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RIABITARE I PAESI

Strategie operative per la valorizzazione e la resilienza delle aree interne a cura di Adriana Galderisi

PREFAZIONE

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Luigi Maffei

INTRODUZIONE

Adriana Galderisi

I — PRINCIPI GUIDA

La lente dei cicli adattivi per il rilancio delle aree interne

Adriana Galderisi

Il potenziale delle aree interne

Pierfrancesco Fiore

Re-scaling istituzionale e progetto di territorio

Piergiuseppe Pontrandolfi

BOX

Definire le aree interne: uno sguardo europeo

Valentina Vittiglio

II — STRATEGIE E PROGETTI

Visioni, strategie e progetti per il Matese casertano

Giovanni Bello, Fabio Ciervo, Constanza De Gaetano, Settimio Ferlisi, Adriana Galderisi, Giuseppe Guida, Antonietta Izzo, Giada Limongi, Roberto Musumeci, Anna Napolitano, Gianfranco Nicodemo, Luigi Petti, Francesco Plaitano, Giacomo Viccione, Valentina

Vittiglio, Angela Volpe

Una Strategia Integrata per l’Ufita

Pierfrancesco Fiore, Emanuela D’Andria

Strategie e Progetti per il Medio Agri

Francesca Alemanno, Antonello Azzato, Domenico Copertino, Priscilla Dastoli, Elena Mamone, Piergiuseppe Pontrandolfi

Principi guida per l’innesco di processi di sviluppo orientati alla sostenibilità nei territori interni

Adriana Galderisi

MHC_Matese Heritage Community

Francesca Castanò

Proprietà collettive per lo sviluppo sostenibile delle aree interne

Fabiana Forte

Paesaggi produttivi e identità del territorio

Maria Antonietta Sbordone

Indirizzi per la rigenerazione del patrimonio costruito e il miglioramento della qualità abitativa

Pierfrancesco Fiore, Emanuela D’Andria

Aree interne e città pubblica: il nodo degli standard urbanistici

Claudia de Biase

Co-progettare con le comunità locali: il ruolo dei Living Labs

Giuseppe Guida

La ricerca antropologica nei processi di attivazione delle comunità locali

Vita Santoro, Marina Berardi

Migranti nelle aree interne.

Esperienze e prospettive di “accoglienza generativa”

Francesca Alemanno, Elena Mamone

Per una efficace ed efficiente governace pluricomunale

Piergiuseppe Pontrandolfi

Conoscere e ridurre il rischio sismico nei territori interni

Luigi Petti, Francesco Plaitano, Constanza Maria De Gaetano, Filomena Nuccio

Conoscere e ridurre il rischio idraulico nelle aree interne

Giacomo Viccione, Fabio Ciervo

Analisi e mitigazione del rischio da frana nelle aree interne

Settimio Ferlisi, Gianfranco Nicodemo, Angela Volpe

Giuseppe Guida

Luigi Maffei

Ci sono questioni nazionali che riescono a tenere la ribalta. Illuminate dalle luci dei mass media, sono utilizzate dalle forze politiche spesso solo per consolidare il loro consenso ma hanno l’effetto immediato di dividere le masse in grandi schieramenti e a contrapporli. Su queste questioni si sprecano giochi legislativi con proposte di legge dalle forme più fantasiose. Queste leggi sono di facile e immediata applicazione con poche apparenti responsabilità e questo è l’altro aspetto che attira le forze politiche. La negatività sta nell’impossibilità di valutare gli effetti devastanti nel medio e nel lungo termine delle scelte effettuate.

Ci sono, poi, questioni nazionali che seppur basate su dati tangibili che ne dimostrano l’urgenza, riescono ad emergere dalla cenere dell’indifferenza solo ciclicamente. La mancanza di conoscenze approfondite delle condizioni al contorno ma soprattutto di una visione globale, rende queste questioni nazionali poco attraenti per il legislatore di turno che si limita ad interventi occasionali e slegati, con la convinzione che la questione non abbia soluzione. Eppure, le strategie da attuare, complesse ma necessarie per non raggiungere punti di non ritorno, potrebbero riscuotere ampio consenso nella comunità nazionale, innescare virtuosismi su scala nazionale e consolidare l’unità sociale e economica della nazione.

Nel primo gruppo di questioni riporto l’“Autonomia Differenziata delle Regioni a Statuto Ordinario”, nel secondo invece le “Aree Interne e Centri Minori” e di questa ultima questione nazionale il presente volume si occupa con una visione assolutamente innovativa.

Oltre la metà del territorio nazionale è coperta giuridicamente da 5.497 piccoli comuni con meno di 5.000 abitanti. Oltre la metà di loro soffrono da lustri di un forte disagio economico e demografico. In questi territori, la popolazione è in continua diminuzione, con tassi di gran lunga superiori alla media nazionale, ma soprattutto è in continua diminuzione la popolazione attiva, con emigrazione di giovani con formazione scolastica verso altri luoghi e nessuna immigrazione compensativa, rendendo così questi luoghi socialmente ed economicamente fragili e marginali. Per il fenomeno del continuo spopolamento, una casa su tre è disabitata, con effetti sul mercato immobiliare privo di valore reale ma soprattutto privo di manutenzione programmata e pertanto ancor più vulnerabile. Lo stesso accade per le infrastrutture, impossibili da gestire economicamente, e per i territori agricoli, il cui abbandono lascia il passo all’inselvatichimento.

Ma è tutta la dorsale meno pianeggiante del nostro territorio nazionale da Sud a Nord a risentire di questo fenomeno. Perché è oggi importante agire sui territori interni?

Innanzitutto, perché in questi territori, caratterizzati da una marginalità fisica, demografica ed economica, si concentra gran parte del patrimonio culturale, materiale e immateriale, e del residuo capitale naturale del nostro Paese: essi costituiscono, di fatto, una importante riserva non solo di biodiversità ma anche di diversità di culture e tradizioni locali fondamentali per un più equilibrato sviluppo del Paese. I territori interni offrono inoltre, pur nella loro marginalità, servizi vitali alla sopravvivenza di territori ben più vasti, e in particolare delle grandi aree urbane quali, ad esempio, l’approvvigionamento idrico e la produzione alimentare.

Sulla base di tali considerazioni, è dunque indispensabile ricondurre il tema delle aree interne in una prospettiva che riconosca il ruolo cruciale che esse possono svolgere nel processo di transizione verso modelli di sviluppo sostenibili ma soprattutto di miglioramento della qualità della vita e di riequilibrio sociale e territoriale.

Di cosa abbiamo bisogno?

Per liberare la questione nazionale dalla cenere che lo avvolge, abbiamo bisogno di affrontare in modo unitario le interdipendenze che connettono aree interne e sistemi urbani all’interno di più ampi ambiti regionali. Abbiamo bisogno di maggiore conoscenza dei luoghi, dalle loro fragilità alle loro potenzialità. Abbiamo bisogno di uscire dai nostri mondi protetti e calarci nelle realtà locali per comprenderne le necessità e insieme a coloro che abitano questi territori elaborare idee e progetti, convincere gli scettici e i pessimisti. Abbiamo bisogno soprattutto di comprendere che rinunciare ad un pezzo di noi stessi è di fatto rinunciare al nostro passato e al nostro futuro.

I ricercatori delle tre Università e le comunità locali delle tre aree pilota del progetto RI.P.R.O.VA.RE., con il loro lavoro sinergico, hanno risposto appieno a queste domande, hanno assolto un compito importante lasciando un bagaglio che sarà certamente utile a chi dovrà guidare una strategia nazionale di riequilibrio, rilancio e consapevole crescita.

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