CINQUE PROGETTI PANDEMICI

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ALVAR AALTISSIMO CINQUE PROGETTI PANDEMICI PUNTO | LINEA | SUPERFICIE | SEQUENZA | SPAZIO Con testi di Marco Biraghi e Maria Chiara Virgili


Alvar Aaltissimo

Superstudio, Progetto per il Salvataggio dei Centri Storici italiani (Italia Vostra), 1973


Cinque Progetti Pandemici

ARCHITETTURA E IRONIA di Marco Biraghi

architettura è una cosa seria. Tale assunto è la pietra angolare sostanzialmente inamovibile di qualunque discorso che verta intorno ad essa; e ciò tanto che a farlo siano imprenditori privati, pubblici amministratori, o siano piuttosto costruttori, oppure ancora veri e propri architetti. Raramente – con una rarità addirittura inquietante – l’architettura riesce ad essere ironica. L’arte, la letteratura, il teatro, perfino la musica fanno comunemente uso dell’ironia, al punto da essere giunti in certi casi a farne dei “generi” a sé stanti (si pensi alla vignetta, alla caricatura, al romanzo umoristico, alla satira, alla commedia, alla farsa, all’opera buffa). Con l’architettura invece non si scherza. E se occasionalmente può trasformarsi in un gioco, dotato – come a questo si conviene – di ben precise “regole”,1 in pochissimi casi essa si mostra capace di ironia, o di autoironia (che nel suo caso specifico sarebbe in fondo la stessa cosa, faticando in genere l’architettura a parlare di “altro” da sé). A un livello più immediato e superficiale si potrebbe affermare che mentre le altre arti si possono ricondurre a un (sia pur nobile) intrattenimento, e in quanto tali anche a un divertimento, l’architettura deve sobbarcarsi l’onere della costruzione del mondo, e in quanto tale non può certo permettersi di trastullarsi. Ma proprio riguardo al modo in cui il mondo si è andato

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Alvar Aaltissimo

PLSSS Introduzione

lvar Aaltissimo è un progettista architettonico del XXI secolo: queste le parole che introducono la sua biografia ufficiale1 che lo collocano nella galassia di archistar del nostro tempo, come stella luminosissima. Essendo un architetto dallo stile strettamente contemporaneo, Alvar Aaltissimo è autore di progetti risolutori di tutti i problemi urbani, sociali, ambientali ed economici; collocandosi del XXI secolo, nel particolare negli anni ’20, ha avuto modo di affrontare i problemi legati alla pandemia da Covid-19, realizzando innumerevoli proposte, suggestioni, sogni. Progetti ad alta risoluzione, dunque, le cui idee alla radice sono descritte da render, disegni architettonici e schemi progettuali. Ognuno tra i cinque progetti inseriti in questo libro è stato fatto in un momento preciso della pandemia e legato a una riflessione su una necessità contingente. Per metterli insieme in una pubblicazione era necessario trovare una chiave di lettura che ne estrapolasse dei principi architettonici e spaziali, quasi astratti, che inevitabilmente fanno parte di ogni progetto di architettura. Lo sguardo è quello di un Architetto (maestro) che guarda a progetti di architettura; quindi, non possiamo che estrarne principi architettonici spaziali che ne rendano possibile un’analisi astratta. Sono presentati, così, in ordine di scala: “Torrette per concerti distanziati”, il più piccolo (al limite dell’oggetto di design),

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Cinque Progetti Pandemici

il Supermercato lineare, la “Casa Balcone” o “Casa Lockdown”, il Progetto per il Salvataggio dell’Estate Italiana 2020, fino ad arrivare trionfalmente al più grande, il “Masterplan della città di Vaccinia” alla scala urbana e paesaggistica. Seppur su scale e con funzioni diverse ognuno di essi affronta la gestione del movimento dell’essere umano nello spazio, finalizzata a ridurre gli assembramenti e gli incontri frontali. Una serie di indirizzamenti rigorosi, schematici e rispondenti a geometrie precise sembravano infatti essere l’unica via per evitare il contagio. L’essere umano si muove liberamente nello spazio, ma durante una crisi pandemica tale libertà viene ridotta e riportata a principi elementari della geometria, sottoforma di indicazioni, reindirizzamenti, segnali, cartelli o barriere: un bollino sul pavimento (Punto), le transenne che definiscono una fila a serpentina (Linea), la metratura della casa dove un individuo è quarantenato (Superficie). Queste tre astrazioni rimandano subito a un trattato fondamentale per la storia dell’arte, “Punto, linea e superficie”, di Wassily Kandinsky2, nato dalle sue lezioni fatte nel 1922 per gli studenti del Bauhaus e solo dopo pubblicato come libro, che cerca schematicamente di definire gli elementi assoluti della composizione sul piano, individuando le caratteristiche di ognuno ed evidenziandone aspetti artistici ed emozionali. “PLSSS” è l’acronimo che indica tali principi astratti, uno per progetto: Punto, Linea, Superficie, Sequenza, Spazio. Il sottotitolo “5 progetti pandemici” potrebbe far pensare a un libro che parli di pandemia: sarà invece solo il punto di partenza per spianare la strada a diversi temi, anche inaspettati. In questo testo e in quelli successivi legati ai cinque progetti, si cercherà di adottare, a seconda della convenienza, un linguaggio memetico3, ricorrendo all’uso della reinterpretazione di riferimenti dissonanti, del paradosso, dell’utilizzo di frasi sconclusionate, come ad esempio.

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SUPERFICIE Percorso casa - lavoro 1 min. (mascherina obbligatoria)

Bagno Letto

Angolo cucina Spazio per Stupid Working ©

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Stanza chiusa per cene con più di 6 invitati

Spazio per Stupid Working ©


LA “CASA LOCKDOWN” O “CASA BALCONE” Testo originale del post - 24 ottobre 2020

Ci risiamo quasi. La “casa lockdown” - o “casa balcone” - è stata progettata tenendo conto della giusta calibrazione degli spazi necessari per affrontare al meglio i prossimi mesi.

La Casa Balcone (però a colori) Testo originale del post - 14 novembre 2020

Sempre la casa lockdown (o casa balcone), però a colori.

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Vista del Balcone - Zona Arancione

lineare, si può presentare come semplice e sottile, nel caso dei caratteristici balconi di Palermo, composti da un’unica lastra di marmo appoggiata su mensole di ghisa. In alternativa, articolato e massivo: è il caso del lunghissimo balcone barocco di Palazzo Judica Cafici (oggi Palazzo Caruso) a Palazzolo Acreide (SR), sorretto da ventisette “cagnoli”, grandi mascheroni che scherniscono i passanti con facce buffe e strambe. Le soluzioni di balconi “puntuali”, sono invece consigliate, e forse 54

più adatte, per vendere la casa all’abitante che dice di avere il pollice verde, così può metterci qualche geranio e non privarsi della sua graziosa passione. La cultura architettonica è piena di casi, prevalentemente negli anni ’50 e ’60, di balconi puntuali; citiamo l’edificio residenziale a Napoli alla Riviera di Chiaia di Amedeo e Lorenzo d’Albora (1954-60)4, e un suo gemello a via Belvedere al Vomero, di cui non conosciamo il progettista: in entrambi i casi il posizionamento dei balconi in


Vista del Balcone

facciata è regolare e schematico e quella quasi eccessiva regolarità non serve ad altro che a donare a ogni abitante (uno, al massimo due, per appartamento) una splendida vista sul panorama (non a caso uno dei due è in via Belvedere [fig.]). Impossibile non citare, parlando di balconi, l’esperienza olandese di MVRDV al quartiere Osdorp ad Amsterdam, chiamata “Wozoco” (1997)5. In questo progetto residenziale, giganteschi volumi sospesi grazie a importanti travi

reticolari sbalzano vertiginosamente e da loro spuntano piccoli balconcini con ringhiere di vetro colorate (arancioni, blu o viola); questi balconcini risultano molto esili e lunghi, come se fossero cassetti dei medicinali delle farmacie, quasi a voler significare che il balcone possa essere un farmaco per gli abitanti che vivono in architetture ben progettate. Di questa breve serie di casi studio balconistici, notiamo come il lavoro progettuale avvenga in facciata, come uno schema da comporre in maniera 55


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L’Italia rinasce con Vaccinia La definizione di Spazio è sicuramente la più complessa che esista all’interno della disciplina dell’architettura. Partendo da questo presupposto stiamo scivolando due volte all’interno di un buco nero (per rimanere in tema Spazio), prima per aver ri-dissacrato “Punto, Linea e Superficie”, e ora per l’utilizzo di un termine tanto generico quanto complesso per parlare di quest’ultimo progetto. Ma non importa. Avendo perso già dall’Estate la possibilità di riferirsi alle definizioni di Basilio1, cerchiamo di evitare una frase virgolettata chiara e precisa, andando avanti per la via dei riferimenti utili alla causa, sempre in ottica memetica. La città di Vaccinia nasce dalla volontà di creare uno spazio adeguatamente grande, in grado di ospitare una innumerevole quantità di persone in un momento di emergenza sanitaria. Per fronteggiare tale situazione, già verso la fine del 2020, sono state messe in campo alcune proposte, come ad esempio, i “Padiglioni Primula” di Stefano Boeri. Colpisce qui, a livello comunicativo, che siano state scelte come ambientazioni nei fotoinserimenti le piazze più belle d’Italia, in stile quasi cartolinesco e da “Grand Tour”2. Di contro, sono state escluse da ogni rappresentazione le periferie, così come la provincia o

Stemma ufficiale della Città di Vaccinia

semplicemente quei luoghi anonimi che hanno la colpa di non rientrare nei perimetri dei famigerati centri storici italiani3. Il masterplan della città di Vaccinia cerca di andare in controtendenza rispetto a questa operazione, agendo non per diffusione ma per concentrazione, creando una grande massa accentratrice da collocare in un luogo raggiungibile da tutti per via aerea. Nasce così una nuova città di fondazione, servita da un aeroporto, con la propria compagnia di bandiera, la VAX AIR, e una piazza abbastanza grande da ospitare i cittadini italiani che hanno deciso di vaccinarsi. Questo grande spazio esiste come vuoto, che “cessa di essere il semplice residuo tra le edificazioni e viene 77


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Vista del Padiglione Centrale per Vaccinazioni A fianco: Vista della Torre Siringa

trattato come entità a sè stante”4, delimitato da pochi edifici che, tutti insieme come unico grande elemento, configurano una vera e propria città inerpicata su di un’altura. La sua presenza all’interno del paesaggio spicca grazie a un edificio principale prominente, esattamente come avveniva nell’agorà greca. A dire il vero, affiancato all’edificio templare principale c’è una Torre dalla forma strettamente riconoscibile, collocata sia per motivi civici (sede del comune di Vaccinia) che per motivi identitari.

Tutta la città di Vaccinia appare quindi come un episodio all’interno della montagna che pare essere sempre esistito, calato dall’alto e inteso come “un momento e un dispositivo fondamentale dell’organizzazione delle masse attraverso l’istituzione di uno spazio sacralizzato, magico.”5 Alla base del progetto c’è la ricerca di identità degli edifici che definiscono lo spazio (la piazza), che hanno il compito di “parlare” e di rendere inutile qualsiasi spiegazione o critica. Con operazioni assimilabili a quelle 79


Alvar Aaltissimo

Alvar Aaltissimo, “Evil Architects be like... - Mies”, 2021

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Cinque Progetti Pandemici

Il Meme è reale di Alvar Aaltissimo

ell’arte e nell’architettura si sono susseguite, nel corso dei secoli, molteplici definizioni fatte da artisti, autori, critici o contributors di Wikipedia, che ci permettono oggi di parlare propriamente di opere d’arte o opere di architettura1, o almeno farlo con cognizione di causa. Senza cadere in definizioni semplicistiche e affrettate, potremmo dire che esistono delle caratteristiche, alcune imprescindibili, altre no, che ci permettono di innalzare un caso studio al suo olimpo. Se però parliamo di meme, anche i più assidui frequentatori di social network potrebbero trovare difficoltà nella definizione precisa su cosa lo è e cosa non lo è. Generalmente, la parola meme viene utilizzata, ormai diffusamente nella cultura popolare, per dare un nome a delle “immagini divertenti che possono essere condivise sui social”2. In realtà la sua definizione è molto più ampia e complessa, e non si riduce solo a quanto un’immagine sia divertente, ma neanche all’essere un contenuto multimediale condiviso sui social. Le radici di questa parola affondano in un passato precedente all’avvento di Facebook, Twitter e 9gag, quando il biologo inglese Richard Dawkins pubblica, nel 1976, “Il gene egoista”3. È questo il testo in cui compare per la prima volta la parola meme. L’ambizione estrema di Dawkins era quella di teorizzare una nuova disciplina, contrapposta alla genetica, con l’obiettivo di studiare

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Alvar Aaltissimo

Impossible Dialogues, “Flying” (Keith Haring, Untitled 85, 1985 - Wassily Kandinsky, Sky blue, 1940)

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Cinque Progetti Pandemici

Arte Memetica di Maria Chiara Virgili

el raccontare i suoi progetti pandemici, ordinandoli per scala, Alvar Aaltissimo cita deliberatamente Punto, linea, superficie1, testo capitale kandinskijano che prima ancora di essere un Contributo all’analisi degli elementi pittorici, consiste nella “prosecuzione organica” del mistico saggio Lo spirituale nell’arte completato dall’artista russo intorno al 1910. In questo primo appassionato scritto teorico, Wassily Kandinsky (1866 – 1944) paragona forme e colori ai tasti di un pianoforte; sostiene che ogni nota suonata dall’artista possa “mettere in vibrazione l’anima umana”2 rivelando la forza di ogni segno e il suo intrinseco contenuto semantico. Non si fa fatica a percepire una certa libertà creativa in queste affermazioni, eppure agli anni vivaci dell’Astrattismo lirico, segnati dalle vivide serie di Impressioni, Improvvisazioni e Composizioni, subentrarono d’emblée l’Astrattismo geometrico e una più matura riconoscibilità. In quell’esatto momento, l’ordine divenne il nuovo direttore d’orchestra, mentre triangoli, cerchi, rette, curve e spirali, la partitura di un freddo metodo analitico che Kandinsky avrebbe di lì a poco trasformato in dottrina alla Staatliches Bauhaus di Weimar. Correva l’anno 1926 quando Punto, linea, superficie - nono volume del Bauhaus-Bucher, nonché compendio di testo per gli studenti - veniva pubblicato;

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Città di

Vaccinia Cercando di sviscerare paradossalmente le caratteristiche proprie del meme e della sua disciplina, la memetica, Alvar Aaltissimo presenta cinque progetti del 2020 che hanno affrontato i temi pandemici, rivelandone genesi e riferimenti. Tale lettura fatta a posteriori, reinterpreta la triade “Punto linea e superficie” di Kandinsky e la traduce in concetti spaziali in ordine di scala, con l’aggiunta dei paradigmi “Sequenza” e “Spazio”. Il risultato è il titolo-acronimo “PLSSS” che si legge “Please” con un accento prolungato sulla prima vocale e con le braccia aperte e il naso all’insù, come a dire: «Questi progetti non sono seri, anzi direi inutili e dannosi». A introdurre questa raccolta, una panoramica su alcune esperienze progettuali analoghe del passato, raccontate nel saggio di Marco Biraghi e, a conclusione, l’avvicinamento intrepido tra Architettura, Arte e Meme di Maria Chiara Virgili. L’architettura è una cosa serissima: parola del tirocinante non pagato di Alvar Aaltissimo.

€ 16,50


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