La collana raccoglie i contributi di autori impegnati ad approfondire molteplici risvolti del progetto di architettura – ibrido, sinergico, integrato ed empatico – attraverso pratiche di manipolazione e manutenzione dell’esistente in grado, da un lato, di ricucire i contesti urbani e, dall’altro, di operare risarcimenti di carattere ambientale, sociale ed economico. Expectations vuole alimentare il dibattito culturale attraverso la divulgazione di ricerche che anticipano scenari di sviluppo urbano facendo affiorare le latenze che sfuggono allo sguardo monodisciplinare e approfondendo tematiche attinenti a differenti ambiti di applicazione: dalla storia, alla progettazione architettonica e strutturale, all’analisi tecnologica, alla produzione edilizia, al paesaggio e alla città. Le finalità scientifiche e culturali del progetto Expectations trovano riscontro anche nel pensiero di Alejandro Aravena, Premio Pritzker per l’Architettura nel 2016: «Bisogna offrire risposte con ciò che serve, abbandonando la sicurezza dell’irrilevanza e correndo il rischio della rilevanza.» Collana editoriale internazionale con obbligo del peer review (SSD A08 – Ingegneria Civile e Architettura) e in ottemperanza alle direttive del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), dell’Agenzia Nazionale del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) e della Valutazione Qualità della Ricerca (VQR). Peer Review per conto della direzione o di un membro della redazione e di un esperto esterno (clear peer review).
This series showcases contributions by authors exploring the multiple implications of architectural projects – whether hybrid, synergic, combined or empathetic – through practices involving manipulation and maintenance of existing building stock, capable, on the one hand, of reconnecting urban contexts, – and on the other, of bringing about social, economic and environmental compensations. Expectations intends to promote the cultural debate by disseminating research that anticipates scenarios of urban development and brings forth latent aspects often eluding the mono-disciplinary approach as well as exploring themes related to different areas of application: from architectural history to architectural and structural design, from technological analysis to building production, landscape and the city. The scientific and cultural aims of the Expectations are also reflected the philosophy of Alejandro Aravena, winner of the Pritzker Architecture Prize for 2016: «We must provide answers with what is needed, leaving the safety of irrelevance and running the risk of relevance.» International editorial series with the obligation of peer reviews (Area A08 – Civil Engineering and Architecture and in compliance with the guidelines of the Italian National University Council (CUN), the National Agency for the Evaluation of the University and Research Systems (ANVUR) and the Evaluation of the Research Quality (VQR). Peer Review on behalf of the Editor’s Office or of a member of the editorial staff or of an external expert (clear peer review).
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Expectations Collana ideata e diretta da / Series created and curated by
Marina Montuori
Learning from Rea project
Network of Excellence for the internationalization of education in the field of architecture Rete di Eccellenza per la internazionalizzazione della formazione nel campo dell’architettura a cura di / edited by Barbara
Angi, Michele Roda
ISBN: 978-88-6242-205-5 First edition March 2018 Prima edizione Marzo 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Barbara Angi, Michele Roda © Texts and images: their authors È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. No part of this book may be reproduced or transmitted in any form or by any means, including photocopying, even for internal or educational use. Italian legislation only allows reproduction for personal use and provided it does not damage the author. Therefore, reproduction is illegal when it replaces the actual purchase of a book as it threatens the survival of a way of transmitting knowledge. Photocopying a book, providing the means to photocopy, or facilitating this practice by any means is like committing theft and damaging culture. If it had been made mistakes or omissions concerning the copyrights of the illustrations, we will gladly fix it in the next reprint. Book design: Francesco Trovato Translation by the authors Text by Barbara Angi [BA] Text by Michele Roda [MR] LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italy Web: www.letteraventidue.com Facebook: LetteraVentidue Edizioni Twitter: @letteraventidue Instagram: letteraventidue_edizioni
Università degli Studi di Pavia (Unipv) Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura Civil Engineering and Architecture Department
Politecnico di Milano (Polimi) - Polo Territoriale di Piacenza Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Department of Architecture and Urban Studies
Università degli Studi di Brescia (Unibs) Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e di Matematica Department of Civil, Environmental, Architectural Engineering and Mathematics
This publication is made possible thanks to the contribution of Fondazione Cariplo promoter of the program: REA, Excellence Network for Internationalization of education in the field of Architecture (Announcement: Promote the formation of human capital of excellence, grant n° 2011-1416) and from the consortium between the Università degli Studi di Pavia, Politecnico di Milano (Polo territoriale di Paicenza) and the Università degli Studi di Brescia La presente pubblicazione è realizzata grazie al contributo di Fondazione Cariplo promotore del programma: REA, Rete di Eccellenza per la Internazionalizzazione della formazione nel campo dell'Architettura (Bando: Promuovere la formazione di capitale umano di eccellenza, grant n° 2011-1416) e del consorzio tra l’Università degli Studi di Pavia, il Politecnico di Milano (Polo territoriale di Piacenza) e l'Università degli Studi di Brescia Research Unit / Unità di ricerca • Università degli Studi di Pavia (Unipv) Roberto De Lotto (national coordinator / coordinatore nazionale), Angelo Bugatti, Nadia Bertolino, Anna Brizzi, Tiziano Cattaneo, Ioanni Delsante, Giulia Esopi, Veronica Gazzola, Paolo Ghilardi, Carlo Lai, Sara Malinverni, Elisabetta Maria Venco, Carla Molinari, Cecilia Morelli di Popolo, Alessandra Sandolo, Susanna Sturla, Paolo Venini, Epifanio Virga • Politecnico di Milano (Polimi) - Polo Territoriale di Piacenza Guya Bertelli (scientific coordinator / coordinatore scientifico), Paola Bracchi, Juan Carlos Dall'Asta, Massimo Galluzzi, Dario Giordanelli, Pasquale Mei, Sara Protasoni, Gaia Redaelli, Michele Roda, Sandro Rolla, Stefano Stabilini, Carlos Garcia Vazquez • Università degli Studi di Brescia (Unibs) Marina Montuori, Angelo Luigi Camillo Ciribini (scientific coordinators / coordinatori scientifici), Barbara Angi, Massimiliano Botti, Genny Celeghini, Mara Flandina, Lorenzo Noè, Filippo Orsini, Anna Rizzinelli, Alberto Soci International partners / Partner internazionali Cibic Workshop, Milano (IT), Escuela de Arquitectura Las Palmas de Gran Canaria (ES), Escuela Técnica Superior de Arquitectura, Universidad de Sevilla (ES), Estudio SIC, Madrid (ES), ETSAB Barcelona - Escuela Tecnica Superior (ES), Instituto Superior de Agronomia Universidade Técnica de Lisboa (PT), LOT-EK Architecture & Design, New York (USA), Massachusetts Institute of Technology, CoLab & Senseable City Lab, Boston (USA), Neapolis University Cyprus (CY), Nemesi Studio, Milano, (IT), Observatorio del Paisaje de Canarias (ES), Paris Val de Seine, École Nationale Superieure de Architecture, Paris (FR), PROAP - Estudos e Projectos de Arquitectura Paisagista, Lisboa (PT), rat[LAB] - Research in Architecture & Technology, London (UK), TAMassociati taking care in architecture, Venezia (IT), Tongji University of Shanghai, College of Architecture and Urban Planning (CAUP), Universidad Nacional de Ingeniería de Lima (PE), Università Iuav, Venezia (IT)
CONTENTS INDICE SECTION PARTE
CULTURAL NOMADISM NOMADISMO CULTURALE
Gazes in section Sguardi in sezione Guya Bertelli
15
Erasmus generation Generazione Erasmus Marina Montuori
35
Learning from REA: Multi/inter/trans-disciplinary and cultural approaches Insegnamenti del progetto REA: Multi/inter/trans-disciplinarità e approcci culturali Roberto De Lotto
47
SECTION PARTE
ARCHITECTURE TALKS COLLOQUI DI ARCHITETTURA
Interdisciplinary crossroads Crocevia interdisciplinari Barbara Angi
75
Shifts, architecture after the 20th Century Shifts, l'architettura dopo il 20° Secolo Hans Ibelings
79
Posthumanism and degrowth: towards a new model of urban development Postumanesimo e decrescita: verso un nuovo modello di sviluppo urbano Carlos García Vázquez
95
Lot-Ek O+O (Objects+Operations) Ada Tolla, Giuseppe Lignano
115
Interpreting the space in the small scale Interpretare lo spazio alla piccola scala Manuel Aires Mateus
137
How architecture comes into being. Gottfried Semper: design as an interface between science and poetry Come l’architettura diventa reale. Gottfried Semper: progetto come medium tra scienza e poesia Sonja Hildebrand
155
Simplification of the complex: finding the control Controllo della supercomplessità Sushant Verma
SECTION PARTE
173
ARCHITECTURAL LOISIRS PROCESSES PROCESSI ARCHITETTONICI [RI]CREATVI
Connections for knowledge Connessioni per il sapere Michele Roda
193
International Summer school for Advanced Studies UniBs Water and Landscape in Architecture
196
Towards another reality Verso un'altra realtà Barbara Angi
199
Infrastructural landscape Matteo Bertoni, Serena Fanetti, Claudio Gogna, Marco Gorlani, Antonio Grasso, Caterina Lovo Gagliardi, Matteo Merigo, Manuele Ottelli, Lorenzo Piovani, Giuliana Scuderi
208
The coaster. Changing point of view: from the Sea towards the Mount Teide Il Coster. Cambio di punto di vista: dal mare verso il monte Teide Marcello Martino
218
Murallas Viventes Caterina Belleri, Fabiana Freschi, Valentina Jaimez, Maria Kaliora , Marco Merigo, Nasia Kalokerinou, Alice Olivetto, Claudia Saglimbeni, Silvia Serafini, Ruchi Varma
228
PoliMi thesis & Multi-scale Architecture and Urban Design Studio 1 Laboratory Tesi & Laboratorio Multi-scale Architecture and Urban Design Studio 1 PoliMi Michele Roda
236
Territorial ecology: a way to create common good and social sustainability Viola Cambiè, Riccardo Castiglioni, Elisa Cavallaro, Emanuele Giorgi, Fabio Marchiori, Salvo Scarcella, Letizia Palumbo
246
International Winter School for Advanced Studies UniPv Waterfront Renovation, Architectural and Urban Design for 16 Pier Ferry Terminal & Affiliated District
252
Shanghai: a flexible megacity Shanghai: una megalopoli flessibile Roberto De Lotto
255
Retrospect on Eco-city Construction and Green Building Development in Shanghai Retrospettiva sulla costruzione delle Eco-City e dello sviluppo dei Green Buildings a Shanghai Chen Yi, Deng Wu
261
Shanghai, between China and the World. Exception and rule of an exemplary city Shanghai, tra Cina e Mondo. Eccezione e regola di una città esemplare Pasquale Mei, Michele Roda
273
Shining Shanghai Gabriele Farina, Luca Fogliata, Elisa Maserdotti, Alessandro Mensi, Andrea Nicolini, Tau Qiran, Liu Yang, Gianluigi Zonni
286
Void density Maria Carmela Bruno, Arianna Dada, Emanuela Gussoni, Dana Jovanovska, Anh Le Thi Ngoc, Antonina Salmina, Alessandro Usuelli
292
International Winter School for Advanced Studies PoliMI Strange fruits. A sculpture garden for “Parque de Materiales” at Seville’s Shipyard
298
Artistic regenerations Rigenerazioni artistiche Filippo Orsini
301
Water Walkscape Sara Belleri, Alice Giorgia Beretta, Laura Borgognoni, Andrea Chiesa, Alessandro Mensi
318
Recorridos temporales Pierluigi Bardi, Beatrice Bigi, Marco Mussella, Amanda Padilla, Carlo Turla
324
Lines on movement Sara Bullini, Camilla Di Bernardo, Mauro Giaretta, Giuseppe Ippolito, Xhuila Qushku, Debora Vermi
328
Cluster-reload Barbara Angi
335
The real social network Il social network reale Massimiliano Botti
357
The Housing of Tomorrow Alberto Soci OC Piacenza | One City many landscapes OC Piacenza | Una Città tanti Paesaggi OC Open City Research Laboratory
369 391
01
SECTION PARTE CULTURAL NOMADISM NOMADISMO CULTURALE
Gazes in section
Un viaggio “tra” i paesaggi della contemporaneità Guya Bertelli Full Professor of Architectural and Urban Design, Politecnico di Milano, Polo di Piacenza Professore ordinario di Composizione Architettonica e Urbana, Politecnico di Milano, Piacenza Campus
¶ Boundary conditions «Every existence is the expression of a conflict between the erosive and degrading effect of duration and an abstract principle of permanence which ensures the stability of the thing that I call, following Heraclitus, its logos» René Thom, 1983
¶ Condizioni al contorno «Ogni esistenza è l’espressione di un conflitto tra l’effetto erosivo e degradante della durata e un principio astratto di permanenza che assicura la stabilità della cosa e che io chiamo, seguendo Eraclito, il suo logos» René Thom 19831
1
Le complesse problematiche aperte dalle modificazioni più recenti in ogni ambito del sapere, chiamano oggi la ricerca a interrogarsi sulla validità, totale o parziale, dei paradigmi e degli strumenti applicativi propri della nostra disciplina, al fine di recuperare ancora una volta il ruolo e il significato del progetto nella mutata condizione della sua contemporaneità. In questa prospettiva, l’adesione del Polo di Piacenza al programma REA rientra a pieno titolo nella missione e negli obiettivi che il Politecnico di Milano ha prefigurato per questo decennio in termini di interscambio culturale e di circolazione dei saperi tra l’Ateneo e le altre Scuole di Architettura nazionali e internazionali. Una missione che si dimostra ancor più necessaria se la si rapporta all’epoca in cui stiamo vivendo, che vede la comunità scientifica
The complex problems opened up by the most recent changes in every field of knowledge, call the research to question the validity, total or partial, of the paradigms and application tools of our discipline, in order to recover once again the role and meaning of the project in the changed condition of its own contemporaneity. In this perspective the participation to REA program by Politecnico di Milano – Piacenza Campus, is a direct consequence of goals and missions that the School has given itself in terms of cultural exchanges and spreading of knowledge among Politecnico and other, national and international, Architecture Schools. It’s a role even more important in the age we are living in, that is calling the whole 15
Parte 01
NOMADISMO CULTURALE
scientific community (made of teachers and students) to deeply reflect on the possible identity of our landscapes: the ones we inhabit and that we cross every day, the ones we meet or touch only for a few moments. Looking at the landscape today – as we have done so much in the experiences of the workshops described and communicated in the next pages of this book as well as in the theoretical lectures – means nevertheless to postulate the need for a radical change of perspective in our approach, both theoretical and experimental: the conditions along the boundaries are changing rapidly and unstoppably, provoking a complex transformation that seems also to invest not only academic, cultural and social environments, but also the physical spatiality, privileged area of our observation. In this background, Architecture and Landscape become categories that move towards an hybridization in an ever more marked relational logic, in some aspects this phenomenon sounds like a natural reflection of the digital revolution and of telematic developments that has changed in depth, starting some decades ago, our ways of thinking and acting with clear impacts on our own social body. The IT tools have in fact offered our discipline not only an unprecedented range of action, but also a complexity of variables at all scales of intervention, able to affirm and promote what we could define a new “aesthetics” of design. Talking of “new landscape”, in the singular, however, risks to be misunderstood in this perspective not only because the landscapes that are in front of us are many, plural and complementary, but also because they seem more and more complex, overlapped and interacting.
chiamata a riflettere nuovamente sulla possibile identità dei nostri paesaggi: quelli che abitiamo e che attraversiamo tutti i giorni, quelli che percorriamo provvisoriamente o che sfioriamo solo per pochi istanti. Guardare al paesaggio oggi – come è accaduto sia nelle esperienze dei workshop descritti e illustrati nel volume, sia nelle discussioni di natura maggiormente teorica e concettuale – significa, tuttavia, postulare la necessità di un radicale cambiamento di rotta nell’approccio, sia teorico che operativo: le condizioni al contorno stanno infatti mutando rapidamente e in maniera inarrestabile, provocando una modificazione complessa che sembra investire in modo significativo non solo gli ambiti accademici, culturali e sociali, ma anche soprattutto la spazialità fisica, sfondo privilegiato del nostro osservare. In questo contesto Architettura e Paesaggio divengono categorie che tendono a ibridarsi in una logica relazionale sempre più emergente, per certi versi riflesso naturale della rivoluzione digitale e degli sviluppi telematici che da qualche decennio stanno trasformando nel profondo il nostro modo di pensare e di agire, con evidenti riflessi nel nostro stesso corpo sociale. Gli strumenti informatici hanno infatti offerto alla nostra disciplina non solo una ampiezza di azione senza precedenti, ma anche una complessità di variabili a tutte le scale di intervento, in grado di affermare e promuovere ciò che potremmo definire una nuova “estetica” della progettazione. Parlare di “nuovo paesaggio” al singolare rischia in tale prospettiva di essere fuorviante, non solo perché i paesaggi che si presentano allo sguardo della nostra contemporaneità sono molti, plurali e complementari, ma anche perché paiono sempre più complessi, sovrapposti e interferenti. Se volessimo provare infatti a elaborare una 16
Section 01
CULTURAL NOMADISM
If we want to try to elaborate a brief chronology of the events that took place in the last sixty years, we could hypothesise to be entering into the fourth “era” of the landscape, in which “the conditions”, paraphrasing what Bernardo Secchi foreshadowed more than thirty years go are, “they are still changing”2. Adopting a critical approach to this topic, we can write that from the post-war period until now we have crossed three recognizable phases of identity, each one left a lasting mark not only in human historical society, but also in the sites themselves of living, individual and collective. The first was experienced precisely in the Sixties and in the Seventies: it is the period of anthropogeographic landscape, marked by signs done by the humankind on nature and strongly related with the idea of territory in its different declinations of field, system and whole. Emblem of this moment is Vittorio Gregotti with the paradigmatic, and rightly still famous, number of «Edilizia Moderna»3. The following decades (the Eighties and the Nineties) see a tangible overthrow both in the applicative approach and in the ideologies, which read increasingly the concept of landscape overlapping with the concept of public space. Following some extraordinary urban experiences (Barcelona or Berlin, just to quote two of the most striking case studies), the public space design enters in a sort of golden age from which a coincidence emerges among landscape and collective space, among void and open space, which limits in some ways the landscape into a strongly urban dimension, accompanied in parallel by the whole theme of “non-places” and introverted atopies, close to becoming the new icons of the surmodernity4.
sintetica cronologia degli eventi susseguitisi negli ultimi sessant’anni, potremmo ipotizzare di essere entrati in una quarta “epoca” del paesaggio, nella quale “le condizioni”, parafrasando ciò che Bernardo Secchi prefigurava più di trent’anni or sono, “stanno ancora cambiando”2. Adottando un approccio critico al tema, possiamo così affermare che dal dopoguerra a oggi abbiamo attraversato tre riconoscibili fasi identitarie, ognuna delle quali ha lasciato un segno indelebile non solo nella società umana storica, ma nei luoghi stessi dell’abitare, individuale e collettivo. La prima è stata vissuta proprio tra gli anni Sessanta e Settanta; è il periodo del paesaggio antropogeografico, contrassegnato dai segni incisi dall’uomo sulla natura e fortemente correlato all’idea di territorio, nelle sue diverse declinazioni di campo, sistema, insieme. Emblema di questo momento è senza dubbio la figura di Vittorio Gregotti, con il paradigmatico e giustamente ancora famoso numero di «Edilizia Moderna»3. I decenni successivi (anni Ottanta e Novanta) subiscono un rovesciamento tangibile sia nell’approccio applicativo sia nelle ideologie, che vedono coincidere sempre più il concetto di paesaggio con quello di spazio pubblico. Sulla scorta di alcune straordinarie esperienze urbane (Barcellona, Parigi o Berlino, tanto per citare tre tra i casi-studio più eclatanti) la progettazione dello spazio pubblico vive allora una sorta di golden age dalla quale sembra emergere appunto una sovrapposizione tra spazio architettonico e spazio collettivo, tra vuoto insediativo e spazio aperto, che limita in qualche modo il paesaggio a una dimensione fortemente urbana, corredata in parallelo da tutta la tematica dei “non-luoghi” e delle atopie introverse, prossime a diventare le nuove icone della surmodernità4. Condizione da cui si svilup17
Parte 01
NOMADISMO CULTURALE
It’s a condition which originates the third phase, almost as a counterpoint, simplistically interpreted as the revenge of the nature on artifact: not anymore a natura naturata but a nature that became wild, that puts in the field, all together and without hesitation, its own dissimilarities and incoherences. Symbolic figure of the period is Gilles Clément5, but to attract the interest of scholars and designers are no longer the great figures of the anthropogeographic landscape or those, equally apparently resolutive, of public space and of urban void. The view is now focusing on the places of absence, on the clearings, on the processes – self-generating – of a nature that is able to regain its own spaces occupying residual ones, left by the humankind or forgotten by the most recent planning6. This “change”, recognizable interpreter of the first signs of a crisis that will fully explode only in the first decade of the millennium, will reach us with its extreme consequences, bringing to the attention, even if in a more fragile perspective, the end of those “great stories” that had still supported, albeit with difficulties and in different ways, the phases which we previously described. “The truth, however the best known economists say - is that, as in all the revolutions in the history of humanity, the phenomena supporting change are chaotic, unpredictable and non-linear”7 and this makes it even more difficult to make hypotheses about the future . If it is possible to talk of a fourth period in the idea of landscape in fact –as we try to introduce here – it is necessary to define a renewed field of interest that wants to move away for a moment from the prefigurations outlined by the Revolution 4.0,
pa, quasi per contrappunto, la terza fase, sinteticamente interpretabile ancora una volta come la rivincita della natura sull’artificio; non più una natura naturata però, ma una natura tornata selvaggia, che mette in campo in una volta e senza remore, tutte le sue difformità e incoerenze. Figura simbolica del periodo è Gilles Clément5, mentre ad attirare l’attenzione di studiosi e progettisti non sono più né le grandi scale del paesaggio antropogeografico né quelle, solo apparentemente più raggiungibili, dello spazio pubblico o del vuoto urbano. Lo sguardo si focalizza ora sui luoghi dell’assenza, sulle radure, sulle mancanze, sui processi – autorigenerativi – di una natura che, seppure più fragile, è capace di riconquistare i suoi spazi occupando anche quelli residuali, abbandonati dall’uomo o dimenticati dalla pianificazione più recente6. Questo “cambiamento”, interprete riconoscibile dei primi segnali di una crisi che esploderà pienamente solo nel primo decennio del Duemila, giungerà a noi alle sue estreme conseguenze, riportando all’attenzione, anche se in un’ottica più fragile appunto, la fine di quei “grandi racconti” che avevano ancora sorretto, seppur con fatica e in modo diverso, le fasi precedentemente descritte. «La verità però – sostengono i più noti economisti – è che, come in tutte le rivoluzioni nella storia dell’umanità, i fenomeni alla base del cambiamento sono caotici, imprevedibili e non lineari»7 e questo rende ancor più arduo fare ipotesi rispetto al futuro. Se è possibile parlare di una quarta fase nell’idea di paesaggio infatti – come qui proviamo a introdurre – è necessario definire un rinnovato campo d’interesse che vuole allontanarsi per un momento dalle prefigurazioni delineate dalla Rivoluzione 4.0, ipotesi di un pensiero prevalentemente economico e politico, per riportare al centro 18
Section 01
CULTURAL NOMADISM
hypothesis of a predominantly economic thought and political, to bring to the center of attention the topic of urban form and physical space where the project is renewed today. A context that seems increasingly to coincide, in this interpretation, with the intermediate space, that is, the space between able to gather and involve all those elements that no longer reside or on one side (in the increasingly resilient nature, whether it is wild clear or urbanized countryside) or the other (in the artifact in the strict sense, today coinciding with the existing remnant), but tend to move dynamically from one to the other contending regions, contaminating each other in a continuous and incessant wander8. This condition leads us to affirm that not only the landscape is no longer the symbolic background of a purely aesthetic look, but not even architecture can be read as a mere artifact, an inexhaustible deposit of previous transformations, but rather that both are recognizable today as “sites”, entities very different from the previously mentioned spaces. This is not just a formal difference, but one of the critical and conceptual node that we must have the courage to face with: in space architecture is generated; in the place, instead, it is architecture that gains an active role in generating relationships with other elements and with other architectures, ensuring that the term relationship takes on an increasingly decisive and design relevance: only if architecture is “the place of relationships” in fact, we can affirm that it coincides with the “fourth landscape”, as a privileged background on which relations can place their concurrent and concentric force at the same time.
dell’attenzione il tema della forma urbana e dello spazio fisico in cui il progetto oggi si rinnova. Un contesto che sembra sempre più coincidere, in questa interpretazione, con lo spazio intermedio, ovvero quello spazio tra in grado di raccogliere e coinvolgere tutti quegli elementi che non risiedono più né da una parte (nella natura sempre più resiliente, sia essa radura selvaggia o campagna urbanizzata) né dall’altra (nell’artificio in senso stretto, oggi coincidente con l’esistente sopravvissuto), ma tendono a spostarsi dinamicamente da una all’altra delle regioni contendenti, contaminandosi a vicenda in un continuo e incessante errare8. Tale condizione ci porta ad affermare che non solo il paesaggio non è più lo sfondo simbolico di uno sguardo prettamente estetico, ma nemmeno l’architettura può più essere intesa come mero artefatto, deposito inesauribile delle trasformazioni precedenti, ma piuttosto che entrambi sono riconoscibili oggi come “luoghi”, entità ben diverse dagli spazi precedentemente nominati. Non si tratta di una differenza solo formale, ma di uno dei nuclei critici e concettuali che dobbiamo avere il coraggio di affrontare: nello spazio l’architettura viene generata; nel luogo invece è l’architettura a conquistarsi un ruolo attivo nel generare relazioni con altri elementi e con altre architetture, facendo sì che il termine relazione assuma una rilevanza sempre più decisiva e progettuale: solo se l’architettura è “il luogo delle relazioni” infatti, possiamo affermare che essa coincide con il “quarto paesaggio”, in quanto sfondo privilegiato sul quale le relazioni possono mettere in campo la loro forza simultaneamente concentrativa ed estensiva.
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Interpreting the space in the small scale
Interpretare lo spazio alla piccola scala Manuel Aires Mateus Architect, Professor of Architectural and Urban Design, Universidade Autònoma de Lisboa, Professor of Architectural Design at the Academy of Mendrisio - USI Architetto, Professore di Composizione Architettonica e Urbana, Universidade Autònoma de Lisboa, Professore di Progettazione all’Accademia di Mendrisio – USI
¶ Forward1 To have a dialogue with Manuel Aires Mateus about architecture, in front of a large group of International students, in an Italian School of Design, is a fascinating experience. His career, composed of architectural design, building construction and teaching, originates from Portugal with very strong connections with Italian tradition. Manuel Aires Mateus can be seen as an emblem of European architect, working about the continuously changing and moving border between innovation and tradition. So in his drawings (and in his models, that are outstanding consolidations of ideas into materials) you can feel references from some of the most significant Portuguese architects (from Alvaro Siza to Gonçalo Byrne) but also the atmospheres of timeless typologies (a patio, a court, a cupola). Moreover, it is exactly in the void spaces – experienced and communicated not just in the buildings but also in some notable installations – that you can find the deepest sense of his poetic. For Piacenza lecture, Manuel Aires Mateus proposed to discuss the general workshop topic through small buildings testing different and alternative
¶ Introduzione1 Discutere di architettura con Manuel Aires Mateus davanti a un vasto gruppo internazionale di studenti in una scuola italiana è un’esperienza affascinante. Il suo percorso disciplinare fatto di progetto, costruzione e insegnamento muove dal Portogallo se pur con legami molto forti con la tradizione italiana. Manuel Aires Mateus può essere visto come l’emblema dell’architetto europeo che si trova a lavorare sul margine, in continuo movimento e adattamento, tra innovazione e tradizione. Così nei suoi disegni (e nei modelli che sono significativi consolidamenti delle idee nei materiali) si possono leggere i riferimenti ad alcuni tra i più importanti architetti portoghesi (da Alvaro Siza a Gonçalo Byrne) ma anche le atmosfere di tipi senza tempo: un patio, una corte, una cupola. Ed è esattamente nei vuoti – sperimentati e comunicati non solo negli edifici costruiti, ma anche in alcune importanti installazioni – che si può ritrovare il senso più profondo della sua poetica. Per la lezione tenuta a Piacenza ha affrontato il tema generale del workshop attraverso la descrizione di alcuni piccoli edifici che permettono di sperimentare diverse e alternative relazioni con gli 137
Parte 02
COLLOQUI DI ARCHITETTURA
138
Section 02
ARCHITECTURE TALKS
relationships with the surrounding environments. The conference is clearly structured around four categories but it lets a transversal reading where the contact architecture-landscape becomes the topical aspect.
ambienti che li circondano. La conferenza si struttura con chiarezza intorno a quattro categorie, ma permette al tempo stesso una lettura trasversale in cui il rapporto architettura–paesaggio diventa aspetto predominante.
¶ Interpreting the space in the small scale To read the space we need to get and to understand that architecture is not connected with the scale. And the same is for the possibilities architecture itself is able to create. Scale doesn’t matter. As well, the amount of money involved in a project or in a transformation doesn’t matter. We like to see another horizon: it’s always possible to explore ideas, and so to work about architecture, in the very small scale. This lecture wants to give suggestions in this direction. I’m not telling about complex buildings or huge transformations, but about small and precise architectural stories. I’ve selected them in four different categories: 1. two projects presented in the last editions of Venice Biennale of Architecture, 2. two ruins, 3. two house, 4. two cabins.
¶ Interpretare lo spazio alla piccola scala Per leggere lo spazio abbiamo l’esigenza di capire che l’architettura non è connessa con la sua scala, e lo stesso vale per le possibilità che l’architettura è in grado di generare. La scala non importa. Ugualmente, le somme di denaro impiegate in un progetto o in una trasformazione non contano. Ci piace vedere un orizzonte diverso: è sempre possibile esplorare idee, e quindi lavorare intorno all’architettura, a scala molto piccola. Questa lezione vuole dare suggestioni in questa direzione. Non racconterò di edifici complessi o di grandi trasformazioni, ma solo di piccole e dettagliate storie architettoniche. Le ho selezionate organizzandole in quattro categorie: 1. due progetti presentati in due edizioni della Biennale di Architettura di Venezia; 2. due rovine; 3. due case; 4. due capanni.
¶ Projects exhibited at Venice Biennale of Architecture In the 2010 Biennale [1] [2], our main idea was to show the visitors the spirit of the space. In this way we tried to be coherent with the topic building an installation which lets people to meet in architecture. Therefore, we presented eight different houses we have designed. They were characterized by a similar program: single-family houses that forced us – during the design process – to work hardly about shapes and spaces, and so about their re-
¶ Progetti presentati alla Biennale di Architettura di Venezia Nella Biennale del 2010 [1] [2], la nostra idea principale consisteva nel mostrare ai visitatori lo “spirito dello spazio”. In questo senso abbiamo tentato di essere coerenti con il tema generale costruendo un’installazione che permettesse alle persone di incontrarsi nell’architettura. Abbiamo presentato otto differenti progetti di case. Erano il frutto di un programma analogo: case unifamiliari che ci hanno spinto a lavorare intensamente sulla forma e sugli spazi, nonché sulle re139
Parte 02
COLLOQUI DI ARCHITETTURA
lationships which have to be characterized by independency. Therefore, what emerged in the projects is mainly attention to the ways which people can live. Sensitivity becomes the best way through which architecture can help people. Draw spaces means design the chances of life, with the limits that become matter. Space is defined by shape, texture, colour, temperature, smell, light. This also happens with the vacuum, the result of a mental control process on the building where space is at the center of reflection: adding the subtraction, building the digging. This leads the centre of experience from form to life. Conventional models sounded as the best way to re-centered the project in the idea of the scale. We wanted visitors were allowed to be very close to the models to let them to think about scale, shape and space. Together with the eight white models, we presented also a large installation - 10 meters x 10 meters – intended as a negative model, able to be in touch with the scale. In addition, this part allowed people to enter and to cross, making the spirit of the space clear and tangible. Two years later – still at Venice Biennale – site and ambition changed. Common Ground, the topic chosen by David Chipperfield, is a cultural level that wants to put together everybody. As first action, we decided to interpret the theme building something in-site specific, which was not representing something else. We had a site in a very special position in Arsenale. Something fascinating and impacting was all around, a sort of design was already there. Certain memories were inside the site. They generated, in the history, walls and buildings. Moreover, they still contributed to build our installation. The main idea was to construct a system of sol-
lazioni che si sono poi caratterizzate per la loro indipendenza. In questo modo ciò che è emerso nei progetti è soprattutto un’attenzione ai modi in cui le persone possono vivere. La sensibilità diventa il modo migliore con cui l’architettura può aiutare le popolazioni. Disegnare i luoghi significa disegnare le possibilità di vita, con i limiti che diventano materia. Lo spazio è definito da forma, texture, colore, temperature, odore, luce. Succede anche con il vuoto, risultato di un processo mentale di controllo sulla costruzione in cui lo spazio è al centro della riflessione: aggiungendo la sottrazione, costruendo lo scavo. Questo fa slittare il centro dell’esperienza dalla forma alla vita. Le maquette tradizionali si sono rivelate lo strumento migliore per rimettere il progetto al centro, nell’idea di scala. Volevamo che i visitatori fossero autorizzati ad avvicinarsi molto ai modelli per permettere loro di riflettere sui temi della scala, della forma e dello spazio. Insieme agli otto modelli bianchi, abbiamo presentato anche un’installazione più grande – 10 m X 10 m – intesa come una maquette al negativo, sempre capace di rapportarsi al tema della scala. Anche questa permetteva alle persone di entrare e di attraversare l’installazione, rendendo chiaro e toccabile con mano quello che per noi è lo spirito dello spazio. Due anni più tardi – sempre alla Biennale di Venezia – sono cambiati il luogo e l’ambizione. Common Ground, il tema proposto da David Chipperfield, è un piano culturale che vuole mettere tutti sullo stesso livello. Come prima azione, abbiamo deciso di interpretare il soggetto costruendo qualche cosa pensata come specifica per il luogo e che quindi non rappresentasse altro. Ci hanno assegnato un sito in una posizione molto speciale: all’Arsenale. L’intorno era affascinante e impattante: una sorta di progetto era già lì. Al140
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ARCHITECTURE TALKS
On the previous pages / Nelle pagine precendenti: 1. Aires Mateus Arquitectos, Voids, Venice Biennale of Architecture (IT), 2010, © Claudio Natalini 2. Aires Mateus Arquitectos, Voids, Venice Biennale of Architecture (IT), 2010. © Aires Mateus Arquitectos In this page / In questa pagina: 3. / 4. Aires Mateus Arquitectos, Radix, Venice Biennale of Architecture (IT), 2012. © Nico Saieh
cune memorie erano all’interno del sito. Memorie che, nella storia, hanno generato muri ed edifici e che hanno contribuito a costruire l’installazione stessa. L’idea principale è stata quella di realizzare una solida struttura in acciaio, con alcune bucature in negativo di dimensioni diverse. Si rifletteva nel bacino d’acqua, creando sensazioni e viste piacevoli. [3] [4] Così il nostro progetto è stato capace di costruire nuovi spazi all’interno di
id steels, with negative holes made by different shapes. It reflects itself in the water of the basin of Arsenale, creating nice feelings and views. [3] [4] However, our design is able to build new spaces inside existing conditions through real materials. With this operation, we want to reach a human scale. That means also human proportions and, as result, a human atmosphere. 141
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COLLOQUI DI ARCHITETTURA
¶ Ruins Ruins can be seen as symbols and emblems of our contemporary era. Moreover, sometimes they come from unexpected situations. Architecture is called to face with them, in order to reach the best option in the worst condition. The first ruin I like to present is in Arràbida [5] [6] which is a very beautiful area, a natural park not far from Lisbon. It is a place very difficult to build in because of its landscape and natural condition. We started a construction there, then we had a fight with the administration and we had to stop it. Now we are starting, after 5 years of waiting and abandonment, and the starting point has to be the ruin.
condizioni esistenti, attraverso materiali reali. Con questa operazione abbiamo voluto raggiungere la scala umana. Che significa anche proporzioni umane e, come risultato, un’atmosfera umana. ¶ Rovine Le rovine possono essere interpretate come simboli ed emblemi della nostra epoca contemporanea. Spesso derivano da situazioni inattese. L’architettura è chiamata a confrontarsi con questa situazione, con l’obiettivo di trovare l’opzione migliore nella circostanza peggiore. La prima rovina si trova ad Arràbida [5] [6] in un’area molto bella, un parco naturale non distante da Lisbona. Si tratta di un luogo in cui risulta molto difficile costruire proprio a causa del paesaggio e della condizione naturale. Abbiamo iniziato un cantiere lì, poi è subentrato un contenzioso con l’amministrazione e ci siamo dovuti fermare. Adesso stiamo ripartendo, dopo cinque anni di attesa e di abbandono, e il punto di partenza non può che essere la rovina stessa. Che è fatta di cemento e con la quale dobbiamo lavorare, leggendola come una preesistenza. Il processo deve partire da qui ed è principalmente rivolto ad affrontare la relazione che si genera con il paesaggio. L’edificio è composto da diversi volumi di forma rettangolare che, in pianta, danno forma a una piazza. Questo basamento è coperto con una sequenza di piscine. L’idea era di dare a queste vasche d’acqua la possibilità di riflettere le colline, gli alberi e il cielo. La nuova superficie si comporta quindi come uno specchio. Si tratta di uno dispositivo che abbiamo già usato in altri progetti, come quello per un piccolo hotel vicino a Lisbona: l’acqua di una piscina come elemento capace di riflettere il cielo e gli alberi. E, in questo senso, permette di comunicare un paesaggio che si presenta
5. / 6. Aires Mateus Arquitectos, House in Arrábida, Parque Natural da Arrábida (PT), 2011. © João Almeida
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ARCHITECTURE TALKS
It’s a ruin made in concrete and we have to work with it and around it, reading it as a pre-existence. The process has to move from here and is mainly oriented to discuss the relationship with the landscape. Different rectangular volumes shaping, in plan, a square, compose the building. Moreover, this platform is covered with different swimming pools. The idea is to give the pools the role to play reflecting hills, trees and sky. The new surface is working like a mirror. It is a tool we have used also in other designs, such as a small hotel, close to Lisbon: the water of a swimming pool is element able to reflect the sky and the trees. In addition, in this way, it lets to communicate a landscape without borders. You can reach an image of continuity from building to nature. In the Arràbida project, the first floor is hosting living rooms, so they are intended to be very open to the landscape. The lower level is instead the space for the family, with the bedrooms: for this program, it has an intimate layout with a small and protected central patio. It has not oriented towards the landscape but towards an internal dimension. The entire construction can be intended as a square inside the landscape. We think and we try to demonstrate that it is possible to use the external spaces in different and additional ways. It is a matter of cooperation with the nature: building a horizontal scape means also to stress the relations with the nature. Moreover, it helps to create a special atmosphere we have strongly sought in this home. The second ruin is in Monsaraz, in the south of Portugal, and it is another house. [7] [8] It is a very dry area, a natural park, where now it is not possible to build. Our task was a work about an existing house.
senza confini. Si può raggiungere un senso di continuità dall’edificio alla natura. Nel progetto di Arràbida il primo piano ospita gli spazi giorno, pensati per essere aperti verso il paesaggio. Il livello più basso invece corrisponde allo spazio per la famiglia, con le camere da letto che, in accordo con il programma, ha una distribuzione più intima con un cortile centrale piccolo e protetto. Non si estende verso il paesaggio ma verso una dimensione prevalentemente interna. Tutta la costruzione può essere letta come una piazza all’interno del paesaggio. Noi pensiamo e proviamo a dimostrare che è possibile utilizzare gli spazi esterni con diverse e molteplici soluzioni. Si tratta di un modo di cooperare con la natura: costruire un paesaggio prevalentemente orizzontale significa anche enfatizzare le sue relazioni con la natura. E aiuta a realizzare un’atmosfera speciale che abbiamo fortemente ricercato nell’abitazione. La seconda rovina si trova nel sud del Portogallo, a Monsaraz: un’altra casa. [7] [8] È situata in una zona molto secca, un parco naturale dove oggi non è più possibile costruire. Il nostro compito era quello di intervenire su una casa esistente. Le condizioni erano molto difficili da interpretare, soprattutto perché la natura è mutevole. La prima opzione su cui abbiamo provato a ragionare è stata di aprire il più possibile la casa verso il lago di Alqueva − non distante dall’edificio − così largo da sembrare quasi un mare. Mentre poi siamo riusciti a costruire una seconda idea orientata a racchiudere lo spazio. Anche in questo caso, cercavamo un’atmosfera speciale che passasse attraverso una forte divisione tra spazio interno e spazio esterno. Il riferimento principale è il progetto di Alvaro Siza per il Padiglione portoghese all’Expo di Lisbona del 1998. In quel caso vi era l’idea di progettare una piazza, ma Siza, 143
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COLLOQUI DI ARCHITETTURA
Conditions were very difficult to interpret, mainly because the nature changes a lot. The first option we tried was a temptation: to open the house towards the lake of Alqueva, not far from the building, which is so large that it sounds like a sea. Nevertheless, it was the second idea we managed to build and it is oriented to involve the space. In addition, in this case, we were looking for a special atmosphere. However, we thought to reach it through a strong division between internal and external space. The main reference is Alvaro Siza design for the Portuguese Pavillon in Lisbon Expo 1998. The idea was to design a square. When he was asked about, he replied that no, it was not possible to design a square there. Therefore, he made a fantastic canopy and it is the canopy designing the square. Our idea is similar to this process and methodology. We want to close the space, opening directly to the water a protected courtyard embracing the water. Patio is a typical element of the memory and of the tradition of the south of Portugal and it involves the idea to generate a closed space, which wants, at the same time, to be completely open. So, the starting point of our process was related with the generation of a central space with a form that was supposed to be light. It is a cupola. This lets to enter from the roof into a small patio. The architectural shape is completely covered by the landscape, and this is a topical element. We did not want to generate the impact of a large and big house; we tried to change the scale, compressing the internal space. We are in the middle of a beautiful landscape and nothing was around the house. Therefore, we need to have a very low impact. The process is intended like a series of steps, from the space to the house. After the project
7. / 8. Aires Mateus Arquitectos, House in Monsaraz, Monsaraz (PT), 2012. © Jorge Ramalho
quando gli fu esposto il programma, rispose che non era possibile farlo in quel luogo. Così ha realizzato una fantastica copertura in grado di disegnare la piazza. La nostra idea è in qualche modo analoga per quanto riguarda processo e metodo. Volevamo chiudere lo spazio, aprendolo al tempo stesso direttamente verso l’acqua: realizzando così un cortile protetto che abbracciasse l’acqua stessa. Il patio è un elemento tipico della memoria e della tradizione del sud del Portogallo: implica l’idea di generare uno spazio chiuso che, al tempo stesso, vuole essere completamente aperto. Così, il punto di partenza del nostro processo era la formazione di uno spazio centrale con una forma che dovesse essere leggera: una cupola. Questo permette l’ingresso all’abitazione anche dal tetto direttamente all’interno di un piccolo 144
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ARCHITECTURE TALKS
9. / 10. Aires Mateus Arquitectos, House in Leira, Leira (PT), 2010. © FG+SG – Fernando Guerra
just patios and superior domes, painted in radiant white, are the visible elements. Moreover, not the opposite process. An inverted dome intersects the principal one, creates an opening that lights the space, shaping its precise geometry, and limits. The last aspect I want to stress is the light: here we had the opportunity to design the light and with the light. It is definitively a material of the project.
patio. La forma architettonica è completamente ricoperta dal paesaggio. Questo è un elemento fondamentale. Non abbiamo voluto produrre l’impatto di una grande costruzione, abbiamo cercato di modificare la scala, comprimendo lo spazio interno. Siamo in mezzo a un bel paesaggio e non c’è nulla intorno all’abitazione. Avevamo bisogno di un impatto molto contenuto. Il processo è inteso come una serie di passaggi, dallo spazio alla casa. In conclusione, solo i patii e le cupole superiori, dipinte in un bianco brillante, restano come elementi visibili dall’esterno. È un processo contrario, dalla casa al paesaggio. Una cupola ribaltata interseca poi quella principale e crea un’apertura che alleggerisce lo spazio, dando forma alla sua geometria precisa e ai suoi limiti. L’ultimo aspetto che vorrei sottolineare in questo
¶ Houses The first house I want to talk about was built in Leiria, an historical city. [9] [10] The first relation of our project is with the castle, that is the image of the city itself. The plot is not so close to the castle, about 2 km away, in a small village. However, from the land it is possible to see the cas145
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COLLOQUI DI ARCHITETTURA
11. / 12. Aires Mateus Arquitectos, House in Alcobaça, Alcobaça (PT), 2013. © Fernando Guerra
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ARCHITECTURE TALKS
tle. Therefore, this connection becomes the design key-factor. Everything is oriented to open the building, a large one, to the castle. This pushed us also to break the ground level. The courtyard is going to be illuminated from the vault and this generates a complex section. Every bedroom has its own patio, and a major patio in the central part. All the patios are able to build different relationships, as plan. The complex house is also a reply to our will to build a house without windows. Therefore, the light has to arrive only from the top. Another important question was the scale of the house because the plot was not enough large to satisfy the program. Therefore, we had to reduce the scale. Moreover, this need lets us to reach a very clear image. The volume is pure. The second house was built is Alcobaça [11] [12] a city located in the south of Leiria, where you can find a fantastic convent. It is a very special space, which inspires us for the project. The design area is terrific, too close to the centre, too close to the convent. We decided to fight against the original program, which was very normal, or maybe banal. It was a very difficult task. We decided to keep and to restore the existing volume. To do that we needed to read the whole area as a topography. So not just as a building but also as a topographical system, with a large terrace – a lawn – that is becoming the real core. In addition, here, in this case, the project is a pure white volume, result of a strong restoration, able to change all the dynamics. Our strategy was to build a part of the hill, which is part of the city centre. Moreover, it is the patio inside this hill, which generates the windows. This construction is also a way to generate a protection from the winds that are very strong in the city.
progetto riguarda la luce: qui abbiamo avuto l’opportunità di progettare la luce e di progettare con la luce che, senza ombra di dubbio, è un materiale del progetto. ¶ Case La prima casa di cui voglio parlare è stata costruita a Leiria: una città storica. [9] [10] La principale relazione generata dal progetto è con il castello, che rappresenta l’immagine stessa della città. In realtà il lotto è situato in un piccolo paese a circa 2 km di distanza, ma dal terreno è possibile vedere direttamente il castello. Questa relazione diventa il fattore chiave del nostro progetto. Tutto è orientato ad aprire l’edificio, che ha dimensioni importanti, verso il castello. Questa volontà ci ha spinto anche a rompere il livello del suolo. Il cortile viene illuminato dalla volta e questo elemento genera una sezione complessa. Ogni camera da letto ha il suo patio, mentre un patio più grande si trova nella parte centrale. Tutti i patii sono capaci di costruire in pianta relazioni diverse. La casa, così complessa, è anche una risposta alla volontà di eliminare le finestre per far arrivare la luce soltanto dalle coperture. Un’altra questione importante era la scala dell’edificio perché il lotto non era abbastanza grande per soddisfare il programma funzionale. Abbiamo perciò dovuto ridurre le dimensioni. Esigenza che ci ha permesso una sintesi sfociata in un’immagine molto chiara: il volume è un spazio puro. La seconda casa è costruita ad Alcobaça [11] [12], una città che si trova a sud di Leiria, dove c’è un fantastico convento. È uno spazio davvero speciale che ci ha ispirato particolarmente. L’area di progetto è terrificante, troppo vicina al centro, troppo vicina al convento. Abbiamo deciso, prioritariamente, di contrastare il programma originario, molto normale, forse banale. Il che si è rivelato un 147
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COLLOQUI DI ARCHITETTURA
13. Aires Mateus Arquitectos, Casa na Areia, Comporta (PT), 2010. © Aires Mateus Arquitectos 14. Aires Mateus Arquitectos, Casa na Areia, Comporta (PT), 2010. © Nelson Garrido
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In addition, to reply to these conditions, a part of the volume is designed as a negative element. We strongly focus on the vertical dimension, which is balancing the horizontal line of the topography and on intermediate spaces.
compito difficile. Abbiamo stabilito di mantenere e di recuperare il volume esistente. Per farlo abbiamo avuto bisogno di interpretare tutta l’area in maniera topografica. Quindi non solo come un edificio, ma come un sistema morfologico, con un grande terrazzo – un prato – che è diventato il cuore di tutto l’intervento. Anche in questo caso il manufatto è un volume puro bianco, risultato di una ristrutturazione forte, capace di modificare tutte le dinamiche che genera. La nostra strategia consisteva nel costruire una sezione della collina che è parte integrante dello stesso centro urbano. Ed è il patio, all’interno di questo sistema, che genera le finestre, il che garantisce anche una protezione dai venti che sono molto forti in quella città. Per rispondere a queste condizioni, una parte del volume è stata progettata come un elemento al negativo. Ci siamo fortemente concentrati sulla dimensione verticale, che equilibra la linea orizzontale della topografia, e sugli spazi intermedi.
¶ Cabins The first cabin I want to present is on a beach [13] [14] The point we focused here is rethinking a program, changing completely the relationships of people with the place. It was a house, now it is supposed to be reused as a touristic house. This transformation means a new and unexpected dimension for the building itself. It asks us to generate an internal space but – at the same time – to open it towards the landscape. However, we cannot lose the identity and the atmosphere, that it is special, also because of the beach surrounding the small structure, with pitched rood. It is the result of a traditional way of building in the area, and we made some studies about it. Our decision was to maintain the dimensions and the shapes, replacing roof and walls, but with the same technologies, in order to stress the connections with other constructions in the area. We worked on integration and hybridization keeping the floor with sand. In this way, it is clear that outside is inside. The two elements are overlapping themselves. The second cabin, and the last project, is also close to the water [15] [16] It was the site of a medieval port. It is a very interesting and fascinating situation because a structure was done and rebuild. In addition, here we decided to work with small architectural elements and to keep the piers that were already there. Replacing of the two small constructions was made
¶ Capanni Il primo capanno che voglio presentare è sulla spiaggia. [13] [14] Il punto su cui ci siamo concentrati è ancora il ripensamento di un programma, cambiando completamente le relazioni delle persone con il luogo che vivono. Era una casa, ora si suppone venga riusata come un’abitazione turistica. Questa trasformazione significa una nuova e inaspettata dimensione per l’edificio stesso tesa a generare uno spazio interno contemporaneamente aperto al paesaggio, ma senza perdere l’identità e l’atmosfera, che è speciale anche per merito della spiaggia che circonda la piccola struttura, con il tetto a falde. Abbiamo fatto alcuni studi al riguardo e abbiamo compreso che si tratta di una tecnica costruttiva tradizionale in quest’area. Abbiamo pertanto deci149
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15. / 16. Aires Mateus Arquitectos, Cabañas en el Rio, Comporta (PT), 2011. © Juan Rodriguez
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with a very simple and basic program. Houses’ size is minimum, even the shower is outside. The system is so composed by two parts, which are opposite as in a relation between internal spaces and exterior ones. Another topic is related with the roof we decided to shape in order to create a particular landscape impact. Also trying to communicate the idea of a very special and protected internal space, whose core is the bedroom. When you are inside, you cannot see anything of technical elements, even in the kitchen. It is just a question of surfaces and materials, side by side. We reached this atmosphere mainly because of the materials we have decided to use: everything is made by wood, but it is a particular wood because it was found in the site. It was already there. Moreover, this choice is linked with the role itself of architects, and their precision working on the site. I like to close with this message: when you are in your own studio, it is really not possible to decide everything. Therefore, our work place is to be on the site, where you can get special decisions.
so di mantenere le dimensioni e le forme preesistenti, sostituendo solo tetto e muri, ma utilizzando le stesse tecniche costruttive, anche con l’obiettivo di sottolineare le relazioni con le altre costruzioni presenti. Abbiamo lavorato sull’integrazione e sull’ibridazione mantenendo la sabbia sul pavimento. In questo modo è chiaro che l’esterno è anche all’interno. I due elementi si sovrappongono reciprocamente. Anche il secondo capanno, e l’ultimo progetto, è vicino all’acqua. [15] [16] Si tratta del sito storico di un porto medievale. È una situazione molto interessante e affascinante perché è una struttura costruita e ricostruita molte volte. Anche qui abbiamo deciso di lavorare con piccoli elementi architettonici e di mantenere i moli presenti. La sostituzione delle due piccole costruzioni è stata fatta con un programma molto semplice e basico. La dimensione della casa è minima, perfino la doccia è all’esterno. Il sistema è così composto da due parti opposte, come nella relazione tra spazi interni e spazi esterni. Un altro tema riguarda il tetto al quale abbiamo deciso di dare forma con l’obiettivo di creare un particolare impatto sul paesaggio per tentare di comunicare l’idea di uno spazio interno veramente speciale e protetto, il cui cuore è la camera da letto. All’interno, non è visibile alcun elemento tecnico, nemmeno nella cucina. È solo una questione di superfici e di materiali, che si accostano. Questa atmosfera è generata soprattutto dai materiali usati: tutto è fatto con legno, un legno particolare trovato sul sito del cantiere. Era già lì. Questa scelta sottolinea l’importanza del lavoro in cantiere per l’architetto. Mi piace concludere con questo messaggio: quando siete nel vostro studio, non è possibile decidere tutto. Quindi il vostro luogo di lavoro deve essere il cantiere dove si possono prendere decisioni speciali.
¶ Discussion During the discussion with students, teachers and tutors of OC International Summer School, some words were stressed: artificiality, nature, society, sustainability. Question: Your projects sound like a process of generating architecture into the environment, generating spaces into the landscape. Therefore, we can talk about building an artificial landscape, that means giving identity to the nature. In addition, limits and voids are the most significant tools in this operation. Hybridization seems the key word but respecting what is built and what is pre-existing. The 151
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¶ Discussione Durante la discussione con studenti, insegnanti e tutors di OC International Summer School, è stato posto l’accento su alcune parole: artificialità, natura, società, sostenibilità. Domanda: I progetti mostrati appaiono frutto di un processo che genera l’architettura nell’ambiente, che genera gli spazi nel paesaggio. Si può forse parlare della costruzione di un paesaggio artificiale, che significa dare identità alla natura? In questo senso limiti e vuoti sono gli strumenti più significativi di questa operazione. Ibridazione sembra la parola chiave, ma rispettando ciò che è già costruito, ciò che preesiste. Il titolo di questo workshop, Nature in the city, è una provocazione e aiuta a lavorare su questa condizione. Come reagite a questo tema? Manuel Aires Mateus: Non si può parlare di una sola natura. In ogni progetto tentiamo di capire la vera natura dell’area in cui interveniamo. E penso che si possano riconoscere diversi tipi di natura. Abbiamo bisogno di innovarla, unendo la realtà fisica-naturale con quella culturale. Da questa combinazione possiamo generare una condizione innovativa. L’architettura è un modo per riflettere e per reagire ad una situazione che non è soltanto naturale, non è soltanto culturale. Questo legame genera ricchezza. Abbiamo bisogno di capire molto bene il carattere della natura. Prendiamo l’esempio dei parchi naturali: sono paradossalmente la parte più artificiale del nostro mondo. Portare la natura nella città è probabilmente un passaggio necessario per il nostro habitat contemporaneo. Ma fare questo significa lavorare nel processo più artificiale che si possa immaginare. Non è un percorso naturale, è un percorso artificiale. Domanda: I progetti presentati sono principalmente case private singole. Dove si trovano i semi del progetto? Da dove arrivano le vostre idee?
title of the workshop, Nature in the city, is a provocation and it helps to improve connections. How can you react to this topic? Manuel Aires Mateus’ reply: We cannot talk about one nature. In every project, we try to understand the real nature of the area. Moreover, I guess we can recognize different types of nature. We need to innovate it, mixing the physical reality with the cultural reality. From this combination, we can generate an innovative condition. Architecture is a way to reflect and to react to a situation: it is not just real; it is not just cultural. This mixing is generating its own richness. In addition, we need to understand the character of nature very well. Take the example of natural parks: well, they are the most artificial parts of our world. To bring nature inside the city is maybe a necessary step of our contemporary habitat. However, doing it we are working with the most artificial process we can imagine. It is not a natural process; it is a very artificial one. Question: The designs you have presented are mainly private and isolated houses. Where are the seeds of the projects? Where do your ideas come from? Manuel Aires Mateus’ reply: Working with the clients, private or politicians. But I don’t ask them “Do you like or not?”. We should try to understand what is important for the clients. Then you are translating something that is necessary for them. I love when you do not like my ideas because it is a chance to improve the process, and start again. Moreover, this is a very basic aspect because architecture is very connected with society. We have to be open to manipulation and the crisis is today a great occasion. We have to understand that it is normal to have architecture in a crisis. We are talking a lot about crisis 152
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because it is here and we can feel it. However, there were many similar situations and architecture works also during crisis moments. We need to understand that behind a crisis there are possibilities. In addition, we can get the opportunities if we see that, during these moments, people is changing. Question: What does sustainability mean in your architecture? Manuel Aires Mateus’ reply: Well, I like to mention a very good answer by Souto de Moura: good architecture was always sustainable.
Manuel Aires Mateus: Lavorando con i clienti, privati o amministratori pubblici. Senza chiedere mai “Vi piace?”, dobbiamo cercare di capire che cosa è importante per i clienti e tradurlo in qualcosa di necessario per loro. Sono contento quando a loro non piacciono le mie idee perché è un’opportunità per migliorare il processo e per iniziare di nuovo. Questo è un aspetto fondamentale perché l’architettura è profondamente connessa con la società. Dobbiamo essere aperti alle manipolazioni e la crisi oggi è una grande occasione. Dobbiamo capire che è normale avere architettura anche in situazioni di crisi. Ne parliamo moltissimo, della crisi, perché è qui e perché la possiamo sentire. Ma ci sono state moltissime situazioni analoghe nella storia e l’architettura ha funzionato anche in quei momenti. Abbiamo bisogno di convincerci che dietro ogni crisi ci sono possibilità. E che possiamo cogliere le opportunità se capiamo che, proprio in questi momenti, le persone cambiano. Domanda: Cosa significa la sostenibilità nella vostra architettura? Manuel Aires Mateus: Mi piace citare una bella risposta di Souto de Moura: la buona architettura è sempre stata sostenibile.
Notes
Note
1. The text, edited by Michele Roda, is a selection of the conference held in Piacenza on 2013, September 5th (OC Open City International Summer School, 4th edition, title: Nature in the city).
1. Il testo è una sintesi, a cura di Michele Roda, della conferenza tenuta a Piacenza il 5 settembre 2013 (OC Open City International Summer School, 4° edizione, titolo: Nature in the city).
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International Summer School for Advanced Studies Water and Landscape in Architecture Puerto de la Cruz, Tenerife (ES)
Partners
3rd Art & Landscape Biennial of the Canary Islands and the Landscape Observatory Prof. Juan Manuel Palerm Salazar Università degli Studi di Brescia Prof. Marina Montuori Supervisors: Barbara Angi, Genny Celeghini Università degli Studi di Pavia Prof. Angelo Bugatti, Prof. Ioanni Delsante Supervisors: Carla Molinari, Alessandra Sandolo Politecnico di Milano Polo Territoriale di Piacenza Prof. Guya Bertelli Supervisors: Juan Carlos Dall’Asta, Michele Roda, Alisia Tognon
Visiting Professors
Fernando Juan Ramos Galino, Universidad Politécnica de Catalunya, Barcelona Ramon Pico & Javier Lopez, Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Sevilla Enric Massip-Bosch, Universidad Politécnica de Catalunya, Barcelona Chen Yi, Tonji University, Shanghai
Students
Caterina Belleri, Matteo Bertoni, Viola Cambiè, Riccardo Castiglioni, Elisa Cavallaro, Serena Fanetti, Fabiana Freschi, Emanuele Giorgi, Claudio Gogna, Marco Gorlani, Antonio Grasso, Valentina Jaimez, Maria Kaliora, Nasia Kalokerinou, Caterina Lovo Gagliardi, Fabio Marchiori, Marco Merigo, Matteo Merigo, Alice Olivetto, Manuele Ottelli, Letizia Palumbo, Lorenzo Piovani, Claudia Saglimbeni, Salvo Scarcella, Giuliana Scuderi, Silvia Serafini, Ruchi Varma
Teaching and scientific coordination
Barbara Angi, Michele Roda, Ioanni Delsante
International Summer School REA’s first edition - into the program REA, supported by Fondazione Cariplo – was oriented to develop experimental designs for an urban and landscape regeneration in the city of Puerto de La Cruz, Tenerife island, Canary archipelago, and was structured in 3 different moments: 1.a study trip, from April 12th to April 16th, 2012, in the design’s areas, together with Juan Manuel Palerm Salazar. The visit let students and the teachers involved to visit sites whose nature was deeply compromised by massive building interventions for tourism. Furthermore, on the dates indicated, teachers of the local architecture faculty held on the history of the island and on its architectural and urban vocations lectures. 2. the design workshop Waterscape Architecture at Politecnico di Milano – Piacenza Campus from May 9th to May 11th, 2012. In this stage the students worked about the first design experiments developing architectural concepts oriented to a sustainable and eco-friendly development of the sites and defining operative strategies. The didactic program let them also to go in depth with issues related to architectural and urban regeneration, focusing better the Spanish culture, with a cycle of lectures by Fernando Juan Ramos Galino, Ramon Pico and Javier Lopez and Enric Massip-Bosch 3. International Summer School Water and Landscape in Architecture at Università degli Studi di Brescia – DICATA Department, from June 4th to June 8th, 2012. The final workshop was oriented to develop and to present the designs for an urban, architectural and landscape regeneration of dismissed areas, stressed during the site visits in Puerto de la Cruz. The proposal focuses the attention on the historical and cultural idea of landscape and on the relationships of the landscape itself with the territory. In the final workshop prof. Chen Yi, from Shanghai Tongji University, gave a lecture with the title Waterfront and Architecture, oriented to communicate some design international references with a specific focus on the project for the regeneration of Shanghai Yangtze river waterfront. Description of stressed methodologies, both by an architectural and landscape point of view, and of architects’ responsibilities in such complex actions of urban rehabilitation were great inputs that students were called to transform into design operations. [BA, MR]
La prima edizione dell’International Summer School for Advanced Studies svolta nell'ambito del progetto REA promosso da Fondazione Cariplo, è finalizzata alla redazione di progetti sperimentali di rigenerazione urbana e paesaggistica per la città di Puerto de la Cruz sita nell'isola di Tenerife, arcipelago delle Canarie (Spagna) ed è articolata in tre fasi didattiche: 1. Viaggio di studio (12 - 16 Aprile 2012) a Tenerife con l’accompagnamento di Juan Manuel Palerm Salazar per visitare le aree di progetto. Il sopralluogo ha permesso agli studenti e ai docenti coinvolti di visitare siti la cui natura è stata profondamente compromessa da massivi interventi edilizi a destinazione turistica. Nelle date indicate sono state, inoltre, svolte lezioni sulla storia dell’isola e sulle sue vocazioni architettoniche e urbanistiche da parte di docenti della locale facoltà di architettura. 2. Workshop progettuale Waterscape Architecture presso il Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Piacenza (9 - 11 Maggio 2012). In questa fase gli studenti hanno predisposto le prime indicazioni progettuali elaborando una serie variegata di concept architettonici volti allo sviluppo sostenibile ed ecocompatibile dei luoghi definendo strategie a basso impatto ambientale. L'offerta didattica ha, inoltre, permesso ai partecipanti di approfondire temi inerenti alla riqualificazione architettonica e urbana del territorio spagnolo attraverso una serie di conferenze tenute da Fernando Juan Ramos Galino, Ramon Pico e Javier Lopez e Enric MassipBosch (Università di Barcellona). 3. International Summer School Water and Landscape in Architecture presso l’Università degli Studi di Brescia – Dipartimento DICATA (4 - 8 Giugno 2012). Il workshop conclusivo svolto a Brescia è stato finalizzato all’elaborazione dei progetti di riqualificazione urbana e architettonica delle aree degradate individuate durante il sopralluogo a Tenerife. Le soluzioni proposte focalizzano l’attenzione sulle possibili modificazioni del paesaggio antropizzato. Nell'ambito del seminario intensivo è stato invitato il prof. Chen Yi della Tongji University di Shanghai che ha svolto una lezione dal titolo Waterfront and Architecture incentrata sul progetto di rigenerazione del waterfront del fiume Yangtze di Shanghai e sulla descrizione delle procedure adottate, sia dal punto di vista architettonico che paesaggistico, per delimitare i margini di azione in operazioni di riqualificazione urbana complesse. [BA, MR]
Parte 03
PROCESSI ARCHITETTONICI [RI]CREATVI
Infrastructural landscape Students: Matteo Bertoni, Serena Fanetti, Claudio Gogna, Marco Gorlani, Antonio Grasso, Caterina Lovo Gagliardi, Matteo Merigo, Manuele Ottelli, Lorenzo Piovani, Giuliana Scuderi Supervisors: Barbara Angi, Genny Celeghini
Tenerife island, synthesis of environment inorganic and of the crops Isola di Tenerife, la sintesi degli ambienti inorganici e delle colture agricole
¶ A modest high tech proposal An high-tech infrastructure (but not much!) Not-invasive, agile, light, playful: a spacecraft that is used on roller-coasters, a coaster that connects the signs emerging in the Puerto de la Cruz territory, the mirador just existing. Starting from the sea, where there will be the large complex exchanger on the beach, the coaster can reach the roof of the recovered hotel Taoro, covered by a new vertical green skin, transformed into immense natural sculpture, then meet the crossings of the east Barranco and finally lands on the promontory that borders the Las Aguilas Hotel. A gradual ascent from the sea to l\/lount Teide. New low-tech landscapes are determined by the project within the natural system, made with non-invasive signs, “refunds” in a double sense: of reconnections and of compensation for damages suffered due 208
¶ Una modesta proposta high tech La cittadina di Puerto de la Cruz è caratterizzata da significativi dislivelli altimetrici dovuti all’orografia del terreno e alla presenza di tre solchi profondi (i cosiddetti barrancos) con pareti a picco che incidono il cono vulcanico del Monte Teide. Le ampie aree pianeggianti che si dipanano all’interno di suddetto territorio ospitano di volta in volta sistemi insediativi eterogenei: da quelli prettamente a vocazione turistica (alberghi, centri commerciali, ludici, ecc.) ad aree agricole dismesse o in fasi di dismissione contraddistinte da terrazzamenti per la coltivazione e la pastorizia. Questo sistema disorganico si estende intorno al centro storico e alle spiagge della piccola cittadina canarina che ne costituiscono i poli di maggior interesse turistico. Appare invece molto difficile intraprendere il viaggio verso l’entroterra dell’isola di Tenerife alla scoperta del meraviglioso – e unico – paesaggio naturale che ospita.
Section 03
ARCHITECTURAL LOISIRS PROCESSES
to the indiscriminate tourist building development. The trip excludes dense settlements, proliferated overbuilding without programming that does not seem to find limits, except those imposed by nature and by the past vestiges of a residual agriculture, relegated to the margins. The large voids of abandoned banana plantations could be defined rural areas of rural archeology. Like the archaeological sites these arid warm colored of the volcanic earth grounds are marked only by modest ruins and segments of the ancient irrigation canals, memory of a lost rural destiny. ¶ Project purpose To retrieve, revive these voids also as spaces from which to sight the landscape, not turning the view to the sea, preferred perspective by a foolish tourism, the prime mover of building speculation, but towards the mountain, reversing perspectives.
È necessario percorre tortuose strade fino a raggiungere l’arteria di collegamento principale dell’intera isola per poi giungere al Monte Teide: presenza imponente ma impercettibile dalle spiagge di Puerto de la Cruz visibile nei momenti in cui il ventre del burro, enorme coltre di nubi che circondano spesso il vulcano, si dirada. Il progetto Infrastructural Landscape si pone due obiettivi principali. Il primo è la predisposizione di un sistema di trasporto leggero ed efficiente che permetta di collegare il lungomare di Puerto de la Cruz con l’entroterra, e il Monte Teide, attraverso l’utilizzo di una struttura a roller coaster. Il secondo di ricucire, e risarcire, Puerto de la Cruz attraverso la progettazione di servizi turistici alternativi ed eco-sostenibili ubicati sui grandi terrazzamenti agricoli dismessi in modo da permettere un’agevole fruizione del territorio anche grazie alla razionalizzazione e all’implementazione dei collegamenti ciclo-pedonali esistenti.
Puerto de la Cruz: analysis of natural areas and arboreal essences Puerto de la Cruz: analisi delle aree naturali e delle essenze arboree
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Parte 03
PROCESSI ARCHITETTONICI [RI]CREATVI
Puerto de la Cruz: project areas / Puerto de la Cruz: le aree di progetto
Banana's fields decommissioned / Coltivazioni di banana dismesse
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ARCHITECTURAL LOISIRS PROCESSES
Hotel Las Àguilas: strategic point for the construction of the coaster stops Hotel Las à guilas: punto strategico per la costruzione di una delle fermate del coaster
Barranco Salina from Mount Teide to the sea / Barranco Salina dal Monte Teide al mare
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Parte 03
PROCESSI ARCHITETTONICI [RI]CREATVI
¶ Scopo del progetto Lo scopo del progetto è quello di recuperare l’identità dei luoghi naturali e di rilanciare il sistema turistico di Puerto de la Cruz in fase di declino mutando, sostanzialmente, “il punto di vista”. Non più rivolgendo l’attenzione esclusivamente al mare, prima forza promotrice dell’abnorme speculazione edilizia del paese, bensì orientando lo sguardo verso il centro dell’isola, al Teide, invertendo le prospettive paesaggistiche per riattualizzare l’economia turistica locale in modo da ricollegarla a quella dell’intera isola. Il progetto inoltre mira a ridefinire i confini, a ridisegnare i bordi sfrangiati del tessuto urbano, per ricomporli in un nuovo apparato di sentieri che collegano funzioni turistiche alternative attraverso nuove modalità di fruizione dello spazio in grado di indicare inediti modi di viaggiare. Tra le funzioni inserite attraverso il progetto, grazie a un approccio in grado di salvaguardare le caratteristiche spaziali e costruttive rurali, sono: un parco fotovoltaico, un’area destinata alla pastorizia, una fattoria didattica, punti vendita di prodotti enogastronomici. La proposta tenta anche il recupero di una porzione di un antico acquedotto inutilizzato a fini turistici e di rendere accessibile attraverso rampe, scale e terrazzamenti il Barranco Salina con lo scopo di ridefinirne i margini incerti e indicarne di nuovi proponendo un percorso ciclopedonale a Puerto de la Cruz che, partendo dalla città storica, escluda gli insediamenti turistici intensivi privilegiando attraversamenti diversi all’interno delle aree agricole residuali convertite al turismo con sistemi costruttivi leggeri e reversibili. [BA]
The trip, with the inevitable deviations must lead from the sea to the volcano that appears only at times when it thins out the big blanket of clouds called “the belly of the butter”. The project aims to redefine the boundaries, draw the edges, the first frayed edges, to recompose them in a new system of trails that connect labile functions: design pretexts, or assumptions that precede the writing of the text. Hypothesis open, to indicate new ways of traveling. A photovoltaic park, an area in which to retrieve the sheep-farming, give rise to a small educational farm for local children and a sheltered site where selling food and wine products, tasting areas etc.., a recovered aqueduct as an high line trail also attacked by vegetation that climbs the pillars wrapping around them. And, finally, the barranco, made accessible by stairs, ramps, transformed into a trail with parking areas and surrounded by greenery, which protects from the sun exploding in a riot of colors typical of lush vegetation in the island. Nature must be able to regain possession ofthe landscape, to draw uncertain margins, to point out the boundaries, to set new limits. [BA]
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ARCHITECTURAL LOISIRS PROCESSES
Walking through the Barranco Salina Camminando attraverso il Barranco Salina
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PROCESSI ARCHITETTONICI [RI]CREATVI
Playground and sports center / Centro ludico e sportivo
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ARCHITECTURAL LOISIRS PROCESSES
Playground and sports center / Centro ludico e sportivo
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PROCESSI ARCHITETTONICI [RI]CREATVI
Teaching farm / Fattoria didattica
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Teaching farm / Fattoria didattica
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