'E TTERME 'E CASTIELLAMMARE

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01

Una storia lunga...28 sorgenti Per arrivare alla scoperta delle sorgenti di acqua minerale conosciute oggi come Stabiane bisogna risalire ai tempi antichi. In alcuni scritti dell’epoca Romana vengono menzionate, per le loro proprietà salutari, le acque presenti nel territorio di Stabia . Plinio il Vecchio le definiva “acque medicinales”; nella sua Naturalis Historia, descrive un’acqua chiamata Media, “Dimidia”, perché la sorgente si trovava in

posizione intermedia tra la sorgente dell’acqua

Rossa a destra e quella dell’ Acidula a sinistra; era particolarmente indicata per la cura della calcolosi. Con Vitruvio, classificò le acque in base ai loro elementi caratteristici: la rossa, per la colorazione data dai residui ferrosi, quella giallina per la sospensione dei flocculi di zolfo, le altre enumerate in base alle caratteristiche legate alla salinità o alla presenza di sedimenti biancastri di bicarbonati. In definitiva furono unificate in quattro gruppi : ferruginose, solforose, salse e albuminose. Il Vitruvio definì le prime due come ricostituenti, le salse come purgative e quelle a base di calcio e bicarbonati quali rinfrescanti. Gli scopi terapeutici erano, quindi, ben noti già prima della distruzione di Stabiae dell’89 a.C.. Nella seconda metà del primo secolo, Columella magnificò le acque della città di Stabia: Fontibus et Stabiae celebres (per le sorgenti Stabia è famosa - De Rustica X, 133).. Verso la metà del secondo secolo, Galeno ricordò di un infermo “inculto nell’aspera arteria da morbo pestifero”: “…messo in nave sul Tevere, al quarto giorno giunse a Stabia, onde ritornò guarito (Del metodo di curare Lib. V Cap. 12 ).


02 Alla fine del quarto secolo Simmaco: “ …si desidera di andare a Stabia per dare fine ad ogni residuo di infermità”, ci mandò due suoi figli (Simmaco Lib. VI Epist. 18); il Re Teodorico un suo amico per curare la tisi ( Cassiodoro : delle cose varie Lib. XI ). Bisogna però arrivare alla metà del XVIII secolo per vedere affrontata la “questione delle acque” in maniera scientifica; si cercarono, infatti,

le

prime motivazioni razionali riguardo l’efficacia terapeutica delle stesse, che cominciarono ad essere analizzate, seppur grossolanamente, dal punto di vista quali-quantitativo della composizione. Uno dei primi stabiesi che trattò l’argomento, anche se descrisse solamente le molteplici acque presenti, fu Giovan Battista Rosania che nel 1599 nel suo “Descrittione della città di Castell’a mare di Stabia“, riportava testualmente “…si veggon scaturire acqua in tanta abbondanza e così diverse ch’è cosa da stupire e quindi i cittadini non si prendono cura di ridurle in fonte di delizia della città”. L’utilizzo termale delle acque risale all’estate del 1741, anno in cui, per la prima volta, tale Fra Tommaso Ricciardi bevve un’acqua minerale di quelle che oggi ritroviamo all’interno dello stabilimento di piazza Amendola. La zona sorgentizia era situata nella proprietà privata di un fondo rustico appartenente alla famiglia Filosa, solcato da un fiumiciattolo “dell’acqua fetente”, come veniva comunemente chiamato anche negli atti ufficiali (evidentemente dato dall’odore prevalente di idrogeno solforato), la zona faceva parte dell’area dove oggi sorgono le Terme Stabiane. L’acqua scendeva per riversarsi in mare in un unico rivolo; durante il tragitto alimentava un antico mulino di proprietà delle monache carmelitane della Pace. Il Milante nel “De Stabiis, Stabiana ecclesia et episcopis eius” riportava che vi era un gran viavai di cittadini e forestieri per bere l’acqua solfurea e che la stessa veniva esportata in grandi vasi di vetro e argilla. Nel 1754, l’ “argomento acque” viene affrontato in maniera analitica da Dott. Raimondo De Majo, stabiese di Scanzano, nel “Trattato delle acque Acidole che sono nella città di Castellammare di Stabia”. Il 1787 è un anno significativo per le acque minerali di Castellammare: il Re di Napoli Ferdinando IV ordinò ai professori della Regia Università Domenico Cotugno e Giuseppe Vairo, di effettuare le analisi chimiche della famosa acqua Acidula di Castellammare per accertarne le proprietà e le qualità terapeutiche.


03 Avvenimento

di grande interesse

perché, con

chimiche di un’acqua ad illustri scienziati, la

l’ affido delle analisi

richiesta o “ordine”

di

Ferdinando IV portò al primo atto ufficiale delle Autorità nei confronti delle acque minerali di Castellammare. Altro riferimento

Settecentesco è dello storico napoletano Giuseppe

Maria Aitano che nella sua famosa opera sul Regno di Napoli, parlando di Castellammare, scrive : “varie acque minerali vi sgorgano salubri alle diverse malattie, e si trasportano anche in paesi lontani, per il recupero della sanità”. Nel 1833, per ordine del Marchese Amati, Ministro dell’Interno, fu chiesto espressamente uno studio sulle analisi e facoltà delle Acque Stabiesi, l’argomento fu presentato da tre professionisti dell’epoca: Luigi Sementini, Professore di Medicina dell’Università di Napoli, Benedetto Vulpes, Professore di Clinica Medica degli Ospedali Incurabili di Napoli e Filippo Cassola, professore di Chimica. Nel 1842 nel “Cenno storico descrittivo della città di Castellammare di Stabia”, lo stabiese Catello Parisi fa un accenno alle acque ed in particolare fa riferimento all’Acqua Rossa che dice : “ vedesi sgorgare in tre differenti luoghi : “sotto l’atrio della parrocchiale chiesa dello Spirito Santo; presso lo Stabilimento dei molini d’acqua della Fontana Grande animati e con migliore precisione sotto la casa Magliano verso il mare; nel vicolo Acqua Rossa, ed è la medesima che altra volta scorrere vedasi dietro la Chiesa del Purgatorio Vecchio, e che dopo la demolizione di questa era qua ove attualmente si trova trasportata sotto il suo recente tempietto – questa specie di acqua a promuovere giova i fiori mensili – le ostruzioni a curare di fegato e di milza non che alcune piaghe interne e a rinforzare la vista”. Nel 1862, il dottor Scialpi descrive la “Terapia delle Acque minerali di Castellammare di Stabia;

particolare

curioso presente in questo

testo è che sono annoverate , oltre le classiche acque, anche tre tipi di acque mai segnalate in altri testi: le acque della Grotticella, Spaccatella e delle Emorroidi.

Stabilimento balneare e sorgenti acque minerali cartolina d’epoca



05 Lo Stabilimento Il I° giugno 1833 fu inaugurato il primo fabbricato termale per ordine del Re Francesco I: la storia delle Antiche Terme di Castellammare di Stabia inizia però sei anni prima, quando, su progetto dell'architetto Catello Troiano, iniziano i lavori per la costruzione. Da subito le terme ricoprono un ruolo fondamentale per i cittadini e per i turisti che, soprattutto d'estate, affollavano la città per le cure presso il complesso termale. Meta di soggiorno della nobiltà italiana ed europea che veniva a Castellammare a "passare le acque", anno dopo anno le terme si ingrandivano con nuovi padiglioni e piscine, riservati a molteplici cure del corpo. Il famoso Padiglione Moresco, realizzato nel 1893 dall’ingegnere Enrico Filosa a seguito di un progetto di ampliamento della struttura dei bagni del 1892, diventò in poco tempo l’immagine simbolico/rappresentativa della città termale. Negli ultimi anni dell’Ottocento e fino agli anni ’50, le terme oltre ad essere un centro di benessere, furono un vero e proprio polo culturale, ospitando le celebrità provenienti da mezza Europa, noti complessi musicali, mostre di pittura, manifestazioni mondane e culturali. L’immenso padiglione, spettatore attento e riservato, divenne ben presto un viavai di donne belle ed eleganti, con i loro cappellini di trine e ombrelli di seta provenienti da ogni regione del Regno. C’erano quelle che, in attesa delle cure, “sferruzzavano” elaborando soffici merletti e coloro che s’ intrattenevano all’ ombra del “Moresco” o al fresco degli alberi del parco; chi misurava i passi che conducevano alle fonti o chi invece attraversava i viali che portavano al bosco, qualche altro si intratteneva nei saloni e sotto i portici. Guardando le immagini e’ così viva la suggestione, in questo fantastico cammino nel tempo perduto che, scorrendo da una veduta all’altra, è come se i bordi delle fotografie si espandessero fino al punto da esserne risucchiati e catapultati all’interno di quei luoghi all’apparenza irreali . Chiudendo gli occhi sembra quasi di vedere all’ingresso le carrozze in movimento; le dame con l’ombrellino di merletto che varcano il cancello delle Terme, confondendosi in una folla di nobili e possidenti, professionisti , artisti, soubrette e letterati. Di incrociare il principe di Moliterno, di ascoltare i discorsi dell’archeologo Giuseppe Cosenza e del marchese Pellicano, di sederti al tavolino sotto i portici di fianco a Matilde Serao nel mentre appunta qualcosa sul quaderno e il marito, Edoardo Scarfoglio, che legge il suo “Mattino”. Il 26 febbraio 1956 iniziò la demolizione dell'antica struttura per la costruzione, progettata dall'architetto Marcello Canino.


06

Taddeo Vanacore ( in primo piano) e le acque minerali

Le Sorgenti Vanacore Nella metà del XIX secolo i fratelli Vanacore, scavando nel terreno di loro proprietà, in un’ area circondata da un grazioso giardino, rinvenirono varie sorgenti di acqua minerale. Il terreno si dimostrò talmente ricco di acque che ad ogni scavo affiorava una nuova sorgente, di diversa composizione salina. In breve tempo vennero captate ed identificate nove differenti acque minerali, di otto di esse si poteva osservare il pozzetto di captazione. Mediante canali in cemento le diverse acque furono convogliate ad una fontana con nove bocchette di erogazione, identificate da sinistra a destra come segue : SOLFUREA FERRATA, FERRATA SOLFUREA, MAGNESIACA,

MURA-

GLIONE, SOLFUREA CARBONICA, ACIDULA, S. VINCENZO, MEDIA. La loro composizione si avvicinava a quella delle sorgenti di pari nome presenti

nelle Terme Municipali e al Muraglione; il considerevole

volume di acque si riversava a mare.

La sorgente dell’Acqua della Madonna Venne alla luce nel 1841 in un terraneo adiacente la Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, acqua che attraversando l’arenile si riversava direttamente a mare. Il nome venne dato in onore dell’effige della Madonna presente sul frontone della chiesa. All’inizio veniva chiamata come “ll’acqua vicino ‘a Maronna”, definizione che poi con il passare del tempo si modificò in Acqua della Madonna. Contestualmente alla costruzione di via Duilio nel 1882 fu sistemata la mescita per un facile accesso anche dal mare, tanto che risultava agevole per i naviganti rifornirsi, da qui la conosciuta denominazione “l’acqua dei naviganti”.


Ingresso delle Terme di Stabia da Piazzale Amendola - foto Anni ‘50


08 Indicazioni terapeutiche delle acque di Castellammare di Stabia Prof. Arturo Marotta Docente Patologia medica R. Università Napoli (anno 1939)

Fonte Stabia : acque eminentemente clorurata e solfato-sodica. Ipertonica , di reazione alcalina, ad azione eminentemente purgativa, da prescriversi nella stitichezza abituale e nelle varie diatesi artritiche. Essa si prescrive nella dose di mezzo litro-tre quarti di litro (2-3 bicchieri da 250 gr) leggermente riscaldata, che sarà sorseggiata lentamente ( 35-40 min) passeggiando, con soste intervallari. Solfurea: si accoppia molto bene alla Stabia essendo un’acqua clorurata-sodica-solfurea-ipotonica. Provoca allontanamento delle scorie tossiche

dell’organismo

agendo

direttamente

sulle

fermentazioni

intestinali. Occorre somministrarla nella dose di tre quarti di litro (2-3 bicchieri da 250 gr) pro-die, che sarà sorseggiata lentamente in una mezz’ora. Solfurea Ferrata : è un’acqua clorurata-sodica-bromurata-solfidrica-ferruginosa-alcalina-carbonica-ipotonica,

ha

azione

purgativa,

ricostituente e attivante del ricambio. Si somministra in dose di 3-4 bicchieri da 250 gr. l’uno al mattino a digiuno in mezz’ora-tre quarti d’ora. Ferrata: acqua bicarbonato-calcica-ferruginosa-ipotonica, indicata nelle anemie ed astenie muscolari e nervose. Occorre somministrarla nella dose di tre quarti di litro (2-3 bicchieri da 250 gr) pro-die, sorseggiata lentamente in una mezz’ora. v

Interno delle Terme Stabiane


09 Fonte Media : acqua clorurata-sodica-alcalina-ipotonica. Ha azione lassativa, diuretica e detergente su tutte le glandole e le mucose dell’apparato digerente ed in specie sul fegato. Quest’acqua agisce quindi quale rimedio sovrano nella colangite e nelle colecistiti croniche, oltre che nelle coliti croniche, in tutte le epatiti e diatesi urica ed ossalica. Si deve consumare in quantità di tre a quattro bicchieri ed, in qualche caso di 5-6 bicchieri da 250 gr. l’uno da prendersi tra tiepida e calda in un’ora, un’ora e mezza al mattino a digiuno, facendola precedere, a seconda del grado di stitichezza del paziente, da qualche bicchiere di Stabia tiepida. Acqua S. Vincenzo :

acqua clorurata, sodica-bromurata ipotinica ad

azione lassativa, diuretica, sedativa ed antiemorroidaria e cura i catarri cronici dell’ultimo tratto intestinale. Si consuma insieme alla Magnesiaca Magnesiaca : acqua

clorurata magnesiaca, ipotonica, si consumano

entrambe, nella dose di tre o quattro bicchieri da 250 gr. l’uno a digiuno in tre quarti- un’ora di tempo

Acqua Acidula: acqua bicarbonato-calcica lievemente acidula e fortemente radioattiva. Ha un’azione eminentemente digestiva, anticatarrale, solvente dell’acido urico ed eminentemente diuretica. Da prescriversi in tutte le forme dispeptiche e in tutte le diatesi artritiche ed in specie nella gotta cronica, nel diabete e nelle varie forme di renella. Insieme all’Acqua della Madonna, che è leggermente acidula, è da consigliare con sicuro successo anche in tutte le infezioni ascendenti delle vie urinarie e, specie nelle cistopieliti, con scarso interessamento del parenchima renale. E’ bene tener presente che queste acque sono assolutamente controindicate in tutti i pazienti affetti da calcolosi renale. Sia l’Acidula che la Madonna si somministrano nella quantità di mezzo litroun litro durante la mattinata ed il meriggio (anche ai pasti) e di mezzo litro, a digestione compiuta durante il pomeriggio.


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Le sorgenti del Muraglione, destro e sinistro, sono da riferirsi a due “fuoriuscite” della stessa acqua. E’ un’acqua solfurea, data dalle caratteristiche chimiche, l’unica, senza voler considerare le emissioni sottomarine di Pozzano. Con la costruzione della strada vecchia di Pozzano avvenuta tra il 1830 ed il 1831, le due sorgenti d’acqua trovarono una sistemazione in un anfratto del “muraglione” di contenimento della strada. Nel 1833 il Sementini , in occasione delle analisi fatte a quest’acqua, la indicò come Solfurea del Muraglione, acqua che divenne poi “del Muraglione”. Questo quanto scriveva nel 1833 nel libro elaborato con Vulpes e Cassola : Analisi e facoltà medicinali delle acque di Castellammare di Stabia: “Fuori dalla città, allorchè dal recinto delle acque minerali quali son la media, la solfurea la ferrata del pozzillo e la nuova, vogliasi salire a Pozzano per la strada nuova, nel luogo preciso ove questa comincia ad elevarsi, s’incontra a man dritta un’altra strada che conduce alla spiaggia del mare. Sotto il muro, che sostiene la strada di Pozzano, cento passi fuori dalla città, ed a 47 passi in distanza Fonte Acqua del Muraglione dal mare, trovasi una casetta ove si presentano allo sguardo dell’osservatore due poco profonde scavazioni d’irregolare figura, una a destra un poco più grande dell’altra situata a sinistra di chi osserva, e ciascuna in vicinanza del rispettivo angolo della casetta. Da queste scavazioni lentamente scorre l’acqua minerale, che va a raccogliersi in una vasca parallepipeda sottoposta al livello del pavimento della casetta : la parete posteriore di questa vasca è formata dalla continuazione del muraglione quasi pertugiato dalle cennate scavazioni: la vasca lunga presso che quanto la parete posteriore della casetta, larga un palmo e mezzo, profonda un palmo e tre quarti, mentre ha le altre pareti di guasta fabbrica, presenta un fondo piano e terroso, dal quale sollevansi delle bolle di gas. La vasca è divisa in due altre per mezzo di un muretto largo un palmo, che se fosse più intero impedirebbe all’acqua della scaturigine destra di confondersi con quella di sinistra. Ciascuna vaschetta ha il suo particolare acquedotto: ambi questi si riuniscono in un solo sotto il pavimento. L’acqua delle vasche è immobile: però la sua superficie è di tempo in tempo agitata da quelle bolle, che dal mezzo e dà lati delle vasche vi si elevano : è questa opalina, di sapore salato, e sparge di odore di gas idrogeno solforato. Fuori della casetta allo scoverto sgorga un’altr’ acqua minerale, cui si è dato il nome di acqua nuova del muraglione.”


Veduta aerea della cittĂ Anno 1948


Nomi, virtù ed effetti delle 12 acque Canto epico in ottava rima Chiunque sei che volgi in Stabia il piede col retto fin di debellar tuoi mali, convien che pria discopri ove essi han sede, se sian transitori, o pur letali: diverso mal, cura diversa chiede, e quindi l’acque sorbirai: ma quali indicate saranno a sbarbicare il morbo, che ti vuol signoreggiare. Dodici qui ritroverai sorgenti di acque diverse in differenti siti: i nomi, e le virtudi in brevi accenti io ti descrivo peraverli uditi da Professori indigeni valenti; non che da Dizionarj a noi forniti da Sementini, Vulpes, Lancellotti, Guarini, ed Andria, Fisici i più dotti. La prima è detta Media, ed è più usata, perché calma, rinfresca, asterge e toglie colica, milza, ed asma inveterata calcoli, ascite, ostruzioni e doglie: cieche emorroidi, idropisia prolata, polisarcia, ed ottalmia discioglie. Ma chi vuol riportarne un gran profitto, osservi ciò che sulla dose è scritto. Nel primo giorno tracannar ti spetta a stomaco digiuno un sol bicchiere, dove una dramma a liquefar si metta di tartaro solubil pria di bere: in ogni crescendo a norma stretta il quarto d’acqua, a due caraffe intere, pari a tre libbre circa arriverai, quali fra un’ora e mezzo assorbirai.

La Spaccatella, o sia solfurea allato scrofole, scirri e blenorrea guarisce. I linfatici morbi ha pur sanato. La leucorrea per mezzo suo sparisce, l’erpete vien dal suo poter fugato. Basta che l’egro libbre due sorbisce. Di queste una cioè nella mattina E la seconda quando il sol declina. Dopo vien l’acqua ferrea del Pozzillo quale di sua natura roboante. Simile è pure la Nuova, e quel zampillo che sgorga in mezzo alla Città prestante. Abbatton queste il trionfal vessillo dell’itterizia e amenorrea costante; si posson bere quattro volte al giorno, ma col bicchiere di tre once attorno. L’Acetosella poi, che sta divisa in mezzo della Piazza in due cannelle, sana più morbi, come ognunn ravvisa dell’epigrafe apposta in fronte a quelle fa la dissuria rimaner conquisa di Sifilo Pastore i mali espelle. La Rossa, che sussiegue, e sol potente dagli occhia dileguar la cispa urente. La sorgente maggior che vedi appresso del militar Quartiere in vicinanza; Fetida vien nomata ( e qui permesso mi sia di rivelar la sua possanza). Di questa non si avvale il nobil sesso Ma di bagnarvi i Pitoccanti è usanza. Sana la rogna e piaghe a bei desideri a Neutri egualmente ed a somieri.



14

Saluti da Viviani su cartolina, Anno 1922

Ettore: Ah, sulo pe' ll'acqua Castiellammare avarrìa tene' furtuna! Catiello: Siente, io fino a chesta età, nun so' trasuto maje dinto ‘a na farmacia. Qualunque disturbo, trovo ll'acqua adatta; e 'o disturbo passa Ettore: Embè, 'a ggente va all'ati pparte e nun vene ccà! Catiello: E che ce vuo' fa'? Le nostre acque so' comme 'a chelli signurine ca nun ghiesceno 'a dinto 'a casa; o al massimo fanno dduie passe 'a dummeneca pe' dinto 'a villa, cu ll'uocchie 'nterra. E quanno so' 'e nnove giù stanno dint' 'o lietto e cu 'a capa sott' 'e cuperte. Chi 'e ccunosce? Chi nne parla? Nisciuno! Ll'acque 'e ll'ati paise, invece, so' signurine evolute, attrezzate al commercio, 'a comme se vestono a comme se presentano: chiene d'etichette. Nun stanno 'mbuttigliate: appena se fanno cunoscere, se fanno sbuttiglia'! E, comm'oggette 'e lusso, ogne surzo, sette e nuvantacinche! E ll'acque noste? Niente! (pausa) Eppure è ricchezza ca scorre! Esce d' 'a terra benedetta pe' gghì a fernì pe' tre quarte dint' 'e ffogne! E' quase nu sacrilegio! N'offesa a Dio! E comm'a ffiglio 'e Castiellammare, è na cosa ca nun ce pozzo penza'! St'acqua mm'è ssanghe, mme coce! ( Padroni di barche Raffaele Viviani-

1937 )


15 Le 28 sorgenti Nei primi anni di attività dello stabilimento delle Antiche Terme, si sfruttavano sei sorgenti e precisamente: Solfurea, Pozzillo, Media, Media II, Ferrata, Solfurea Ferrata; negli anni 1845-1850 se ne aggiunsero altre due, la S.Vincenzo e la Magnesiaca e poi, nel 1917, l’Acqua Stabia, che venne alla luce in seguito a dei lavori di sistemazione delle sorgenti e scoperta dal medico ufficiale sanitario Dott. Pasquale Moscogiuri. In totale furono nove le Sorgenti definite “Stabiane”. Alla metà del XIX secolo i fratelli Vanacore, proprietari di un fondo attiguo alle Terme, effettuando opere di scavo, ritrovarono diverse sorgenti di acqua minerale di diversa composizione salina. Le nove differenti acque

vennero rapidamente emunte dai loro scopritori per fini

commerciali. I Vanacore scelsero di denominare le loro acque con nomi estremamente simili a quelli utilizzati per le sorgenti comunali già impiegate a scopi salutari, per sfruttare a loro vantaggio la similitudine. La concorrenza stimolò gli amministratori comunali a stringere accordi con i Vanacore, per una possibile cessione al Comune del fondo. Nel

set-

tembre del 1872 vennero stipulati gli accordi di compra-vendita, fu realizzato un progetto di ampliamento dei bagni, che però non trovò realizzazione nell’ immediato.

Dopo più di 50 anni i lavori presero

ufficialmente il via nello stabilimento termale chiamato allora “Stabilimento dei bagni ed acque minerali”. Le Sorgenti Vanacore andarono così ad aumentare il numero delle Sorgenti interne, che passarono da 9 a 18. Quelle esterne erano dieci e comprendevano due fonti dell’acqua del Muraglione, l’Acqua Rossa, Acetosella, Acidula, Madonna, Ferrata del mulino, Fontana grande, san Giacomo , Madonna terme. In definitiva le 28 sorgenti erano cosi’ suddivise : Fonti Stabilimento Antiche Terme (9) (queste acque agli inizi del Settecento non erano conosciute , insieme in un unico flusso, denominato acqua fetente, alimentavano un mulino per la macina del grano) Pozzillo,Ferrata, Media I, Media II, San Vincenzo Magnesiaca, Solfurea, Solfureo-Ferrata, Stabia. Fonti Gruppo Vanacore (9) Ferrata, Media, San Vincenzo, Magnesiaca, Acidula, Solfureo-Carbonica, Muraglione, Solfurea, Solfureo-Ferrata. Fonti Esterne (10) Muraglione Dx, Muraglione Sx, Rossa, Acetosella, Acidula, Ferrata del Mulino, Madonna Comunale, Madonna Terme, Fontana Grande, San Giacomo.


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Manifesto del 1874

Classificazione qualitativa Acque salso-bicarbonato-calciche leggermente ferruginose

GRUPPO ANTICHE TERME POZZILLO FERRATA

GRUPPO VANACORE FERRATA

Acque salso-bicarbonato-calciche

MEDIA I MEDIA II S.VINCENZO MAGNESIACA

MEDIA S.VINCENZO MAGNESIACA ACIDULA

Acque solfo-salso-bicarbonatocalciche

SOLFUREA SOLFUREA FERRATA STABIA

SOLFUREA- CARBONICA MURAGLIONE SOLFUREA SOLFUREA-FERRATA


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