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Nordest
Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it
Stoccolma 2026? Pure in Lettonia Parte la sfida a Milano-Cortina
La mappa di Milano-Cortina
Biathlon
Free style
Snowboard
ANTERSELVA CORTINA D’AMPEZZO
TRENTINO A.A. LIVIGNO
Albergo del Cio
Cerimonie
Villaggio olimpico
Centro media principale
BASELGA DI PINÈ
Pattinaggio di figura
Short track
Pattinaggio velocità
BORMIO
Sci alpino
VAL DI FIEMME
Curling Bob Centro media montano
Sci alpino Slittino
era stata firmata anche dai consiglieri Pd e LeU. «Evidentemente non vi interessa più l’ambiente ma l’aspetto economico», ha detto Patrizia Bartelle rivolta ai suoi ex colleghi di gruppo. Anche Stefano Fracasso, Pd, si è rivolto al M5s: «I difetti della Spv sono stati evidenziati da più enti, dalla Corte dei Conti ad Anac. Adesso manca il ministero delle Infrastrutture: Toninelli dica se questo contratto va bene o no». Sarcastica Silvia Rizzotto (Zaia Presidente): «È tutto pubblico e non ci sono le condizioni per cambiare». Al voto la mozione è stata bocciata. (al.va.)
Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, all’incontro con il Coni: «Alcune delle discipline si svolgono nelle Dolomiti, area tutelata anche dall’Unesco, dunque l’obiettivo, in caso di effettiva assegnazione, dovrà essere quello di trovare soluzioni condivise non solo per gli impianti, ma anche per la viabilità». L’asse italiano ci crede, forte anche della stima internazionale in ambito sportivo: «Sono stato per tre giorni a Losanna e devo dire che il dossier per la nostra candidatura è stato accolto molto positivamente», ha dichiarato Malagò. «Ne eravamo certi – ha commentato il governatore veneto Luca Zaia –. Il nostro, d’altronde, è un dossier vero, basato su dati e prospettive più che concrete». Il prossimo sopralluogo del Cio è previsto per i primi giorni di aprile, dopodiché la decisione finale sarà annunciata il 24 giugno. Angela Pederiva
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Hotel degli Atleti
Centro media montano
Villaggio olimpico
Sci Salto con Combinata di fondo gli sci nordica
MILANO LOMBARDIA
Sala: «La candidatura svedese fa paura» Zaia: «Il nostro dossier è vero e concreto» `
Centro media montano Villaggio olimpico
VENETO
Fonte: Comitato olimpico nazionale italiano
LE OLIMPIADI VENEZIA A quanto pare non si tratta solo di velata preoccupazione: «Oggettivamente la candidatura di Stoccolma fa paura», ha detto ieri Beppe Sala, sindaco di Milano, città che in tandem con Cortina aspira ad ospitare le Olimpiadi Invernali 2026. «È solida, forte e credibile», gli ha fatto eco Giovanni Malagò, presidente del Coni, a Bolzano per la seduta itinerante della giunta nazionale. Ma cosa prevede il piano svedese, nella sfida al programma italiano? Dal comitato promotore trapelano alcuni particolari, a cominciare dall’estensione territoriale, che supererà i confini nazionali.
IL CONFRONTO Da una parte c’è Milano-Cortina, binomio che coinvolge tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige) e conta quattro cluster (Milano, Valtellina, Cortina e Val di Fiemme), tutti però in Italia. Dall’altra c’è invece Stoccolma-Åre, accoppiata che significa Svezia (appunto con i raggruppamenti di Stoccolma, Åre e Falun) ma pure Lettonia (con Sigulda), due Paesi separati dal mar Baltico. Mentre il dossier italiano è stato divulgato nei dettagli, al momento della proposta svedese sono state fornite pubbli-
NEL PIANO SCANDINAVO BOB, SLITTINO E SKELETON OLTRE IL MAR BALTICO. MALAGÒ: «A LOSANNA SIAMO STATI ACCOLTI MOLTO POSITIVAMENTE»
camente solo alcune anticipazioni di massima. «L’obiettivo – spiegano dal comitato Stockholm 2026 – è costruire il meno possibile. Oltre il 90% delle arene necessarie per ospitare le gare è già disponibile. Le uniche cose che dovrebbero essere realizzate sono una pista di pattinaggio sul ghiaccio e una stazione sciistica». Il nome più blasonato, dal punto di vista degli sport invernali, è indubbiamente Åre, sede dei Mondiali di sci alpino 2019 (per i quali fu battuta Cortina, che però li ospiterà nel 2021): lì potrebbero tenersi anche freestyle e snowboard. Nel comprensorio di Falun invece dovrebbero essere accolti il salto con gli sci e la combinata nordica. Le gare di sci alpino e di fondo dovrebbero comunque essere disputate pure attorno a Stoccolma, ma non si sa ancora se a Bisslinge oppure a Hamra. Nella capitale ci sarebbero inoltre hockey, pattinaggio di figura e short track, con «un riflettore acceso» sullo stadio olimpico che nel 1912 ospitò i Giochi Estivi: «Storia e presente, nulla di meglio», sottolineano gli svedesi, intenzionati ad organizzare la cerimonia di apertura alla Friends Arena e quella di chiusura «in più sedi in contemporanea, una cosa mai tentata prima». Ma come detto servirebbe anche il supporto lettone, dato che «Sigulda ha un impianto di bob, slittino e skeleton pronto per essere rinnovato», mentre realizzarne uno nuovo in Scandinavia «costerebbe un sacco di soldi», con il rischio che dopo le Olimpiadi «diventi un fardello da mantenere».
LA SOSTENIBILITÀ Ma la sostenibilità rimane imprescindibile anche per Milano-Cortina, come ha rimarcato
La mappa di Stoccolma-Åre
ÅRE
B
Free Snowboard Sci alpino style
SULLE DOLOMITI Un’immagine delle gare di Coppa del mondo di sci alpino che si sono appena svolte a Cortina: qui si sfiderebbero anche gli atleti delle Olimpiadi Invernali 2026
O
NORVEGIA SVEZIA
FALUN Salto con gli sci
Combinata nordica RUSSIA
STOCCOLMA LETTONIA Hockey Sci Sci alpino di fondo Pattinaggio di figura
Short track
SIGULDA
Bob Skeleton Slittino
In consiglio regionale
«Il M5s non è contro la Pedemontana» Ma il “tavolo tecnico” viene bocciato VENEZIA «Il Movimento 5 Stelle non è contrario alla Pedemontana, ma riteniamo che un’opera si debba fare nel rispetto di certi canoni di economicità». È quanto ha affermato la consigliera regionale pentastellata Erika Baldin durante la discussione ieri a Palazzo Ferro Fini della mozione che chiedeva di aprire un “tavolo tecnico” per superare le criticità rilevate dalla Corte dei Conti sulla Superstrada Pedemontana veneta, “andando in particolare a valutare la possibilità di rivedere il Piano economico finanziario”. Illustrata da Jacopo Berti (M5s), la mozione
IL CASO VENEZIA Benché abbiano approvato i rispettivi bilanci di previsione per il 2019, le Regioni - Veneto compreso - dovranno rifare i conti perché Roma ha cambiato le carte in tavola. Stiamo parlando del bollo auto che solo in Veneto garantisce alla Regione un gettito di 7 milioni di euro. Ebbene, la legge di Bilancio 2019 votata dal Parlamento ed entrata in vigore il 1° gennaio ha previsto il dimezzamento del bollo auto per le auto con anzianità di immatricolazione compresa tra i 20 e i 29 anni, a patto che il certificato di rilevanza storica sia riportato sulla carta di circolazione. La norma sta preoccupando le amministrazioni regionali perché comporterà una riduzione dei loro gettiti. Una riduzione, va detto, che non sarà compensata da un eguale trasferimento di fondi statali: a fonte della riduzione del 50% del bollo auto, la Legge di Bilancio statale stanzia infatti 2,05 milioni di euro per “compensare” le Regioni. Ma è la somma totale. Al Veneto, che nella ripartizione nazionale ha genericamente una quota pari all’8 per cento, dovrebbero arrivare poco più di 160mila euro. Ma se il mancato gettito fosse superiore? I conteggi non sono stati ancora fatti, i più pessimisti temono che le auto con più di 20 anni di immatricolazione possano essere anche la metà del parco circolante in Veneto, il che comporterebbe un gettito da bollo auto non più di 7 milioni, ma di 3 milioni e mezzo. La conseguenza sarà di dover mettere mano al bilancio di previsione in occasione dell’assestamento e, soprattutto, trovare le risorse che lo Stato ha tagliato. L’aspetto singolare, se si vuole, è che mentre a Roma il Veneto spinge per avere l’autonomia, Governo e Parlamento decidono di ridurre le tasse pagate dai cittadini ma il cui gettito va alle Regioni. Con il rischio, poi, che le Regioni per far fronte ai tagli decidano di ridurre i servizi. (al.va.)
Hotel degli Atleti
Hockey
Skeleton
Bolli auto dimezzati La Regione rivedrà i conti
Mose, chieste altre due proroghe: è di nuovo scontro LA GRANDE OPERA VENEZIA I lavori del Mose si allungano. E prima che le paratoie tornino a sollevarsi, anche solo per prova, ci vorrà più tempo di quello previsto dal Provveditorato alle opere pubbliche. La posa delle ultime paratoie del sistema, alla bocca di porto di Lido-San Nicolò, che doveva essere completata per fine 2018, terminerà il 30 gennaio, meteo permettendo. Mentre oggi, in Comitato di magistratura, si discuteranno due diverse proroghe richieste al Provveditorato dal Consorzio Venezia Nuova: 150 giorni in più per i test di verifica della barriera di Treporti e 90 in più per la protezione degli steli di tutte le paratoie con uno speciale gel protettivo. Uno slittare di scadenze che, con ogni probabilità, non consentirà di sollevare le barriere a primavera, come aveva ipotizzato il provveditore Roberto Linetti. Un altro motivo di tensione con i commissari del Consorzio Venezia Nuova, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola. Quella di San Nicolò è l’ultima
Il caso Baita
Bolzano, Mantovani non sarà risarcita
DIGA MOBILE Una delle paratoie che compongono il sistema Mose
I COMMISSARI DEL CVN DOMANDANO DI ARRIVARE A MAGGIO CON I TEST MA IL PROVVEDITORE SPINGE PER ACCELERARE LA CHIUSURA DEI LAVORI
barriera da completare dell’intero sistema che conterà, alla fine, 78 paratoie mobili. L’altro giorno è stata calata la quart’ultima, le tre successive dovrebbero essere posizionate il 25, 28 e 30 gennaio. Date indicative visto, che le operazioni sono molto legate alle condizioni meteo e ba-
VENEZIA Mantovani non sarà risarcita per l’esclusione dal project financing del nuovo carcere di Bolzano. L’ha deciso il Consiglio di Stato, rigettando per buona parte il ricorso presentato dalla ditta padovana contro la Provincia Autonoma e nei confronti della romana Condotte, che si era aggiudicata l’opera da 25 milioni. A pesare sull’azienda, attualmente in attesa di risposta alla richiesta di concordato, era stato il patteggiamento del 2013 a 1 anno e 10 mesi del suo ex presidente Piergiorgio Baita,
per la vicenda del sistema delle false fatturazioni. Nel 2015 Mantovani era stata esclusa dalla gara «per aver comunicato tardivamente e in modo incompleto gli elementi che dimostrassero che si fosse dissociata dalla condotta del suo amministratore». Una decisione corretta secondo i giudici amministrativi di secondo grado, i quali hanno riconosciuto all’azienda solo il diritto di pagare parzialmente (e non interamente) le spese di giudizio. (a.pe.)
sta che si alzi troppo vengo perché la fine lavori slitti ancora.
volte, che dovevano essere completati per lo scorso 31 gennaio. La richiesta, invece, è di slittare a fine maggio, utilizzando i fondi risparmi (circa 800mila euro) per una serie di manutenzioni che diventano sempre più urgenti. Si tratta di lavori e test importanti. Questa è l’unica barrie-
I RINVII Intanto il Cvn ha formalizzato la richiesta di prorogare il cosiddetto studio per la verifica di funzionalità della barriera di Treporti. Test già prorogati tre
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ra con degli impianti funzionanti, dove però si sono verificati vari problemi, legati anche alla presenza di sedimenti. L’altra proroga riguarda la protezione degli steli, che doveva iniziare una volta posate tutte le barriere. Visto il ritardo a San Nicolò, ecco la richiesta di slittare la conclusione di questa operazione dal previsto 14 febbraio al 15 maggio.
LA TENSIONE Slittamenti che, sulla carta, potrebbero essere riassorbiti nei tre anni di avviamento, prima della consegna definitiva per il 31-12-2021. Ma l’incertezza è grande. Il Provveditorato da sempre spinge per accelerare, scontrandosi con i commissari che oppongono la complessità dei lavori. Proprio sui tempi, prima della pausa natalizia, Linetti e Ossola si erano affrontati a muso duro: il primo avrebbe voluto iniziare le prime prove di sollevamento in primavera, per il secondo non se ne parla prima dell’autunno. Uno scontro destinato a continuare. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il caso
Nonno Libero all’Unesco divide M5s e Lega Mario Ajello ella diaspora dei testimonial stellati, Lino Banfi non si muove. Non dice ciaone al giovane-vecchio Di Maio come va di moda tra i vip del pentimento sinistrese - da Claudio Santamaria a Fiorella Mannoia, da Sabrina Ferilli a Elio Germano, ma resiste Orietta Berti e celentaneggia Celentano - e riceve l’onore della nomina all’Unesco. Come se fosse un pezzo di pietra antica di Matera o un’altra veneranda vestigia del patrimonio nazionale. Ma a suo modo proprio questo è Nonno Libero. Ed è l’icona pop che serve ai 5 stelle. Più giallorosso (“Ho lavorato con tante donne meravigliose ma le curve della Roma sono le più belle”) che giallo-verde. Pugliese doc e la Puglia s’è trasformata da punto di forza in tallone d’Achille per M5S in crisi di abbandono dopo le retromarce su Ilva, Tap e trivelle. Rassicurante al massimo grado per certa Italia televisiva, come lo è stata Iva Zanicchi per il Cavaliere (sta berlusconeggiando Di Maio?), e affidabile per certa Italia profonda modello Padre Pio (“Ho sempre in tasca la sua immaginetta”, così come ce l’ha il premier Conte che è suo amico e pugliese come lui). Banfi incarna, ma ne fa anche la semplice parodia, l’antropologia democristiana tendente a destra e “io mi sono sempre dichiarato di centrodestra ma ho sempre preso calci in bocca dal centrodestra”. E così, non è stato scelto a caso il buon Lino. Può servire, in questa fase guerrigliera alla Dibba, a un riequilibrio e a un’integrazione fatti di moderatismo nazional-popolare e di slang da paciosa provincia. Ed è un tenero anziano che parla agli elettori anziani mentre, come direbbe lui, i “raghezzi” cioè i giovani - sembrano disamorarsi del verbo grillino. E qui c’è da notare il paradosso. Quello di un movimento che della retorica del nuovo, del cambiamento, del ricambio ha fatto il suo punto di forza e poi vira su Nonno Libero. Uno che comunque, nel “Medico in famiglia”, era l’unico conservatore in mezzo al mainstream politicamente corretto, l’ultimo e l’unico simbolo dell’Italia d’antan e dello Strapaese calato nel progressismo dominante. E risultava simpatico proprio per questo. Nasce
N
dalla difficoltà politiche M5S questa mossa comunicativa su Banfi. Ma lui di sicuro, come l’Oronzo Canà nel”Allenatore nel pallone”, da inviato Unesco ci farà divertire. Anche se un personaggio più global e meno local sarebbe stato forse più adatto al ruolo. E un Piero Angela avrebbe figurato meglio, in quella carica, rispetto al co-protagonista dell’“Esorciccio”. E magari, istrione per istrione, pugliese per pugliese, puntare su Checco Zalone (in “Quo vado”, Banfi recita stupendamente la parte del politico che intriga e raccomanda da Italia “di santi, poeti, navigatori e sottosegretari”, per dirla alla Totò) avrebbe dato un senso di maggior freschezza alla vicenda. Però, da testimonial dell’Unicef per i vaccini, quando i 5 stelle non li volevano, ha funzionato l’ottimo Banfi. Che come cordone ombelicale con la “gente” ha il suo perché. Ma, appunto, parla a una
certa Italia, che non è detto però sia superata visto che è in corso la moderna tendenza giallo-verde di rispolverare una fisionomia di Paese da domenica con i negozi chiusi, da vecchio assistenzialismo sudista e perfino da ritorno del flipper nei bar (al posto delle slot macchine e di altri aggeggi indecenti dove non inserire i soldi del reddito di cittadinanza) come proprio Di Maio ha vagheggiato tempo fa. Da questo punto di vista, Banfi è il personaggio giusto e la sua immagine positiva sta bene. Però, al netto di tutte le qualità del personaggio, simboleggia poco l’innovazione. Non proietta granché l’Italia verso il futuro, non dà agli occhi del mondo una rappresentazione completa e universale di ciò che vogliamo essere ma soltanto di ciò che in parte siamo. Ed evviva Nonno Libero. Forza Canà, eccezionale monumento alla normalità. Ci rappresenta molto più di Dario Fo, che ha vinto il Nobel; più di tanti radical chic che gli rinfacciano di non avere titoli accademici; più degli schizzinosi da lagna permanente e da intellettualismo a vanvera. Ma forse al solito cliché dell’arci-italiano se ne potrebbero affiancare o sostituire altri. Pur nel rispetto assoluto per le orecchiette, per le cime di rapa e per una comicità che a suo modo è arte. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La vignetta
Osservatorio del Nordest
Quella voglia di leader figlia dei partiti deboli Ilvo Diamanti
(...) spaesati, in tempo di grande e rapido cambiamento. Politico ed economico. A livello nazionale e globale. D’altronde, il senso di solitudine e di inadeguatezza appare sempre più ampio. Riflette il declino e il degrado, sul territorio, delle reti di appartenenza. Della partecipazione sociale. La domanda di personalità “forti”, infatti, si afferma quando le “relazioni con gli altri” diventano “deboli”. In ambito politico, questo problema risulta molto evidente. Fino agli anni Ottanta, cioè, al tempo della Prima Repubblica, i partiti erano veri e propri sistemi di appartenenza e di partecipazione sociale. Diffusi e radicati sul territorio. Accompagnavano le persone nel corso della loro vita. Dovunque. Affiancati da associazioni, organizzazioni, istituzioni. A ogni livello. Anzitutto: in ambito locale. A contatto diretto con la realtà quotidiana. Si parlava, per questo, di “partiti di massa”. Non solo per l’ampiezza della loro base elettorale, ma perché erano fondati su identità forti, diffuse e di lunga durata. È logico rammentare, al proposito, l’alternativa fra Partito Comunista e Democrazia Cristiana. Che hanno accompagnato la storia del Paese per oltre 40 anni. Fino al “crollo del muro” (di Berlino). Nel 1989. E, in Italia, del sistema politico e partitico incardinato sull’alternativa (impossibile, per la divisione del mondo in due blocchi) fra DC e PCI. Crollato il muro, scomparsi i partiti di massa, finiscono in fretta anche le identità politiche. La scelta di voto non è più un “atto di fede”. Ma una scelta che dipende, sempre più, da altri fattori. Mutevoli. Anzitutto, la “comunicazione”, invece della “partecipazione”. “L’immagine”, invece delle “tradizioni”. E le “persone” invece dei “partiti”. Anzi: i “partiti” si identificano sempre più nelle “persone”. Anche perché il loro territorio si trasferisce sempre più nei
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“media”. In particolare: nella “televisione”. Facile e automatico il richiamo a Silvio Berlusconi. L’imprenditore mediatico e televisivo che fonda un “partito personale”. Forza Italia. Del quale è non solo “padrone” e “uomo forte”. Ma anche - e soprattutto - l’unico riferimento. Da allora tutto cambia. Si afferma una “democrazia del pubblico” dove i leader recitano una parte. E gli elettori diventano, appunto, “pubblico”. Il quadro cambia ancora, nell’ultimo decennio, quando, nella comunicazione, la televisione stessa è affiancata dalla “rete”. Dai “social media”. Allora si afferma il “mito” della democrazia diretta. Dove “uno vale uno”. Anche se non tutti hanno la stessa capacità di utilizzarla. Quindi, lo stesso valore. Tuttavia, nella storia politica dell’ultimo decennio, si assiste, dapprima, alla “personalizzazione dei partiti”. Che favoriscono l’affermarsi dei “partiti personali. E, infine di “persone senza partiti”. Uomini Forti. A ogni livello. In ambito nazionale, Matteo Salvini. L’Uomo Forte, che ha messo in ombra il M5s. Guidato, di fatto, da Beppe Grillo. Che, però, agisce “fuori” dal campo politico. Anche in Veneto, come è emerso in un recente sondaggio dell’Osservatorio Nord Est, c’è un Uomo Forte. Luca Zaia. Anch’egli della Lega. Ma molto diverso da Salvini. Perché preferisce “rassicurare” piuttosto che “agitare l’in-sicurezza”. Mentre a Sinistra c’è poco. Quasi nulla. Fra gli elettori del PD l’Uomo Forte non piace. Anche perché il Leader Forte, che li ha guidati per alcuni anni, oggi è “in attesa”. Alla finestra. Dopo aver “personalmente” perduto un referendum. E spinto il PD al minimo storico. Intorno al 17-18%. Così, la voglia di un Uomo Forte, nel Nord Est, riflette soprattutto un Forte senso di dis-orientamento politico. Accentuato dalla presenza (assenza?) dei partiti. Tanto deboli che ormai non si vedono più.
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III
Primo Piano
Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it
Ligabue, contratti super Tre nuove commesse per 200 milioni di euro La società di catering fornirà pasti a seimila persone Tra i clienti, le ammiraglie della flotta navale di Saipem `
L’AZIENDA VENEZIA C’era da sorridere già con il saldo del fatturato del 2018m, che aveva fatto registrare un 12 per cento in più. Il colpo grosso per il Gruppo Ligabue, azienda veneziana leader nella fornitura di pasti, però è arrivato con la firma di un triplice accordo - impostato negli ultimi mesi del 2018 e arrivato a dama nelle scorse settimane per un valore complessivo di 200 milioni di euro. Proprio nell’anno in cui la storica azienda di forniture pasti fondata tra le calli di Venezia, taglia il traguardo dei cento anni
GLI ACCORDI
SALONE NAUTICO Nella foto a sinistra, la conferenza stampa di presentazione al Boot. Qui in alto, folla all’Arsenale in occasione dell’esposizione di yacht e la mappa di quello che sarà il Salone nautico di Venezia all’Arsenale, con gli spazi dedicati all’esposizione e allo svago
Ad ampliare il portafoglio clienti della società, portando un introito importante, sono stati quindi tre nuovi contratti siglati con aziende di grosso calibro del settore energetico. Accordi che superano i confini nazionali, a testimonianza di come il Gruppo Ligabue respiri ormai una dimensione mondiale. Il primo, siglato nel secondo semestre del 2018, è una commessa di fornitura di catering in Algeria con la britannica British Petroleum, azienda che danni opera nel paese nordafricano e che è tra i principali fornitori di gas in Europa. Sempre in Algeria, i servizi di catering alberghieri e approvvigionamento del Gruppo guidato da Inti Ligabue supporteranno Fcp (First Calgary Petroleums Ltd), una società del Gruppo Eni. Infine, in queste settimane ecco l’aggiudicazione pluriennale con Saipem delle attività di catering su otto navi della Divisione E&C Offshore della società di San Donato Milanese. Che al-
le competenze del Gruppo Ligabue, Saipem ha affidato anche la ristorazione della flotta, la “Saipem 7000” (la nave-gru più grande al mondo) e la “Castorone”, la nave posatubi in acque ultra-profonde. Le due imbarcazioni infatti saranno impegnate in diversi progetti, in differenti parti del mondo. La sfida della Ligabue, come in passato, sarà gestire al meglio il servizio anche nelle zone più remote e nelle situazioni di approvvigionamento più difficili. Un compito che, grazie alle nuove commesse ottenute, permetterà al gruppo internazionale, ma con cuore veneziano, di fornire pasti e servizi, ogni
IL 2018 SI È CHIUSO CON UN FATTURATO DI 321 MILIONI DI EURO IL 12 PER CENTO IN PIÙ RISPETTO AL VOLUME DEL 2017
giorno, a circa seimila persone.
I DATI «Siamo oltre modo soddisfatti - ha dichiarato l’Amministratore Delegato del Gruppo, Inti Ligabue - Questa per noi è una importantissima conferma. Lavoriamo da oltre cinquant’anni con Saipem e questa aggiudicazione complessa e che ha richiesto un grande impegno, consolida la nostra relazione. Non si diventa fornitori e partner di Saipem per caso». Per il Gruppo Ligabue - che ha registrato nel 2018 un giro d’ affari di 321 milioni di euro, in crescita di oltre il 12% sull’anno precedente - si prospetta un anno di grandi impegni e soddisfazioni, dato che proprio nel 2019 si festeggiano i 100 anni dell’azienda familiare, protagonista ora dei mercati globali, fondata a Venezia nel settembre del 1919 da Anacleto Ligabue, nonno dell’attuale Chairman e Ceo. N. Mun. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LEADER Un furgone dell’azienda veneziana protagonista nel mondo del catering. Nella foto in tondo l’ad Inti Ligabue
Confindustria studia per il territorio Sul tavolo 26 mila posti di lavoro DOMANI ASSEMBLEA MESTRE All’Assemblea generale annuale di Confindustria Venezia e Rovigo il presidente Vincenzo Marinese si presenterà con una cartella piena di numeri che, in estrema sintesi, parlano di una grossa opportunità di nuovo sviluppo per l’intero territorio metropolitano. Talmente importante che vien da chiedersi come mai non sia emersa prima. Probabilmente le condizioni favorevoli per creare circa 26 mila nuovi posti di lavoro (7.600 diretti e 19 mila nell’indotto), mobilitando risorse per quasi 2 miliardi e mezzo di euro, si sono incrociate adesso, e lo studio dell’advisory EY, acronimo di Ernst & Young, porta alla luce tutto ciò che si può fare per consentire alla realtà produttiva di Venezia e Rovigo di affrontare gli scenari economici e commerciali dell’immediato futuro, e intercettare i canali del mercato globale, che oggi passa-
no per esperienze fortemente innovative, in particolare la Via della Seta marittima e terrestre: «La cultura imprenditoriale diffusa può contare su un capitale umano significativo, con un buon tasso di innovazione» afferma Marco Daviddi, partner di EY illustrando il contenuto dello studio: «Esistono margini di miglioramento nella collaborazione tra pubblico e privato sul tema della formazione, e per quanto attiene un ulteriore sviluppo delle dotazioni infrastrutturali. Il territorio offre, inoltre, luoghi estesi per progetti di reindustrializzazione, nei settori a maggior valore aggiunto e innovativi».
In una frase, il presidente Marinese porterà ai colleghi industriali il Piano industriale strategico per Venezia metropolitana che potrebbe essere in grado di portare nuova occupazione e investimenti a patto di creare una Zona Economica Speciale, la famosa Zes di cui si parla da anni. L’appuntamento è per domani alle 17 a Venezia, nella sede di Vtp, Venezia terminal passeggeri, per l’assemblea che non a caso porta il titolo “Il futuro è nelle nostre mani”. Con Vincenzo Marinese si confronteranno il governatore del Veneto Luca Zaia, il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, il presidente di
PER ERNST&YOUNG NEL 2018 CI SONO CONDIZIONI FAVOREVOLI CHE MUOVONO RISORSE PER QUASI 2 MILIARDI DI EURO
MARINESE: «TRACCIATE LE LINEE DI SVILUPPO SULLA NOSTRA AREA METROPOLITANA. MA ADESSO SERVE LA ZES DI VENEZIA»
Confindustria Vincenzo Boccia, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, il direttore di Intesa Sanpaolo per Veneto, Friuli e Trentino Renzo Simionato e Marco Daviddi. «Questo studio traccia le linee e le potenzialità di sviluppo che potranno interessare l’area di Venezia Metropolitana nell’arco dei prossimi sette o dieci anni - spiega il presidente Vincenzo Marinese - Le azioni previste indicano alle istituzioni locali e al governo nazionale la strategia per facilitare questo sviluppo. Grazie alla Zes di Venezia e Rovigo si potrà colmare il gap di cui il nostro meraviglioso territorio purtroppo ancora soffre rispetto ad altre realtà europee, simili per storia economica, infrastrutture e tessuto produttivo. È alla politica ed alle amministrazioni locali e nazionali che ora tocca agire senza perdere tempo prezioso». (e.t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRESIDENTE Vincenzo Marinese, domani industriali in assemblea
XV
Riviera
CACCIAVILLANI (STRA): «DOVE PASSERÀ, QUANDO E COME SARÀ SCAVATO?» DANIELETTO (VIGONOVO): «INTANTO SIANO RIMOSSI I BASAMENTI»
del Brenta
NUOVI DUBBI Scorzé aveva chiesto di non essere toccata dal percorso: ora teme per la potenza della stazione che la riguarda
Mercoledì 23 Gennaio 2019 www.gazzettino.it
mestrecronaca@gazzettino.it
«Elettrodotto interrato? C’è l’idrovia» All’indomani dello storico accordo fra Terna e Regione, `Alcuni rimettono sul piatto l’altra grande incompiuta del territorio: i sindaci cominciano già a guardare ai prossimi scenari «I cavi potrebbero essere adagiati sul fondo del canale o negli argini» `
Comitati euforici: «Vittoria straordinaria»
SISTEMA ENERGIA Terna ritira il progetto dell’elettrodotto aereo e sigla un accordo da quasi un miliardo di euro con la Regione per il miglioramento del sistema, di cui un 40% circa è destinato all’elettrodotto Dolo–Camin, che da aereo diventa interrato, così come richiesto a gran voce dal territorio. La giornata di lunedì è stata caratterizzata da un clima di festa: amministratori e cittadini si sono passati la notizia commentando con gioia la storica decisione. Dopo i primi momenti di euforia, si comincia a guardare ai prossimi mesi e chiedersi quali saranno gli scenari. Per esempio il sindaco di Vigonovo, Andrea Danieletto, chiede subito “la rimozione dei basamenti che si trovano sul nostro territorio”. E la presidentessa della Conferenza dei Sindaci Caterina Cacciavillani, primo cittadino di Stra, uno dei comuni interessati dall’opera, riflette: «Anche alla riunione di ieri sera (lunedì) è stato detto: bene, l’elettrodotto aereo non si fa più, non ci saranno tralicci davanti alle nostre storiche ville, però adesso bisogna capire quale sarà il tracciato nuovo, dove passerà, come passerà. Ci saranno degli scavi, ma non sappiamo dove». Lunedì è stato comunicato che all’elettrodotto Dolo – Camin saranno destinati 420 milioni di euro ma ci si chiede come siano stati calcolati, se ancora non c’è un progetto esistente. Commenta il sindaco di Dolo Alberto Polo: «Siamo assolutamente contenti, però adesso abbiamo il dovere e la volontà di essere protagonisti, di essere informati; vorremmo essere coinvolti a monte, piuttosto che a valle. Sarà compito delle istituzioni e dei comitati ora essere vigili e dire subito la nostra volontà di coinvolgimento fin dalla progettazione. Non possiamo non condividere tale percorso, dobbiamo presidiare la Riviera, sempre in spirito di collaborazione; il nostro territorio è la nostra casa». Dove passerà quindi l’elettrodotto interrato? Dove ver-
VIGONOVO
PALA E PICCONE La manifestazione di sindaci e cittadini nell’aprile scorso per invocare l’interramento dell’elettrodotto
rà scavato e come? Nelle osservazioni tecniche delle proposte fatte dai Comuni a Terna si menzionava l’ipotesi di stendere il cavo sul fondo dell’idrovia, che però comportava dei rischi nel momento in cui si fosse reso necessario dragare il fondale, oppure sugli argini. Ecco perché alcuni sindaci approfittano del buon esito del progetto per rimettere sul piatto l’altra grande opera al momento incompiuta che è l’idrovia, proprio perché sarebbe una buona destinazione per l’interramento del cavo.
IL CASO SCORZÈ Se in Riviera tutti sono soddisfatti non altrettanto si può dire di altri territori interessati dai piani di Terna, come sta succedendo a Scorzè, dove Vittorio Pellizzato del Comitato CappellaVive spiega che a dicembre al go-
PROGETTO Uno dei progetti di idrovia tra Padova e Venezia
vernatore Zaia è stata trasmessa la richiesta di Scorzè e di altri 15 Comuni perché non vengano fatte centraline né a Scorzé, né a Volpago, spostando il percorso dell’opera lungo l’autostrada. Si vuole chiarezza sulla parte del territorio coinvolta dalla costruzione della sottostazione in zona vicina all’azienda San Benedetto e sulla portata futura dell’elettrodotto, che il Ministero, nel febbraio 2018, chiama ‘collegamento Italia Austria’ da 380mila volt, quindi non da 220mila come viene dichiarato ora. La zona agricola di Scorzè è pregiata, in area di risorgive. Lo scorso luglio in consiglio a Scorzé era già stato discusso il tracciato e chiesto a Terna di non far transitare l’elettrodotto, tra l’altro in presenza di edifici sensibili come la scuola primaria e il Municipio. Sara Zanferrari
A febbraio la nuova gara per il Pronto soccorso DOLO Il Comitato a difesa dell’ospedale di Dolo ha incontrato lunedì il direttore generale dell’Ulss 3 “Serenissima”, Giuseppe Dal Ben. «Una delegazione del Comitato ha incontrato il direttore generale - si comunica in una nota - ed ha esposto, in particolare, i problemi legati alla mancata attuazione delle Schede ospedaliere del 2016 e alla ristrutturazione del monoblocco. Il direttore ha dimostrato attenzione e disponibilità ad affrontare i problemi enunciati, facendo, altresì, presente che la mancata attivazione delle Schede sanitarie del 2016 è stata essenzialmente dovuta alla assen-
za degli spazi necessari e che il problema dovrebbe trovare attuazione con la costruzione del nuovo Pronto soccorso la cui gara di nuovo appalto dovrebbe partire a febbraio mentre per le nuove sopraelevazioni saranno necessari i 30 milioni richiesti al Governo Conte per ottenere 90 nuovi posti letto». «In merito alle difficoltà di organico del personale – precisa ancora il gruppo - il direttore ha riconosciuto le carenze ‘di ordine generale’ e la mancanza di medici specializzati. In relazione all‘hospice di 10 posti per i malati terminali, in collaborazione con la casa di riposo e il mondo del volontariato, il direttore ha dimostrato interesse a valutare la proposta del comita-
to». «La delegazione – concludono i responsabili - ha ringraziato il direttore generale apprezzandone la disponibilità anche in vista di ulteriori confronti». È stato nominato ad interim primario di Cardiologia a Dolo il primario di Mirano dott. Salvatore Saccà. L.Per.
Dolo sud Incontro su viabilità e nuovo semaforo
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IL COMITATO DI DIFESA DELL’OSPEDALE HA INCONTRATO IL DG DELL’ULSS 3 GIUSEPPE DAL BEN
SANITÀ L’ospedale di Dolo
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L’amministrazione ha invitato i residenti di Dolo sud ad un incontro di presentazione del nuovo semaforo installato all’incrocio tra la Sp 19 e le vie del Vaso, dei Frati e Monache. Si terrà stasera alle 19 nella sala incontri della ‘Casa a colori’. Si prevede che non mancheranno Anche domande legate al nuovo sistema di raccolta dei rifiuti e al problema dei furti, visti i numerosi casi avvenuti in zona. (L.Per.)
«Oltre dieci anni d’impegno, di lotte e di dedizione ad una causa che ha saputo unire anime e sensibilità diverse e che segnerà uno spartiacque nelle storie dei nostri paesi». Così il portavoce del comitato “Elettrosotto-noelettrodottoaereo”, Gianluca Salmaso, ha aperto la serata di lunedì, nella sala del patronato di Tombelle di Vigonovo, per festeggiare la notizia dell’interramento della linea elettrica che avrebbe sovrastato il territorio. Di fronte ad una platea composta da oltre 300 persone, sono saliti sul palco l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato, il sindaco di Saonara (Pd) Walter Stefan, di Vigonovo Andrea Danieletto, di Dolo Alberto Polo, di Stra Caterina Cacciavillani, di Fiesso d’Artico Andrea Martellato; per Fossò il vicesindaco Maurizio Lunardi. E ancora il parroco di Vigonovo don Francesco Frigo e il professor Giovanni Campeol, l’esperto di valutazione ambientale che ha seguito la questione per conto dei comitati e dei sette sindaci dei Comuni interessati dall’opera. Presenti anche altri amministratori padovani e veneziani. «Eravamo già siamo riusciti a cancellare il progetto per la realizzazione della camionabile tra Padova e Venezia e ora abbiamo vinto anche la battaglia per l’interramento della linea elettrica. Il nostro prossimo traguardo sarà la realizzazione dell’idrovia Padova-Venezia, intesa non solo come canale navigabile, ma anche quale scolmatore delle piene del bacino Brenta-Bacchiglione», ha promesso l’assessore Roberto Marcato. «L’interramento della linea elettrica va oltre i confini della battaglia intrapresa in questi anni e assume i contorni di una lezione che abbiamo dovuto imparare e che speriamo serva a molti», ha rilevato il sindaco di Vigonovo, Andrea Danieletto. Brindisi e abbracci. Vittorino Compagno
SODDISFAZIONE L’l’assessore regionale Marcato a Tombelle
MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
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La sfida delle Regioni confindustria
LA SCHEDA
Zoppas: «La Tav va completata senza indugi»
Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)
Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole
SPESA PRIMARIA 11.830 18.069 11.208 16.362 16.946 11.112 13.714 13.334 11.662 11.817 12.173 11.277 12.027 11.852 12.464 9.858 10.412 12.951 12.372 10.714 12.922 11.510 11.370 12.289 11.855 10.888
ENTRATE 12.987 15.833 16.792 16.975 14.341 12.924 12.902 12.615 14.867 12.486 10.958 11.113 15.115 9.707 8.627 7.747 7.825 9.124 6.981 7.409 8.488 12.119 12.596 9.406 14.366 7.830
RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088 -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della Salute. (1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero.
Fracasso (Pd): «Stop alle bugie della Lega, confronto trasparente con Conte» Anche i sindaci delle città metropolitane aprono la loro battaglia con il governo ha spianato la strada al dialogo per ribadire che il fondo di coesione nazionale non si tocca e il Nord continuerà quindi a versare tutte le risorse per garantire i servizi erogati dallo Stato. Nel dossier di Bankitalia si calcola in 10.890 euro procapite la spesa primaria nel Mezzogiorno, contro gli 11.860 al Centro Nord: la differenza vera è legata alle pensioni. Il vero abisso sta nelle entrate, pari a 7.830 euro al Sud, inferiori del 45% al Centro Nord che si colloca a 14.370 euro procapite. E’ evidente che quando il premier Conte parla di “coesione nazionale da salvaguardare” considera non negoziabile il residuo fiscale. C’è un dato che invita a riflettere: la provincia autonoma di Trento riceve addirittura 2.605 euro procapite integrativi dallo Stato, anche se si trat-
tiene i 9 decimi di Irpef e Iva alla onte. Solo Bolzano ne “regala” 603 a Roma, ma il presidente Maurizio Fugatti se vuole pagare gli insegnanti, i bidelli e i professori dell’università di Trento deve contare sui fondi di compensazione del Mef. Insomma, è la qualità dei servizi che determina i livelli della spesa pubblica dello Stato. La pensa così anche Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale: «Il dato più eclatante è certamente questo: l’86% delle entrate generate in Veneto torna a casa, sotto forma di spesa delle varie amministrazioni. Siamo già vicini ai quei 9/10 delle tasse del “modello Bolzano” e i valori di residuo fiscale utilizzati dalla Lega non sono mai stati validati da istituti autorevoli. I dati di Banca Italia confermano le stime presentate due anni fa, elaborate dal professor
la fimmg all’attacco
«Con l’autonomia in Veneto i medici esclusi da dirigenti» PADOVA. Fino a che punto si può spingere l’autonomia delle Regioni con i concorsi della Sanità? A sollevare l’interrogativo è la Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) che contesta la decisione adottata dalla Usl 6 Euganea veneta (quella provinciale di Padova) «dove i medici sembrerebbero estromessi per bando dalla selezione per due incarichi di direzione di distretto». A richiamare l'at-
tenzione sulla vicenda è il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, secondo il quale «ciò che sta avvenendo in Veneto è molto indicativo di quello che potrà avvenire in questo Paese in presenza di una maggiore autonomia regionale, ed è evidente che ci aspetta un futuro disastroso per il Servizio Sanitario Nazionale», che deve invece salvaguardare prestazioni analoghe su tutto il territorio nazio-
nale. «Siamo di fronte a un fatto gravissimo», sottolinea Scotti in una nota, « non solo perché non si rispetta quanto previsto per legge (D.Lgs 502/1992), anche per i medici di medicina generale, ma anche per il fatto che questo tentativo di blitz premia una visione tecnocratica e amministrativa della sanità a scapito della qualità dell’assistenza».
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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ziente e ne conosce le problematiche». Da qui l'appello al ministro della Salute affinché «intervenga con decisione perché si rispettino le leggi. Ci auguriamo - conclude Scotti - che il ministro Giulia Grillo si occuperà presto e con estrema fermezza di quanto sta avvenendo in Veneto con-
ia è invece Daniele Giordano, secondo il quale la legge finanziaria adottata dal parlamento a fine anno blocca di fatto il ricambio del personale che va in pensione, in quanto costringe le Usl a bandire concorsi ad hoc per ogni posti che si libera, senza accedere alla graduatoria nazionale di riserva come avveniva prima. «Come Cgil riteniamo che la direzione sanità e sociale della Regione faccia bene a rendere pubblici i fabbisogni di personale della nostra regione e predisponga con urgenza i concorsi. Invece di annunciare futuri provvedimenti sull’autonomia il presidente Zaia difenda quella del nostro sistema sanitario di cui ha la responsabilità». —
Danilo Toninelli fa gli auguri a Erika Stefani
«Residuo fiscale di 3 miliardi» Ecco il dossier di Bankitalia PADOVA. Quali sono le cifre vere del residuo fiscale su cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato il braccio di ferro con il governo, in questi otto mesi di trattative sull’autonomia? Le stime su cui i ministri Erika Stefani e Giovanni Tria stanno elaborando le loro analisi arrivano da Bankitalia e mettono fine a molti dubbi: il Veneto versa a Roma 8,8 miliardi, da cui bisogna detrarre la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 1.100 euro procapite. Tirate le somme il residuo fiscale netto si aggira su 3,5 miliardi l’anno, cifra assai diversa dai 21 miliardi che Luca Zaia ha scritto sul pdl 43, con cui ha avviato la trattativa con il ministro Stefani. La legge votata dal consiglio regionale è finta su un binario morto e il governatore del Veneto, con la sua lettera al popolo del Sud,
Luciano Greco dell'Università di Padova», spiega Fracasso. «Il tempo della propaganda è finito, ora bisogna mettere i piedi per terra anche se il negoziato tra Veneto e governo è avvolto dal segreto. Non è dato sapere il contenuto delle materie, né la definizione delle risorse. Prima si chiama il popolo alle urne poi si nasconde la vera polpa dell’autonomia. Intanto con la legge finanziaria i miliardi finiscono al Sud con il reddito di cittadinanza, con quello non c’è dubbio che la spesa nel Meridione aumenterà. Dal premier Conte, autodefinitosi avvocato del popolo, mi aspetto un confronto trasparente in cui il popolo, anche quello veneto, possa sapere di cosa si sta trattando: quindi ci vuole la massima trasparenza», conclude Stefano Fracasso. Sul treno dell’autonomia ieri sono saliti i sindaci dell’Anci, che hanno chiesto al Governo di far decollare le 14 città metropolitane italiane. «Chiederemo di attuare il principio dell' autonomia fiscale di bilancio, di conferire competenze che siano più di programmazione, di pianificazione strategica e di coordinamento territoriale che di amministrazione attiva», dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella. Una sfida tutta da costruire. — Albino Salmaso
VENEZIA. Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, non è affatto ottimista. «Il 2019 sarà un anno difficile, contraddistinto da grande incertezza legata ad alcuni elementi concreti: un orizzonte di ordini di breve respiro (3 mesi); i dati di rallentamento della Germania (della quale siamo principali produttori di filiera nella fascia di qualità alta); la guerra dei dazi tra Usa e Cina; un mercato interno stagnante. La frenata dell’economia globale – denunciata dalle previsioni di Bankitalia e del Fmi - è un fatto reale, da affrontare con urgenza. L’Italia avrebbe bisogno di segnare un +3% di crescita per dare uno slancio duraturo alla ripresa, non di discutere su un meno 1 o su un meno 0,5. In questo contesto, le misure messe fin qui in campo dal governo sono più assistenzialiste che propulsive per l’economia. La richiesta che facciamo al Governo, è quella di aprire un confronto con le imprese per concretizzare azioni di prevenzione coerenti con il contesto che stiamo vivendo come: il taglio del cuneo fiscale, regimi agevolati ed incentivi sulla creazione di nuovo business», scrive Zoppas in una nota. «Bisogna puntare a investimenti che producano nuova economia per recuperare la competitività che l’Italia sta continuando a perdere, erodendo il vantaggio legato al made in Italy. Bisogna ricondurre le variabili di costo produttivo al di sotto dei benchmark dei nostri concorrenti. Prima di tutto le infrastrutture: dobbiamo ridurre i costi dei trasporti, arrivare più velocemente sui mercati e non essere tagliati fuori dai collegamenti internazionali. La Tav va sbloccata senza ulteriori indugi», conclude Zoppas. —
STEFANO FRACASSO CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE
Il capogruppo in Regione: gli ultimi dati diffusi fanno finalmente chiarezza su tutte le chiacchiere La delibera in questione è la numero 6 e taglia fuori la professione medica dalla funzione organizzativo-gestionale di una struttura. Si tratta, prosegue il segretario generale Fimmg, di funzioni che «hanno un’alta valenza sanitaria e sociosanitaria e proprio per questo la legge prevede che in questo ruolo vi sia un dirigente che abbia maturato una specifica esperienza nei servizi territoriali, comprendendo anche un medico di medicina generale con una esperienza almeno decennale. Escludere i medici, e in particolare i medici della medicina generale, significa privare il distretto sanitario dell’esperienza maturata negli anni da chi ha realmente stabilito un rapporto fiduciario con il pa-
Silvestro Scotti si appella al ministro Grillo per bloccare la Usl 6 Euganea siderando che il rispetto delle leggi dello Stato è la principale responsabilità di un ministro della Repubblica». A polemizzare con Luca Za-
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REGIONE
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La sfida delle Regioni confindustria
LA SCHEDA
Zoppas: «La Tav va completata senza indugi»
Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)
Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole
SPESA PRIMARIA 11.830 18.069 11.208 16.362 16.946 11.112 13.714 13.334 11.662 11.817 12.173 11.277 12.027 11.852 12.464 9.858 10.412 12.951 12.372 10.714 12.922 11.510 11.370 12.289 11.855 10.888
ENTRATE 12.987 15.833 16.792 16.975 14.341 12.924 12.902 12.615 14.867 12.486 10.958 11.113 15.115 9.707 8.627 7.747 7.825 9.124 6.981 7.409 8.488 12.119 12.596 9.406 14.366 7.830
RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088 -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della Salute. (1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero.
Fracasso (Pd): «Stop alle bugie della Lega, confronto trasparente con Conte» Anche i sindaci delle città metropolitane aprono la loro battaglia con il governo ha spianato la strada al dialogo per ribadire che il fondo di coesione nazionale non si tocca e il Nord continuerà quindi a versare tutte le risorse per garantire i servizi erogati dallo Stato. Nel dossier di Bankitalia si calcola in 10.890 euro procapite la spesa primaria nel Mezzogiorno, contro gli 11.860 al Centro Nord: la differenza vera è legata alle pensioni. Il vero abisso sta nelle entrate, pari a 7.830 euro al Sud, inferiori del 45% al Centro Nord che si colloca a 14.370 euro procapite. E’ evidente che quando il premier Conte parla di “coesione nazionale da salvaguardare” considera non negoziabile il residuo fiscale. C’è un dato che invita a riflettere: la provincia autonoma di Trento riceve addirittura 2.605 euro procapite integrativi dallo Stato, anche se si trat-
tiene i 9 decimi di Irpef e Iva alla onte. Solo Bolzano ne “regala” 603 a Roma, ma il presidente Maurizio Fugatti se vuole pagare gli insegnanti, i bidelli e i professori dell’università di Trento deve contare sui fondi di compensazione del Mef. Insomma, è la qualità dei servizi che determina i livelli della spesa pubblica dello Stato. La pensa così anche Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale: «Il dato più eclatante è certamente questo: l’86% delle entrate generate in Veneto torna a casa, sotto forma di spesa delle varie amministrazioni. Siamo già vicini ai quei 9/10 delle tasse del “modello Bolzano” e i valori di residuo fiscale utilizzati dalla Lega non sono mai stati validati da istituti autorevoli. I dati di Banca Italia confermano le stime presentate due anni fa, elaborate dal professor
la fimmg all’attacco
«Con l’autonomia in Veneto i medici esclusi da dirigenti» PADOVA. Fino a che punto si può spingere l’autonomia delle Regioni con i concorsi della Sanità? A sollevare l’interrogativo è la Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) che contesta la decisione adottata dalla Usl 6 Euganea veneta (quella provinciale di Padova) «dove i medici sembrerebbero estromessi per bando dalla selezione per due incarichi di direzione di distretto». A richiamare l'at-
tenzione sulla vicenda è il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti, secondo il quale «ciò che sta avvenendo in Veneto è molto indicativo di quello che potrà avvenire in questo Paese in presenza di una maggiore autonomia regionale, ed è evidente che ci aspetta un futuro disastroso per il Servizio Sanitario Nazionale», che deve invece salvaguardare prestazioni analoghe su tutto il territorio nazio-
nale. «Siamo di fronte a un fatto gravissimo», sottolinea Scotti in una nota, « non solo perché non si rispetta quanto previsto per legge (D.Lgs 502/1992), anche per i medici di medicina generale, ma anche per il fatto che questo tentativo di blitz premia una visione tecnocratica e amministrativa della sanità a scapito della qualità dell’assistenza».
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ziente e ne conosce le problematiche». Da qui l'appello al ministro della Salute affinché «intervenga con decisione perché si rispettino le leggi. Ci auguriamo - conclude Scotti - che il ministro Giulia Grillo si occuperà presto e con estrema fermezza di quanto sta avvenendo in Veneto con-
ia è invece Daniele Giordano, secondo il quale la legge finanziaria adottata dal parlamento a fine anno blocca di fatto il ricambio del personale che va in pensione, in quanto costringe le Usl a bandire concorsi ad hoc per ogni posti che si libera, senza accedere alla graduatoria nazionale di riserva come avveniva prima. «Come Cgil riteniamo che la direzione sanità e sociale della Regione faccia bene a rendere pubblici i fabbisogni di personale della nostra regione e predisponga con urgenza i concorsi. Invece di annunciare futuri provvedimenti sull’autonomia il presidente Zaia difenda quella del nostro sistema sanitario di cui ha la responsabilità». —
Danilo Toninelli fa gli auguri a Erika Stefani
«Residuo fiscale di 3 miliardi» Ecco il dossier di Bankitalia PADOVA. Quali sono le cifre vere del residuo fiscale su cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato il braccio di ferro con il governo, in questi otto mesi di trattative sull’autonomia? Le stime su cui i ministri Erika Stefani e Giovanni Tria stanno elaborando le loro analisi arrivano da Bankitalia e mettono fine a molti dubbi: il Veneto versa a Roma 8,8 miliardi, da cui bisogna detrarre la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 1.100 euro procapite. Tirate le somme il residuo fiscale netto si aggira su 3,5 miliardi l’anno, cifra assai diversa dai 21 miliardi che Luca Zaia ha scritto sul pdl 43, con cui ha avviato la trattativa con il ministro Stefani. La legge votata dal consiglio regionale è finta su un binario morto e il governatore del Veneto, con la sua lettera al popolo del Sud,
Luciano Greco dell'Università di Padova», spiega Fracasso. «Il tempo della propaganda è finito, ora bisogna mettere i piedi per terra anche se il negoziato tra Veneto e governo è avvolto dal segreto. Non è dato sapere il contenuto delle materie, né la definizione delle risorse. Prima si chiama il popolo alle urne poi si nasconde la vera polpa dell’autonomia. Intanto con la legge finanziaria i miliardi finiscono al Sud con il reddito di cittadinanza, con quello non c’è dubbio che la spesa nel Meridione aumenterà. Dal premier Conte, autodefinitosi avvocato del popolo, mi aspetto un confronto trasparente in cui il popolo, anche quello veneto, possa sapere di cosa si sta trattando: quindi ci vuole la massima trasparenza», conclude Stefano Fracasso. Sul treno dell’autonomia ieri sono saliti i sindaci dell’Anci, che hanno chiesto al Governo di far decollare le 14 città metropolitane italiane. «Chiederemo di attuare il principio dell' autonomia fiscale di bilancio, di conferire competenze che siano più di programmazione, di pianificazione strategica e di coordinamento territoriale che di amministrazione attiva», dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella. Una sfida tutta da costruire. — Albino Salmaso
VENEZIA. Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, non è affatto ottimista. «Il 2019 sarà un anno difficile, contraddistinto da grande incertezza legata ad alcuni elementi concreti: un orizzonte di ordini di breve respiro (3 mesi); i dati di rallentamento della Germania (della quale siamo principali produttori di filiera nella fascia di qualità alta); la guerra dei dazi tra Usa e Cina; un mercato interno stagnante. La frenata dell’economia globale – denunciata dalle previsioni di Bankitalia e del Fmi - è un fatto reale, da affrontare con urgenza. L’Italia avrebbe bisogno di segnare un +3% di crescita per dare uno slancio duraturo alla ripresa, non di discutere su un meno 1 o su un meno 0,5. In questo contesto, le misure messe fin qui in campo dal governo sono più assistenzialiste che propulsive per l’economia. La richiesta che facciamo al Governo, è quella di aprire un confronto con le imprese per concretizzare azioni di prevenzione coerenti con il contesto che stiamo vivendo come: il taglio del cuneo fiscale, regimi agevolati ed incentivi sulla creazione di nuovo business», scrive Zoppas in una nota. «Bisogna puntare a investimenti che producano nuova economia per recuperare la competitività che l’Italia sta continuando a perdere, erodendo il vantaggio legato al made in Italy. Bisogna ricondurre le variabili di costo produttivo al di sotto dei benchmark dei nostri concorrenti. Prima di tutto le infrastrutture: dobbiamo ridurre i costi dei trasporti, arrivare più velocemente sui mercati e non essere tagliati fuori dai collegamenti internazionali. La Tav va sbloccata senza ulteriori indugi», conclude Zoppas. —
STEFANO FRACASSO CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE
Il capogruppo in Regione: gli ultimi dati diffusi fanno finalmente chiarezza su tutte le chiacchiere La delibera in questione è la numero 6 e taglia fuori la professione medica dalla funzione organizzativo-gestionale di una struttura. Si tratta, prosegue il segretario generale Fimmg, di funzioni che «hanno un’alta valenza sanitaria e sociosanitaria e proprio per questo la legge prevede che in questo ruolo vi sia un dirigente che abbia maturato una specifica esperienza nei servizi territoriali, comprendendo anche un medico di medicina generale con una esperienza almeno decennale. Escludere i medici, e in particolare i medici della medicina generale, significa privare il distretto sanitario dell’esperienza maturata negli anni da chi ha realmente stabilito un rapporto fiduciario con il pa-
Silvestro Scotti si appella al ministro Grillo per bloccare la Usl 6 Euganea siderando che il rispetto delle leggi dello Stato è la principale responsabilità di un ministro della Repubblica». A polemizzare con Luca Za-
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MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
il direttore della sanitÀ veneta oggi davanti al giudice
Peculato, indagine su Mantoan 5 Stelle: «Basta con le auto blu» Berti: «Politici e manager regionali usino vetture proprie e chiedano il rimborso» Ruzzante (Leu): «Telecamere dappertutto? Allora controlliamo anche i potenti» le, con l’opposizione divisa tra la tentazione di graffiare e il silenzio prudenziale. In assenza di un assessore alla sanità (alle dimissioni di Luca Coletto, diventato sottosegretario alla Salute, è seguito l’interim del governatore Luca Zaia) il potere di Mantoan è all’apice; così Jacopo Berti, l’alfiere dei 5 Stelle, ne fa una questione di principio: «Mantoan è perso-
Filippo Tosatto VENEZIA. Neanche l’euforia per il successo del Milan (del quale è un tifoso acceso) l’ha indotto a rompere il silenzio. Domenico Mantoan, il direttore dell’Area sanità e sociale del Veneto, non commenta l’indagine per peculato avviata a suo carico dopo una denuncia della Guardia di Finanza che gli contesta l’uso improprio dell’auto blu: atteso ad un appuntamento personale all’hotel Sheraton di Padova, avrebbe deviato di qualche chilometro rispetto al tragitto di lavoro. Oggi l’udienza preliminare davanti al gip di Vicenza: il pubblico ministero chiederà l’archiviazione del caso (ritenuto irrilevante sul piano penale) e la circostanza induce il difensore a confidare nel proscioglimento. Si vedrà.
Il pm chiederà l’archiviazione del caso Fracasso, capogruppo dem, sceglie il silenzio
UN POTERE CRESCENTE
La questione, però, rimbalza nell’aula del consiglio regiona-
Il medico Domenico Mantoan dirige l’Area sanità e sociale in Regione
nel vicentino
Ubriaco contromano per 15 chilometri sull’A31 Fermato e denunciato VICENZA. Da ubriaco ha guidato contromano per 15 chilometri, fino a quando gli agenti della Polstrada lo hanno bloccato all’altezza di Torri di Quartesolo. È successo lunedì notte lungo l’A31 Valdastico Sud, nel tratto vicentino che costeggia il confine con la provincia di Padova e i Colli Euganei, non molto distante dal casello di Santa Margherita d’Adige di Borgo Veneto. Protagonista del viaggio al contrario è un serbo di 31 anni, le cui iniziali sono A. S. , residente a Busso-
lengo (Verona). A bordo di una Opel Insignia, l’automobilista era entrato in A31 all’altezza di Dueville, dunque in provincia di Vicenza. Si era quindi diretto verso sud, in direzione di Santa Margherita d’Adige, ma dopo qualche chilometro si è reso conto che in realtà avrebbe dovuto percorrere l’autostrada in senso opposto. Doveva infatti raggiungere Thiene, nel Vicentino. L’automobilista viaggiava sotto l’effetto di alcol e dunque in pieno stato confu-
sionale. Ha quindi fatto inversione a U, più o meno a Longare, e ha guidato in contromano fino a Torri di Quartesolo. Per ben 15 chilometri. Più di qualche utente dell’A31 ha dovuto scansare il mezzo impazzito, finendo inevitabilmente per chiedere l’intervento della Polstrada. Il poco traffico a quell’ora, e in generale lungo la Valdastico Sud, ha scongiurato il peggio. A Torri, gli agenti lo hanno fermato e denunciato per guida in stato di ebbrezza (aveva un tasso superiore a 1, 5 g/l, dunque tre volte oltre il limite previsto dal Codice della strada), sequestrandogli anche l’auto e ritirandogli la patente. La polizia di Badia Polesine, ricevuta la segnalazione, ha attivato anche un servizio di safety-car per rallentare i veicoli in transito, dando poi il via all’inseguimento. — N.C.
Il dirigente Monai del centro meteorologico di Teolo spiega il fenomeno «Dipende dalla composizione delle nubi: erano formate da cristalli di ghiacci»
Attorno alla luna spunta l’alone effetto ottico creato dalle nuvole LA CURIOSITÀ
a luce della luna ha interferito con le nubi che c’erano in cielo, dando vita all’effetto ottico denominato “alone”. È questa, secondo Marco Monai, dirigente del Centro Meteorologico di Teolo, la spiega-
L
zione di quanto è stato visto la notte del 21 gennaio in cielo, quando più di qualcuno ha immortalato con il proprio apparecchio fotografico uno strano cerchio attorno alla luna. «Dipende tutto dalla composizione delle nuvole, se sono di ghiaccio o di goccioline d’acqua: l’alone può prendere la colorazione biancastra oppu-
re arcobaleno, se è bianco come in questo caso è perché le nubi erano alte e formate da cristalli di ghiacci. Se invece le nuvole sono composte da goccioline di pioggia, come accade altre volte, è possibile avere anche sfumature cromatiche diverse e multicolore, un po’ come un arcobaleno». Prosegue: «Questo effetto, però,
na capace ma purtroppo incappa per la seconda volta in un guaio con la vettura di servizio. E se questo episodio può sembrare poca cosa, il precedente, l’investimento mortale davanti allo Iov da parte del suo autista che guidava in contromano, è stato grave. Allora diciamo basta alle auto blu e
ai conducenti stipendiati dalla Regione, sono il simbolo di vecchi privilegi, odorano di casta. Politici e manager, come avviene in tutte le aziende, utilizzino i mezzi propri per assolvere agli impegni di lavoro e, legittimamente, siano rimborsati delle spese sostenute». Chi ci scherza sopra (ma non troppo) è Piero Ruzzante, che in aula coglie la palla al balzo: «Stiamo discutendo la proposta della Lega di piazzare telecamere in asili, materne, case di riposo, istituti di riabilitazione, dappertutto», osserva il consigliere di Leu «ma perché la videosorveglianza dev’essere limitata ai lavoratori? Perché non controlliamo anche ciò che accade negli uffici degli alti dirigenti e magari, basta una webcam, nelle auto blu a loro disposizione?» . Nel merito, la “pecora rossa” di Palazzo Ferro-Fini distingue tra l’episodio in sé e i contorni istituzionali: «È assai probabile che Mantoan sia prosciolto ma perché, nel dubbio, la Regione non si è costituita parte civile nell’istruttoria? E chi risponde dell’accaduto? L’assessore che non c’è? Lanzarin che finge di esserlo? Zaia che regna ma non governa?» . IN ATTESA DI SVILUPPI
Silenziosi i leghisti, altrettanto il Pd: «È una vicenda poco chiara, attendiamo gli sviluppi», il laconico commento del capogruppo dem Stefano Fracasso, vicentino al pari dell’influente top manager. – BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Lo sciopero dei medici è sospeso, ora si tratta ci hanno sospeso lo sciopero indetto per il 25 gennaio. La decisione arriva dopo l’incontro con il ministro della Salute Giulia Grillo, resta comunque lo stato d’agitazione. «Dopo i risultati ’intesa con le Regioni del 16 gennaio in tema di risorse contrattuali e dopo le garanzie ricevute dal Governo sullo sblocco del contratto dei dirigenti del Servizio sanitario nazionale nell’incontro del 17 gennaio, registriamo anche l’impegno del ministro Grillo a riavviare al più presto la trattativa
non ha nulla a che vedere con la eclissi di luna, che è un fenomeno astronomico, si tratta invece di un fenomeno meteorologico. Evidentemente c’è stata la coincidenze delle due cose, eclissi e alone, ma non c’è un legame fisico né di causa effetto, perché l’alone può palesarsi anche in condizioni normali». L’eclissi? «C’erano abbastanza nuvole, quindi non si è vista bene. In ogni caso l’eclissi di luna è un fenomeno che impallidisce rispetto all’eclissi solare. La prossima eclisse di sole completa è prevista per il 14 dicembre 2020 in Argentina e sarà un’eclisse di grande spessore, anche perché in Argentina sarà estate e la temperatura svenderà di parecchi gradi». M.A.
Cunial (M5S) porta i No Vax alla Camera e il Pd insorge
L’ASSESSORE FANTASMA
dopo l’incontro con il ministro
VENEZIA. I sindacati dei medi-
a montecitorio
anche con la costituzione di un tavolo tecnico per affrontare il tema della retribuzione individuale di anzianità sottratta dai fondi dei dirigenti della sanità», fa sapere il segretario nazionale della Fp-Cgil medici e dirigenti del servizio sanitario nazionale, Andrea Filippi; alla luce di questi risultati, osserva, «ci sono le condizioni per sospendere lo sciopero e per non gravare sui cittadini e sui lavoratori, ma non siamo ancora soddisfatti: dobbiamo avere certezza che gli impegni siano rispettati». —
ROMA. Bufera in Parlamen-
to e tra i 5 Stelle sul versante No Vax. Sara Cunial (nella GPUP) la deputata di Bassano del Grappa acerrima nemica dei vaccini, ha convocato per domani a Montecitorio una conferenza stampa con i rappresentanti del Corvelva (comitato contro l’obbligo vaccinale)e la circostanza ha scatenato la protesta dell’opposizione Pd: «In campagna elettorale Cunial era stata sospesa per aver definito i vaccini “un genocidio”, poi riammessa e premiata dal Movimento 5 stelle con seggio blindato per la sua propaganda anti vaccini», tuona il deputato Michele Anzaldi «ora porta i No Vax addirittura in Parlamento. La Camera non può diventare palcoscenico della propaganda contro i vaccini: la salute dei bambini, a partire dagli immunodepressi, viene prima della politica da strapazzo». Gli stessi grillini, poco dopo, si sono dissociati: «Prendiamo le distanze dall’iniziativa della deputata Cunial che ha prenotato la sala in completa autonomia e a titolo personale, senza informare il movimento che sulle politiche vaccinali ha già avuto modo di chiarire la sua posizione», le parole del capogruppo Francesco D’Uva «abbiamo detto più volte che il M5S è favorevole alle vaccinazioni e chi, al suo interno, mette in dubbio il valore della scienza, non rispecchia il comune sentire». E in serata, una nota dell’ufficio stampa della Camera precisa che l’iniziativa «non è previstai in una sala di rappresentanza della Camera ma nella sala stampa». —
L’alone attorno alla luna che si è visto lunedì notte (FOTO BIANCHI)
MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
il consiglio regionale respinge la mozione dell’opposizione
Pedemontana, contratto blindato Dalla Lega secco no alla revisione Cade il veto 5 Stelle: «L’opera va conclusa ma il contratto con Sis è vergognoso». Pd: ora parli Toninelli Filippo Tosatto VENEZIA. Sonni dorati per i co-
struttori Dogliani e gli spagnoli di Sacyr, soci nel consorzio Sis che sta realizzando Pedemontana Veneta: la Regione non chiederà loro di ridiscutere l’accordo voluto da Luca Zaia nel maggio 2017. Intesa indispensabile per scongiurare la paralisi e salvaguardare il territorio da una ferita micidiale, secondo il governatore. Contratto-capestro che addossa ogni rischio al pubblico e garantisce profitti smisurati al privato, agli occhi dell’opposizione che ieri in aula ha chiesto all’unisono la revisione delle condizioni contrattuali: e se la bocciatura della mozione è giunta puntuale (23 no, 11 sì, 2 astenuti) il confronto non si è rivelato privo di interesse.
LA SPESA E I PROFITTI
In avvio, i 5 Stelle Jacopo Berti ed Erika Baldin hanno revocato il veto decennale sulla superstrada - «Non chiediamo il
blocco dei cantieri, l’opera è utile e, giunta al 40% del percorso, va completata» - salvo rimarcare i ripetuti rilievi di Corte dei Conti, la lievitazione progressiva della spesa da 800 milioni a quasi 3 miliardi di euro, l’erogazione di 900 milioni a fondo perduto da parte di Stato e Regione, i forti dubbi di sostenibilità finanziaria; «I pe-
La zaiana Rizzotto «Basta propaganda i patti non si cambiano in modo unilaterale» daggi concordati sono i più alti del Nordest, doppi rispetto all’A4, niente lascia pensare che i flussi di traffico compenseranno i costi. Non si è mai visto un project financing dove l’istituzione si accolla tutti i rischi garantendo all’imprenditore privato 5,5 miliardi netti di guadagno, al sicuro da ogni inconveniente. Questa non è una via d’uscita, è un contratto
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sto un indebitamento preventivo di di 75 milioni verso il concessionario, una follia», fa eco Claudio Sinigaglia mentre Andrea Zanoni, storico oppositore della Pedemontana, critica l’assenza dell’assessore competente De Berti e denuncia «l’insostenibile esborso». GUADAGNINI E ZORZATO
Pollice verso da Piero Ruzzante (Leu), convinto che «tra contributi pubblici, canone d’utilizzo e pedaggi, i cittadini pagheranno tre volte». Critico anche Antonio Guadagnini (Siamo Veneto): «È tardi per cambiare la convenzione, il privato non accetterà mai di ridiscuterla. Ma lo Stato, rinunciando a Irap, Ires e Iva sui lavori potrebbe alleviare l’onere». «Tariffe elevate, dubbi sul traffico, la Giunta ci aggiorni sulla reale situazione e coinvolga il Governo, pena un isolamento pericoloso», l’invito del (ritrovato) forzista Marino Zorzato. LA SPEAKER ZAIANA
Il governatore Luca Zaia illustra il Terzo atto convenzionale pe r la Pedemontana al Consiglio del Veneto
scellerato, poco trasparente, vergognoso. Va ridiscusso». BARTELLE PUNGE I GRILLINI
Tant’è. Il venir meno della pregiudiziale scatena lo sdegno dell’ex grillina Patrizia Bartelle («Abbiamo guidato la prote-
sta sul territorio e ora dite che Pedemontana è utile, che è solo questione di soldi, sono felice di avere abbandonato il M5S»), poi è il Pd a dire la sua; «È un’infrastruttura nata tardi e male, è il colpo di coda della stagione di Galan alleato della
Lega, è un’eredità pesantissimo che a queste condizioni rischia di affossare il bilancio regionale, è tempo che nel merito si esprima il ministro Toninelli», incalza il capogruppo Stefano Fracasso; «Nei primi otto anni è addirittura previ-
L’ultima parola, però, spetta a Silvia Rizzotto, la battagliera speaker zaiana: «La Corte dei Conti, tanto citata, ha riconosciuto che l’ultimo accordo ha evitato clausole più dannose. Non si cambia un contratto in via unilaterale. A Berti dico: basta show. A chi invoca trasparenza ricordo che tutti i documenti sono pubblici, se hanno sospetti fondati si rivolgano alla magistratura. La Pedemontana va conclusa al più presto ed è quello che faremo. Il resto è propaganda, come questa mozione». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
venezia: una creazione per bulgari
il dramma nel vicentino
Venini realizza un profumo da 200 mila euro a bottiglia
Neonata uccisa dalla mamma chiesta la perizia psichiatrica
MURANO. Come la Lamborghi-
BOLZANO VICENTINO. Il primo giorno a casa assieme ad Alice stava trascorrendo tranquillo. La visita di parenti che volevano vedere la neonata dimessa dall’ospedale la sera prima e il pranzo. Poi Federica Ziliotto aveva adagiato nella culla la piccola ormai addormentata ed era andata a riposare a sua volta, perché era molto stanca. La mamma di 42 anni ha dormito diverse ore, fino a quando la bambina si è svegliata perché aveva fame. La donna ha cominciato ad allattarla seduta sul divano, dopodiché è successo l’irreparabile. A raccontarlo ai carabinieri di Thiene, che indagano sul dramma consumatosi poco dopo le 19 di domenica nella villetta di via Ponte a Lisiera di Bolzano Vicentino, è stato il padre della neonata e marito della donna, Riccardo Stocco (45 anni padovano di San Martino di Lupari) che non si dà pace. Le sue parole hanno permesso agli inquirenti, coordinati dal pm Hans Roderich Blattner, di cristallizzare la tragedia e arrestare Ziliotto con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela. L’indagata, piantonata in ospedale dai militari, verrà interrogata domani. Il suo legale, l’avvocato Elisabetta Cardello, chiederà una perizia psichiatria nella forma dell’incidente probatorio. Oggi verrà effettuato l’esame autopti-
ni di Totti, la festa d’addio al nubilato di Amal, un weekend lungo all’hotel President Wilson di Ginevra. Come non si era (quasi) mai visto prima, perché il vero lusso è sempre pubblico, condiviso e stimabile. Questo, invece, è un lusso privato, da alcova, da mensola del bagno, che costa 200 mila euro a flacone: tanto vale la nuova bottiglia firmata da Venini per il profumo Opera Prima di Bulgari, evidentemente “limited edition”. Il contenitore rivestito di foglia d’oro, ispirato a un’anfora romana, e cioè la forma, in questo caso conta più della sostanza - l’essenza a base di limoni di Sicilia e fiori di arancio - che rischia di passare in secondo piano rispetto alla profusione di pietre preziose che abbracciano la boccetta dalla base al tappo, come una reliquia. Alla vigilia del suo primo secolo di vita, la fornace di Murano annuncia la realizzazione del prodotto con la soddisfazione del caso, alludendo alle «straordinarie tecniche manuali» degli artigiani che non fatichiamo a rappresentare. Immaginiamo l’ansia da prestazione dei maestri vetrai nell’atto di posizionare i diamanti sugli anelli che sembrano piccoli fedi, nel fondere l’oro zecchino sulla pancia del flacone, nella scelta dei citrini sul tappo che assomiglia
La bottiglia di profumo Bulgari disegnata e prodotta da Venini
a un turbante, nell’intaglio dell’ametista alla base. Immaginiamo la trepidazione della creatrice della fragranza, Daniela Andrier, nel legare il proprio naso al profumo più costoso di sempre, o quantomeno a parimetro con l’Imperial Majesty di Clive Christian, in cristallo Baccarat e oro a 18 carati, che nel 2006 entrò nei Guinness dei primati. La Venini, dal 2016 controllata dalla famiglia Damiani, già a capo dell’omonimo brand di gioielleria, vanta opere da museo, entrate nelle collezioni del Metropolitan e del Moma di New York, del-
la Fondazione Cartier di Parigi così come del Victoria and Albert Museum di Londra, con il coinvolgimento di architetti e artisti quali Carlo Scarpa, Vittorio Zecchin, Ettore Sottsass, Tadao Ando. Fino a ieri, erano i lampadari per gli sceicchi arabi a finire nella lista degli oggetti più costosi, o i vasi per le ville di Beverly Hills, o ancora i servizi di piatti per le case reali, o la famosa “La sentinella di Venezia”, che nel 1962 raggiunse la quotazione di 737 mila dollari. Ora tocca alla bottiglia di profumo. — Manuela Pivato
La casa della tragedia e in alto Federica Ziliotto, arrestata
co. Dagli elementi raccolti dai carabinieri, Ziliotto avrebbe gettato per terra la piccola due volte in preda a un raptus tanto improvviso quanto inspiegabile. Le cadute hanno provocato i due tonfi sordi che hanno allertato il marito, impegnato a chiudere i balconi delle finestre dell’abitazione addobbata con i fiocchi rosa. Stocco si è precipitato a vedere cos’era successo e ha trovato la figlia immobile sul pavimento e la moglie che gridava di volerla ammazzare. La donna ha quindi impugnato un coltello da cucina ed è cor-
sa in bagno. Il marito ha sollevato la piccola e l’ha posata nell’ovetto, poi ha raggiunto la moglie che si era provocata lievi ferite al collo e l’ha disarmata. La donna accusa dell’omicidio è stata ricoverata in osservazione nel reparto di psichiatria, dove non viene persa di vista nemmeno un secondo. Gli inquirenti sono convinti di aver messo al posto giusto la i tasselli del puzzle. Tutte le persone ascoltate fino a questo momento hanno assicurato che non c’era stato alcun segnale che potesse far pensare a una disgrazia simile. —
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BELLUNO
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gli elettrodotti nel bellunese
ponte nelle alpi
Marcato: «Siglato un accordo storico Accolte quasi tutte le richieste»
Vendramini «Risolti così i problemi ad Andreane»
L’assessore di Palazzo Balbi risponde alle critiche bellunesi dopo il protocollo siglato tra la Regione Veneto e Terna Gianni Favarato VENEZIA. «Dopo anni di ascolto delle istanze del territorio e di confronto con Terna, abbiamo siglato un’intesa storica che farà scuola in altre regioni», spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico e dell’Energia, Roberto Marcato, all’indomani della firma, insieme a Zaia, dell’accordo da 900 milioni di euro con amministratore delegato di Terna, Ferraris, per il rinnovo e lo sviluppo della rete elettrica del Veneto. L’accordo che avete siglato con Terna è il primo del genere e prevede quasi un miliardo di investimenti in Veneto, come ci siete arrivati? «Ci siamo arrivati con un lungo e complesso lavoro, avviato dopo la dimostrazione di grande attenzione da parte del territorio, dei comitati di cittadini e dei sindaci, per il riassetto della rete elettrica regionale. Mi sono incontrato più volte con le realtà territoriali e ho ascoltato e condiviso fin da subito le loro esigenze. Quando abbiamo visto il primo e il secondo progetto di Terna per l’elettrodotto che collega Padova a Venezia, in cui si riproponeva una linea aerea, il presidente Zaia ed io abbiamo scritto una lettera e Terna e abbiamo ribadito, in tutte
le sedi istituzionali, la nostra contrarietà allea linea area e la necessità di interrare il nuovo elettrodotto, rendendolo quindi sostenibile. Così sono cominciati gli incontri tecnici e amministrativi con Terna, sviscerando tutti i problemi. Abbiamo lavorato anni, finché abbiamo convinto i vertici di Terna e siamo arrivati a questo accordo con cui apriamo una strada nuova con un’elevata qualità scientifica degli interventi, comprovata dal coinvolgimento, nella progettazione, delle Università». Qual è ora l’iter che seguirete per attuare tutte le parti dell’accordo, a cominciare dal dettaglio dei progetti da realizzare, che dovranno avere le previste autorizzazioni ambientali? «Su alcune realtà già siamo a un avanzato stato di progettazione, come nel caso dell’elettrodotto Dolo-Camin che finalmente recepisce le istanze del territorio che chiedeva l’interramento dei cavi da 380 kv in tutto il territorio padovano e veneziano. Anche nel Bellunese e nel Trevigiano c’era già un percorso avviato, che ora abbiamo definito con un accordo che andrà declinato puntualmente. Si tratta di un accordo quadro che avrà la partecipazione dei cittadini e del territorio come tema qualificante. Posso assicurare che
il parere positivo
Il sindaco di Soverzene «Ci possiamo liberare di venti km di linee» Soddisfazione del Comune per l’accordo sul progetto Terna. «Con piacere – spiega il sindaco Gianni Burigo – abbiamo accolto la notizia dell’accordo di programma sottoscritto tra il presidente della Regione Veneto e l’amministratore delegato di Terna, che tra le altre, stabilisce che il progetto di riassetto della rete elettrica della Media Valle del Pia-
SOVERZENE.
ve sarà variato con l’introduzione della tecnologia del cavo interrato dalla nuova stazione di Polpet sino a prima dell’attraversamento del Piave. Questo era in buona sostanza il contendere ormai annoso riguardante l’area di rispetto dell’aeroporto di Belluno, dovrebbe essere giunto al suo epilogo e decretare di fatto il nulla osta a procedere da parte di “tutti”,
ci sarà una condivisione completa dei progetti con i territori interessati». A differenza dei padovani e dei veneziani che hanno fatto festa per la notizia dell’interramento del nuovo elettrodotto, in altre parti del Veneto c’è stata una reazione opposta, molto critica nei confronti della Regione. In particolare nel Bellunese e nel Trevigiano per i termini dell’accordo che riguardano i loro territori. È già tutto deciso o ancora modificabile? «A dire il vero faccio fatica a capire il dissenso del Bellunese e del Trevigiano. Per carità, è chiaro che ognuno ha sue idee e io le rispetto. Ma dev’essere riconosciuto da tutti che rispetto a ipotesi zero, il risultato che abbiamo portato a casa è enorme. L’impatto degli interventi previsti è stato ridotto al minimo, ma posso assicurare che andremo a verificare puntualmente con i territori le questioni ancora aperte». Dal Bellunese si sono alzate forti critiche. Che risponde? «Voglio essere chiaro. Il 90 e passa per cento delle richieste avanzate dai territori, che noi abbiamo fatto nostre, è stato accolto. Non dimentichiamoci che non tutto ciò che immaginiamo e desideriamo è possibile. A mio parere i comitati so-
in particolar modo delle istituzioni; in tutto questo sarà senz’altro soddisfatto il sindaco di Belluno ma anche la comunità di Ponte nelle Alpi, che vedrà interrato un importante tratto interessante il proprio territorio». «Il comune di Soverzene – prosegue Burigo – come ho avuto modo di ribadire anche in passato, è pronto da tempo per procedere con la razionalizzazione della rete elettrica. La nostra comunità sta attendendo da ormai troppo tempo lo spostamento dal centro abitato dei tralicci, vecchi di settanta anni. Speriamo che questo nuovo accordo sottoscritto a dieci anni di distanza dal primo protocollo d’intesa (siglato a Soverzene il 21 marzo
L’assessore regionale Roberto Marcato
il sindaco di auronzo
«Via i tralicci da sopra la casa di riposo» La conferma dell’interramento della linea Terna tra ad Auronzo è arrivata al sindaco Tatiana Pais Becher, l’altra mattina direttamente da Terna. Il tratto interrato ha una lunghezza di 900 metri e interessa la zona di via Berti. Saranno liberate dai tralicci la casa di riposo Sterni, la chiesa di San Rocco e la sede dello sci club. «Il progetto - spiega il sindaco - ha una portata storica: libera la casa di riposo dall’elettrodotto e ci sarà un miglioramento paesaggistico: guardando le Tre Cime non si vedranno i tralicci».
2009) determini tempi certi per la realizzazione dell’intervento. Lo sviluppo del territorio deve passare anche attraverso una modernizzazione e una messa in sicurezza delle linee elettriche e i comitati (sempre contro di fatto) dovrebbero capire tutto questo e non trincerarsi dietro al fatto che è meglio che tutto rimanga così com’è, ma apprezzare che con la razionalizzazione il territorio si libera di circa venti chilometri di linee e oltre cento tralicci, considerando inoltre che sono circa 900 gli edifici che non saranno più interessati dalla vicinanza delle linee stesse. La comunità di Soverzene non è disposta ad attendere altri dieci anni». — E.D.C.
no portatori sani di legittime istanze, ma bisogna fare battaglie sostenibili che possano avere dei risultati positivi, come quelli che abbiamo portato a casa». Eppure le critiche sono arrivate proprio dai comitati e dai sindaci che avete ascoltato e coinvolto. «Attenzione, c’è un ente come Terna che investe quasi un miliardo di euro per mettere in sicurezza il territorio, adeguandolo ai cambiamenti climatici che sono in atto e dando risposte a eventuali disastri come quelli che abbiamo visto nei mesi scorsi nel Bellunese. Parlo, per esempio, dei tralicci che possono crollare sotto la neve e ingenerare il panico. Noi, invece, ci siamo preoccupati di evitare interruzioni del servizio di distribuzione dell’elettricità prevedendo infrastrutture adeguate». —
PONTE NELLE ALPI. L’accordo di programma tra Regione e Terna ottiene il plauso del sindaco di Ponte Paolo Vendramini e della sua amministrazione. Non poteva che essere così, anche se i Comitati hanno sempre puntato il dito contro il potenziamento della stazione di Polpet. Ma a Ponte, a quanto pare, interessa soprattutto l’interramento dell’elettrodotto dall’uscita dalla nuova stazione di Polpet fino a prima dell’attraversamento del fiume Piave. «La linea a 220 kV Polpet – Scorzè, in territorio pontalpino, sarà quindi completamente interrata, come ha più volte formalmente chiesto il Comune di Ponte nelle Alpi a Terna, Regione e ministeri competenti. Molti sono stati infatti gli atti approvati in questo senso in Consiglio comunale per sostenere la necessità di risolvere la criticità rappresentata dall’attraversamento dell’abitato di Andreane. Un altro importante passo avanti nella storica battaglia di cittadini e amministrazione comunale con l’obiettivo di salvaguardare la salute dei cittadini e liberare il centro del paese dalle numerose linee elettriche che lo attraversano». «Siamo contenti - dichiarano il sindaco Vendramini e l’assessore Orzes - è stato fatto un importante passo avanti: dopo il via libera della commissione Via, la firma di questo protocollo impegna tutti ad entrare celermente in una fase operativa del progetto. Ci faremo parte attiva per definire con Terna e gli Enti di competenza un cronoprogramma serrato degli interventi. Ponte nelle Alpi non può più attendere». —
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le mire dell’alto adige
il sogno a cinque cerchi
Treno, progetto troppo costoso e rispunta l’ipotesi autostrada
La Svezia fa paura: ora ha l’appoggio del nuovo governo
Kompatscher, appena rieletto presidente provinciale, ha incontrato a Cortina diversi amministratori bellunesi. A22 soffocata dalle auto, si cercano alternative
L’autostrada A27 a Pian di Vedoia
Francesco Dal Mas BELLUNO. Il treno delle Dolo-
miti? Bello, anzi troppo bello, dunque… impossibili. Più conveniente l’autostrada? Arno Kompatscher, rieletto governatore della Provincia di Bolzano, ha testimoniato la sua disillusione agli amici incontrati ai piedi delle Tofane, domenica a Cortina. Confermando che il treno “non si farà”, almeno per quanto riguarda il suo territorio. Sarebbe troppo costoso realizzarlo lungo la dorsale della Val Badia, quindi tra Brunico e Cortina, dove avrebbe l’opportunità di raccogliere maggiore utenza: ben 2 miliardi di euro. E la gestione risulterebbe anch’essa
impraticabile per i costi. Milioni di deficit ogni anno. Peccato, davvero. Lui per primo ci credeva. Nei prossimi giorni gli studi preliminari compiuti dagli esperti in Alto Adige saranno consegnati al governatore del Veneto, Luca Zaia. Kompatscher si è intanto rammaricato con chi ha incontrato a Cortina, dal presidente della Provincia, Roberto Padrin, al sindaco Gianpietro Ghedina, ad altri ancora. Andrà avanti da sola la Regione Veneto, fino a Cortina? Presto per dirlo. Recentemente Zaia ed Elisa De Berti, l’assessore alle infrastrutture, hanno ribadito questa volontà; pure i sindaci si sono espressi in tal senso, ma è difficile immaginare
lesioni colpose
Cadde dal paravalanghe e fa 189 giorni di malattia COLLE SANTA LUCIA. Vola dal
paravalanghe. Gravissimo incidente sul lavoro, il 21 agosto di tre anni fa a Colle Santa Lucia. L’infortunato è Giuliano Tiziani del Consorzio Triveneto Rocciatori, che ha avuto lesioni giudicate guaribili in 189 giorni: trauma cranico con contusioni cerebrali multiple e trauma fratturativo facciale. L’imputato è il presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio, Diego Dalla Rosa, che è
difeso dall’avvocato Licini e sarà giudicato per lesioni colpose aggravate. È successo nel cantiere vicino alla strada provinciale 638 del Passo Giau, dove bisognava realizzare una serie di cinque filari di barriere paravalanghe a protezione della strada. Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, Tiziani doveva occuparsi del rinforzo degli ancoraggi a monte delle reti, ecco perché è salito sul pannel-
il collegamento da Calalzo che finisce a Cortina. L’obiettivo, si sa, era quello di catturare i turisti europei a Bolzano, provenienti con i treni superveloci del Brennero, e portarli prima sulle Dolomiti e poi a Venezia. Ma c’era un secondo intento: lo sbocco a Nord del Bellunese. Sbocco ferroviario, in questo caso, magari fino a Lienz e da qui in avanti. «Se, come avvertono in molti, c’è questa necessità per far uscire la provincia dall’isolamento e, quindi, dallo spopolamento, non resterebbe che il proseguimento dell’A27» ipotizza il presidente Padrin. Ne parla molto cautamente il sindaco di Longarone. Forse perché ha un asso nella manica? «No, no»
lo, per infilare quella che tecnicamente si chiama redancia sul montante. Le corde tessili, che servivano a sostenere provvisoriamente i paravalanghe, in attesa della fune metallica, si sono rotte e l’operaio è stato proiettato verso valle, atterrando rovinosamente e riportando lesioni e traumi molto gravi. La magistratura contesta non solo negligenza, imprudenza e imperizia al datore di lavoro, ma anche la violazione della normativa antinfortunistica. Ad esempio, le corde erano evidentemente usurate, mentre si sarebbe dovuto sottoporle a un’adeguata manutenzione. Prossimo appuntamento in aula il 17 aprile. — G.S.
si schermisce. I rumors fanno sapere che ha qualche contatto importante, decisivo. E che, anzi, ne avrebbe già parlato con Zaia. A Bolzano si è formata una nuova maggioranza, quella di Trento è sulla stessa lunghezza d’onda. La Lega non è contraria a nuove infrastrutture. E la Svp come il Carroccio si rendono conto che l’A22 sta scoppiando di traffico. E che il tunnel risolverà solo in parte il problema. Ecco, dunque, che anche a Bolzano sta maturando un’idea nuova rispetto all’A27. L’idea, cioè, che sia un necessario sacrificio per liberare l’Alto Adige dallo smog. Attenzione, resta rotondo il no per l’attraversamento della Val Pusteria. Ma Bolzano potrebbe adoperarsi con l’Austria affinché accetti l’infrastruttura in galleria. Come in galleria proseguirebbe da Pian di Vedoia verso il Cadore ed il Comelico (leggi monte Cavallino). Il presidente di Confindustria Belluno, Luca Barbini, ha sempre preferito questa soluzione al treno, considerato un progetto troppo avveniristico. La maggioranza dei sindaci hanno sempre detto di no. E di questo parere sono anche i parlamentari D’Incà e De Menech. Ma negli ambienti politico-amministrativi c’è chi è pronto a riprendere la riflessione; lo farebbero pure i moderatamente contrari se il progetto del Treno delle Dolomiti venisse accantonato per i costi di gestione, più ancora per quelli di realizzo. Se poi da Bolzano arrivasse il via libera – guarda caso da un presidente come Kompatscher che anche ieri ha insistito per la sostenibilità delle Olimpiadi – la contrarietà comincerebbe a cedere. E, da quanto si arguisce, i tempi potrebbero essere brevi: qualche settimana soltanto. —
Il presidente dell’Alto Adige ha incontrato Malagò BELLUNO. Ora che la Svezia
ha un nuovo governo «fa più paura». Anche perché «non ha mai avuto le Olimpiadi». Lo ha ribadito ieri il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, mentre Luca Zaia, governatore del Veneto, ha cercato di nuovo di tranquillizzare, rilanciando quanto ammesso dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, a Bolzano, dove il presidente Arno Kompatscher si è raccomandato che i Giochi del 2026 siano davvero “sostenibili”. Non sarà una passeggiata la candidatura olimpica (il Cio deciderà a Losanna il 25 giugno) perché il nuovo premier scandinavo, Stefan Lofven, si è pronunciato a favore e se Stoccolma dovesse manifestare il suo interesse, «a quel punto la vedrei difficile» ha detto Sala. Resta il fatto che, come ha precisato ieri a Bolzano Malagò, «parlando con i colleghi membri del Cio, la candidatura italiana è molto solida, molto credibile». Tuttavia – ha aggiunto il presidente del Coni –, sarebbe un errore se qualcuno sottovalutasse la candidatura di Stoccolma. Oggi a Roma torneranno a parlarne Zaia col vicepresidente del Consiglio, Salvini. Zaia è alla caccia di un endorsment più netto.
resistenza e lesioni
Morsi a un carabiniere la donna andrà in galera BELLUNO. Sputi e morsi a un
carabiniere. Il giudice per le udienze preliminari Scolozzi ha convalidato l’arresto della 29enne bellunese che nella notte tra sabato e domenica ha aggredito un militare, che era sì in borghese, alle 3 del mattino, ma si è qualificato, eppure è stato maltrattato. L’udienza di convalida si è svolta all’ospedale San Martino ed è durata parecchio in quanto bisognava valutare la possibilità
degli arresti domiciliari. Il pubblico ministero Faion aveva chiesto una misura cautelare per l’indagata ed è stato accontentato dal tribunale, perché quando potrà uscire la donna sarà accompagnata nel carcere femminile veneziano della Giudecca. Il carabiniere sta facendo tutta una serie di accertamenti dopo essere stato colpito e morsicato. Ci vuole prudenza, perché non si sa mai.
Ma – ha assicurato Malagò – Salvini parlando con me si è espresso in modo molto forte, molto chiaro, a favore della candidatura e il presidente del Cio Bach ha fatto i complimenti della lettera del premier Conte contenente le garanzie accessorie, una lettera dettagliata, molto precisa. Intanto, Komptscher, incontrando Malagò a Bolzano, a margine della giunta del Coni, ha osservato che «proprio la sostenibilità dovrà essere la parola d’ordine di questa candidatura. Alcune delle discipline si svolgono nelle Dolomiti, area tutelata anche dall’Unesco, dunque l’obiettivo, in caso di effettiva assegnazione, dovrà essere quello di trovare soluzioni condivise non solo per gli impianti, ma anche per la viabilità. Non servono opere faraoniche, ma infrastrutture rispettose dell’ambiente e del territorio». Lo dimostrano già, a dire di Zaia, le opere in costruzione per i Mondiali di sci a Cortina. «Siamo pronti, quindi, e felici di ricevere le delegazioni del CIO nello straordinario scenario delle Dolomiti – ha concluso Zaia – per mostrare le località, le strutture e i progetti infrastrutturali già in essere». – F. D. M.
Nella notte tra sabato e domenica la donna stava transitando a Cusighe a bordo della sua auto, quando è andata a sbattere contro la recinzione di una casa. Non ha riportato ferite particolari, ma l’impatto ha svegliato tutti i vicini, che sono usciti di casa per capire cosa fosse successo. È scoppiata una lite, in particolare con un’altra donna e l’alterco ha richiamato l’attenzione dei carabinieri. Quello che è intervenuto è stato colpito con schiaffi, pugni e morsi, soprattutto al volto, tanto che ne avrà per una decina di giorni di malattia. Sono scattate le manette e l’arresto è valido. Seguirà il carcere. — G.S.
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REGIONE
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La sfida delle Regioni confindustria
LA SCHEDA
Zoppas: «La Tav va completata senza indugi»
Ripartizione territoriale del Conto delle Amministrazioni pubbliche (1) (valori medi del periodo 2014-16; euro pro capite reali)
Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Provincia autonoma di Bolzano Provincia autonoma di Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia RSO RSS Centro Nord Sud e Isole
SPESA PRIMARIA 11.830 18.069 11.208 16.362 16.946 11.112 13.714 13.334 11.662 11.817 12.173 11.277 12.027 11.852 12.464 9.858 10.412 12.951 12.372 10.714 12.922 11.510 11.370 12.289 11.855 10.888
ENTRATE 12.987 15.833 16.792 16.975 14.341 12.924 12.902 12.615 14.867 12.486 10.958 11.113 15.115 9.707 8.627 7.747 7.825 9.124 6.981 7.409 8.488 12.119 12.596 9.406 14.366 7.830
RESIDUO FISCALE 1.157 -2.235 5.584 613 -2.605 1.812 -812 -719 3.205 669 -1.215 -165 3.088 -2.145 -3.838 -2.110 -2.587 -3.828 -5.391 -3.305 -4.435 609 1.226 -2.883 2.511 -3.058
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici territoriali, Agenzia per la coesione territoriale, Conti pubblici territoriali (CPT), Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della Salute. (1) Al netto dei trasferimenti da e verso l’estero.
Fracasso (Pd): «Stop alle bugie della Lega, confronto trasparente con Conte» Anche i sindaci delle città metropolitane aprono la loro battaglia con il governo ha spianato la strada al dialogo per ribadire che il fondo di coesione nazionale non si tocca e il Nord continuerà quindi a versare tutte le risorse per garantire i servizi erogati dallo Stato. Nel dossier di Bankitalia si calcola in 10.890 euro procapite la spesa primaria nel Mezzogiorno, contro gli 11.860 al Centro Nord: la differenza vera è legata alle pensioni. Il vero abisso sta nelle entrate, pari a 7.830 euro al Sud, inferiori del 45% al Centro Nord che si colloca a 14.370 euro procapite. E’ evidente che quando il premier Conte parla di “coesione nazionale da salvaguardare” considera non negoziabile il residuo fiscale. C’è un dato che invita a riflettere: la provincia autonoma di Trento riceve addirittura 2.605 euro procapite integrativi dallo Stato, anche se si trat-
tiene i 9 decimi di Irpef e Iva alla onte. Solo Bolzano ne “regala” 603 a Roma, ma il presidente Maurizio Fugatti se vuole pagare gli insegnanti, i bidelli e i professori dell’università di Trento deve contare sui fondi di compensazione del Mef. Insomma, è la qualità dei servizi che determina i livelli della spesa pubblica dello Stato. La pensa così anche Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale: «Il dato più eclatante è certamente questo: l’86% delle entrate generate in Veneto torna a casa, sotto forma di spesa delle varie amministrazioni. Siamo già vicini ai quei 9/10 delle tasse del “modello Bolzano” e i valori di residuo fiscale utilizzati dalla Lega non sono mai stati validati da istituti autorevoli. I dati di Banca Italia confermano le stime presentate due anni fa, elaborate dal professor
la cgil sanità
«Quota 100 sarà un disastro per gli ospedali del Veneto» VENEZIA. La Cgil apre la batta-
glia contro la Lega e Zaia sulla sanità e critica la legge finanziaria che ha cambiato le regole dei concorsi. «Il presidente Luca Zaia sostiene che l’introduzione della “quota 100” non sia la causa della mancanza di medici e infermieri nel nostro sistema. Noi invece, come Fp Cgil intendiamo ribadire che la scelta di introdurre quota 100, seppur auspicabile per far uscire
parte di personale, non è in alcun modo accompagnata da una seria politica di assunzioni e rinnovamento del personale della sanità pubblica. La programmazione che richiama Zaia è assente dal disegno di questo Governo e addirittura si arriva a modificare la normativa sui concorsi introducendo il vincolo per cui non potranno più essere utilizzate le graduatorie per assumere», afferma Michele
Giordano, segretario di categoria. «Per essere chiari, nella Legge di stabilità si definisce l’obbligo di bandire concorsi per il numero esatto dei posti che si vogliono ricoprire e non sarà più possibile usare le graduatorie per gli scorrimenti. Questo vuol dire che se le Ulss o Azienda Zero bandiranno un concorso per un infermiere o per un chirurgo ne potranno assumere uno soltanto e non po-
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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che l’ operazione pesi sia sui bilanci della Regione che dovrà sostenere i costi per l’organizzazione dei concorsi, sia su tutti quei giovani speranzosi di entrare nel sistema sanitario, che pagano la tassa per accedere ai concorsi: una prassi che non può diventare uno strumento di fi-
quelle del nostro sistema sociosanitario che così rischia di essere messo in ginocchio. Cosa farà un ospedale che vede un anestesista andarsene o un oculista? Non potrà certo trattenerlo con la forza e quindi dovrà bandire un nuovo concorso con relativi tempi e costi. Questo produrrà inevitabilmente il rischio di un allungamento delle liste di attesa e probabilmente di favorire il privato. Come Cgil riteniamo che la direzione sanità e sociale della Regione faccia bene a rendere pubblici i fabbisogni di personale della nostra regione e predisponga con urgenza le procedure concorsuali: solo così si esce dall’emergenza», conclude Giordano. —
Danilo Toninelli fa gli auguri a Erika Stefani
«Residuo fiscale di 3 miliardi» Ecco il dossier di Bankitalia PADOVA. Quali sono le cifre vere del residuo fiscale su cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato il braccio di ferro con il governo, in questi otto mesi di trattative sull’autonomia? Le stime su cui i ministri Erika Stefani e Giovanni Tria stanno elaborando le loro analisi arrivano da Bankitalia e mettono fine a molti dubbi: il Veneto versa a Roma 8,8 miliardi, da cui bisogna detrarre la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 1.100 euro procapite. Tirate le somme il residuo fiscale netto si aggira su 3,5 miliardi l’anno, cifra assai diversa dai 21 miliardi che Luca Zaia ha scritto sul pdl 43, con cui ha avviato la trattativa con il ministro Stefani. La legge votata dal consiglio regionale è finta su un binario morto e il governatore del Veneto, con la sua lettera al popolo del Sud,
Luciano Greco dell'Università di Padova», spiega Fracasso. «Il tempo della propaganda è finito, ora bisogna mettere i piedi per terra anche se il negoziato tra Veneto e governo è avvolto dal segreto. Non è dato sapere il contenuto delle materie, né la definizione delle risorse. Prima si chiama il popolo alle urne poi si nasconde la vera polpa dell’autonomia. Intanto con la legge finanziaria i miliardi finiscono al Sud con il reddito di cittadinanza, con quello non c’è dubbio che la spesa nel Meridione aumenterà. Dal premier Conte, autodefinitosi avvocato del popolo, mi aspetto un confronto trasparente in cui il popolo, anche quello veneto, possa sapere di cosa si sta trattando: quindi ci vuole la massima trasparenza», conclude Stefano Fracasso. Sul treno dell’autonomia ieri sono saliti i sindaci dell’Anci, che hanno chiesto al Governo di far decollare le 14 città metropolitane italiane. «Chiederemo di attuare il principio dell' autonomia fiscale di bilancio, di conferire competenze che siano più di programmazione, di pianificazione strategica e di coordinamento territoriale che di amministrazione attiva», dichiara il sindaco di Firenze Dario Nardella. Una sfida tutta da costruire. — Albino Salmaso
VENEZIA. Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, non è affatto ottimista. «Il 2019 sarà un anno difficile, contraddistinto da grande incertezza legata ad alcuni elementi concreti: un orizzonte di ordini di breve respiro (3 mesi); i dati di rallentamento della Germania (della quale siamo principali produttori di filiera nella fascia di qualità alta); la guerra dei dazi tra Usa e Cina; un mercato interno stagnante. La frenata dell’economia globale – denunciata dalle previsioni di Bankitalia e del Fmi - è un fatto reale, da affrontare con urgenza. L’Italia avrebbe bisogno di segnare un +3% di crescita per dare uno slancio duraturo alla ripresa, non di discutere su un meno 1 o su un meno 0,5. In questo contesto, le misure messe fin qui in campo dal governo sono più assistenzialiste che propulsive per l’economia. La richiesta che facciamo al Governo, è quella di aprire un confronto con le imprese per concretizzare azioni di prevenzione coerenti con il contesto che stiamo vivendo come: il taglio del cuneo fiscale, regimi agevolati ed incentivi sulla creazione di nuovo business», scrive Zoppas in una nota. «Bisogna puntare a investimenti che producano nuova economia per recuperare la competitività che l’Italia sta continuando a perdere, erodendo il vantaggio legato al made in Italy. Bisogna ricondurre le variabili di costo produttivo al di sotto dei benchmark dei nostri concorrenti. Prima di tutto le infrastrutture: dobbiamo ridurre i costi dei trasporti, arrivare più velocemente sui mercati e non essere tagliati fuori dai collegamenti internazionali. La Tav va sbloccata senza ulteriori indugi», conclude Zoppas. —
STEFANO FRACASSO CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO REGIONALE
Il capogruppo in Regione: gli ultimi dati diffusi fanno finalmente chiarezza su tutte le chiacchiere tranno poi usare quella graduatoria per sostituzioni di eventuali cessazioni o pensionamenti futuri. Questa maggioranza non lascia alcuno spazio di autonomia vera e anzi introducendo questa norma si opera una centralizzazione delle assunzioni obbligando le Ulss a prevedere ciò che non può essere previsto, come coloro che scelgono volontariamente di licenziarsi o di partecipare ad un concorso in un’altra azienda sanitaria. Il rischio concreto» prosegue Giordano, «è che questo sistema determini grandissimi problemi nelle assunzioni e periodi di veri e propri vuoti di personale, perché sappiamo tutti i tempi che ci sono per mettere in piedi i concorsi. Riteniamo
Giordano contesta le nuove norme sui concorsi introdotti dalla Finanziaria nanziamento del sistema», afferma Giordano. «Il meccanismo risponde all’esigenza di qualche ministero romano, non certo a
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MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2019 IL MATTINO
REGIONE
il consiglio regionale respinge la mozione dell’opposizione
Pedemontana, contratto blindato Dalla Lega secco no alla revisione Cade il veto 5 Stelle: «L’opera va conclusa ma il contratto con Sis è vergognoso». Pd: ora parli Toninelli Filippo Tosatto VENEZIA. Sonni dorati per i co-
struttori Dogliani e gli spagnoli di Sacyr, soci nel consorzio Sis che sta realizzando Pedemontana Veneta: la Regione non chiederà loro di ridiscutere l’accordo voluto da Luca Zaia nel maggio 2017. Intesa indispensabile per scongiurare la paralisi e salvaguardare il territorio da una ferita micidiale, secondo il governatore. Contratto-capestro che addossa ogni rischio al pubblico e garantisce profitti smisurati al privato, agli occhi dell’opposizione che ieri in aula ha chiesto all’unisono la revisione delle condizioni contrattuali: e se la bocciatura della mozione è giunta puntuale (23 no, 11 sì, 2 astenuti) il confronto non si è rivelato privo di interesse.
LA SPESA E I PROFITTI
In avvio, i 5 Stelle Jacopo Berti ed Erika Baldin hanno revocato il veto decennale sulla superstrada - «Non chiediamo il
blocco dei cantieri, l’opera è utile e, giunta al 40% del percorso, va completata» - salvo rimarcare i ripetuti rilievi di Corte dei Conti, la lievitazione progressiva della spesa da 800 milioni a quasi 3 miliardi di euro, l’erogazione di 900 milioni a fondo perduto da parte di Stato e Regione, i forti dubbi di sostenibilità finanziaria; «I pe-
La zaiana Rizzotto «Basta propaganda i patti non si cambiano in modo unilaterale» daggi concordati sono i più alti del Nordest, doppi rispetto all’A4, niente lascia pensare che i flussi di traffico compenseranno i costi. Non si è mai visto un project financing dove l’istituzione si accolla tutti i rischi garantendo all’imprenditore privato 5,5 miliardi netti di guadagno, al sicuro da ogni inconveniente. Questa non è una via d’uscita, è un contratto
sto un indebitamento preventivo di di 75 milioni verso il concessionario, una follia», fa eco Claudio Sinigaglia mentre Andrea Zanoni, storico oppositore della Pedemontana, critica l’assenza dell’assessore competente De Berti e denuncia «l’insostenibile esborso». GUADAGNINI E ZORZATO
Pollice verso da Piero Ruzzante (Leu), convinto che «tra contributi pubblici, canone d’utilizzo e pedaggi, i cittadini pagheranno tre volte». Critico anche Antonio Guadagnini (Siamo Veneto): «È tardi per cambiare la convenzione, il privato non accetterà mai di ridiscuterla. Ma lo Stato, rinunciando a Irap, Ires e Iva sui lavori potrebbe alleviare l’onere». «Tariffe elevate, dubbi sul traffico, la Giunta ci aggiorni sulla reale situazione e coinvolga il Governo, pena un isolamento pericoloso», l’invito del (ritrovato) forzista Marino Zorzato. LA SPEAKER ZAIANA
Il governatore Luca Zaia illustra il Terzo atto convenzionale pe r la Pedemontana al Consiglio del Veneto
scellerato, poco trasparente, vergognoso. Va ridiscusso». BARTELLE PUNGE I GRILLINI
Tant’è. Il venir meno della pregiudiziale scatena lo sdegno dell’ex grillina Patrizia Bartelle («Abbiamo guidato la prote-
sta sul territorio e ora dite che Pedemontana è utile, che è solo questione di soldi, sono felice di avere abbandonato il M5S»), poi è il Pd a dire la sua; «È un’infrastruttura nata tardi e male, è il colpo di coda della stagione di Galan alleato della
Lega, è un’eredità pesantissimo che a queste condizioni rischia di affossare il bilancio regionale, è tempo che nel merito si esprima il ministro Toninelli», incalza il capogruppo Stefano Fracasso; «Nei primi otto anni è addirittura previ-
L’ultima parola, però, spetta a Silvia Rizzotto, la battagliera speaker zaiana: «La Corte dei Conti, tanto citata, ha riconosciuto che l’ultimo accordo ha evitato clausole più dannose. Non si cambia un contratto in via unilaterale. A Berti dico: basta show. A chi invoca trasparenza ricordo che tutti i documenti sono pubblici, se hanno sospetti fondati si rivolgano alla magistratura. La Pedemontana va conclusa al più presto ed è quello che faremo. Il resto è propaganda, come questa mozione». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
venezia: una creazione per bulgari
tragedia ad alleghe
Venini realizza un profumo da 200 mila euro a bottiglia
Volo di sei metri sul Civetta Muore sciatore di 63 anni
MURANO. Come la Lamborghi-
ALLEGHE. Sciatore trevigiano
ni di Totti, la festa d’addio al nubilato di Amal, un weekend lungo all’hotel President Wilson di Ginevra. Come non si era (quasi) mai visto prima, perché il vero lusso è sempre pubblico, condiviso e stimabile. Questo, invece, è un lusso privato, da alcova, da mensola del bagno, che costa 200 mila euro a flacone: tanto vale la nuova bottiglia firmata da Venini per il profumo Opera Prima di Bulgari, evidentemente “limited edition”. Il contenitore rivestito di foglia d’oro, ispirato a un’anfora romana, e cioè la forma, in questo caso conta più della sostanza - l’essenza a base di limoni di Sicilia e fiori di arancio - che rischia di passare in secondo piano rispetto alla profusione di pietre preziose che abbracciano la boccetta dalla base al tappo, come una reliquia. Alla vigilia del suo primo secolo di vita, la fornace di Murano annuncia la realizzazione del prodotto con la soddisfazione del caso, alludendo alle «straordinarie tecniche manuali» degli artigiani che non fatichiamo a rappresentare. Immaginiamo l’ansia da prestazione dei maestri vetrai nell’atto di posizionare i diamanti sugli anelli che sembrano piccoli fedi, nel fondere l’oro zecchino sulla pancia del flacone, nella scelta dei citrini sul tappo che assomiglia
La bottiglia di profumo Bulgari disegnata e prodotta da Venini
a un turbante, nell’intaglio dell’ametista alla base. Immaginiamo la trepidazione della creatrice della fragranza, Daniela Andrier, nel legare il proprio naso al profumo più costoso di sempre, o quantomeno a parimetro con l’Imperial Majesty di Clive Christian, in cristallo Baccarat e oro a 18 carati, che nel 2006 entrò nei Guinness dei primati. La Venini, dal 2016 controllata dalla famiglia Damiani, già a capo dell’omonimo brand di gioielleria, vanta opere da museo, entrate nelle collezioni del Metropolitan e del Moma di New York, del-
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la Fondazione Cartier di Parigi così come del Victoria and Albert Museum di Londra, con il coinvolgimento di architetti e artisti quali Carlo Scarpa, Vittorio Zecchin, Ettore Sottsass, Tadao Ando. Fino a ieri, erano i lampadari per gli sceicchi arabi a finire nella lista degli oggetti più costosi, o i vasi per le ville di Beverly Hills, o ancora i servizi di piatti per le case reali, o la famosa “La sentinella di Venezia”, che nel 1962 raggiunse la quotazione di 737 mila dollari. Ora tocca alla bottiglia di profumo. — Manuela Pivato
muore dopo un volo di 6 metri sugli sci e viene trovato dopo un paio d’ore. La tragedia è accaduta ieri mattina, intorno alle dieci e mezza, nel comprensorio sciistico del Monte Civetta. La vittima è Roberto Callegher, classe 1955, originario di Susegana e residente a San Pietro di Feletto. Lo sciatore, secondo una prima ricostruzione dell’incidente effettuata dai carabinieri di Caprile, che fanno capo al comando compagnia di Cortina, in servizio di vigilanza e soccorso sulle piste del Civetta, mentre scendeva lungo la pista denominata Col dei Baldi-Pian dei Sech, che da Zoldo va verso Alleghe, all’altezza di malga Pioda, avrebbe perso improvvisamente il controllo degli sci. Per questo motivo, lo sciatore sarebbe sbandato verso destra, finendo fuori pista, in una zona in cui si trova l’avvallamento di un piccolo torrente. Ed è proprio qui che Roberto Callegher è volato per circa sei metri. La forte velocità acquisita durante la discesa avrebbe fatto andare a sbattere il 63enne sulla sponda opposta del corso d’acqua. L’impatto è stato così violento che per l’uomo non ci sarebbe stato niente da fare. Purtroppo, in quel momento, non c’era nessuno che passava nella zona e così l’impatto non ha avuto testimoni, né i soccorsi han-
Motoslitta dei carabinieri, nel riquadro la vittima Roberto Callegher
no potuto essere tempestivi. Per circa due ore, quindi, nessuno si è accorto di nulla e lo sciatore è rimasto nella neve privo di conoscenza. Soltanto alle ore 12.40 dei ragazzi, che passavano di là, hanno notato per caso gli sci rimasti a bordo pista e così si sono affacciati sul ciglio del pendio. E a questo punto, con grande loro sorpresa, hanno avvistato una sagoma nella neve, nel dirupo sottostante. Intuendo immediatamente quanto accaduto, i due giovani hanno provveduto, quindi, a chiamare subito i soccorsi. Sul posto, quindi, oltre ai
carabinieri del soccorso pista di Caprile è arrivato anche il medico dell’elisoccorso del Suem che non ha potuto far altro che constatare il decesso di Roberto Callegher. Immediatamente è stata informata l’autorità giudiziaria che ha disposto il trasferimento del corpo alla camera mortuaria del cimitero di Alleghe. Qui, la salma rimarrà a disposizione della Procura di Belluno il tempo necessario perché venga eseguita l’ispezione cadaverica. Al termine, la salma sarà messa a disposizione dei familiari e sarà dato il nulla osta per la sepoltura. —