leonar d o r amond etti | selected pr ojects
LEONARDO RAMONDETTI via fontanelle 27 borgo san dalmazzo 12011 cuneo, italy
leonardoramondetti@gmail.com +39 3396664681 per vedere ulteriori progetti visitare: leonardoramondetti.wordpress.com
CURRICULUM VITAE
educazione
10.2012 | 10.2014 politecnico di torino I facoltà di architettura, corso di laurea magistrale in architettura costruzione-città voto di laurea magistrale di secondo livello: 110 e lode|110 e diritto di pubblicazione 10.2009 | 07.2012 politecnico di torino II facoltà di architettura, corso di laurea triennale in architettura per il progetto voto di laurea triennale di primo livello: 110|110 09.2004 | 07.2009 scuola superiore, liceo scientifico giuseppe peano cuneo voto di diploma: 84|100
esperienze lavorative
02.2010 | 05.2012 tirocinio presso lo studio dell’arch. Luca Ghirardo Torino, Italy 06.2008 | 08.2008 stage presso lo studio dell’arch. Dario Castellino Cuneo, Italy
workshop
02.2014 | 08.2014 morfogenesi computazionale workshop di modellazione parametrica e costruzione architettonica e strutturale Torino, Italy 03.2013 | 07.2013 progetto pro-rom workshop di autocostruzione e scienza dei materiali Cumiana, Italy
concorsi
09.2014 | 10.2014 LOR, Lisbon Open Room Lisbona, Portugal ArchMedium 03.2011 | 04.2011 IMoV, International Museum of Vulcanoes Lanzarote, Spain Arquideas
pubblicazioni
“Chelas, Lisboa. Cinque Esplorazioni”, www.architesi. polito.it, tesi meritevoli Politecnico di Torino “Chelas, Lisboa. Cinque Esplorazioni” e progetto “Cusco città lineare” www.territoridellacondivisione.wordpress.com, sito a cura dei docenti arch. Cristina Bianchetti e arch. Angelo Sampieri progetto “Cusco città lineare” www.polito.it/cuscostudio, progetti selezionati 2013 progetto “Ecofarm Novalesa”, ArchAlp, luglio 2012, “Abitare a Novalesa”
conoscenze linguistiche
italiano | madrelingua inglese | certificato FCE livello B2 francese | conoscenza mediocre della lingua parlata
software
autodesk autocad revit architecture rhinoceros grasshopper sketchup pro v-ray lumion adobe photoshop adobe illustrator adobe fireworks adobe premiere microsoft office open office wordpress windows mac
altri interessi
fotografia analogica e digitale grafica musicista
CHELAS, LISBOA. CINQUE ESPLORAZIONI
Periodo: aprile 2014 | dicembre 2014 Studio: tesi magistrale in Architettura per il Progetto, Politecnico di Torino Relatore: arch. Angelo Sampieri Pubblicato su: territoridellacondivisione.wordpress.com tesi di laurea meritevoli, facoltà di architettura politecnico Consultabile su: issuu.com/leonardoramondetti Oggetto di questo lavoro è il quartiere Chelas di Lisbona, decostruito entro cinque esplorazioni tese a fare emergere caratteri peculiari di questa parte di città. Le cinque esplorazioni seguono logiche tra loro differenti e adottano differenti strumenti d’indagine, arrivando a formulare domande che non consentono risposte univoche, tanto meno progetti capaci di risolvere la complessità entro uno scenario pacificato e unitario. Non si tratta di eludere le possibilità del progetto, quanto di discutere, in un contesto di crisi profonda della città europea contemporanea, il potenziale di progetti impossibili, l’inefficacia di progettualità rimediali, l’urgenza di azioni incisive e risolute. La prima esplorazione indaga la realtà urbana attraverso gli strumenti della geografia quantitativa, restituendola attraverso indagini statistiche e cartografiche.
La seconda elabora un’indagine di carattere storico: Chelas come laboratorio dell’architettura moderna portoghese, megastruttura organica e democratica da subito deflagrata in un mare di frammenti non ricomponibili.
La terza restituisce attraverso percorsi soggettivi e percettivi un territorio costretto nella morsa di una trasformazione difficile, duramente segnata dalla crisi economica e demografica in corso. La quarta guarda al futuro e al suo progetto. Al palinsesto di progetti impliciti che Chelas nasconde. Progetti che pur nella loro semplicità si rivelano oggi utopici, negati dalla condizione di crisi.
Infine la quinta esplorazione torna al presente, esorta rispetto la necessità di fare i conti con lo stato di emergenza che segna i luoghi e sollecita l’urgenza di un’azione capace di salvare il salvabile, anche a costo di rinunciare, temporaneamente o per sempre, a pezzi di città eccedenti, non riciclabili.
Nelle pagine seguenti vengono proposte alcune immagini delle sperimentazioni compiute. Sperimentazioni che si interrogano su come sia possibile negare, mettere in “stand by”, alcune parti del territorio aumentando la qualità di vita delle rimanenti. L’obiettivo è quello di rispondere, in modo provocatorio, distopico, ma non cieco riguardo a possibilità di realizzazione, ad alcuni quesiti che coinvolgono la periferia della capitale lusitana non meno di quelle di altre città europee. Cosa fare di quei grandi tasselli urbani non funzionanti né funzionali che pervadono la città oggi? Come agire in un contesto di forte crisi economica che non permette né operazioni di riciclo né una completa negazione di queste parti di città?
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_ sottrazione di volumi privati eccedenti. erosione puntuale: negazione della metĂ dei duplex piano quarto
piano quinto
appartamento TRASFORMAZIONE Eliminazione di un appartamento T3 con conseguente creazione di uno spazio sociale condiviso al quarto piano e di una terrazza privata potenzialmente colonizzabile al quinto piano. Processo: - eliminazione delle partizioni non portanti interne - eliminazione del vano scala esterno con rispettiva chiusura del solaio - realizzazione di parapetti per la messa in sicurezza 0
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REALIZZAZIONE FINALE Totale superficie sui due piani: 140 mq Un appartamenti duplex T3: - area totale per appartamento: 70 mq + - ambiente potenzialmente colonizzabile da parte degli inquilini: 35 mq + - ambiente destinato ad attivitĂ sociali di condominio o colonizzabile: 35 mq
_ sottrazione di volumi privati eccedenti. erosione lineare: negazione della metĂ della superficie dei duplex piano quarto
piano quinto
appartamento TRASFORMAZIONE Eliminazione della parte superiore dei due appartamenti T3 con creazione di una terrazza privata al quinto piano, colonizzabile da parte degli abitanti Processo: - eliminazione delle partizioni non portanti interne - chiusura del vano scala al quinto piano - realizzazione di parapetti per la messa in sicurezza al quinto piano 0
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REALIZZAZIONE FINALE Totale superficie: 140 mq Due appartamenti duplex T3: - area totale per appartamento: 35 mq + - ambiente destinato terrazza privata o ambiente colonizzabile per appartamento: 35 mq
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CUSCO CITTÀ LINEARE
Periodo: aprile 2013 | luglio 2013 Studio: atelier di progettazione architettonica e urbanistica Gruppo di lavoro per il progetto urbano: Luca Bertone, Cinzia Stella, Chiara Viano Docenti: arch. Pierre Alain Croset, arch. Angelo Sampieri Pubblicato su: territoridellacondivisione.wordpress e polito.it Esposto a: presentazione dell’unità di progetto 2014 Cusco è una città peruviana di 300.000 abitanti. Si estende per oltre dieci chilometri lungo il corso del Rio Hutanay. Si espande in modo lineare lungo la stretta valle: dal nucleo storico inca ad est, fino alle nuove baraccopoli ad ovest. Queste sono testimonianza di una crescita incontrollata, senza strumenti di pianificazione o metodologie di densificazione. A fronte di questa situazione le ultime statistiche prevedono un raddoppiamento della popolazione della capitale peruviana nell’arco dei prossimi dieci anni. Nuova popolazione per un territorio già saturo, stretto fra le catene montuose e con un fondovalle occupato in larga parte dall’aeroporto. Un territorio carente di infrastrutture e di luoghi in grado di formare nuove centralità. Alla luce di queste problematiche il progetto sviluppa un’ipotesi urbana che prevede il riciclo della vecchia linea ferroviaria, attualmente in totale disuso, al fine di trasformarla in una linea metropolitana di superficie. Diventa quindi cruciale la progettazione delle nuove stazioni, intese non solo come fermate ma anche e soprattutto come nuovi spazi di interesse a scala urbana.
Nello specifico del progetto si è deciso di declinare in chiave attuale il concetto di ”kancha”, ovvero il recinto inca che contiene all’interno diverse funzioni sociali, come blocco che viene progressivamente eroso e tagliato lungo determinati assi. In tal modo si è riusciti a rispondere alle esigenze di un lotto difficile, collegando la parte bassa della città con quella superiore alla scarpata presente. Sanando quindi una frattura all’interno del tessuto urbano, ma creando due ambienti differenti. Il progetto architettonico sviluppato all’interno della “kancha” propone la creazione di due edifici. Il primo si presenta come spazio polifunzionale, casa del quartiere, che ospita aule per workshop, attività di carattere sociale e spazi espositivi. L’edificio in cemento si configura come una pietra e si apre con un ampia finestra su una piccola valle laterale. Tutte le linee risultano semplici e nette, ad eccezione della facciata a sud-ovest che, incavata e interamente vetrata, diventa cannocchiale sulla città sottostante. Il secondo edificio, più piccolo, segue le linee architettoniche del precedente ospitando all’interno un locale ristoro. Entrambi riprendono il concept iniziale: il blocco di pietra che viene scavato e modellato, diventando permeabile pur mantenendo attraverso la matericità e le linee nette che lo costituiscono il proprio senso identitario.
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_ concept urbanistico
_ inserimento nel contesto urbano
_ declinazione della kancha
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_ contesto urbano
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_ concept architettonico
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_ pianta piano terra e accessi
_ sezione prospettica
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1. laboratorio
4. aula video
7. cucina
2. spazio espositivo
5. spazio multifunzionale
8. locale tecnico
3. aula
6. locale ristorazione
_ pianta piano primo
_ prospetto ovest
_ prospetto nord
_ prospetto est
_ prospetto sud
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ROOFSCAPES. ABITARE SOPRAELEVATO
Periodo: settembre 2012 | febbraio 2013 Studio: atelier di progettazione architettonica e tecnologia Gruppo di progetto: Cinzia Stella, Daniele De Riccardis Docenti: arch. Gustavo Ambrosini, arch. Guido Callegari Esposto a: architettura in città 2013, Torino
In un periodo in cui il consumo del suolo sta raggiungendo livelli preoccupanti il progetto si pone come obbiettivo l’utilizzo delle coperture come nuovo territorio per l’edificazione; cogliendo attraverso questo intervento, l’opportunità di sperimentare nuove tecnologie, risolvere questioni sociali e riqualificare vecchi fabbricati. Il progetto propone quindi una strategia di sviluppo urbano in grado di riqualificare in modo architettonico e sociale vecchi fabbricati, ma che allo stesso tempo sia a “zero consumo di suolo”. Nello specifico l’area di progetto su sui è stato ipotizzato l’intervento consiste in alcuni fabbricati residenziali situati in via Giovanni Roveda. Un complesso di edifici a barre costruito durante gli anni Settanta per gli operai della Fiat, che vantava la vicinanza alla fabbrica di Mirafiori. Dall’analisi del sito è emerso come oggi questa zona periferica della città presenti notevoli problematiche legate ad un degrado progressivo dell’edificato accompagnato da uno spopolamento e abbandono dei fabbricati, oggi abitati per lo più da persone anziane. A questa situazione si lega l’isolamento di questo quartiere, le cui connessioni con il resto della realtà urbana sono sempre più sottili e provvisorie. Per tale motivo il progetto propone l’inserimento nel contesto di un nuovo tipo di popolazione. Sfruttando la vicinanza del sito alla nuova sede del Politecnico di Torino viene proposta la realizzazione di una residenza studentesca. Un villaggio in copertura, atto ad ospitare 24 studenti e composto da una successione di moduli regolari con struttura portante in x-lam, in grado di non gravare eccessivamente sull’esistente. Tre tipologie di moduli destinati ad ospitare camere, cucine e spazi polifunzionali sono stati disposti lungo due assi. Il primo a nord-ovest è destinato a spazi privati per studenti, camere e servizi. Al contrario l’asse a sud-est, è stato attrezzato con spazi comunitari: cucine e luoghi di svago interrotti da aree verdi aperte o da sale polifunzionali composte da ampie pareti vetrate. Queste ultime svolgono il ruolo di serra bioclimatica durante l’inverno mentre possono essere aperte nel periodo estivo per permettere un maggiore ricambio d’aria e benessere ambientale. Nella progettazione si è prestata particolare attenzione alle soluzioni tecnologiche ed energetiche attraverso lo studio dei materiali e delle tecniche di assemblaggio necessarie per un’operazione di questo genere; nonché delle condizioni bioclimatiche del territorio. 16
_ concept architettonico
_ pianta secondo e primo livello e prospetto sud
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_ spaccato assonometrico edificato e materiali
_ spaccato assonometrico intervento
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_ particolare costruttivo sezione est-ovest
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_ particolare costruttivo sezione nord-sud
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FRACSHELL.
MORFOGENESI COMPUTAZIONALE
Periodo: febbraio 2014 | agosto 2014 Studio: workshop di morfogenesi computazionale Gruppo di lavoro: Iasef Rian, Bruno Iorio, Elisa Pitassi, Gabriele Bonnet, Gabriele Fusaro, Samuele Marino Docente: arch. Mario Sassone Esposto a: conferenza IASS-SLTE, Brasilia 2014 Il workshop morfogenesi computazionale ha avuto come obiettivo la realizzazione di tre padiglioni con l’utilizzo di diversi materiali, mattoni, cemento e legno; da costruire presso il cortile della sede di design del Politecnico di Torino. Nello specifico si è scelto di approfondire lo studio del legno progettando, attraverso il software parametrico Grasshopper (incorporato in Rhinoceros 3D), una struttura frattale composta da triangoli equilateri uguali in pianta. Tale scelta non è stata semplicemente dettata da ragioni di carattere estetico ma soprattutto da motivazioni di carattere strutturale. Infatti è stata nostra volontà testare la maggiore resistenza della struttura frattale a carico non uniformemente distribuito rispetto alle strutture portanti tradizionali. La struttura è stata generata a tale scopo a partire dalla funzione matematica della curva di Teiji Takagi. Tale curva si ottiene modificando il fattore di altezza “w” (ovvero il valore di spostamento punto medio), che nella funzione di Archimede per la genesi della parabola ha valore di ¼, a ½. In questo modo la superficie liscia del paraboloide diventa ruvida, non uniforme, con statistica autosimilarità. Tale curva è stata definita da Mandelbrot nel 1983 come “frattale”. Attraverso il software si sono quindi testate diverse configurazioni e, una volta raggiunta quella considerata ottimale si è passati alla fase di realizzazione. I materiali utilizzati sono stati legno, modellato in sfere e listelli, barre filettate, colla e pannelli in policarbonato per la copertura. La complessità della struttura ha richiesto un lavoro molto preciso nello sviluppo della forma e nella restituzione dei dati dal software. Tale lavoro ha avuto come contropartita l'ottimizzazione dei tempi sul cantiere che ha portato, dopo la fabbricazione separata dei componenti, ad un assemblaggio finale in soli cinque giorni.
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_ schema della funzione parametrica in grasshopper
_ immagine tridimensionale delle tre strutture
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