Joan Miro'

Page 1

Ricerca iconografica, elaborazione testi e grafica di Lorenza Biasci

CONOSCIAMO QUESTO ARTISTA



Joan Miró i Ferrà, pittore, ceramista, disegnatore, incisore e scultore spagnolo nasce a Barcellona il 20 Aprile 1893.

Figlio di un orologiaio, dopo aver frequentato una scuola commerciale, a 17 anni già lavoro come contabile in un negozio di drogheria, ma, molto interessato all'arte, disegna e frequenta lezioni private di disegno dall'età di otto anni.

Joan Mirò non trovando soddisfazione nel lavoro, dopo essersi ammalato di tifo, che lo costringe a lasciare il lavoro, durante la convalescenza, nel 1912, decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura.


Questa scelta non fu appoggiata dal padre che gli negò qualsiasi aiuto economico. Nonostante le difficoltà economiche, lavorò con tenacia fino ad essere notato dal gallerista d’avanguardia Josè Dalmau ed esordì nel 1918 nella sua galleria con una mostra presentando una serie di opere con uno stile drammatico, influenzate dal movimento artistico francese dei Fauves e da Van Gogh.

OSSERVA

Joan Mirò, Eremo di Sant Joan Horta, 1917

• I colori • Come è rappresentato il paesaggio

Andrè Derain, Dintorni di Collioure, 1905


Joan Mirò, Ritratto di Enric Cristòfol Ricart, 1917, olio e incollato carta su tela, cm. 81,6 x 65.7

RISPONDI

Vincent Van Gogh, Ritratto di père Tanguy: 1888, Olio su tela, cm 65 x 51, Parigi, Collezione Stavros, S.Niarchos

Confronta le due opere ed indica le analogie


Successivamente Mirò iniziò a dipingere opere definite particolariste per l’estrema attenzione prestata al dettaglio come “Orto con asino” e “La casa della palma”.


Nel 1920 Joan Mirò si trasferisce a Parigi dove, frequentando i pittori di Montparnasse ed il circolo dadaista di Tristan Tzara, ha stimolanti contatti intellettuali con personalità emergenti come Pablo Picasso.

RISPONDI

Joan Mirò, Cavallo pipa e fiore rosso, 1920

Pablo Picasso Uomo con il mandolino, 1911 Confronta le due opere ed indica le analogie


Negli anni seguenti, pur vivendo a Parigi, il pittore passa lunghi periodi nella casa si famiglia a Montroig in Spagna, dove i soggetti prediletti dei suoi quadri sono la natura, alberi, case di campagna, è il suo periodo "dada“ (1916-1922).

Montroig


Joan Mirò , Ciurana, il villaggio, 1917

Joan Mirò , Prades, il villaggio 1917


Joan Mirò, Carnevale di Arlecchino 1924-25

Nel giugno 1925 Joan Mirò tiene la sua prima esposizione individuale alla galleria Pierre, la sua pittura si sta trasformando, avvicinandosi al Surrealismo.


Il carnevale di Arlecchino Autore Joan Mirò Data 1924-25 Tecnica olio su tela Dimensioni cm 66×90.5 Ubicazione Albright-Knox Art Gallery, Buffalo

Descrizione Mirò compose questo quadro prima che Breton scrivesse il manifesto surrealista, ma in esso applica già la tecnica surrealista dell'automatismo psichico, che prevede di mettere a dura prova il corpo per permettere all'immaginazione di perdersi in visioni fantastiche e surreali. Lo scopo dell'artista in questo quadro è proprio rappresentare una delle sue visioni. Si riconosce qualche elemento della realtà (un gatto, un tavolo, un pesce, una scala). Dalla finestra un triangolo nero che emerge simboleggia la Tour Eiffel; un cerchio verde trafitto da una freccia sottile, posto su un tavolo, sta a indicare un mappamondo; ma questi non sono altro che elementi della realtà che si trasformano dando origine alla visione. Tutti gli oggetti sono fluttuanti, quasi come se fossero inventati. Popolano questo ampio spazio come se fossero fantasmi. L'artista non rappresenta più, come nel precedente La fattoria, la realtà visibile, ma quella del suo inconscio. Compare ancora una volta la scala a pioli, ricorrente nelle opere di Mirò. La scala rappresenta un trampolino di lancio che parte dalla realtà e va oltre: è la fantasia, il surreale.


Al ritorno dal suo viaggio nel 1928 nei Paesi Bassi, particolarmente colpito dalla pittura del Seicento osservata da vicino, Mirò porta con sè una serie di cartoline con riproduzioni di alcuni dipinti che utilizzerà per la serie di "Interni olandesi ( I-II )" che l’artista poi realizzerà: nel primo l'artista si ispirerà al "Suonatore di liuto" di Hendrick Martensz Sorgh.

Joan Mirò, Interno olandese I, 1928, Olio su tela, cm 92X73, MoMa - New York

Hendrick Martensz Sorgh, Suonatore di liuto


Se a una prima osservazione sembra di trovarsi di fronte a un dipinto dalle connotazioni insolite e immaginarie, a una più attenta indagine ci si accorge che ogni singola forma ha una corrispondenza precisa nel modello olandese, anche se il colore si muove in assoluta autonomia rispetto a esso. Il cane e il gatto in primo piano si sono trasformati in creature stravaganti, altri elementi si sono aggiunti con la solita attenzione e ricercatezza per l'equilibrio complessivo dell'opera, come dimostrano i numerosi schizzi e disegni preparatori realizzati dall'artista. Quest'operazione non rappresenta uno sminuire l'arte olandese, che Mirò anzi apprezza, ma ne fornisce una rilettura nella chiave del proprio tempo. I personaggi rappresentati hanno compiuto in questa metamorfosi un volo nella fantasia, il visibile è sfuggito a una gerarchia e riserva continue sorprese, l'occhio saltella qua e là come in una danza la cui atmosfera gioiosa si propaga i tutto il quadro. Il risultato è ancora una volta prova dell'abilità dell'artista nel ricercare un universo animato da colori che si muovono al ritmo della musica suonata da quello che sembra essere diventato uno strimpellatore di chitarra.


Jan Havicksz Steen, Bambini insegnano a un gatto a ballare.

Joan Mirò, Interno olandese II, 1928, olio su tela, cm 73 × 91,8 Fondazione Guggenheim, Venezia

La tela si basa sui Bambini insegnano a un gatto a ballare, noto come la lezione di danza di Jan Havicksz Steen. La scena è animata, i volti dei bambini fanno una smorfia, il gatto e il cane prendono la maggior parte dello spazio, mentre gli oggetti inanimati sono ridotti a particolari. Il personaggio allarmante di Steen che guarda la scena dal lucernario è trasformata da Mirò in un paio di occhi rossi, continuando una lunga coda che circonda il palcoscenico e all'estremità è un dardo.


Nel 1929 e nei due anni seguenti lavora moltissimo, ha molte esposizioni personali non solo a Parigi, dove vive, ma anche a New York. Negli anni '30 inizia la sperimentazione artistica di Miró, che esplora le possibilità espressive della litografia, dell’ acquaforte, della pittura su carta catramata e sul vetro, ma anche con la scultura. http://it.amorosart.com/originali-litografiemiro-840-10-1-it.html

http://barcelona.arounder.com/it/citytour/fundacio-joan-mirosculpture.html

Joan Mirò, la sua prima litografia del 1930 per “Les cahiers d’art”


Fondazione Maeght Saint-Paul-de-Vence, France

Joan Mirò , vetrata Joan Mirò, sculture, Fondazione Mirò - Barcellona


Joan Mirò, sculture, Fondazione Mirò - Barcellona


Fondazione Maeght Saint-Paul-de-Vence, France

Joan Mirò, sculture, Fondazione Mirò - Barcellona


Joan Mirò, ceramica









Fondazione Maeght Saint-Paul-de-Vence, France

Joan Mirò, sculture


Joan Mirò, sculture, Fondazione Mirò - Barcellona


Dal 1932 al 1936 il pittore vive con la famiglia a Barcellona, dove nasce la sua unica figlia Maria Dolores.

Allo scoppio della Guerra Civile Spagnola, Mirò ritorna a Parigi da dove deve ancora fuggire per l'invasione nazista.


A partire dal 1940 la sua carriera subì una svolta perché, per la prima volta, la sua opera riscosse il consenso dei critici e dei collezionisti. Nel 1945 espose a New York la serie “Costellazione”che ebbe un grande impatto sulla scena artistica d’avanguardia americana. L’interesse per la contemplazione della volta celeste nacque quando, da piccolo osservava le stelle dal grande telescopio del padre appassionato di astronomia. Questa meravigliosa esperienza lasciò nell’animo del pittore un segno che lo portò a produrre questo famoso ciclo di 23 dipinti.


“l’idea dello sfondo è stato il punto di partenza che mi ha suggerito tutto il resto”.

Questa serie è realizzata con la tecnica più innovativa: la base del dipinto è involontaria e Mirò, secondo la sua poetica, pone figure riconoscibili trasfigurate ma mai astratte poiché, sostiene l’artista, le forme dipinte sono profondamente reali e legate alla realtà, con tutte le dovute premesse sul concetto di realtà e realismo in Mirò. Ogni costellazione contiene in sé l’essenza cromatica della precedente.


Numeri e costellazioni innamorati di una donna Autore Joan Mirò Data 1941 Ubicazione Art Institute of Chicago, Chicago

L’artista prima ritaglia dei suoi disegni vecchi, creando pezzi di animali, stelle... e poi li sistema su uno sfondo colorato, ottenuto anche sfregando semplicemente i pennelli sulla tela, per pulirli dai colori utilizzati nei dipinti precedenti. Ogni dipinto, così, lascia parte dei suoi colori in quello successivo, stabilendo una specie di contatto tra opere. Le forme in quest'opera sono morbide, danno l'idea di essere degli occhi, delle ciglia, sono immagini fantasiose che non hanno niente a che fare con la realtà. L’intero dipinto è pieno di linee, segni e colori e ogni elemento richiama gli altri; l’uno non è pensabile senza l’altro. Sugli incroci delle forme e delle linee c’è il colore, in tinte chiare opposte al nero. Sembra quasi che Mirò cerchi una realtà dove il canto delle stelle gli dia la speranza di una nuova vita.


Ogni costellazione contiene in sÊ l’essenza cromatica della precedente


Nel buio della notte egli cercò la connessione tra terra e cielo, tra spirito e anima in una dimensione di: purezza, quiete, bellezza e ordine di fronte alla tragicità e allo scempio della guerra e Mirò a tal proposito continua ”..Sentivo un profondo desiderio di evasione e mi richiudevo deliberatamente in me stesso. La notte, la musica e le stelle cominciavano ad avere una parte sempre più importante nei miei quadri…”

Ispirato in questo modo dalla notte stellata del cielo della Normandia e dalla musica di Bach e di Mozart, realizzò la serie delle Costellazioni - 23 piccoli dipinti dai titoli veramente poetici, con fondi cromatici che vanno dalla tonalità del grigio-azzurro, a piccole stesure dai colori rosso, verde, bruno, tranne che in un’opera dove prevale il blu della notte.


Le figure pur essendo trasformate, sono riconoscibili e alquanto reali, come lui stesso afferma: “…. Dopo aver lavorato ( ai dipinti ad olio ) intingevo i pennelli nella trementina e li pulivo sui fogli di carta bianca dell’album, senza alcuna intenzione premeditata. La superficie assorbente della carta mi metteva in uno stato d’animo positivo e suscitava la nascita di forme, figure umane, animali, stelle, il cielo, la luna, il sole. Le disegnavo a carboncino con tratti vigorosi …. Avevo dato ai miei dipinti dei titoli molto poetici perché così avevo deciso e perché tutto ciò che mi restava, allora al mondo era la poesia …”. Mirò fuse la sua pittura con la poesia, ispirandosi ad alcuni brani poetici composti da Breton che furono poi raccolte nel 1959, per conto del gallerista Pierre Matisse, in un vero e proprio libro d’artista a tiratura di circa 350 esemplari dove ogni immagine era accompagnata dalla poesia di Breton .




“La scoperta del Surrealismo

ha coinciso per me con una crisi della mia

pittura. Dipingevo come in un sogno nella più totale libertà”- J. Mirò L'artista diventa uno dei più radicali teorici del surrealismo, in numerosi scritti ed interviste esprime il suo disprezzo per la pittura convenzionale esprimendo il desiderio di “ucciderla” ed “assassinarla” per giungere a nuovi mezzi di espressione.

La sua opera, che non aveva mai cercato la completa astrazione bensì un linguaggio surreale poeticamente semplificato, tuttavia nell'ultimo periodo si abbandonerà dunque, al trionfo fantastico del colore puro, in una gioiosa libertà formale.


GLI ANNI SESSANTA E L’INFLUENZA DELLA PITTURA AMERICANA ASTRATTA

Nel 1961 dipinse la serie Blu I, Blu II, Blu III . Negli ultimi anni le tele si depurano progressivamente, come nel caso del trittico" Blu". Mirò disse rigurdo al soggetto: "E' importante per me raggiungere un massimo di intensità con un minimo di mezzi. Da cui l'importanza enorme del vuoto nelle mie tavole". Le forme, pur ridotte alla loro più semplice espressione, non sono tuttavia astratte: esse dipendono comunque sempre dalla natura, e si ispirano a lei. Il blu è un colore intenso primario. L'essenzialità è ciò che colpisce dell'opera.


Le opere della maturità artistica di Mirò sono caratterizzate da sfondi geometrici e colori omogenei, da immagini fantastiche, fantasiose e umoristiche, contorte nel tratto e nel significato.

“Abitante catalano al chiaro di luna del 1968 è conservato alla Fundaciò Joan Mirò di Barcellona. Questo dipinto richiama due costanti della pittura di Mirò la terra identificata con l’uomo e il cosmo, la luce lunare. L’identificazione dell’uomo con la terra è evidente dall’analogia cromatica di rosso, mentre il cielo e la terra in cui l’uomo è immerso si scambiano i colori sotto il falcetto lunare.


Donna, 1972 Per i suoi lavori Mirò usa colori di forte impatto, rosso, blu, giallo e nero, realizzando opere sempre piÚ astratte caratterizzate da tratti e linee di colori crudi e piatti che hanno lasciato il segno nella storia dell'arte.


Coppa del mondo di calcio, Spagna, 1982 Litografia originale, manifesto prima della lettera, firmata a matita dall'artista, estratta del portfolio "Copa del mundo de FĂştbol". Maeght Ed., Parigi.


Joan Mirò morÏ il 25 dicembre 1983 a Palma di Maiorca e fu sepolto a Barcellona.


E ADESSO TU........

Prendendo spunto da alcune opere di Mirò, crea una composizione disegnando un volto, un fiore, o un oggetto con colori e forme trasformati dalla tua fantasia. Colora il tuo elaborato con toni luminosi e brillanti ed esalta il colore contrastando le figure con linee nere di un certo spessore.


E ADESSO TU........

Anche questa opera di Mirò del 1950, intitolata Dipinto, potrebbe essere un interessante spunto di lavoro.... Potresti utilizzare come base un cartone oppure della tela grezza sulla quale versare delle macchie di colore. Quando tutta la superficie sarà ben asciutta, potrai disegnare dei personaggi fantastici per mezzo di tempere o grossi pennarelli: nero, rosso, blu, verde, giallo. Mirò ha inserito in questo dipinto dei frammenti di corda. Prova anche tu.....


E ADESSO TU........

Mirò sperimento molte tecniche per realizzare le sue opere e questi sono dei collage. Sono ben evidenti i suoi strani personaggi accostati a frammenti d cartone, carta di giornali ed altri materiali. Prova anche tu.....


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.