornalista del Tg3, Ilaria Alpi e del cameraman, Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. La Procura di Roma ha chiesto una nuova archiviazione del procedimento dopo quella respinta dal gip che a giugno aveva disposto nuovi accertamenti. Dalla richiesta emerge che l’attività istruttoria degli ultimi sei mesi non ha prodotto spunti investigativi sufficienti a proseguire le indagini.
“Gedi” nomina Verdelli direttore di Repubblica ROMA. Il Consiglio di Ammi-
nistrazione di GEDI Gruppo Editoriale si è riunito ieri a Roma per nominare Carlo Verdelli direttore della testata la Repubblica, in sostituzione di Mario Calabresi, che ha diretto il giornale nel corso degli ultimi tre anni. Il Consiglio di Amministrazione, come si legge in una nota diffusa dal Gruppo GEDI, ha espresso «il proprio ringraziamento al direttore Calabresi per l’impe-
gno profuso nel corso del suo mandato, in un contesto di mercato senz’altro difficile e sfidante. Carlo Verdelli assume la direzione forte di una solida esperienza in ruoli di vertice in testate e realtà editoriali di rilievo, in cui si è distinto per capacità di direzione e talento innovativo». Il Consiglio di Amministrazione ha anche formulato a Carlo Verdelli i migliori auguri di buon lavoro e di successo. —