Civid-Home. Luoghi e modi dell'abitare dalla pandemia in poi.

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a cura di Michela Bassanelli

Covid-Home Luoghi e modi dell’abitare, dalla pandemia in poi


Indice 07

Covid-Home Michela Bassanelli

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Intermittente della memoria, per il domani Imma Forino

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Interni post-pandemici Andrea Marcante, Adelaide Testa

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Appunti per una terapia eziologica Jacopo Leveratto

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Imparare ad abitare la propria casa Giordana Ferri

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Qua e lĂ tra la cittĂ e la casa. Soglie abitate Michela Bassanelli


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Intorno al tempo. Nuove geografie Stefano Mirti

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La cittĂ dei progetti personali Pierluigi Salvadeo

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Costruire l’abitare Stefano Spremberg, Davide Ferrari

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Post-pandemia. La sfida delle pratiche di design Marco Borsotti

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Alcuni pensieri Marco Ferreri


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Covid-Home Michela Bassanelli

La recente pandemia ha imposto due grandi condizioni sociali che hanno avuto una diretta ricaduta spaziale: da un lato l’allontanamento richiesto nei luoghi pubblici e, dall’altro, l’isolamento nella propria abitazione. Due aspetti che sembrano opposti, ma che, in realtà, sono strettamente correlati tra loro. Abbiamo sperimentato la privazione delle città e, allo stesso tempo, abbiamo osservato come la segregazione abbia scavato profonde distanze tra i pochi privilegiati e i sempre più numerosi poveri. Ora riusciamo a immaginare come possa essere l’esistenza forzata in pochi metri quadrati e abbiamo visto il manifestarsi delle differenze sociali nelle forme disparate che può assumere lo spazio abitato. Abbiamo, inoltre, verificato come le case contemporanee si siano rivelate inadeguate e prive di privacy per poter soddisfare tutte le attività richieste. Nelle lunghe settimane di quarantena la casa è diventata l’oggetto più discusso, osservato, trasformato, in certi momenti amato, ma anche odiato. Da custode dell’intimità, luogo in cui rifugiarsi, essa ha ospitato

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Marcante Testa Architetti, Another Venice, Venezia, 2017.

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Interni post-pandemici Andrea Marcante, Adelaide Testa – Architetti, Torino

La fase uno della pandemia ha evidenziato alcuni temi chiave, che hanno riportato l’attenzione sull’importanza dell’architettura degli interni. Questo periodo ci ha visti a casa, costretti a misurare fisicamente, passo dopo passo, le nostre stanze, come ha scritto Xavier de Maistre: «Secondo i calcoli di padre Beccaria la mia stanza si trova al 45° grado di latitudine; va da levante a ponente; se si cammina rasente ai muri forma un quadrato di trentasei passi di perimetro. Il mio giro però ne conterà molti di più, perché spesso l’attraverserò in lungo e in largo, ma anche in diagonale, senza una regola o un metodo. ‒ Camminerò anche a zigzag e, se necessario, traccerò tutte le linee previste in geometria»1. Forse dovremmo aspettare il futuro per vedere quali di queste riflessioni introdurranno dei reali cambiamenti nel nostro modo di vivere e di abitare gli ambienti privati e pubblici. Durante la reclusione abbiamo 1. Maistre Xavier de, Voyage autour de ma chambre, Hatier, Paris 1794; trad. it. Viaggio intorno alla mia stanza, Guida, Napoli, 1987, p. 28.

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Inside Outside Petra Blaisse, Maison Ă Bordeaux, 2011-2012.


Qua e là tra la città e la casa. Soglie abitate Michela Bassanelli – Politecnico di Milano La recente pandemia ha accentuato lo sguardo e le riflessioni su una dicotomia che è insita nella necessità stessa di abitare un luogo e di creare dei limiti tra la sfera di relazioni che riguarda il mondo esterno e l’interno della casa. Questo limite, prima di diventare un solido muro, per le civiltà antiche era un semplice lembo di stoffa che, come una protesi del corpo, identificava un’area privata, dove rifugiarsi dai pericoli esterni. In questi ultimi mesi siamo stati costretti a una fuga nelle nostre case e, mai fino a ora, ci siamo trovati a studiarle in ogni millimetro, modificandole in base alle esigenze di lavoro, studio, sport, malattia. Rileggendo a distanza di tempo un celebre scritto di Marc Augé intitolato Estia e Hermes (2007)1 ci rendiamo conto di come quanto predetto dal sociologo si sia attuato oggi in modo dirompente e sia in cerca di un nuovo equilibrio. L’autore sostiene come, anche nella sfera domestica, Hermes è penetrato nel focolare domestico, territorio di Estia, dotandosi di un vero e 1. Augé Marc, Estia e Hermes, “Domus”, n. 900, 2007, pp. 116-117.

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Groundhog Day, regia di Harold Ramis, 1993.


Intorno al tempo. Nuove geografie Stefano Mirti – Progettista, Insegnante, Milano I mesi trascorsi a casa hanno completamente ridefinito la nostra relazione con il tempo. Il film Groundhog Day [Il giorno della marmotta] è una commedia brillante dei primi anni Novanta con Bill Murray e Andie MacDowell, che narra la storia di un presentatore televisivo che per una serie di motivi si trova in un paesino di alta montagna e che, a causa di una tempesta di neve, non può rientrare in città. Bill Murraly, tutti i giorni si sveglia ed è sempre lo stesso giorno, in un loop senza fine. Il film fa parte del filone del cosiddetto «what if», quella che i progettisti chiamano la design fiction: tutto parte da una domanda: “cosa succederebbe se?”, per poi sviluppare una trama, una storia, un progetto, un’ipotesi. Nel nostro caso la trama si fonda sull’asincronia tra la sensazione provata dal protagonista (caduto dentro un loop temporale) e quella delle persone attorno a lui, che non sono nella medesima condizione (la loro vita scorre come sempre). La sensazione del protagonista di Ricomincio da capo è la stessa che alcuni di noi hanno avvertito durante il

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Marco Borsotti, Sedie, Paleochora, Grecia, 2012.


Post-pandemia. La sfida delle pratiche di design Marco Borsotti – Politecnico di Milano Mentre in questi lunghi giorni di lockdown moltissime voci si sono levate per ammonirci che nulla sarà più come lo conoscevamo, ritengo che la vera domanda sia, piuttosto, se poi, una volta passata la paura ‒ un potente collante sociale ‒, in realtà non tornerà tutto come prima o quasi. Perché dovrebbe essere tutto diverso? Certo, molti di noi non ce l’avranno fatta e il vuoto della loro assenza sarà incolmabile, mentre altri ancora saranno più poveri di prima o saranno i nuovi poveri, ma questa condizione drammatica non rappresenterà una novità, perché andrà, invece, a consolidare quanto nella sostanza accadeva già, in un mondo dove abbiamo accettato che l’1% della popolazione mondiale possieda circa il 50% della ricchezza del pianeta1. Possiamo, dunque, veramente sperare che, per una volta nella storia umana, dal disastro emerga una società migliore, dove vorremo e sapremo tagliare con il passato e instaurare rapporti migliori con la natura, con 1. Credit Suisse, The Global Wealth Report 209: https://www.credit-suisse. com/about-us/en/reports-research/global-wealth-report.html .

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Marco Ferreri, Faraneto, Maggio 2020.


Alcuni pensieri Marco Ferreri – Architetto, Designer, Faraneto

Nella inquadratura nessuna libreria sullo sfondo. [Ma alle 20:30 un cielo azzurro e alberi in lontananza]. Quello che credo rimarrà, passata la pandemia, è l’introduzione in modo massiccio del lavoro da casa. L’immagine che mi ha colpito di più del periodo è il grande desiderio di natura degli uomini contrapposto alla straordinaria capacità della natura di rigenerarsi, senza gli uomini. Pensieri da quarantena. Previsioni ... nel 2050 due terzi della popolazione vivrà in aree urbanizzate, oggi ci vive oltre il 50% della popolazione mondiale ... Quale è la dimensione giusta di una casa per quattro persone più il lavoro da casa? ... Un quarto delle abitazioni in Italia sono vuote ... Io preferisco gli spazi grandi ... Le case sono più grandi per mettere più cose? ... Città come conventi e case come celle monastiche? Da soli o in due? Nelle celle ... Reimparare ad abitare ... Immaginare sistemi di vita che vadano contro la costrizione ... La progettualità diffusa, piena di buona volontà, molte volte triste, ci racconta di voglia di spazio e ci fa fare l’ultima domanda, perché usare un designer?

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Case discusse, osservate, trasformate, amate e odiate. Covid-Home si interroga su alcuni temi chiave che ruotano attorno al progetto dell’abitare, alla sua costruzione anche fisica, alle ripercussioni sulla città, fino al ruolo del design inteso come pratica di abitabilità di uno spazio. Studiosi, architetti, curatori, costruttori e designer, hanno provato, a partire dall’odierna crisi sanitaria, a immaginare possibili scenari sull’abitare del futuro. Con testi di: Imma Forino, Andrea Marcante e Adelaide Testa, Jacopo Leveratto, Giordana Ferri, Michela Bassanelli, Stefano Mirti, Pierluigi Salvadeo, Stefano Spremberg e Davide Ferrari, Marco Borsotti, Marco Ferreri.

€ 9,90


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