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BEST PRACTICES IN ITALIA
Giada Limongi
L’appellativo di buona pratica può essere attribuito a quelle esperienze che hanno permesso di ottenere i migliori risultati in relazione ad obiettivi prefissati. Di conseguenza, il riconoscimento delle buone pratiche è qui considerato con riferimento ad alcuni macro-obiettivi generalmente riconosciuti prioritari per le aree interne e, in particolare, per i contesti oggetto del Progetto RI.P.RO. VA.RE. Sebbene il termine aree interne sia essenzialmente riferito a quei territori caratterizzati da una duplice condizione di spopolamento cronico e di ridotta accessibilità ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità), tali criticità e carenze sono l’effetto di fenomeni di lungo termine che vanno dalla progressiva industrializzazione delle città iniziata nel secondo dopoguerra, all’accentramento di servizi, infrastrutture, risorse e capitale umano nelle aree urbane divenute polarizzanti per l’occupazione e l’innovazione. Dunque, invertire la tendenza all’abbandono delle aree interne implica delineare e implementare strategie volte, da un lato, ad accrescere le dotazioni di servizi essenziali, dall’altro, ad incentivare nuove forme di sviluppo fondate su modelli sostenibili e innovativi. Rispetto a quest’ultimo punto, le buone pratiche riconosciute possono essere suddivise in relazione ai seguenti macro-temi: recupero del patrimonio edilizio e nuove forme dell’abitare; valorizzazione del capitale naturale e dell’agricoltura; innovazione digitale e transizione energetica.
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Lo spopolamento delle aree interne ha come conseguenza diretta l’abbandono del patrimonio edilizio residenziale dei piccoli centri storici. Una delle principali iniziative volte ad incentivare l’acquisto e la ristrutturazione di immobili ad uso residenziale è il progetto “case a 1 euro” che, pur agevolando notevolmente l’acquisto dell’immobile, non è accompagnato da una visione di sviluppo e rivitalizzazione dei paesi. Altre esperienze consolidate riguardano invece la creazione di alberghi diffusi. La sola strategia di riqualificazione edilizia ai fini turistici porta con sé alcuni vantaggi quali la messa in sicurezza di parti del patrimonio edilizio, l’efficientamento energetico, la riqualificazione urbanistica e la creazione di servizi per l’accoglienza e di economie connesse, ma presenta anche alcuni rischi quali la perdita dell’identità locali e del mix sociale. Inoltre, laddove la domanda turistica è bassa e concentrata in brevi stagioni, le strutture ricettive diffuse generano complessità connesse ai costi di gestione (consumi energetici, personale impiegato, etc.). In alcuni casi la tradizionale offerta turistica stagionale e di breve periodo viene affiancata dall’offerta di alloggi temporanei per il mediolungo periodo rivolta a nomadi digitali, free-lancers o, più in generale, a nuovi abitanti delle zone rurali. Un esempio è quello del Borgo telematico di Colletta di Castelbianco1, in Liguria, dove la riqualificazione urbanistica e edilizia del borgo medievale totalmente abbandonato dagli anni Novanta è stata affiancata dalla realizzazione della rete in fibra ottica che garantisce una veloce connessione telematica e incentiva la compresenza di turisti di breve periodo con residenti (temporanei e non) e, di conseguenza, l’economia locale.
Un altro esempio interessante è quello del Paese-Cooperativa di Succiso, in Emilia-Romagna, dove la cooperativa Valle dei Cavalieri2 ha scelto di rispondere allo spopolamento attraverso la ripresa di attività agro-silvo-pastorali e agrituristiche che hanno permesso di ricreare occupazione sia stabile per i residenti che temporanea per i lavoratori stagionali, ma anche di continuare a svolgere attività di presidio del territorio per la tutela e valorizzazione del patrimonio naturale.
Rispetto a temi più recenti, come quello dell’urgenza di avviare una transizione energetica, appare importante riportare l’esempio di Magliano Alpi, in Piemonte, come prima esperienza di Comunità Energetica Rinnovabile (CER)3. Nel contesto delle aree interne, il tema dell’approvvigionamento energetico può essere sia generatore di risparmi energetici singoli e collettivi in grado di generare investimenti sul territorio, che attivatore di pratiche di ricerca per l’innovazione energetica e la transizione verso il rinnovabile e la gestione energetica collettiva.
Le poche esperienze qui menzionate, piuttosto che fornire un quadro delle numerose buone pratiche in Italia, intendono fornire spunti di riflessione per la definizione di strategie integrate di rivitalizzazione delle aree interne. Infatti, se la singola strategia può risultare vincente per specificità del contesto o peculiarità dell’iniziativa, un insieme strutturato di strategie e azioni orientate al raggiungimento di molteplici obiettivi può innescare un complessivo processo di sviluppo del territorio, ispirandosi a singoli esempi virtuosi non replicabili toutcourt, ma da ripensare e adattare alle specificità dei contesti.
Se dunque i singoli esempi virtuosi possono rappresentare utili spunti per lo sviluppo di differenti contesti, appare utile segnalare alcune raccolte di buone pratiche delle aree interne italiane. In particolare, la pagina web “riabitare