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Indice
Un’idea di città
31
Monte Carasso e la città come architettura
49
Braunschweig, Pordenone, Cabras e il progetto del vuoto nella città
71
Carbonia e l’architettura come città
89 Deltametropoli e i limiti della città
105 Note per una conclusione
119 Apparati
Un’idea di città *
Una scienza, privata della sua ragione morale e per conseguenza una ricerca scientifica, di cui nessuno è in grado di assumere i risultati, significa la perversione dell’Illuminismo [...]. Mi sento solidale con tutti coloro che qui nel mondo praticano la resistenza. Resistenza anche contro una legalità intesa come stratagemma [...]. Temo che senza un’apertura verso la ragione morale, che può venire dalla resistenza, non ci sarà un prossimo secolo1 .
Con questo appello di Max Frisch Luigi Snozzi apriva la conferenza Viva la resistenza2, la lezione inaugurale svolta nel 1984 al Politecnico di Losanna che per oltre trent’anni è stata espressione del suo ideale politico e morale e rappresentazione coerente delle sue idee in difesa della specificità dell’architettura e della centralità della città come luogo del progetto.
È interessante seguire le tracce dell’opera di Luigi Snozzi a partire da questo tema: può sembrare, infatti, che il riferimento alla città esprima solo un’appartenenza culturale alle teorie e al movimento che, a partire dalla fine degli anni ’70, si riconoscevano nella centralità delle relazioni tra tipologia architettonica e
1. M. Frisch, Der Aufruf zur Hoffnung ist heute ein Aufruf zum Widerstand, in «Die Weltwoche», 1986, n. 20 (trad. it. in «Politica nuova», 23.5.1986, n. 21).
2. Il testo integrale e i progetti di questa conferenza sono pubblicati in: L. Snozzi, Viva la resistenza!, Archivio Cattaneo Editore, Cernobbio 2014; L. Snozzi, Viva la Resistenza, in A. Fonti, M. Mameli, Luigi Snozzi. Un’autobiografia architettonica, Franco Angeli, Milano 2012, pp. 71-82; L. Snozzi, Progettare per la città, in «Rivista Tecnica», 3, 1990, pp. 3-6.
morfologia urbana, ma dietro questa prima impressione si rivela un’idea più articolata e complessa della sola lettura dei fatti urbani. Da un lato dobbiamo collocare i suoi progetti in un contesto politico operante che ha rappresentato, prima di tutto, una critica verso l’espressione prevalentemente economica delle trasformazioni urbane3; dall’altro il suo lavoro si è misurato con le difficoltà nei contesti urbani attuali, oggi dissolti in frammentati processi di espansione o evoluti in sistemi dimensionali regionali, di produrre un’idea di città formalmente compiuta. Per Snozzi l’assenza di una visione progettuale è il primo problema dell’urbanistica e solo con l’architettura si possono ritrovare i principi formativi della costruzione della città, affermando così la necessaria unità tra architettura e urbanistica4.
3. «Il mio pensiero e la mia azione, e di conseguenza anche il mio approccio alla progettazione e all’insegnamento, si basano sempre su un atteggiamento politico e ideologico che partecipa agli sforzi socialisti globali e si oppone a un’immagine utilitaristica della nostra performance o società dei consumi. Tuttavia, all’interno di questa prospettiva ideologica, ritengo che l’architettura debba preservare l’autonomia della sua disciplina»; L. Snozzi, Eine Stadt entwerfwn, in J.C. Bürkle, J. Friedrich (a cura di), Städte Bauen. Luigi Snozzi. Urbanistische Projekte, Ideen and Arbeiten 1972-1997, Niggli, Zürich 1997, p. 9. Snozzi si è occupato di politica partecipando attivamente alle iniziative del PSA (1969-1992) e il suo contributo è documentato negli articoli e nei disegni satirici pubblicati nella rivista Politica Nuova e in brevi interventi ai Congressi; cfr. P. Martinelli, Luigi Snozzi, una vita contro (corrente), bella e coraggiosa, in «La Regione», 29-12-2020, s.p.
4. «Oggi ci troviamo di fronte alla nuova situazione di una società democratica avanzata. Non riesce a formulare una propria idea della sua città. La cosiddetta città democratica non è altro che il risultato di una serie di motivazioni economiche, politiche e sociali senza una chiara volontà di un’organizzazione spaziale urbana che corrisponda alle odierne esigenze di convivenza umana»; L. Snozzi, Einleitung, in J.C. Bürkle, J. Friedrich (a cura di), Städte Bauen…, cit , p. 7.
Queste posizioni si sono espresse con radicale opposizione verso gli orientamenti politici e disciplinari dominanti artefici della crisi della città. È il caso della sua idea di “architettura inefficiente”, un richiamo alla resistenza verso l’omologazione dei comportamenti e delle idee, anche se parlare di “inefficienza” potrebbe sembrare un’affermazione contradditoria se applicata all’architettura e alla sua istanza razionale. L’architettura inefficiente esprime, invece, una chiara critica al “funzionalismo ingenuo” e la necessità di preservare un pensiero disciplinare libero da imposizioni politiche, economiche o moralistiche: «mi permetto di fare riferimento a una conferenza che ho tenuto nel 2006 e che si intitola Viva la resistenza. Le questioni che, dal mio punto di vista, sono ancora oggi centrali, sono le seguenti: definire gli obiettivi dell’insegnamento dell’architettura; stabilire un contatto tra architettura e politica; difendere l’autonomia della disciplina in rapporto alla politica e alla società e affermare il ruolo dell’architetto in opposizione a una visione utilitaristica e puramente efficiente»5.
Snozzi aveva denunciato l’inadeguatezza degli strumenti normativi per il controllo delle attività edilizie nel paesaggio svizzero6 e l’attribuzione di un ruolo solo
5. Snozzi continua questa riflessione mettendo in evidenza il ruolo “politico” del progetto di architettura: «[…] quando l’architettura tende verso la permanenza, ed è per sua natura anti-efficiente, la politica tende, soprattutto oggi, verso l’effimero e ricerca la massima efficienza. L’architettura non può quindi che trovarsi in una posizione di resistenza verso la società attuale»; L. Snozzi, F. Merlini, L’architecture inefficiente, Édition Cosa Mentale, Paris 2016, p. 5.
6. Dal 1960 al 1972 Luigi Snozzi ha svolto un’impegnata attività nella
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Sopra. Copertina del libro Luigi Snozzi, 25 Aphorismen zur Architektur a cura di Maximiliam Rimmel, edito da Werner Oechslin (Basel 2013). Pagina a fianco. Raccolta di aforismi.
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Questo “costruire sul costruito” interprete della “struttura del luogo” impone il riconoscimento dei caratteri morfologici dell’insediamento senza il ricorso di modelli tipologici. Snozzi riesce, infatti, a riconoscere e mettere a punto poche regole generali senza imporre
chiamo la struttura originaria. Sono molto strette, circa tre metri e piuttosto allungate. Permetto di abbattere le stalle e di costruire la casa di tre piani su quel sedime. Il risultato è che con 45 metri quadri di terreno a disposizione si riesce a fare una casa per una famiglia con due bambini con anche un piccolo orto, che segue le regole per le distanze e le altezze che sono state adottate. Credo questo sia un bel successo: una famiglia può farsi casa con un terreno che costa un decimo rispetto resto del Ticino […]. In più si mantiene la parcellazione delle stalle che preserva la forma dei luoghi pubblici circostanti»; A. Di Franco, Conversazioni con Luigi Snozzi, Maggioli editore, Santancarcangelo di Romagna 2016, pp. 181-183.
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Braunschweig. Concetto per la ricostruzione della città: la vecchia città quale città dei morti – la “città vuota” – la nuova Pompei, 1979.
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Braunschweig. Pianta della città storica e il modello del progetto, 1979.
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Cabras. Sezione e disegni dell’albergo-villaggio turistico, 2008.
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Deltametropoli.
Sopra. La nuova metropoli nel contesto dei Paesi Bassi, 2001-2003. Pagina a fianco, in alto. Planimetria del progetto con le trame dei canali, 2001-2003. In basso. Planimetria del progetto con l’ipotesi dell’ampliamento delle città.
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Riferimenti del progetto.
Pagina a fianco, in alto. L’acquedotto di Lucca, Lorenzo Nottolini, 1822.
Pagina a fianco, in basso. Il ponte di Ushibuka, Renzo Piano Building Workshop, 1989-1996.
Sopra. Van Eesteren, Piano di estensione di Amsterdam, 1929.
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