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NewsCinema.it
Testata Giornalistica di Cinema e Serie Tv Mensile Giugno 2015 ANNO II - N. 6 Registrazione Tribunale di Roma n.203/11 del 17 Giugno 2011 redazione@newscinema.it www.newscinema.it
Direttore Responsabile Giuseppe Rogolino
Capo Redattore/Capo Servizio Letizia Rogolino
Redattore/Responsabile Serie Tv Carlo Andriani
Hanno collaborato a questo numero: Carlo Andriani Letizia Rogolino Alexia Altieri Laura Manaresi Francesca Coppola Francesca R. Gentile Danilo Belmonte Claudio Valeriani
Editore ASTUS s.r.l. Tel +39 0692918588 - Fax 0692911910 Roma - Italia
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TED 2 il ritorno dei rimbombamici di Alexia Altieri
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nel teaser poster dedicato al ritorno dell'orsetto più
suo carismatico (quanto maleducato e sconveniente) orsetto di peluche parlante, amico
i r r i v e re n t e d i s e m p re , è g i à d i p e r s é
immaginario che ha riempito la sua infanzia ed è
abbondantemente esplicativa. Ted – l'orsetto nato
diventato ora un inevitabile ostacolo per la sua
dal genio di Seth MacFarlane, creatore della
effettiva maturazione. Se il primo lungometraggio in
celebre serie animata per adulti – I Griffin, sta per
live-action di MacFarlane è stato rimpinzato di scene esilaranti ed inopportune sulle tematiche più
“Ted sta per venire… di nuovo” - la tagline contenuta
tornare sul grande schermo dopo il successo planetario ottenuto nel 2012. Seth MacFarlane, che ricoprirà il molteplice ruolo di regista, produttore, sceneggiatore e doppiatore (oltre che interprete vero e proprio, attraverso il motion capture) del volgare orsacchiotto, riprende il topos dell'amico immaginario e dissacra e re-inventa totalmente il Teddy Bear: non più il morbido peluche che i bimbi di tutto il mondo stringono tra le braccia, cullati da una nuova fiaba della buonanotte, ma uno sboccato e molesto orsetto di pezza dalle voglie singolari e piuttosto politically incorrect. Ted prende vita nella magia di una notte di Natale, in cui il desiderio del piccolo John Bennet (Mark Wahlberg) di trovare rimedio alla sua incolmabile solitudine, viene esaudito, ed ecco che ha inizio una profonda amicizia tutta al maschile, tra l'ormai trentacinquenne John, che ha qualche difficoltà a sopprimere l'eterno Peter Pan che abita in lui, ed il
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disparate tra cui, le sostanze psicogene, la prostituzione, l'omosessualità, la religione, da cui trapela un vizioso ritratto di Ted, amante delle droghe leggere e del sesso facile, questo sequel ci racconta il suo desiderio di stabilità, di paternità e di famiglia. Se l'animale parlante progredisce e si evolve, diventando un vero adulto, sposato e detentore del valore della famiglia, il suo migliore amico umano pare rimanere nella vacua dimensione di “bambino mai cresciuto”. In una storia come questa la cosiddetta sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore è d'obbligo! Il fulcro gravitante di tutta la vicenda è la questione legale che un “insolitamente simil serio” Ted è chiamato ad affrontare per poter diventare padre a tutti gli effetti. Passi il Vi dichiaro orsacchiotto e moglie - poiché, al giorno d'oggi “La gente ormai non si scandalizza più per niente”, come recita il
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voice over del trailer ufficiale della pellicola, da parte delle coppie omosessuali per la ma la paternità rimane ancora un concetto conquista degli stessi diritti alla troppo delicato da affrontare. La tematica genitorialità. Ma per trovare piena della diversità palpita al di sotto di una conferma a questa mia tesi, mi riservo di t r a m a a p p a re n t e m e n t e b a n a l e e aspettare l'uscita in sala del film il 25 demenziale e, a mio parere, non è giugno in Italia. avventato pensare che al di là della lotta L'adorabile e scorrettissimo orsetto senza giuridica dell'orsetto per dimostrare la (paradossalmente) peli sulla lingua è propria “umanità” e quindi idoneità al diventato un'indiscutibile icona trash del diventare padre, ci sia l'attualissima lotta cinema d'animazione – l'orso più cafone
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 della storia, ed il primo che è riuscito a conquistare milioni di spettatori attraverso la propria irriverenza
personaggio Disney dolce come il miele, e dalla
che stimola la risataccia, e non tramite la
della giungla (1967) – Ted è pieno di vizi, quelli più
sconfinata bontà, ingenuità e dolcezza che da
riprovevoli degli esseri umani, anche se ora
s e m p re c a r a t t e r i z z a l ' o r s o d i p e l u c h e
sembra aver messo la testa a posto…Tuttavia, la
nell'immaginario filmico e non, di grandi e piccini. Ancora una volta, è un orsetto a dominare la scena
posizione più antitetica rispetto a Ted, è ricoperta
– anche se non per il coraggio di Iorek Byrnison, l'orso corazzato di La bussola d'oro (2007), e
icona british, inconfondibile, con cappellino rosso e montgomery blu, l’uno scurrile, vizioso ed
senza una storia triste alle spalle che ne giustifichi i
irriverente, l'altro pasticcione, gentile e amorevole.
comportamenti disdicevoli, come quella
Gli occhioni sensibili (e umani) dell'orsetto bruno
dell'incattivito orsacchiotto Lotso Grandi
del Perù, nato dalla penna dello scrittore Michael
Abbracci di Toy Story 3. Ted è certamente
Bond, ammorbidiscono il cuore, mentre quelli
pestifero e giocherellone, indimenticabile la scena
vispi, “a bottone” di Ted, non possono non fare
al supermercato del primo capitolo di Ted, quando
simpatia. Entrambi quindi, personaggi riuscitissimi,
l'orsetto si destreggia in una lasciva escalation di
con una marcia in più, che adorerei vedere a
movenze sessuali per conquistare una cassiera,
confronto in un ideale crossover in puro stile marvelliano – un irresistibile universo parallelo, in
ma con un'accezione dei termini nettamente in contrapposizione rispetto a quanto s'intende per il
dall'educato e servizievole orsetto Paddington,
cui il sofisticato orsetto inglese potrebbe
piccolo ed ingenuo Koda di Koda fratello orso.
confrontarsi con l’impudico peluche americano…
Ben lontano, inoltre, dalla saggezza
Chissà.
dell'intramontabile ed iconico Winnie The Pooh, il
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buffa goffaggine del pasticcione Baloo di Il libro
Fuga in tacchi a spillo
comicitĂ femminile on the road di Letizia Rogolino
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ma non avete mai condiviso il triste
e la giovane agente Cooper, fissata per le regole e con la stoffa del bravo poliziotto
finale? Anne Fletcher, regista di Step
sulle orme del padre, è la sola che può
Up, Ricatto D’Amore e 27 Volte in Bianco,
scortare la Signora Riva fino a Dallas sana
dal 18 Giugno porta sullo schermo una
e salva, evitando le minacce dei colleghi e
versione del celebre on the road al
gli attacchi degli uomini che stanno cercando per ucciderla.
Vi è piaciuto tanto Thelma & Louise
femminile tutta da ridere. Stiamo parlando di Fuga in Tacchi a Spillo, con Reese Witherspoon e Sofia Vergara nei panni
della Fletcher scritto da David Feeney e
di due donne molto diverse che si
John Quaintance, prendendo spunto
ritrovano insieme in un’avventura
dalle commedie di coppia stile 22 Jump
pericolosa e folle, vittime del crimine organizzato e di una polizia corrotta.
Street, Una Poltrona per Due o Bad Boys,
L’agente Cooper (Reese Witherspoon) può finalmente entrare in azione dopo
una buona dose di umorismo mantenendo un ritmo di narrazione vivo e
aver passato gli ultimi anni nella polizia a
dinamico. Fuga in Tacchi a Spillo è una
catalogare le prove dei reati in un polveroso scantinato. Le viene affidata la
commedia frizzante ed esplosiva che non
protezione di Daniella Riva (Sofia Vergara),
insignificanti, ma i dialoghi simpatici tra le
la moglie di un trafficante di droga che
due protagoniste e le situazioni esilaranti
deve testimoniare contro un potente
c h e s i c re a n o s p o n t a n e a m e n t e , permettono allo spettatore di pensare
boss arrestato e in attesa di una condanna. Il prelievo dei potenziali testimoni però non va come deve andare
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La comicità si tinge di rosa con il film
che uniscono l’imprevisto e l’azione con
lascia spazio a momenti morti e pause
soltanto a divertirsi per circa un’ora e mezza di proiezione. La sceneggiatura
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 ben strutturata aiuta la regista a confezionare un film che sembra racchiudere il meglio di alcuni suoi
grande rispetto per la giustizia e il desiderio di
lavori precedenti: il ritmo calzante di Step Up, l’umorismo piccante e acuto di Ricatto d’Amore e
ruolo della bella messicana amante dei soldi e del superfluo, femminile e sexy ma anche coraggiosa
l’avventura on the road di Parto con Mamma.
e furba quando le circostanze lo richiedono.
Ottima scelta del cast per i ruoli principali. Dopo la
Entrambe si dimostrano all’altezza dei tempi
seria ed impegnata interpretazione di Wild che le è
comici con grande auto-ironia ed un invito a
valsa anche una nomination agi Oscar, Reese
lasciarsi andare. L’unione fa la forza, ma in questo caso potremmo dire l’unione fa il successo, di un
Witherspoon veste i panni di una poliziotta tenera e maldestra, che nella sua goffaggine nasconde un
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essere amata. Sofia Vergara è perfetta invece nel
film perfetto per l’estate, da vedere con gli amici o in famiglia, senza troppe pretese.
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Brad PITT 50 anni e non sentirli di A.A.
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Attualmente sul grande schermo alla guida di un carro armato chiamato Fury – la lucentezza di
vita che va al contrario; abbiamo abbracciato quel sogno proibito di vendetta da parte degli ebrei,
una star come Brad Pitt, anche dopo 50 primavere,
esercitata dai Bastardi dell'ambizioso film con cui
continua a brillare nel firmamento hollywoodiano. È
Tarantino ha – a suo modo – riscritto la storia.
stato un ladro-autostoppista, nel film trampolino di lancio che ha decretato l'inizio della sua fama –
William Bradley Pitt nasce a Shawnee – Oklahoma il
Thelma & Louise (Ridley Scott, 1991), e poi è
Springfield dove inizia un percorso universitario che
diventato un sex symbol a livello mondiale – con tanto di (doppia) incoronazione da parte del
non lo gratifica, e sviluppa inconsciamente un
settimanale People, come uomo più sexy del
“Da giovane frequentavo i drive-in con tutta la
mondo – consacrato da pellicole come Vento di
mia famiglia – racconta l'attore – penso sia da
Passioni, Intervista col vampiro e l'enigmatico (e
questo che è nato il mio interesse per la recitazione”.
geniale) Seven. L'abbiamo visto donare bellezza,
Così lascia tutto e si trasferisce a Los Angeles – con
eleganza e fascino alla Morte, e poi nei panni del doppio superomistico di un'anima scissa, afflitta da
una piccola somma di denaro in una tasca, ed un
psicosi; ed ancora, tra daghe, toghe e tuniche
ed un buffo travestimento da pollo per pubblicizzare
nell'interpretazione dell'epico Achille omerico (da
il ristorante El Pollo Loco, s'impegna per
cui ha ereditato anche una certa fragilità dei talloni) – per poi afferrare le pistole di un marito annoiato
guadagnare quanto necessario al pagamento delle prime lezioni di recitazione. Se determinazione ed
che in realtà cela, al di là della propria abulia, la
ambizione sono state le sue armi vincenti, la sua
lucidità di un fatale sicario. Abbiamo inalato umidità
esteriorità ha fatto il resto – e ben presto, gli
e adrenalina, tra gli spari del fuorilegge Jesse
sfavillanti portoni di Hollywood si sono spalancati
James; abbiamo sospirato, tra un sorriso ed il suo
dinanzi a lui. Nato come sex symbol, nel corso delle sue interpretazioni, Brad ha dimostrato di essere
retrogusto amaro, nell'assistere ad un'affascinante
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18 dicembre 1963. Maggiore di tre fratelli, cresce a
amore viscerale per il cinema.
grande sogno nell'altra. Qui, tra lavori occasionali
bello e anche molto bravo – seppure l'Academy non l'abbia mai premiato come migliore attore. Eppure, nel suo curriculum annovera interpretazioni che avrebbero indubbiamente meritato una statuetta. In Fight Club (David Fincher, 1999), ad esempio, interpreta un ruolo complesso ed enigmatico – per la preparazione del quale, è costretto a sottoporsi ad un duro allenamento e sceglie, inoltre, di farsi rimuovere una parte della dentatura per infondere maggiore credibilità al proprio personaggio. Tyler Durden è il risultato di un ego ipertrofico, afflitto da un profondo disagio esistenziale – Brad Pitt è l'altra faccia della stessa medaglia dello psicotico interpretato da un altrettanto eccellente Edward Norton. Questo capolavoro di Fincher, sempre così incredibilmente attuale ed impossibile da intrappolare in un'unica definizione – una pellicola drammatica, seppur a suo modo grottesca, con venature thriller, sullo sfondo di un allucinatorio viaggio psicanalitico – consacra l'attore nell'aurea dimensione divistica. Tuttavia, Brad aveva già avuto modo di interfacciarsi con la pazzia, in L'esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam (1995) – che gli aveva fatto conquistare la sua prima nomination agli Oscar come attore non protagonista. Particolarmente a proprio agio in ruoli complessi, di un certo spessore psicologico, è assolutamente da citare l'interpretazione che l'attore fa del personaggio simbolico della morte – in Vi presento Joe Black di Martin Brest, 1998 (remake di La morte in vacanza, Mitchell Leisen, 1934). Una Morte
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 bramosa di Vita ed, in particolare, della più alta uomo che vive il proprio tempo all'incontrario – espressione di energia vitale che è l'Amore – una nascendo con il peso degli anni sulle spalle e i segni Morte di cui tutti noi avremmo meno paura se della saggezza che gli solcano il volto. avesse il volto e la delicatezza di Brad Pitt. L'attore L'ottuagenario, con lo scorrere del tempo, vedrà la riesce ad infondere credibilità a questo ruolo, pro, passare dal vigore fisico dei trent'anni, ai brufoli attraverso un silenzio carico di malinconia ed adolescenziali sulle gote, al pianto di un neonato emozioni al loro stadio primordiale. Eros e che è giunto al termine del proprio ciclo vitale. Brad, Thanatos volteggiano in un toccante tango per tutta che è stato invecchiato e ringiovanito per la parte – la durata del film – e alla fine rimane solamente una grazie al prezioso aiuto di make-up ed effetti speciali certezza: la vita è un'esperienza a cui è difficile moderni – è stato chiamato a misurarsi con una rinunciare, perfino per la Morte. Il bel divo ha sfida ben più grande di quella che potrebbe essere un'evoluzione fisica, bensì quella psicologica – interpretato un ruolo altrettanto toccante in Il curioso creare un personaggio, la cui vita è scandita da una caso di Benjamin Button di David Fincher, 2008. Il singolare commistione di evoluzione e regressione. Il regista descrive il suo personaggio in questi termini: film è stato spunto di riflessione anche per l'attore “Benjamin è come un pallino da biliardo e tutti coloro stesso: “Questo film mi ha fatto un regalo, mi ha che incontra lasciano un segno su di lui. Questa è la fatto capire che il tempo che abbiamo è breve. Oggi vita: una collezione di ammaccature e graffi che ti non so se ho di fronte ancora dieci giorni o 40 anni. fanno essere quello che sei e nessun altro”. Sono alla fine o a metà della mia strada? Non lo so, Benjamin Button porta su di sé, fin dalla nascita, i quindi devo stare attento a non sprecare un singolo segni del Tempo – indiscusso protagonista di questa momento in meschinità, amarezza o pigrizia. E a singolare pellicola, tratta da un racconto breve di Francis Scott Fitzgerald. La storia narra di un circondarmi solo di persone importanti per me. […]
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 Ho un amico che lavora in un ospizio e mi ha detto Julia Roberts – si è misurato con il genere gangster. che gli anziani, vicino alla morte, non parlano dei loro Di recente, poi, l'action sembra essere successi o dei libri scritti o dei trofei conquistati. No, indubbiamente diventato il genere prediletto parlano solo delle persone che hanno amato”. Con dall'attore – che abbiamo visto destreggiarsi tra una moglie come Angelina Jolie – per la cui unione spari, truffe e guerre in titoli come Cogan – Killing fu galeotto il film Mr. & Mrs. Smith – ed una tribù di 6 Them Softly (Andrew Dominik, 2012), il figli al seguito, a Brad non mancheranno fantascientifico World War Z (Marc Forster, 2013), sicuramente persone da amare! Attore dal talento The Counselor – !l procuratore (Ridley Scott, 2013) versatile, nella cui filmografia – oltre a pazzia e ed il recentissimo Fury (David Ayer, 2015). Si può dire romanticismo, si contano svariate (ed ottime) che Brad non abbia sbagliato un colpo – ed è per interpretazioni nei più disparati generi. Basti pensare questo che, seppur l'attore abbia svelato la propria alla fortunata trilogia blockbuster, in stile volontà di dedicarsi esclusivamente alla produzione squisitamente comedy-crime inaugurata da Ocean's cinematografica, con la sua Plan B, noi ci auguriamo Eleven – Fate il vostro gioco, nel 2001: per cui Brad, che l'accattivante sex symbol, nato on the road negli affiancato da uno sgangherato gruppo di simpatiche anni Novanta e maturato, fino a diventare uno dei canaglie, interpretate da colleghi del calibro di divi più celebri della Storia del Cinema, non smetta George Clooney, Matt Damon, Andy Garcia e di regalarci interpretazioni da Oscar (o quasi).
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fury
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il dramma bellico di david ayer di C.A.
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Il 2 giugno la Lucky Red distribuirà in quanto pericolosa che li porterà a sferrare tutti i cinema italiani il dramma bellico Fury. un attacco finale nel cuore della Germania Scritto e diretto da David Ayer ed nazista. A distanza di sei anni da Bastardi interpretato da Brad Pitt, Shia LaBeouf, Senza Gloria, Brad Pitt torna a recitare in Logan Lerman, Michael Pena e Jon un war-movie in Fury, un film che regala Bernthal, Fury è un’intensa opera che offre un’immagine tanto veritiera della guerra uno sguardo lucido e disincantato sugli quanto lontana dallo spirito patriottico dei orrori della seconda guerra mondiale. film a stelle e strisce sull’argomento. Se Nell’aprile del 1945 mentre gli alleati opere come Pearl Harbor o Salvate il sferrano l’attacco decisivo in Europa Soldato Ryan offrono una versione a tratti l’agguerrito sergente Wardaddy (Brad Pitt) romanzata (e di parte) della storia, Fury comanda un carro armato ed il suo mostra un’immagine più onesta e non equipaggio di cinque uomini in una sempre idilliaca dei soldati americani, missione mortale dietro le linee nemiche. spesso irrispettosi e violenti anche nei Ma al di là degli orrori della guerra confronti dei civili tedeschi che nulla Wardaddy deve anche addestrare l’ultimo avevano a che fare con il conflitto bellico. arrivato del gruppo, Norman (Logan L’aspetto crudo e realistico funziona Lerman), un giovane ragazzo che ha perché Fury non risparmia lo spettatore da difficoltà ad integrarsi nella terribile realtà in immagini raccapriccianti che mostrano cui è capitolato. I cinque si troveranno alle soldati, spesso giovanissimi, alle prese con prese con una missione tanto tragica situazioni al di là di ogni comprensione
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gli altri personaggi di Fury, anche quelli più odiosi, che risultano toccanti nella loro aggressiva voglia di sopravvivere. Ed è proprio lo spirito di sopravvivenza unito a scene di azione spettacolari il punto di forza di Fury, un film che funziona meglio nelle parti action che in quelle riflessive, spesso caratterizzate da tempi lenti e da qualche non indifferente buco di sceneggiatura. Se la prima parte del film infatti scorre veloce, la seconda rallenta drasticamente rendendo Fury un film purtroppo a tratti incompleto. Ed è un peccato perché molti aspetti di questo intenso film di Ayer funzionano bene come i bravissimi Brad Pitt e Logan Lerman e la fotografia di Roman Vasyanov, che incornicia umana come pulire il carro armato da frattaglie e resti alla perfezione la desolazione scaturita dalla dei nemici/alleati e schiacciare esseri umani come seconda guerra mondiale. Ma a mancare di mosche. Routine a cui si deve abituare Norman, consistenza nel film di Ayer è lo sviluppo dei un giovane ed innocente soldato imbeccato ed allo personaggi e l’assenza di un senso finale dell’opera; stesso tempo accudito dal sergente Wardaddy, un aspetti che rendono Fury un film tanto elegante padre/padrone che nel suo cinismo e nella sua quanto incompleto che con un pizzico di attenzione durezza rimane indubbiamente un personaggio in più sarebbe potuto essere uno dei migliori film di positivo. Come sono fondamentalmente positivi tutti guerra degli ultimi anni.
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Kate WINSLET l’eleganza di Hollywood di Francesca Coppola
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Una nave da chissà quante tonnellate, un incontro fortuito, due giovani cuori: è così che uno
Lee la seleziona per il ruolo di Marianne
dei volti cinematografici più noti viene ricordato
trasposizione cinematografica dell'omonimo
nella memoria di ognuno. Kate Winslet, una
romanzo della Austen, in cui recita insieme a future
donna fiera e volitiva la cui presenza permette di
stelle quali Emma Thompson, Alan Rickman e
associare immediatamente la pellicola in cui
Hugh Grant. E’ soltanto questione di tempo
compare ad un prodotto di estrema qualità. Un
affinché le emblematiche vesti di Rose De Witt
nome una garanzia, come accade spesso, ma la Winslet possiede quel fascino millenario che ha stregato chiunque sin dal 1997, quando il Titanic si abissa sui grandi schermi del mondo interno e non soltanto al largo dell’Atlantico del nord. Nata nel Berkshire britannico in una famiglia di attori teatrali, sin dall’infanzia è intrisa di cultura artistica che la condurrà al generoso exploit della sua carriera. Nel 1994, il giovane Peter Jackson sceglie di puntare su una Kate diciassettenne per il suo film Creature del cielo: è il suo grande debutto al fianco di Melanie Lynskey, e da quel momento la strada è tutta in discesa, o quasi. Un anno più tardi, Ang
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Dashwood nel film Ragione e Sentimento,
Bukater, o meglio Dawson, le calzino a pennello: chi non ricorda quell’allegra e sensuale ragazza dai capelli fiammeggianti, che danza nella stiva del transatlantico più celebre al mondo in compagnia di un aitante e biondissimo DiCaprio? Si tratta della seconda candidatura agli Academy Awards, che non riuscirà ad accaparrarsi almeno fino al 2009, vincendo l’Oscar come Miglior attrice per aver interpretato Hanna Schmitz in The Reader – A voce alta, adattamento dell’omonimo romanzo di Bernhard Schlink che tratta un tema difficile qual è quello dell’Olocausto. A cavallo del nuovo millennio, la Winslet colleziona un ruolo dietro
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 l’altro in pellicole che hanno la loro discreta fortuna,
Carnage di Roman Polański si distingue per le
tra cui le più note sono certamente Iris di Richard
donne forti e aggressive che interpreta con grande
Eyre, Se mi lasci ti cancello scritto da Charlie
maestria, risultando un’attrice profondamente
Kaufman e diretto dall’esuberante Michael Gondry, in cui lavora l’attrice al fianco di un Jim
versatile, ormai ben lontana dai più delicati esordi. E la passione per il mondo fantasy le è rimasta:
Carey più mesto del solito, Neverland - Un sogno
l’abbiamo vista indossare il tailleur blu elettrico
per la vita di Marc Forster, lungometraggio biografico tra realtà e magia, Little Children diretto da Todd Field e la rom-com L’amore non va in vacanza di Nancy Meyers. Gli anni 2008-2011 sono decisivi per definire al meglio il percorso artistico della Winslet: tre sono le pellicole che hanno contribuito a delineare la figura di una donna brillante, che non ha nulla da invidiare alle sue colleghe. Revolutionary Road di Sam Mendes (per il quale è stata candidata a infiniti premi britannici e americani, conquistandosi il Golden Globe come Miglior attrice in un film drammatico) la vede co-protagonista al fianco di Leonardo DiCaprio, con il quale torna a recitare a ben undici anni di distanza dal successo planetario di Titanic. Nel thriller fantascientifico Contagion di Steven Soderbergh e nell’interessante drama comedy
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della fazione degli Eruditi in Divergent e nel suo sequel Insurgent in maniera impeccabile. In questi giorni è al cinema con Le regole del caos nelle insolite vesti di Sabine De Barra, talentuosa paesaggista alla corte del re Sole (interpretato da Alan Rickman, che è anche il regista del lungometraggio) con l’incarico di realizzare uno dei giardini principali del nuovo Palazzo di Versailles. Non si ferma mai la sempreverde Kate, riconfermandosi ogni anno che passa una delle personalità cardine del cinema. I piani per il futuro? Un ruolo principale nel film dedicato alla vista di Steve Jobs, co-fondatore dell’azienda tecnologica Apple, in uscita il prossimo ottobre. Un’attesa, dunque, che varrà la pena di affrontare.
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le regole del caos
la creatività e l’amore ai tempi di luigi XIV di C.A.
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 Il 4 giugno Eagle Pictures distribuirà in tutti i cinema italiani Le Regole del Caos. Diretto da Alan
passato. A distanza di quasi venti anni da L’ospite d’inverno Alan Rickman torna dietro la macchina
Rickman ed interpretato da Kate Winslet,
da presa per dirigere Le Regole del Caos, una
Matthias Schoenaerts, Alan Rickman e Stanley
commedia romantica ambientata nel 17° secolo
Tucci Le Regole del Caos è un film che regala uno
che reinventa la creazione di Rockwork Grove,
sguardo interessante sulle piccole e grandi rivalità
ambiente unico del lussuoso palazzo di Versailles.
della corte di Versailles del 1682. Sabine De Barra
Una storia singolare che Rickman porta sul grande
(Kate Winslet) lavora come paesaggista nei giardini e nelle campagne francesi. Un giorno riceve un invito inaspettato dalla corte di Luigi XIV (Alan Rickman). Se ad un primo incontro l’artista della corte di Re Sole André Le Notre (Matthias
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schermo con quell’attenzione ai dialoghi ed alle interpretazioni degli attori che rivela chiaramente le sue origini teatrali. Dopotutto Le Regole del Caos ha come principali punti di forza proprio uno spettacolare cast composto da Kate Winslet,
Schoenaerts) appare disturbato dall’occhio attento
Alan Rickman e Stanley Tucci (un po’ sottotono
di Sabine e dalla sua natura lungimirante alla fine sceglie proprio lei per realizzare uno dei giardini
invece il bravo Schoenaerts, confinato qui in un personaggio decisamente debole) ed una
principali del nuovo Palazzo di Versailles. Ma nel periodo concessole per realizzare la sala da ballo
rappresentazione degli ambienti della corte di Versailles che, a dispetto del low budget, è curata
all’aperto di Rockwork Grove Sabine ha modo di
nel minimo dettaglio. Il resto purtroppo presenta
conoscere da vicino le piccole e grandi rivalità di
qualche pecca non indifferente. La sceneggiatura
corte e di fare i conti una volta e per tutte con una
di Alison Deegan, Jeremy Brocke, Alan
tragedia che riemerge prepotentemente dal
Rickman tende a soffermarsi su troppe
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 sfaccettature della trama confondendo lo spettatore su quale sia la storia portante del film. In Le Regole del Caos infatti il lavoro di Sabine a Versailles, il suo passato e la storia d’amore con Le Notre si fondono tra di loro dando vita ad un qualcosa che solo a tratti può definirsi omogeneo. Ed anche le parti drammatiche non sempre funzionano risultando spesso forzate e poco in linea con la trama e l’evoluzione dei personaggi. Ma nonostante questi aspetti Le Regole del Caos rimane un film elegante. Alan Rickman oltre ad essere uno degli attori più talentuosi della storia inglese si conferma anche un regista che sa stare dietro la macchina da presa. E Le Regole del Caos nella sua rappresentazione della storia francese dal sapore profondamente british rimane un prodotto interessante e piacevole da guardare fino alla fine.
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entra nel mondo dei dinosauri... 30
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Jurassic Park, sull’Isola dei Dinosauri con la saga di Steven Spielberg di Francesca Coppola
Quando un franchise come quello di Jurassic Park attraversa una fase di development hell durata
dall’epica certezza delle nuove tecnologie. E allora, cosa comporta la novità? Nessuno, grande
tredici anni, quando le speranze sono le ultime a morire, quando il salto temporale all’interno della
o piccino che sia, potrà mai dimenticare l’enorme
finzione cinematografica è pari a ben ventidue
sull’omonimo romanzo scritto da Michael
anni, allora è giunto il momento di crederci. Un
Crichton, che vede protagonisti esseri quasi
sequel che oltrepassa Il Mondo Perduto e
leggendari come i dinosauri. Premiato dal
Jurassic Park 3 per approdare nel nuovo millennio
pubblico con un incasso che si aggira intorno ai
inoltrato portando con sé tutta la nostalgica e
cinquecento milioni di dollari, e da tre Oscar,
visionaria potenza del primo lungometraggio della
preceduto e seguito da una lunga e proficua
saga, in un crescendo di emozioni che mira
campagna di merchandising, Jurassic Park ha
soprattutto ai bambini di una volta. Il ricordo di un mondo che sembrava scomparso e che adesso
davvero rotto gli schemi presentandosi come un pilastro cult nel genere fantastico-avventuroso
torna prepotentemente sul grande schermo grazie
che da sempre esercita un particolare ascendente
alla produzione del solito Spielberg, ingigantito
sul pubblico. Il vecchio e sempreverde maestro
portata innovativa di una trama, basata
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 gioca con la componente emotiva dello spettatore duemila. Non potendo più contare sull’effetto offrendogli un corposo, spettacolare, durevole sorpresa, Joe Johnston, veterano degli effetti spavento, impegnandosi nel coinvolgerlo e speciali passato al timone di questo episodio della favorendo l’immedesimazione con gli attori che si saga, tenta di ripiegare sul fattore “intrattenimento”, muovono sulla scena. L’impatto dell’originalità, si sa , nella proposta di alcuni dinosauri che nei tende spesso a sfumare nel corso del prosieguo. E lungometraggi precedenti erano stati volutamente infatti Il mondo perduto già si era preannunciato lasciati in secondo piano. Il punto debole più grave pervaso da un’aria di deja-vu, tuttavia spinto sul ed evidente del terzo sequel è la mancanza di versante più orrorifico della situazione, enfatizzato strategie efficaci che catturino l’emotività del mediante la moltiplicazione di vittime e pericoli. Più pubblico. sangue, più dinosauri, più effetti speciali, e il cambio Questo, insieme a incongruenze scientifiche e location che ci porta attraverso strade cittadine e topografiche e a numerose pecche e leggerezze non non più in mezzo alla fitta giungla impenetrabile. più giustificabili, ha determinato il notevole calo di Nonostante una sceneggiatura sicuramente mal
attenzione nei riguardi della serie, che ha dunque
gestita rispetto al precedente capitolo, la regia di dovuto attendere anni di incertezza, in bilico tra la Spielberg resta sempre ai vertici, offrendo trovate realizzazione di una nuova pellicola che riuscisse a visive davvero interessanti e dimostrandosi sempre rendere giustizia al primissimo Jurassic Park. Eppure capace di governare in maniera semplice, pulita e Jurassic World, la sua versione geneticamente chiara l’alternarsi delle vicende. Il cambio di scena, modificata datata giugno 2015, si configura come la netto e definitivo, avviene con Jurassic Park III, sua naturale evoluzione. Il regista Colin Trevorrow immediatamente stroncato dalla critica mondiale
indugia in pochi ma visibili omaggi al capostipite del
all’indomani della sua distribuzione nei primi anni franchise, affiancando elementi vintage al brivido
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d’emozione che suscita la sapiente mescolanza di innovazioni visive, scene d’azione e colonna sonora. Ricco di sequenze che richiamano fortemente all'originale, il film cancella il ricordo della delusione generata dalle precedenti prosecuzioni: grazie al non comune accostamento tra predilezione per la purezza del passato e la ripida spinta tecnologica verso il futuro, Jurassic World è un gigante grandioso pronto a segnare una nuova, intera generazione di spettatori.
Jurassic World 34
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 Il prossimo 11 giugno l’Universal Pictures impedire il disastro avvenuto ad Isla Nublar distribuirà in tutti i cinema italiani il film più atteso ventidue anni prima… Il parco è aperto. Così cita la dell’anno: Jurassic World. Scritto da Colin tagline di Jurassic World, quarto capitolo della saga Trevorrow e Derek Connolly, diretto da Colin che riporta lo spettatore ad Isla Nublar a distanza di Trevorrow ed interpretato da Chris Pratt, Bryce 22 anni dal primo indimenticabile Jurassic Park Dallas Howard, Omar Sy, Vincent D’Onofrio, diretto da Steven Spielberg. Un parco che Jake Johnson e Judy Greer, Jurassic World ci somiglia tanto ad un Disneyland Paris popolato da riporta ad Isla Nublar a distanza di ventidue anni dinosauri, divenuti semplici animali da zoo piuttosto dallo storico progetto iniziale di John Hammond. che le misteriose creature capaci di far sospirare e Un progetto divenuto realtà grazie a Claire (Bryce tremare le mani degli storici protagonisti Alan Grant Dallas Howard), la nuova direttrice del parco, che è ed Ellie Sattler. Protagonisti sostituiti dal nuovo riuscita con il suo team di esperti a fare dei bello di Hollywood Chris Pratt, sempre più lanciato dinosauri l’attrazione principale dell’incredibile dopo il successo deI guardiani della galassia e qui Jurassic World. Ma il desiderio del dottor Henry Wu nelle vesti di un moderno Indiana Jones e dalla
(BD Wong) di aumentare la spettacolarità e ferocia graziosa Bryce Dallas Howard, ripescata dopo dei dinosauri per attirare più pubblico ha portato svariati anni passati nell’anonimato in seguito al alla creazione dell’Indominus Rex, un feroce successo della ancor più brava Jessica Chastain. dinosauro incrociato con il T-Rex che scampa al Ma se sostituire Sam Neill e Laura Dern era una controllo di Claireseminando morte e distruzione missione difficile, quella di riportare al successo una ovunque. Sarà compito di Claire e dell’esperto del saga cult degli anni ’90 mantenendone intatto lo settore Owen (Chris Pratt) catturare il dinosauro ed spirito e l’entusiasmo era una vera missione
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 impossibile. Eppure Trevorrow, regista quasi ha più ne metta era veramente arduo e Trevorrow esordiente chiamato a sostituire nomi del calibro ha il merito di aver fatto il possibile per di Steven Spielberg e Joe Johnston, è riuscito confezionare nel migliore dei modi un sequel nella difficile impresa di riavviare la saga senza far reboot che si colloca, qualitativamente parlando, storcere il naso agli amanti della prima storica subito dopo il primo capitolo ma prima dei trilogia. Ritornano infatti l’azione, l’ironia e gli deludenti sequel Il mondo perduto e Jurassic incredibili effetti speciali uniti a quell’entusiasmo Park 3.Ragion per cui, tirando le somme, Jurassic tipicamente spielberghiano che ci fa tornare World non delude le aspettative regalando 130 ancora una volta bambini di fronte alle meraviglie minuti di puro intrattenimento, grande ottimismo mostrate sul grande schermo. Stupire lo e spensierato divertimento.lla difficile impresa di s p e t t a t o re d o p o d u e d e c e n n i d i f i l m riavviare la saga senza far storcere il naso agli come Godzilla, Cloverfield, Monsters e chi più ne amanti della prima storica trilogia.
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TENERAMENTEFOLLE
Un amore sincero basato su una folle ed emozionante creatività di Laura Manaresi
Il Torino Film Festival di quest’anno ci ha presentato Teneramente Folle (Infinitely Polar Bear)
ricovero e in seguito si trasferisce in una casa di accoglienza. Le difficoltà economiche (la famiglia
di Maya Forbes, già passato al Sundance, un
di Cam è ricca per nascita, ma tenuta al guinzaglio
incantevole, divertente e commovente film di
da un’anziana nonna dispotica che gestisce
ispirazione autobiografica. Ambientato alla fine degli anni Settanta, in una Boston ancora legata
l’unico fondo fiduciario familiare) costringono
ad una cultura totalmente wasp, ecco la storia di
Maggie e le ragazzine a vivere in una casa popolare, ma la madre desidera qualcosa di più
Cameron (Mark Ruffalo), bianco, di ottima
per le sue figlie, un’istruzione di alto livello per il
famiglia, afflitto da una pesante sindrome bipolare,
loro domani. C’è un’unica, apparentemente folle,
della moglie Maggie (Zoe Saldana),
soluzione possibile: Maggie andrà a New York
afroamericana, e delle loro figlie Amelia (Imogen
con una borsa di studio per un master, sperando
Wolodarsky, figlia dodicenne della regista) e Faith (Ashley Aufderheide). La loro serena vita familiare viene sconvolta da una forte crisi della sindrome maniaco depressiva di Cam, che subisce un lungo
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di trovare poi un lavoro migliore, e Cam si occuperà delle figlie… La surreale relazione di Cam con le bambine, fatta di amore sincero, ansia e folle creatività, è il perno di una storia
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perfettamente costruita, tanto semplice quanto profonda, divertente ed emozionante. Nel corso di un anno con le figlie, Cam sperimenta gioia e frustrazione, fallimento e successo, in un rapporto complesso dove il padre a volte diventa un bambino, ma riesce infine a crescere proprio grazie all’amore per la moglie e le ragazzine, e al senso di responsabilità che sente comunque crescere dentro di sé. Magistrale e sensibile l’interpretazione di Mark Ruffalo, che ha reso con grande naturalezza le infinite sfaccettature di una personalità oscillante, senza cadere nella trappola dell’eccesso, ma cesellando ogni sfumatura del carattere di Cam, lavorando anche su vecchi filmati amatoriali della famiglia Forbes. Tutto il cast comunque tiene perfettamente il passo di Ruffalo, dall’ottima Zoe Saldana alle piccole Imogene Wolodarsky e Ashley Aufderheide. La 45enne Forbes (già sceneggiatrice di vari film, tra cui Mostri contro Alieni), nel timore che un estraneo potesse giudicare la sua famiglia in maniera scorretta, ha deciso di girare personalmente la storia di questo suo padre molto particolare, capace di lasciarla sola nel cuore della notte con la sorellina (China Forbes nella realtà, cantante della band Pink Martini), ma anche di giocare con loro all’infinito, e di stimolare la sua forza creativa. “Volevo che fosse una storia sull’amore” ha dichiarato al L.A.Times. “Mio padre mi ha insegnato molto. Mi diceva di essere audace, di prendermi dei rischi. E mia madre è stata un grande modello per me. Era davvero in difficoltà, ma desiderava per noi una vita migliore”. E Forbes è riuscita davvero nel suo intento di coniugare con profondità ed ironia tutte le contraddizioni della sua vicenda, che riesce a vedere con occhi di bambina e comprensione matura, già a partire dal titolo così particolare, Teneramente Folle, che gioca sul fraintendimento del termine Bipolar da parte di una delle bambine. Ci auguriamo trovi una distribuzione in Italia.
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The Salvation 40
Avevamo conosciuto Mads Mikkelsen nel 2013, quando aveva brillato nella pluripremiata pellicola Il sospetto. La sua performance si era fatta notare, ed era stato premiato a Cannes come miglior attore, in molti avevano iniziato a parlare di lui, il nuovo divo Hollywood, il primo danese… Ma, poi? Che fine aveva fatto? Forse è stato troppo impegnato con la serie tv Hannibal, ma ora è tornato finalmente sul grande schermo. Mikkelsen, infatti, è il protagonista di The Salvation, un film sfornato lo scorso anno dalla Danimarca, scritto e diretto da Kristian Levring. Nella pellicola sono presenti anche Eva Green, la bella di Sin City e Jeffrey Dean Morgan, conosciuto dal pubblico come Denny Duquette in Grey’s Anatomy. Si tratta di un western di fine ‘800, ambientato nella tipica atmosfera di colonizzatori e fuorilegge. Il personaggio principale è l’immigrato danese Jon (Mads Mikkelsen) costretto a vivere negli Stati Uniti lontano da moglie e figlio. Finalmente, dopo sette anni, riesce a riunire la sua famiglia. Quando la donna e il piccolo di 10 anni arrivano in America, cadono vittime di un terribile crimine, rimanendo uccisi da due briganti. La vita di Jon è distrutta, il dolore si muta in rabbia e riesce a vendicarsi, uccidendo il responsabile del duplice omicidio. Quello che non sa il protagonista, però, è che l’assassino è il fratello del temibile colonnello Delarue (Jeffrey Dean Morgan), un uomo dai modi rudi che terrorizza il villaggio di Black Creek e che è disposto a qualsiasi cosa per punire l’uccisore di suo fratello, soprattutto per farsi bello agli occhi della principessa (Eva Green), moglie del defunto, nonché sua cognata, di cui il tenente è da sempre segretamente innamorato. Intanto,
il western europeo di levring di41 F. G.
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 Jon, tradito dalla sua stessa comunità che non fa vecchio, già visto, o semplicemente banale. niente per salvarlo, è costretto ad abbandonare i Bastano pochi minuti all’inizio del film e già suoi panni di uomo pacifico e a trasformarsi in un p o s s i a m o i m m a g i n a re t u t t o q u e l l o c h e guerriero assetato di giustizia. Il Western è stato succederà, compreso il finale. Le solite per lungo tempo il genere più amato dagli vicissitudini basate sulle ingiustizie, quella dei spettatori. Il pubblico, soprattutto maschile, si familiari uccisi, di un popolo costretto agli ordini esaltava nel guardare le scene scoppiettanti di un uomo crudele, della donna oggetto (Eva dietro lo schermo, i duelli a colpi di rivoltella, gli Green) a cui è stata tagliata la lingua così da stivali da cowboy e le sequenze silenziose prima toglierle il diritto di parola. Le stesse vicissitudini degli spari, che portavano l’adrenalina a mille. Ad che terminano a lieto fine, con la giustizia che oggi, con i passi avanti della tecnologia e degli trionfa e la punizione del male. Tutto questo è effetti speciali, portare al cinema una pellicola quello che accade in The Salvation, una storia già che si basa su tecniche cinematografiche vista, e che sminuisce tutti i momenti di tensione “vintage” è davvero un azzardo. Questo, Kristian e adrenalina, tipici del western. Non sono infatti Levring, lo sapeva, ma nonostante ciò ha voluto gli occhioni verdi della Green a farci cambiare portare avanti un piccolo sogno e realizzare una idea, e nemmeno i muscoli di Mikkelsen riescono pellicola che gli ricordasse il suo genere preferito a distrarci dalla mediocrità della pellicola. durante la sua infanzia. The Salvation è infatti un Sarebbe stato un gran bel film se non fosse tributo al classico western americano. Il
arrivato in ritardo, di quarant’anni per la
problema, è che riproporre un tipo di pellicola precisione. The Salvation sarà al cinema a partire morta e sepolta può far risultare il prodotto finale dall’11 Giugno, se avete voglia di rivivere il
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99 Homes
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Andrew Garfield e Michael Shannon per una storia contro il sistema di C.A.
Quanto puoi spingerti oltre per non Carver, che lo prende come pupillo e ne fa una permettere alle banche di prenderti la casa? sorta di alterego a cui affidare il lavoro sporco. Questo è il punto di partenza dell’intenso e Dennis ovviamente si trova in un vicolo cieco, da riuscitissimo 99 Homes di Ramin Bahrani, una parte vede denaro facile, dall’altra un incubo interpretato da Andrew Garfield, Michael che lo costringe a fare agli altri un’ ingiustizia che Shannon e Laura Dern. 99 Homes racconta la lui stesso ha subito. Un’ingiustizia che può spingere persone che non hanno la sua stessa storia di Dennis Nash (Andrew Garfield), un forza e determinazione a compiere gesti molto giovane operaio che oltre ad essere sfruttato e molto estremi. Dopo il disturbante ed intelligente sottopagato dal mercato odierno, si trova a combattere una battaglia già persa in partenza Birdman, un altro piccolo capolavoro approda a contro l’imprenditore Rick Carver (Michael Venezia 71, 99 Homes, un dramma intelligente e Shannon) che, in nome della banca, lo sfratta con attuale che racconta una quotidianità tanto
effetto immediato. Costretto a trasferirsi con la realistica quanto spaventosa. Una quotidianità in madre (Laura Dern) e il piccolo Connor (Noah cui tutti noi possiamo identificarci perché basta Lomax) in un motel malfamato e lontano dal
un imbroglio e un piccolo cavillo burocratico per trovarci nella medesima situazione di Dennis e
vecchio quartiere, Dennis cerca in tutti i modi di della sua famiglia. Una situazione difficile, resa riottenere la vecchia casa, ma il suo spirito di però dalla regia di Bahrani ricca di sviluppi inediti, determinazione viene notato proprio da Rick
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che rapiscono lo spettatore dal primo all’ultimo minuto di proiezione grazie ad un ritmo
riuscitissimo 99 Homes troviamo anche uno
incalzante e ad una drammaticità reale, ma mai compiaciuta e fine a se stessa. Il merito di
cinematografici, dal gangster movie al thriller di stampo americano, rimanendo sempre fedele
Bahrani è anche quello di aver preso due attori
all’obiettivo principale, cercare di mettere in luce
del calibro di Michael Shannon, ancora una
un terribile aspetto della nostra contemporaneità
volta alle prese con un villain tanto inquietante
per cambiarlo. Profondo, intelligente, dinamico e
quanto affascinante, e Andrew Garfield, che
ben calibrato 99 Homes è un prodotto di cui
dismessi i panni di Peter Parker affronta con
sentiremo sicuramente parlare molto nei prossimi
grande profondità un ruolo difficile che lo lancia a capofitto tra le star più promettenti degli ultimi
tempi.
a n n i . A c a r a t t e r i z z a re p o s i t i v a m e n t e i l
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script intelligente che affronta vari generi
biograFILM FESTIVAL 2015 storie di vita a bologna
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IRISAPFEL lo stile non ha età di Letizia Rogolino
L’anno scorso l’immagine icona del Biografilm Festival di Bologna era un bianco e nero Sugar Man, che ha conquistato pubblico e critica non solo per la sua musica evocativa ed emozionante, ma anche per la storia incredibile della sua vita, raccontata nell’omonimo documentario di Malik Bendjelloul. L’11° edizione invece si colora con una Iris Apfel in versione pop che sbircia dai suoi grandi occhiali da sole il fermento del festival, tra le sale di proiezione i luoghi di festa e di ritrovo. Albert Maysles, regista di origini russe al quale è dedicato un focus all’interno del programma del Biografilm, ha diretto Iris, un ritratto divertente ed eccentrico di Iris Apfel, interior designer e fashion guru di New York che ha cambiato look alla Casa Bianca per ben nove Presidenti, da Truman a Clinton e all’età di 93 anni non smette di seguire fedelmente la moda e portare avanti il suo lavoro, che è anche la sua più grande
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 un documentario, ma anche per un film. Ascoltando affascinato dal raccontare storie di donne, che in un la sua storia e vedendo momenti della sua vita è modo o nell’altro, hanno lasciato un’impronta nella facile che vengano in mente alcune figure della passione. Maysles sembra particolarmente
società contemporanea. Infatti, dopo aver realizzato cinematografia, per cui forse i registi e gli nel 1975 Grey Gardens, documentario in cui sceneggiatori si sono ispirati alla fashion guru di presentava un ritratto inedito della famiglia di Jackie New York. Tuttavia, nonostante la storia curiosa influenzata da varie tematiche come la moda, lo Kennedy attraverso le due figure di Edith edEdie stile, l’amore e la passione per il proprio lavoro, la Bouvier Beale, zia e cugina di quest’ultima, il riuscita del documentario Iris è dovuta al maestro regista si concentra su una personalità carismatica ed inesauribile che è simbolo di determinazione, Albert Maysles che sceglie uno stile narrativo pieno
stile e libertà. Alternando interviste, materiale di di ritmo, rendendo il racconto dinamico e piacevole repertorio e riprese attuali procede questo da seguire come una commedia americana di documentario che presenta la figlia di immigrati successo. A noi non rimane che seguire il consiglio ebrei, fondatrice con il marito di un’impresa tessile che la madre di Iris Apfel le diede per iniziare negli ’50 e interior design di gusto. L’età non sembra con amore il suo mestiere: “Comprati subito un avere importanza per questa artista dell’eleganza vestito nero, fino a quando avrai un vestito nero che ama rompere le regole e dare spazio alla sua nell’armadio avrai qualcosa da metterti in ogni creatività…perchè mettere solo una collana e non occasione“. Come consiglio di stile non c’è che dire, cinque, perchè un solo braccialetto quando il polso ma se funziona anche per arrivare alla sua età con può reggere anche una decina di accessori colorati una tale energia e spirito, dobbiamo sicuramente ed estrosi? Un personaggio come Iris è perfetta per prenderne nota.
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samsara diary 50
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Suspendisse feugiat mi sed lectus aoreet nec interdum Per Trenz Pruca
Un viaggio in cerca di un padre da Roma alle rive del Gange di Laura Manaresi
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Samsara Diary, un documentario intimo ed
intensa, che vale la pena di raccontare, nell’attesa
universale allo stesso tempo sulla relazione padre-
che il documentario trovi una sua strada
figlio e sulla ricerca estrema dello sviluppo
distributiva, che davvero merita. Ramchandra
spirituale, è una delle preziose sorprese che ci ha
nasce a Roma nel 1978, nel pieno di quel fermento
riservato il programma 2015 del Biografilm Festival
hippy che porta tanti giovani a sperimentare tra
di Bologna. Ramchandra Pace, giovane filmaker
mille contraddizioni forme di vita comune,
già operatore premiato e riconosciuto per
stupefacenti, viaggi verso Oriente alla ricerca di sé.
Greenpeace, Al Jazeera, Pupi Avati, ed ora nel
Alessandro, il padre, si è costruito con le proprie
team di Michele Santoro, ha messo tutto se
mani la casa in cui vive con la mamma di Ram, la
stesso nella realizzazione di questo
prima figura che, come una meteora, prenderà
particolarissimo documentario autobiografico, suo
presto una strada differente, rinunciando a vivere il
primo lungometraggio. Cronaca e riflessione sul
suo ruolo materno e lasciando il bambino con
suo viaggio alla ricerca del padre, è costruito
questo babbo davvero particolare. Alessandro si
attraverso un incredibile lavoro di analisi e cucitura
divide tra il lavoro e la comune, coinvolgendo il
di decine di ore di video riprese nell’arco di
figlio nel suo viaggio verso la spiritualità hindu ed in
trent’anni, oltre che su nuovo materiale
uno stile di vita alternativo e affascinante per il
appositamente girato, impegno non a caso
ragazzino, fino a quando (dopo l’abbandono da
intrapreso mentre l’amatissima compagna Stefania
parte della nuova compagna con la piccola Sita,
era in attesa del loro primo figlio. È una storia
sua seconda figlia) all’improvviso prende la più
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estrema delle decisioni: partire definitivamente per l’India ed unirsi ai Nath, monaci rinunciatari devoti al culto di Shiva e Kali, per l’Occidente “santoni”, per gli indiani presenze importanti e rispettate, custodi di un’antichissima tradizione. Ram ha soltanto sedici anni, e nel suo quotidiano si apre un vuoto tanto grande quanto forte e pregnante era la presenza del padre. A Roma restano soltanto il Duni, sacro fuoco che sempre va custodito, la variopinta comunità di personaggi che ruota intorno alla casa, una nonna affettuosa: lettere e piccoli video lo raggiungono sporadicamente dall’Oriente. Un viaggio in India, realizzato con i primi guadagni, lo riporta infine di fronte al padre dopo due mesi di ricerche in lungo e in largo per il subcontinente: ma il vecchio Alessandro non c’è più, è diventato Krishna Nath, il Baba, un guru, e Ram torna a casa per costruire con le sue forze una vita autonoma, pensando di non vederlo mai più. Provvederà il governo indiano, diversi anni dopo, a riportare in Italia il padre, con un provvedimento di espulsione a causa dei documenti scaduti. E qui Krishna Nath fa una scelta forte, e non casuale: ritorna proprio a Roma, nella sua grande casa, dove ci sono il figlio e la mamma anziana, una donna ironica e dall’irresistibile disincanto romanesco, per costruire e fondare il primo tempio italiano di Kali. E dove, se non nel giardino di casa? Con i lunghissimi dreadlock attorcigliati sul capo, l’orecchio forato, la tunica arancione,Baba Pace si aggira per Roma, coinvolgendo con la sua irrefrenabile energia tante persone in questa nuova avventura. La vita di Ram, già sconvolta dall’assenza del padre, ora è nuovamente scompigliata dal suo ritorno, dal sorgere del tempio, dall’arrivo di frotte di devoti indiani che finalmente trovano il loro guru a due passi dal raccordo anulare… Come gestire questo enorme bagaglio di emozioni, questo risentimento, quando si sta per diventare a propria volta padre? Come uscire da questo confronto temuto e cercato, dai vuoti e dai pieni creati da una figura così forte, così visibile, così estrema? Cosa ha significato la solitudine di Ram, un crudele abbandono o l’estrema prova di libertà lasciata dal padre? Laicità e spiritualità sono davvero così distanti da non potersi riunire armoniosamente nella vita di Ram? Le domande che la visione lascia affiorare sono infinite, e il pubblico le accoglie con coinvolgimento ed immedesimazione. Il film ripercorre con ammirevole equilibrio un percorso di vita costellato da enormi contraddizioni, che sembrano riproporre in scala minore il caleidoscopio di apparenti contraddizioni della cultura indiana stessa. La grande qualità di Ramchandra
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 Pace risiede proprio in questa sua istintiva capacità trasparire la forza di un legame che appare davvero di sintesi, nel sapere trovare il suo personale filo in intenso e amorevole, al di là di qualunque definizione una storia immensa per quantità di episodi di vita, di i due protagonisti diano di sé e delle loro vite. Il figlio personaggi, di materiale girato in chissà quanti dimostra con il suo lavoro la capacità di riflettere in formati diversi da uniformare, restaurare, correggere, maniera creativa e positiva sul proprio risentimento, montare. E anche se Krishna Nath sembra sul senso di tradimento di quella fiducia immensa strabordare da ogni inquadratura, il filo è saldamente che aveva riposto in suo padre, in cerca di nella mente e nel cuore del figlio, che racconta un’armonia interiore nel momento in cui si affaccia innanzitutto il suo percepito, le sue emozioni e egli stesso alla paternità, e di un suo spazio reazioni, narrando in realtà se stesso in rapporto a autonomo ed individuale rispetto alla figura questo uomo così particolare. Il suo approccio è ingombrante del babbo; il padre intanto, con il suo intenso ed autoironico al tempo stesso, con una ritorno e la sua presenza, ripercorre su un altro piano forte capacità di avvicinarsi all’essenziale, ed al i passi del ciclo della sua esistenza, e con il suo contempo di scegliere episodi e scene che per il sguardo amorevole e fiero del proprio figlio ci fa ritmo dei dialoghi rendono il film godibile quanto una pensare non tanto che, come afferma nell’intenso fiction. La nonna dalle battute ironiche e sferzanti, confronto con Ram ripreso dal documentario, che però si trasferisce con gioia nella casa comunità Alessandro Pace sia morto e ora ci sia il guru, ma insieme al figlio ritrovato, l’anziano e pittoresco Baba che nel cuore più ampio del guru ci sia ora davvero Cesare, gli indiani devoti, sono soltanto alcuni dei posto anche per il suo essere padre. E questa storia tanti personaggi particolari che animano di vivacità il di un padre e di un figlio apparentemente così documentario. Ramchandra Pace e Krishna Nath,
lontana dalle tante vicende familiari italiane, proprio
intervenuti alla proiezione, hanno aggiunto con la per la sua dimensione così estrema si propone loro presenza forza particolare ad un docufilm che come uno specchio universale e prezioso, per già toccava per la sua disarmata sincerità, lasciando indagare le tematiche di relazione tra padri e figli.
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PATRICIOGUZMAN
Foto @ Biografilm Festival
“Il Cile vuole dimenticare il passato, e io penso sia sbagliato” di L.R.
Il concorso internazionale del Biografilm scrupoli. “Ho impiegato un anno per Festival 2015 ha presentato in anteprima realizzare questo film e due anni prima per El Boton De Nacàr, il suggestivo la preparazione. Mi piace fare film molto documentario di Patricio Guzmàn che ha lentamente, un film ogni 5 anni. Credo che vinto quest’anno alla Berlinale l’Orso un film rappresenti molte idee quindi d’Argento per la Miglior Sceneggiatura. Un bisogna pensarci a lungo. Prima ho fatto un bottone di madreperla incrostato nella viaggio nella terra del fuoco, la zona delle ruggine di una rotaia in fondo al mare è isole e poi ho riflettuto su come fare il film. quello che rimane di un “desaparecidos” di Due storie uguale intorno ad un bottone Villa Grimaldi a Santiago, il centro di che terminano con la morte e totale detenzione e tortura cileno sotto la desolazione della terra. Non vive nessuno dittatura di Pinochet. Guzman sceglie di su queste terre, la gente vive in pochi raccontare il passato doloroso e violento dei popoli del Sud del Cile, dalle origini nei luoghi e il resto del territorio è desolato e territori della Cordigliera delle Ande, fino vuoto. E’ un territorio meraviglioso ma allo sterminio da parte dei coloni senza disabitato. Lì si percepisce il pianeta, si
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sente la solitudine e si vede tutta la via lattea nel cielo quando non ci sono nuvole” ha raccontato il regista Guzman a Bologna, ricordando i tempi creativi di Terrence Malick, del quale sembra abbracciare anche lo stile narrativo, lasciando spazio alle inquadrature paesaggistiche lente e poetiche, in cui la colonna sonora è l’insieme dei rumori della natura, dalla grandine al soffio del vento e all’incessante impeto delle onde del mare. Nato in Cile, Patricio Guzman è considerato uno dei registi documentaristi più importanti dell’America Latina che è convinto dell’importanza di un passato da ricordare, a differenza del resto del paese che vuole solo dimenticare ed andare avanti. “In Cile ho sempre un gruppo di collaboratori che vogliono lavorare e raccontare quanto è accaduto. Ma la maggior parte della società cilena non vuole sapere nulla e vogliono dimenticare il passato. Il Cile sta vivendo una realtà strana…c’è un desiderio di progresso economico ma anche un desiderio di dimenticare la storia. E questo porterà ad un altro disastro perché non si può vivere così. C’è infatti un grande movimento studentesco che vuole reinventare il Cile e vedremo cosa accadrà… Fino al ’73-’74 il Cile era forse il paese più democratico di sempre con Allende e quelli prima di lui…una Repubblica decente con delle ingiustizie, ma le cose funzionavano. Il colpo di stato contro Allende è stato un vero disastro e ha portato alla distruzione di un paese e a ben 17 anni di campi di sterminio, una repressione di massa che ha provocato un ulteriore shock. E ci sono molti giovani pronti a realizzare dei film su questa storia”. Alternando foto, riprese attuali e materiale di repertorio, Guzman realizza un documentario naturalistico che descrive il cambiamento dell’intimità dei cileni di ieri e di oggi di fronte al mare e l’acqua. Un viaggio nella storia e nel decadimento umano ed emotivo di un popolo, vittima di una realtà devastante e carnefice. “Si verifica una decadenza enorme nell’essere umano e una grande disperazione e questo si traduce nell’uccidere un’altra persona. La psicologia di un torturatore è molto complessa, sono persone sconfitte che non sono riuscite a progredire nella vita, non perché non hanno talento o energia vitale…tutti i paesi hanno persone di questo genere e il risultato è stato sempre una guerra, un colpo di stato” ha spiegato Patricio Guzman al pubblico del festival bolognese dedicato ai film e documentari che raccontato storie di vita.
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MATTEOGARRONE
Foto @ Biografilm Festival
“Mi aspettavo incassi alla Sorrentino” Matteo Garrone ospite al Biografilm 2015 di L.R.
Direttamente da Cannes è arrivato al Biografilm festival di Bologna il regista Matteo Garrone che, dopo i celebri successi Gomorra e Reality, è al cinema dal 14 Maggio con Il Racconto dei Racconti, un prodotto italiano per il grande schermo innovativo ed originale, che rompe gli schemi. C’era una volta un regno, anzi tre regni vicini e senza tempo, dove vivevano, nei loro castelli, re e regine, principi e principesse. Un re libertino e dissoluto. Una principessa data in sposa ad un orribile orco. Una regina ossessionata dal desiderio di un figlio. Accanto a loro maghi, streghe e terribili mostri, saltimbanchi, cortigiani e vecchie lavandaie sono gli eroi di questa libera interpretazione di tre delle celebri fiabe tratte da Il Racconto dei Racconti di Giambattista Basile, ambientati nel 1600. Il festival bolognese lo ha accolto con grande calore, dedicandogli un omaggio artistico e professionale che prevede la proiezione di questo ultimo film fiabesco e coinvolgente, ma anche di una serie di suoi primi film di natura più documentaristica, come Ospiti, Estate Romana e Oreste Pipolo Fotografo di Matrimoni. Ecco cosa ci ha raccontato il regista, parlando del suo lavoro, dei suoi obiettivi per il futuro e di cinema.
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“Ogni film è come un quadro...cerco di mantenere sempre un mio sguardo e una mia identità” I tuoi primi film sono documentari? Cosa cambia per te nell’approccio con un film di finzione e con un documentario? L’approccio è simile ai film di fiction, ho girato questi documentari come se fossero film di fiction e film di fiction come fossero documentari. Parto sempre da una realtà, cerco di documentarmi ed esplorarla e poi cerco delle chiavi per interpretarla. Questo è sempre stato il mio metodo di lavoro. Cerco di trasfigurare poi quella realtà in un’altra dimensione, quella dell’arte. Sempre lo stesso metodo. Poi le cose sono cambiate un po’ con L’Imbalsamatore che aveva già una sceneggiatura più strutturata, iniziava ad essere un po’ diverso dai precedenti. Tratto Qual è ad oggi il tuo bilancio professionale? da un fatto di cronaca. Poi Gomorra da un libro, Credo ci sia un po’ un filo conduttore che lega e Reality da una storia vero. Anche Primo tutti i miei film, anche se i primi erano film di Amore veniva da un fatto di cronaca di un f o r m a z i o n e , c o n u n a c o m p o n e n t e p i ù uomo con un’attrazione per le donne molto documentaristica, però penso che sia un magre (non un film sull’anoressia ma sulle percorso che fino all’ultimo film hanno un filo dipendenze sentimentali). conduttore che li lega tutto. Io vengo dalla pittura, quindi per me ogni film è come se Questo ultimo film è un racconto favolistico? facessi un quadro, quindi mi auguro che alla fine della mia carriera metterò tutti questi Per Il Racconto dei Racconti ho cercato invece quadri uno accanto all’altro e sarà più facile di portare la favola ad un livello più realistico e capire qual è stata l’importanza e il valore di credibilità. Ho sempre amato raccontare dell’opera che lascio. Adesso è troppo presto storie di personaggi che in qualche modo per capirlo e sono troppo coinvolto. cerco solo potessero parlare di sentimenti riconducibili e di mantenere alto il livello dei lavori che faccio universali. Questo film pur ambientato nel e cerco di fare dei film che ogni volta mi fanno 1600 ma parla di oggi, di sentimenti portati esplorare nuovi territori cercando di mantenere all’estremo. uno mio sguardo e una mia identità.
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Perché hai scelto Basile? La prima volta ho letto Basile da un consiglio di Gianluigi Toccafondo che mi aveva parlato del suo libro. Poi l’ho letto ed è stato subito un colpo di fulmine. Molte cose le sento familiari e penso ci siano film miei del passato che potevano benissimo essere un racconto di Basile, tipo L’Imbalsamatore. Mi ha affascinato il rapporto con il grottesco, il comico e il tragico mescolati, l’alto e il basso come la cultura alta e la cultura popolare. Tutto è trattato poi con grande ironia ed umanità. E’ un autore che ho sempre sentito vicino e ho pensato potesse essere importante per me e per Basile stesso, perché se il film viene visto crea curiosità per il testo che conosciamo poco, ma è un capolavoro. Sei tornato da poco da Cannes? Come hai vissuto la delusione di non aver vinto niente? Certo, un premio avrebbe dato più visibilità al film ma alla fine quando accetti di partecipare ad un festival accetti anche che le cose possano andare bene o male. Devi avere la fortuna che i giurati siano in sintonia con il tuo lavoro, io sono stato in giuria a Venezia e so cosa vuol dire. Dipende dal momento in cui vedi il film, dallo stato d’animo, tante cose che influiscono. I film poi hanno un percorso lungo, ci sono film che hanno lasciato un segno anche senza ricevere premi e viceversa. L’ho vissuta in maniera molto serena. Come hai scelto i luoghi del film Il Racconto dei Racconti? L’ambiente è un personaggio che ti aiuta a capire i protagonisti della storia che racconto. Il location manager per otto mesi si è girato tutta Italia che è ricca di posti meravigliosi, ma, soprattutto al Sud per i soldi della manutenzione dei castelli cominciano a fare ristoranti, alberghi e gli interni dei castelli sono distrutti. C’era l’idea di trovare luoghi reali, ma che sembrassero allo stesso tempo costruiti in studio. Un lavoro molto lungo e complesso, in cui la Regione Puglia ci ha aiutato come Film Commission. Hai trovato alcune difficoltà di finanziamento? Cosa è successo esattamente? Gran parte dei soldi li ho trovati in Italia, Rai Cinema ha avuto un ruolo fondamentale, come il Ministero dei Beni Culturali, EuroImage…all’inizio firmi una serie di contratti. Poi, per esempio, Rai Cinema accetta di fare il tuo film e fai un contratto, ma non ti danno subito quella cifra, te la danno a tre anni, e questo vale anche per il Ministero e gli altri finanziatori. Quindi quando raggiungi 10 milioni compresi finanziatori esterni, devi andare da una banca che ti dà contanti per fare il film e come garanzia hai questi contratti firmati. Nessuna banca in Italia mi ha scontato quei contratti perché dicevano che la mia casa di produzione era troppo piccola rispetto alle dimensioni del film e non sapevano come sarei stato io nel restituire i soldi, non avevano precedenti ma io pensavo fosse un vantaggio e invece no, avevo un racing molto alto perché non avevo mai chiesto prestiti. Poi in Francia una società finanziaria dopo diverse riunioni ha accettato di darmi i soldi con la loro percentuale, io volevo darli in Italia ma è andata così. Avevo fatto un miracolo
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 per montare un film così complesso e avevo Cosa pensi degli incassi? rischiato di dare tutto ad un produttore con una struttura più solida. Rai Cinema è stata la Mi sarei aspettato di più. Cifre alla Sorrentino non mi prima ad entrare in maniera importante e mi ha sarebbero dispiaciuto ma la partita è appena consentito di trovare finanziamenti anche iniziata, c’è tutto il mondo davanti…bisogna vedere all’estero.
poi nel giro di un anno e mezzo per capire meglio. Lo abbiamo venduto in tutto il mondo…oltre 40
Il genere fantasy era un sogno nel cassetto paesi, ma c’è ancora la parte asiatica e Toronto. E’ o ci hai pensato solo dopo aver letto i testi un film che si misura con la cinematografia europea e bisogna vedere come sarà accolto da Francia, di Basile? Inghilterra. L’America per esempio lo ha comprato Più che fantasy lo considererei fiabesco. per una cifra molto alta, quindi sicuramente Tuttavia mi piaceva l’idea di esplorare un nuovo cercheranno di valorizzarlo. Poi tirerò un po’ le genere, come ho fatto con i miei film precedenti. Da somme, anche il periodo in cui è uscito era un una parte quindi la fascinazione per i racconti di periodo caldo, e alla fine ho incassato quanto Mad Basile, dall’altra quella di misurarmi con un genere Max: Fury Road. che non avevo mai affrontato. E poi questa mia vocazione di mettermi nei guai…
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Sei Vie per Santiago
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Lydia B. Smith realizza un documentario lungo il suggestivo cammino per Santiago di F.G.
Letti a castello, vesciche ai piedi, zaini in spalla e tanta forza di volontà e una voglia immensa di paesaggi mozzafiato. Queste sono le prime cose arrivare alla meta, godendosi però ogni attimo del che vengono in mente pensando al film cammino. Ognuno è dotato di ragioni e motivazioni documentario di Lydia B. Smith, Sei Vie per differenti, ma nel film in qualche modo qualcosa li Santiago. Per molti secoli, la gente ha viaggiato dal accomuna, e non si tratta solo dello zaino in spalla e nord della Spagna lungo questo cammino. Le degli stivali ai piedi, ma molto di più: tutti hanno una persone che intraprendono tale percorso sono mente libera e aperta. Il documentario è in parte principalmente pellegrini, ma anche qualcuno in autobiografico, infatti, nella primavera del 2008 la cerca di qualcosa, magari di una propria crescita Smith scelse per ragioni personali di intraprendere il interiore. Questo pluripremiato documentario della cammino e questa esperienza pare averle cambiato regista e produttrice americana, potrebbe far totalmente la vita. Non per questo, il vero emergere il desiderio di intraprendere questo protagonista del film è il Cammino, colto in ogni suo pellegrinaggio, anche a chi non ripone molta fiducia singolo aspetto da una fotografia che cattura il nella religione. La sua realizzazione è avvenuta grazie bellissimo paesaggio e i suoi panorami mozzafiato. Il a delle donazioni fatte da privati, è un lavoro filmico film cattura le personalità e le sfide di ciascun interamente no-profit e ha raggiunto i primi posti pellegrino e la loro trasformazione lungo il percorso. nella classifica dei documentari più visti in America Il cast del film è composto da persone di diversa età, nel 2014. I protagonisti sono persone normali con nazionalità e cultura. Tra loro c’è Annie da Los
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“Le persone che intraprendono questo percorso sono pellegrini, ma anche persone in cerca di qualcosa, magari di una propria crescita interiore”
Angeles, che ha intrapreso il cammino per ragioni data per vinta e prima di iniziare a prendere gli spirituali e per migliorare se stessa, cercando di antidepressivi, ha preferito fare un tentativo e soffocare la competitività che da sempre caratterizza intraprendere il cammino, cercando di capire se il suo carattere. Poi ci sono Jack e Wayne, due stessa. Tomas ha 30 anni, è un ragazzo affascinante pensionati canadesi. Quest’ultimo ha scelto di e giovane, viene da Madrid. Da sempre, è abituato ad camminare per la moglie, scomparsa quattro anni avere ciò che vuole, ma il Cammino lo metterà a dura prima, per lui il cammino rappresenta il passaggio dal prova, soprattutto a causa dei forti dolori fisici. Infine passato al futuro. Le ragioni di Jack sono diverse, la c’è Tatiana, una madre single di 26 anni. sua scelta di camminare deriva dalla passione per la Cammina per la sua devozione a Dio ed è storia. Misa è un’altra protagonista del film, viene accompagnata da suo fratello ateo, Alexis, e il dalla Danimarca e studia scienze motorie figlioletto di tre anni. Durante il percorso cercherà all’università. Ha scelto di viaggiare da sola, così da sempre di entrare in contatto con Dio sentendolo più essere più in sintonia con se stessa, per questo non vicino, ma i continui litigi con il fratello non ha portato con se nemmeno il cellulare. Questo renderanno semplice il raggiungimento del suo finché non incontra Wiliam, che le farà cambiare scopo. Sei storie, una diversa dall’altra, che totalmente la sua idea sul viaggio. Sam è una donna appassionano costantemente lo spettatore, che brasiliana con un passato difficile. Una brutta senza trucchi riesce a intravedere le difficoltà relazione alle spalle e gravi problemi sul lavoro affrontate da questi moderni pellegrini durante l’hanno portata alla depressione. Lei, però, non si è l’antico percorso, il Cammino di Santiago.
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Il libro della vita 65
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Il film d’animazione messicano prodotto da Guillermo Del Toro di Francesca Coppola
Il triangolo amoroso tra due baldi migliori amici e una giovane di rara bellezza desta l’interesse di
Jorge R. Gutierrez, che ne Il libro della vita
due divinità, La Muerte e relativo consorte
atto ad inscenare un film di fattura superba che
Xibalba, che scommettono su chi tra i due riuscirà a conquistare il cuore di Maria. Manolo è un
sembra possedere tutte le caratteristiche del kolossal. Originalità in primo piano per un
giovane diviso soddisfare le aspettative della sua
racconto d’altri tempi, che viaggia tra il mondo dei
famiglia che lo vorrebbe torero professionista, e il seguire le volontà del suo cuore intrappolato tra le
vivi e dei morti, ricalcando le tradizioni più radicate
corde della sua chitarra. La contesa tra Manolo e l’amico Joaquin si svolge dunque sullo sfondo
festa per gli occhi di chi si sofferma a guardare con attenzione le caleidoscopiche inquadrature
della tradizionale festa in onore degli antenati e dei
sempre più traboccanti di dettagli, in
cari defunti, sulla scia di un viaggio iniziatico tra due universi – la Terra dei Ricordati e quella dei
un’esplosione barocca di maschere e colori.
Dimenticati – che Manolo intraprenderà nell’estremo tentativo di ricongiungersi all’amata.
dell’ordine cosmico e la presunta esistenza di un canale di comunicazione tra le due dimensioni,
“Il Messico è il centro dell’universo, e molto tempo
divengono colonne portanti dell’intera struttura
fa al centro del Messico c’era una pittoresca città
narrativa, inneggiando al culto popolare
chiamata San Angel.” Comincia così la storia consacrata al grande schermo dall’animazione di
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sembra infondere il suo sapiente sforzo estetico,
nella cultura messicana: il giorno dei morti è una
L’alternanza tra vita e morte come garanzia
precolombiano della celebrazione del ricordo dei defunti tramite danze e banchetti, costumi dal sapore carnevalesco e migliaia di candele che
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 vanno ad illuminarne il trapasso da un mondo all’altro. Prodotto – tra gli altri – dal famigerato
sgonfiarsi sul più bello da un momento all’altro, riuscendo ad ogni modo a non cadere nel baratro
Guillermo del Toro, Il libro della vita resta un
del banale e riduttivo grazie anche a non poche
lungometraggio animato che sul piano diegetico incastra alla perfezione una metastoria che,
suggestioni provenienti da precedenti capolavori
tuttavia, si rivela di non poca difficoltà, tanto da
cinematografici che vanno da Dragon Trainer a Le
risultare poco pratica da gestire: il tripudio di
5 leggende. Il tutto condito da un formidabile
immagini sul versante visivo quasi servirebbe a
arrangiamento di pezzi più che rinomati, pronti a
sopperire alla mancanza di solide fondamenta che sostengano la vicenda di Manolo improvvisamente
dare un tocco di attualità ad una vicenda dai
catapultato in un aldilà che a tratti sfocia nel
Radiohead, dei Mumford&Sons, di Ennio
patetico. I toni melensi restano comunque quelli
Morricone e Placido Domingo volteggia l’eterna
tipici delle più celebri pellicole d’animazione,
armonia tra vita, morte e ricordo, e la fresca
capaci di coinvolgere sia grandi che piccini fino al coronamento del classico happy ending, in un
leggerezza con cui tali temi vengono trattati non è di quelle che lasciano indifferenti.
crescendo di sfondi e avventure che rischiano di
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del genere – basti pensare ai numerosi richiami
caratteri fortemente universali. Sulle note dei
hybris
fare un film horror in italia? una vera sfida di Carlo Andriani
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Il 28 maggio è uscito in tutti i cinema italiani l’esordio dietro la macchina da presa di Giuseppe
“moda”; girammo in due e fu davvero faticoso ma sul set incontrai Tommaso Arnaldi, sceneggiatore e
Francesco Maione, Hybris, un brillante horror
produttore di Hybris e decidemmo di collaborare.
made in Italy che tenta di replicare il successo di
Ho sempre dato tutto me stesso per questa
pellicole di genere del calibro de La Casa e Quella
passione che coltivo da quando sono “piccolo”
casa nel bosco. Ma quale è la sfida di fare un film
ponendola sempre, anche ingenuamente, davanti a
horror in Italia? E soprattutto cosa porta un gruppo
qualsiasi impegno. Non me ne sono mai pentito, ma
di ragazzi appena ventenni ad imbarcarsi nella
ne riparleremo tra qualche anno.
realizzazione di un film? A rispondere è proprio il
2) Che film horror ti hanno ispirato?
regista del film che ci ha raccontato l’origine e lo
Rispondere La Casa sarebbe scontato, difatti è
sviluppo del suo brillante film con Guglielmo Scilla
stato solo il punto di partenza. Amo follemente
e Lorenzo Richelmy e alcune curiosità sui suoi
questo genere ma sono pochissimi i film che mi convincono realmente. A parte alcune citazioni che
prossimi progetti. 1) Come sei arrivato a dirigere Hybris? Come
ho inserito, ho cercato di non guardare alcun film di
molti ragazzi della mia età che ambiscono a fare
genere quando giravo Hybris. Sicuramente un
cinema e televisione, oggi il web dà molte possibilità, anche se bisogna saperlo sfruttare (e
grande maestro che mi ha anche spinto ad amare il cinema è Roman Polanski. Attualmente chi detiene
non sono tra questi), quindi ho deciso di
le redini del cinema horror è James Wan, un regista
condividere lì i miei progetti, sperando di incontrare
che ammiro tantissimo.
chi la pensasse come me. Nel 2013 girai due episodi di una serie web, in quegli anni molto di
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3) Come hai scelto il cast e come hai affidato le parti ai vari protagonisti?
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 Un po’ come tutto il film anche il cast si è andato Netflix, rappresenta un barlume di speranza per il a costruire gradualmente. Inizialmente Hybris cinema italiano all’estero ed è un ragazzo da doveva esser una serie dal titolo Within the woods prendere come esempio. Devo molto a tutti loro, mi con Tommaso Arnaldi e Claudia Genolini, che hanno dato sempre molta fiducia. 4) Quali sono state le difficoltà di realizzare un avevo incontrato ad un suo spettacolo teatrale dove interpretava una quindicenne, un riadattamento di horror in Italia? Molteplici, in primis per una Hard Candy dal titolo Lupus, uno spettacolo questione produttiva. L’horror ha un linguaggio molto magnifico. Guglielmo l’avevo visto in diverse più complesso e articolato rispetto ad altri generi ed produzioni e trovavo interessante fargli vestire per la è un linguaggio anche molto dispendioso per dare prima volta i panni del cattivo. Inoltre Gugliemo è la quella giusta credibilità. Decidere di uscire qui in Italia dimostrazione lampante di come youtuber e attore con un horror è una scelta ardua e pretenziosa, ma s i a n o d u e c a t e g o r i e d e l l ’ e s s e re a r t i s t a abbiamo voluto cambiare il menù proponendo completamente diverse tra loro, che hanno in qualcosa di non strettamente mediterraneo, anche comune solo il fatto di stare davanti ad un obiettivo; se non siamo ancora pronti per digerirlo 5) Perché hai deciso di ambientare Hybris in in questo film ad esempio abbiamo visto Guglielmo Scilla e non Willwoosh. Lorenzo invece era un una casa? Non era tanto importante il luogo, il film amico di Tommaso che avevo già visto in Kubrick la poteva anche essere ambientato in un ascensore. serie e in Fat Cat di Michele Fiascaris in coppia con Arnaldi. Di lui oltre l’indiscussa bravura mi ha colpito l’umiltà e la voglia di dare sempre una mano, è una persona magnifica. Ora è Marco Polo in
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La casa raiminiana ha significato voler prendere la location horror per antonomasia e da lì smontarla sviluppando una storia che andasse totalmente in un’altra direzione rispetto a quella già vista negli horror.
6) Quando rivedi Hybris cosa pensi? Vorresti
9) Ti sarebbe piaciuto, budget permettendo,
cambiare qualcosa o lo lasceresti così come è?
incrementare la dose di sangue ed effetti
Forse un giorno mi piacerebbe rigirarlo. E’ un film
speciali? Sicuramente avrei lavorato di più con gli
che pecca di molte ingenuità, sicuramente le
effetti speciali. Quella del poco sangue per quanto
condizioni in cui si girava non erano a nostro favore quindi molte delle scelte prese erano fare di
assurda e controversa è una scelta. Qualora avessi
necessità virtù ma non mi sono mai accontentato.
sangue che volevamo raccontare.
Sicuramente tra qualche anno, come ora, potrei
10) In futuro ti vedi come un regista
affrontarlo in maniera diversa con una sensibilità
specializzato nel genere horror oppure no?
maggiore e forse anche con più polso. Diciamo che il film può mancare di una certa maturità
Sarebbe un sogno ancora di più che portare un
almeno per quanto riguarda il mio operato.
film al cinema, anche se preferirei mettermi alla prova anche con altri generi.
7) Ti sarebbe piaciuto interpretare nel film
11) Quali sono i tuoi prossimi progetti? Per
una piccola parte o un cameo come il grande
quanto riguarda il cinema abbiamo in cantiere con
Alfred Hitchcock? Preferisco stare dietro la
la Mirelatives Pictures una black comedy e non
macchina da presa, davanti non mi sento molto a mio agio, tantomeno se provassi a proferire parola,
dico altro. Ma ho anche un altro progetto che da
la parte di me dietro la camera mi licenzierebbe su
sceneggiatura e per il momento anche l’ultima, un thriller-noir politico che è in parte una denuncia al
due piedi. Hitchcock era Hitchcock.
tempo vorrei realizzare, un corto, è la mia prima
8) Cosa pensi di maestri dell’horror italiano
sistema giudiziario italiano ed in parte una storia di
come Dario Argento, Mario Bava e Lucio Fulci?
un uomo qualunque. Come sempre incrociamo le
Sono registi che adoro, hanno accompagnato
dita.
molte delle mie estati, spesso inciampavano nel trash ma di quello bello che si apprezza anche quando la testa spaccata è palesemente un pallone imbottito.
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aumentato le dosi avrei sbagliato film, non era il
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Unfriended, il terrore è nascosto nel mondo dei social network di C.A.
Il 18 giugno l’Universal Pictures distribuirà in tutti i cinema italiani Unfriended. Diretto da Levan
aver incassato quasi un miliardo di dollari con film horror low-budget come Paranormal Activity,
Gabriadze ed interpretato da Heather Sossaman,
Sinister,Insidious e tanti altri Jason Blum, il
Matthew Bohrer, Renee Olstead, Shelley
produttore più prolifico di Hollywood, torna in tutti i
Hennig, William Peltz, Jacob Wysocki e
cinema con un film capace di battere in semplicità
Courtney Halverson, Unfriended racconta l’inquietante storia di sei amici del liceo che, durante una video-chat notturna, ricevono un messaggio di Skype da Laura Barns (Heather Sossaman), una compagna di classe che si è uccisa un anno prima. Inizialmente pensano che si tratti di uno scherzo di cattivo gusto, ma poi si rendono conto che questo misterioso settimo utente Skype conosce a menadito i loro errori. Errori che potrebbero aver, involontariamente o non, causato la morte di Laura Barns. Ma chi si cela dietro lo schermo di quel computer? Un troll, un hacker o uno spirito in cerca di vendetta? Dopo
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tutte le altre opere che lo hanno preceduto: Unfriended. Se The Blair Witch Project sfruttava infatti per primo l’espediente del mockumentary e Paranormal Activity lo riportava in auge usando come tecnica di ripresa le telecamere fisse di casa, questo interessante Unfriended compie un ulteriore passo in avanti nel genere più furbo del cinema horror. Un genere che, nel caso specifico, possiamo ribattezzare Skypementary perché è proprio una chiamata Skype il fulcro dell’intero film di Gabriadze, un’opera che mostra allo spettatore solo lo schermo della protagonista. Uno schermo che ci permette di vedere tutti i classici movimenti
NEWSCINEMA 19 giugno 2015 che compiamo quotidianamente col nostro computer, dai messaggi privati alle persone che ci
Gabriadze infatti confeziona un horror in grado di
sono più a cuore alle musiche itunes che fanno da colonna sonora alla nostra vita fino, e qui arriviamo
spettatore col fiato sospeso senza grandi effetti speciali e con un budget di un milione di dollari. Ed
al punto, alle chiamate Skype, ai post facebook, ai
il successo ovviamente non è tardato ad arrivare
video youtube e tanto altro. Parliamo quindi disocial networks, strumenti ormai dominanti delle nostre
perché il film ha già incassato 43 milioni di dollari
vite che, come ben sappiamo, possono dare vita a fenomeni di cyber-bullismo dalle conseguenze
prossimamente sui nostri schermi un sequel che non sarà all’altezza dell’originale. Ma sequel,
disastrose. Conseguenze analizzate alla perfezione
prequel e saghe a parte Unfriended funziona bene
inUnfriended, un brillante horror che affronta argomenti tanto attuali quanto terribilmente
grazie ad un messaggio importante sull’abuso dei
inquietanti. Ma non è solo l’aspetto social il punto di
intelligenza che dà nuova linfa al cinema horror.
forza di Unfriended.
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tenere per tutti e 88 i minuti di proiezione lo
worldwide, un risultato che sicuramente porterà
social networks e ad un mix di originalità, ritmo e
INSIDIOUS la genesi del fenomeno horror di C.A.
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 Il 2010 è stato sicuramente un anno musiche di Joseph Bishara, che irrompono particolarmente ricco per il genere horror. Gli attesi bruscamente nel corso del film facendo più volte remake di Nightmare e Piranha, il sequel di sobbalzare lo spettatore sulla sedia, e l’ottima Paranormal Activity, il settimo capitolo di Saw e tanti sceneggiatura di Leigh Wannell, che sorprende il altri horror monopolizzarono le sale di tutto il mondo pubblico attraverso ingegnose e sempre coerenti dando vita a saghe, come quella di Oren Peli, che soluzioni narrative. Il pregio fondamentale di ancora oggi proseguono con grande successo. Insidious è infatti di spaventare con poco. Rumori Eppure nessuno di questi film si è riuscito ad improvvisi uniti ad orrendi volti demoniaci tolgono il imporre sulla scena internazionale come l’incredibile fiato dello spettatore nello stesso modo in cui la Insidious di James Wan. Interpretato da Patrick povera Rose Byrne esala il suo grido strozzato di Wilson, Rose Byrne, Ty Simpkins e Barbara fronte alla scioccante rivelazione finale. Ed il Hershey, Insidious è una vera e propria pietra pubblico, consapevole di vedere finalmente un miliare del genere horror che racconta le tragiche horror con la H maiuscola, premia il film di avventure della famiglia Lambert, costretta ad Wanportandolo ad un incasso di quasi cento milioni affrontare l’improvvisa possessione del piccolo di dollari contro gli 1,5 spesi. Incasso che porta la Dalton da parte di una crudele entità demoniaca. Blumhouse a mettere subito in cantiere il sequel, Ma andiamo più nel dettaglio. Il frutto del successo uscito due anni dopo e ancora una volta diretto da James Wan ed interpretato dallo stesso cast di Insidious è proprio il regista James Wan, padre di dell’originale. Il film prosegue infatti le vicende della capolavori del calibro di Saw, Dead Silence e famiglia Lamberte spandendo la mitologia di molti L’evocazione ed autore in grado di concentrare dei fantasmi apparsi nel primo capitolo ed al l’attenzione su elementi efficaci come le disturbanti contempo presentando stratagemmi narrativi che lo
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legano in modo diretto alle vicende precedentemente raccontate. Nonostante si
Whannell. Il film racconta la storia di una teenager
ripetano molte dinamiche già viste nel primo capitolo sono molte le scene a spaventare in
madre, apre la porta dell’Altrove ad una crudele entità demoniaca. Ad aiutare la giovane ragazza ci
Insidious 2, un film che, pur essendo cresciuto di
penserà ancora una volta la sensitiva Elise che
budget (5 milioni di dollari contro l‘1,5 del primo
compirà un terribile viaggio nell’oltretomba per
capitolo), raddoppia l’incasso dell’originale
mettere fine alla maledizione.
che, nel tentativo di comunicare con lo spirito della
arrivando ad oltre 161 milioni di dollari worldwide.
Interpretato da Dermot Mulroney e Stefanie
Ed il merito è ancora una volta di James Wan e
Scott, Insidious 3 vede nel cast alcuni storici attori
Leigh Whannell, un incredibile team che riesce
dei primi due capitoli come Lin Shaye e lo stesso
attraverso viaggi nel tempo, spaventosi fantasmi ed
Whannell. Riuscirà Whannell a mantenere
incredibili soluzioni narrative a sviluppare un sequel i n g r a d o d i p ro s e g u i re l a s t o r i a d e l l a
l’altissimo livello dei primi due capitoli? E
famigliaLambert regalando al contempo una nuova
Insidious 3 a quelle della famiglia Lambert?
prospettiva delle vicende raccontate nel primo
Sicuramente l’attenzione a meccanismi narrativi in
capitolo. Ma se Insidious 2 mette, almeno
grado di sorprendere lo spettatore di Whannell ci
temporaneamente, fine alle tragiche avventure della
rivelerà grandi sorprese. Quindi non resta che
famiglia Lambert, questo non vuol dire che la saga
correre il 3 giugno al cinema per vedere Insidious 3,
sia giunta a termine. Il prossimo 3 giugno uscirà infatti in tutti i cinema italiani Insidious 3, un
un interessante prequel che svelerà le origini del terrore preparando il terreno ad un quarto capitolo
attesissimo prequel che, in seguito agli impegni di
che, incrociando le dita, riporterà Wan a raccontare
Wan con Fast and Furious 7, vede esordire dietro la
le terrorizzanti maledizioni che affliggono la famiglia
macchina da presa lo sceneggiatore Leigh
Lambert.
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soprattutto, come si legheranno le vicende di
INSIDIOUS 3 L’ inizio
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Il nuovo terrificante prequel che svela le origini dell’Altrove di C.A.
Il 3 giugno la Warner Bros. Italia distribuirà in addentrarsi nuovamente nell’oltretomba per tutti i cinema italiani Insidious 3: L’Inizio. Scritto e liberare la ragazza dalla maledizione ed affrontare diretto da Leigh Whannell ed interpretato da una volta e per tutte lo spirito che la perseguita. Dermot Mulroney, Stefanie Scott, Lin Shaye e Dopo i 258 milioni di dollari incassati dai primi Leigh Whannell, Insidious 3anticipa le vicende due capitoli, Jason Blum, Re Mida del cinema della famiglia Lambert raccontate nei primi due horror, non poteva lasciarsi scappare la ghiotta capitoli, esplorando la terrificante storia di Quinn occasione di realizzare un terzo capitolo di Brenner (Stefanie Scott), un adolescente che, nel Insidious. Ed ecco così arrivare nelle sale italiane
tentativo di entrare in contatto con lo spirito della Insidious 3, un prequel che concentra l’attenzione madre, apre la porta dell’Altrove ad una terribile sul personaggio della sensitiva Elise e sulla presenza demoniaca. Perseguitata dalla entità nascita del team di acchiappa-fantasmi che poi Quinn decide così di contattare la sensitiva Elise guiderà insieme a Tucker (Angus Sampson) e (Lin Shaye) che, scottata da uno sconvolgente Specs (Leigh Whannell). Un’idea accattivante e
incontro con uno spirito disposto a tutto per soprattutto uno stratagemma intelligente per ucciderla, non vuole più avere nulla a che fare approfondire il personaggio di Elise, vero e con l’Altrove. Ma l’improvviso incidente che proprio must della saga creata da James Wan nel costringe Quinn a letto, porterà Elise ad 2010 e punto di forza di questo terzo capitolo. Un
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capitolo che purtroppo funziona poco proprio quando sposta l’attenzione dalla sensitiva Elise alla “protagonista” e ai suoi amici e spasimanti, che si limitano a fugaci apparizioni senza avere alcun ruolo nella storia. Ma non è solo un problema di personaggi che infesta Insidious 3. Il problema principale di questo atteso terzo capitolo è l’eccessivo taglio teen dato da Whannell alla pellicola. Insidious non è Scream e l’umorismo alla Wes Craven appare fuori luogo in un film che parla di fantasmi; come appaiono fuori luogo le uscite da Expendabelle di Elise, le continue ingessature di Quinn ed il finale tendente al romantico. Ma un calo rispetto ai primi due capitoli era inevitabile visto il cambio di regia Whannell/Wan, l’Altrove analizzato già a fondo nella storia della famiglia Lambert e le ovvie difficoltà di tornare per la terza volta a r a c c o n t a re s e m p re l a s t e s s a s t o r i a . Dopotutto Insidious 3 ha anche molti aspetti che funzionano bene come l’ottima confezione delle scene, i meccanismi narrativi intriganti nella loro imprevedibilità e le sempre inquietanti musiche di Joseph Bishara, capaci di far sobbalzare lo spettatore più volte sulla sedia. Punti di forza di un terzo capitolo tanto divertente quanto spaventoso, che apre le porte dell’Altrove ad un sicuro quarto film che già non vediamo l’ora di vedere.
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wolf creek origini e curiositĂ della saga horror australiana di C.A.
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CINEMAHORROR
Quando sentiamo il nome di Mick Taylor un otto anni dopo il primo film, Greg McLean e John brivido ci corre lungo la schiena. Il motivo è uno Jarratt, riuniscono le forze per portare sul grande solo, Wolf Creek, brillante road movie a tinte splatter-
schermo Wolf Creek 2, un brillante sequel che
horror diretto da Greg McLean nel 2005. amplia il personaggio di Taylor elevandolo ad icona Ambientato nelle deserte lande australiane del 1999 indiscussa del cinema horror pari ai vari Freddy ed ispirato a fatti realmente accaduti, Wolf Creek Krueger, Jason e Ghostface, villains di saghe ben racconta la storia di tre ragazzi che, decisi a visitare più consistenti. Wolf Creek 2 cambia rotta rispetto al il parco nazionale di Wolf Creek, finiscono per primo capitolo, presentando alcuni aspetti divenire il passatempo di Mick Taylor, uno decisamente vincenti. Innanzitutto, come Scream 2 psicopatico e sadico ex cacciatore che cattura i insegna, aumenta il numero delle vittime. Se nel turisti per torturarli, seviziarli e mutilarli brutalmente. primo film erano solo tre i poveri malcapitati a Uno psicopatico interpretato brillantemente da passare sulla strada di Mick Taylor, qui i personaggi John Jarratt capace di trasformare un film low- che si imbattono nel macellaio australiano sono budget in un’opera di considerevole successo di molti di più ed è facile immaginare le tragiche pubblico (27 milioni di dollari incassati worldwide) e conseguenze dell’incontro. In secondo luogo cresce critica mondiale. Ma, successo o non successo, il budget e, di conseguenza, i delitti diventano più essendo Wolf Creek un piccolo film australiano a spettacolari. Non vi sveliamo nulla, ma le morti del suo modo auto-conclusivo, nessuno si sarebbe primo film impallidiscono di fronte alle scene di aspettato di rivedere Mick Taylor in azione. Eppure, questo secondo capitolo, decisamente più gore e
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splatter. In terzo luogo, anche se il numero dei personaggi aumenta, Wolf Creek 2 concentra l’attenzione proprio su Mick Taylor, un villain che è un assurdo ed allo stesso tempo irresistibile incrocio tra Crocodile Dundee e Freddy Krueger. Ma non è tutto, perché a caratterizzare positivamente questa brillante saga contribuiscono anche altri aspetti. In primis la parte più selvaggia, incontaminata e arida dell’Australia, una location perfetta per esasperare l’impossibilità delle vittime di scampare a Mick Taylor. In secondo luogo la commistione di generi: Wolf Creek passa dall’azione all’horror con estrema naturalezza dando vita anche a simpatiche (e crudeli) gag che stemperano la tensione e gli orrori mostrati. Ed infine, ma non per importanza, il fattore realtà. Ebbene sì, ogni mese in Australia scompaiono 30.000 persone, un dato statistico che rende Wolf Creek tanto pauroso quanto atrocemente reale. La commistione tra realtà e finzione è infatti proprio il punto di forza di Wolf Creek, una saga che tornerà in tutti i cinema italiani il 10 giugno con un sequel, che rompendo un’altra delle numerose regole di Scream, è assurdamente migliore dell’originale. romanzo : lo scienziato si chiama Henry Frankestein e non tipicamente Victor, ad interpretarlo è Colin Clive, e il personaggio Fritz, impersonato dall’attore Dwight Frye già apparso in Dracula, lo hanno inventato per il film. Quando usci il libro in seguito portarono Frankestein a teatro e l’idea di realizzare il film del 1931
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WOLFCREEK 2
A dieci anni dal primo film, il folle Mick Taylor torna ad uccidere di C.A.
Diretto da Greg McLean e interpretato Taylor, Paul cercherà di tenere testa da John Jarratt, Ryan Corr e Shannon (spesso riuscendoci) al temibile serial killer Ashlyn, Wolf Creek 2 racconta la storia del sfruttando agilità e intelligenza. Ma non serial killer Mick Taylor (John Jarratt), sarà facile. Mick Taylor è australiano e Paul inglese. E agli occhi dell’assassino Paul ancora una volta disposto a tutto pur di seviziare e uccidere nuovi giovani turisti sarà sempre e solo un piccolo damerino da squartare e smembrare come tutte le sue passati per la sua strada. Ad incrociare il altre vittime. A distanza di otto anni terribile cacciatore di maiali australiano dall’originale Greg McLean riprende in questa volta un gruppo notevole di mano la più notevole delle sue creature, malcapitati: due poliziotti gradassi, due tedeschi in cerca di avventure e il povero W o l f C r e e k , a g g i o r n a n d o l a e d Paul Hammersmith (Ryan Corr), un estendendola in un sequel all’altezza delle giovane ragazzo trovatosi al posto aspettative. Non è mai facile ripetere il successo del primo capitolo e soprattutto sbagliato e al momento sbagliato. Divenuto quando parliamo di una piccola opera la preda principale e più succulenta di Mick
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australiana divenuta (forse per passa parola o per caso) uno dei fenomeni horror del 2005. Ma McLean ci ha ragionato per otto anni prima di realizzare questo sequel e si vede: Wolf Creek 2 è un prodotto che amplia (e di molto) il personaggio di Mick Taylor elevandolo ad icona horror al pari dei più “anziani” e illustri Michael Myers, Jason Voorhees e Ghostface. Ma andiamo per p u n t i . I n n a n z i t u t t o M c L e a n p re m e l’acceleratore sul fattore splatter: Mick Taylor fa esplodere teste, incendia macchine, smembra corpi e tortura vittime. Gli amanti del genere di sicuro non rimarranno delusi dalla quantità di frattaglie e violenze mostrate nel film. In secondo luogo McLean spazia in generi molto diversi tra loro: Wolf Creek 2 parte come il classico film di tensione on the road (Duel e Jeepers Creepers), si evolve come il più estremo dei torture porn (Hostel, Saw), fa una capatina nel genere western (non a caso McLean ammira i classici di Sergio Leone e Ford) e finisce come il più amaro dei mockumentary (Paranormal Activity). E senza apparire mai confuso o
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 caotico. McLean tiene ben salde le redini del film grazie ad una sceneggiatura solida, a due interpreti fenomenali (John Jarratt sublime nei panni di Mick Taylor e Ryan Corr a dir poco spettacolare nei panni di un giovane e intelligente ragazzo costretto ad entrare nella mente del serial killer) e ad un paio di scene (il quiz in primis) destinate a rimanere impresse nella storia del cinema di genere. Spaventoso, divertente e inquietante Wolf Creek 2 regala una visione inedita e oscura dell’ Australia (un paese in cui ogni mese scompaiono 30.000 persone), una visione che porta lo spettatore a chiedersi se un pazzo come Mick Taylor sia veramente nascosto nel buio da qualche parte. Questo senso di divertimento unito a malessere ci permette così di comprendere due cose su questo attesissimo sequel horror: la prima è che Wolf Creek è uno di quei pochi sequel all’altezza dell’originale e la seconda che probabilmente torneremo a sentir parlare di Mick Taylor…
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SERIE TV
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sense8
lo show dei Wachowski su Netflix di Carlo Andriani
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015 Otto città, Otto esseri umani, una connessione. Creata dai fratelli Wachowski, le stesse menti
Straczynski, Andy e Lana Wachowski, James
dietro capolavori del calibro di Matrix, Cloud Atlas
Naveen Andrews, Daryl Hannah, Jamie
e Jupiter Ascending, Sense8 è una spettacolare
Clayton, Max Riemelt, Brian J. Smith e tanti altri
serie tv che racconta la storia di otto individui che, pur vivendo in otto punti diversi del globo,
Sense8 è in assoluto la serie più attesa del 2015,
scoprono di essere tra loro interconnessi in
vediamo insieme il perché. Innanzitutto il tema della connettività che lega gli esseri umani tra di
seguito ad una tragica morte. Questo magico
loro è già di per sé tanto affascinante quanto
aspetto li porta a condividere tutto, dalle abilità
vincente. Un tema, già affrontato nel bellissimo e
nelle arti marziali e la conoscenza delle lingue straniere fino alle stesse emozioni. Nel frattempo
sottovalutato Cloud Atlas, che riporta i
mentre provano a capire l’origine di questa bizzarra realtà un misterioso e potente uomo chiamato Jonas tenterà in tutti i modi di farli incontrare mentre un certo Mr. Whispers farà di tutto per ucciderli. Scritta e diretta da J. Michael
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McTeigue e Tom Tykwer ed interpretata da
Wachowski e Tykwer ad emozionare ed al contempo a regalare grandi dosi di azione, altro punto di forza di uno show che presenta sequenze action degne delle storiche avventure di Neo. Ma non è tutto. Un altro aspetto vincente è la suddivisione della serie in dodici episodi che
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permette allo spettatore di capire le origini, i punti di forza e le fragilità dei vari
girare in otto città diverse. Le uniche
personaggi strizzando l’occhio a Lost, il
di attori che, oltre ai vari Hannah ed
telefilm di J.J. Abrams che tra salti
Andrews, non riesce a catturare
temporali ed improvvisi cambi di location/ dimensione è diventato un vero cult della
particolarmente lo spettatore ed un senso
televisione mondiale. Riuscirà Sense8 a replicare il successo della serie di J.J.
per elaborare un giudizio. Non resta quindi che lasciarci sedurre per l’ennesima
Abrams? Solo il tempo ce lo dirà, ma
volta dai fantastici mondi creati dai
intanto possiamo sicuramente affermare
Wachowski per la loro prima serie tv,
che Sense8 è una delle serie più ambiziose degli ultimi anni, basti pensare
Sense8, dal 5 giugno disponibile su
allo stratosferico budget richiesto per
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pecche di Sense8 sono forse solo un cast
generale di già visto. Ma è ancora presto
Netflix.
HANNIBAL 3 92
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La terza stagione ricca di novità e sviluppi sulle tracce di Hannibal di Francesca Gentile
A volte, l’attesa è sintomo di un ottimo molto noti ai fans. Il nome della premiere risultato. Pare proprio sia questo il caso riporta un nome italiano, Antipasto, e a della serie tv Hannibal, che ha debuttato quanto pare lo show di Bryan Fuller sugli schermi statunitensi lo scorso 4 presenterà molti titoli nella nostra lingua Giugno. Una piacevole sorpresa, poiché (primo, secondo), anche perché in parte è inizialmente la prima puntata era stata stato girato nel bel paese. Una data per programmata a fine Agosto, massimo inizi l’uscita italiana ancora non c’è, ma si dice settembre. Di dettagli interessanti da che il canale Italia1 dovrebbe mandare in analizzare ce ne sono a bizzeffe, ma per noi onda la serie non oltre Settembre 2015. italiani uno regna su tutti: le puntate girate a Intanto, con il tv show che prosegue in Firenze, proprio come vuole la tradizione America, le anticipazioni non mancano. Ad della saga. Ma cosa ci porta nella città esempio, sappiamo che Will Graham italiana? Sembra proprio il personaggio di riuscirà finalmente a trovare un possibile Will Graham (Hugh Dancy), che inseguirà la alleato che l’aiuti a scovare Hannibal sua nemesi in giro per l’Europa. Sono molte Lecter. Le indagini di Graham proseguono le voci riguardo i personaggi che incontrerà e questa volta si avvicinano ad un buon durante il suo cammino, a quanto pare già risultato. Infatti, si ritroverà sulla via della
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infanzia, in Lituania. Proprio lì si ritroverà faccia a
Jack cerca disperatamente per salvarla dalle grinfie del cannibale. Tra lei e Hannibal c’è una
faccia con l’ex assistente della zia di Lecter,
relazione, entrambi si sono stabiliti a Firenze,
Chiyoh (Tao Okamoto). Avrà da lui delle
lavorano lì e sembrano essersi fatti una vita. Sulla
informazioni preziose per dare finalmente una svolta alle indagini? Staremo a vedere. Nel
trama non vogliamo svelarvi altro, anche perchè è
frattempo, Jack Crawford (Laurence Fishburne),
invece alle new entry nel cast: Eddie Izzard,
arriverà in Italia con lo scopo di incontrare la
Zachary Quinto, Tom Wisdom e Jeremy
psichiatra Bedelia (Gillian Anderson) così da
Crutchley. Quasi tutti ricopriranno un ruolo da
poterle raccontare della nuova vita di Hannibal e
guest star nella serie televisiva. La terza stagione
metterla in guardia. Ma in tutto questo, dove sarà
di Hannibal sarà divisa in due parti, una di sette
finito il protagonista indiscusso? Sul personaggio
episodi, l’altra sei puntate. Nella seconda parte
di Hannibal (Mads Mikkelsen) fin da subito è
avverrà un salto temporale e sarà principalmente
regnata un’ombra di mistero. Una buona tecnica
incentrata sui dipinti di Great Red Dragon di
per incuriosire gli spettatori ancora più del solito.
William Blake, che sono l’ossessione del serial
Da queste prima puntate, pare che Lecter, sia riuscito ancora una volta a sfuggire all’FBI e che
killer Francis Dolarhyde (Richard Armitage). Una
per ora se ne va a spasso per l’Europa con
speriamo solo non faccia lo stesso Hannibal.
casa in cui Hannibal ha vissuto parte della sua
Bedelia Du Maurier, la stessa psichiatra che
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bello lasciarvi con l’acquolina in bocca. Passiamo
stagione per cui chiunque si leccherebbe i baffi,
Patrick DEMPSEY l’addio improvviso del dottor SHEPeRD di A.A.
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Per i numerosi fan della fortunata serie ideata da motivi che ha causato la separazione di Dempsey Shonda Rhimes – Grey's Anatomy, scoprire che dalla moglie Jillian Fink – dalla quale ha avuto tre McDreamy, appellativo del sedicente neurochirurgo figli: Tallulah Fyfe e i gemelli, Sullivan Patrick e Dottor Derek Sheperd – avrebbe esalato il suo Darby Galen. “È stato un percorso incredibile. Al ultimo respiro al termine dell'undicesima stagione, è termine della prima stagione, non potevo credere stato a dir poco sconvolgente. Eppure l'addio non è che fossimo stati capaci di reggere 24 episodi. Non stato totalmente inatteso Patrick Dempsey, posto avevo mai girato così tanto prima. Dopo la prima da Shonda nei proibitivi panni dell'uomo ideale, stagione ho pensato – Come potremo rifare una seppur continui ad affermare la propria gratitudine cosa del genere? Rappresenta davvero molto lavoro nei confronti dell'autrice – per avergli dato la per tutti – per gli scrittori, la crew, chiunque fosse possibilità di decollare e conquistare fama presente ogni giorno. Certo, eravamo ben internazionale, grazie al ruolo principale affidato al ricompensati e fortunati, ma sono state davvero sexy dottore – ammette la concomitanza di non poche difficoltà, correlate ad un connubio tante ore di lavoro – anche 17 ore di seguito talvolta. professionale della durata di 11 anni, durante i quali Mediamente, dalle 12 alle 15 ore al giorno, per 10 il set diventa in qualche modo la propria dimora – la mesi, ogni anno, per 11 anni. È straordinario quello propria realtà quotidiana, anche a scapito della che Shonda Rhimes riesce a fare, con gli show che propria vita privata. Probabilmente, la frenesia dei cura – e quanto riesca ad essere creativa e a gestire propri ritmi lavorativi, è stato uno dei principali ogni cosa. È davvero notevole”. Dalle parole
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dell'attore emerge un profondo legame con il proprio personaggio ed, al tempo stesso, un senso di estenuazione, per via della considerevole mole di lavoro che l'essere un personaggio di spicco di una delle serie televisive più cult di sempre comporta. Secondo alcuni rumors, invece, la causa scatenante che ha portato alla scelta di suggellare il finale di stagione con la dipartita del dottore più amato dalle donne, sarebbe stata una lite tra Dempsey e la Rhimes – conseguenza di una relazione inappropriata tra l'attore e una collega. Seppur si tratti di voci ufficiose, a onor del vero, bisogna ammettere che il Dottor Sheperd è stato molto meno presente in quest'ultima stagione, rispetto alle precedenti. Inoltre, la chimica tra lui e la collega Ellen Pompeo – nei panni della sua consorte seriale, Meredith Grey, il cui altisonante cognome dà il titolo la serie – sembrava essere ormai scomparsa. Tuttavia, Dempsey parla tutt'ora di questo legame virtuale in questi termini: “È stato magico. Bello. Siamo come una coppia sposata. Sono passati 10 anni e c'è stata magia fin dall'inizio. Chimica all'istante”. Tutto è accaduto molto velocemente – la notizia che avrebbe dovuto lasciare la serie, è giunta all'attore come “una progressione naturale del modo in cui stava andando la storia”, tuttavia Dempsey ammette di non aver ancora elaborato totalmente il lutto del proprio alter-ego seriale, come del resto anche i fan della serie – di cui parla con molto affetto, in questi termini: “Penso che resteranno molto scioccati dal modo in cui accade. Davvero potente. Ma la vita è così. Ogni volta che un membro originale del cast se n'è andata, ha lasciato sempre un vuoto che è impossibile colmare. Sheperd è un personaggio amato – la gente non vuole perderlo. È stato nelle
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loro vite per 10 anni”, ma the show must go on,
Nonostante ciò, Patrick Dempsey non ha
aggiungo io. È risaputo che le serie ideate dalla
intenzione di appendere i propri panni seriali al
Rhimes siano sempre ricche di colpi di scena eclatanti – che spesso, prevedono l'uscita di scena
chiodo – ed è alla ricerca di una nuova serie a cui
precoce dei divi più amati. Tuttavia, mi domando
diverso – mi prenderò il resto dell'anno per capire
se Grey's Anatomy avrà davvero lunga vita dopo la
esattamente cosa. Vorrei fare anche il produttore; il
dipartita di McDreamy, un'indiscussa colonna
lavoro di attore, vorrei farlo in progetti da 10-12
portante dello show. Lasciato il set di Grey's
episodi e non più in stagioni da 24 episodi, perché
Anatomy, l'attore si è ripromesso, innanzitutto, di
non so se ci riuscirei più, è troppo stressante.
dedicarsi ai propri figli e tornare (letteralmente) in
Finanziariamente è molto gratificante, ma si arriva
pista nella sua vita privata: appassionato da sempre di corse automobilistiche, per cui
ad un punto in cui il tutto diventa troppo”. È già
attualmente è in giro per il mondo con il proprio racing team, in gara nel FIA World Endurance Championship – l'attore è un vero professionista delle corse, con sponsor del calibro di Porsche e Tag Heuer. Nell'intervista rilasciata alla rivista EW, tra un pit sop e l'altro, Dempsey si svela anche molto interessato alla produzione – in particolare di format documentaristici, ed accenna a un paio di progetti per il piccolo schermo, che ha in cantiere: il drama The Limit, “una sorta di Mad Men ambientato nel mondo delle corse Anni '60” e Fodors - “thriller spionistico on the road”.
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prender parte. “Mi piacerebbe fare qualcosa di
giunto qualche bisbiglio sulla possibilità che l'attore prenda parte al “progetto dei suoi sogni” entro l'autunno, ma i suoi fedeli sostenitori, che hanno riso e pianto insieme a lui per oltre un decennio, saranno davvero in grado di accettare Dempsey senza quel camice bianco che l'ha fatto conoscere ed amare dal mondo intero? O rimarrà per sempre incastrato nello stereotipo del dottore sexy? “Vorrei provare ad interpretare qualcosa di diverso. Adesso la sfida sarà capire se il ruolo di Derek Sheperd mi identificherà per sempre, oppure se il pubblico mi accetterà anche in altri ruoli”.
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FUORISCENA una nuova visione del cinema
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E.T. sorvola il Colosseo nella visione di Giovanni Manna e Laura Manaresi Indimenticabile film di fantascienza, diretto da Steven Spielberg nel lontano 1982, E.T. L’Extraterrestre ha fatto sognare numerose generazioni e pochi giorni fa è uscito il dvd in versione Blu Ray per rivivere il film con la magia dell’alta definizione. Affrontando temi importanti come la crescita, la tolleranza e il rispetto, questo film rappresenta, meglio di altri, l’intera cinematografia di Spielberg, e ha aperto la strada ad un nuovo genere che, raccontando una storia fantastica e surreale, trasmette forti emozioni, descrivendo i sentimenti e le condizioni umane dei diversi protagonisti. Un astronave atterra sulla Terra in un bosco di San Francisco e quando riparte per tornare a casa, abbandona un alieno lì sul posto. Elliot, un bambino di nove anni che vive in una zona periferica della città, uscendo per andare a prendere la pizza, si imbatte nello stravagante essere di un altro mondo e, tra i due, nasce un’amicizia originale e coinvolgente. L’artista Giovanni Manna e la scrittrice Laura Manaresi ripropongono l’indimenticabile scena dei due protagonisti a bordo della bicicletta, sullo sfondo di una luna piena magica e luminosa. Ma al posto del folto bosco americano appare il Colosseo, come omaggio a NewsCinema che ha la sua sede operativa a Roma. Come Elliot sceglie di condividere la sua vita con il piccolo e specialeE.T., aprendosi a nuove esperienze e alla novità, la nostra rivista ha la fortuna di unire le sue competenze cinematografiche con la creatività di Giovanni Manna e Laura Manaresi, proponendo alcuni dei film che hanno conquistato pubblico e critica, con una nuova rappresentazione visiva, procedendo verso l’infinito mondo della sperimentazione dell’arte e della fantasia.
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GAMES
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Giochi da rigiocare: The Last of Us, il capolavoro della Naughty Dog di Claudio Valeriani
E' giunto giugno, chiudono le scuole e ci si inizia a preparare per le vacanze estive, il tempo libero
debuttò con Crash Bandicoot (icona simbolo della
aumenta ma non tutti sono così fortunati da poter
si affermò prima con la serie Jak and Daxter (Ps2)
passare l'intera giornata in spiaggia, quindi quale
e poi con le avventure di Nathan Drake in
occasione migliore per consigliarvi qualche titolo
Uncharted, è uno dei migliori prodotti degli ultimi
da provare come passatempo estivo? Visti ormai gli abitudinari Remastered che l'industria videoludica ci propina in grandi quantità ogni mese, cogliamo l'occasione per ripescare nel passato quei titoli che ogni videogiocatore non dovrebbe farsi scappare. E il mese di giugno è l'occasione migliore per omaggiare il titolo che ha segnato indiscutibilmente il mercato negli ultimi anni. Precisamente due anni fa, il 14 giugno 2013, l’attesissimo The Last of Us fa la sua comparsa nei negozi europei in esclusiva per la Playstation 3. Il
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prima console Playstation) e che successivamente
anni. The Last of Us è infatti un gioco d'azione che miscela più generi: avventura, survival horror e stealth. E’ ambientato in una America postapocalittica, dove l'umanità è stata quasi ridotta all'estinzione dal Cordyceps, un fungo parassita che si diffonde nell'aria tramite delle spore letali e inizia a crescere negli strati corticali del cervello modificando inizialmente i comportamenti dell'ospite e successivamente anche l'aspetto fisico. Gli esseri umani sopravvissuti vivono in
gioco, sviluppato dalla casa di produzione
zone di quarantena sotto un regime militare tirannico con controlli rigidi e coprifuochi fissi nel
Naughty Dog di Santa Monica (California), che
disperato tentativo di lasciare il virus fuori dalla
città, come avviene a Boston dove la storia ha inizio. Joel è un contrabbandiere spietato che ha ormai imparato quale sia l'unica legge che conta quando la propria sopravvivenza viene messa in discussione, la legge del più forte. Il mercenario lavora assieme a Tess, sua partner, per portare all'interno dell'area militarizzata ciò di cui i clienti hanno bisogno senza far domande ma preoccupandosi soltanto dell'adeguata paga. La sua vita verrà sconvolta quando si vedrà costretto ad accettare un incarico differente da quelli abitudinari, dovrà riuscire a portar fuori dalle mura controllate dai militari della merce da consegnare alle Luci, un gruppo di rivoluzionari che da anni mira a liberare i sopravvissuti dal giogo militare e a trovare una soluzione al temibile virus. L'importantissimo oggetto da trafugare si rivelerà essere Ellie, una ragazzina di quattordici anni che nasconde un importante segreto a cui le Luci mirano. Ma la missione si trasformerà per Joel e Ellie in un vero e proprio viaggio all'interno degli Stati Uniti d'America, scandito da cambi di paesaggi e dal susseguirsi delle stagioni. Boston, Colorado, Salt Lake City e Pittsburgh sono alcune delle località che la nostra coppia di sopravvissuti visiterà, ambientazioni ricreate con gli scorci e le strade tipiche che le rappresentano ovviamente riadattate allo scenario post-apocalittico. Joel e Ellie si vedranno costretti a scappare senza farsi notare dagli infettati tra le classiche villette a schiera americane di
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un quartiere residenziale che ricorda Wisteria Lane del telefilm cult Desperate Housewives, cercando materiali utili alla sopravvivenza all'interno delle case messe a soqquadro, o ad
stimolato ad esplorare ogni stanza di ciascun
infiltrarsi all'interno di un campus universitario
o bottiglia d'alcool con cui prodursi un kit
in completo stato di abbandono o a
medico. Per quanto il gameplay sia ben strutturato e competitivo anche rispetto a
nascondersi dai cacciatori di sopravvissuti tra
edificio alla ricerca disperata di qualche benda
le vie cittadine passando tra i negozi saccheggiati. Per quanto riguarda il gameplay
giochi della nuova generazione, ciò che ha
il giocatore utilizzerà Joel per quasi l'intera
Last of Us è sicuramente la trama e
durata del gioco, lasciando la gestione di Ellie
l’ambientazione, talmente coinvolgenti da
all'intelligenza artificiale, salvo in alcuni punti
lasciar il giocatore completamente ipnotizzato
della storia in cui invece si utilizzerà la
dal gioco. L'epidemia che inizialmente sembra
quattordicenne. L'intelligenza artificiale degli
avere il ruolo principale nella storia sarà solo
umani nemici è molto sviluppata rispetto ai tradizionali giochi d'azione, essi si potranno
uno sfondo al vero tema primario, il rapporto che si instaura tra i due protagonisti Joel e
accorgere della fine delle munizioni del nostro
Ellie. Un tema su cui la Naughty Dog si era
protagonista in modo da cambiare strategia,
già allenata in Uncharted 3 con il rapporto tra
passando al più aggressivo corpo a corpo. Da
Nathan Drake e Victor Sullivan. Joel spegne
vero survival-game il giocatore dovrà valutare quando affrontare il nemico e quando invece
la propria umanità imparando così a
sia meglio aggirarlo senza esser visto o
scontroso vede in Ellie una palla al piede che
sentito, quando gestire le scorte di proiettili
lo porterà quasi sicuramente a farsi
(non sempre sufficienti per fronteggiare i nemici
ammazzare (chi non si sentirebbe come lui vedendosi affidare una ragazzina di 14 anni in
presenti) e soprattutto l'uso dei kit di medicinali, indispensabili quanto rari. Questi
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disseminati per la mappa. L'istinto di sopravvivenza assalirà il giocatore che verrà
colpito maggiormente di un gioco come The
sopravvivere nel nuovo mondo e scontento e
piena età dello sviluppo). Ellie invece è nata e
ultimi, come altri oggetti indispensabili (es.
cresciuta all'interno delle zone di quarantena,
coltelli), potranno esser fabbricati con materiali
non ha idea di come fosse la vita prima
dell'epidemia e tanto meno di quanto possa essere pericolosa la vita fuori dalle mura protette dal regime tirannico, la sua ingenuità potrà essere un pericolo per la sopravvivenza di entrambi. Nel corso della storia il rapporto si evolverà, Ellie tenterà di riaccendere l'umanità sopita di Joel e quest'ultimo cercherà di insegnare ad Ellie a sopravvivere tra infettati e cacciatori. Aspetti che rendono la storia di The Last of Us una perla capace di entrare nel cuore del giocatore. The Last of Us nasce da una puntata del telefilm della BBC Planet Earth, dove una formica viene infettata da un fungo Cordyceps, facendole scaturire delle escrescenze. Altre ispirazioni le possiamo sicuramente ritrovare nel fumetto e la serie tv The Walking Dead e nel romanzo di Richard Matheson Io sono leggenda oltre che nella sua trasposizione cinematografica (inizialmente a completare il gruppo era prevista anche la presenza di un cane, idea abbandonata a causa dei problemi tecnici che comportava). Pochi sono i videogiochi che negli ultimi anni possono fregiarsi di più di 240 premi vinti e di altre numerose nomination ricevute. Definito il gioco dell'anno nel 2013 The Last of Us ha mantenuto per mesi i primi posti nelle classifiche mondiali, grazie al mix di ottima grafica, facile gameplay, una storia appassionante e una colonna sonora composta dal compositore
argentino due volte premio Oscar
Gustavo Santaolalla (I segreti di Brokeback Mountain e Babel) mirata a suscitare nello spettatore più l'emozione che l'orrore e la paura. Preparatevi quindi a 15-20 ore di gioco nelle quali faticherete a staccarvi dalla console, da integrare con le 3-4 ore del dlc singleplayer Left Behind nel quale potrete usare Ellie colmando un piccolo buco temporale nella storia principale e scoprendo maggiormente il passato della quattordicenne prima dell'incontro con Joel. The Last of Us è così un titolo che nessun possessore di console Sony può lasciarsi sfuggire, anche nella sua versione Remastered per
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Playstation 4 che include tutti i Dlc, texture più definite, giochi di luce e ombra migliorati e risoluzione 1080p e 60 frame al secondo, praticamente una versione del gioco che può ampiamente competere con tutti gli altri prodotti usciti per la nuova console non notandone la differenza. Un titolo anche da rigiocare (magari settando un livello di difficoltà maggiore per un'esperienza ancora più survivor) in attesa dell'uscita della trasposizione cinematografica del videogioco la cui sceneggiatura è stata affidata allo stesso autore della storia Neil Druckmann attualmente impegnato anche nei progetti di Uncharted 4 e, secondo le prime indiscrezioni, di The Last of Us 2.
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NEWSGAMES Le uscite di Giugno 2015
Playstation, XBox, Nintendo e Wii a cura di D.B.
Giugno, mese caldo ma non solo per quanto riguarda le temperature! In questo mese sono molti i videogiochi fortemente attesi che vedranno la luce e sui quali potremo finalmente metter mano. Andiamo quindi a dare uno sguardo a cosa ci attenderà nei prossimi giorni e ricordate: l'E3 è alle porte!
2 Giugno: Heroes of the Storm (PC) Dopo un lungo periodo in beta, viene rilasciato ufficialmente Heroes of The Storm, MOBA sviluppato da Blizzard che racchiude tutti i personaggi delle proprie serie principali (World of Warcraft, Starcraft, Diablo) gettandoli in campo con lo scopo di conquistare la base opposta. Lo stile di gioco è sostanzialmente quello dei classici MOBA (League of Legends, per citare il più popolare) ma si differenzia per la caratterizzazione delle varie mappe: oltre all'obiettivo di base, abbiamo delle missioni secondarie che variano a seconda della mappa in cui ci troviamo e questo rende indubbiamente l'intera sessione di gioco più varia e meno ripetitiva rispetto al classico "uccidere i nemici, distruggere le torri, conquistare la base nemica". 9 Giugno: The Elder Scrolls Online (PS4, Xbox One) Un anno fa è uscito su PC The Elder Scrolls Online, MMORPG targato Bethesda, e dopo innumerevoli rinvii è finalmente approdato anche sulle console domestiche di ultima generazione. Per poter giocare a questo titolo basterà avere attivo sul proprio account un abbonamento Playstation Plus o Xbox Live senza alcun tipo di abbonamento aggiuntivo, necessario invece per Final Fantasy XIV - A Realm Reborn. The Elder
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Scrolls Online, ambientato nelle terre di Tamriel (continente che fa da scenario a tutti i capitoli della saga), non sarĂ collegato con la serie principale. 12 Giugno: - Lego Jurassic World (PS4, PS3, PSVita, Xbox One, Xbox 360, 3DS, WiiU, PC) Siamo ormai abituati allo stile di gioco della serie Lego, e anche in
quest'ultima fatica il gameplay rimane quello classico di tutti i titoli della serie sviluppati da Traveller's Tales. In Lego Jurassic World saremo catapultati nel Parco divertimenti piĂš famoso della storia cinematografica e ci ritroveremo a rivivere le vicende dei 3 film della saga di Jurassic Park e di Jurassic World, reboot della serie in uscita l'11 Giugno nei cinema. - Payday 2: Crimewave Edition (PS4, Xbox One) Versione rifinita delle versioni PC, PS3 e Xbox 360 uscite 2 anni fa e comprensiva di tutti i miglioramenti e i DLC usciti finora. 18 Giugno: - Le Tour de France 2015 (PS4, PS3, Xbox One) Nuovo titolo ufficiale del Tour de France, sviluppato da Cyanide Studio.
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NEWSCINEMA 19 giugno 2015
19 giugno: - Moto GP 15 (PS4, PS3, Xbox One, Xbox 360, PC) Nuovo titolo della famosa simulazione motociclistica sviluppata dall'italiana Milestone. Tra le caratteristiche principali troviamo una nuova modalità carriera e una maggiore personalizzazione dei veicoli disponibili. - Harvest Moon: The Lost Valley (3DS) Nuovo titolo della famosa serie di simulazione agricola. Il gameplay non si discosta molto dai suoi predecessori ma in questa occasione ci ritroveremo in un mondo completamente 3D e totalmente personalizzabile. 23 Giugno: - Batman: Arkham Knight (PS4, Xbox One, PC) Batman è tornato! Uscito Joker dalle scene, è lo Spaventapasseri a seminare terrore tra le strade di Gotham City. In questo nuovo e ultimo capitolo della serie Arkham (trilogia ispirata al Cavaliere Oscuro) al nostro fianco avremo personaggi storici come Robin e Batgirl che all'occorrenza potranno diventare giocabili grazie al sistema "Dual Play". - Devil May Cry 4 - Special Edition (PS4, Xbox One) Alla lunga lista di rimasterizzazioni, si aggiunge Devil May Cry 4 che uscì originariamente su PS3 e Xbox 360. La riedizione comprende ovviamente il gioco portato alla risoluzione 1080p, un nuovo livello di difficoltà, 3 personaggi aggiuntivi e skin esclusive. - Final Fantasy XIV - Heavensward (PS4, PS3) Prima espansione di Final Fantasy XIV - A Realm Reborn.
26 Giugno: Yoshi’s Wolly World (WiiU) Nuova esclusiva Nintendo che vede come protagonista il famosissimo (e carinissimo) dinosauro verde in una nuovissima e sofficissima rivisitazione grafica: il nostro Yoshi infatti vivrà la sua avventura in un mondo fatto interamente di lana e tessuti colorati!
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