Vittorio Fiore, Vito Martelliano
Le cittĂ del Teatro Greco Letture tra scenografia e realtĂ urbana
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Collana PerĂŹactoi | n. 8 Esercizi di architettura per il teatro Ideata e diretta da Vittorio Fiore Comitato scientifico Riccardo Dalisi, architetto, designer, artista, docente UniversitĂ di Napoli Federico II Fabrizio Crisafulli, architetto, regista, artista visivo, docente Accademia di Belle Arti di Roma Dorita Hannah, architetto, regista, curatrice della Quadriennale di Praga Paolo Ruffini, operatore culturale, esperto di scena contemporanea e critico teatrale Luca Ruzza, architetto, regista, docente UniversitĂ di Roma La Sapienza Peer review Carmelo Strano, filosofo, critico arti visive, distinguished professor di Estetica Carlo Bernardini, artista, docente Accademia di Belle Arti di Brera - Milano Daria Deflorian, attrice, autore e regista teatrale
Vittorio Fiore, Vito Martelliano
Le cittĂ del Teatro Greco Letture tra scenografia e realtĂ urbana
ISBN 978-88-6242-276-5 Prima edizione italiana, Marzo 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Vittorio Fiore, Vito Martelliano Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Gli autori sono a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. Gli autori desiderano ringraziare: l’INDA, nelle persone del Commissario Pierfrancesco Pinelli e della dott.ssa Elena Servito per l’invito a partecipare a questa attività di ricerca e per aver dato accesso al prezioso archivio della fondazione; Carlo Sala, Massimo Troncanetti, Franca Centaro, Angela Gallaro Goracci per i materiali inediti; gli allievi Claudia D’Angelo per il tutoraggio, Davide Cinnirella e Bianca La Spada per l’impegno nella rielaborazione di alcuni grafici per la pubblicazione; tutti gli allievi dei corsi Prospettiva Teatro 2017 e Scenografia 2016/17 che hanno collaborato alla ricerca. Book design: Martina Distefano (Officina22) LetteraVentidue Edizioni S.r.l. www.letteraventidue.com C.so Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italia
letteraventidue.com
LetteraVentidue Edizioni
officina22
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Indice 7
Presentazione Pier Francesco Pinelli
8
Presentazione Giuseppe Piccione
10
Prefazione Francesca Castagneto
13
La città nel mito del teatro antico Vittorio Fiore, Vito Martelliano
19
Mostra INDARETRÒ Elena Servito
27
Il superbo spettacolo Angela Gallaro Goracci
39
Parte I - La città come scena
51
A boîte à miracle: la città come “sistema di quinte teatrali” Vittorio Fiore
57
Dalle fotografie d’archivio: una rappresentazione Edoardo Dotto
67
Memoria archeologica e sedimentazione urbana: evoluzione delle relazioni memoria Vito Martelliano
79
Parte II - La città nella scena
133
Contaminazioni tra narrazione e tendenze artistiche Vittorio Fiore
145 147
Tebe sulla scena Lo spazio scenico per i “Sette contro Tebe” Antonio Gualtieri
153
I luoghi di Tebe nelle “Fenicie” e nelle tragedie del ciclo tebano Vittorio Fiore
161
“Sette contro Tebe” e “Fenicie”, INDA-2017: tre domande a Carlo Sala Vittorio Fiore
167 169
Viaggio tra Atene e l’Ade RANE, al Teatro Greco di Siracusa Vittorio Fiore
177
RANE INDA-2017: tre domande a Massimo Troncanetti Vittorio Fiore
Presentazione Pier Francesco Pinelli Commissario straordinario Fondazione INDA
Archivio Fondazione INDA /AFI - Teatro Greco, Siracusa, 2015. Ph. Marco Branciamore
Trasporre il rapporto tra teatro e città dalla dimensione sociale a quella urbanistica è una brillante intuizione dell’Università degli studi di Catania - SDS Architettura che, insieme all’INDA ha dato vita alla mostra INDA Retrò. In questi quattro anni gli interventi della SDS Architettura, curati dal Prof.re Vittorio Fiore, sono diventati parte integrante del progetto espositivo. Quest‘anno la sezione La città come scena, la città nella scena ha coinvolto lo spettatore in un viaggio nella storia dello sviluppo architettonico della città. L’edificio del Teatro Greco è una costante del “panorama” di Siracusa che ha “visto passare” non solo generazioni di autori ed attori ma è stato anche spettatore dell’evoluzione dei modi del vivere e degli eventi storici e naturali che hanno modellato le forme che la città ed i suoi edifici hanno assunto nel tempo. Analogamente sui gradoni del teatro greco si sono avvicendati sia nell’antichità che negli ultimi cento anni, spettatori con attitudini, vestiti, modi di comportarsi, aspettative ed istanze tipici del proprio tempo. Documentare attraverso le fotografie l’evoluzione del costume dall’avvio delle rappresentazioni classiche dell’INDA ai giorni nostri offre un’altra “vista” sul cambiamento degli aspetti civili e sociali della città. Il teatro dunque è stato testimone silenzioso ma costante della vita della città: attore quando ha offerto (e continua ad offrire) al pubblico spettacoli che coinvolgono educano e fanno riflettere, e spettatore di ciò che la società civile ha costruito e modificato intorno ad esso nel fluire dei secoli. 7
La città nel mito del teatro antico Spazio teatrale e visione urbana Vittorio Fiore, Vito Martelliano
«Al certo non potranno essere rialzate le città cadute, né richiamati in vita i loro antichi abitanti; ma i luoghi son pur gli stessi! Lo stesso è il glauco mare! La stessa è la lontana orizzontale linea dei monti tanto cara ai Greci! Come allora il sole indora la stessa terra, sacra dei Numi albergo! E quanti ricordi, quante tracce dell’antico splendore e, fra tutte, importantissima il teatro!» M.T. Gargallo, Discorso del 7 aprile 19131
Il pubblico al Teatro Greco Siracusa per Edipo Re, 1958. Archivio Fotografico A. Maltese/ AFI
Lo spazio del teatro greco di Siracusa va letto su ipotetiche e misteriose deduzioni archeologiche di ciò che doveva essere prima del suo sistematico smontaggio operato dagli ingegneri di Carlo V, impegnati nel reperimento lapideo per la grande opera muraria cinquecentesca che avrebbe circondato Ortigia; «scheletro roccioso, scarnito delle strutture, tormentatissimo per otto secoli»2 resta oggi comunque lo spazio archetipico del teatro, che si sostanzia nella messa in scena di un limitato e straordinario patrimonio di tragedie, frammenti di opere dei drammaturghi greci. Strettamente legate al calendario delle attività della società urbana, «le rappresentazioni tragiche […] erano delle vere cerimonie religiose, riproposte a intervalli regolari, in date fisse, e si svolgevano al termine di un introitus solenne, che sospendeva il tempo civico, quello delle opere e dei giorni, a vantaggio di un tempo tragico durante il quale la Città, rappresentata dal coro, affrontava l’umanità superiore degli dei e degli eroi»3, “sogno” creato dai cittadini greci per sopportare, secondo Nietzsche, “l’orrore e lo spavento dell’esistenza”4. 13
Il superbo spettacolo Angela Gallaro Goracci
Teatro Greco, Siracusa, Anni ‘90. Archivio Fotografico INDA, AFI.
Ecco il superbo spettacolo offerto dall’immensa cavea gremita di oltre ventimila spettatori in parte forestieri convenuti per queste rappresentazioni classiche all’aperto. Questa la voce di un cinegiornale LUCE del 1936; tra poco l’Edipo a Colono ma il “superbo spettacolo” era già iniziato. Il tono non cambia per tutto il ‘900. Del resto mai dopo i tempi antichi e prima dell’Agamennone del 1914 un così grande numero di spettatori aveva mai assistito ad uno spettacolo teatrale di qualsiasi genere in nessun altro luogo al mondo. La potenzialità di uno spazio teatrale restituita a un monumento antico dalla passione di un gruppo d’intellettuali moderni si manifestò in tutta la sua forza attrattiva. Con l’audace esperimento prendeva nuova vita una tradizione scomparsa da secoli. Fatta eccezione per il Teatro, tutto fu ricreato per rendere comprensibili le storie dei miti classici dalla voce sempre più flebile in un mondo dagli orizzonti totalmente diversi. La cavea gremita di spettatori è soggetto di tutti i fotografi del ‘900. Forse sentivano come questo pubblico per eredità e per tradizione rappresentasse oltre settanta generazioni trascorse vive e presenti in questa terra, scrivendone la storia. Forse sentivano come per questo motivo, oltre i millenni, quelle voci antiche trovarono nuova piena comprensione e condivisione. Nelle cronache, le prime e poi le altre nel corso del ‘900, certamente si parla delle tragedie rappresentate, degli attori, dei cori, ma anche del pubblico sempre “imponente”, “folla da stadio” , “in corale raccoglimento”. Questa forza collettiva del pubblico sembra farsi fisica e spirituale 27
1930
1960
80
1914
Agamennone di Eschilo
Città : Argo Traduzione, direzione artistica e musiche: Ettore Romagnoli Scena: Duilio Cambellotti Costumi: Bruno Puozzo Agamennone: Gualtiero Tumiati Clitennestra: Teresa Mariani Cassandra: Elisa Berti Masi Egisto: Giulio Tempesti Araldo: Giosuè Borsi Scolta: Luigi Savini Locandina: Leopoldo Metlikovic
Ph. Archivio Fotografico A. Maltese /AFI
81
112
1970
Elettra di Sofocle
CittĂ : Micene Traduzione: Eugenio Della Valle Regia: Franco Enriquez Musiche: Franco Enriquez Scena e costumi: Emanuele Luzzati Coreografie: Angelo Corti Aio: Tino Carraro Oreste: Osvaldo Ruggeri Elettra: Carla Gravina Clitennestra: Adriana Innocenti Egisto: Piero Nuti Locandina: Filippo Romoli
0
10m
113
118
Pagina precedente: Oreste, 1984, regia di Luigi Squarzina. Ph. A. Maiorca, AFI In questa pagina: Isola di Lemno. La scena di Paolo Tommasi nella versione per Filottete, 1984 (in alto). Ph. A.Maiorca / AFI Oreste, 1984, scenografia di Paolo Tommasi (in basso). Ph. A.Maiorca, AFI
119
Ph. Franca Centaro per AFI
130
Scenografia di Rem Koolhas nella versione per Prometeo di Eschilo, 2012, regia di Claudio Longhi. Ph. Franca Centaro per AFI
Scenografia di Rem Koolhas nella versione per Baccanti di Euripide, 2012, regia di Antonio Calenda. Ph. Franca Centaro per AFI
131
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Tebe sulla scena
Intorno all‘antico mito di Tebe ruota un ciclo di tragedie che trovano nella rocca di Cadmo il luogo della guerra dei sette re, dei dissidi fraterni tra Polinice ed Eteocle, vissuti da personaggi collegati alle luttuose vicende generate da maledizioni e gravi omissioni. Nel ciclo tebano ritroviamo tragedie -Edipo re, Sette a Tebe, Edipo a Colono, Antigone e Fenicie- ove si alternano Edipo, i suoi figli e altri personaggi che ripercorrono i fatti, modificandone punti di vista e cronologie, pur mantenendo fissi i luoghi: la cittĂ dalle sette porte è rappresentata sulla scena secondo infinite declinazioni.
Fenicie, 2017, regia di Valerio Binasco, particolare della scenografia di Carlo Sala. Ph. Franca Centaro per AFI
145
“Sette contro Tebe” e “Fenicie”, INDA-2017: tre domande a Carlo Sala Vittorio Fiore
Carlo Sala, scenografo e costumista. Studi presso l’Accademia di Brera. Lavora a Milano collaborando soprattutto con la compagnia del Teatro dell’Elfo e con i registi Elio de Capitani e Ferdinando Bruni. Carlo Sala affronta il palco del Teatro Greco di Siracusa per due spettacoli che si alternano nella stagione 2017 al teatro greco di Siracusa: “Sette contro Tebe” e “Fenicie”. Rifiutando per questo sito il ruolo contenitore di scene, predilige impianti orizzontali, con una serie di elementi che restituiscono un sistema utile ad una molteplicità di luoghi e di movimenti. Il dialogo, parte di un’intervista avvenuta a Siracusa nel maggio del 2017, ci restituisce un innovativo approccio alle due opere ed all’antico spazio teatrale.
Gianmaria Martini, Isa Danieli e Guido Caprino in Fenicie, 2017, regia di Valerio Binasco scena e costumi di Carlo Sala. Ph. Franca Centaro per AFI
Vittorio Fiore: Come hai risolto il doppio impegno per le scene delle due tragedie, ambientate entrambe a Tebe, con un medesimo plot narrato da angolazioni diverse? Come hai vissuto e risolto l’invadenza e l’imponenza delle dimensioni del teatro greco di Siracusa e quanto le vestigia ed il verde del fondale naturale hanno influenzato i tuoi progetti scenici in cui campeggia una monumentale “divinità arborea”? Questo elemento compare, differente , in entrambe le scenografie. Carlo Sala: Quando intervengo in uno spazio che pone molte limitazioni dal punto di vista della meccanica di palcoscenico, un luogo aperto come per Turcs tal Friul di Pasolini per la Biennale di Venezia o 161
Le due case in ferro arrugginito erano allo stesso tempo la porta dell‘inferno ed un ulteriore livello di verticalità nella costruzione dei quadri, oltre ad offrirsi come “corpo” per la grande marionetta di Plutone, mentre la città per noi era raccontata con le parole ed in parte accennata nella disposizione iniziale dello spettacolo, con parti strutturali a vista come fossimo in una sorta di cimitero navale.
Salvo Ficarra, Valentino Picone e Gabriele Benedetti in Rane, 2017, regia di Giorgio Barberio Corsetti. Ph. Franca Centaro per AFI
VF: E agli schermi con la ripresa diretta, immancabili ingredienti di Corsetti, che ruolo è stato affidato? Puoi accennare brevemente alle tecnologie utilizzate? MT: Il video è stato un segno che controbilanciava l‘aspetto antico dello spazio del teatro, l‘intento era da una parte rendere visibili espressioni e visi che di solito non lo sono durante gli spettacoli nel teatro greco (anche se in antichità le maschere che gli attori indossavano erano un poco sovradimensionate, con espressioni caratterizzate, per cui in un certo senso abbiamo sviluppato un principio già esistente), dall‘altra inserire un linguaggio cinematografico in alcuni momenti. Trattandosi di un viaggio agli Inferi abbiamo scelto di andare in scena al crepuscolo ma anche in condizioni di buio naturale abbiamo deciso di lavorare con ledwall che hanno una potenza maggiore rispetto ad una videoproiezione, per avere un segno netto che si inscrivesse con carattere all‘interno del disegno scenico. La maggior parte dei video erano in presa diretta, abbiamo usato 2 videocamere collegate ad un semplice software che ne permettesse la gestione (assolvenze e dissolvenze, correzioni colore ecc). 179
Nella stessa collana: 1. Spazio Teatro. Luoghi recuperati per la scena. 2010 2. Tecnologie della finzione. L’effimero e la città . 2011 3. Reduce, Recycle, Reuse. Arti performative per il recupero dello spazio urbano. 2012. 4. Luce artificiale e paesaggio urbano. Raccontare il territorio con nuove tecnologie. 2013 5. Mettere in scena, mettere in mostra. 2015 6. Scenografie portatili. 2016 7. Gordon Craig. Spazi drammaturgici. 2017
La potenza drammatica del teatro en plein air non è affatto accessoria o decorativa […]. Il luogo naturale non si limita a fornire allo spettacolo una cornice […]; lo costituisce nella sua singolarità, nella sua più preziosa fragilità, e contribuisce in modo determinante a renderlo memorabile. […] La natura offre alla scena l’alibi di un altro mondo, la sottomette a un cosmo che la sfiora con i suoi riflessi imprevisti. Roland Barthes, Poteri della tragedia antica, 1953
Il teatro greco di Siracusa si adagia armoniosamente in una singolare conformazione orografica dell’altopiano dell’Epipoli come immenso palcoscenico aperto su un panorama di estrema bellezza: il porto grande delimitato dall’isola d’Ortigia e dalla penisola del Plemmirio, la pianura del fiume Anapo a sud e il profilo dei monti Climiti a ovest ne sono il fondale naturale. Una visione mutata nel tempo: il paesaggio agreste che si era impossessato delle vestigia della città greca subisce l’avanzare della città contemporanea; il teatro greco, a sua protezione, si fa scudo con una cortina verde, annullando la vista compromessa. Lo scheletro roccioso – derivato dalla asportazione degli elementi lapidei destinati alla grande opera muraria cinquecentesca che avrebbe circondato Ortigia – si presenta come la struttura che, confermando le sue qualità di “teatro totale”, ha accolto gli allestimenti INDA degli ultimi cento anni. Il rapporto teatro/città è sugellato in questo studio attraverso connessioni visive e restituzioni illusive: tra patrimonio mitico, finzione scenica, archeologia, realtà urbana e società.
€ 18,00 ISBN 978-88-6242-276-5