Liviana Osti thesis documentation

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FIAT LUX LIVIANA OSTI








Prova di laurea elaborata da Liviana Osti per la sessione d’esame 2012/13, 13.1 presso la Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano Relatore Kuno Prey - Correlatore Julian Koschwitz


FIAT LUX LIVIANA OSTI





INDICE

CO NCET TO 11 25 35

INTER A ZI O N E IN PU T O U TPU T

D ISP OSITIVO 55 63

A M B IENTA ZI O NI FU NZI O N E

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tema di laurea RICERCA

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IL MO N D O FISI CO IL N OSTRO MO N D O LO SPA ZI O IL N OSTRO SPA ZI O A PELLE

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B I B LI O G R AFIA SITO G R AFIA R I N G R A ZIA M EN TI





CONCETTO



Ăˆ tempo di prendere in mano (letteralmente) il mondo che ci circonda per romperlo, decostruirlo, ricostruirlo. Stefano Micelli, Wired Magazine



INTERAZIONE


Technology is bad because it dehumanises people; but it’s good because it humanises objects.

Paola Antonelli

Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Isaac Newton, Principi della dinamica

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INTERAZIONE

L’interazione tra persona e ambiente circostante è ciò che determina l’abitabilità di uno spazio e l’adattamento allo spazio adibito a determinate azioni. Mentre di norma l’ambiente pubblico viene progettato per essere standardizzato e finalizzato a scopi ben definiti e usufruibile da chiunque in qualunque momento, rendendolo così un ambiente “freddo”, in quanto impersonale e puramente funzionale, l’obiettivo di questo progetto è la creazione di una relazione personale tra utente e spazio, facendo adattare

lo spazio alla persona piuttosto che la persona allo spazio. In questo modo l’ambiente si trasforma, si ridimensiona a misura d’uomo, dando una risposta “umana” e creando uno spazio privato e intimo nonostante l’ambiente sia pubblico e ampio.

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We’ve become blind from too much seeing. It’s time to press up against things, squeeze around, crawl over - not so much out of a childish naiveté to return to the playground, but more to acknowledge that the world begins to exist at the limits of our skin and what goes on at the interface between the physical self and external conditions doesn’t detach us like a detached glance.

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Robert Morris


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Si è compiuto quindi un parallelismo tra alcune fondamentali caratteristiche della struttura dell’interfaccia che noi utilizziamo quotidianamente per relazionarci con il mondo circostante, ovvero la nostra pelle, in quanto superficie sensibile che possiede proprietà fisiche e meccaniche, e l’ambiente circostante. Questo scambio tra esterno ed interno della pelle è stato trasportato su una scala più ampia, applicandolo all’interazione tra utente ed oggetto, accostato alla percezione e allo spostamento in uno spazio abitato, basato sui nostri movimenti e sul nostro spostamento in base a stati e funzioni in determinati luoghi.

La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. Wikipedia

I punti chiave dell’interfaccia sono la reazione a stimoli esterni, la facoltà di propriocezione che permette di riconoscere un determinato punto di contatto da un altro, la ricettività e risposta sensoriale ad essa, anche in una zona ampia e non solo in un unico punto.

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INPUT


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INPUT

L’interazione avviene tramite la presenza fisica della persona. Si crea un contatto diretto con spazi ed oggetti. Ecco perché l’interazione con lo spazio circostante diventa fondamentale. Inconsciamente, quando noi ci troviamo in un luogo, determiniamo tramite il nostro corpo il punto di coordinate spaziali (x, y per il punto nell’area, z per l’ingombro da terra) che insieme al tempo di permanenza in uno stesso punto andiamo a creare delle variabili utili, ovvero l’input per l’adattamento dell’ambiente circostante alla presenza dell’utente e al suo reale utilizzo dello spazio.

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OUTPUT


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OUTPUT

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Analizzando l’ambiente interno, ciò che più di tutto va continuamente richiesto e azionato e reso adattabile al nostro bisogno è il campo dell’illuminazione artificiale, senza la quale altrimenti un luogo privo di fonti dirette di luci diviene impraticabile. La luminosità di una stanza e la tipologia di fonti luminose determinano non solo l’abitabilità dello spazio, ma anche la percezione dello stesso e la diversa risposta comportamentale di chi si muove all’interno.

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L’interruttore classico è solitamente posto in punti specifici per ovvi problemi di cablaggio e ad un’altezza più o meno prestabilita, con la funzione di accensione e spegnimento, e qualche volta anche di regolazione dell’intensità luminosa. L’input di accensione va quindi cercato, trovato, azionato (a mano o con un pulsante a piedi, o ancora nascosto lungo un cavo) e la risposta luminosa che viene emessa proviene solitamente da un’unica fonte, con una sola funzione possibile (luce ambiente piuttosto che luce diretta o a spot). In aree pubbliche tutto il sistema di illuminazione viene azionato contemporaneamente e poi lasciato in funzione. Inoltre non è raro uscire da una

stanza dimenticando di spegnere l’interruttore, e quindi lasciando la luce accesa nonostante non ci sia nessuno all’interno che ne necessiti. L’interfaccia tramite la presenza offre la possibilità di un’attivazione secondo il nostro bisogno e senza dover illuminare tutta l’area circostante non utilizzata. Le luci si adattano alla funzione (intensità e area illuminata) in base al tempo di permanenza e al movimento dell’utente: è l’ambiente che si adatta alla persona, e non più il contrario.


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La chiarezza è una giusta distribuzione di luce e ombra.

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Johann Georg Hamann


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DISPOSITIVO



Il fatto di trovarci al buio non significa che la stanza sia vuota, ma solo che bisogna aspettare che si accenda la luce. Massimo Gramellini, Repubblica


Unendo la presenza fisica e la sensibilità della superficie al sistema di illuminazione viene a crearsi un’interazione tra l’utente e l’oggetto tramite una “membrana” ricettiva che decodifica il bisogno secondo determinati parametri e lo riproduce sotto forma di un’illuminazione ad hoc. I dispositivi che permettono questo funzionamento sono due: un sistema di illuminazione a diversa intensità e area, e un supporto sensibile che permette di ricevere un segnale in base al posizionamento del segnale e al movimento nello spazio. L’interazione viene azionata dall’utente con l’atto del camminare nello spazio adibito, che determina l’accensione e lo spegnimento dell’illuminazione adeguata. Le variabili in gioco sono la velocità di spostamento del sensore e il tempo di permanenza in uno stesso punto, lo stato dell’utente determinante l’azione svolta, la quantità e l’area di luce necessaria per le diverse azioni e stati. Come risultato si ottiene un’illuminazione che risponde alle necessità della persona, illuminando le zone interessate con un’intensità dell’illuminazione adeguata e un risparmio

energetico “inconscio” poiché il sistema si spegne non appena la presenza dell’utente non viene più percepita. Questa interfaccia è pensata per essere disposta in spazi pubblici, dove serve un’illuminazione ampia, solitamente standardizzata (es. museo, biblioteca, archivio, uffici, università,…), quindi in spazi sconosciuti o semi-sconosciuti dove non è facile accedere o ricordare dove si trovano gli interruttori e dove non è possibile adeguare l’illuminazione alle esigenze personali. Il vincolo della presenza fisica viene qui utilizzato a favore di un contatto diretto con lo spazio. Come conseguenza di ciò si ottiene un’illuminazione personale dove davvero serve e dell’intensità di cui si ha bisogno, in un ambiente vivo, organico, che si muove con gli utenti. La luce inoltre funge da feedback della presenza dell’utente e instaura una comunicazione delle aree abitate. Si vengono a creare delle nicchie luminose, indicazione della presenza di persone negli spazi. Come illuminazione si può disporre una griglia di punti luce adattabile al percorso sensibile e all’area usufruita, oppure adattare l’illuminazione già


presente allo stesso scopo. I dispositivi sensibili possono essere di svariata natura, in base al luogo di utilizzo. Ad esempio in un museo si può usufruire dei badge o degli adesivi che si riceve all’ingresso, mentre in una biblioteca si può pensare alla tessera personale come tramite di accesso a quel luogo. Un’ulteriore ipotesi di input sensibile a più larga scala potrebbe essere direttamente il pavimento, senza bisogno di ulteriori strumentazioni sulla persona. In tal modo l’attivazione dei sensori diviene accessibile a chiunque e non serve imparare ad azionare il meccanismo. L’interazione è intuitiva e personale.



AMBIENTAZIONI


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AMBIENTAZIONI

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1. Usare sia la conoscenza presente nel mondo esterno che la conoscenza interiorizzata. 2. Semplificare la struttura dei compiti. 3. Rendere visibili le cose: creare ponti per varcare i “golfi dell’esecuzione e della valutazione�. 4. Impostare bene le correlazioni. 5. Sfruttare i vincoli, sia naturali che artificiali. 6. Lasciare un margine di errore. 7. Quando tutto il resto non serve, standardizzare. Donald Norman, La caffettiera del masochista

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FUNZIONE

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FUNZIONE

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T E M A di L AUREA Nel percorso di tesi vorrei decontestualizzare alcuni principi scientifici e provare ad utilizzarli per applicazioni diverse dal solito e indagare le nuove relazioni che possono crearsi tra oggetto e utente. Mi piacerebbe riportare alcuni di questi principi nella creazione di qualche dispositivo di design quotidiano, adattandoli a nuove funzioni e provando, con semplicità, a destare meraviglia. La scienza mi ha sempre affascinato. Ai miei occhi essa appare come una magia che si rinnova continuamente, proprio davanti a noi. A volte visibile, altre volte solo vagamente percepibile. Ma la ritrovi ovunque, nella realtà che ci circonda. L’aspetto della sorpresa e dell’incredulità nell’osservazione e nell’applicazione di questi principi mi attira particolarmente. Si tratta di una sorta di “magia” quotidiana, un processo che coinvolge l’utente nell’interazione coi principi naturali che regolano il nostro mondo, scoprendoli o reinventandoli attraverso un’esperienza.



The more you know the more amazing the world seems. TEDEducation



RICERCA



IL MONDO FISICO


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Partendo da un’ampia ricerca a 360° nel campo delle scienze classiche, come la fisica, chimica, biologia, e attraversando le piĂš varie teorie e spiegazioni, il mio intento iniziale era quello di accostarmi alle scienze appunto teoriche e astratte, mettendole in relazione con il mondo progettuale e concreto del design in generale, e piĂš nello specifico del prodotto, ricercandone un collegamento tangibile.


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There is an increasing need to develop public understanding of science and technology. The fruits of science and the products of technology continue to shape the nature of our society and to influence events which have a world-wide significance. Yet the gulf between the daily lives and experience of most people and the complexity of science and technology is widening. [...] The phenomena of basic science which have become the raw material of invention are not easily accessible by the direct and unaided observation of nature yet they are natural phenomena which have, for one segment of society, become as intriguing and as beautiful as a butterfly or a flower. For many people science is incomprehensible and technology frightening. They perceive these as separate worlds that are harsh, fantastic and hostile to humanity. There is thus a growing need for an environment in which people can become familiar with the details of science and

technology and begin to gain some understanding by controlling and watching the behavior of laboratory apparatus and machinery; such a place can arouse their latent curiosity and can provide at least partial answers. Frank Oppenheimer, Rationale For A Science Museum

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Here, the term ‘scientific’ is to be understood in a broad sense — as the most reliable way of gaining knowledge about anything, whether it be human behavior, corporate behavior, the fate of the planet, or the future of the universe. A ‘scientific concept’ may come from philosophy, logic, economics, jurisprudence, or any other analytic enterprises, as long as it is a rigorous tool that can be summed up succinctly but has broad application to understanding the world.” John Brockman, This Will Make You Smarter

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Per poter parlare di scienza, bisogna prima capire cosa sia. Quindi, come primo spunto, ho approfittato del Festival della Scienza, che ha avuto luogo a fine ottobre a Genova. La tematica portante dell’evento era l’”Immaginazione” e gli argomenti trattati variavano dalla scienza nascosta negli aspetti più “banali” della realtà quotidiana, come il cibo e il mangiare, il fare sport e la capacità di movimento del corpo, i cinque sensi, la chimica del quotidiano, l’acqua, spostandosi poi nella direzione dell’illusionismo e dei paradossi, dell’osservazione e della manipolazione della realtà, fino ad argomenti più complessi come le energie, lo sviluppo di nuove tecnologie, l’immaginare il futuro, per finire in tematiche più astratte ed intriganti come immaginare la quarta dimensione e quelle superiori.

Immagina il mondo come piace a te: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è. Festival della Scienza, Immaginazione


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Tutto ciò mi è stato utile in quanto mi ha dato prima di tutto una visione d’insieme dinamica e sperimentale degli argomenti prevalenti nel campo delle scienze d’oggigiorno, e poi perché mi ha permesso un approccio non canonico a svariate tematiche che

altrimenti non mi sarebbe stato possibile. Da questo punto di partenza ho iniziato a indagare gli oggetti quotidiani e le azioni di ogni giorno da un nuovo punto di vista, cercando di non dare


nulla per scontato, ma evidenziando ogni azione e la reazione che ne segue sotto i nostri occhi, o quasi. Da questo primo input ho ricavato alcuni punti chiave del mio percorso di ricerca. Il focus principale che ho deciso di mantenere nella mia ricerca è quello di svelare la realtà, perché essa va ben oltre la nostra immaginazione, evidenziando quello che già accade e tentando di dare un’applicazione ai fenomeni di cui si è venuti a conoscenza, andando a interagire sulla realtà percepita, per studiarne le reazioni e interazioni che avvengono. Per una conoscenza più approfondita e canonica ho visitato la parte delle scienze classiche del Deutsches Museum a Monaco, potendo così provare a manipolare di persona i più svariati dispositivi che rappresentano in forma tridimensionale le reazioni tra le forze fisiche e i corpi, venendo a diretto contatto con i principi che ne regolano i comportamenti e potendo “giocare” con essi.

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IL NOSTRO MONDO


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IL NOSTRO MONDO Reinterrogandomi sulle motivazioni di questa ricerca e sul percorso svolto, mi sono chiesta cosa sia principalmente per me la scienza e quale sia l’aspetto che maggiormente mi affascina. 99

La scienza mi attrae. Perché? La scienza è vista come un sapere più o meno teorico e molto complicato, che va oltre la possibilità di comprensione delle persone non specializzate e che rende “onnipotente” chi la conosce e la sa maneggiare a suo vantaggio, mentre risulta “ignorante” chi non la capisce o non la conosce. Si viene così a creare una barriera della conoscenza.

Natura maxime miranda in minimis: la natura è meravigliosa soprattutto nelle cose più piccole.

Plinio il vecchio


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Quoting Pierre Bourdieu, “Science is a vaste machinery of collective construction used collectively.” Reality is different and more complex from how it might appear at first glance; there is unfortunately no interest to spread this process outside the field, to reveal this “secret” to the public. Density Design, Science out of bounds


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Quindi come fare a superare questo diverbio? Perché la scienza attrae alcuni mentre impaurisce altri? Perché è un mistero, è lontana e teorica. Non sembra toccare la sfera del vivere quotidiano o se ne fa parte è in modo astratto e non se ne possiede il completo controllo. Ecco quindi la risposta: per superare questo distacco bisogna rendere la scienza un fatto quotidiano. Renderla cioè a misura d’uomo. Dopotutto la scienza nasce dal bisogno di conoscere e di comprendere. Capire come funziona il mondo; capire come funziona la realtà circostante; capire come noi stessi funzioniamo e come interagiamo con l’ambiente quotidiano, perché compiamo determinate azioni e cosa succede mentre le svolgiamo.


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What nature accomplishes in bones or trees, we could achieve in products and buildings. Every solution to any design problem is a function of changes in scale. Gigantic or microscopic, nature is so beautiful and efficient. Neri Oxman, Material Ecology

Noi funzioniamo mediante l’uso di due tipi di conoscenza: conoscenza DI e conoscenza del COME. [...] La conoscenza proveniente dal mondo esterno di solito è facile da assimilare. Donald Norman, La caffettiera del masochista


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LO S PA ZI O


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LO S PA ZI O

Dopo aver svolto una ricerca puramente scientifica di ciò che accade nel mondo circostante, mi sono spostata sull’analisi di oggetti più concreti, dove il mio intento poteva rispecchiarsi in forme ed esempi già realizzati e che potessero ispirare una soluzione pratica. Ho voluto focalizzare la mia attenzione sugli oggetti più semplici e comuni, dei quali facciamo uso quotidianamente. Poiché la scienza è già per molti un argomento ostico, di difficile comprensione, alla quale è difficile accostarsi e far accostare altre persone, la soluzione dell’oggettistica conosciuta, di più frequente utilizzo, talmente usata che nemmeno ci accorgiamo più della nostra interazione con essa, mi è sembrata un potenziale campo per un’ulteriore ricerca. Nel cercare questi esempi concreti, due punti mi si sono resi più importanti: il primo la QUOTIDIANITÀ e il secondo l’INTERAZIONE. Il quotidiano è composto da rituali, abitudini e azioni automatiche che noi compiamo per vivere, per stare bene, per abitare uno spazio, fisiologiche.

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Un prototipo di aereo le cui ali, molto flessibili, inglobano attutatori realizzati mediante “Smart materials”. Timone, flaps, slats, aileron e spoiler si deformano sotto l’impulso di correnti elettriche. In tal modo le prestazioni delle ali sono molto più simili a quelle dei volatili. Dalla natura si sa, si traggono i migliori spunti per l’evoluzione tecnologica. 122

ralph-dte.eu, Smart Materials

To look anew at familiar objects, the better to learn from what’s inside. Neri Oxman, Material Ecology


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I L N O S T R O S PA ZI O


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IL NOSTRO S PA ZI O Il secondo ulteriore campo di ricerca svolta è stato quello dell’interazione e della relazione tra utente - mondo esterno e utente - oggetto. Il focus è stato posto su oggetti e dispositivi che permettono azioni quotidiane e che trasmettono una spiegazione (intuitiva, accessibile e comprensibile da chiunque) su ciò che accade mentre le stiamo facendo.

In tal modo si elimina il distacco tra la scienza teorica e la quotidianità concreta. Se noi comprendiamo le motivazioni di determinate azioni e gesti che compiamo ogni giorno, possiamo capire e migliorare o modificare le abitudini e quindi il nostro vivere, con molto poco.

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The perceiving of these mutual affordances is enormously complex, but it is nonetheless lawful, and it is based on the pickup of the information in touch, sound, odor, taste, and ambient light. [...] For other anumals and other persons can only give off information about themselves insofar as they are tangible, audible, odorous, tastable, or visible. James Gibson, The theory of affordances

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Si dice interazione una situazione in cui due o più oggetti agiscono uno sull’altro. Il concetto è azione bidirezionale, con significati distinti nelle varie discipline. Più in generale l’interazione è presente in qualsiasi tipo di comunicazione (dove anche il ricevere è un’azione) e nel comando, o nella guida, di macchinari (dove chi opera reagisce agli effetti della propria azione). Infatti per interazione spesso s’intende proprio la comunicazione. In fisica classica, termine usato per indicare un evento fisico o una situazione in cui due o più corpi si applicano reciprocamente delle forze, a contatto o a distanza, per il principio di azione e reazione esteso. L’esempio tipico è l’interazione gravitazionale, per cui corpi dotati di massa si applicano reciprocamente forze attrattive. Un altro esempio è l’interazione d’urto, che rappresenta il complesso di fenomeni per cui due o più corpi applicano forze reciproche nel contatto. Nel disegno industriale, l’interazione è il rapporto che un utente stabilisce con un dato oggetto, dispositivo o sistema. Fra gli altri fattori vi concorre l’ergonomia.

Wikipedia, Interazione

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Respirare è un’azione complicata. Ma funziona così bene che nemmeno te ne accorgi.

Spot pubblicitario


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A PELLE


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A PELLE

Dopo tutte queste considerazioni mi sono concentrata sul comprendere noi stessi e quali sono le nostre fondamentali caratteristiche fisiche. Una caratteristica è il nostro poter interrogarci e interrogare il mondo, prendendo contatto con l’esterno e con ciò che ci circonda. Un’altra è la nostra struttura interna, il nostro supporto, ciò che tiene insieme il tutto, ovvero il nostro scheletro. Spingendomi oltre in questa direzione e cercando il contatto con l’esterno, il mio interesse si è spostato dalle ossa ai muscoli al sistema nervoso e sanguigno circostante, fino ad arrivare alla pelle.

con l’aiuto di una “pelle” che lo rende atto all’interazione e allo scambio, fenomeno nel quale noi possiamo riconoscerci e dove, sottintesa, si cela la nostra sete di conoscere come noi stessi siamo e funzioniamo.

La pelle è l’organo più esteso e anche la prima interfaccia con il mondo circostante. A questo punto tutta la ricerca è sembrata sintetizzarsi nel materiale “pelle”, sfruttandone le caratteristiche fisiche e meccaniche più rilevanti ai fini dell’interazione con gli oggetti esterni ed estranei, rendendoli disposti al contatto, in grado di dare feedback e capaci di restituire sensazioni. Tramite ciò l’utente si ritrova a poter interagire con un oggetto quotidiano

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Immagina di poter prendere l’uomo e di rovesciarlo come un guanto. Non rimarrebbe così come lo vediamo ora; si espanderebbe fino a diventare l’Universo.

Rudolf Steiner

Quello che c’è di più profondo nell’essere umano è la pelle.

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Paul Valéry


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A baby’s cry. The blue ocean on a sunny day. Rotten eggs. A juicy peach. Soft velvet. We can experience these and millions of other stimuli because of our senses - hearing, vision, smell, taste, and touch. Our connection with the world depends on input from sensory receptors, and different sensory receptors respond to different stimuli. Mechanoreceptors in the ear, skin, and internal organs fire when distorted by touch, stretching, pressure, or vibration. David Macaulay, The way we work

Touch comes before sight, before speech. It is the first language and the last, and it always tells the truth. Margaret Atwood, The blind assassin

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Only angels can do without skin.

Irma Van Der Ploeg


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Hands are underemployed. GUIs (Graphical User Interfaces) are designed for human eyes, not for hands. Telepresence, or interpersonal communication, is not the exception. Communication media such as telephones, video conferencing, and e-mail are for human ears and/or eyes, but not for hands. McCullough articulated the importance of hands as follows, “By pointing, by pushing and pulling, by picking up tools, hands act as conduits through which we extend our will to the world. They serve also as conduits in the other direction: hands bring us knowledge of the world. Hands feel. They probe. They practice.� Hiroshi Ishii, Tangible Media Group MIT

Touch actively engages us. It is immediate and involving; it creates a physical connection between ourselves, the world around us and each other. By touching we back up impressions we receive through sight and hearing. In a moment, however, touch can also become overwhelmingly present - an insect bite or blister from a tight shoe can be difficult to ignore.

Touch me! Exhibition, V&A


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B I B LIOG R AFIA

Junichiro Tanizaki Libro d’ombra Denis Guedj Il Teorema del Pappagallo Mathieu Lehanneur Racconti Matematici Vittorio Marchis 150 (anni di) invenzioni italiane E. A. Abbott Flatlandia Donald A. Norman La caffettiera del masochista - Psicopatologia degli oggetti quotidiani David Macaulay The new way things work Christoph Bartneck Using the metaphysics of quality to define design science Radical atoms: beyond tangible bits, toward transformable materials Chemistry, Biology, Physics for dummies Jeff Potter Cooking for Geeks Davide Coero Borga La scienza dal giocattolaio Gemma Elwin Harris Big questions from little people and simple answers from great minds Casamica 24.11.2012 Verso il futuro James J. Gibson The theory of affordances


Michael McCloskey Intuitive Physics Axel Ritter Smart materials: in architecture, interior architecture and design Bruno Latour La scienza in azione Frank Oppenheimer Rationale for a science museum David Macaulay The way we work Ellen Lupton Skin Christien Meindertsma Pig 05049 : 1:1 Barbara Del Curto La pelle del design progettare la sensorialità Fabiola Reyes Nature inspiration for art & design Nature design von Inspiration zu Innovation Das große Buch der Bionik neue Technologien nach dem Vorbild der Natur Alan Giambattista Fisica generale principi e applicazioni D’Arcy Wentworth Thompson Crescita e forma György Doczi Die Kraft der Grenzen harmonische Proportionen in Natur, Kunst und Architektur Kimberly Elam Geometry of design studies in proportion and composition Piergiorgio Odifreddi Una via di fuga


Rosa Bian Scienze naturali Luigi Canonica Elementi di chimica e di mineralogia Fabris, Rotelli, Polo, Salvato L’indagine scientifica Sala, Cappellato Viaggio matematico nell’arte e nell’architettura



SITOGRAFIA

BBC www.bbc.co.uk/programmes/p00fzt54 www.bbc.co.uk/programmes/p00kjq6d www.bbc.co.uk/programmes/b00s9mms www.bbc.co.uk/programmes/b00qbq7f www.bbc.co.uk/programmes/b00dxjls www.youtube.com/playlist?list=PL25670A6120AF6788 MIT www.youtube.com/mit web.mit.edu web.mit.edu/education web.mit.edu/research TED www.ted.com CHE FUTURO!

www.chefuturo.it

BRAIN PICKINGS www.brainpickings.org AIAP | DESIGN E SCIENZA www.aiap.it/documenti/13680/302 WIRED www.wired.com/wiredscience MUSEO DELLE SCIENZE TN

www.mtsn.tn.it

FESTIVAL DELLA SCIENZA www.festivalscienza.it twitter.com/FDellaScienza DEUTSCHES MUSEUM

www.deutsches-museum.de

MOMA www.moma.org/interactives/exhibitions/2008/elasticmind WIKIPEDIA it.wikipedia.org


GOOGLE www.google.it NERI OXMAN www.media.mit.edu/people/neri web.media.mit.edu/~neri/site MEDIATED MATTER

www.media.mit.edu/research/groups/mediated-matter

DROOG www.droog.com DEZEEN www.dezeen.com YOUTUBE www.youtube.com CRASH COURSE

www.youtube.com/user/crashcourse

MINUTE PHYSICS

www.youtube.com/user/minutephysics

DESIGN OBSERVER

observatory.designobserver.com

POWERS OF 10

www.youtube.com/watch?v=0fKBhvDjuy0&feature=youtu.be

BUCKMINSTER FULLER

bfi.org

SCIENCE MUSEUM

www.sciencemuseum.org.uk

MICASA LAB www.micasa.ch CHRISTINA BILIOURI V&A TOUCH ME

www.christinabiliouri.com

www.vam.ac.uk/vastatic/microsites/1376_touch_me

MOMA | TALK TO ME

www.moma.org/interactives/exhibitions/2011/talktome


BICROBIAL HOME www.design.philips.com/about/design/designportfolio/ design_futures/microbial_home.page PROTEIN prote.in





GRAZIE

In conclusione del mio percorso universitario, distribuito su diverse città e facoltà universitarie, colgo l’occasione per ringraziare i miei genitori Fulvio e Silvana per il loro sostegno e per avermi permesso di cercare la mia strada, mia sorella Serena per avermi sopportato e supportato durante tutti questi anni, a mio nonno Livio perché anche a 89 anni non smette di voler cambiare il mondo, ai parenti che mi sono stati vicini e un grazie particolare a Giuliana per il suo fondamentale appoggio. Inoltre ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno aiutato a sviluppare la tesi, tra cui Thomas Steingruber, Alessia Perseghin, Anna Smyth, Renzo Campostrini e i professori e tecnici dell’università di Bolzano. Rivolgo un ricordo speciale a tutti gli amici e coinquilini vicini e lontani che mi hanno sostenuto e sfidato a compiere l’impresa, in particolare gli abitanti del HSB e i compagni di atelier.











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