Colophon ¶ PUBLISHING DIRECTOR Niccolò Filippo Veneri Savoia ¶ EDITOR IN CHIEF Pietro Ferrazzi
¶ EDITOR AT LARGE Francesca Ferrarini
¶ CREATIVE DIRECTOR & GRAPHIC DESIGNER Nicole Bertani
¶ GRAPHIC DESIGNER Lorenzo Piccinini ¶ GRAPHIC AND WEB DESIGNER Jacopo Caracci ¶ WEBSITE MANAGER ¶ EDITORIAL ASSISTANT
Carlo Ghelf i
Anna Volpi
Marco Bertuzzi
Nicolò Barretta, Eugenia Bertelè, Ofer Caspi, Ian Drake, Benjamin Eymer, Francesca Ferrarini, Flavia Fiocchi,
¶ WORLD DISTRIBUTION
Kelly Richman, Marta Silvi, Daenerys Targarjen,
Pineapple Media Ltd ( www.pineapple-media.com )
Marco Tonelli, Riccardo Vannetti, Veronica Vega ¶ PRINT ¶ PHOTOGRAPHERS
Publi Paolini SRL
Carmen Argullo, Yuri Pirondi, Anna Volpi ¶ PUBLISHER ¶ LEGAL EDITOR
Lateral Edizioni S.R.L.
Francesca Vischi
Piazza Sordello 12, 46100 Mantova Cod. Fiscale e Partita Iva 02202240202
¶ MARKETING AND COMMUNICATION
Tel. +39 0376 1812430
Riccardo Vannetti ¶ Look Lateral Testata Registrata ¶ MANAGING EDITOR
Presso il Tribunale di Mantova N.08/07
Riccardo Vannetti
In data 11-08-2007
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¶ DISTRIBUTION MANAGER ¶ CONTRIBUTORS
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Cecilia Accampi, Diego Barbisan
Isobel Butters
THIS ISSUE'S SPECIAL DESIGN ELEMENTS (we to share & I Bow) Cover Paper / LuxoArt 300 g/m2; INSIDE: Paper / LuxoArt 115g/m2 Color / PANTONE® 528C, Body Type / Caslon Pro, Display Type / Frontage
¶ FINANCIAL DEPARTMENT ¶ SUB EDITORS / ENGLISH LANGUAGE
looklateraln°4 winter 2015
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ur magazine is printed and finished using manual techniques as well as others. Any imperfections and color inconsistencies make every LookLateral page a unique one. ....................................................................3
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l nostro magazine è stampato e rifinito utilizzando tecniche di stampa manuali. Eventuali imperfezioni e sbavature del colore rendono ogni pagina di LookLateral un pezzo unico. ................. ....................................................................3
don’t feel in the mood for writing. However this is the editorial of a magazine, not a diary. But the reason for my battered mood involves this magazine. In our Unusual Conversation, the column we created as a way of ‘communicating’ with artists who have passed away, our Francesca ‘chats’ with Joseph Beuys. I remember perfectly the day I saw his works for the first time. It was one of the American Hare Sugar boxes. You may know the story... Beuys was on his first trip overseas and, at a restaurant in Minneapolis, he saw this box of sugar with a hare drawn on it. He was so impressed that he asked his dining companions to buy all the ones there were, and, back home, he made a limited series of works. He saw the hare as a symbol of rebirth that everyone should promote and chase desperately. "We are the revolution" is the title of the piece you will find a few pages on. We should perhaps remind ourselves of this more often. We are and we can be everything and nothing. But above all, we can and must keep this dilemma in mind, suffer because we are nothing and wear ourselves out to make ourselves everything. What we can’t afford is not to be. It's rather a comfortable state, to be honest, not to be. It allows us to live with fewer aches, far from uncomfortable passions that might disturb our daily life and it enables us to develop an amazing ability to keep emotions at bay. And, on the outside, it can even make us look happy. But then comes the time, and it always comes, in which we have to pay the price for all of our not being and, usually, the bill is the gray color of a funeral with few tears and no laughter. I remember with joy instead my grandmother's funeral. It reminded me of the ending of Tim Burton’s movie Big Fish, when all the characters in the life of Edward Bloom, many of whom we thought invented, meet at his funeral and tell with gratitude the stories of his amazing life.
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on credo di essere dell’umore giusto per scrivere. E poi questo è l’editoriale di un magazine, non un diario. Ma la ragione del mio umore malconcio ha a che fare anche con questa rivista. Nelle nostre unusual conversation, la rubrica che ci siamo inventati per far parlare gli artisti che non ci sono più, la nostra Francesca chiacchiera con Joseph Beuys. Mi ricordo perfettamente il giorno in cui vidi per la prima volta una sua opera. Era una delle scatole di American Hare Sugar. Forse saprete la storia… Beuys era al suo primo viaggio oltreoceano e, in un ristorante di Minneapolis, vide questa scatola di zucchero, con sopra disegnata una lepre. Ne rimase tanto colpito che ai suoi commensali chiese di cercare e prendere tutte quelle che c’erano nel locale e, tornato a casa, ne fece un’opera in serie limitata. La lepre, o coniglio che fosse, era per lui simbolo di una rinascita che tutti avrebbero dovuto promuovere e disperatamente inseguire. “La rivoluzione siamo noi” recita il pezzo che troverete qualche pagina più avanti. Dovremmo forse ricordarcelo più spesso. Noi siamo e possiamo essere tutto e niente. Ma, soprattutto, possiamo e dobbiamo tenere a mente questo dilemma, e soffrire perché siamo niente e affannarci per essere tutto. Ciò che non possiamo permetterci di fare è non essere. È una condizione piuttosto comoda, a dire il vero, il non essere. Consente di vivere con meno acciacchi, lontano da scomode passioni che potrebbero turbare la nostra quotidianità e di sviluppare una straordinaria capacità di tenere a bada le emozioni. E, all’esterno, può addirittura farci apparire felici. Ma poi arriva il momento, e arriva sempre, in cui tutto il nostro non essere ci presenta il conto e, di solito, il conto ha il colore grigio di un funerale con poche lacrime e nessuna risata. Ricordo invece con gioia il funerale di mia nonna. Mi ha ricordato il finale del film Big Fish di Tim Burton, quando tutti i personaggi della vita di Edward Bloom, molti dei quali si pensavano inventati, si ritrovano al suo funerale e raccontano con gratitudine le storie della sua vita incredibile.
Words / Parole Pietro Ferrazzi
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EDITORIAL
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As a final farewell a sea of people passed through my house, each of whom bore a memory to share or an episode to give to those who, like me, had accompanied her along only a stretch of the road. Among the stories and laughter I remember thinking how much my grandmother must have lived and how many other lives she must have crossed, each time leaving a mark capable of enduring well beyond their earthly body. Today when I visit art fairs and look at the enormous amount of works hanging in the stands, I see so much banality that often I feel sick. But sometimes, among the useless crusts of some useless artist, I see a sign of the existence of life, and the hope that the teachings of Beuys haven’t all fallen on deaf ears regenerates in me. Generally those I notice are signs of pain and suffering. I, who have no academic art studies, live in the absurd belief that there cannot be true art where there is no pain or suffering, and so I’m inclined to search for them. Pain, after all, is what keeps us alive, much more than love. Sometimes it brutalizes our lives, hits us in the stomach as Muhammad Ali did to his opponents, without warning and with a speed that leaves us more annihilated than wounded. But it makes us recognize the danger, keeps us alert, forces us to look better and makes us appreciate everything that is not pain. Suffering is the disease of those who struggle to change their life because they have recognized its brevity, or foolishness or, more often, its mediocre banality. Beuys was a mad sorcerer dressed in felt who thought art was a serious thing, the most serious of all. I think life is a serious matter and that to waste it in the convenience of non-being is the deadliest of sins. In the end, however, if, as he put it, each of us is an artist, the two concepts are not so different and what was for him taking art seriously is nothing other than trying to give life sense, to leave a mark. ...........3
A casa mia, per darle l’ultimo saluto, passò un fiume di persone, ognuna delle quali venne portando con sé un ricordo da condividere o un episodio da regalare a chi, come me, aveva camminato insieme a lei solo un tratto della strada. Tra i racconti e le risate ricordo che pensai a quanto mia nonna dovesse aver vissuto e quante altre esistenze dovesse aver incrociato, lasciando ogni volta in esse un segno capace di vivere ben oltre il suo corpo terreno. Quando oggi visito le fiere d’arte e mi trovo a osservare l’enorme mole di opere appese negli stand, vedo così tanta inutile banalità che spesso mi verrebbe voglia di vomitare. Però a volte, tra le inutili croste di qualche inutile artista, scorgo un segno di vita, di esistenza e rinasce in me la speranza che gli insegnamenti di Beuys non siano caduti tutti nel vuoto. In genere quelli che noto sono segni di dolore, di sofferenza. Io, che non ho studi accademici d’arte alle spalle, vivo nell’assurda convinzione che non possa esserci vera arte laddove non ci sono dolore o sofferenza, e così sono incline a ricercarli. Il dolore, in fondo, è ciò che ci tiene in vita, molto più dell’amore. Talvolta brutalizza le nostre esistenze, ci colpisce allo stomaco come faceva Alì con i suoi avversari, senza preavviso e con una rapidità tale da lasciarci annichiliti ancor prima che feriti. Ma ci fa riconoscere il pericolo, ci tiene vigili, ci costringe a guardare meglio e ci fa apprezzare tutto il resto che dolore non è. La sofferenza, dal canto suo, è la malattia di chi lotta per cambiare la propria esistenza per averne riconosciuta la brevità, o l’insensatezza o, più spesso, la mediocre banalità. Beuys era uno stregone pazzo vestito di feltro che pensava che l’arte fosse una cosa seria, la più seria di tutte. Io penso che sia la vita a essere una cosa seria e che sprecarla in un comodo non essere sia il più mortale dei peccati. In fondo però, se, come diceva lui, ognuno di noi è artista, i due concetti non sono così dissimili e ciò che era per lui prendere sul serio l’arte altro non è che cercare di dare un senso al vivere, per lasciare un segno. .................................... ................................................................3
contents 8 a.m Breakfast with Carlos Urroz
We had the director of ARCOmadrid tell us about what’s new in the 2015 edition. Ci siamo fatti raccontare in anteprima dal direttore di ARCOmadrid le novità dell’edizione 2015.
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9 a.m. An interview Martin Harrison
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Art & The City: Marseilles
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10 a.m. Studio visit: Secundino Hernandez
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11 a.m. Looking for art along New York’s High Line
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In just a few months all of Bacon's extraordinary production will be gathered, for the first time, in a single catalogue: we spoke about it with the author. Tra pochi mesi tutta la straordinaria produzione di Bacon sarà raccolta, per la prima volta, in un unico catalogo: ne abbiamo parlato con l'autore.
Beauty and rebellion in the streets of France'smelting pot. Bellezza e ribellione nelle strade del melting pot di Francia.
In Madrid to meet a contemporary painter in his studio. A Madrid per incontrare nel suo laboratorio un pittore della contemporaneità.
Have you ever walked above the Big Apple’s chaos? Have you ever walked above the Big Apple’s chaos? A few hours aroud lunch time
Contemporary Santiago
A trip to the Chilean capital's places of art, amongst freedom, socialism, dictatorship and a great desire for the future. Un viaggio nei luoghi dell’arte della capitale cilena, tra libertà, socialismo, dittatura e una gran voglia di futuro.
3 p.m. A conversation with Michael Craig-Martin His colored objects have earned a spot in the universal dictionary of art. I suoi oggetti colorati si sono guadagnati un posto nel vocabolario universale dell’arte.
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4 p.m. The measuring unit for the future is a red brick
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5 p.m An unusual conversation with Joseph Beuys
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A trip to the San Francisco Museum of Modern Art that will be. Un viaggio nel San Francisco Museum of Modern Art che sarà.
When art is much more than what meets the eye, it's life itself. Quando l’arte è molto più di ciò che si vede, è la vita stessa.
6 p.m. Tamarind Institute. Every form of art needs a home.
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Our journey into the ancient art of printing continues. Continua il nostro viaggio nella antica arte della stampa. Dinner time
Dinner with Pablo Bronstein
Between classical and modern, a frank talk with one of the most convincing artists of his time. Tra classicità e modernità, una conversazione schietta con uno dei giovani artisti più credibili del suo tempo.
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Cinemateque for art lovers
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10 p.m. Music at night with Holy Two
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11 p.m. Read by the lights of the Bay Bridge!
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Inland Empire by David Lynch. Inland Empire di David Lynch.
Their young electro pop really wants to get out into the world! Il loro giovane elettro pop ha una gran voglia di farsi conoscere al mondo!
At the Hotel Vitale in San Francisco, where Italian style blends with the colors of the Ocean. All'Hotel Vitale a San Francisco dove lo stile italiano si fonde con i colori dell'oceano.
n째4 winter 2015
cu carlos urroz
8 a.m. Madrid - spain
Words / Benjamin Eymer Photos / Courtesy of ARCOmadrid
Parole / Benjamin Eymer Foto / Courtesy of ARCOmadrid
BREAKFAST WITH carlos urroz
We had the director of ARCOmadrid tell us about what’s new in the 2015 edition. enjamin Eymer: Mr. Urroz, ARCOmadrid is at its 34th edition. The fair has always had a particular bond with Latin America, which seems to be stronger and more present this year. In fact an entire section is dedicated to contemporary Colombian art. Why have you chosen to strengthen the ties with South America and what potentials do you think that area of the contemporary market can have? Carlos Urroz: ARCOmadrid has always been linked with Latin America, being the first international Fair featuring galleries from Brazil, Mexico and other countries. The Latin American art scene is present in every aspect of the Fair, with galleries and artists exhibiting in the different sections, curators and speakers in our talks and meetings and even purchases of Latin American artists for the ARCO Foundation, becoming a bridge for Europe and Latin America.
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enjamin Eymer: Direttore, Arco è arrivata alla sua 34° edizione. La fiera ha sempre avuto un legame particolare con l'America Latina, che quest'anno pare essere ancora più forte e presente. Una sezione è infatti interamente dedicata all'arte contemporanea colombiana. Perché avete deciso di rafforzare il rapporto col sud America e quali potenzialità pensa possa esprimere quell'area nel mercato del contemporaneo? Carlos Urroz: ARCOmadrid ha sempre avuto un forte legame con il Sud America, essendo la più importante fiera internazionale che coinvolge gallerie dal Brasile, dal Messico e da altri paesi. La scena artistica dell'America latina è presente in ogni aspetto della fiera, nelle gallerie e tra gli artisti che mostrano i loro lavori nelle varie sezioni, tra i curatori e i relatori delle conferenze, negli incontri e naturalmente nelle acquisizioni per l'ARCO Foundation, tanto che ARCO è divenuta un ponte tra l'Europa e l'America latina.
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solo project
We monitor the different scenes in the continent through our Solo Projects Focus Latin America section that each year hires Latin American curators to research for the most interesting artists. A few years ago we became aware of the value of Colombian artists and the emergence of Galleries and institutions in Colombia and decided to dedicate our invited country focus to them.
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Las Dos Fridas, 1989, Performance/installation (3hr) and staged photo (120 x 135 cm). Photo by Pedro Marinello. Las DosFridas, 1989, Performance/installazione (3 ore) e foto di scena (120 x 135 cm). Foto di Pedro Marinello.
Scrutiamo le diverse anime artistiche del continente attraverso la nostra sezione Solo Projects Focus Latin America, che ogni anno sguinzaglia curatori in America latina alla ricerca degli artisti piÚ interessanti. Qualche anno fa ci siamo resi conto del valore degli artisti colombiani e della crescita delle gallerie e delle istituzioni culturali del paese e abbiamo cosÏ deciso, quest’anno, la Colombia quale Paese invitato.
Il direttore di ARCOmadrid 2015, Carlos Urroz.
BE: Contemporary art isn't immune to the crisis. What influence do you think the economic period and the cultural crisis that we are going through have on art? CU: The crisis has been a filter, making collectors and institutions more selective in what to approve and accept. Our selection at ARCO is more thorough, as we have reduced the number of galleries in order to maintain the quality of the galleries and projects. The market is also more international with galleries and artists travelling to new markets, that is why we are offering the galleries the possibility of doing solo or duo presentations, in a different fair format.
BE: L'arte contemporanea non è immune dalle crisi. Quali influenze pensa possano avere sull'arte il periodo economico e la crisi culturale che stiamo attraversando? CU: La crisi è stata un f iltro, che ha reso i collezionisti e le istituzioni più selettivi in ciò che scelgono e accettano. Anche la nostra selezione è diventata più meticolosa: abbiamo ridotto il numero di gallerie per mantenere alta la qualità dell’offerta e dei progetti. Il panorama è anche più internazionale con gallerie e artisti che si muovono verso altri mercati e alle quali offriamo la possibilità di fare presentazioni di artisti personali o in coppia, in un format di f iera diverso. 12
The director of ARCOmadrid 2015, Carlos Urroz.
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BE: What future do you see for contemporary art fairs? Do you think their role is destined to grow in importance, as it seems, or do you think that sooner or later they will leave room for other realities, like the internet for example? CU: The experience of the artwork is extremely important in order to decide a purchase. You have to feel the art, the pieces, fall in love with them... The internet is an important communication and information tool, but will take some time until it replaces the life experience of an exhibition or Fair. BE: What artwork characterizes this edition of ARCOmadrid? CU: Fortunately there is not one work characterizing the next Fair. ARCOmadrid is choral and tries to give light to different and new individualities selected by our curators.
BE: Che futuro vede per le fiere d'arte contemporanea? Pensa che il loro ruolo sia destinato a crescere di importanza, come sembra, o pensa che prima o poi lasceranno spazio ad altre realtà, come internet ad esempio? CU: L'esperienza dell'opera d'arte è estremamente importante per decidere un acquisto. Abbiamo ancora bisogno di sentire l'arte, i pezzi, di innamorarci di loro… Internet è uno straordinario mezzo di comunicazione e informazione, ma penso ci vorra' del tempo prima che sostituisca l’esperienza dal vivo di una mostra o di una fiera. BE: Qual è l’opera che caratterizza l’edizione di quest’anno di ARCO? CU: Fortunatamente non c'è solo un lavoro che caratterizza la prossima fiera. ARCOmadrid è corale e cerca di mettere in luce le diverse e nuove individualità selezionate dai nostri curatori.
I think collectors have to first know what and why each artist works, his motivation, inspiration and message. Then believe it in a personal way and as a possible interesting message for future generations.
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Penso che i collezionisti debbano prima di tutto indagare sul perchÊ e su cosa ogni artista lavora, la sua motivazione, l’ispirazione e il messaggio. E quindi credere in esso in una maniera personale e vederlo come possibile interessante messaggio per le future generazioni.
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BE: The contemporary art scene today is filled with an enormous number of artists, since the web allows everyone to come into contact with anyone, something that wasn't as easy in the past. What advice do you have for collectors, especially for the less experienced, to find their way in such a jungle of offers, the quality of which can sometimes not be the best? CU: Having information used to be the key for collectors, now it is the use of this information. I think collectors have to first know what and why each artist works, his motivation, inspiration and message. Then believe it in a personal way and as a possible interesting message for future generations. BE: What is your relationship with gallery owners? How do you navigate amidst interests, market and sales to propose a fair that makes sense and has international importance every year? CU: We follow their program closely to see which new artists they incorporate that might make sense in ARCOmadrid. Then we work on the list of curators and professionals attending the fair. Having more than 150 museum directors and biennial curators we can offer a new audience for new gallery artists.
BE: Il panorama dell'arte contemporanea è popolato oggi da un enorme numero di artisti, dal momento che la rete consente a tutti di entrare in contatto con tutti, cosa che in passato non era possibile fare con la stessa facilità. Che consigli ha da dare ai collezionisti, specie ai più inesperti, per orientarsi in una tale giungla di proposte, la cui qualità spesso lascia a desiderare? CU: Un tempo, avere informazioni era la chiave del collezionismo, ora è l'utilizzo di queste informazioni ad esserlo. Penso che i collezionisti debbano prima di tutto indagare sul perché e su cosa ogni artista lavora, la sua motivazione, l’ispirazione e il messaggio. E quindi credere in esso in una maniera personale e vederlo come possibile interessante messaggio per le future generazioni. BE: Com'è il suo rapporto con i galleristi? Come riesce a destreggiarsi tra interessi, mercato e vendite per proporre ogni anno una fiera che abbia senso e importanza internazionale? CU: Seguiamo attentamente il loro programma per vedere quali nuovi artisti scelgono che potrebbero avere un senso ad ARCOmadrid. Poi lavoriamo sulla lista di curatori e professionisti che partecipano alla fiera. Avendo più di 150 direttori di musei e curatori di biennali, possiamo raggiungere un nuovo pubblico per i nuovi artisti delle gallerie.
Un momento dell’edizione 2014 di ARCOmadrid. Sullo sfondo l’opera di Max Neumann, esposta nello stand della Galleria Stefan Röpke.
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A moment of the 2014 edition of ARCOmadrid. In the background an artwork by Max Neumann, on exhibition at the Stefan Röpke Gallery.
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BE: ARCOmadrid is a moment of great vitality for the whole city of Madrid. Our magazine focuses on art, but not only. Would you like to suggest a mustsee place to visit or something that you must absolutely do in Madrid during Arco? CU: During your visit to Madrid I would advise you to save a morning to go to the Retiro Park. You can see the Janet Cardiff & George Bures Miller installation at Palacio de Cristal or Luciano Fabro at Palacio Velazquez. I would then have a walk around the Park under the sun and eat something nice at Magasand or Cafe Murillo... ...................................3
BE: Arco è un momento di grande vitalità per tutta la città di Madrid. La nostra rivista si occupa di arte, ma non solo. Ci consiglierebbe qualche luogo imperdibile da visitare o qualcosa da fare assolutamente a Madrid durante Arco? CU: Durante la vostra visita a Madrid vi consiglierei di prendervi una mattinata per visitare il Retiro Park. Oppure potreste andare a vedere l'installazione di Janet Cardiff & George Bures Miller al Palacio de Cristal o Luciano Fabro al Palacio Velazquez. Poi fossi in voi andrei a camminare nei giardini sotto il sole e a mangiare qualcosa di buono al Magasand o al Cafe Murillo... ...................................3
n째4 winter 2015
MH martin harrison
9 a.m. dublin - ireland
Words / Marco Tonelli Photos / Courtesy of The Estate of Francis Bacon
Parole / Marco Tonelli Foto / Courtesy of The Estate of Francis Bacon
Bacon’s undefinable boundaries.
After more than ten years of work, Martin Harrison is about to send into print the general catalogue of the most intricate artist of the XX century. ancis Bacon was the greatest painter of the 20th century. He wanted to paint the history of his time as Velázquez or Rembrandt had done during theirs. Damien Hirst (Bacon had appreciated one of his artworks) considers himself his direct heir and in recent years Bacon's artworks have been exhibited alongside those of Caravaggio, while one of his triptychs (Three Studies of Lucian Freud from 1969) was sold at auction for 142 million dollars, the highest price ever paid for an artwork. Important directors such as Pasolini, Bertolucci, Tim Burton, and Henry S. Miller have often shown his paintings in their films and others, such as Jonathan Demme in Silence of the Lambs or David Lynch in Lost Highway were inspired by Bacon for some of their scenes and characters. In 1998 the film Love is the Devil by John Maybury and interpreted by the actor Derek Jacobi was dedicated to his life.
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rancis Bacon è stato il più grande pittore del XX secolo. Ha voluto dipingere la storia del suo tempo come avevano fatto, al loro, Velázquez o Rembrandt. Damien Hirst (di cui Bacon aveva apprezzato in vita un’opera) si ritiene il suo diretto erede e negli ultimi anni le opere di Bacon sono state esposte a fianco a quelle di Caravaggio, mentre un suo trittico (Three Studies of Lucian Freud del 1969) è stato battuto all’asta per 142 milioni di dollari, il prezzo più alto mai pagato per un’opera d’arte. Importanti registi come Pasolini, Bertolucci, Tim Burton, Henry S. Miller hanno spesso rappresentato nei loro f ilm i suoi dipinti, ed altri, come Jonathan Demme nel Silenzio degli Innocenti o David Lynch in Lost Highway, si sono ispirati a Bacon per alcune scene e personaggi. Nel 1998 alla sua vita è stato dedicato il f ilm Love is the Devil di John Maybury, interpretato dall’attore Derek Jacobi.
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