L’area ionico-etnea

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32 Collana Alleli / Research

ISBN 978-88-6242-344-1 Prima edizione italiana Ottobre 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Melania Nucifora È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. LetteraVentidue Edizioni Srl Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa www.letteraventidue.com


MEL ANIA

NUCIFOR A

L’AREA IONICO-ETNEA STORIA DI UN TERRITORIO DALL’OTTOCENTO A OGGI


INDIC E

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PA RTE

PR IMA


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INT RO DUZIO NE

PART E

PR IMA

l’identità perduta dall’eccellenza paesaggistica alla crisi ambientale 11

Il territorio dall’intervento straordinario ai programmi negoziati PART E

SECO NDA

le trasformazioni di lungo periodo 65

Centralità e gerarchie territoriali tra XIX e XX secolo

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La secolare costruzione del paesaggio ionico etneo nel rapporto tra comunità e ambiente PART E

TER ZA

l’età contemporanea. sviluppo e squilibri 117

Il capoluogo e la provincia: Catania “metropoli imperfetta”

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L’area ionico etnea nel contesto della Sicilia orientale di età contemporanea


INTRO D UZIO N E


Q

uesto lavoro rappresenta un ritorno. L’oggetto della ricerca infatti, il territorio ionico etneo, non è nuovo per chi scrive. Al contrario, lo sguardo di oggi si proietta non soltanto sul passato del territorio in sé, ma anche sui prodotti di una stagione di riflessione scientifica, storica e non solo, il cui avvio è distante ormai un trentennio. Per pura convenzione potremmo qui datare la “svolta” alla metà degli anni Ottanta, ove si colloca cronologicamente il grande convegno di Bari sul Mezzogiorno tra età moderna e contemporanea cui si farà ampio riferimento nel seguito (1985)1. Quella stagione di studi sul Mezzogiorno suscitò interesse verso un territorio che, nella lunga durata storica, sembrava contraddire lo stereotipo storiografico e paesaggistico di una Sicilia immobile. La ricerca storica sull’area ionico etnea, che prese il via con il lavoro di Enrico Iachello (1991)2 nel clima di rinnovamento della storiografia del Mezzogiorno, era in profonda sintonia con le importanti riforme economiche e istituzionali che il Paese si avviava a varare. I lavori sul territorio ionico etneo che sono qui oggetto di revisione e 1. “Forme e limiti di un processo di modernizzazione: il Mezzogiorno d’Italia tra la crisi dell’Antico regime e l’Unità”, Convegno di Studi svoltosi a Bari dal 23 al 26 ottobre 1985 per iniziativa della sezione di Storia moderna del Dipartimento di Scienze Storiche e Sociali dell’Università di Bari e della Soprintendenza Archivistica per la Puglia. Gli Atti del Convegno di Bari furono pubblicati in A. Massafra (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario. Economia, società e istituzioni, edizioni Dedalo, Bari 1988. 2. E. Iachello, Il vino e il mare. Trafficanti siciliani tra ‘700 e ‘800 nella contea di Mascali, G. Maimone, Catania 1991 (con la Prefazione di Giuseppe Giarrizzo). Il nucleo originario delle ricerche di Iachello sulla Contea di Mascali fu presentato al Convegno di Bari. Cfr. E. Iachello, A. Signorelli, Trafficanti e produttori in un’area vinicola: la Contea di Mascali tra ‘700 e ‘800, in A. Massafra, Il Mezzogiorno preunitario, cit., pp. 901-914; E. Iachello, Potere locale e mobilità delle élites a Riposto nella prima metà dell’Ottocento, Ivi, pp. 915-934. 7


aggiornamento erano pregni di quel sentire che, negli anni Ottanta, segnò il declino della rappresentazione duale dell’Italia che aveva dominato il racconto postunitario3. Il regionalismo degli anni Sessanta e Settanta ne aveva costituito la premessa e, ancor prima, la modernizzazione accelerata degli anni Cinquanta, che aveva dato un nuovo variegato volto al Sud. Gli studi storici sul territorio ionico etneo prodotti da chi scrive a cavallo fra il 1999 e il 2007 guardavano alle premesse storiografiche citate come orizzonte scientifico-disciplinare, ma avevano come quadro di riferimento contemporaneo un Mezzogiorno ricco di fibrillazioni politiche e istituzionali, la più significativa delle quali fu data dal convergere della riforma istituzionale delle autonomie locali (legge 142/19904, e ancor più, legge 81/1993 sull’elezione diretta dei sindaci5) con il rinnovamento radicale delle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno, segnate dallo smantellamento dell’intervento straordinario e dall’avvio della programmazione negoziata6. Tale contingenza fu salutata con grande speranza dagli enti locali, soprattutto al Sud. La valorizzazione del ruolo dei municipi nella programmazione dello sviluppo divenne presto un orizzonte anche delle politiche comunitarie 3. I lavori pubblicati nel seguito (seconda e terza parte), ampiamente rivisti e integrati senza tuttavia disancorarli dal contesto storico in cui sono stati concepiti, sono nell’ordine: M. Nucifora, Il territorio ionico etneo come sistema territoriale locale, in Il territorio come bene culturale, a cura di G. Giarrizzo, E. Iachello, L’Epos, Palermo 2002, pp. 187-216; Id, Naturale, rurale, urbano. Il rapporto monte/costa nel territorio ionico etneo, in Storia e ambiente. Città, risorse e territori nell’Italia contemporanea, a cura di G. Corona, S. Neri Serneri, Carocci, Roma 2007, pp. 38-54; Id., Città-territorio e periferie spontanee. Alle origini della Catania metropolitana, in I Saperi della città, a cura di E. Iachello, L’Epos, Palermo 2005, pp. 201-208; Insediamenti e territorio nella Sicilia orientale in età moderna e contemporanea, in Il mediterraneo in età moderna e contemporanea. Insediamento e territorio, a cura di E. Iachello, P. Militello, Edipuglia, Bari 2008, pp. 85-97. 4. Legge 8 giugno 1990, n. 142, Ordinamento delle autonomie locali, in GU Serie Generale n.135 del 12-06-1990 - Suppl. Ordinario n. 42. 5. Legge 25 marzo 1993, n. 81, Elezione diretta del sindaco, del presidente della provincia, del consiglio comunale e del consiglio provinciale, in GU Serie Generale n.72 del 27-03-1993 - Suppl. Ordinario n. 32. 6. Sul passaggio dall’intervento straordinario per il Mezzogiorno all’approccio della programmazione negoziata si veda A. Crescenzi, I Documenti di Programmazione. Una lettura della politica economica in Italia dal Piano Marshall al DPEF 2008-2011, LUISS University Press, Roma 2007; F. Prota, G. Viesti (a cura di), Senza Cassa. Le politiche di sviluppo del Mezzogiorno dopo l’Intervento Straordinario, Il Mulino, Bologna 2012. 8


dei fondi strutturali7. La mobilitazione dell’università italiana fu forte ovunque, anche a Catania, e tanta parte delle riflessioni di oggi non sarebbe possibile senza i forti stimoli intellettuali e le acquisizioni dei molti progetti di ricerca e didattica voluti in particolare da Giuseppe Giarrizzo, ispirati al principio di uno stretto scambio fra storici e amministratori locali. Larga parte di questo scambio si svolse al tavolo del Master in Storia e Analisi del Territorio, fondato e diretto dallo stesso Giarrizzo, per molti anni più che semplice esperienza didattica, vero e proprio laboratorio di cooperazione fra università e amministratori, in cui tante realtà territoriali della Sicilia divennero oggetto di studio e ricerca storica applicata8. L’insieme delle ricerche di quegli anni, dai lavori di seguito riportati e aggiornati a quelli semplicemente citati, fissa una tappa importante della storia dell’area ionico etnea, una fase di riflessione scientifica e istituzionale insieme sulle traiettorie di sviluppo in età contemporanea, sulle trasformazioni delle identità produttive e sullo sfruttamento degli ecosistemi, che è il punto di partenza per una riflessione odierna sul successivo ventennio.

7. T. Bianchi, P. Casavola, I Progetti Integrati Territoriali del QCS Obiettivo 1 2000-2006. Teorie, fatti e riflessioni sulla policy per lo sviluppo locale, Ministero per lo Sviluppo Economico – UVAL, Roma 2008; si veda anche D. Cersosimo (a cura di), Il territorio come risorsa. Programmazione, concertazione e sviluppo regionale nel Mezzogiorno, Formez/Donzelli editore, Roma 2000. 8. Sugli obiettivi scientifici e didattici del Master SAT cfr. G. Giarrizzo, E. Iachello, Il territorio come bene culturale, L’Epos, Palermo 2002, in particolare pp. 11-34. 9


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P R I M A

L’IDENTITÀ PERDUTA DALL’ECCELLENZA PAESAGGISTICA ALLA CRISI AMBIENTALE.


Il territorio dall’intervento straordinario ai programmi negoziati

L’università, la ricerca storica e le sfide istituzionali degli anni Novanta.

L’

esperienza catanese del Master in Storia e Analisi del Territorio fu lo spazio privilegiato di elaborazione delle ricerche sviluppate sull’area ionico etnea tra il 1999 e il 2007. La vicenda del master s’intrecciò strettamente con l’esperienza politico istituzionale dell’elezione diretta dei sindaci, come sottolineava a più riprese Giuseppe Giarrizzo nella prefazione al volume “Il territorio come bene culturale”9. Giarrizzo, allora preside a Catania della Facoltà di Lettere e Filosofia, nonché direttore del master presso la Scuola Superiore d’Eccellenza dello stesso Ateneo, spiegava chiaramente in quella sede come il progetto accademico nascesse dallo stesso clima in cui stava maturando la rete delle “cento città”10. Un ruolo centrale nella concezione generale del progetto era stato rivestito dall’Anci, allora presieduta da Enzo Bianco. L’associazione fu soggetto attivo nella concezione del master, quale interprete di primo piano della nuova stagione municipalista apertasi con l’elezione diretta dei sindaci che fu all’origine di importanti processi di rinnovamento 9. G. Giarrizzo, E. Iachello, Il territorio come bene culturale, cit. 10. Cfr. A. Bassolino, La Repubblica delle città. Conversazione con Ada Becchi, Piero Bevilacqua e Carmine Donzelli, Donzelli, Roma 1996. L’identità perduta. Dall’eccellenza paesaggistica alla crisi ambientale.

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tecnico, amministrativo e non ultimo anche scientifico-disciplinare. Nei sindaci “di nuovo modello”, come preferiva chiamarli, Giarrizzo individuava esplicitamente gli interlocutori privilegiati di una proposta formativa audacemente interdisciplinare che investiva i campi della storia, nocciolo duro dell’insegnamento, delle scienze sociali e dell’urbanistica. La centralità della dimensione storica era giustificata poiché lo sguardo dello storico era la chiave privilegiata d’accesso al territorio come “tempo sedimentato”, secondo la nota metafora braudeliana11. Il risveglio municipalista che investiva il Mezzogiorno dei nuovi sindaci riportava al centro del dibattito il tema della città a cui la stessa Facoltà di Lettere dedicò, pochi anni dopo, nel settembre 2003, il grande convegno internazionale “I saperi della città”12. Partner del progetto fu la neonata Aisu l’Associazione Italiana di Storia Urbana, costituitasi a Berlino nel 2000, come costola della European Association of Urban History (Eauh), al cui momento fondativo aveva partecipato una nutrita delegazione catanese13. A chiarire l’impostazione della riflessione emergente fu ancora una volta Giarrizzo, nel saggio che introduce la pubblicazione degli atti del convegno. Bersaglio polemico del suo “Lo storico e la città”14 era l’esangue “liturgia meridionalista”, ormai incapace di offrire un quadro interpretativo e gestionale convincente ai profondi cambiamenti del meridione d’Italia. Questo fastidio per la sterile ripetitività di una rappresentazione anacronistica del Sud era nato in lui già negli anni Cinquanta, quando la rapida modernizzazione delle regioni meridionali gli aveva fatto invocare l’avvento di un “Mezzogiorno senza meridionalismo”15. Proprio la città, con le sue convulse trasformazioni, si 11. E. Iachello, Una sfida importante, ivi, p. 27. 12. “I saperi della città”, Siracusa-Catania, settembre 2003. Gli atti del convegno sono pubblicati in E. Iachello (a cura di), I saperi della città, L’Epos, Palermo 2006. 13. EAUH (European Association for Urban History), European Cities: Networks and Crossroads Fifth International Conference on Urban History, Berlino, 8-10 febbraio 2000. 14. G. Giarrizzo, Lo storico e la città, in E. Iachello, I saperi, cit., p. 19. 15. Ibidem. 12

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PR IMA


candidava ad essere e rimanere il punto d’osservazione privilegiato del Mezzogiorno, contro la rappresentazione nostalgica e mitologica di una campagna che non esisteva più16. Dal rigetto di una campagna mitizzata e dagli evidenti limiti della modernizzazione urbana meridionale, nasceva l’attenzione al “territorio” da parte degli storici del Mezzogiorno che Giuseppe Giarrizzo riconduceva a un passaggio scientifico fondamentale alla metà degli anni Ottanta: il grande convegno di Bari su “Forme e limiti di un processo di modernizzazione: il Mezzogiorno d’Italia tra la crisi dell’antico regime e l’Unità”. Promosso e coordinato da Angelo Massafra, l’incontro, ampiamente partecipato dagli studiosi, mirava infatti, senza velleità ideologiche – come Massafra ribadì a più riprese – a introdurre “un correttivo ad una tradizione di studi orientata piuttosto a sottolineare elementi di continuità e arretratezza nella storia del Mezzogiorno fra età moderna e contemporanea”17. Anche in quel caso era l’osservazione diretta delle trasformazioni del Mezzogiorno contemporaneo ad imporre la presa d’atto della varietà della fenomenologia meridionale, della diversità, della contraddittorietà persino, delle risposte a tali sollecitazioni che le diverse aree del Mezzogiorno avevano dato “pur all’interno di un quadro politico istituzionale unitario”18. Non è inutile ricordare la precisazione dello stesso coordinatore circa le ragioni profonde e le aspettative epistemologiche connesse a un simile cambio di passo, né tantomeno ricordare come lo stesso tornante cronologico 16. Questo mutamento di prospettiva che spostava dalla campagna alla città il punto d’osservazione delle trasformazioni del Mezzogiorno era stato già concettualizzato dallo stesso Giarrizzo nella sua Introduzione a G. Giarrizzo, La modernizzazione difficile. Città e campagne nel Mezzogiorno dall’età giolittiana al fascismo, De Donato, Bari 1983, pp. 22-23; cfr. inoltre Id., Borghesia e “provincia” nel Mezzogiorno durante la Restaurazione, in Atti del 3° Convegno di Studi sul Risorgimento in Puglia, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Bari 1983, pp. 30-31. Di Giarrizzo si veda inoltre l’ormai classico Mezzogiorno senza “meridionalismo”, Marsilio, Venezia 1992. Una recente rivisitazione di quella esperienza vista in relazione agli apporti della storia urbana nazionale e internazionale in G. Lapesa, Gli studi sulle città meridionali in età contemporanea tra storia del Mezzogiorno e storia urbana, in «Meridiana», n. 57, 2006, pp. 169-190. 17. A. Massafra, Prefazione, in Id. (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario. Economia, società e istituzioni, cit., p. 3. 18. Ibidem. L’identità perduta. Dall’eccellenza paesaggistica alla crisi ambientale.

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S E CO N DA

LE TRASFORMAZIONI DI LUNGO PERIODO


Centralità e gerarchie territoriali tra XIX e XX secolo Premessa metodologica. Un territorio fluido I confini territoriali e la localizzazione della ricerca nuovi indirizzi di decentramento amministrativo individuano nel comune di Giarre la sede dell’Ufficio per il Territorio del comprensorio ionico-etneo, riconoscendo, come i più recenti documenti di programmazione, la natura sistemica dell’area ed il ruolo centrale svolto dal comune maggiore. Se oggetto originario dello studio è il territorio del comune di Giarre, si è scelto, in sintonia con gli orientamenti citati, di allargare la sfera della ricerca al comprensorio, secondo una lettura il più possibile attenta alle relazioni e al carattere di sistema che gli si riconosce, per giungere ad una rappresentazione che prescinda dai tradizionali confini amministrativi, e cerchi nella lettura diacronica e nella prospettiva dei sistemi territoriali locali le proprie ragioni. Per questo motivo, ferma restando la centralità del comune di Giarre, punto di partenza dal quale muove il nostro sguardo, oggetto di riflessione sarà, a seconda del contesto, il peculiare organismo urbano costituito dai due comuni di Giarre e Riposto — per brevissimo tempo uniti sotto la denominazione di Jonia — o piuttosto l’unità costituita da tali comuni e da quelli di Fiumefreddo, Mascali, Milo, Sant’Alfio e Santa Venerina, corrispondente pressappoco at territorio della contea di Mascali, alla cui vicende si farà spesso riferimento nel seguito. Non è possibile inoltre prescindere dai rapporti, in particolar modo connessi alla proprietà fondiaria, che collegano l’area dell’acese

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Le trasformazioni di lungo periodo

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col territorio della contea, né tralasciare i legami economici con l’area a nord della Piana di Mascali, lino al versante etneo della valle dell’Alcantara, oggi interessato anch’esso dal Patto Territoriale ionico-etneo. Lettura diacronica e definizione del milieu locale La lettura diacronica consente di definire ciò che, con termine mutuato dalla geografia, potremmo chiamare il milieu locale del territorio ionico-etneo. Se da un lato è nostro interesse ricostruire la storia di quest’area, come storia di un territorio urbanizzato ed urbano, cercando di comprendere attraverso quale peculiare dialettica fra elementi di permanenza e fattori di trasformazione esso si sia evoluto verso il suo assetto attuale, dall’altro il nostro sguardo è rivolto ai caratteri odierni della struttura del territorio ed alle sue prospettive di sviluppo locale. La relazione fra questi due aspetti complementari della ricerca non può in nessun modo essere ridotta a gesto meccanicistico, nè tantomeno il delineare il peculiare tracciato evolutivo del sistema può in modo determinista indicare strategie di sviluppo. Una prospettiva di lettura territoriale che cerchi di definire caratteri del milieu locale, quali il “grado di coesione del sistema”, un fattore centrale nella valutazione delle potenzialità di sviluppo locale del sistema, o attitudini imprenditoriali, impone di uscire dal paradigma dell’indagine statistica e dell’analisi territoriale tradizionale e di mettere in campo strumenti in grado di darne migliore ragione. Nuovi orizzonti culturali e nuovi strumenti per decodificare lo sviluppo Nell’interpretazione dello sviluppo economico dell’Italia, la dimensione territoriale locale si è affermata in modo lento, divenendo chiave interpretativa solo quando i tradizionali schemi teorici, di matrice neoclassica o marxista, si sono dimostrati incapaci di dare ragione delle dinamiche in atto. Il tema dello sviluppo, trattato più dagli economisti che dai geografi, vedeva l’impresa come unità di riferimento, in una prospettiva secondo la quale un buon livello tecnologico e una organizzazione efficiente della produzione possono essere conseguiti solo in impianti di grande dimensione. 66

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S ECONDA


Ne è derivata una rappresentazione geografica dello sviluppo, mera derivazione della struttura industriale. L’ emergere di nuove realtà produttive ha costretto ad una correzione di rotta: la crisi della grande industria e lo sviluppo lento ma progressivo di realtà territoriali tradizionalmente secondarie, come il nord-est e la dorsale adriatica, secondo modelli di produzione totalmente estranei allo schema interpretativo dominante, ha costretto ad una totale revisione del precedente paradigma. Il territorio inteso come luogo dotato di senso, biunivocamente legato alla comunità locale insediata, soggetto reattivo, non più oggetto inerte, dei processi di sviluppo, ha assunto una centralità assoluta. Si sono così profondamente modificati non solo gli strumenti, ma anche e soprattutto gli obiettivi della lettura territoriale. È emerso un tessuto nazionale fitto di realtà locali differenti; un quadro di squilibri territoriali non riconducibili al bipolarismo nordsud, ma neanche, in modo acritico, al paradigma più raffinato, ma anch’esso artificialmente sintetico, delle tre Italie86. Non v’è dubbio che la realtà territoriale riscoperta, in questo clima di rinnovamento scientifico, e quella del Mezzogiorno, la cui interpretazione, troppo a lungo influenzata dalla tesi del Cattaneo di una città meridionale arretrata, incapace di piegare il proprio contado a logiche urbane, forniva un quadro dominato dall’arretratezza dell’agricoltura, nel quale i centri urbani erano ridotti a mero luogo di consumo della rendita. La crisi della città industriale come caposaldo della produzione, ha, d’altro canto, mostrato i limiti di un modello di sviluppo economico ad altissimo impatto sociale, caratterizzato da un consumo violento della risorsa territorio difficilmente riconvertibile, al punto che alcuni urbanisti, in relazione alle condizioni di territori estranei del tutto o in parte alla diffusione del modello della grande industria, hanno parlato di “vantaggio del ritardo”. 86. A. Bagnasco, Tre Italie, cit. Sul problema dello sviluppo del Mezzogiorno alla luce di una critica del dualismo Nord-Sud: A. Becchi, Le politiche per il Mezzogiorno, in «Meridiana», gennaio 1998, pp. 45-62. Nello stesso numero della rivista si vedano anche: P. Bevilacqua, Riformare il Sud, pp. 19-44, 1998; F. Cassano., Il Mezzogiorno dei destini incrociati, in «Meridiana», gennaio 1998, pp. 63-68; M. Franzini, Lo sviluppo economico ed il benessere sociale, in «Meridiana», gennaio 1998, pp. 77-87; C. Trigilia, Il Sud in mezzo al guado, in «Meridiana», gennaio 1998, pp. 89-98. Le trasformazioni di lungo periodo

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