CULTURA D’IMPRESA E DINTORNI NOVEMBRE ‘14 N°9 anno XXI
euro 2,00
180 ECONOMIA.LAVORO CULTURA.ATTUALITÀ STILE.VIAGGI.DESIGN
TURISMO E CULTURA ci salveranno dalla crisi?
SEEPORT HOTEL
Un nuovo turismo è possibile
FRANCESCO TOMBESI Giovane Astrofisico di Recanati e il suo lavoro alla Nasa
Attualità/Maltempo Nelle Marche si previene o si corre ai ripari?
L’ESEMPIO DI
Enrico Loccioni
“Ho adottato un fiume”
SPECIALE LAVORO
Jobs Act, c’è ancora molto da fare
Le opinioni di
Giuslavoristi, Sindacato e Politica
FANO E VITRUVIO ISSN 20367589
9 772036 758002
40009 >
Ibis,
gioiellieri per passione IWC E JAEGER-LECOULTRE, VIAGGIO NEL TEMPO
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La La bellezza bellezza sotto sotto una una nuova nuova luce. luce. CLS Coupé Nuova Generazione con tecnologia MULTIBEAM LED. CLS Coupé Nuova Generazione con tecnologia MULTIBEAM LED.
24 led indipendenti per ciascun faro: una tecnologia intelligente, in grado di adattare il fascio luminoso a ogni situazione ed illuminare al la stradaper senza abbagliare gli altri. Ancheintelligente, questo è CLS NuovadiGenerazione. Da oggi con il nuovo 2100 24massimo led indipendenti ciascun faro: una tecnologia in grado adattare il fascio luminoso a ognimotore situazione edbiturbo illuminare anche in versione 4MATIC: BlueTEC 170Anche cv e 250 BlueTEC da 204 cv, con a 22 motore km con 2100 un litro. al massimo la strada senza 220 abbagliare glida altri. questo è CLS4MATIC Nuova Generazione. Daconsumi oggi confino il nuovo biturbo Perché bellezza4MATIC: è anche220 intelligenza. anche inlaversione BlueTEC da 170 cv e 250 BlueTEC 4MATIC da 204 cv, con consumi fino a 22 km con un litro. Perché la bellezza è anche intelligenza.
Consumo combinato (km/l): 9 (CLS Shooting Brake 63 AMG 4MATIC S) e 22 (CLS 220 BlueTEC Coupé). Emissioni CO2 (g/km): 248 (CLS Shooting Brake 63 AMG 4MATIC S) e 122 (CLS 220 BlueTEC Coupé). Consumo combinato (km/l): 9 (CLS Shooting Brake 63 AMG 4MATIC S) e 22 (CLS 220 BlueTEC Coupé). Emissioni CO2 (g/km): 248 (CLS Shooting Brake 63 AMG 4MATIC S) e 122 (CLS 220 BlueTEC Coupé).
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l SeePort Hotel, quattro stelle superior, è pensato per viaggiatori business e leisure. Lo stile, ispirato dalla nomea di prestigioso crocevia di genti quale è Ancona, è stato studiato dalle arredatrici Katia Cappellacci e Veronica Cipolletti e dall’ingegnere Enzo Interrante. Le camere, per la maggior parte affacciate sul porto dorico, soddisfano i più alti canoni di estetica e funzionalità - eleganza discreta, a metà tra il romantico e l’industriale – e fungono da sfondo a un paesaggio variegato: navi che vengono, che vanno, turisti che arrivano e partono, pescherecci e pescatori, time lapse della vita apparentemente tranquilla della città. La hall, per omaggiare il mare – elemento fondamentale nella storia della città – si ispira ad una nave da crociera: una parete di oblò su fondo blu cobalto, riflette lo spettacolo di cui si gode dalle vetrate ad arco. ‘A place to experience’, recita il pay off dell’hotel: un luogo da provare, da vivere. Coerentemente con gli obiettivi di valorizzazione di tutto il territorio regionale, i lavori per la riapertura sono stati svolti da aziende marchigiane; gli arredamenti, disegnati e prodotti da artigiani locali, esaltano la laboriosità e creatività regionale. La selezione del personale, dalla direzione al front desk, dalla cucina alla sala, è stata svolta prediligendo professionalità e intraprendenza di figure altamente formate, che sappiano narrare il territorio. Il nodo di questa apertura è la creazione di una serie di attività fruibili dal viaggiatore, che lascino in lui un piacevole ricordo di accoglienza, calore e genuinità, e che magari, chissà, lo invoglino a tornare.
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IL TUO VIAGGIO NEL CUORE
DELL’ ITALIA
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SOMMARIO 38 LE
GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE
GLI OLIVA-FORCHIELLI
ALTO ARTIGIANATO 42 Estro Armonico
Ibis Gioielli
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"COSTRUISCO PRODOTTI CON L'ANIMA"
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ACQUISIZIONI E CESSIONI
VITA DA MANAGER
"DOVE CI SONO RISCHI, CI POSSONO ESSERE GRANDI OPPORTUNITÀ"
IMPRESE
INSERT COIN. GIOCARE RESPONSABILMENTE
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BORSA
FORMAZIONE
UN PROGETTO SCUOLA COLDIRETTI PER LA CAMPAGNA AMICA
48 Sandro Bertini:
52 GMG Games
62 La fattoria delle quattro C 66 Svim
SeePort Hotel
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CREATIVITÀ E INNOVAZIONE A SERVIZIO DELL'ANZIANO
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INCHIESTA
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INNOVAZIONE
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MARCHE WEB
EDITORIALE
13 L’editoriale di Flavio Guidi
PRIMOPIANO
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FANO FILM FESTIVAL: OLTRE MILLE FILM DA 87 PAESI
COVER STORY
16 IBIS, GIOIELLIERI PER PASSIONE 18 JAEGER-LECOULTRE, OLTRE 180 ANNI DI INNOVAZIONI 20 IWC, INTERNATIONAL WATCH CO
CONTROCOPERTINA
23 TURISMO E CULTURA CI SALVERANNO DALLA CRISI? 26 UN NUOVO TURISMO È POSSIBILE IL PERSONAGGIO 28 Francesco Tombesi
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L'UNIVERSO È LA MIA FOR(TEZ)ZA
BREVI DAL TERRITORIO 34 YOUNG NEWS 36 NEWS DAL MONDO
CNA: SE È L'IMMIGRATO A FARE IMPRESA
COME SVILUPPARE UN IDEA E DIVENTARE IMPRENDITORI
YOUR PARTNER IN BUSINESS THE BEST NEW PRODUCTS EVERYDAY
LE MARCHE 78 Paolo Bartorelli
CHE SPICCANO
"COME USCIRE DALLA CRISI? SERIETÀ E PRAGMATISMO"
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CARRIERE E POLTRONE
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CONTRIBUTI E BANDI
84
CONSULENZA
ATTUALITÀ
LA FINANZA ALTERNATIVA
Maltempo nelle Marche
92 94
"LA MANUTENZIONE DEL TERRITORIO È UN INVESTIMENTO" IL CLIMA E LA NATURA SONO PAZZI?
96 Enrico Loccioni
"I FIUMI SONO UNA RISORSA, NON UNA MINACCIA"
SPECIALE
LAVORO
104
107 Avvocati Giuslavoristi
JOBS ACT: STRADA GIUSTA O SBAGLIATA?
110 LAVORO: SCELTA NON COMPROMESSO
LUCI DELLA RIBALTA
SULLE NOTE DI STRAUSS
CULTURA
AUGURI ALLA PALAZZINA "D'AZZURRO DIPINTA"
144 Accademia delle Danze Ottocentesche
147 Ottant'anni e non sentirli
112 Ass. Marco Luchetti
"L'ARTICOLO 18? VALORE PIÙ SIMBOLICO CHE SOSTANZIALE"
114 260 MILIONI DI SPESA PENSIONISTICA NEL 2014
148 Arianna Ciccone
CONTRO I GIORNALI. PER AMORE DEL GIORNALISMO
Speciale
COOPERATIVE
152 LE TERME DELL'ASPIO SULLA VIA LAURETANA
DIRETTORE RESPONSABILE Asmae Dachan a.dachan@mlmagazine.it
L'OPERA PRIMA DI MAURO CESARETTI
COORDINATORE DI REDAZIONE Lorenza Radaelli l.radaelli@mlmagazine.it
TURISMO
154 RICAMARE SUL NULLA 156 Genius Loci
126 L'IMPRESA SOCIALE 128
COOPERATTIVITÀ
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COOPERATIVE: ULTIMA FRONTIERA CONTRO LA CRISI
132 INCENTIVI E AGEVOLAZIONI
FANO
COORDINATORE EDITORIALE Guido Guidi guido.guidi@mlmagazine.it
124 STARTUP INNOVATIVE A VOCAZIONE SOCIALE
Focus:
LIBRI
150 "Se è vita, lo sarà per sempre"
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DIRETTORE EDITORIALE Flavio Guidi flavio.guidi@mlmagazine.it
UN NUOVO TURISMO ESPERIENZIALE
TRADIZIONE A CHILOMETRO ZERO
UFFICIO COMMERCIALE Andrea Fabri commerciale@mlmagazine.it Tel. (+39) 347 0769551 Fax 071 2869888
158 Leguminaria
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GRAFICO IMPAGINATORE Tommaso Costantini t.costantini@ggfgroup.it
EDITRICE GGF GROUP www.mlmagazine.it Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994
LIKE TOURISM
REDAZIONE Via Albertini, 36 Gross Ancona 60131 Ancona AN Tel. 071 2912331 ufficiostampa@mlmagazine.it
HOT WINTER SESSION
A CASA DI...
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HANNO COLLABORATO AL NUMERO Carlo Badioli Alessandra Balducci Stefano Caporlingua Valentina Carboni Graziella Mastronicola Michela Rossi Michele Sasso Giaccomo Savelli
BENVENUTI A RESIDENZA RICCIONI
VIAGGI 166 I VIAGGI DI MICHELA
168 PER STACCARE LA SPINA 160 Itinerari del Gusto
Chiuso in redazione il 18/11/2014 progetto grafico: Ricciarelli (An) stampa: Tipoluce (An)
NEL CESTO DI NATALE CHE VORREI...
Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona
I GRANDI CHEF
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172 PUNCH: BEVETENE TUTTI 173 RAVALETTO E SANDWICH AL TONNO
138 Tra Leonardo e Vitruvio
RUNNING MANAGER
176 Giannetto Mainardi
Editore GGF Group
"VADO A FARE UNA CORSA"
UNA MOSTRA CHE FA CRESCERE LA CITTÀ
142 Noi Mondo TV
IN AGENDA
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174 APPUNTI
Una copia euro 2,00 Arretrati euro 4,00 Abbonamento annuale euro 10,00 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°4072844 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11164 CAB 02684 – ABI 05308 – CIN N IBAN IT81N0530802684000000011164 www.mlmagazine.it/abbonamenti/ ufficiostampa@mlmagazine.it
LA WEB TV CHE PARLA LA TUA LINGUA
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EDITORIALE di Flavio Guidi
La Fabbrica dei Talenti La formazione e l’educazione intelligente faranno la differenza tra quanti nel futuro opereranno nel sistema globale
U Una nuova classe con nuovi strumenti: gli analyst, giovani talenti che lavorano insieme a manager maturi di conoscenze ed esperienza
na nuova cultura e una nuova classe di professionisti si renderà necessaria: gli analisti, ovvero i possessori di una tecnologia complessa per l’ottimizzazione di questo obiettivo vincente. È nella misura in cui sapremo concentrarci sullo sviluppo di questa nuova funzione sistemica che riusciremo a distinguerci. I dati e le informazioni di cui disporremo nel 2020 saranno cinquanta volte superiori di quelli già presenti nel patrimonio mondiale. Ad oggi, di quelli disponibili solo lo 0,5% viene utilizzato per risolvere i problemi dei nostri sistemi economici, sociali, demografici e politici. La quantità di dati sarà tale che, se utilizzati al meglio, potranno risolvere una serie infinita di problemi. Accanto alla proliferazione di dati si stanno sviluppando numerosi programmi capaci, a vari livelli di sottoinsiemi, di elaborare informazioni. Nel campo della percezione crescono i sensori (internet, wireless, mobile, etc…) tali da fungere da magazzini di conoscenze, di dati e di informazioni. La tecnologia informatica e digitale, insieme ai risultati derivanti dalle nanotecnologie, ci consentiranno di disporre di strumenti capaci di espandere in modo esponenziale la nostra memoria e intelligenza. Perché questa enorme massa di informazioni, accompagnata da un sistema nervoso di connessioni sempre più sviluppato, possa svolgere la sua funzione applicativa (azione), è necessario che si sviluppi la funzione dell’analyst che lega ed identifica il problema ed
utilizza la tecnologia dell’analisi, di conseguenza orienta e coordina l’elaborazione dei dati per la risoluzione degli stessi. L’analista dei sistemi dovrà possedere una conoscenza interdisciplinare, dove le conoscenze tecnico-scientifiche e le esperienze dovranno incontrarsi; si dovrà realizzare una cultura inclusiva dove creatività, competenze scientifiche ed esperienze vissute si integreranno. Il giovane, con apertura mentale e in possesso di competenze in materia di nuove tecnologie e di scienze, dovrà raccogliere l’expertise e la conoscenza dei sistemi del manager anziano. I dati stanno per diventare quello che l’acqua ha fatto per la prosperità del mondo, quello che il petrolio sta facendo per il mondo di oggi: una nuova risorsa, capace di aiutarci a ridurre i conflitti invece che di favorirli. Si dovrà dar seguito ad una governance di sistema che gestisca strategicamente l’innovazione: 54 miliardi sono messi a disposizione della Comunità per lo sviluppo delle infrastrutture digitali. Una nuova classe dovrà nascere e svilupparsi rapidamente: gli analyst. L’educazione e la formazione dovranno acquisire la consapevolezza di questa nuova funzione, per cogliere l’opportunità che ne deriva e per evolversi verso una situazione sociale e individuale più intelligente e di maggiore benessere. La nascita di questa nuova classe darà impulso allo sviluppo del settore dei servizi, settore ad alto potenziale di sviluppo che la Comunità Europea definisce un “elefante economico” che dorme.
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PRIMO PIANO
Fano International Film Festival “Un’edizione record – afferma Fiorangelo Pucci, direttore artistico dell’evento -. Sono arrivati oltre mille film da 87 paesi del mondo”. di V. Carboni
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etrina di cortometraggi e mediometraggi a livello internazionale, da 26 anni propone una selezione di film e autori suddivisi per categorie. Un’iniziativa nata dalla profonda passione del suo fondatore, Fiorangelo Pucci, che è “un’idea –recupero di un cinema contemporaneo spesso marginalizzato, che ne rileva e ne reinventa le disparate, dialettiche declinazioni, pensandolo come militanza, attualità e quindi modalità di intervento e di critica”… Un evento che esiste da 26 anni, significa che l’idea era giusta? “Direi di sì. L’ho fondato nel 1989 e da allora non mi sono più fermato, anzi, vado avanti convinto che il Festival possa fare e dare sempre di più. All’inizio la rassegna aveva un carattere regionale, nel tempo siamo cresciuti e oggi, il Fano International Film Festival, è un incubatore
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di idee e talenti che provengono da ogni parte del mondo. Ci tengo a precisare che l’idea di fondo è far capire al grande pubblico che cosa sia un cortometraggio, spesso anticamera del successo di grandi registi ma comunque un prodotto a sé stante, avente propri requisiti e spazi. In sostanza è un film che non deve superare – di media - i 30 minuti”. I vincitori di quest’anno? E le novità della 26° edizione? “Citare tutti è impossibile, anche perché premiamo svariate sezioni. Mi limiterò ad elencare il miglior film di autore italiano (Lievito Madre, di Fulvio Risuleo), il miglior autore straniero (O caminhão do meu pai, di Mauricio Osaki) e il premio speciale della giuria e miglior film a giuria femminile (reCuiem, di Valentina Carnelutti). Quest’anno sono arrivati oltre 1000 cortometraggi da 87 paesi
del mondo, una grande partecipazione ma anche una notevole qualità. Grande anche la presenza delle scuole, che ci hanno inviato oltre 200 film (dalle scuole elementari fino alle secondarie superiori, oltre alle scuole speciali per ragazzi diversamente abili). Voglio anche citare una novità che mi ha personalmente regalato una grande soddisfazione: quest’anno hanno partecipato al Festival anche i detenuti della Casa Circondariale di Villa Fastiggi (Pesaro), realizzando un corto, presentato poi alla presenza di due protagonisti”. Il cinema è passione. Era nel suo piano di studi o è stata una scoperta successiva? “Ho dedicato al cinema tutta la mia vita, è stato ‘amore precoce’. Sono laureato in filosofia con una tesi fatta con Luigi Chiarini (fu, tra le tante cose, direttore della
Mostra del Cinema di Venezia) in Storia e critica del cinema. A quei tempi ero ben felice di viaggiare, conoscere, condurre ricerche in giro per l’Europa, partecipare a festival internazionali. Tra le altre cose, negli anni ‘70 partecipai come attore nel film ‘Dalla nube alla resistenza’, di Jean Marie Straub, un’esperienza curiosa e divertente. Oggi e da sempre, collaboro con l’Università di Urbino, dove insegno Storia e critica del cinema al corso di Design e Discipline della Moda”. A proposito di attori e registi, saranno passati dei talenti al Festival di Fano… “Ne sono passati diversi. Penso a Ciprì e Maresco, registi e sceneggiatori palermitani molto affermati; ad Antonio Rezza e Giorgio Diritti che di strada ne hanno fatta tanta. Tra i locali non posso non citare Simone Massi, noto animatore, regista e illustratore di Pergola; come i fane-
si Mauro Santini e Andrea Lodovichetti, entrambi lanciati e affermati”. Un Festival che funziona anche come passerella e che fa girare il nome della città. Come trova la proposta culturale di Fano? “Trovo che abbia bisogno di un grande coraggio progettuale. Servono persone di qualità che possano dare una svolta, che possano portare elementi di esclusiva. Le città a noi vicine sono molto caratterizzate da alcuni eventi di punta (Pesaro con il Rossini Opera Festival e Senigallia con il Summer Jamboree solo per fare degli esempi) e questo a noi manca. Negli anni ‘70 e ‘80 c’erano molte più possibilità di creare ‘microeventi’ di qualità perché c’erano meno accavallamenti di proposte, le persone erano meno frastornate dalla miriade di possibilità dei tempi correnti. Si po-
teva cioè creare meno dispersione, concentrandosi su un settore particolare, organizzando eventi di spessore. Oggi bisogna tornare a progettare in quell’ottica: meno cose ma fatte come si deve. Anche il cinema contribuisce molto alla promozione del territorio: l’attività della Marche Film Commission sta andando nella giusta direzione (pensiamo al primo grande prodotto che è il recente Leopardi di Mario Martone, un successo enorme). Il cinema è un’arte straordinaria ma anche una scienza esatta, i conti devono tornare”.
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COVER STORY
Ibis, gioiellieri per passione Trentacinque anni nel settore dell'alta gioielleria e oggi un nuovo atelier sul Corso di Ancona. I fratelli Gironacci, Manola, Stefania, Giampiero insieme a Ivona Borovec: “Facciamo un lavoro che amiamo. Siamo sempre stati controcorrente, agiamo in base a quella che è la nostra etica e filosofia. La prerogativa per noi è ascoltare e concretizzare i desideri del cliente” di A. Dachan
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bis è da anni un'icona del mondo della gioielleria d'alta gamma. Può raccontarci qualche dettaglio? “La nostra storia inizia nel 1979, con l'avvio del negozio a Civitanova. Trattavamo esclusivamente gioielleria femminile; la risposta del pubblico è stata sin da subito positiva e si è consolidata nel tempo e così abbiamo aperto anche all'orologeria manifatturiera maschile, con l'entrata nel team, che si completa nella sua diversità, anche di mio fratello Giampiero”. Cosa vi ha spinto ad aprire ad una boutique ad Ancona? “Abbiamo ragionato sui progetti che la città sta mettendo in atto : la crescita dell'aeroporto e del porto, l'arrivo delle navi da crociera, il Metropolitan. Trattando alcuni tra i brand più esclusivi a livello internazionale il turista che arriva trova un'offerta così prestigiosa da essere ulteriormente gratificato durante
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il suo soggiorno in città. Gli amanti delle manifatture di alta gamma sono un target di nicchia, pronto anche a spostarsi per cercarle e vederle da vicino. Diventare un riferimento, per il pubblico locale, ma anche per i turisti e clienti stranieri (russi, cinesi, giapponesi, arabi, americani, croati) porta indubbiamente un importante valore aggiunto al territorio”.
“Il Made in Italy è armonia, affidabilità, stile e bellezza” Com'è il vostro cliente-tipo? “Ci rivolgiamo a clienti di tutte le età, offrendo una gamma di proposte ampia, che può soddisfare un target davvero eterogeneo. Abbiamo scelto questo immobile grande nel cuore del centro storico di Ancona per creare un negozio aperto a tutti, che possa soddisfare il
giovane in cerca di un regalo semplice o l'acquirente più facoltoso che sceglie un articolo importante”. Qual è la vostra filosofia d'approccio al cliente? “Intuiamo i desideri di chi entra, ascoltiamo attentamente ciò che cerca e desidera. Ognuno è unico nelle sue esigenze, nei suoi gusti, nella sua sensibilità e la nostra prerogativa è l'ascolto e la concretizzazione del desiderio del cliente, che accompagniamo nella scelta, creando un rapporto di fiducia, mettendolo a suo agio. Per noi tutto ciò conta più della vendita stessa. Chi ci sceglie lo fa perché in mente ha un'idea, un desiderio e per riuscire a soddisfarlo offriamo la nostra pluriennale esperienza e professionalità. Certo, oggi gli acquisti si possono fare anche online, che però non sostituisce il valore dei rapporti umani: il gioiello è un oggetto dall'alto valore emozionale e
Ibis Gioielli ad Ancona
quando se ne acquista uno è piacevole vivere questa esperienza con gratificazione, senza fretta”. Esiste una differenza di fondo tra il target femminile e quello maschile? “Il pubblico femminile solitamente è sensibile a determinate caratteristiche in un prezioso, come la cura dei dettagli, l'eleganza, la vestibilità. Quello maschile, invece, è attento alla storia del brand, alle peculiarità tecniche, all'esclusività”. Un gioiello è per sempre, ma spesso rimane in cassaforte o nel portagioie. Come farlo rivivere? “Comprare un gioiello e non indossarlo è un peccato. Per questo ai clienti consigliamo sempre di scegliere gioielli che diano un’emozione nel possederli, che possano essere vissuti, goduti. Spesso suggeriamo di creare nuovi preziosi su misura partendo dai loro stessi gioielli.
Perché lasciarli in una cassaforte o in un cassetto? Da anelli, collane, spille, magari appartenute ad una persona cara, creiamo un gioiello nuovo; ridiamo vita a preziosi che spesso hanno un profondo legame affettivo ma non possono essere indossati per una questione di praticità o perché ormai troppo lontani dal nostro modo di viverli. Mi occupo personalmente del disegno e seguo tutte le fasi della realizzazione, fino alla consegna al cliente di un oggetto tornato a nuova vita, in una forma inedita”. Può accennarci ai brand che trattate? “Chi entra in Ibis lo fa perché conosce la storia e la filosofia del marchio e sa che può contare su un'assistenza unica, dalla scelta alla personalizzazione e può trovare prestigiosi brand di fama mondiale come IWC e Jaeger-LeCoultre, due marchi storici dell'alta orologeria. Sono nostri partner da anni a Civitanova e ci
Ibis Gioielli a Civitanova Marche
hanno seguito nel progetto di apertura del negozio di Ancona. Al piano superiore del negozio avranno i loro rispettivi corner con tutta la gamma delle loro creazioni di alta manifattura. Siamo, inoltre, rivenditori autorizzati per l'orologeria di Audemars Piguet, Chanel, Chopard, Zenith, Baume et Mercier, Eberhard, Hermes, Corum, Mont Blanc, Tissot, Oris; per quanto riguarda la gioielleria Chopard, Leo Pizzo, D. Donna, Queriot, Crivelli, Chantecler, Pandora. Questi brand prestigiosi sono distribuiti in esclusiva tra le nostre boutique di Civitanova e Ancona. La proposta si allarga dalle pietre preziose che vengono suggerite con certificati internazionali e con caratteristiche particolarmente ricercate a oggetti da regalo come le porcellane, le pelletterie e le penne di Chopard e MontBlanc. Chi si avvicina a noi per la prima volta troverà un'attenzione e una professionalità che fanno la differenza”.
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COVER STORY
Jaeger-LeCoultre, oltre 180 anni di innovazioni Il marchio svizzero ha progettato e costruito nei suoi atelier oltre 1200 diversi calibri, depositato oltre 400 brevetti e inserito nel proprio albo d’oro numerose prime mondiali, creazioni superlative e orologi leggendari
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’avventura comincia nel 1833, quando Antoine LeCoultre apre in proprio un laboratorio d’orologeria, subito dopo aver inventato una macchina in grado di tagliare in maniera impeccabile i pignoni necessari per realizzare gli strumenti del tempo. Il piccolo laboratorio cresce rapidamente e viene battezzato ‘La Grande Maison della Vallée de Joux’, visto che ‘La Manifattura di Le Sentier’ impiega – già nel 1888 – circa 500 persone tra orologiai, tecnici e artisti. Anticamente, nulla lasciava presagire che la Vallée di Joux, nello Jura svizzero, sarebbe diventata la capitale delle grandi complicazioni orologiere. Situata a 1000 metri di altitudine, lontana da ogni itinerario commerciale, circondata da passi spesso chiusi a causa della neve e del freddo durante la stagione
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invernale, la Vallée de Joux doveva sottostare ai capricci del suo clima: queste condizioni estreme hanno contribuito in modo singolare al destino della regione, stimolando lo spirito d’inventiva di coloro i quali avevano deciso di stabilirsi tra quei monti. Sin dal XVI secolo, i membri della famiglia LeCoultre sono tra i pionieri dello sviluppo della regione. Antoine, decima generazione dei LeCoultre, si distingue sin dalla più giovane età per il suo carattere industrioso e visionario: inventa nuove leghe, perfeziona le lamelle armoniche delle scatole musicali e getta le basi dell’industria locale dei rasoi. La sua aspirazione al progresso lo avvicina presto all’orologeria, già all’epoca considerata la più nobile delle arti meccaniche. Antoine LeCoultre apprende tutte le diverse conoscenze necessarie che con-
sentono di fare passi da gigante nell’ambito della precisione, come nel caso del Milionomètre (1844), il primo strumento in grado di misurare il micron. Nel 1847, il suo dispositivo a ricarica bascula è uno dei primi e più affidabili sistemi per caricare l’orologio e metterlo all’ora senza dover ricorrere a nessun tipo di chiave esterna. Nel 1866, il piccolo laboratorio dei LeCoultre diventa la prima manifattura della Vallée de Joux. In quegli anni, gli orologiai lavoravano ognuno per conto proprio, sparsi in centinaia di piccole strutture di produzione a domicilio: con il figlio Elie, da vero pioniere, riuniscono sotto lo stesso tetto tutte le diverse competenze, offrendo agli artigiani l’opportunità di condividere i loro metodi di fabbricazione e di arricchire le rispettive conoscenze, oltre a sviluppare i primi processi parzialmente meccanizzati per la realizzazione dei movimenti d’orolo-
La Manifattura di Jaeger-LeCoultre nella Vallée de Joux in Svizzera
geria. Dal 1860 al 1900, la Manifattura LeCoultre realizza oltre 350 diversi calibri, metà dei quali dotati di complicazioni: 99 diversi tipi di ripetizioni (66 sono ripetizioni-minuti), 128 cronografi e 33 movimenti che accorpano entrambe le specialità meccaniche mentre, dal 1890, vengono messe a punto le prime ‘grandi complicazioni’, ossia orologi che, in un unico movimento, racchiudono le funzioni calendario perpetuo, cronografo e ripetizione-minuti. Il marchio Jaeger-LeCoultre nasce da una sfida: Edmond Jaeger, orologiaio parigino della Marina, nel 1903, invita l’industria svizzera del settore a costruire calibri ultrapiatti di propria invenzione. Jacques-David LeCoultre, responsabile della produzione nell’azienda di famiglia, risponde alla chiamata. Da quella collaborazione, nasce una delle più straordi-
narie collezioni d’orologi ultrapiatti d’ogni epoca, tra cui il modello più piatto al mondo. Oggi si tende a scordare quanto la diffusione dell’orologio da polso dovette, all’epoca del suo debutto, superare molte resistenze: all’inizio del XX secolo, molti uomini lo disdegnavano, considerandolo un ornamento prettamente femminile. Diversi orologiai rinunciarono alle proprie ambizioni di fronte ai vincoli imposti dalla sua costruzione: l’estrema miniaturizzazione, la necessità di offrire una forte resistenza agli urti e le doti d’impermeabilità. Tutte sfide accolte da Jaeger-LeCoultre per l’affermazione di questa nuova categoria di strumenti del tempo. Nel secondo Dopoguerra, l’Occidente vive un periodo di sviluppo economico, demografico e urbano senza precedenti: Jaeger-LeCoultre partecipa a questo movimento creando orologi rivolti ad un pubblico più moderno e dinami-
co. Si prende in esame la resistenza agli urti e al magnetismo, l’impermeabilità e cronometria degli strumenti del tempo, e progetta funzioni utili come l’allarme acustico, il calendario o la ricarica automatica. Ancor più dell’orologio automatico, si incarna il tempo organizzato ed efficiente: la suoneria scandisce i momenti della vita quotidiana con la sveglia o l’orario degli appuntamenti. I primi anni del XXI secolo sono all’insegna delle invenzioni e possono essere definiti come il periodo più fecondo di tutta la storia di Jager-LeCoultre: dal 2000 sono stati creati oltre 75 nuovi calibri, tra cui grandi complicazioni, tourbillon, ripetizioni-minuti, cronografi e calendari perpetui, riserva di marcia di 15 giorni e un movimento che non necessita di lubrificazione; sono stati depositati, inoltre, più di 80 brevetti per proteggere le invenzioni riguardanti sia i movimenti sia le casse.
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COVER STORY
IWC, International Watch Co La storia di ogni orologio IWC ha inizio nella manifattura, dove orologiai animati da un’inesauribile passione dedicano ore e ore alla cura di ogni dettaglio
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enere il tempo, ottimizzarlo, valorizzarlo. La tradizione orologiaia di IWC è la perfetta rappresentazione del tempo di qualità. Arrivare in anticipo, secondo alcuni studi sinonimo di un carattere ansioso, è ben diverso dall’essere in anticipo sui tempi, qualità, invece, fondamentale per distinguersi, per emergere. Questa è la storia di IWC, International Watch Co, fondata da Florentine Ariosto Jones, orologiaio di Boston, a Schaffhausen, nella Svizzera orientale, nel 1868: armoniosa combinazione tra le tecniche di produzione statunitensi e la celebre
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maestria artigianale degli orologiai svizzeri. L’approccio innovativo della manifattura, con la rivoluzionaria indicazione digitale di ore e minuti, si conferma negli orologi da tasca Pallweber, già nel 1885. Alla fine del XIX secolo IWC propone i primi orologi da polso con movimento da tasca calibro 64. Quando si dice il tempismo. Fin dalla fondazione, il marchio IWC, basa la sua reputazione sulla padronanza degli orologiai nel costruire calibri di manifattura e complicazioni orologiere, come la ripetizione-minuti, il tourbillon e il calendario perpetuo. Ogni qualvolta IWC inizia la progettazione di un nuovo modello, si pone alcune doman-
de: cosa vogliono ottenere esattamente i progettisti e gli ingegneri? L’orologio deve raggiungere nuovi standard di complessità? La sua caratteristica principale deve essere la riserva di carica o l’impermeabilità? Lavorando in perfetta sintonia, ingegneri e progettisti definiscono il miglior modo di armonizzare estetica e funzionalità dell’orologio. Il quadrante, il cinturino o il bracciale, la posizione delle indicazioni, la scelta dei colori e dei materiali e la finitura superficiale rispecchiano sempre esattamente il progetto del team di lavoro. Nulla è lasciato al caso: oltre alla tecnica e all’estetica, entrano in gioco anche aspetti più emotivi,
IWC a Schaffhausen in Svizzera
come la sensazione che si prova tenendo l’orologio in mano. Perciò gli spigoli della cassa, il modo in cui si attivano i pulsanti o il rumore della corona quando scatta, sono studiati per dare la più piacevole sensazione. Ispirandosi anche a vecchi progetti, il rispetto per l’arte orologiaia del passato garantisce la continuità della manifattura di Schaffhausen. L’elevata qualità dei prodotti IWC è garantita da una complessa attività di sperimentazione e di collaudo che si avvale di metodologie scientificamente all’avanguardia, come simulazioni computerizzate di modelli tridimensionali, analisi del materiale mediante raggi X o prove estreme
di funzionamento e resistenza. Videocamere ad alta velocità e misuratori laser permettono di osservare variazioni di minima entità, mentre speciali software provvedono a calcolare precisi profili di resistenza. Il concetto di qualificazione identifica un programma di verifica che dura vari mesi e comprende circa trenta test, a livello di prototipo o in fase di omologazione della preserie. Questi test simulano in forma concentrata tutto ciò a cui potrebbe trovarsi esposto un orologio nelle situazioni normali ed estreme della sua lunga vita. Passaggi fondamentali che contraddistinguono, per fama e unicità, gli orologi IWC, sono la fabbricazio-
ne e il montaggio della cassa, ottenuta da pezzi grezzi sagomati al centesimo di millimetro, sulla quale vengono svolti lavori di fino che vanno dalla fresatura delle anse, all’alesatura dei fori per la corona e i pulsanti. Oltre duecento orologiai in tutto il mondo, addetti all’assistenza, si dedicano esclusivamente alla cura di orologi IWC appartenenti a ogni epoca. Affinchè nessun dettaglio vada perso, dal 1885, nel registro anagrafico della manifattura, viene conservata una scheda per ogni orologio prodotto. La garanzia di poter fornire ricambi originali ha elevata priorità: solo così un orologio può conservarsi da una generazione all’altra.
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CONTROCOPERTINA
Turismo e cultura ci salveranno dalla crisi? L’industria manifatturiera regionale è debole e l’artigianato lascia sul territorio quasi duemila aziende negli anni più significativi della crisi (2009-2014). Da dove ripartire? La Regione ha le idee abbastanza chiare su quali possano essere i motori trainanti della ripresa: turismo e cultura di V. Carboni
S
u quest’ultimo aspetto, l’assessore di riferimento Pietro Marcolini, ha di recente annunciato l’avvio di quattro progetti che si intendono finanziare e che rientrano nelle logiche del ‘Distretto Culturale Evoluto’ (azione strategica promossa in coerenza con le direttive Ue): “Iniziative – ha detto – che rilanceranno nei prossimi anni le imprese culturali ad alto contenuto di conoscenza come traino dello sviluppo e opportunità di riequilibrio economico. Perché è la cultura la risposta delle Marche alla crisi”. Sul turismo i riflettori sono ormai accesi da diverso tempo: la volontà è quella di continuare ad intercettare fondi nell’ottica di mettere a sistema la promozione del territorio. Turismo e cultura assieme potrebbero aiutare la regione a risanare un tessuto economico che negli anni si è fatto più debole. Tra i ‘bilanci di fine anno’, citiamo due indagini sulle imprese marchigiane, una condotta da Cna e
Confartigianato (Marche) e l’altra sviluppata da Confindustria (Marche). La prima pone l’accento sull’artigianato e si basa sui dati di Movimprese: tra il 2009 e il mese di settembre 2014, le imprese artigiane in attività nella regione sono passate da 51.712 a 48.125, con un calo di 3.587 aziende e la scomparsa di oltre 10 mila posti di lavoro. Di queste, 1.868 nella sola provincia di Pesaro e Urbino. “Anche nel 2014 - affermano i segretari di Cna Marche, Otello Gregorini, e di Confartigianato Marche, Giorgio Cippitelli, - è proseguita la fuga dall’artigianato con 669 imprese scomparse nei primi nove mesi dell’anno. Nello stesso periodo le imprese marchigiane sono aumentate di 149 unità”. Negli anni della crisi il prezzo più salato è stato pagato dalle imprese artigiane delle costruzioni, che hanno lasciato per strada 1.869 aziende. Pesante anche il conto per i distretti del manifatturiero, con 1.507 imprese in meno. In particolare la meccanica ha
perso 612 aziende, il mobile 379, il calzaturiero 384 e l’abbigliamento 146. Inoltre l’autotrasporto ha perso 508 imprese e il commercio 154. Sono invece aumentate le attività artigiane di alloggio e ristorazione (+149) e quelle dei servizi (+271). “Se non si interviene con politiche industriali e creditizie veramente incisive - sostengono Cippitelli e Gregorini - si rischia di assistere ad un progressivo collasso di una parte del comparto produttivo. E senza imprese non ci sono né lavoro né economia. Servono politiche di sviluppo, minore peso fiscale, credito dalle banche. In questo quadro estremamente preoccupante una notizia positiva riguarda l’aumento nell’artigianato delle società di capitale. Dal 2009 a settembre di quest’anno sono passate da 2.793 a 3.445, con un saldo positivo di 652 unità. È la dimostrazione che i giovani che scelgono di avviare un’attività imprenditoriale lo fanno optando per forme societarie più struttura-
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te e dinamiche”. Il secondo studio riguarda il manifatturiero ed è stato curato da Confindustria Marche, con la collaborazione di Banca Marche: nel trimestre luglio-settembre 2014, la produzione industriale ha registrato un moderato calo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (-0,2%), più limitato di quello rilevato in Italia nel bimestre luglio-agosto 2014 (-2,0%). Le dichiarazioni degli operatori intervistati confermano il permanere di un elevato clima di incertezza, in particolare nella sua componente di medio termine, legato alla selettività delle condizioni della ripresa. La quota di operatori con attività stazionaria o in calo è ulteriormente salita (68%), a fronte di una flessione della quota di aziende interessate da miglioramenti dell'attività (30% contro 34% della rilevazione precedente). In calo l'attività commerciale complessiva: l’andamento delle vendite in termini reali ha registrato una flessio-
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ne dello 0,3% (-0,4% nel secondo trimestre 2014) rispetto allo stesso trimestre del 2013, con andamento stazionario sul mercato interno e negativo su quello estero. “Seppur contenuto nell’entità e meno negativo dell’andamento nazionale, il dato relativo al terzo trimestre 2014 - dichiara il Presidente di Confindustria Marche, Nando Ottavi - conferma la presenza di un quadro congiunturale ancora incerto, che frena il percorso di recupero che il sistema produttivo regionale sembrava aver avviato nei primi mesi del 2014. Alla base la perdurante debolezza della domanda interna - nonostante i segni positivi di alcuni settori - e le condizioni sempre più selettive sui mercati esteri. In particolare, in questo trimestre si è ulteriormente ridotto il contributo alla ripresa fornito dalla domanda estera, complessivamente più limitato e più concentrato in specifiche nicchie/ambiti di mercato. In tale quadro, appare ancora più evidente il vantaggio di un approccio
ai mercati internazionali fortemente focalizzato e indirizzato a specifici mercati di riferimento.” Se l’industria arranca, la cultura sembra invece resistere bene. Un esempio in questo senso viene dal Rossini Opera Festival di Pesaro, che si pone come una rilevante fonte economica della provincia e della regione. “Il monitoraggio scientifico degli articoli usciti sulla stampa, italiana e soprattutto straniera – afferma l’assessore Marcolini - evidenzia come l’equivalente pubblicitario della presenza del Rof, solo nel mese di agosto, arrivi a sfiorare i 3 milioni di euro, mentre 10 sono i milioni di euro relativi al valore registrato su scala annuale. Per questo motivo, la Regione, oltre a sostenere il Rossini Opera Festival, accompagna con azioni promozionali e turistiche la conoscenza dell’evento”. La stagione lirica pesarese, è noto, produce un rilevante indotto economico, commerciale, turistico e d’immagine sul territorio.
Ancona - P.zza del Plebiscito 41
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Un nuovo turismo è possibile L’arte di accogliere fatta non di sole camere con vista e asciugamani di cotone pregiato ma di un gentile invito a scoprire una terra in tutte le sue sfaccettature, puntando su cultura e genuinità. SeePort Hotel, dalla teoria alla pratica di L. Radaelli
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ualcuno, tempo fa, ma neanche poi troppo, disse: “Con la cultura non si mangia” (Giulio Tremonti, 2010 - circa) e da quella infelice uscita dell’allora Ministro all’Economia, le cose sono parecchio cambiate. O meglio, i dati stanno dimostrando il contrario. Pochi giorni fa a ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio, il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha dichiarato che ogni euro investito in cultura ne genera 1,67 di investimenti anche in altri settori. E se in quei 1,67 euro generati ci fosse anche del turismo? Visto l’andamento dei settori di produzione di beni materiali, forse non è poi così naïve pensare di investire nel terziario, nel turismo e derivati, e in cultura. Potrebbe forse aiutare gli altri settori a riprendere quota, quanto meno a stimolare la creatività, nell’ottica, estremamente positivistica, che l’invenzione di nuovi prodotti possa favorire una ripresa dell’economia italiana, che mantenga sì l’eccellenza nei settori che al Bel Paese 26
appartiene da generazioni, e che, in più, si proietti nel futuro consapevole delle proprie potenzialità. A questo proposito, spinto, forse, da uno slancio di ottimismo e lungimiranza, c’è un progetto ad Ancona che ha (ri)preso vita in questi mesi e che ha aperto i battenti proprio a novembre. Ed è già internazionale, per vocazione e presenze. Breve sarà la storia che introduce il progetto, ma necessaria per capire quanto da “cosa nasca cosa” – quanto da un’idea imprenditoriale immateriale, si possano stimolare e creare nuove ‘cose’. Certo, anche in questi slanci di ottimismo, ad accompagnare la fantasia e l’inseguimento di un sogno, ci vogliono piedi ben saldi a terra, prospettive di fattibilità e conoscenza del mercato e territorio in cui si va ad investire. Ma questi elementi la nostra storia li ha tutti. “Proprio per la sua vitalità imprenditoriale e la propensione a intrattenere rapporti commerciali con l’estero, Ancona vanta un flusso annuale, legato all’attività di business, significativo. Questo dinamismo, però, non è adeguatamente
supportato dall’offerta ricettiva del capoluogo” – così Guido Guidi - imprenditore anconetano da anni impegnato nella riqualificazione turistica regionale, anche attraverso percorsi formativi aperti a tutti -, ha lanciato il sasso dell’urgente necessità di valorizzare e aggiornare la cultura di turismo e accoglienza nelle Marche. Si parte da un presupposto – applicabile tra l’altro ad almeno un’altra miriade di luoghi in Italia -: Ancona è bella, ha tanto da offrire, ma è abbandonata a sé stessa, poco valorizzata. Vive di rendita. Un po’ come l’alunno che a scuola “è bravo ma non si applica abbastanza”. LA STORIA Siamo negli anni ’50 e sui resti di un’antica batteria difensiva del porto storico della città dorica, sorge un edificio dagli austeri tratti architettonici: archi e colonne, ferro e mattoni, lastre di marmo e soffitti alti. Linee dure per un edificio che avrebbe ospitato la sede dell’Opera Nazionale della Maternità e Infanzia, Onmi, più conosciuta tra gli anconetani come
la Casa della Madre e del Bambino. Ma così era, istantanea del rigore di un tempo. Poi la chiusura con lo stabile ormai imponente suppellettile di un paesaggio che rischia di perdere ogni suggestione se guardato dal mare. Qualche anno fa un progetto di recupero da parte della Metropolitan Building della famiglia Longarini, del valore di oltre 14 milioni di euro, finalizzato alla realizzazione di una struttura ricettiva di lusso. I lavori cominciano: vengono realizzate 48 camere, un’autorimessa interrata automatizzata per 67 posti, 4 piani, dalla cucina e al roof garden che domina il porto rivolto verso San Ciriaco. È quasi tutto pronto, mancano gli arredi, ma il progetto viene bloccato. Tutto è sospeso, in pausa. Forse si riprenderà tra qualche mese. Passano i mesi e gli anni e nessuno più accenna all’apertura di questa struttura. Perché anche di questo si tratta: tempo. Le cose fatte bene richiedono tempo, “Rome wasn’t built in a day” cantavano i Morcheeba nel 2000. E allora ci vuole coraggio e pazienza.
Cosa fare, quindi, per intraprendere un percorso di rinascita? A giugno 2014, dopo qualche mese di trattativa e grazie a Mario Campanella (amministratore di Metropolitan Builiding – ndr), viene siglato l’accordo con Guido Guido di GGF Group, che preannuncia la riapertura del cantiere. Alla presenza del sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, si discute di un piano di rilancio turistico del capoluogo, e di tutto il territorio regionale. È parere comune che ogni attività a favore della scoperta della regione debba essere supportata da una diffusione massiccia della cultura dell’accoglienza, che soddisfi le esigenze delle diverse tipologie di visitatori che scelgono le Marche. Per fare questo è necessario il coinvolgimento di tutti gli operatori del settore e della cittadinanza. “È fondamentale essere costantemente in contatto con aspettative e bisogni del pubblico, per non scadere nella ripetizione, in particolare quando si tratta di turismi - filosofia caldamente sostenuta anche dalla Regione-. Bisogna diversifi-
care, sorprendere, arrivare ad esaudire i desideri di chi ci sceglie, prima ancora che il desiderio venga espresso, essere pronti, tutti, facendo rete. Un business hotel non deve solo garantire un posto letto e la colazione ai suoi ospiti, che sia per una notte o una settimana, deve saper offrire una gamma di servizi che valorizzino la qualità dell’albergo, tanto quanto quella del territorio in cui questo è situato” – così, nel progetto dell’hotel del futuro di Ancona, si vede la differenza con il modo di fare business applicato fino ad oggi. Se il rilancio del tessuto economico deve passare attraverso cultura e turismo, allora che questo non avvenga in modo improvvisato, bensì sistemico, proponendosi agli appassionati d’arte, storia, cultura, enogastronomia, tipicità dello stare bene, l’”I love Italy”, la riscoperta degli aspetti meno noti del territorio, delle città, dell’ospitalità, delle sue bellezze insite, in ogni angolo inaspettato, che sarebbe sfuggito al turista di massa.
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IL PERSONAGGIO
L’Universo è la mia for(tez)za Francesco Tombesi, giovane astrofisico di Recanati, studia le caratteristiche fisiche del materiale che viene espulso dai buchi neri super-massicci al centro delle galassie. Premiato dalla NASA e dal Dipartimento di Astronomia dell’Università del Maryland per il suo contributo alla ricerca e a sostegno del progetto ASTRO-H, ci racconta il suo lavoro sullo spazio di L. Radaelli
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iaggiamo a ritroso nello spazio e nel tempo. Quest’estate è stato insignito di due importanti riconoscimenti… “Il 14 agosto, presso il NASA/Goddard Space Flight Center, ho ricevuto il ‘2014 NASA Astrophysics Science Division Peer Award’ con la motivazione “For your outstanding contributions in support of the ASTRO-H mission and to the understanding of ultrafast outflows in active galactic nuclei” (“per il tuo eccezionale contributo a sostegno della missione ASTRO-H e alla comprensione dei getti ultraveloci nei nuclei galattici attivi” – ndr). Si tratta di un premio annuale della divisione di Astrofisica della NASA conferito da una commissione interna di scienziati per premiare un membro della divisione che ha apportato un contributo molto importante alla scienza e alle missioni. A giugno, il Dipartimento di Astronomia dell’Università del Maryland mi ha premiato con il ‘Early Career Research
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Scientist Prize for Excellence”, attribuito ogni anno ad un giovane scienziato che abbia dimostrato di svolgere un lavoro encomiabile all’interno del Dipartimento”. NASA, scienziati, Astrofisica, ASTROH. Letteralmente un altro mondo. Cosa studia, Francesco, cosa fa tutti i giorni? “Studio le caratteristiche fisiche del materiale che viene risucchiato o espulso dai cosiddetti buchi neri super-massicci al centro delle galassie. Quando il materiale si avvicina al buco nero, questo forma una sorta di vortice, che noi chiamiamo disco di accrescimento, che si scalda raggiungendo temperature così elevate da emettere una grandissima quantità di raggi X. Questi buchi neri possono avere una massa equivalente a un miliardo di volte il Sole, compressa in un volume minore del nostro sistema solare. Fortunatamente, queste galassie sono lontane dalla Terra e i raggi X vengono assorbiti dall’atmosfera. Per studiare
questi fenomeni utilizzo i dati forniti dai satelliti della NASA, dell’Agenzia Spaziale Europea, ESA, e quella giapponese, JAXA. Recentemente ho scoperto che, contrariamente a quello che si può pensare, gran parte del materiale, in realtà, viene espulso dal disco di accrescimento prima di raggiungere il buco nero. I getti espulsi possono raggiungere velocità elevatissime, maggiori del 10 per cento alla velocità della luce (circa cento milioni di chilometri all’ora!), e sono così potenti da influenzare l’evoluzione delle stelle nelle galassie”. Andando leggermente nel dettaglio, che progetto stai seguendo alla Nasa? “Oltre a continuare la mia ricerca sull’astrofisica dei buchi neri, seguo il progetto per una nuova missione, frutto di una collaborazione tra l’agenzia spaziale giapponese JAXA e la NASA. Il satellite, chiamato ASTRO-H, verrà lanciato in orbita dal Giappone alla fine dell’anno
prossimo e ci aspettiamo ci permetta di fare scoperte molto importanti nel campo dell’astrofisica delle alte energie e, soprattutto, nel mio settore di interesse. Questo satellite sarà dotato di quattro strumenti per osservare i raggi X provenienti dal Cosmo a diverse energie ed, in particolare, un micro-calorimetro (chiamato in gergo SXS) con la risoluzione energetica nei raggi X più alta mai raggiunta da uno strumento spaziale. Questo micro-calorimetro e gli specchi per focalizzare i raggi X sono stati sviluppati proprio qui al centro dove lavoro, il NASA - Goddard Space Flight Center. Il mio contributo è stato più scientifico: ho effettuato molte simulazioni al computer per andare a testare, in fase di progettazione, le caratteristiche che gli strumenti di ASTRO-H dovrebbero avere per poter fare delle misure importanti nello studio dei buchi neri, poi gli ingegneri hanno usato questi parametri come obiettivo nella costruzione effettiva. Ho scrit-
to diversi capitoli del “White Paper”, un manuale che descrive le caratteristiche del satellite e le ricerche scientifiche che potrà svolgere ed ho guidato due gruppi internazionali col compito di proporre le migliori osservazioni di buchi neri che il satellite farà nei primi mesi subito dopo il lancio. Infine, ho partecipato a molti meeting del ‘Science Working Group’ di ASTRO-H, alcuni in California alla Stanford University, altri alla Yale University e ultimamente a febbraio in Giappone ad Hiroshima e a Kyoto per incontrare tutti gli altri colleghi e presentare i miei risultati”. Il primo incontro con l’astrofisica è stato un colpo di fulmine o un lento innamorarsi dell’infinità sconosciuta del cielo? “Una passione riscoperta al momento di scegliere l’università. In realtà, sono sempre stato affascinato dallo spazio e dall’astronomia; trascorrevo ore ed ore a leggere libri o a guardare i documenta-
ri di Piero Angela sul viaggio nel cosmo. Quando avevo quattordici anni, con i soldi dei lavori estivi, comprai un piccolo telescopio. Non ero ancora consapevole che quella sarebbe stata la mia strada. Così scelsi ragioneria, a Macerata. Ottima formazione, avrei potuto lavorare nelle aziende della zona. Giunto alla scelta dell’Università optai per Astronomia a Bologna. Ed eccomi alla NASA”. Da Macerata a Bologna. Da Bologna a Washington. Un po’ come guardare l’universo dal telescopio. “La mia prima volta negli Stati Uniti risale al 2007, proprio a Washington, per una scuola di dottorato di una settimana: l’ambiente e l’atmosfera mi sono piaciuti fin dal primo momento e volevo tornarci appena possibile. Nel 2008, durante il mio secondo anno di dottorato all’Università di Bologna, sono andato alla Johns Hopkins University per collaborare con un ricercatore americano
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IL PERSONAGGIO
per un anno intero. Appena terminato il dottorato, nell’aprile 2010, ho avuto l’opportunità di lavorare con una ricercatrice del NASA - Goddard Space Flight Center come post-dottorato e da quel momento non ho mai interrotto. Adesso, oltre a lavorare alla NASA, sono anche Assistant Research Scientist presso la University of Maryland”.
lo specchio dell’America: un crogiuolo di etnie e culture, ci sono giovani ricercatori dal Brasile, dalla Francia, Germania o dal Giappone, si respira un’aria genuina di continuo scambio di conoscenza. Anche se nell’immaginario appare un luogo fuori dal nostro tempo, le persone che lo compongono lo mantengono più umano di quanto si creda”.
Lavorare alla Nasa molti lo immaginano come una scena di Gattaca, il film di Niccol di fine anni ’90: spazi avveniristici, immensi, tutto porte scorrevoli, lettori ottici, led e ogni stanza un pianeta. È così? “Al centro NASA - Goddard Space Flight Center lavorano oltre diecimila persone. Io lavoro nel Building 34 - potete immaginare quanto grande sia il centro! -, dove ci sono i dipartimenti di astrofisica, cosmologia, esplorazione del sistema solare e pianeti extrasolari, di conseguenza ogni giorno, ogni contatto con i colleghi è una scoperta della quale godere e fare tesoro sia professionalmente che a livello personale. La NASA è un po’
Il legame con la terra d’origine. L’essere passato dalla culla del tempo diluito, le Marche, alla patria del fast forward, l’America, dove tutto e tutti sembrano correre veloci verso il futuro, che effetto fa? “Vivere a Washington DC è coinvolgente, si sposa perfettamente con il mio costante bisogno di scoperte. Negli ultimi due anni la città sta mutando in meglio, tanto da essere giudicata da Lonely Planet la prima città da visitare nel 2015. Mi sono trasferito dalle Marche più di tredici anni fa, ma ogni occasione è buona per tornare. Stando con la mia famiglia rivivo casa mia come un turista, non con distacco, sia chiaro, ma è come se apprezzassi di
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più i luoghi dell’infanzia e adolescenza. Li riscopro, rinasco. Non potendomi portare via le colline marchigiane, ripiego sul cibo: formaggi, ciauscolo, il Varnelli. I sapori non conoscono lontananza”. C’è un’altra parte di Italia alla Nasa: Samantha Cristoforetti è la prima astronauta donna di casa a partecipare ad una missione nello spazio. Cosa rappresenta per gli italiani nel mondo? “Entusiasma vedere come l’Italia, anche attraverso dei giovani di talento, riesca ad essere ancora presente nei settori di eccellenza mondiale. La prossima missione nello spazio con la prima astronauta donna italiana rappresenta una grande opportunità per dimostrare al mondo che l’Italia ancora c’è, nonostante il periodo di crisi profonda. All’astronauta Cristoforetti auguro il meglio per la sua importante missione, con l’auspicio che la sua esperienza, e quella degli altri astronauti, possa donare speranza ed essere da esempio a molti altri giovani italiani”.
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BREVI
RIO DAL TERRITO
Patto di stabilità 2014: la Regione trasferisce agli Enti locali altri 12 milioni di euro
Gli enti locali marchigiani possono derogare ai vincoli del Patto di stabilità per altri 12 milioni di euro, che si vanno a sommare ai 37,5 milioni già trasferiti nei primi mesi dell’anno. La Giunta regionale ha messo a disposizione delle Province e dei Comuni il nuovo spazio finanziario, in attuazione del Patto di stabilità regionale verticale. Gli enti locali possono quindi procedere ai pagamenti in conto capitale, per un importo di 12 milioni, modificando i rispettivi saldi di bilancio, senza violare i vincoli del Patto. Questo perché la Regione ha ridotto, dello stesso valore, la propria capacità di spesa, consentendo alle amministrazioni locali di venire incontro alle esigenze delle imprese e del territorio. Nel corso della legislatura, la Regione ha complessivamente garantito oltre 300 milioni di euro, a Comuni e Province, con il Patto di stabilità. Il riparto destina 3 milioni e 648 mila euro alle Province, 8 milioni e 315 mila euro ai Comuni.
Whirlpool ha acquistato, attraverso Whirlpool Italia Holdings, una quota del 56% del gruppo di Fabriano (pari al 61,9% dei diritti di voto) da Fineldo e dalla famiglia Merloni, ed è salito così al 60,4% (66,8% dei diritti di voto), secondo gli accordi firmati a luglio. In parallelo col perfezionamento del passaggio della quota di maggioranza, Franca Carloni, Antonella Merloni, Maria Paola Merloni, Aristide Merloni e Andrea Merloni hanno dato le dimissioni irrevocabili dal Cda di Indesit. Ora Whirlpool Italia Holdings avvierà l'offerta pubblica di acquisto obbligatoria sulle azioni non ancora nelle sue mani, con l'obiettivo di togliere il titolo da Piazza Affari, a un prezzo di 11 euro per azione, pari a quello pagato a Fineldo e ai Merloni.
Record d’occupazione per le Marche nell’industria
Indesit diventa americana
Con il 39,3% le Marche segnano il record dell’occupazione nel settore dell’industria nelle regioni della vecchia Europa a 15, subito dopo Tubingen, Oberfranken e Oberpfalz (con almeno il 40%), in Germania. E' la fotografia scattata dall'annuario delle Regioni di Eurostat dedicato alle regioni sulla base dei dati del 2011, dove le Marche arrivano prima di Smaland med oarna in Svezia (37,3%), Comunidad Foral de Navarra in Spagna (36,7%), Franche-Comté in Francia (36,6%) e Lansi-Suomi in Finlandia. In Italia nella mappa Eurostat sono solo altre quattro le regioni indicate con un'occupazione nel settore industriale oltre quota 32%: Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Fra il 25% e il 32% si piazzano Lombardia, Toscana, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata. Campania, Calabria e Sicilia si collocano fra il 18% e il 25%, mentre Lazio e Sardegna si fermano ad una quota inferiore al 18%.
Una forte disponibilità dei marchigiani alla cultura della donazione. È emersa dal monitoraggio del progetto “Una scelta in Comune” che, a partire dall’aprile 2013, ha coinvolto i cittadini dei nove Comuni aderenti all’iniziativa promossa dalla Regione Marche, dalla Federsanità Anci, dai Centri nazionale e regionale dei trapianti, da Anci e Aido Marche. Un bacino di 345 mila abitanti, pari al 23 per cento della popolazione marchigiana. All’atto del rilascio o del rinnovo della carta d’identità, presso gli Uffici anagrafe, gli abitanti di Ancona, Ascoli Piceno, Chiaravalle, Fabriano, Fermo, Pedaso, Porto Sant’Elpidio, San Benedetto del Tronto e Senigallia, possono registrare il proprio assenso o diniego alla donazione di organi e tessuti direttamente nel sistema informativo del Centro nazionale trapianti, senza recarsi presso le Aziende sanitarie locali o i Centri regionali per i trapianti. La fase sperimentale nei nove Comuni è durata dal 17 aprile 2013 al 30 giugno 2014, facendo registrare un numero di dichiarazioni superiore a quelle segnalate, in 14 anni, preso le Asl.
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Marchigiani primi per le donazioni di organi e tessuti
Istituzione di un calendario unico nazionale per la ricerca, raccolta e commercializzazione del tartufo, individuazione di criteri univoci di tracciabilità, titolarità di una partita Iva per chiunque svolga attività di commercializzazione del tubero ipogeo, o versamento di una quota a titolo di permesso giornaliero per attività di ricerca e raccolta a livello hobbistico/ricreativo. Queste alcune delle proposte per la regolamentazione delle attività legate al tartufo. Inoltre, le imprese che si occupano della lavorazione del tubero, chiedono l’obbligatorietà di indicare l’origine di provenienza.
Marche+20, cambiare modo di produrre
Tartufo, nuove regole
Cambiare il modo di produrre e competere, investire nella qualità e nella capacità organizzativa per fare “prodotti belli e ben fatti, per la persona e per la casa”, senza illudersi che le Marche possano restare “l'isola felice dell'occupazione manifatturiera in specializzazioni a basso valore aggiunto”, mentre il resto dell'Italia e l'Europa vanno in direzione opposta. E' questo il possibile “Sviluppo nuovo senza fratture” delineato dal Rapporto 'Marche +20'. La ricerca è stata curata per conto della Regione dall'economista Pietro Alessandrini, che con un pool di esperti ha lavorato per quattro anni al disegno delle Marche del futuro, in confronto con le 5 regioni più simili: Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo. Il quadro che ne emerge è inevitabilmente di luci e ombre: le Marche svettano per benessere e alta speranza di vita, ma sono 11/e in Italia per livello del Pil pro capite (-1,7% nel 2008-2014), scontano un basso indice di produttività, arrancano sul fronte degli investimenti in innovazione e della selezione e qualificazione del capitale umano.
Sfida tra sindaci per decidere quale sarà il progetto migliore per far rivivere la ferrovia Fano-Urbino, chiusa nel 1987 dopo quasi cent'anni di attività. Tre i sindaci che hanno presentato i progetti, Maurizio Gambini di Urbino, Massimo Seri di Fano, Matteo Ricci di Pesaro e un quarto, di Fermignano Giorgio Cancellieri, che ha mediato per scegliere il migliore. La gente ha poi votato e deciso quale idea privilegiare e finanziare. Tutto a Canavaccio di Urbino, la porta sud della città di Raffaello, dove passa la ferrovia. Di fronte a loro, un pubblico formato da appassionati, imprenditori, politici, studenti universitari che interverranno per promuovere o bocciare le tre idee. Che sono queste: riportare il treno da Fano a Urbino con un servizio rapido ed efficace; togliere i binari per far posto a una pista ciclabile per un turismo green; lasciare i vecchi binari dove sono e utilizzarli per un veicolo a pedali dal nome Bicitreno o Velorail con quattro, sei, otto, dieci posti a sedere, che scivola sulla ferrovia grazie alla pedalata assistita e con un tablet al manubrio per sapere tutto sul percorso e sulle città che si attraversano. L'evento, 'Ferrovia, l'ultima sfida per un turismo inaspettato', è stato promosso dalla Proloco.
Presidente e giunta regionale rinunciano a indennità di funzione
Ferrovie, tre progetti per far rivivere la linea Fano-Urbino
La decisione, anticipata dal presidente Gian Mario Spacca, nell'ambito del dibattito tra le forze politiche della maggioranza, è stata formalizzata. Un segnale simbolico e significativo per la comunità alle prese con le difficoltà di ogni giorno, ha detto il presidente. Si poteva fare di più, ma “lo stimolo lanciato ai partiti sul contenimento dei costi della politica, con la riduzione da 8 a 6 degli assessori, si raggiunge comunque con la rinuncia volontaria all’indennità di funzione.
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S W E N G N YOU Mrai: scuola Alta formazione
Fondi strutturali e Macroregione Adriatico Ionica alla luce delle nuove opportunità offerte alle amministrazioni locali. La Scuola di Alta formazione sull'Europa promossa dall'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea legislativa delle Marche con la collaborazione dell'Anci, propone ai giovani amministratori un confronto a tutto campo su temi che saranno centrali nelle politiche regionali per la costruzione delle strategie da affidare al futuro. «Il progetto Europa - ha sottolineato il Presidente del Consiglio, Vittoriano Solazzi - rappresenta l'unica possibilità per affrontare la sfida globale, per un futuro di crescita economica, di coesione sociale e di pace».
Nasce dall’esperienza di quattro giovani docenti di musica il convegno nazionale “L’educazione musicale in Italia - Un progetto-percorso tra delusioni, passioni, prospettive e innovazioni”, che si è svolto nel salone metaurense della Prefettura di Pesaro, città della musica. “L’obiettivo è analizzare lo stato attuale della musica intesa come strumento formativo degli alunni nelle scuole e promuovere un dibattito, partendo dalle esperienze dei docenti stessi”. Ideatore del progetto è Massimo Sabbatini, presidente del Rotary Club di Cagli, musicista e insegnanti, con il patrocinio e contributo dell’assemblea legislativa regionale, il Distretto Rotary, il Conservatorio Rossini, del centro studi sociali e musicali ‘Maurizio di Benedetto’, le edizioni musicali ‘Progetti Sonori’, la collaborazione dell’associazione ‘Appennino’ e Per info: www.rotary2090.info
World of Winx
Iginio Straffi ha presentato al Mipcom 2014 di Cannes, legato al mercato dell’intrattenimento Tv, i nuovi progetti delle Winx. “Winx Club WOW: World of Winx” prevedrà la realizzazione di due stagioni – la prima per inizio del 2016 e la seconda in autunno – che racconteranno le avventure delle fatine e che saranno trasmesse in streaming in tutti i territori coperti da Netflix. La Rainbow è il primo studio di animazione in Europa a siglare un accordo con Netflix per la produzione di contenuti originali ed esclusivi. Inoltre, si festeggerà la 7° serie di Winx Club, dopo il successo nelle sale de Il Mistero degli Abissi. Sempre al Mipcom è stata presentata anche la nuova produzione Royal Academy, nuovo progetto di Straffi per una serie di animazione ironica e divertente ispirata alle favole più amate, oltre a ‘My American Friend’, live action che racconta la storia di una ragazza americana che arriva in Italia per inseguire il sogno di diventare un fashion designer.
Alessia Polita – campionessa jesina di motociclismo, rimasta paralizzata in un incidente sul circuito di Misano nel 2013 – chiama a raccolta piloti e amanti dei motori per una giornata di sport e solidarietà. Il 30 novembre al Parco Motori La Chiusa di Agugliano (An) si svolgerà una gara di Kart alla quale parteciperanno anche altri grandi piloti italiani: Eddi La Marra, Mattia Pasini, Danilo Petrucci, Claudio Corti, Alex Polita – fratello di Alessia e fondatore della Lady Polita Onlus -, Franco Morbidelli, Simone Corsi, Alex Andreozzi, Massimo Roccoli, Fabio Manghi, Lorenzo Alfonsi, Manuel Poggiali, Simone Saltarelli, Riccardo Russo, Matteo Baiocco. Motori, musica e un sostegno concreto alla ricerca per le lesioni spinali croniche. 34
Educazione musicale nelle scuole
In pista per la ricerca con Lady Polita
"Da Camerino a California"
Un altro importante riconoscimento per l’Università degli studi di Camerino: il dott. Francesco Mancini, dottorando del curriculum “Civil law and constitutional legality” della Scuola di Giurisprudenza, ha avuto l’opportunità di essere “Visiting PhD” presso il laboratorio di ricerca “Lawrence Berkeley National Lab (LBNL)” di Berkeley, in California, il più grande centro di ricerca internazionale nel campo della Fisica, in grado di sondare tutti i campi della ricerca scientifica. “Il dottorato che sto svolgendo, sotto la supervisione della Prof.ssa Lucia – sottolinea il dott. Mancini – è finanziato dal Gruppo Loccioni, azienda marchigiana impegnata nello sviluppo di sistemi automatici di misura e controllo, dalla Regione Marche e dall’Università di Camerino e si propone di individuare le principali questioni giuridiche e contrattuali nell’ambito delle reti private. Ho avuto l’opportunità di fare questa esperienza per cercare di comprendere quali saranno gli scenari di sviluppo delle tecnologie e delle normative negli USA, nel settore delle “microgrids”, cioè delle reti elettriche private che collegano un numero limitato di edifici e nelle quali l’energia elettrica viene in gran parte autoprodotta, consumata ed in particolari circostanze immagazzinata.
Il Comitato Regionale di Confindustria Marche ha organizzato, in collaborazione con il Comune di Fabriano, una visita alla Mostra curata da Vittorio Sgarbi a cui hanno aderito numerosi Giovani Imprenditori iscritti alle cinque Territoriali del Sistema confindustriale. Grande entusiasmo da parte di tutti i partecipanti, affascinati dai numerosi ed inestimabili capolavori artistici medievali presenti alla Mostra, considerandoli di raffinata suggestione e impatto. Il Presidente Cristiano Ferracuti ha considerato la visita un’ulteriore occasione per riunire i Giovani Imprenditori di tutta la regione, accrescendo sempre più lo spirito di squadra che contraddistingue il movimento.
Università Macerata, +13% matricole
L'Italia del rugby ritrova la vittoria battendo Samoa 24-13 (3-10) nel primo test match autunnale, che si è disputato ad Ascoli davanti ad oltre 10mila spettatori. Anche 5 anni fa, sempre al Del Duca, fu successo azzurro dopo un lungo digiuno. Il ct Brunel, e una rappresentanza dei giocatori ha partecipato, alla presenza del sindaco Giovanni Gaspari, all'inaugurazione del nuovo stadio del rugby di San Benedetto del Tronto, intitolato a Nelson Mandela.
“Da Giotto a Gentile”: anche i Giovani Imprenditori di Confindustria Marche alla mostra di Fabriano Un aumento del 13% nelle immatricolazioni premia l'Università di Macerata, che ha inaugurato il suo 725/o anno dalla fondazione con un intervento del presidente della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro. Di un ''ateneo a responsabilità sociale'' ha parlato il rettore Luigi Lacchè nella sua relazione. Un impegno che negli ultimi anni, ha detto, si è tradotto in attenzione al diritto allo studio, con oltre 3 milioni di euro investiti.
Rugby: inaugurato ad Ascoli il nuovo stadio dedicato a Mandela 35
S W E NDAL MONDO
Tra pochi giorni, domenica 23, a partire alla volta della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), sarà la Missione 42, ribattezzata Futura, che resterà in orbita per mesi. Il lift-off avverrà nel cuore della notte dalla base spaziale di Bajkonur, enclave russa in territorio kazako. Mosca ha comunicato l’orario definitivo del lancio che avverrà alle ore 2,57 del mattino di lunedì 24 novembre, le 21,57 di domenica 23 in Italia. A bordo, con l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, capitano dell'Aeronautica militare italiana e astronauta di Asi ed Esa, ci saranno anche il russo Anton Shkaplerov, comandante della navicella Soyuz TMA-15M, e l'americano Terry Virts che ricoprirà il ruolo di ingegnere di bordo.
RUSSIA Spazio: Missione Futura in partenza il 23 novembre
Circondata dal mistero e da storiche leggende, inaccessibile ai turisti se non da un 'belvedere', la Sfinge della piana di Giza diventerà presto più reale. Dopo il restauro di alcune parti sui fianchi della statua millenaria, metà donna, metà felino, l'area sottostante verrà aperta al pubblico, Che potrà camminare tra le sue zampe, toccarla, guardarla negli occhi dal basso verso l'alto con un misto di fascinazione e timore reverenziale. “Abbiamo molte sfide davanti a noi. Il governo, con i ministri del Turismo e dell'Antichità, ha un piano concreto per difendere il patrimonio dell'Egitto”. “Il restauro dura dai tempi dei primi scavi, è un lavoro continuo”. Nel particolare, Saidey ha spiegato che i lavori recenti - durati 4 anni hanno riguardato soprattutto il fianco sinistro della statua, dove l'erosione dovuta al tempo, alle folate di sabbia e al materiale calcareo del monumento, aveva creato dei buchi nei blocchi. Altri interventi hanno riguardato il collo e il torace.
MALESIA Cresce il turismo, boom di italiani
Con oltre 25 milioni di arrivi internazionali, la Malesia continua a crescere dal punto di vista turistico. Il 2013 si era chiuso con un più 23 per cento rispetto al 2012; l'Italia si colloca al settimo posto tra gli europei, con una crescita del 2,1 per cento. I dati del 2014 indicano che continua la tendenza al rialzo: nei primi sette mesi dell'anno sono stati registrati 28.777 arrivi, con un incremento del 21,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sofia sarà la capitale europea dello sport nel 2018. Lo ha stabilito l'Associazione delle capitali europee dello sport (Aces), escludendo Marsiglia, sebbene abbia ottenuto lo stesso punteggio. Il titolo permetterà alla città di accedere ai finanziamenti nell'ambito di tutti i progetti dello sport di massa.
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EGITTO La Sfinge vista da vicino, area apre a pubblico
BULGARIA Sofia capitale europea dello sport nel 2018
Mitsubishi Heavy Industries ha lanciato il suo primo aereo passeggeri costruito in Giappone. La cerimonia di presentazione del velivolo si è svolta a Nagoya, dove il pubblico ha potuto vedere il velivolo a 70-90 posti, che sarà consegnato entro il 2017. Il Giappone vuole approfittare del boom dei voli civili regionali e competere con i giganti del settore. “Il sogno di un prodotto giapponese che possa essere presentato al mondo con orgoglio grazie all’estrema efficienza e al grande confort per i passeggeri è finalmente diventato realtà” ha affermato il presidente di Mitsubishi Heavy Industries, Hideaki Omiya.
SUDAFRICA Negato il visto al Dalai Lama: annullato il summit dei premi Nobel
Quasi 700 miliardi dai proventi del petrolio: un super-fondo con cui la Norvegia alimenta welfare e previdenza. A questo scopo è stata creata un'Autorità, la Innovation Norway, diretta da Anita Traaseth, ex numero uno di Hewlett Packard, che sfrutta questa ricchezza per finanziare giovani imprenditori. I risultati cominciano a farsi vedere: il fatturato delle start-up norvegesi è aumentato del 21 per cento in media, e l'80 per cento delle aziende arriva a cinque o più anni di esistenza.
STATI UNITI Datore di lavoro paga un extra ai dipendenti per andare in vacanza
GIAPPONE Primo aereo passeggeri in quarant'anni
Pretoria nega il visto al Dalai Lama e il summit mondiale dei Nobel per la Pace che si sarebbe dovuto svolgere in Sudafrica dal 13 al 15 ottobre viene annullato. “Siamo orgogliose che il summit sia stato cancellato dopo che abbiamo protestato per il rifiuto del visto al Dalai Lama”, ha detto Jody Williams, premio Nobel nel 1997 per la campagna anti-mine, arrivata a Dharamsala insieme all’iraniana Shirin Ebadi. Il Sudafrica era stato scelto per il Summit dei Nobel per la Pace in omaggio a Nelson Mandela. La sede dell'incontro, stando alla richiesta del Congresso Tibetano, potrebbe essere Roma.
NORVEGIA I soldi del petrolio per finanziare le start-up
Non è un sogno ma un investimento per stimolare la creatività e l'inventiva dei suoi lavoratori. Così l'agenzia californiana di creativi paga ai suoi impiegati un bonus di 1.500 dollari a testa per permettergli di andare in vacanza in un posto che non hanno mai visitato. In cambio, loro postano sul sito le foto e il racconto del viaggio, con le immagini più significative dei luoghi in cui si trovano, lasciandosi ispirare da quello che li circonda. "Come agenzia creativa, che crea pubblicità e strategie di marketing, sappiamo che il nostro compito è stimolare l'immaginazione dei dipendenti. Sappiamo che questo investimento avrà un impatto positivo, sia a livello lavorativo che nella vita fuori dall'ufficio" spiegano sul sito Jonathan e Guusje, i due titolari dell'agenzia. Per il momento, sono stati quattro i dipendenti che hanno viaggiato: Jonathan è andato in Germania e in Olanda, Anna è stata a Machu Picchu, in Perù, Edison ha visitato Berlino e Maddie la Nuova Zelanda.
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LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE
Gli OlivaForchielli Una Una storia storia di di tradizioni tradizioni ee recupero recupero del del territorio territorio in in chiave chiave turistica turistica Di Di G. G. Savelli Savelli
U
n antico borgo tra Urbino, il Montefeltro, e la costa, che fu presidio fortificato sul territorio circostante, ha riscoperto, nel presente, l’antica vocazione che già alla fine del XVII secolo gli era riconosciuta: un luogo di ristoro per il corpo ma soprattutto per l’anima. Bargni di Serrungarina viene citata, infatti, in un carteggio del 1683 tra due protagonisti del tempo. Il Vescovo di Fano, Angelo Maria Ranuzzi, in viaggio verso la Francia per incarico di Papa Innocenzo XI, atteso alla corte del Re Luigi XIV; scrivendo al suo sovrintendente spirituale, l’abate bargnese Domenico Federici, tesse le lodi del luogo: “Godo che sia a buon termine la sua fabrica di Bargni: mi prepari pure una camera, che con più gusto e contento vi dimorerò, che non fanno questi grandi cortigiani in Versailles, dove
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la fabrica dimostra la grande ricchezza del re, ma insieme la poca scienza degli architetti” e ancora, “vi è qualche cosa di godibile più che nella pur magnifica Fontainebleau”. Federico Forchielli, in questo splendido paese dell’entroterra collinare, conduce la sua attività: l’albergo diffuso Casa Oliva. Al chiedergli il perché di questa scelta fornisce due motivazioni, la prima di ordine affettivo; il papà Francesco, commercialista, trasferitosi a Bologna, ereditò l’immobile in cui visse la famiglia materna degli Oliva, che al momento della morte dell’ultima abitante Giannina, sorella di sua madre Antonietta, rimase disabitato per circa quindici anni. Francesco che proprio in quella casa, assieme ai fratelli Paolo, Mario, Renata e al gemello Alfonso, visse da sfollato il nero periodo a cavallo della Seconda guerra mondiale, si occupò di ridarle nuova vita, intrapren-
dendo con successo un laborioso lavoro di restauro. Nacquero dunque, alla fine degli anni Ottanta, quasi contemporaneamente al recupero delle mura castellane, il ristorante e l’albergo, avanguardie di quella che oggi è una consolidata realtà, che proprio quest’anno celebra i suoi venticinque anni di attività. Nel tempo sono state aggiunte nuove camere di edifici contigui e appartamenti distribuiti nell’intero borgo, un centro benessere, una piscina e una bottega di prodotti del territorio, recuperando, d’intesa con l’amministrazione comunale, anche la storica piazza e, con la partecipazione finanziaria di privati, la chiesa di Santa Maria della Misericordia, appena fuori le mura. Federico, in questo percorso di rinascita del borgo, ha sostenuto gli sforzi paterni e ne prosegue ora l’attività nel segno della continuità e in sua memoria, “Ma non era così scontato – dice – in
fondo vivevamo in città, non avevo quasi conosciuto la nonna (che in quel palazzo aveva vissuto), né la guerra o l’esperienza di sfollato in quei tempi e in quel palazzo, con un lavoro diverso (consulente in direzione aziendale), ero rimasto sempre un po’ dietro le quinte”. Quello di suo padre e della sua famiglia è stato quindi quasi “un ritorno emotivo”, recuperando una palazzina dal valore storico e sentimentale e riuscendo, poco a poco, con sempre maggior coinvolgimento, ad assorbire la memoria delle radici familiari, dei valori autentici propri delle tradizioni e della ruralità che, con l’avanzare del progresso, altrove sono spesso andati perduti. Al contrario, invece, a Bargni si è cercato di conservare questo spirito locale, sedimentato nei secoli, e di tramandarlo. La seconda motivazione che spinge la famiglia Forchielli a proseguire l’attività imprenditoriale con
passione, racconta Federico, declinando la sua formazione professionale anche nel ruolo di responsabile del marketing, è, infatti, il valore intrinseco del borgo, che stava decadendo, spopolandosi progressivamente. Sono diverse le iniziative proposte negli anni e tuttora a Casa Oliva, con la collaborazione di operatori pubblici e privati, superando inutili campanilismi: dal recupero delle strutture, alla creazione di eventi propri o al suggerire la partecipazione a manifestazioni sul territorio, rendere facile per l’ospite, italiano o straniero che sia, la conoscenza e la scoperta di luoghi tipici e unici che caratterizzano i dintorni, la provincia o l’intera regione, suggerendo itinerari e proponendo visite o attività da praticare. Coniugare il concetto di profitto e prosperità con quello di accoglienza sostenibile e attenzione al contesto territoriale è la filosofia dell’albergo diffuso, “Il
mio è un marketing utile – riferisce – con ricadute positive per tutti, nelle nostre strutture, inoltre, tutti gli animali sono ammessi, purché non rechino disturbo agli altri ospiti e che i loro padroni siano educati, anzi, li consideriamo una parte fondamentale, per la necessità del cliente di viaggiare con l’animale domestico e per la voglia delle famiglie che vivono in città, magari con bambini, di considerare anche gli animali come componente di scoperta e motore dell’esperienza turistica”. Il cliente desidera un ambiente disponibile e accogliente, pulito, autentico, vuole vivere la passione e la voglia dell’operatore di accontentare le necessità che manifesta, secondo la testimonianza di Norberto Accardi, direttore della struttura, che si assicura di soddisfare esigenze d’ogni tipo da parte degli ospiti. “Per me è come un fratello”, afferma Federico, considerato uno di famiglia:
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LE GRANDI FAMIGLIE MARCHIGIANE
vivendo da tempo in un appartamento facente parte dell’albergo diffuso, ventiquattro ore al giorno a disposizione dei clienti, riferisce che le richieste variano dalla disposizione del mobilio, al cambio camera, fino alle più particolari; consigli sui posti da visitare, il divertimento che percepiscono anche nella comunicazione gestuale in lingue diverse, la voglia di vivere immersi nell’atmosfera del paese, con gli abitanti, dilettandosi persino nell’assistere alle partite a carte degli anziani nella piazza. Tutte esperienze per noi scontate se non addirittura trascurate che i turisti, invece, non hanno modo di vivere nei loro luoghi d’origine e che considerano autentiche, genuine, come dimostrano le vive manifestazioni di gratitudine che palesano alla proprietà e a tutto lo staff, lasciando anche commenti positivi nei social networks e nel guestbook della struttura, generan-
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do un efficace passaparola positivo. “A distanza di anni abbiamo persone che magari non sono più tornate nelle Marche ma che ancora ci spediscono cartoline dei loro viaggi, tanto hanno gradito il soggiorno, gesti per nulla dovuti che sono per noi motivo di orgoglio e ripagano del tanto impegno che mettiamo nel nostro lavoro”. Già, perché “È un mestiere più impegnativo della classica struttura di tipo verticale, come può essere un hotel di catena”, gestire un’attività ricettiva distribuita lungo le vie di un intero centro abitato comporta notevole dedizione, “Il personale è coeso, si crea emulazione, sicuramente è un lavoro che deve piacere – asserisce ancora il dottor Forchielli – chi non condivide la filosofia di un albergo diffuso finisce per allontanarsi, per fare qualcos'altro”. “Lo stesso spirito anima il ristorante –
continua – noi trasformiamo le materie prime nel rispetto delle produzioni locali, con la promozione dei prodotti del territorio, che sentiamo come un dovere, con ricette tipiche e tradizionali, pasta e altre specialità sono fatte in casa dalla cuoca, Maria”. Nella gestione della struttura, che fa parte dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, sono coinvolti, oltre a Norberto e Federico, anche sua moglie Carolina, la mamma Giuseppina “E speriamo, in futuro, anche i nipoti, ancora piccoli”, figli della sorella Maria Luisa, conclude sorridendo Federico.
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ALTO ARTIGIANATO
“Costruisco prodotti con l’anima” Lorenzo Betti, fondatore di Estro Armonico, si definisce un “artigiano rinascimentale”: “Cerco un punto di incontro tra le emozioni e la tecnica, un equilibrio tra orecchie, cuore e cervello” di V. Carboni
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stro Armonico è una micro – impresa di Ripe (Ancona) che costruisce, a mano, apparecchiature audio di qualità. Il laboratorio nasce nel 1996 per opera di Lorenzo Betti. All’inizio si realizzavano prototipi di altoparlanti per aziende della zona ma oggi si costruiscono, in pochi esemplari, diffusori acustici per uso domestico di qualità. Il suo è un laboratorio artigianale che possiamo definire di nicchia. Chi sono i suoi clienti? “Sicuramente: i miei clienti sono grandi appassionati di musica, che amano il piacere dell’ascolto. Non produco apparecchi per concerti ma solo oggetti ‘Hi – end’ (fascia alta del mercato dei prodotti audio) per singoli privati. Il mio approccio è verso la qualità piuttosto che verso la quantità e non faccio grandi numeri. Il ‘cliente tipo’ è una persona che ha dai 35-40 anni e che ricerca quasi una perfezione del suono. Di recente ho venduto un mio prodotto ad un critico musicale che
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scrive per il Washington Post; può capitare di vendere a persone di New York, Singapore, Germania, Inghilterra ma la fetta più consistente del mercato è sicuramente italiano”. Utilizza delle tecniche particolari? “Diciamo che la mia filosofia è utilizzare il meglio della tecnologia attuale e fonderla col meglio della tecnologia desueta. Utilizzo anche materiali d’epoca, coniugandoli ad una visione moderna. Nel costruire i prodotti, utilizzo schemi di mia progettazione, con un assemblaggio tipico degli anni ‘50-’60, che è la vera caratteristica dei miei oggetti (cerco cioè di usare il meno possibile circuiti stampati). C’è anche uno studio di forma, oltre che di tecnica: uno dei miei prodotti di punta, il Nordlys, è un apparecchio super – essenziale. Sul frontalino di rame spiccano solo due manopole, una per la selezione degli ingressi e una per la regolazione del volume. Da apparecchio per puristi del suono di-
venta anche un oggetto di design”. Come è nata questa passione per il suono? “Da ragazzino avevo come vicino di casa un radioamatore (vecchia scuola). Andavo sempre a casa sua e lo tempestavo di mille domande, sopraffatto dalla curiosità verso certi oggetti. Mi piaceva osservarli, toccarli, vedere e capire come fossero stati costruiti. Non è stata una passione folgorante ma col passare del tempo si è concretizzata. Vengo da studi scientifici e questo mi ha aiutato senza dubbio nella parte ingegneristica della costruzione dei prodotti. Ho iniziato a lavorare come consulente per alcune aziende del settore, fino a quando, 18 anni fa, decisi di aprire il mio personale laboratorio. Per un certo periodo ho avuto anche dipendenti, oggi invece lavoro a fianco del mio socio Massimiliano Fraboni, che gestisce gli aspetti amministrativo – contabili”. La crisi generale vi ha obbligato a ridi-
mensionarvi? “Bisogna ammettere che in questi periodi già il fatto di essere sopravvissuti è un grande successo. Noi abbiamo sempre continuato a lavorare, chiaramente meno di prima ma essendo un mercato di nicchia abbiamo richieste che ci consentono di andare avanti. Ci piacerebbe fare un salto più deciso verso l’internazionalizzazione, entrare più marcatamente in alcuni mercati esteri ma per le micro – imprese non è una cosa semplice perché ci vogliono investimenti e risorse ulteriori”. Come riuscite a promuovervi? “Intanto attraverso fiere di settore, che nel nostro caso vengono organizzate in hotel. Di recente sono stato a Bari a presentare una gamma di prodotti, devo dire che ritorno ne ho avuto. Ma lo strumento di promozione più efficace nel mio caso si è dimostrato il web: partecipando attivamente a discussioni in forum di settore, per esempio, sono riuscito a ricavarmi un buon mercato”.
Lei ama definirsi un ‘artigiano rinascimentale’, cosa intende dire? “Diciamo che mi piace il concetto della persona al servizio dell’arte che produce oggetti attraverso la sua tecnica e la sua conoscenza. Penso al concetto di trasformazione: quel connubio di scienza e conoscenza del mondo circostante che consente il tramutare. Si tratta di intuire un oggetto con la propria cultura e di trasformarlo in base ad una propria idea, in qualcosa di finito e funzionante. Questa è la vera magia dell’artigianato. Mi piace definirmi anche ‘artigiano tecnico’ e non tecnologico, per non ricondurre tutto ciò che realizzo all’aspetto ingegneristico. Sono alla perenne ricerca di un equilibrio tra orecchie, cervello e cuore; è così che entra in gioco l’anima di chi realizza le cose. Si tratta in sostanza di trovare un punto di incontro tra le emozioni e la tecnica”.
svolgere la mia attività in questi territori. Sono nato a Senigallia ma per motivi personali, sin da giovanissimo, ho vissuto molti anni all’estero. Sono ritornato in questa terra e qui ho deciso di vivere e lavorare perché credo che qua si riesca a trovare una propria dimensione, un proprio angolo di paradiso. Spesso, come marchigiani, non siamo del tutto consapevoli della ricchezza dei territori nei quali viviamo, forse perché, per carattere, non vogliamo apparire a tutti i costi. Lo trovo comunque molto sano come atteggiamento, così come ritengo in salute il tessuto sociale che popola la nostra regione. Il mio sogno è potermi trasferire da questa zona industriale, nella quale al momento sono fisicamente collocato, e costruire la mia casa-bottega, magari in campagna, in un piccolo scorcio di questa straordinaria provincia”.
Delle Marche, cosa pensa? “Amo questa regione e sono orgoglioso di
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ACQUISIZIONI / CESSIONI
I Fondi di Private Equity: Strumenti per la crescita e l’internazionalizzazione delle PMI
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avorire l’ingresso nel capitale societario di un fondo di private equity è una strategia che, se opportunamente implementata, può configurare un veloce ed efficace strumento di crescita, sviluppo ed internazionalizzazione aziendale. Raggiunti determinati livelli dimensionali (es: fatturato di 20-30 milioni di euro), l’azienda può trovarsi nella situazione di dover scegliere se spingere nuovamente sull’acceleratore e finanziare un’ulteriore crescita anche mediante un’operazione M&A, ovvero, mediante politiche conservative, oppure stabilizzare lo sviluppo e consolidare il business. Finanziare nuovamente la crescita significa porre in essere una serie di scelte strategiche, supportate da un valido programma di sviluppo con un chiaro e distinto obiettivo finale, tese a incrementare il livello del fatturato, degli investimenti e della redditività. Una delle scelte strategiche può essere rappresentata dall’ingresso nel capitale societario di un fondo di private equity. Negli ultimi anni tali soggetti hanno profondamente modificato le politiche d’intervento, concentrando la propria attenzione verso le PMI, in precedenza trascurate. La domanda è: cosa cercano i Fondi e come possono supportare le nostre PMI? Le scelte d’intervento dei fondi di private equity spaziano in molteplici settori, ad esclusione però, di quelli previsti specificatamente dalla policy aziendale e quelli particolarmente ‘complessi’ quali il real estate, le armi e i servizi. I target più ambiti sono le aziende che generano un fatturato superiore a 20 milioni di euro, con un EBITDA pari ad almeno il 12% e che non presentano un eccessivo indebitamento verso il sistema bancario; normalmente dunque, il MOL, in valore assoluto, deve superare i 2,5 milioni di euro. Una rete commerciale strutturata, un
brand affermato, una chiara mission e tanta innovazione sono i fattori chiave che rendono una realtà aziendale appetibile per un investitore qualificato. Altro aspetto estremamente rilevante è la presenza, all’interno dell’organizzazione, di manager esperti e di decision maker; realtà destrutturate in cui le decisioni sono riconducibili quasi esclusivamente alla volontà dell’imprenditore, sono viste con poco favore. Normalmente, per il primo incontro, viene predisposto un breve memorandum di presentazione nel quale vengono riassunti i punti di forza e le opportunità di sviluppo dell’azienda. In questa fase, oltre all’illustrazione di quanto sopra menzionato, è sufficiente riportare qualche sintetico dato rappresentativo della redditività e della situazione patrimoniale e finanziaria della società. In caso d’interesse, in un secondo incontro viene presentato un vero e proprio piano industriale, normalmente triennale, in cui l’azienda deve raccontare dove vuole andare, con quali mezzi e quali i rendimenti attesi. L’intensità dell’intervento dei Fondi è normalmente compresa tra i 7 e 15 milioni di euro, compatibilmente con le dimensioni dell’impresa e del progetto di sviluppo presentato. Possono essere prese in considerazione sia operazioni di maggioranza sia di minoranza; operazioni di acquisto quote o di aumento di capitale volte a finanziare nuovi investimenti. A prescindere dalla quota acquisita, il fondo, una volta entrato, condividerà, mediante inserimento di una persona di fiducia nel board, obiettivi e scelte strategiche con l’imprenditore; le scelte operative, invece, restano in capo all’imprenditore. Dal punto di vista dell’imprenditore, a seguito dell’ingresso, nulla cambia nel modo di gestire l’azienda nel quotidiano, molto cambia nella fase di pianificazione strategica; c’è un business plan condi-
viso che va coerentemente sviluppato e della cui realizzazione si dovrà rispondere. Un'altra interessante tipologia d’intervento effettuata dai Fondi, che si ricollega all’articolo pubblicato nel precedente numero, è definita build up, ovvero l’aggregazione tra aziende sinergiche. Significa che i Fondi sono interessati anche a progetti di aggregazione che accrescano la massa critica delle aziende e le rendano appetibili in termini di fatturato, visione strategica, efficienza e risorse umane. Il vantaggio più evidente di avere come socio temporaneo un fondo di private equity è la disponibilità di finanza aggiuntiva con la quale poter sviluppare progetti di largo respiro. Un altro vantaggio, meno percepito, è la possibilità di avere dei compagni di strada che possono portare know how in termini d’internazionalizzazione, gestione finanziaria e modelli di governance. Alla fine del processo, di norma, le aziende sono più solide finanziariamente, più consolidate nei mercati esteri e con un modello di gestione più appropriato alla realtà internazionale. Chiunque voglia approfondire queste riflessioni, abbia un business plan o un progetto di sviluppo da presentare ai Fondi, Insieme Srl, grazie a importanti collaborazioni con primari fondi di private equity, può indirizzare i clienti verso la soluzione migliore.
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ACQUISIZIONI / CESSIONI
PROPOSTE DI ACQUISTO
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SETTORE
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Manager partecipativi interessati ad acquisire quote di minoranza di PMI italiane con l'obiettivo di apportare competenze manageriali e risorse finanziarie.
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ACQUISIZIONE QUOTE/AZIONI DI MINORANZA
B2
TUTTA ITALIA
Agro Alimentare e Alimentare
ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE
Importante gruppo estero ricerca azienda di mediograndi dimensioni nel settore agroalimentare e alimentare (olio, vino, surgelati ecc...).
ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE
Importante realtà estera, con sede legale nel Far East, interessata a valutare ingressi qualificati nel capitale di aziende italiane, di medie dimensioni, specializzate nella progettazione e produzione di parti meccaniche della trasmissione per settore automotive
ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE
Affermata company estera, con sede legale nel Far East, interessata a valutare ingressi qualificati nel capitale di aziende italiane, di medie dimensioni, specializzate nella fabbricazione di pneumatici e camera d’aria.
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B4
TUTTA ITALIA
TUTTA ITALIA
Automotive
Gomma
Affermato gruppo estero, con sede legale nel Far East, interessato a valutare ingressi qualificati nel capitale di aziende italiane, di medio-grandi dimensioni, specializzate nella progettazione e produzione di componenti in plastica rinforzata (vetroresina) per il settore automotive. Multinazionale estera, con sede legale nel Far East, interessata a valutare ingressi qualificati nel capitale di aziende italiane, di medio-grandi dimensioni, specializzate nella progettazione e produzione di apparecchiature per le reti di distribuzione e il controllo dell’elettricità. Affermata realtà nel settore meccanico ricerca azienda con sede legale nel centro Italia (Regione Marche), specializzata nella produzione di macchinari per l'edilizia, per attivare di processi di crescita da realizzarsi, anche, mediante acquisizione di quote di maggioranza.
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TUTTA ITALIA
Automotive
ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE
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TUTTA ITALIA
Quadri Elettrici
ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE
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CENTRO ITALIA
Meccanica
ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE
Alimentare
ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE
Affermata realtà nel settore alimentare ricerca azienda con sede legale nel centro Italia, attiva nel settore degli spumanti, per attivare di processi di crescita da realizzarsi mediante acquisizione di quote di maggioranza.
ACQUISIZIONE MAGGIORANZA DEL CAPITALE
Primario Fondo di Private Equity con sede in Italia, interessato a valutare ingressi qualificati nel capitale di aziende di medie dimensioni, aventi di un brand affermato e riconoscibile, operante nel settore della moda e del lusso.
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B9
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AREA
CENTRO ITALIA
CENTRO ITALIA
Abbigliamento
PROPOSTE DI VENDITA E PARTNERSHIP
ID
AREA
SETTORE
OPERAZIONE
DESCRIZIONE OPERAZIONE
Affermata azienda manifatturiera nel settore dell'abbigliamento con prestigiosi marchi riconosciuti a livello internazionale cede la maggioranza azioni/ quote per mancato passaggio generazionale
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CENTRO ITALIA
Abbigliamento
CESSIONE MAGGIORANZA QUOTE/ AZIONI
S2
CENTRO ITALIA
Turistico
CESSIONE MAGGIORANZA QUOTE/ AZIONI
Rinomata e affermata struttura turistica ad elevata redditività cede intera attività per mancato passaggio generazionale.
S3
CENTRO ITALIA
Arredo Bagno
PARTNERSHIP INDUSTRIALE
Start up nel settore arredo bagno con linea di alta gamma premiata all'estero ricerca partner industriale per sviluppo business.
Itc/Tlc
CESSIONE MAGGIORANZA QUOTE/ AZIONI
PMI specializzata nell’erogazione di servizi ad elevato valore aggiunto in ambito TLC eITC, con clientela di stampo internazionale, cede maggioranza per scelta strategica dei soci.
S4
CENTRO ITALIA
S5
CENTRO ITALIA
Alimentare
CESSIONE MAGGIORANZA QUOTE/ AZIONI
Storica PMI specializzata nella produzione di paste alimentari corte e lunghe, nel settore da più di 80 anni, con brand affermato e posizionato in una fascia medio-alta di mercato, cede intera attività per mancato passaggio generazionale.
S6
CENTRO ITALIA
Componenti Meccanici
CESSIONE MAGGIORANZA/MINORANZA QUOTE/AZIONI - PARTNERSHIP
Affermato gruppo specializzato nella progettazione e produzione di componenti meccanici per settore automotive interessato a valutare ingressi qualificati nel capitale per sviluppo del business.
S7
CENTRO ITALIA
Quadri Elettrici
CESSIONE MAGGIORANZA/MINORANZA QUOTE/AZIONI
Primario gruppo di grandi dimensioni specializzato nella progettazione e produzione di quadri elettrici interessata a valutare ingressi qualificati nel capitale per sviluppo del business.
S8
CENTRO ITALIA
Componenti Plastici
CESSIONE MAGGIORANZA/MINORANZA QUOTE/AZIONI - PARTNERSHIP
Primaria azienda di medie dimensioni specializzata nella progettazione e produzione di componenti plastici interessata a valutare ingressi qualificati nel capitale o partnership operative per sviluppo del business.
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CENTRO ITALIA
Meccanica
CESSIONE MAGGIORANZA/MINORANZA QUOTE/AZIONI
PMI specializzata nella progettazione e produzione di minuteria metallica di alta precisione cede maggioranza per mancato passaggio generazionale.
Alimentare
CESSIONE MAGGIORANZA QUOTE/ AZIONI
PMI specializzata nella produzione di alimenti per animali domestici, con brand affermato e posizionato, interessata a valutare offerte per cessione della maggioranza per ingresso nei mercati esteri.
S10
CENTRO ITALIA
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VITA DA MANAGER
“Dove ci sono rischi, ci possono essere grandi opportunità” Sandro Bertini, Presidente del Cda di Plados Telma, racconta la sua avventura professionale e le quotidiane sfide di un'azienda che ha saputo affermarsi a livello internazionale nella top ten dei produttori di lavelli di A. Dachan
D
ott. Bertini, può raccontarci il percorso professionale che l'ha portata a ricoprire il suo attuale
Sandro Bertini
ruolo? “Mi sono laureato in ingegneria meccanica nel 1978 e , dopo la laurea, per diversi anni ho lavorato in importanti aziende del territorio. Nel 1989 ho deciso di mettere a frutto le esperienze maturate e, con l’aiuto di un collega e di soci finanziatori, ho avviato la prima attività imprenditoriale. Questa iniziativa si è sviluppata molto velocemente e negli anni successivi, sempre con gli stessi partner, ho avuto l’opportunità di avviare altre iniziative. In queste aziende oggi, oltre ad avere un ruolo operativo, ricopro la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione”. Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un professionista che
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ricopre un ruolo di responsabilità come il suo? “Credo che una dote essenziale che debba avere un amministratore o un dirigente d’azienda sia la leadership, cioè la capacità di gestire con carisma e personalità il gruppo di lavoro. Un dirigente o un imprenditore, inoltre, deve saper gestire e sopportare, senza debolezze, stress e forti carichi di lavoro e psicologici, che in periodi difficili e di crisi, come quelli attuali, sono ricorrenti”. Rischi, difficoltà e opportunità del suo mestiere. “L’attività imprenditoriale racchiude in sé entrambe le cose: rischi ed opportunità sono le due facce della stessa medaglia. Dove ci sono rischi, ci possono essere grandi opportunità e dove ci sono opportunità possono celarsi elevati rischi. Il rischio che corre un imprenditore cor-
re spesso è quello che la quotidianità e cioè le urgenze, prendano il sopravvento ed occupino tutto il tempo disponibile. È importante invece evitare ciò, riservando almeno il 20% del proprio tempo a temi e questioni che possano impattare nei programmi a medio-lungo termine dell'azienda”. Quali sono i punti di forza della Plados Telma? Quanto contano innovazione, ricerca e design nelle vostre produzioni? “Il gruppo Plados-Telma è uno dei sei fabbricanti mondiali di lavelli da cucina in dispersione acrilica, più comunemente noti come lavelli in granite. Possiamo vantare una quota di oltre il 30% del mercato nazionale e di circa il 10% di quello mondiale. In Italia vengono serviti i principali fabbricanti di cucine componibili quali Scavolini, Lube, ecc., nonché i più noti distributori di elettrodomestici
da incasso. Anche all'estero viene servita la stessa tipologia di clientela. Ricerca e sviluppo sono attività nelle quali il Gruppo dedica costantemente importanti risorse umane e finanziarie, perché la sfida a livello mondiale si può vincere solo proponendo prodotti sempre più innovativi e funzionali. Anche l’aspetto estetico ed il design sono elementi molto importanti per imporsi a livello internazionale in un mercato sempre più globale. Ma su quest’ultimo aspetto è quasi superfluo aggiungere altro, perché il pregio estetico dei prodotti italiani è noto a tutti e design ed eleganza fanno parte del DNA di tutte le imprese manifatturiere nazionali. Il Gruppo è in possesso di numerosi importanti brevetti internazionali”. Quali sono le figure professionali su cui puntate di più? “Oggi hanno particolare valore le funzio-
ni commerciali e finanziaria. Dedicare risorse per lo sviluppo delle vendite è fondamentale per l’affermazione dell’azienda. La funzione finanziaria, in passato spesso ritenuta marginale da molte piccole e medie imprese, ha acquisito un’importanza strategica, anche a causa del credit cranch, e cioè della difficoltà di accesso al credito per le piccole e medie imprese italiane. Gestire con oculatezza i flussi finanziari è fondamentale, perché permette ad un’azienda di operare in modo più razionale, ottimizzando i costi finanziari”. Quanto incide l'export sul vostro fatturato? “Oggi nel nostro Gruppo l’export oscilla tra il 45% ed il 50% del fatturato. L’obiettivo è quello di internazionalizzarci maggiormente ed incrementare l’export almeno fino al 70%”.
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VITA DA MANAGER
È chiaro che produrre in Italia è oggi difficile e penalizzante: nonostante le aziende italiane abbiano estro, fantasia, flessibilità e molto dinamismo, debbono convivere con un Paese statico ed ingessato
Che consiglio darebbe ad un giovane che voglia lavorare in questo ambito? “Il mondo dell’arredamento è stimolante e molto dinamico; è una realtà in cui all’Italia è riconosciuto un ruolo di avanguardia. Ad un giovane direi che operare in questo settore è possibile e può dare soddisfazioni: ci vuogliono coraggio, passione, grande tenacia e determinazione”. Ci consenta qualche domanda più personale: da piccolo cosa sognava di fare? “A me, come a tanti altri ragazzini, piaceva molto giocare al calcio ed immedesimarmi nelle gesta atletiche dei campioni del tempo, quali Gianni Rivera e Sandro Mazzola. Negli anni ’60, del resto, il calcio era quasi l’unico sport praticabile da tutti i bambini e data la scarsa o totale assenza del traffico automobilistico lo si poteva praticare un po’ ovunque, non solo nei campetti periferici dei paesini ma anche negli spiazzi e nei vicoli cittadini”. Nel tempo libero, a cosa ama dedicarsi? “Il tempo libero spesso si riduce alla sola giornata festiva, poiché il sabato, almeno
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al mattino, sono in ufficio per sistemare questioni rimaste in sospeso o per fare i programmi della settimana successiva. Spesso il fine settimana è la partenza o il rientro da un viaggio di lavoro. Altre volte sono impegnato in corsi di formazione bancaria, essendo Vice-Presidente di una piccola Banca locale. Quel poco tempo che mi rimane è dedicato ad un po’ di riposo, a molta lettura, soprattutto di argomenti economico-finanziari, ed allo sport. Sono il Presidente di una società di calcio di serie D e la domenica pomeriggio cerco di essere presente agli incontri in casa o a quelli in trasferta”.
mente al mercato internazionale, avviando anche qualche unità produttiva all’estero. Ciò permetterebbe di raggiungere quelle aree del mondo che non sarebbe possibile coprire solo con la produzione realizzata in Italia, per questioni legate alla logistica, ma spesso anche per via dei costi di produzione e di trasporto. Ma il sogno più importante penso sia quello di poter assistere ad un passaggio generazionale veloce e senza traumi, dove la seconda generazione possa integrarsi velocemente, apportando in azienda ancora più dinamismo, esuberanza e nuove idee”.
Professionalmente, ha qualche sogno da realizzare? “Credo che tutti gli imprenditori, soprattutto quelli di prima generazione che hanno creato l’azienda partendo da zero, dedicano molto tempo e molte energie alla vita della propria azienda. Il sogno di ogni imprenditore è quello di veder crescere continuamente la propria attività, conquistando nuovi traguardi e nuovi mercati. Oggi mi sto impegnando per far sì che il Gruppo possa aprirsi ulterior-
In una frase, come sintetizzerebbe la sua vita da manager? “Una continua ed eccitante competizione dove stress ed adrenalina convivono in un perenne antagonismo”.
I nostri servizi BREVETTI Preparazione e deposito di brevetti nazionali, europei ed internazionali
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IMPRESE
Insert coin
Giocare responsabilmente Paolo Gioacchini, amministratore di GMG Games e GPlanet – gaming hall, illustra i meccanismi di funzionamento, le strategie di comunicazione efficiente ed efficace per uno dei settori più complessi per le politiche attive in Italia. In veste di vicepresidente nazionale dell’Associazione di categoria Assotrattenimento e membro del comitato esecutivo di SGI – Confindustria Sit, presenta i progetti ideati e attuati a tutela di giocatori, esercenti e concessionari di L. Radaelli 52
Paolo Gioacchini
U
n gettone, un credito. Sotto il tendone di Piazza Diaz ad Ancona la gente si metteva in coda e aspettava il suo turno per una partita ai primi PacMan, Asteroids, Space Invader e Galagan. Erano gli anni ’80 e le sale giochi, il paradiso di bambini e non, vivevano i loro metaforici quindici minuti di gloria: erano all’apice, luoghi di svago e aggregazione, ore passate davanti agli schermi e dietro le spalle del giocatore nella trepidante attesa che arrivasse il proprio momento. Prima ancora, prima dei videogiochi nelle sale giochi, ci sono stati i flipper e i biliardini. Erano gli anni ’60 e chi portava il divertimento nelle salette dei bar di Ancona e circondario era la GMG Games. Sano divertimento a noleggio. Non era un semplice giocare: la trafila del cambiare le monete in gettoni, l’attesa del proprio turno e lo spiare, in buona fede, i segreti delle mosse degli altri giocatori facevano parte del gioco, c’era grande aspettativa dietro ogni gesto. L’azienda anconetana inizia così; supera le prime due tappe con slancio come un gancio perfetto al biliardino:
sponda-attacco-rete. Lo scenario muta. A fine degli anni ’90 luci e musichette dei videogames abbassano fino a spegnere quasi completamente il volume per fare spazio all’home entertainment: le prime consolle arrivano a guadagnarsi il posto sul mobiletto sotto la tv. Entrano dal retro e spodestano il divertimento condiviso. Inizia l’era delle Play Station, XBox e chi più ne ha più ne metta. Nel 2004 accade qualcosa: l’introduzione legale da parte dello Stato di una regolamentazione del gioco. “Nei primi anni duemila lo Stato recepisce tre concetti basilari: il gioco con vincita è sempre esisto e sempre esisterà; l’offerta deve essere ampia e non lasciata in mano ai privati - per motivi che vanno dall’ordine pubblico al gettito erariale; c’è una forte domanda da parte dei cittadini. Così nel 2004 ha inizio una liberalizzazione del gioco e la sua conseguente regolamentazione, oggi modello studiato in diverse parti del mondo. Sulla base di precisi requisiti e tramite apposito bando, nel 2004 lo Stato individua dieci concessionari per la gestione sul territorio degli apparecchi con vinci53
IMPRESE
ta in denaro nei locali pubblici. Questi sono, giusto per citare i più noti, Lottomatica, SNAI, Gmatica, SISAL, i quali, a loro volta, si sono rivolti a referenti dislocati sul territorio concedendogli la gestione diretta del noleggio degli apparecchi new slot”. I videopoker? “No. Con videopoker si identificano apparecchi oggi illegali e il termine è spesso usato erroneamente. Questo genere di apparecchio, molto presente sul territorio nazionale prima della regolamentazione da parte dello Stato, è stato sostituito dagli attuali New Slot o AWP (Amusement With Prize) il cui utilizzo è disciplinato dall’articolo 110 comma 6 lettera A del T.U.L.P.S. (Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza). Questi apparecchi, che GMG Games distribuisce negli esercizi autorizzati e che rispondono a requisiti indispensabili per l’iscrizione all’albo, non possono riprodurre il poker: hanno una puntata massima di 1 euro; consentono una vincita massima di 100 euro erogabile direttamente in moneta e restituiscono al giocatore almeno il 74 per cento del denaro introdotto su un ciclo di partite chiuso e predeterminato. Prima di essere immesso nel mercato ogni modello di gioco deve essere omologato da un ente di certificazione riconosciuto dallo Stato e censito dalla banca dati dell’Amministrazione Dogane e Monopoli (ora ADM e prima AAMS) attraverso un nulla osta di distribuzione e uno di messa in esercizio”. In che modo lo Stato ha regolamentato il settore? Come riesce ad incassare la sua parte, con quale frequenza e chi lo fa per lui? “Grazie ai concessionari di Stato e aziende come GMG Games che collaborano con essi. Definiti con l’acronimo T.I.R., Terzi Incaricati alla Raccolta, siamo una sorta di esattori. Dall’acquisto, al noleggio e gestione delle new slot fino alla raccolta della quota dovuta allo Stato. Ogni apparecchio è collegato alla rete telematica e attraverso letture continue dei contatori, SOGEI, partner tecnologico dell’am-
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ministrazione, i concessionari, il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) e ADM monitorano ogni moneta inserita ed erogata. Va sottolineato che la tassazione sugli apparecchi, oggi del 13,5% e dal primo gennaio 2015 - salvo interventi nell’imminente Legge di Stabilità- del 13,8%, viene calcolata su tutto il denaro introdotto e corrisponde a circa il 55% del margine netto. Cerco di spiegarmi meglio: su 100 euro giocati in una AWP, circa 74 tornano al giocatore sotto forma di vincita, 13,8 vanno all’erario e, mediamente, 1 costituisce il margine del concessionario. Degli 11 rimasti, 5,50 euro spettano al fornitore di apparecchi e 5,50 all’esercente che mette a disposizione del pubblico la macchina”. Quello in cui operate è un settore critico e criticato: vuoi per una scarsa conoscenza dei meccanismi di funzionamento, vuoi perché è spesso indicato come ‘amorale’ in quanto, senza controllare i numeri, si sostiene sponsorizzi o incentivi una pratica con serie ripercussioni nell’ambito sociale. Quanto si ripercuote sulla vostra immagine questa mala informaciòn? “Purtroppo ciò che ci danneggia è proprio la poca e cattiva informazione. Oltre a non conoscere i meccanismi che lo governano, non si conoscono a fondo i numeri, ci si limita ad una lettura di essi troppo superficiale oppure lo si fa in modo meramente strumentale. La parte sana del settore, che rappresento in veste di vicepresidente nazionale dell’associazione di categoria Assotrattenimento e membro del comitato esecutivo di SGI-Confindustria SIT, fa il possibile per comunicare correttamente. A causa di pregiudizi o interessi di parte non sempre questo è possibile quindi approfitto della domanda per fare chiarezza. Come accennavo prima, il settore del gioco lecito garantisce allo Stato una raccolta erariale che negli ultimi anni si aggira intorno agli 8 miliardi di euro netti (8,2 miliardi nel 2013). Senza il mercato del gioco lecito, secondo i dati comunicati dai Monopoli di Stato, i conti dello Stato registrerebbero un
buco di oltre 13 miliardi (Il Messaggero – 24 settembre 2014). Inoltre, la nostra attività, controllata direttamente dallo Stato su concessione, garantisce un presidio sul territorio contro l’illegalità e il gioco minorile. Inoltre, dal punto di vista occupazionale ci tengo a evidenziare che la filiera del gioco lecito in Italia è composta dai concessionari (13 aziende – dove operano circa 6300 dipendenti), dai gestori come GMG Games (5950 aziende con circa 25.000 dipendenti) e dagli esercenti (circa 98.300 punti di distribuzione tra bar, sale da gioco, agenzie di scommesse, etc. in cui si stima una forza lavoro di 120.000 persone). Sono, quindi, almeno 140.000 le persone occupate nel nostro settore. Come in altri ambiti dell’economia non sono sempre tutte “rose e fiori”: ci sono delle criticità che noi per primi riconosciamo e facciamo di tutto per risolvere o, quantomeno, arginare”. È anche vero, però, che nel nostro Paese, in cui si tende a generalizzare, è difficile scindere tra la questione morale della legalizzazione del gioco a soldi e la comprensione che si curino anche le esigenze della comunità. Come vi state muovendo per abbattere questi pregiudizi? “Partiamo dal presupposto che, come in ogni altra cosa, tutto sta nel capire qual è il limite tra uso e abuso. C’è chi ci attacca accusandoci di essere i primi responsabili per aver creato una generazione di ludopatici, senza però conoscere realmente il tema del G.A.P, Gioco d’Azzardo Patologico”. Beh, se è stata addirittura coniata una specifica patologia per il settore significa che il problema c’è e anche serio… “Il problema esiste e va trattato in modo serio. Però sarebbe più costruttivo fornire dei dati e limitare il diffondersi di paure smisurate. Il 16 settembre scorso il Dipartimento Politiche Antidroghe ha inviato al Parlamento italiano la Relazione annuale 2014 sulle dipendenze e tra i vari temi trattati c'era anche quello del gioco d'azzardo patologico. È emerso che le
persone in cura per il gioco presso le strutture sanitarie sono 6804 in tutto il paese. Con questo non si vuole sminuire il problema, anzi. Soprattutto noi addetti, stando a contatto diretto con i giocatori, possiamo fare qualcosa di concreto, agendo sulla prevenzione. Proprio con questo presupposto GMG Games e Gplanet (catena di 9 sale gaming hall dislocate nelle Marche e gestite direttamente dal nostro gruppo) a marzo 2013 hanno ideato e lanciato il progetto ‘Gioca Informato’, poi seguito anche da altre aziende, da alcune amministrazioni comunali e oggi in discussione al Governo. ‘Gioca Informato’ prevede la formazione del personale di sala da parte di psicologi esperti di gioco d’azzardo patologico in modo da essere in grado di individuare il giocatore problematico, prestare un primo sommario (ma tempestivo) aiuto per poi indirizzarli nelle strutture competenti. Il progetto comprende anche un test di autovalutazione per capire se si è un soggetto a rischio, un totem informativo sui rischi degli eccessi e una lista di 10 consigli stilata da organizzazioni che operano a livello europeo che noi chiamiamo ‘decalogo del giocatore responsabile’”. Come si riconosce un giocatore problematico? La patologia non si manifesta con crisi fisiche, immagino sia una questione comportamentale… “Non vorrei appropriarmi di una materia così importante e complessa ma posso dire che il giocatore problematico è l’opposto vivente di quanto enunciato nel Decalogo del Giocatore Responsabile. Delle 10 regole le più importanti sono: gioca più di quanto può permettersi, utilizza il gioco per sfuggire alla solitudine o alla depressione, non è in grado di interrompere l’attività di gioco e chiede soldi a credito per giocare sperando di recuperare le somme perse. Un giocatore del genere difficilmente riesce a non manifestare il suo stato d’animo e diventa irrequieto e irritabile.”. E come viene soccorso dal personale di sala? “La prima cosa da fare è invitarlo
a fare una pausa per distogliere la mente dal gioco; con attitudine rilassata e propositiva, tentare di parlarci e se possibile invogliarlo a compilare il questionario di autovalutazione redatto da psicologi. Sono piccoli passi che se compiuti con costanza aiutano il giocatore a fidarsi di chi si interfaccia con lui. Alcune delle proposte fatte negli anni, come il dislocare le sale ad una certa distanza da luoghi sensibili, quali scuole, chiese e ospedali, è più un tentare di nascondere il problema. Una volta che il giocatore è entrato nel vortice della ludopatia non si fa troppi problemi a spostarsi, cambiare città o quartiere, per giocare. Ritengo sia molto più utile una prevenzione diffusa che, oltre che per i locali, passi anche per le scuole e i centri di aggregazione giovanile”. Abbiamo capito come può essere tutelato il giocatore ma a tutelare gli esercenti chi ci pensa? In caso di truffe, sabotaggio degli apparecchi, il primo ad essere incolpato è il titolare, con accuse molto gravi, tra l’altro, quali truffa allo Stato. Se i controlli sui concessionari sono così approfonditi, appare illogico che questi si compromettano, giusto? “A fine 2008 si è avviata la distribuzione gratuita presso i locali che offrono prodotti di gioco con vincita in denaro del mensile ‘Infogaming’. Come Gioca Informato, anche la rivista è stata concepita e realizzata grazie all’impegno congiunto del sottoscritto e dell’associazione. L’obiettivo di questa iniziativa autofinanziata è rendere l’esercente una figura professionale aggiornata sulle norme, sulle tipologie di gioco consentite e sulle modalità di utilizzo. Come dicevo prima il settore del gioco lecito deve essere presentato in modo positivo verso l’esterno, attraverso un’informazione corretta: ma altrettanto importante è che la giusta informazione venga fatta all’interno della filiera, diffondendo le giuste conoscenze a tutti gli attori che intervengono nel mercato del gioco lecito e coinvolgendo in modo particolare i pubblici esercizi. Se l’esercente si informa e si aggiorna
è probabile che diventi un ottimo selezionatore di prodotti, distinguendo quelli leciti da quelli che non lo sono e evitando il rischio di diventare vittima inconsapevole di business altrui”. Vista l’evoluzione di questo settore dal 2004 a oggi, le leggi in vigore stanno accompagnando questo percorso? “La nostra attività, come azienda e come rappresentanti di categoria, è molto laboriosa. Siamo in costante dialogo con chi legifera, chi controlla e con chi vuole migliorare il settore; le nostre proposte spesso anticipano i lunghi tempi burocratici. Recentemente, per far fronte comune alla lotta alla ludopatia, abbiamo firmato un protocollo di intesa con tutte quelle associazioni che sentono questa problematica. E’ maturata la consapevolezza comune che un proibizionismo totale o una forte restrizione al gioco lecito non farebbe altro che creare spazi al gioco illegale spesso gestito dalla criminalità organizzata con buona pace del gettito fiscale, del contrasto al gioco minorile, del problema del GAP e dell’occupazione”. Nonostante esista una regolamentazione nazionale, si sono verificati casi di proposte e provvedimenti autonomi e con validità locale, per esempio sull’orario di apertura delle sale o di accensione delle new slot nei bar. Questo vi crea problemi? “Crea problemi a tutta la filiera, Stato compreso. Ed è proprio per questo che l’articolo 14 della delega fiscale in discussione al governo tra i tanti obiettivi si pone anche quello di redigere regole chiare, uniformi e valide per tutto il territorio nazionale. Personalmente ho molte aspettative sull’approvazione di questo provvedimento perché potrebbe portare una chiarezza indispensabile per programmare investimenti, tutelare il settore del gioco lecito e garantire un futuro a tutte le persone che vi operano all’interno, comprese le 80 presenti nell’organico di GMG Games e Gplanet”.
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BORSA
Il firmamento delle marchigiane quotate In questa pagina presentiamo l’andamento di Borsa delle società marchigiane quotate
Biesse Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
TOD’S Star +19,92% +82,55%
Performance calante per il titolo BIESSE che si deprezza, seppur di misura, sul mese precedente. Tuttavia la chiusura del 03/11, lascia prevedere un fase con segno positivo, che trova conferma nella performance sul Ftse All-Share, + 2,67 % sulla giornata di borsa precedente. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I Volumi sono risultati pari a 50mila pezzi scambiati, un valore inferiore sia alla seduta precedente sia alla media settimanale. Trend al Rialzo.
Indesit Ord. Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
BlueChip -30,37% -42,35%
Irriconoscibile il titolo TOD'S, da sempre punta di diamante del mercato borsistico targato “made in Marche”, le azioni hanno certamente risentito degli out look negativi degli specialisti finanziari, che graverebbero sul comparto lusso-moda, con stime quindi ribassiste. Su base mensile il titolo perde oltre il 7,2%. Tuttavia riesce a far meglio della media in termini di Performance sul Ftse All-Share, spuntando una variazione positiva del 0,59 % sulla giornata di borsa del 03/11. I Volumi sono ancora bassi (114 mila pezzi scambiati), è probabile una fase di Volatilità ridotta.
Elica BlueChip +7,02% +47,05%
Mese in crescita per la italo-americana INDESIT COMPANY, che guadagna ben il 2,7% sul mese precedente. Gli analisti confermerebbero il Trend, anche in virtù della Performance sul Ftse All-Share, (+1,79 % sulla giornata di borsa del 03/11). I Volumi sono ancora sotto la media e pari a 154 mila pezzi scambiati. Fase a bassa volatilità
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Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
Segmento: Performance 6 mesi: Performance 1 anno: Trend:
Star -18,93% -7,84%
Ancora un andamento Flat per il titolo ELICA, fermo sui valori registrati ormai a fine Agosto 2014. Gli analisti tuttavia ipotizzano una fase di nuovi apprezzamenti, rintracciando un supporto nella Performance sul Ftse All-Share, (+ 2,01 % sulla giornata di borsa del 03/11). I Volumi non sono ancora importanti e decisamente sotto la media ( pari a 12 mila azioni scambiate). Possibile una fase a bassa volatilità.
Rubrica a cura di Michele Sasso Divisione Strategia e Finanza di Impresa – Gruppo Sida m.sasso@sidagroup.com Tel. 071.28521
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FORMAZIONE
Il digitale nei processi educativi scolastici I
l sapere e le conoscenze sono componenti fondamentali della società, e lo sono diventati soprattutto negli ultimi 50 anni con il boom economico. Le informazioni, nei secoli, sono state tramandate attraverso la scrittura di libri, custoditi nelle grandi enciclopedie e biblioteche, accessibili solo a poche persone, detenute per eccellenza da professionisti della conoscenza. Oggi, con l’avvento prorompente della rivoluzione digitale, la conoscenza attinge soprattutto dalla rete, disponibile e accessibile per la massa di persone, diventando effettivamente il fattore propulsivo dell’attività economica umana. La formazione del sapere è ora rivolta ai diversi livelli della società. Per l’individuo, l’immane patrimonio informativo presente su Internet rappresenta un elemento abilitante per la
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crescita personale. La tecnologia ha permesso l’accesso alle informazioni e alla conoscenza in modo più diretto ed efficiente: l’enciclopedia libera Wikipedia, la piattaforma documentale social Slideshare o Youtube sono solo alcuni esempi delle tante fonti informative digitali. Per non parlare delle variegate possibilità di fruizione di corsi online. Per le aziende la continua innovazione tecnologica, espressa per esempio nel Digital Marketing, Mobile, nell’E-commerce, l’Internet delle Cose (IoT), i Big Data, il Cloud, la Business Intelligence, di fatto impongono radicali cambiamenti nei modelli di business di numerosi settori tradizionali ed il conseguente miglioramento delle conoscenze e competenze dei propri dipendenti e collaboratori. Un discorso a parte merita invece la scuola.
Il sistema scolastico così come lo conosciamo è stato concepito ormai da molti secoli e deve essere aggiornato, anche negli ambienti di apprendimento, per rendere l’offerta educativa e formativa coerente con i cambiamenti della società della conoscenza e con le esigenze e ritmi del mondo contemporaneo. Il nuovo modello educativo e formativo istituzionale deve adottare e sfruttare in maniera ‘strumentale’ tutte le potenzialità delle tecnologie digitali. La nuova scuola dovrà agire come strumento potente in grado di far crescere l’innovazione e gli innovatori; le future generazioni dovranno essere preparate, soprattutto durante il percorso scolastico, per approcciare l’evoluzione in modo positivo. Questo cambiamento dovrà coinvolgere tutti gli stakeholder: i dirigenti scolastici, gli insegnanti, gli
studenti, il personale, le famiglie, le istituzioni pubbliche, le forze sociali, la politica. Il Governo è chiamato a confermare che l’innovazione della scuola è una priorità adoperandosi affinché l’‘Agenda Digitale per l’Italia’, all’interno del quale è compresa anche l’istruzione digitale, possa essere resa operativa al più presto. Le scuole italiane dovranno poter disporre di connessioni di rete a banda larga, di attrezzature tecnologiche all’avanguardia (lavagne interattive, personal computer, tablet, Wi-Fi), che sostituiscano i vecchi metodi didattici, nonché software specifiche che possano favorire l’insegnamento e l’apprendimento, un’editoria digitale scolastica in grado di fornire contenuti per lo studio individuale e di classe, prodotti editoriali innovativi com-
plementari e/o sostitutivi ai libri di testo. La tecnologia intesa come acceleratore dell’apprendimento scolastico, senza scordare il conseguente, e assolutamente necessario, aggiornamento delle metodologie d’insegnamento e del ruolo degli insegnanti i quali dovranno favorire il lavoro di collaborazione tra studenti, la condivisione di nozioni e informazioni, la logica del lavoro di gruppo. Nasce l’esigenza di un passaggio dalla didattica trasmissiva ad un apprendimento collaborativo ed esperienziale: trasformare il paradigma di un insegnamento basato sul linguaggio verbale e scritto in uno basato su nuovi linguaggi multimediali, logiche di rete, contributi multipli e responsabilità condivise. Gli insegnanti, da depositari del sapere, dovranno diventare guide capaci di orien-
tare i giovani alla scoperta delle immani fonti informative di cui oggi disponiamo, di governare e disciplinare il corretto utilizzo delle nuove tecnologie. Infine, in questo scenario di cambiamento, un ruolo importante spetta alla filiera delle aziende ICT e digitali. I principali player del mondo digitale dovranno mettere a disposizione hardware e software adeguati, considerando quello ‘scolastico’ non solo come un business in grado di generare ritorni economici, ma anche per le parti sociali sul piano educativo/ formativo e per la crescita culturale del nostro Paese.
Romano Mataloni Management Academy Sida Group Area ICT & Organization
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FORMAZIONE
Più master meno università Secondo i dati forniti dal MIUR, le università negli ultimi anni hanno registrato un calo di circa 30.000 iscritti. In realtà questo dato, che già di per sé testimonia lo scollamento tra giovani e università, è l’ultimo di un trend negativo che in Italia ha avuto inizio 10 anni fa
N
el 2003 gli iscritti all’università erano 340.000 mentre oggi sono appena 260.000 a fronte, invece, di un aumento del numero dei diplomati (solo il 30% dei diplomati oggi si iscrive all’ università). Un ulteriore dato da evidenziare è quello dell’abbandono dell’università al conseguimento della laurea triennale, solo il 55% degli studenti decide di iscriversi alla magistrale. Questi dati allarmanti, e in controtendenza rispetto a quanto chiesto dalla Comunità Europea, che chiede maggiore formazione per i giovani, fanno sorgere spontanea la domanda: per quale motivo c’è una minore richiesta di formazione universitaria? La risposta è per forza di cose articolata e richiede riflessioni e buon senso. Per alcuni, ad esempio, il motivo di questo debug, e quindi la decisione di non iscriversi all’università, è riconducibile a motivi di carattere economico: aumento delle tasse universitarie, diminuzione delle borse di studio ecc. Per altri, il motivo risiede nella sempre più diffusa convinzione che la laurea sia un ‘pezzo di carta’ che non ha poteri reali nel mercato del lavoro. Questa seconda ipotesi è avvalorata dal fatto che oggi 4 laureati su 10 rimangono disoccupati ad un anno dalla laurea, il
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che testimonia, al di là della sempre colpevole crisi, che le imprese non vedono più nel titolo universitario un valore aggiunto nella scelta dei giovani da inserire nel proprio organico. E’ quindi ovvio che questi dati possano scoraggiare un neodiplomato il quale, trovandosi di fronte alla scelta di investire o meno 5 anni della propria vita nel mondo universitario o inserirsi subito nel mondo del lavoro, scelga sempre di più la seconda ipotesi. In controtendenza, invece, i dati relativi alla richiesta di formazione post laurea. Sono sempre di più i giovani (laureati e diplomati) che vedono nella partecipazione ad un master un acceleratore per inserirsi concretamente nel mondo del lavoro. Il mercato dei master registra un trend di crescita di circa il 10% annuo ed un tasso medio di occupazione dei partecipanti, a distanza di un anno dal termine, dell’85%.Questo risultato di placement è dovuto a diversi fattori che distinguono una formazione master da una formazione accademica. Ad esempio, i professionisti che svolgono le docenze durante master (di livello) sono normalmente manager e imprenditori, figure professionali che, vivendo
personalmente il mercato, riescono a trasferire al giovane strumenti e strategie utili e spendibili nel mercato del lavoro.Inoltre, per favorire una rapida preparazione al lavoro, in molti master è prevista una metodologia caratterizzata da strumenti come i “role play” e le simulazioni aziendali. Infine, spesso a fine master, è previsto uno stage che per il giovane rappresenta una vera e propria vetrina per dimostrare di essere un valore aggiunto per l’impresa. Da non sottovalutare il fatto che alcune scuole di formazione integrano l’offerta formativa con momenti di orientamento professionale e di preparazione al colloquio di selezione in azienda: tutte attività volte ad avvicinare concretamente il giovane al mondo del lavoro. In sintesi, oggigiorno, la formazione master, e i numeri di cui si è detto sopra ne sono la conferma, si dimostra più vicina al bisogno di unire domanda e offerta di lavoro riscontrando, sia nei confronti dei giovani che delle aziende.
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FORMAZIONE
La Fattoria delle quattro ‘C’ Un progetto Scuola Coldiretti per l’educazione alla Campagna Amica
A
livello nazionale Coldiretti è riconosciuta come una “forza sociale amica del paese”, afferma il Direttore della Federazione Provinciale di Macerata Assuero Zampini – “conseguenza del forte impegno dell’Associazione che, partendo dalla rappresentanza degli interessi economici delle Imprese agricole, ha saputo confrontarsi con le nuove istanze e bisogni dei cittadini consumatori, attraverso iniziative quali i Mercati di Campagna Amica, le Fattorie Didattiche e gli Agrinido”. Una testimonianza della sempre maggiore capacità di dialogo con la società civile è data, ad esempio, dal progetto che il coordinamento Nazionale Donne Impresa di Coldiretti ha ideato per le scuole di primo e secondo grado. Educazione alla Campagna Amica, per l’ anno scolastico 2014-2015, occupandosi di Cibo e Nutrizione del Pianeta, si muove nel solco dei principi cardine di EXPO 2015. LE FATTORIE DELLE QUATTRO ‘C’ La proposta progettuale richiama uno schema formato da quattro settori che immaginiamo come colonne portanti, le quattro ‘C’ da cui il programma prende il nome: CIBO, CULTURA, CREATIVITA’, CAMBIAMENTO. La struttura quadrango-
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lare allude alla simbologia del numero 4 che, tradizionalmente riferito alla Terra, agli elementi della natura e ai cicli stagionali, richiama concetti bene espressi dalla fattoria: stabilità, concretezza, ordine, produttività. Una figura, quella del quadrato, che genera conoscenza, cultura, crescita, creatività e cambiamento. Il cibo è la stazione di partenza La forte radice identitaria e culturale del cibo, pur essendo riconosciuta, continua a sorprendere per la molteplicità di aspetti che influenza nella nostra vita, dalla socialità/convivialità, all’elemento affettivo-emozionale, alla salute, all’educazione, alla promozione dei territori di produzione. La cultura di un territorio ha radici nel campo arato e in ciò che vi si produce Le connessioni tra cibo e cultura si riflettono nell’arte e nei capolavori che danno lustro a numerose località del nostro Paese, come pure nella grande storia. In fattoria la creatività è di casa E viene sollecitata in ogni modo, abilitando cibi e prodotti agro-alimentari ad essere utilizzati e rappresentati nelle modalità più fantasiose.
Il cambiamento è inteso sia come capacità della fattoria di reinventarsi nella modernità Attraverso la multifunzionalità e l’adesione a nuovi modelli e stili di comportamento. Ecco allora che ciascuna delle ‘C’ diventa oggetto di attività, studi, ricerche e azioni ludiche per gli studenti, che contribuiscono così sia all’abbellimento di una o più colonne, oltre alla loro personale costruzione di una conoscenza nuova e stimolante. 1. COLONNA CIBO L’abbecedario è in fattoria Scuola e società chiedono, la fattoria risponde! La modernità e i cambiamenti che la scuola e le comunità di cittadini registrano quotidianamente suscitano nuove domande e generano esigenze che mutano con rapidità. La fattoria risponde aggiornando il suo abbecedario agro-alimentare e culinario, dalla A di ASSAGGIO alla Z di ZAPPA inventando un alfabeto per ogni domanda, un mondo per ogni esperienza…. Made in Italy. I racconti della bottega di Ben Fatto! Fatto bene, fatto in Italia. Le esperienze propongono la ricerca e il racconto di una
Il collegamento con le ‘C’ delle quattro colonne che, come nel gioco dei quattro cantoni, immaginiamo delimitino il perimetro del lavoro dei ragazzi nel quale creare, crescere, cambiare
delle tante tesserine ‘fatte ad arte’ che formano il mosaico delle produzioni italiane, uniche, amate e richieste in tutto il mondo, che nel tempo sono diventate un marchio, un’identità per il cibo Made in Italy. 2. COLONNA CULTURA Grande Guerra, Grande Fame Le celebrazioni per ricordare l’inizio della Prima Guerra Mondiale possono essere spunto per ricerche ed attività legate a questo fondamentale capitolo della storia italiana, letto attraverso l’esperienza contadina, le privazioni e la scarsità di cibo, la conservazione del cibo un secolo fa, i cambiamenti nel lavoro e gli attrezzi in un secolo segnato dall’avvento della tecnologia. Cibo e favole, tra magia e realtà Per un giro intorno al mondo attraverso cibi e specialità locali che diventano denominatore comune con cui raccontare le diverse culture. 3. COLONNA CREATIVITA’ Il menù dei capolavori Dalla tavola alla tela, dall’ortaggio alla natura morta, e così via, realizzando curiosi e insoliti menù che abbinano le spe-
cialità gastronomiche locali ai capolavori d’arte e architettura che in quel territorio attirano visitatori e turisti. Un modo per conoscere la propria terra, il suo patrimonio partendo dalla buona tavola. 4. COLONNA CAMBIAMENTO Divento sostenibile Giochi e ricerche sulla sostenibilità, sul significato di agire e sviluppare attività sostenibili, con o senza l’aiuto delle nuove tecnologie. L’attività può avere una variante dal titolo SONO BIODIVERSO, per celebrare l’importanza della biodiversità per la conservazione del nostro Pianeta. Da SQUIT a CLICK La fattoria è un luogo smart, dove si può imparare e crescere anche grazie a tecnologia e innovazione. C’è un topolino nel granaio e un altro, il mouse, che apre il mondo del web.
portunità di inserirsi nel quadro di Expo 2015 evidenziando la stretta relazione esistente tra territorialità, tradizioni, prodotti tipici e cultura della sostenibilità con un approccio concreto e dinamico verso le parole chiave della manifestazione: alimentazione, vita, energia, pianeta. L’EXPO è anche luogo/tempo in cui diversi aspetti del fare umano si incontrano: tecnologia e arte affiancati, come commercio e poesia, architettura e sviluppo sostenibile. Proprio come in un’azienda multifunzionale! “Le scuole che fossero interessate possono contattarci - conclude Zampini -, saremo ben lieti di implementare le attività che, ormai da oltre cinque anni, con il prezioso contributo della CCIAA di Macerata, stiamo portando avanti in provincia, specialmente con il Circolo Didattico Ugo Bassi di Civitanova Marche”.
LE FATTORIE DIDATTICHE: UN PONTE VERSO EXPO L’assegnazione a Milano di questa prestigiosa manifestazione internazionale è una sfida di alto e nobile livello che le fattorie didattiche sono in grado di interpretare nei suoi molteplici significati e valenze. Le fattorie didattiche hanno l’op-
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FORMAZIONE
Dall’ellenismo al management moderno
Quando il pensiero contagia gli altri Gli agglomerati sociali si sono sempre contraddistinti per alcune peculiarità tra cui la condivisione delle idee, dei saperi e delle opinioni all’interno di uno spazio fisico e puramente intellettivo
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i pensi all’Agorà, la piazza principale della polys ellenica, in cui si radunavano gli esponenti di spicco della società e che rappresentava il centro decisionale, democratico e legislativo. In questo contesto di libera circolazione del pensiero e del libero divenire del logos si costituirono le fondamenta filosofiche che sarebbero poi culminate nel razionalismo scientifico e nell’empirismo. In riferimento al pensiero greco, ciò che più risalta, è l’intuizione, seppur primordiale, dell’inscindibilità tra mente e corpo. Tra gli esempi più illustri emerge la formulazione di Ippocrate (400 a.C. circa) che intendeva classificare, al pari delle scienze naturali, il temperamento degli individui secondo categorie ben definite, facendo riferimento a quattro liquidi o ‘umori’ che si riteneva fossero presenti
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nell’organismo: sangue, flegma (o linfa), bile (gialla) e atrabile (o bile nera). Questi quattro liquidi potevano mescolarsi tra loro in modo armonico o disarmonico; la prevalenza di uno dei quattro poteva determinare il possibile temperamento: sanguigno, flemmatico, collerico o malinconico. Tali spiegazioni pseudoscientifiche hanno attraversato i secoli e sono state riproposte anche in epoche tecnicamente più evolute. Nel 1700 il medico tedesco Franz Anton Mesmer sosteneva che il corretto funzionamento dell’organismo umano fosse garantito da un flusso armonioso di un fluido fisico che lo attraversava e che tale fluido fosse la forza magnetica; le malattie erano quindi dovute ad un blocco o difficoltà di scorrimento di questo fluido. Egli elaborò una metodologia che consisteva nell’appli-
care calamite sulle parti del corpo che si ipotizzavano fossero causa del blocco. Successivamente, lo stesso Mesner si rese conto dell’assoluta infondatezza della sua teoria e comprese che i pazienti miglioravano non tanto per la forza magnetica quanto piuttosto per la suggestione mentale che egli riusciva ad indurre: ciò che nel campo medico-psicologico moderno viene definito ‘placebo’. Da questo insuccesso nacque l’interesse per fenomeni come l’ipnosi e il ‘sonno magnetico’ indotto dal terapeuta. Queste rappresentazioni della personalità degli individui, o del concetto di benessere psichico e fisiologico, non fondate su assunti scientificamente provati, sono serviti come spunti di riflessione e hanno dimostrato che spesso la singola intuizione di una personalità autorevole nel proprio campo può scuotere le coscienze
Ricostruzione con resti originali della Scuola di Pergamo, centro del sapere filosofico ellenistico, al Pergamonmuseum di Berlino
L’induzione e l’influenza che figure carismatiche come alcuni manager ricoprono possono essere assimilabili al ruolo che un saggio ellenico esercitava verso i suoi discepoli, che a loro volta propagavano e sviluppavano le idee del maestro.
e spostare l’attenzione verso angolature teoriche inesplorate. Ciò non significa tornare ad una visione ‘ipse dixit’ aristotelica, che detta l’inconfutabilità di una teoria in quanto espressa da una personalità autorevole, ma riproporre il tema dell’agorà collocandolo al presente ed al contesto manageriale che si andrà a delineare nel futuro prossimo. Come può avvenire ciò? Con una provocazione. Perché non ripensare ad una sorta di accademia dei manager sulla falsariga delle accademie elleniche? Esse dovrebbero rappresentare un polo attrattivo per tutti coloro che hanno idee, progetti, invenzioni, intuito e che vogliano condividerle col mondo esterno prima ancora che trarne un semplice giovamento personale. In un’epoca in cui le vecchie agenzie di
socializzazione, (scuola, famiglie, partiti politici) che accompagnavano il giovane verso una completa maturazione psicologica e sociale, sono decadute, c’è necessità di ricondurre tutto il sapere ad un centro energetico o, se vogliamo, ad un polo magnetico che attragga i migliori talenti nel proprio campo di appartenenza e li renda disponibili ad esternare le proprie idee mediante il confronto con gli altri, a porsi in maniera proattiva ed ingegnosa alla risoluzione dei problemi.
non di meno, irrigidito e cristallizzato su convinzioni ormai superate, che è necessario ridiscutere gli interventi formativi e proporli in una veste che sia funzionale, per proporsi con un bagaglio teorico e un arricchimento culturale specifico per le esigenze aziendali, e per ridefinire alcune prerogative culturali attraverso uno spazio per i giovani manager che colgano nel rapporto con l’altro le opportunità per esprimere ciò che fino ad ora gli era stato impedito.
Al giorno d’oggi, la funzione Human Resources non può evitare di considerare la fascinazione e l’attrattiva che un’agorà culturale moderna può esercitare nell’ambito del recruitment dei talenti e nella formazione tecnica degli stessi. Il mercato del lavoro è talmente frammentato, insicuro, instabile, aleatorio e,
Dott. Mori Matteo Management Academy Sida Group Area Risorse Umane
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FORMAZIONE
Innovation voucher: creativita’ e innovazione a servizio dell’anziano S Sergio Bozzi Amministratore Unico di Svim Spa
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viluppo Marche (SVIM) S.p.A. è una società per azioni, a capitale interamente regionale, istituita dalla Regione Marche per l'erogazione di servizi strumentali finalizzati all'esercizio dei compiti istituzionali dell'amministrazione regionale a favore dello sviluppo socio-economico del territorio.
In particolare, SVIM stimola sul territorio l’avvio di progettualità innovative in linea con i nuovi obiettivi europei dell’economia e della crescita digitale, favorendo iniziative a supporto di uno sviluppo sostenibile del territorio e delle sue imprese, in tutti i settori produttivi, compreso quello culturale e della creatività.
L'impegno di Sviluppo Marche si concretizza attraverso diverse forme d'intervento: • concorre all’attuazione dei programmi regionali e locali di sviluppo economico, sociale e del territorio nell’ambito della programmazione economica e territoriale della Regione Marche; • fornisce assistenza tecnica all’amministrazione regionale per l'attuazione di programmi di sviluppo territoriale e, recentemente, per l’affermazione della macro-regione Adriatico-Ionica; • promuove e potenzia iniziative economiche e di innovazione dirette allo sviluppo dell’economia della Regione Marche, con particolare riferimento alle PMI; • ricerca strumenti finanziari finalizzati a sostenere lo sviluppo delle iniziative economiche della Regione Marche;
La Società è guidata da un Amministratore Unico di nomina regionale con cui lavorano risorse e collaboratori specializzati nella ricerca e progettazione-gestione di Fondi e Programmi Europei nell’ampio quadro di Europa 2020 e della nuova Programmazione a supporto dei territori regionali.
“Tali azioni di sistema hanno voluto rafforzare la cooperazione tra i differenti settori chiave a livello regionale relativi alla vita indipendente a servizio dell’anziano, attraverso progetti innovativi che tendono ad elaborare un nuovo approccio di coordinamento tra politica, ricerca e imprese, portando valori concreti a beneficio degli operatori economici e della ricerca che vi hanno preso parte” ( Sergio Bozzi, AU SVIM)
N
egli ultimi anni SVIM, in stretta collaborazione con Regione Marche, nell’ambito dei progetti finanziati dai Programmi di Cooperazione Territoriale Europea ha promosso azioni pilota innovative nel territorio regionale volte a favorire la creatività e l’innovazione a sostegno della longevità attiva e della vita indipendente degli anziani, ponendo al centro l’anziano e i suoi bisogni reali, e la capacità di innovazione del mondo delle imprese e della ricerca. Solo nell’ultimo anno con i voucher all’innovazione sono stati stanziati a favore di ricercatori, imprese e professionisti, circa 115.000,00 euro per l’acquisto di servizi di consulenza e assistenza volti alla realizzazione di progetti nel settore della domotica eco-sostenibile e delle tecnologie assistive a favore degli anziani. Avviato, nella sua fase di implementazione, nel gennaio del 2012, ‘INNOVAge’ è un progetto finanziato dal Programma INTERREG IVC che vede la partecipazione di 15 partner provenienti da 14 paesi europei, dei quali la Regione Marche riveste il ruolo di ente capofila, e mira
ad accrescere l’efficacia delle politiche di sviluppo regionale a favore di una vita indipendente ed ecosostenibile degli anziani attraverso attività di tutoraggio (mentoring) e networking a livello regionale e interregionale. Nell’ambito di “INNOVAge”, la Regione Marche ha lanciato un’azione pilota che prevedeva l’erogazione di voucher alle imprese per la realizzazione di prodotti o servizi tecnologici in grado di rispondere ai bisogni degli anziani. Sette i portatori di interesse locali coinvolti nella fase di identificazione dei bisogni degli anziani e due le imprese marchigiane beneficiarie che hanno avviato una collaborazione con enti di ricerca, poli tecnologici ed università di livello internazionale messi a disposizione da SVIM attraverso una lista di fornitori di servizi (knowledge provider) transnazionale. Il progetto “SEE_INNOVA” finanziato dal Programma South East Europe che ha visto la partecipazione di 10 partner europei, tra amministrazioni regionali e locali, associazioni, fondazioni e centri di ricerca, guidati dalla Regione Marche ha tra gli obiettivi principali quelli di stimo-
lare l’innovazione tecnologica partendo dall’innovazione sociale; fornire ai decisori politici strumenti per un’efficace politica multidisciplinare e integrata a favore dell’anziano indipendente; sensibilizzare la popolazione sulle nuove esperienze e tecnologie a favore dell’anziano indipendente e incoraggiare l’imprenditoria giovanile e potenziare creatività e talento dei giovani. A tale scopo il progetto ha previsto azioni pilota a livello regionale con l’erogazione di voucher all’innovazione destinati a giovani ricercatori, aspiranti imprenditori e liberi professionisti per l’ideazione, prototipazione e commercializzazione di prodotti o servizi legati a tecnologie assistive a favore degli anziani. Cinque i giovani ricercatori e professionisti marchigiani che hanno avuto la possibilità di sviluppare i loro progetti ed ottenere visibilità a livello europeo. I progetti dei giovani marchigiani, insieme a quelli degli omologhi degli altri paesi partner, saranno presentati l’11 novembre prossimo a Budapest, in occasione dell’evento finale.
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FORMAZIONE
INNO VOUCHER INNOVAGE
SEE_INNOVA FLASHES OF GENIUS
MYDOOR: un sistema Smart per la sicurezza della vita domestica delle persone con limitati deficit o disabilità (Qui Project srl / ing. A. Pistoli)
MONITORAGGIO INTELLIGENTE: Test, requisiti normativi e certificativi per la realizzazione e industrializzazione di una soluzione di telemonitoraggio sui pazienti anziani. (A TLC SRL /Meccano Scpa)
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PROGETTO NEWINOLD-ERGO: ERGONOMIA E TECNOLOGIA A SERVIZIO DELL’ANZIANO
PROGETTO NEWINOLD-POWER: ENERGIA E TECNOLOGIA A SERVIZIO DELLA TERZA ETA’
Beneficiario: Ing. Gabriele Bottegoni Knowledge Provider: Meccano Scpa (www.meccano.it)
Beneficiario: Ing. Alessandro Marchegiani Knowledge Provider: Meccano Scpa (www.meccano.it)
Il progetto NEWINOLD-ERGO raccoglie le buone pratiche per la progettazione di strutture assistive e riabilitative per anziani e traccia delle linee guida di riferimento, con l’intento di creare un know-how specifico per la progettazione dell’arredo, degli spazi interni e per lo studio del comfort abitativo di tali edifici.
Il progetto NEWINOLD-POWER raccoglie le buone pratiche di strutture assistive e riabilitative per anziani e traccia delle linee guida di riferimento con l’intento di apportare un know-how specifico alla progettazione energetica efficiente e allo studio del comfort abitativo di tali edifici.
SEE_INNOVA
SMALL INNOVATION VOUCHER
PROGETTO SMARTFLOOR: UN’IDEA CHE SOSTIENE ALTRE IDEE!
PROGETTO SMARTTHERMOSTAT: IL BENESSERE DEI TUOI CARI ISTANTE PER ISTANTE.
SERENITY: RAINBOW: INNOVATIVO DISPENSER DI MEDICINALI
Beneficiario: Dott. Paolo Olivetti Knowledge Provider: UNIVPM - Dipartimenti di Ingegneria dell’Informazione (www.dii.univpm.it/)
Beneficiario: Dott. Andrea Seraghiti Knowledge Provider: Townet Srl (www.townet.it)
Beneficiario: Ing. Matteo Maccioni Knowledge Provider: Meccano Scpa (www.meccano.it)
SmartThermostat oltre alle classiche funzionalità di un cronotermostato tradizionale permette di controllare la climatizzazione e la qualità dell'ambiente anche tramite Internet. L'innovativo progetto realizzato da Andrea Seraghiti assieme a Townet Srl migliora nettamente la qualità di vista dell'anziano e delle persone che se ne prendono cura; inoltre il framework realizzato potrà presto integrare ulteriori dispositivi per il controllo a distanza di dispositivi della così detta Internet of Things.
Serenity: Rainbow ha sviluppato uno studio di fattibilità per la realizzazione di un innovativo dispenser di medicinali rivolto soprattutto alle persone anziane, il quale offre una somministrazione controllata dei medicinali grazie alla possibilità di una preventiva impostazione del dispositivo che tiene conto degli orari e delle diverse specialità farmaceutiche prescritte al paziente, un meccanismo di remind e un sistema di allarmi nel caso di mancato prelievo del farmaco.
Smart Floor è un dispositivo per rilevare la caduta di persone anziane attraverso l’analisi delle onde sonore trasmesse dal pavimento dell’abitazione durante l’impatto. Grazie ad Innovation Voucher il beneficiario ha potuto avvalersi delle competenze dell’Università Politecnica delle Marche per trasformare l’idea in realtà!
Per maggiori informazioni contattare: SVIM Sviluppo Marche SpA Via Raffello Sanzio 85, Ancona
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INNOVAZIONE
Startup: una realtà in forte crescita grazie a incubatori e acceleratori di impresa Come sviluppare un’idea e diventare imprenditori
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ggi con il termine startup si tende ad identificare un’azienda, un prodotto. Invece, sarebbe opportuno sottolineare come in realtà sia un insieme di processi che saranno fonte di successo o insuccesso per la startup stessa. Esempi di processi chiave possono essere l’analisi di mercato, lo studio dell’organizzazione dell’impresa o la redazione di un corretto e scalabile business model; la redazione del Business Plan nel qual si concretizzano tutte le variabili chiave per rendere operativa una nuova impresa: costi, tempi e ricavi. Molte startup prendono vita soltanto da semplici idee o intuizioni e sono in grado, con i giusti accorgimenti, di diventare grandi imprese in breve tempo. Piccola nota positiva: rispetto al 2013 le startup innovative in Italia hanno fatto registrare un significativo aumento del 70
120%. Lo dice il rapporto “The italian Startup Ecosystem” realizzato grazie alla collaborazione di Italia Startup, associazione no profit che sostiene l’ecosistema delle startup Italiane, e il Politecnico di Milano e con il supporto istituzionale del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico). Ne risulta un 2014 vivace e proficuo per l’universo delle startup: sono aumentate del 74% le startup finanziate e del 58% le competizioni dedicate alle startup. Tutto questo anche grazie alla nascita di community online, risorse e associazioni che orbitano intorno all’innovativo pianeta delle startup. Si pensi, infatti, che a differenza del precedente anno sono entrati a far parte dei principali indicatori del rapporto piattaforme di crowdfunding come Fablab e Hackatlon. Il panorama italiano offre, quindi, più di 1600 startup innovative, 97 tra incubatori e acceleratori e 65 spazi di coworking.
Al contrario, però, sono gli investimenti a dimostrare un calo, seppur discreto: il picco dei 129 milioni di euro del precedente anno si è abbassato a 110 perché dall’estero sono restii ad investire nel nostro ecosistema, nonostante la ricchezza di startup di interesse e valore. Nell’immaginario collettivo, l’Italia appare come il ‘luogo dei musei’ e non delle startup (fonte HBR Italia, Ottobre 2014). Ciò che manca è una visione integrata, un’azione sistemica capace di collegare le tante iniziative esistenti e far emergere l’imprenditorialità diffusa. Malgrado la fatica negli investimenti, il panorama imprenditoriale è positivo: le startup raddoppiano, gli incubatori addirittura quadruplicano. Insomma, il ‘bambino’ è ormai diventato adulto, ma i vestiti sono sempre quelli e cominciano a stare stretti. Si parla spesso di incubatori, ma a questo punto quello che serve è acce-
Alcuni numeri interessanti? In solo un anno di vita The Hive è riuscito ad aiutare oltre 30 startup, di cui più della metà innovative e in grado di generare un fatturato totale di circa 2,5 milioni di Euro e impiegare più di 50 persone
lerazione. Servono startup di successo, in grado di crescere, di irrobustirsi, di esportare e di generare occupazione. La parola chiave in questo contesto è ‘scalabilità’. The Hive, business accelerator, certificato ai sensi del DL n 179/2012, è in grado di accelerare e rendere sistematico il processo di creazione di nuove imprese fornendo una vasta gamma di servizi integrati, che includono spazi fisici nonché opportunità di sinergie e networking, mirando alla promozione dello sviluppo economico e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Un vero e proprio agente di cambiamento. Ma perché si parla di ‘acceleratore’? The Hive si propone come acceleratore in quanto opera su startup che hanno già dimostrato la validità del loro modello di business e che possono contare su un
STARTUP buon bacino di clienti e quindi su un’attività già avviata. Grazie alle sedi di Milano, Ancona, Fermo, Camerino, Fabriano e Roma e grazie al proprio know-how consulenziale, offre i suoi servizi a imprese con buon potenziale di successo che intendono espandere i propri confini commerciali, sfruttare nuove opportunità di business e migliorare la propria competitività. Disponendo di un network di consulenti, specialisti e manager qualificati a geometria variabile, The Hive è un valido supporto al successo di un imprenditore che riesce a trovare nella struttura assistenza in tempo reale su tematiche relative alla costituzione societaria, legali, finanziarie, organizzative e commerciali. Inoltre, in collaborazione con Startzai, è tra le prime piattaforme di equity crowdfunding accreditate secondo il re-
golamento della CONSOB, che consente lo scambio di quote di startup e idee come fossero azioni di un mercato borsistico, assegnando loro un rating specifico. Altro capitolo interessante è quello relativo alla ricerca di finanziamenti: The Hive è socio IBAN, Italian Business Angels Network, e promuove e coordina il BAN MARCHE, il cui obiettivo è quello di favorire il cosiddetto informal venture capital. Nel percorso di creazione e sviluppo dell’impresa l’intervento degli ANGELS è fondamentale nella fase di early stage, non solo perché apportano risorse finanziarie indispensabili al raggiungimento di determinati obiettivi, ma soprattutto perché trasferiscono la loro esperienza, il loro know-how e la propria rete di contatti. Giuseppe Villa Business Developer – The Hive
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MARCHE WEB
“Orientamento all’innovazione, competenze specialistiche, esperienza di settore e di filiera, dedizione e approccio orientato al risultato del cliente.”
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l Gruppo Filippetti nasce ad Ancona nel 1974 ed è tra i leader nel mercato in server based computing, virtual application e virtual server, engineering e out-tasking.
Il Gruppo Filippetti espande la propria attività nei primi anni 2000 con le sedi di Milano e Roma fino a coprire il territorio italiano con le sedi di Bologna, Padova, Palermo, Salerno e Torino. Il punto centrale di gestione di tutti i sistemi è collocato ad Ancona, mentre i data center sono ubicati a Bologna e Roma. Il percorso di sviluppo porta all’ampliamento del portfolio di attività, dai servizi legati all’informatica tradizionale di System Integration e Sviluppo Software, all’Internet delle cose con la produzione di tecnologia proprietaria, sino alla realizzazione di servizi innovativi legati ai processi del mondo del lavoro e della vita quotidiana di ciascuno di noi. Tale percorso permette al Gruppo la sua internazionalizzazione sia attraverso un’apertura di proprie filiali all’estero sia di partnership con aziende estere di primaria importanza. Dalla fusione di competenze e business unit delle aziende che ne fanno parte, nasce una visione strategica integrata. Il Gruppo Filippetti esprime attraverso la sua visione le diverse anime che lo compongono. La combinazione delle competenze e delle tecnologie permette al Gruppo, attraverso un approccio olistico rivolto al cliente, di generare nuovo valore e di rispondere alle diverse necessità del mercato per generare nuovo valore di impresa e proporsi al mercato come unico “Partner in Business” delle imprese e delle organizzazioni che credono in un futuro sostenibile.
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È stato, per questo, costruito un sistema di comunicazione integrata capace di farsi portavoce di tutti questi valori e di veicolarli ad un target sempre più ampio in ambito nazionale ed internazionale, attraverso una voce unica e autorevole. Sono stati individuati dei topic di riferimento come Ict, Engineering, Tecnichal Consulting Service, Out-Tasking e Strategy per posizionare correttamente servizi e competenze. Ogni azienda del Gruppo comunica attraverso strumenti condivisi ed integrati e una forte identità visiva che si esprime anche attraverso l’allestimento delle sedi. A livello web il sito del Gruppo ha il compito di comunicare valori e servizi, aggregare referenze e contatti e introdurre alle specificità delle Aziende. L’importanza dei valori del Gruppo che accomunano tutte le sue aziende, è diventata il cuore del messaggio di comunicazione, raccontata attraverso la chiara definizione degli stessi ed espressi in prima persona dal CEO Micol Filippetti che si fa garante e testimonial per tutte le aziende rispettando la loro molteplicità sotto un’unica identità di Partner in Business. Partner in business, di ogni azienda che desidera crescere e innovarsi. L’obiettivo del Gruppo è portare sul mercato un concept innovativo di impresa attraverso un’offerta completa di soluzioni, consulenza, business integration, out-tasking & outsourcing applicativo e infrastrutturale, per generare nuovo valore di impresa. www.gruppofilippetti.it / wwww.filippetti.it
Qual è la sua visione di Gruppo?
Tonidigrigio progetta e realizza sistemi di comunicazione integrati, pensati per essere in dialogo con vari media e diversi linguaggi: dall’Advertising alla Corporate Identity, dal Marketing al Web Design. Tonidigrigio ha visto selezionati alcuni dei suoi progetti tra i migliori a livello nazionale da Aiap Community nel 2007, da Spaghetti Grafica nel 2009 con presenza alla Triennale di Milano, da Progetti di Gagliardini e nel web per il Premio Web Italia, Design Licks, nelle directory e community dedicate al web design come CSS Glance, CSS Mania, Italian Web Design, Css Gallery e molti altri. Alcune tra le Aziende e gli Enti che hanno scelto Tonidigrigio come partner per la comunicazione: Elica spa, Cantiere delle Marche, Panatta, Coltorti Boutique, Filippetti Spa, Colonnara, CNA Provinciale di Ancona, Comune di Jesi, Università Politecnica delle Marche, Stosa Cucine, Esinplast, Herbal Touch, Campus, Rosapetra Cortina, Scuola Internazionale di Comics.
La complessità e la velocità dei mercati rendono necessaria l’innovazione e il continuo aggiornamento delle competenze e delle soluzioni per le imprese. Lo stakeholder engagement, la sustainability e l’accountability diventano metodi e valori imprescindibili per la crescita e lo sviluppo delle imprese ed è in questa direzione che il nuovo approccio olistico verso il cliente differenzia il Gruppo dalla possibile concorrenza. Il Gruppo che Valori intende esprimere? La Vision del Gruppo è radicata nel più rigoroso rispetto dei codici deontologici e valoriali, decisivi per garantire fiducia reciproca e raggiungimento di standard qualitativi elevati, riscontrabili in modo diretto nei servizi prodotti, nelle performance aziendali e nel rapporto con gli stakeholder. I valori chiave al centro della nostra strategia di impresa sono: Passione, Responsabilità, Competenza, Professionalità, Trasparenza, Formazione, Integrità, Continua ricerca della qualità e Innovazione. Oggi le aziende hanno un ruolo diverso nel contesto sociale? Essere socialmente responsabili e sostenibili vuol dire aver compreso di assumere un ruolo, nel contesto di riferimento, che non si limita alla mera sfera economica ma che include anche quella sociale e ambientale. Il Gruppo misura costantemente l’aderenza delle proprie azioni ai valori aziendali attraverso i diversi processi certificatori.
visita il sito www.tonidigrigio.it
Micol Filippetti CEO Gruppo Filippetti
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MARCHE WEB
The best new products, everyday Arriva come sempre dagli Stati Uniti: promuove prodotti, è pensato per product manager, nerd e ‘smanettoni’, ma non solo di G. Gnoli
S
i chiama Product Hunt, ovvero la caccia al prodotto e ricorda tanto la ‘caccia al tesoro’ di quando si era bambini. È effettivamente una caccia alle migliori idee materiali e immateriali in circolazione nel momento un cui si consulta il sito. È utilizzato a mo’ di classifica da chi delle invenzioni e innovazioni ci campa, ovvero i product manager. Fondato nel novembre 2013 da Ryan Hoover, con il supporto di Y Combinator, un acceleratore di startup, è presto diventato tra i più consultati. Producthunt.com ha il design semplice di un prodotto tech, integra feature piuttosto basilari ma molto funzionali per le operazioni che deve svoglere. È un sito in cui gli utenti possono condividere una lista di prodotti (product share), soprattutto digitali, su base giornaliera. I prodotti condivisi hanno titolo e una breve discrezione lineare; gli utenti possono promuovere il proprio prodotto o segnalarne altri alla comunità, rigorosamente aperta; permette di votare e commentare i prodotti proprio come Hacker News o Reddit e i più votati salgono in cima alla lista per quel giorno.
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Per capire il successo che sta riscontrando Product Hunt, con gli oltre 8 milioni di visite al mese (fonte similarweb. com), è importante menzionare alcuni dei prodotti promossi nel sito, che sono soprattutto legati al mondo tecnologico. Volendo fornire una rapida panoramica delle tipologie di prodotti condivisi su Product Hunt, possiamo dividere i prodotti in tre grandi aree 1. Web app, ovvero applicazioni o software legate al mondo web, ma non necessariamente alla programmazione, come ad esempio: • Instapage: costruire in maniera semplice e veloce A/B test • Moz toolbar: per approfondire la SEO in un click direttamente dal browser • StartBootstrap: fornisce template gratuiti per creare siti web responsive 2. Applicazioni mobile di ogni tipo, spesso per sviluppatori, ma non solo: • Apptuse: creare un’app mobile per un sito e-commerce • Appsites: creare un sito web a partire da una app • Swytch: numeri di telefono aggiuntivi su uno stesso dispositivo
3. Hardware tecnologici funzionali e semplici gadget • Deeper: pescare in modo smart attraverso una “palla” intelligente che trova i pesci • Metromile: fornisce statistiche sullo stile di guida e altre informazioni legate alla viabilità • Lstn headphones: cuffie in legno per la lotta all’Aids La forte autorevolezza del sito è legata al background dei membri che compongono il network: per poter commentare i prodotti è necessario richiedere un’approvazione preventiva, mentre per votare un prodotto gradito è sufficiente effettuare il login tramite Twitter. Il sito ha recentemente lanciato anche una app IOS e fornisce una newsletter estremamente interessante relativa ai “top hunts”, ovvero i prodotti che hanno ricevuto le valutazioni più alte.
Innovazione ed internazionalizzazione nel settore agroalimentare
Opportunità e strumenti per lo sviluppo e la crescita delle aziende.
27 Novembre 2014 - Ancona Università Politecnica delle Marche
Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali - D3A Un’opportunità di confronto tra i principali attori che operano nel settore agroalimentare per creare contatti, sinergie, presentare progetti, ascoltare testimonianze, conoscere le risorse e tutto ciò che possa contribuire a stimolare la crescita di un settore di primaria importanza per la nostra economia.
Agenda lavori (14.30 - 18.15) • Apertura del workshop e saluti delle autorità • Ambito normativo di riferimento • Innovazione nel settore agroalimentare
• Internazionalizzazione delle imprese agroalimentari • Dibattito e conclusione del workshop Partner tecnico:
Con il patrocinio di:
Con la partecipazione di:
INFO E ISCRIZIONI
www.teamsystem.com/isa
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LE MARCHE CHE SPICCANO
“Come uscire dalla crisi? Serietà e pragmatismo” Paolo Bartorelli, noto “imprenditore del gioiello”, ci racconta quanto la vendita al pubblico sia cambiata negli anni e ci fornisce la sua ricetta per la ripresa del paese: “Bisogna usare il buon senso, quello del saggio padre di famiglia” di V. Carboni
L
e gioiellerie Bartorelli sono una tradizione dal 1882. Punto di riferimento per cultori del lusso e appassionati di stile, da 130 anni sono presenti sul mercato (oggi a Riccione, Pesaro, Milano Marittima, Cortina D’Ampezzo, Forte dei Marmi) con marchi leggendari, oggetti unici, pietre purissime. Ad uno dei titolari, Paolo Bartorelli, abbiamo chiesto, tra le altre cose, di spiegarci come se la passa il mercato del lusso in un contesto di crisi. Siete sul mercato da quattro generazioni, quanto sono cambiate le cose negli anni? “Tantissimo. Prima della guerra i miei nonni facevano i gioiellieri nelle campagne tra Rimini, Riccione, la Valle del Conca. Erano artigiani nel vero senso della parola, piccoli orafi. Col passare del tempo, il lavoro è cambiato sempre di più: da negozianti si è diventati imprenditori. Oggi la parte legata alla vendita si è ridimensionata, molto tempo lo si passa a fare marketing, a studiare comunicazione e
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pubblicità, si è sui social network, facciamo formazione. Siamo sempre più orientati al servizio, all’assistenza, al post-vendita. Il cliente di oggi è molto preparato ed esigente e ai nostri tempi, solo con un servizio che tende all’eccellenza si riesce a stare sul mercato. Siamo vere e proprie aziende insomma”. E della crisi economica cosa mi dice? Come sta il mercato del lusso? “La crisi c’è e non risparmia nessuno. Però noi lavoriamo molto con mercati stranieri, in particolare russi ma anche cinesi, coreani, arabi ed europei in generale, pur mantenendo una forte presenza di clientela italiana. Indubbiamente gli stranieri sono molto più propensi a spendere degli italiani: nel nostro paese, anche chi può spendere, tende a farlo sempre meno per molteplici ragioni. Alcune leggi recenti, pensiamo a quella sullo ‘spesometro’, o sulla ‘tracciabilità dei pagamenti’, che, sottolineo, non sono presenti nella maggior parte dei paesi comunitari (Nord Europa e Germania in te-
sta), limitano e condizionano fortemente il cliente italiano, che poi va a comprare all’estero. Addirittura, dagli stranieri extracomunitari non possiamo accettare pagamenti in contanti superiori a 15.000 euro: anche di questa restrizione non vi è traccia nella maggior parte dei paesi europei concorrenti. Tornando al discorso del fronteggiare la recente contrazione dei consumi: noi cerchiamo di diversificare il mercato e i prodotti, stando sempre attenti alle tendenze del momento. C’è anche da dire che un settore in particolare, quello dell’orologeria, è quasi in contro-tendenza rispetto a tutto il resto. Orologi di marchi consolidati come per esempio Rolex, Cartier, Bulgari, IWC, Patek Philippe, tengono molto sul mercato, rappresentano ancora un must, uno status symbol. Tengono anche i pezzi classici della gioielleria, quelli in cui il materiale prezioso è preponderante rispetto alla lavorazione: un brillante da 10.000 euro è comunque una sorta di ‘bene rifugio’. In generale posso dire che sono aumentate le vendite di quei ‘prodotti – moda’ semi-
preziosi, che sono comunque di qualità ma hanno prezzi inferiori. Continuano ad avere buon mercato anche gioielli di brand famosi come, per citarne alcuni, Bulgari, Pomellato e Chopard. Ci sono artigiani che lavorano per noi e realizzano pezzi unici, per quella parte di clientela che desidera oggetti molto personalizzati. In sostanza, il bel gioiello piace sempre. Oggi per vincere la sfida del mercato bisogna essere estremamente flessibili, preparati: i cambiamenti di gusto, di stile, sono repentini”. Quali sono le professionalità che lavorano per lei? “Ce ne sono tante ma forse quella più specifica è la figura del tecnico orologiaio, anche abbastanza ricercata sul mercato. Si tratta di un professionista ad elevata qualificazione in grado di intervenire con competenza e precisione su meccanismi talvolta molto complessi. Come gruppo crediamo moltissimo nella formazione: i nostri dipendenti frequentano regolarmente corsi nelle manifatture orologiere più prestigiose del mondo. In totale abbiamo una trentina di dipendenti (più i
componenti della famiglia); il volume di affari non li giustificherebbe tutti, perché in Italia il costo del personale è altissimo, ma questi dipendenti contribuiscono a crearlo quel determinato giro di affari. Servono molte persone per un’azienda come la nostra, per realizzare un servizio di eccellenza e per non rimanere mai indietro; consideri che noi organizziamo eventi, mostre e le ripeto, la vendita è solo una parte, seppur la più importante, del nostro lavoro”. Avrà modo di conoscere diversi giovani che si interfacciano con lei per colloqui di lavoro. Cosa ne pensa delle nuove generazioni? “I giovani di oggi sono poco calati nella realtà. E mancano di entusiasmo. Quelli con una marcia in più non sono sempre quelli con la preparazione scolastica eccellente ma spesso emergono coloro che oltre ad aver studiato hanno anche fatto lavori più umili, proprio come si faceva un tempo, quando si studiava e in estate si faceva la stagione come camerieri”. Che cosa serve all’Italia per uscire dalla
crisi? E cosa servirebbe al mercato del lavoro? “Intanto il mercato del lavoro ha bisogno di molta flessibilità, io sono infatti per il modello tedesco. L’Italia deve abbandonare una volta per tutte l’ideologia e diventare pragmatica: non è possibile passare vent’anni a parlare dell’articolo 18. Inoltre, come già detto, il costo del lavoro è troppo alto. Occorre invece avere la possibilità di dare degli incentivi a chi se li merita e poter detassare gli straordinari. Altro tasto dolente è la burocrazia: rallenta il lavoro e produce ulteriori costi. I politici in generale, dovrebbero calarsi nella realtà della gente e non occuparsi soltanto dei loro centri di potere. Tutti dobbiamo lavorare ed indiscutibilmente abbiamo interessi personali ma io credo che l’interesse della collettività debba venire prima, l’interesse privato non dovrebbe cioè mai anteporsi al bene pubblico. Bisognerebbe, per sintetizzare, usare il buon senso del saggio padre di famiglia, senza ideologie e preconcetti e comportarsi da persone serie, a tutti i livelli, nel pubblico e nel privato”.
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CARRIERE E POLTRONE
Chi entra e.. chi esce In questa rubrica presentiamo le novità principali relative a nomine ed incarichi in aziende del territorio ed enti pubblici, nonché avvicendamenti che interessano marchigiani Confcommercio Senigallia: Bramucci presidente
Giacomo Bramucci, imprenditore commerciale titolare de La casa del Costume, è il nuovo presidente della Delegazione di Senigallia Confcommercio Imprese per l'Italia Marche Centrali. "Dobbiamo lavorare soprattutto per rendere ancora più efficace la sinergia tra Turismo e Commercio – ha affermato Bramucci - in modo che i due settori riescano a dialogare in maniera più proficua costituendo un nuovo asse trainante per l'economia del nostro territorio".
Liana Serrani è il neo presidente della Provincia di Ancona
Il neo presidente della Provincia di Ancona è Liana Serrani. Il sindaco di Offagna Stefano Gatto primo eletto tra i consiglieri. Serrani ha ottenuto il 70 per cento delle preferenze, con 508 voti su 647 aventi diritto.
Paolo D'Erasmo presidente della Provincia di Ascoli Piceno
L'ex sindaco di Ripatransone, Paolo D'Erasmo, è stato eletto presidente della provincia di Ascoli Piceno. I nuovi consiglieri sono: Alberto Antognozzi, Valentina Bellini, Silvano Evangelisti Bruno Menzietti,Sergio Corradetti e Stefano Novelli per la lista di D’Erasmo. Aleandro Petrucci, Andrea Antonini e Simone Matteucci sono gli eletti del centrodestra e Roberto De Angelis per la lista di sinistra.
Provincia di Pesaro Urbino: Daniele Tagliolini alla presidenza
Il neo presidente della Provincia di Pesaro Urbino è Daniele Tagliolini, sindaco di Peglio. Tagliolini ha espresso soddisfazione per il risultato elettorale (388 preferenze su 510 votanti, pari al 76% dei voti validi), per la partecipazione dei rappresentanti dei piccoli comuni e per i consensi ottenuti nelle aree interne (il sindaco più votato per numero di schede è stato quello di Auditore, Omar Lavanna).
Nomine e incarichi possono essere inviati all’indirizzo email: ufficiostampa@mlmagazine.it
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CONTRIBUTI E BANDI MARCHE >MISE "Credito d'imposta assunzioni" Le istanze potranno essere presentate dalle imprese, in modalità telematica attraverso una specifica piattaforma informatica, a partire dal 15 settembre 2014 per le assunzioni effettuate dal 26 giugno al 31 dicembre 2012. Per le assunzioni effettuate nel corso del 2013, le istanze potranno essere presentate a partire dal 10 gennaio 2015. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi >FONDI INTERPROFESSIONALI "Sostegno alla formazione" I fondi interprofessionali sono stati istituiti per favorire la formazione dei lavoratori e sono aperti a soddisfare i fabbisogni formativi della singola impresa, partecipando ai bandi emessi dal Fondo. SIDA GROUP affianca l'azienda, supportandola nella scelta del Fondo Interprofessionale, elaborando e gestendo i progetti formativi aziendali e interaziendali, svolgendo tutti gli adempimenti burocratici previsti. >REGIONE MARCHE "Progetti Bottega-Scuola" Sono a disposizione contributi alle PMI della Regione che prevedono l'assuzione di borsisti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. L'entità del contributo è pari ad euro 7.000,00. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi
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>INAIL "Innovazione per la sicurezza" L’Inail finanzia le piccole e micro imprese operanti nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, dell’estrazione e della lavorazione dei materiali lapidei per la realizzazione di progetti di innovazione tecnologica mirati al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I destinatari degli incentivi sono le imprese, anche individuali, iscritte alla Camera di Commercio Industria, Artigianato ed Agricoltura. Il contributo, in conto capitale, è erogato fino ad una misura massima corrispondente al 65% fino ad un massimo di euro 50.000,00. Domande a partire dal 3 novembre 2014. SCADENZA: 03/12/2014 >MINISTERO ECONOMICO "Valorizzazione modelli"
SVILUPPO disegni
e
La misura è volta ad incentivare gli investimenti aziendali per la valorizzazione di disegni e modelli industriali al fine di accrescere la loro competitività sui mercati nazionali ed internazionali. Il contributo massimo sarà pari all'80% delle spese ammissibili, fino ad un massimo di euro 80.000,00. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi >CAMERA DI COMMERCIO DI ANCONA "Contributi per la certificazione aziendale" Contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese
effettivamente sostenute, fino ad un massimo di euro 7.500 in caso di progetto di certificazione integrato, per l'ottenimento di un sistema di gestione ambientale (ISO 14001, EMAS), di Responsabilità sociale (SA 8000/ OHSAS18001) ed energetica (ISO50001). SCADENZA: fino ad esaurimento fondi >MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO "Fondo Crescita Sostenibile" Il bando finanzia, attraverso finanziamenti a tasso agevolato, iniziative e progetti di Ricerca Industriale e Sviluppo Sperimentale per la realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi e per il miglioramento degli stessi. I progetti devono avere durata tra 18 e 36 mesi, essere avviati successivamente alla presentazione della domanda e di importo compreso tra 800 mila e 3 milioni di euro. Le domande potranno essere presentate a partire dal 30 settembre 2014. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi >REGIONE MARCHE "Agevolazioni per le imprese del comparto culturale evoluto" Finanziamento agevolato per le operazioni di sviluppo a fronte di investimenti e operazioni di riequilibrio finanziario. L'importo del finanziamento non può essere inferiore ad euro 50.000 e non superiore ad euro 150.000 con un tasso pari all'1%. SCADENZA: fino ad esauri-
mento fondi >MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO "Fondo Centrale di Garanzia per le PMI" Con il Fondo di Garanzia le PMI possono accedere a diversi tipi di operazioni sia a breve sia a medio-lungo termine, tanto per liquidità che per investimenti, avendo a supporto una copertura massima dell'80% del finanziamento, fino ad un massimo di € 2,5 milioni. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi >MISE E CASSA DEPOSITI E PRESTITI "Sabatini Bis" Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico che istituisce un nuovo strumento per accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese e migliorare l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese.Alle imprese verrà riconosciuto dal Mise un contributo in conto interessi pari all'ammontare complessivo degli interessi calcolato su un tasso favorevole del 2,75%, ripartito in cinque anni in quote annuali costanti. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi >CAMERA DI COMMERCIO FERMO "Fondo Genesi per credito a PMI" La Camera di Commercio di Fermo, ha stipulato una convenzione con i confidi
che operano sul territorio provinciale, con l’obbiettivo di agevolare l’accesso al credito delle nuove Pmi, tramite la costituzione di un fondo (Fondo Genesi), per la concessione di garanzie sui finanziamenti. Destinatari finali sono le PMI iscritte al Registro delle Imprese dal 1° gennaio 2012. L'importo massimo della garanzia potrà essere pari ad € 30.000, nella misura massima del 30%. SCADENZA: a sportello EMILIA >FONDI INTERPROFESSIONALI "Sostegno alla formazione" I fondi interprofessionali sono stati istituiti per favorire la formazione dei lavoratori e sono aperti a soddisfare i fabbisogni formativi della singola impresa, partecipando ai bandi emessi dal Fondo. SIDA GROUP affianca l'azienda, supportandola nella scelta del Fondo Interprofessionale, elaborando e gestendo i progetti formativi aziendali e interaziendali, svolgendo tutti gli adempimenti burocratici previsti. >MISE "Credito d'imposta assunzioni" Le istanze potranno essere presentate dalle imprese, in modalità telematica attraverso una specifica piattaforma informatica, a partire dal 15 settembre 2014 per le assunzioni effettuate dal 26 giugno al 31 dicembre 2012. Per le assunzioni effettuate nel corso del 2013, le istanze potranno essere presentate a partire dal 10
gennaio 2015. SCADENZA: fino a esaurimento fondi
5.000), alla ricerca (fino ad € 30.000) e all’innovazione (fino a € 1.000). SCADENZA: 23/11/2014
>MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO "Fondo Crescita Sostenibile" Il bando finanzia, attraverso finanziamenti a tasso agevolato, iniziative e progetti di Ricerca Industriale e Sviluppo Sperimentale per la realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi e per il miglioramento degli stessi. I progetti devono avere durata tra 18 e 36 mesi, devono essere avviati successivamente alla presentazione della domanda e devono essere di importo compreso tra 800 mila e 3 milioni di euro. SCADENZA: da definire >CCIAA RAVENNA "Crea impresa" Contributo a fondo perduto fino al 50% promosso dalla CCIAA di Ravenna per il sostegno e l'avvio di nuove attività imprenditoriali nate tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2014. Il contributo può arrivare fino al 50% delle spese per un'intensità massima di € 5.000. SCADENZA: 31/01/2015 >CCIAA RIMINI "Start-up ricerca e innovazione" La Camera di Commercio di Rimini promuove tre nuovi bandi per sostenere le imprese locali e incentivare l’avvio di attività imprenditoriali a livello provinciale. Sono dedicati rispettivamente alle start-up (fino a €
>REGIONE EMILIA ROMAGNA "Incentivi alle start-up innovative" Contributo fino a € 100.000,00 con intensità pari al 60% degli investimenti, per favorire la creazione e la crescita di start-up innovative, nate dopo il 01/01/2011. SCADENZA: 31/03/2015 >MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO "Fondo Centrale di Garanzia per le PMI" Con il Fondo di Garanzia le PMI possono accedere a diversi tipi di operazioni sia a breve sia a medio-lungo termine, tanto per liquidità che per investimenti, avendo a supporto una copertura massima dell'80% del finanziamento, fino ad un massimo di € 2,5 milioni. SCADENZA: fino ad esaurimento fondi >REGIONE EMILIA ROMAGNA "Ingenium Emilia Romagna II" Fondo di capitale di rischio, sostenuto con l’Attività II.1.3, e finanziato con 14 milioni di euro per favorire lo start up di imprese innovative - in particolare di quelle operanti in settori ad alta tecnologia - e per sostenere le strategie di sviluppo e di investimento delle imprese nella direzione dell'innovazione. ll fondo
è destinato esclusivamente agli investimenti in capitale di rischio nelle prime fasi di vita dell’impresa (early stage, nelle forme del seed financing e dello start up financing) e ad investimenti per supportare la crescita e l’implementazione di programmi di sviluppo di imprese già esistenti (expansion) fino ad un massimo di € 1 milione. SCADENZA: 31/12/2015 >REGIONE EMILIA ROMAGNA "Ingenium Emilia Romagna II" Fondo di capitale di rischio, sostenuto con l’Attività II.1.3, e finanziato con 14 milioni di euro per favorire lo start up di imprese innovative - in particolare di quelle operanti in settori ad alta tecnologia - e per sostenere le strategie di sviluppo e di investimento delle imprese nella direzione dell'innovazione. ll fondo è destinato esclusivamente agli investimenti in capitale di rischio nelle prime fasi di vita dell’impresa (early stage, nelle forme del seed financing e dello start up financing) e ad investimenti per supportare la crescita e l’implementazione di programmi di sviluppo di imprese già esistenti (expansion) fino ad un massimo di € 1 milione. SCADENZA: 31/12/2015
A cura della Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida T 071.28521 finanza@sidagroup.com
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CONSULENZA
La finanza alternativa Le nuove formule di accesso al credito
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o scenario nazionale ed internazionale nel quale si muovono le aziende italiane oggi non è sicuramente dei più agevoli: da un lato si trovano ad operare in un mercato asfittico, incerto e con prospettive di crescita al momento deboli e poco incoraggianti. Non a caso si parla di crescita zero e di recessione, in un’economia destrutturata, incapace di sostenere la sopravvivenza e la crescita delle imprese, che vede pressoché annullati i timidi tentativi di ripresa del proprio ciclo economico. Dall’altro lato le aziende devono scontrarsi e confrontarsi con gli Istituti Bancari, anch’essi costretti a fare i conti con la crisi: la stretta creditizia, o credit crunch, in un’accezione più globale, comporta una concessione di prestiti e finanziamenti, a privati e aziende, sempre più ristretta. Gli Istituti di credito, in-
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fatti, si trovano nella scomoda posizione di dover far fronte contemporaneamente ai doveri imposti dai vincoli di Basilea 3, e alle richieste di denaro da parte del mercato, alle quali si aggiungono i timori derivanti dai rischi legati alla concessione del credito, visto lo scarso livello di solvibilità del mercato. A tutto questo va aggiunto che il panorama delle aziende italiane si contraddistingue da imprese fortemente indebitate e sbilanciate nel rapporto tra capitale proprio e fonti di terzi a favore di quest’ultimo, caratterizzate da un eccesso di capacità produttiva che non trova sbocchi e realizzazione monetaria nel mercato. Di fronte a questo scenario è facile scoraggiarsi. È però importante sottolineare
che esistono misure di sostegno alle imprese con l’obiettivo di far ripartire sviluppo e consumi e sanare la ferita della disoccupazione. Il fondo centrale di Garanzia, gestito dal MISE, affianca le imprese con difficoltà di accesso al credito bancario per la mancanza di sufficienti garanzie a copertura del finanziamento: la garanzia può essere attivata solo a fronte di finanziamenti concessi da banche, società di leasing e altri intermediari finanziari per importi non superiori a 2,5 milioni di euro. Il fondo garantisce tutti i tipi di operazioni a breve e medio-lungo termine, tanto per liquidità che per investimenti; sostiene anche le startup innovative e quelle a conduzione prevalentemente femminile. Proprio per le startup, le banche stesse, attraverso la concessione a soggetti ido-
nei e meritevoli, hanno avviato operazioni di finanziamento a tasso calmierato, inferiore rispetto a quelli di mercato. Stessi obiettivi si pone il fondo messo a disposizione da INVITALIA (al momento la misura è attiva solo per le regioni centro-meridionali) per la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali ed il consolidamento di quelle già attive da almeno tre anni: gli aiuti sono prevalentemente a carattere di finanziamento a tasso agevolato, e vanno a coprire sia le spese di natura gestionale sia quelle relative agli investimenti. Inoltre, sono attive misure per le aziende che si rivolgono al mercato estero (principalmente Paesi extra-UE), con l’obiettivo di ampliare il proprio raggio d’azione: gli investimenti finanziabili riguardano l’apertura di un nuovo sito pro-
duttivo, la creazione di una nuova sede commerciale, lo studio di fattibilità per progetti di apertura verso Paesi stranieri. L’ente promotore, SIMEST, mette a disposizione delle aziende uno sportello sempre aperto al quale presentare la propria richiesta di finanziamento. Anche per l’innovazione tecnologica e la R&D esistono finanziamenti provenienti dai fondi europei, gestiti principalmente dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti) e dalla FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti), istituiti per il sostegno e il supporto alle aziende nelle attività di ricerca e sviluppo e di miglioramento della dotazione tecnologica aziendale. Infine, i mini bond, ovvero obbligazioni studiate per le PMI, emesse direttamente da una società in cambio di un prestito. Come tutte le obbligazioni hanno un tasso d’interesse riconosciuto sotto
forma di cedola semestrale o annuale e una data di scadenza. Il mercato dei mini bond coinvolge, in teoria, quasi 110 mila imprese e può valere tra i 50 e i 100 miliardi di euro l’anno. Senza dubbio rappresentano un valido mezzo per reperire liquidità sul mercato in maniera alternativa, sostenendo così la capitalizzazione delle aziende, finanziando progetti di sviluppo con il ricorso a fonti alternative al sistema bancario.
Nicasio Riggio Management Academy Sida Group Area Finanza
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CONSULENZA
Cos’è la consulenza strategica? Un acceleratore di crescita nei processi di cambiamento
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ensiamo a domande quali: è opportuno che una società manifatturiera di un comparto acquisisca in un dato momento il suo maggior rivale? In quale misura una società di un settore tecnologicamente avanzato deve esternalizzare le attività di R&D? Domande simili rifuggono da soluzioni semplicistiche, soprattutto in un contesto estremamente complesso come quello attuale: ad esse non è possibile applicare soluzioni precostituite o modelli appresi sui libri di testo. Questa è la tipologia di domande per le quali le aziende richiedono alle società di consulenza un piano concreto ed efficace da attuare, una soluzione in grado di assicurare concretamente profitti e un vantaggio competitivo sostenibile. Il mondo della consulenza strategica ha nel suo obiettivo ‘di visione’ il generare innovazione e supportarla per un positivo processo di crescita. Ma qual è l’atteggiamento del mondo imprenditoriale di fronte alla necessità di innovare e quali, di contro, le modalità di supporto messe in campo dalle società di consulenza? Cosa deve cambiare nella cultura d’impresa del nuovo millennio, e come la consulenza può presentarsi come acceleratore nella creazione di va-
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lore per il cliente? Fatti salvi i casi di eccellenza, mediamente le piccole e medie imprese italiane sembrano stare sul mercato come nella generazione precedente, come se non avessero ancora pienamente interiorizzato che le strategie di una volta, centrate sulla catena del valore e sul ciclo di vita del prodotto, fanno fatica a dare risposte positive. Questo fenomeno è più evidente nelle imprese familiari, laddove la cultura aziendale appare tradizionalmente autoreferenziale. Non è raro che, in caso di successo, il modello adottato da queste aziende venga interpretato come lo stile di business caratteristico della proprietà, acquistando di conseguenza valore in sé; sicché diventa normale pensare di doverlo custodire e perpetuare nel tempo: “non cambiamo perché questo è ciò che ci ha reso vincenti”. In letteratura socio-organizzativa si chiama ‘memoria istituzionale’ dell’azienda, ma aveva senso cinquant’anni fa, quando il mercato si muoveva molto più lentamente ed uno stesso modello di business poteva durare per più di una generazione. Oggi i mercati si muovono a ben altre velocità, hanno una capacità di consumare offerta e di indurre nuovi bisogni a ritmi tali per cui nell’arco di pochi anni le aziende possono essere chiama-
te a cambiare modello di business anche più di una volta. Nel caso in cui questo non si verifichi, la stessa cultura d’impresa che oggi conduce al successo domani può portare al declino se si cristallizza nel compiacimento di un’identità autoreferenziale, in rapporto alla quale il cliente finisce per giocare un ruolo di secondo piano. Questo è il passaggio fondamentale: centrare il focus sul cliente. Al diminuire della domanda, il concetto di strategia commerciale orientata alla vendita, secondo il quale compito del marketing sarebbe quello di influenzare le scelte del consumatore, reagisce con il ricorso a sconti e offerte promozionali: interventi che pur risolvendo in qualche misura il problema delle vendite nel breve termine, non hanno forza di risposta risolutiva al problema focale della caduta d’interesse del cliente per i prodotti o i servizi offerti. Le moderne metodologie strategiche di marketing si focalizzano, più che sulle vendite, sul cliente e le sue aspettative, desideri e bisogni, espressi e latenti. Per le imprese significa dover pianificare produzione e commercializzazione dei prodotti/servizi in funzione dell’evoluzione della domanda e, negli ultimi tempi, anche nel rispetto delle esigenze più lar-
Napoleone disse che le nuove idee vincono sempre, perché anche chi le ostacola ne rimane influenzato
ghe della società (etica d’impresa). Una visione aziendale così concepita garantisce all’impresa un livello di flessibilità e di adattabilità al cambiamento tale da metterla in grado di trovare la propria collocazione di mercato nel lungo termine. Pertanto, focalizzare l’attenzione solo sulla dimensione della cultura interna e dei valori non basta più: il valore creato non è da ricercare soltanto nelle attività svolte, bensì nel network di relazioni che l’azienda sa creare nei propri mercati di riferimento, soprattutto con i propri clienti, consentendole di acquisire una conoscenza del cliente, tale per cui il prodotto o il servizio sembrano fatti ‘su misura’ (cliente come partner). Emerge così una nuova concezione dell’impresa, nella quale la consulenza può assumere un ruolo centrale di stimolatore/acceleratore di cambiamento e crescita. Di fronte ad un simile cambiamento della domanda, il consulente deve porsi il problema di come emergere dalla massa e conquistare l’attenzione del cliente in tempi di sovraesposizione ai messaggi commerciali e inquinamento pubblicitario. La soluzione non può prescindere da fattori fondamentali quali le competenze e la qualità, innestate su una solida base di esperienze aziendali e di relazioni virtuose acquisite. Obiettivo
della sua azione è la creazione di valore per l’azienda-cliente e il suo ‘comportamento organizzativo’ dovrà essere ispirato sempre più alla ‘disciplina dell’indisciplina’: meno tradizionale nell’approccio del fare consulenza, più innovativo nel trovare l’idea strategica che ribalti soluzioni convenzionali di corto profitto e capace invece di generare una visione nuova o di dare nuova forza ad una visione esistente (disruption). Interpretare fino in fondo tale ruolo, per la consulenza significa in qualche modo cambiare pelle, rompere gli schemi e innovare, rimescolare le carte delle proprie capacità in maniera rigorosa e creativa relativamente ad elementi quali il target, il contesto organizzativo e la cultura d’impresa in cui si va ad operare, le caratteristiche attese del servizio, la comunicazione e i suoi strumenti. Così com’è importante per l’aziendacliente individuare nuove modalità di comunicazione, vendita e proposte di valore, identificando o creando nuovi desideri nel consumatore, anche per la consulenza questi elementi devono rappresentare un pensiero strategico, teso alla tutela degli interessi dei clienti e allo sviluppo di un riposizionamento a lungo termine del brand.
Per questi motivi una consulenza così strutturata è importante per le aziende, che abbia nel suo dna la capacità: • di guardare oltre il problema contingente, aprendo la mente del cliente a nuove possibilità di innovazione e cambiamento; • di essere portatrice, oltre che di soluzioni veloci e concrete, anche di pensiero originale; • di destreggiarsi e confrontarsi con soluzioni diverse che, a volte, implicano scelte di discontinuità rispetto al passato e alle abitudini del cliente; • di prendersi la responsabilità delle indicazioni offerte e condividerne il risultato; • di essere flessibile nell’interpretazione del ruolo di partner strategico e/o operativo; • di essere vicina all’azienda-cliente e di costruire con la sua struttura manageriale un rapporto fondato sulla ‘cultura della fiducia’, tale da permettere l’offerta di soluzioni consulenziali innovative, che sappiano generare e consolidare soddisfacenti standard di risultato economico per l’azienda. Osvaldo Fanella Management Academy Sida Group Area Strategia e Innovazione
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CONSULENZA
Vendere, vendere, vendere Chiunque abbia avuto esperienze di lavoro nella funzione commerciale delle aziende avrà sicuramente sperimentato il classico “ping pong” delle responsabilità che si verifica quando una iniziativa di carattere ‘strategico’ (il lancio di un nuovo prodotto, una nuova iniziativa commerciale) tarda a produrre gli effetti previsti
I
n questi casi i manager delle vendite, tirati in causa per gli scarsi risultati, saranno pronti ad incolpare il prodotto – scarsa qualità, prezzo esagerato, tempi di consegna incerti e chi più ne ha più ne metta. A questo punto saranno le altre funzioni a difendersi e a rilanciare – i concorrenti sono anche più cari di noi, la qualità è in linea con il mercato, sono le vendite che non stanno sposando il progetto ecc. ecc. Spesso il ping pong in oggetto si potrebbe evitare se in azienda si ponesse attenzione ad un aspetto fondamentale dell’economia di questi anni. La velocità degli scambi commerciali, la rilevanza dell’e-commerce, il ruolo dei social network fanno sì che i risultati delle strategie siano terribilmente vicini a chi le deve attuare con i clienti, cioè gli uomini di vendita. Il problema è che questi ultimi sono spesso terribilmente lontani da chi le strategie le progetta e le lancia concretamente, siano essi l’imprenditore o il top management. Il fatto è ancor più paradossale osservando che ai piani alti delle aziende sono sempre di più i manager provenienti dalle vendite. Se negli anni ’80 e
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‘90 i CEO provenivano spesso dal marketing o dall’amministrazione/finanza, oggi è facile trovare capi d’azienda con esperienza nel commerciale, con un rapporto stretto con i sales manager. Si tratta, quindi, di mettere in comunicazione in modo organico e non episodico i CDA e la forza vendita, gli strateghi con gli esecutori. In un video molto conosciuto, girato durante un intervento di formazione, Julio Velasco (coach della nazionale di volley negli anni dei trionfi internazionali) spiegava come lui volesse in squadra schiacciatori che non ‘discutevano’ l’alzata, ma la chiudevano con il punto: tradotto nell’ambito aziendale: i venditori che realizzano la vendita, anche se la strategia non è perfetta. E come possono le aziende essere certe che questo possa avvenire? La chiave è: mettere le vendite al centro della strategia, come recita il titolo di un articolo recentemente apparso su HBR. Considerare la forza vendita una risorsa strategica vuol dire ammettere che (anche) da essa dipende il successo delle strategie aziendali. Un venditore non è solo un veicolo, un tramite ver-
so il cliente, bensì un potenziale creatore di valore aggiunto nel rapporto tra azienda e mercato. L’importanza delle figure commerciali in chiave strategica è stata compresa persino dai dirigenti delle banche che, dopo anni passati ad aspettare i clienti al caldo dei loro uffici, hanno capito che per presidiare il mercato occorre avere dei key account manager sul modello delle aziende del Largo Consumo, in grado di gestire il rapporto con clienti complessi con autorevolezza ed efficienza.Una volta riconosciuta l’importanza delle vendite naturalmente occorre essere coerenti e, ad esempio, investire nella formazione degli uomini di vendita, per allinearli alle competenze che il mercato richiede e alle strategie che l’azienda pianifica e attua. Un piano formativo organico e ben strutturato diventa perciò un elemento chiave delle strategie aziendali, un ‘competitive edge’ che può facilitare il raggiungimento degli obiettivi.
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INCHIESTA
Se è l’immigrato a fare l’impresa Non solo badanti, manovali e braccianti. Sono sempre più numerosi gli immigrati presenti nelle Marche che scelgono la strada dell’impresa e del lavoro autonomo. Col procedere dell’integrazione essi fanno proprio il modello marchigiano e cercano nella titolarità di un’azienda e nell’apertura di una partita Iva, una soluzione alle difficoltà del lavoro dipendente, una gratificazione personale ed una opportunità di crescita sociale ed economica
U
na fotografia puntuale dell’imprenditorialità degli immigrati imprenditori è stata fatta da Cna Marche in occasione della presentazione del “Dossier statistico immigrazione 2014”, che si è tenuta nei giorni scorsi in Regione. Su un totale di 146.152 stranieri residenti nelle Marche, informa la Cna, i titolari d’impresa sono poco meno del 10 per cento: negli ultimi dieci anni sono quasi triplicati passando dai 5 mila del 2004 ai 14.433 del giugno 2014 di cui 12 mila imprese individuali, pari all’82,6 per cento del totale. Le imprese guidate da immigrati ormai rappresentano l’8,2 per cento delle imprese attive in regione. Quelle con un titolare donna sono 3.986, pari al 27,6 per cento del totale, rispetto ad una media nazionale del 23,7 per cento. Per il 34,1 per cento le imprese a guida extracomunitaria delle Marche sono attività commerciali mentre il 28,8 per cento si occupa di edilizia. Le attività manifatturiere sono il 15,2 per cento, soprattutto nell’abbigliamento e nel calzaturiero, le attività di alloggio e ristorazione sono il 6,3 per cento, quelle agricole il 3,1 per cento e il 2,5 fornisce servizi vari. “Malgrado la recessione ed il fatto che nella nostra regione lo scorso anno abbiano cessato l’attività più di 4 mila imprese,” affermano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini “quelle straniere hanno fatto registrare un saldo positivo di 342 unità nel 2013 con 1.818 iscrizioni e 1.476 cessazioni di attività. Si tratta di piccoli imprenditori che si sono rimboccate le maniche per ritagliarsi un presente ed un futuro dignitosi nel Paese dove han-
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no scelto di vivere. Aprono bar e pizzerie, piccole imprese e negozi di ogni genere. Lavorano e fanno lavorare gli altri, versano i contributi e fanno la loro parte per aiutarci a tenere in piedi il nostro sistema pensionistico. Dalle loro attività arriva il 10 per cento del Pil regionale. E nonostante la crisi, la quota sembra destinata a crescere”. Ma chi sono gli imprenditori immigrati marchigiani? Secondo l’indagine presentata dalla Cna, i sono relativamente giovani (due su tre hanno tra i 30 ed i 49 anni) e provengono soprattutto da Cina (1.661), Marocco (1.472), Albania (1.144), Romania (1.143) e Macedonia (559). Gli immigrati provenienti dall’Est europeo si occupano prevalentemente di edilizia, in particolare albanesi e rumeni. Tra gli imprenditori edili numerosi anche i tunisini. Invece tra i marocchini ed i senegalesi prevale il commercio ambulante. I peruviani prediligono il trasporto e il magazzinaggio mentre i cinesi hanno aperto soprattutto laboratori di confezioni e articoli in pelle ed attività di ristorazione. L’immigrato imprenditore in genere ha un titolo di studio medio alto e nel 70 per cento dei casi vive in Italia da oltre dieci anni. Molti sono stati dipendenti del settore privato, dove hanno assunto quelle competenze che hanno permesso loro di fare il salto e avviare un’azienda. La presenza delle imprese a conduzione immigrata coinvolge in modo abbastanza omogeneo tutte le province e vede al primo posto la provincia di Ancona con 3.754 imprese. Seguono Pesaro e Urbino con 3.754 imprese, Macerata (3.605), Fermo (1.800) e Ascoli Piceno (1.642). I problemi che devono affrontare gli im-
prenditori immigrati sono numerosi: difficoltà di accesso al credito, appesantimenti fiscali e burocratici, scarsa formazione d’impresa, esigenza di innovazione, reperimento dell’abitazione, conoscenza della lingua. Secondo i dati dell’Osservatorio Cribis, gli imprenditori immigrati hanno inciso per l’11 per cento sulla richiesta di crediti finanziari nel 2013, soprattutto romeni, albanesi e marocchini mentre i cinesi, pur appartenendo alla comunità più numerosa, si piazzano al 29 esimo posto, un dato che riflette la tendenza della comunità cinese a ricorrere soprattutto all’autofinanziamento ed al supporto delle reti parentali e comunitarie. “L’ostacolo più difficile per gli immigrati che vogliono avviare un’impresa” sostengono Sabatini e Gregorini “è proprio quello dell’accesso al credito. Gli immigrati, specialmente se extracomunitari, fanno fatica a trovare il capitale iniziale perché il sistema bancario chiede garanzie eccessive che non sempre è facile procurarsi. Ed è proprio su burocrazia, credito e formazione che la Cna si sta impegnando con i propri uffici sul territorio e con una costante azione verso le istituzioni e le banche. Inoltre la Cna, da oltre dieci anni, ha costituito Cna World, un servizio specifico per gli imprenditori immigrati, di orientamento, consulenza e assistenza per il disbrigo delle pratiche amministrative, nell’ottica di una più avanzata idea di rappresentanza, che non può non coinvolgere questa categoria di imprenditori in costante crescita ed ormai fenomeno strutturale delle vita economica del Paese”.
L'IMPRENDITORIA STRANIERA NELLE MARCHE Province
imprese immigrate
% Imprese immigrate su totale imprese
% imprese individuali
Pesaro e Urbino
3.632
80,9
8,7
Ancona
3.754
81,7
8,0
Macerata
3.605
84,9
9,1
Ascoli Piceno
1.642
77,9
6,6
Fermo
1.800
87,8
8,0
MARCHE
14.433
82,6
8,2
Fonte: Centro Studi IDOS in collaborazione con Cna e Unioncamere
IMPRENDITORI IMMIGRATI, DA DOVE PROVENGONO Pesaro e Urbino
Marocco: 567
Albania: 332
Svizzera: 300
Romania: 250
Ancona
Romania: 435
Cina: 325
Bangladesh: 282
Albania: 251
Macerata
Cina: 429
Marocco: 362
Macedonia: 276
Albania: 233
Ascoli Piceno
Cina: 196
Albania: 148
Romania: 111
Marocco: 95
Fermo
Cina: 524
Marocco 219
Albania: 180
Romania: 155
MARCHE
Cina: 1661
Marocco: 1.472
Albania: 1.144
Romania: 1.143
Fonte: Centro Studi IDOS in collaborazione con Cna e Unioncamere
IMPRENDITORI IMMIGRATI, I PRINCIPALI COMPARTI DI ATTIVITA' Pesaro e Urbino
commercio 37,9
costruzioni 32,6
manifatturiero 9,5
Ancona
commercio 33,4
costruzioni 27,4
manifatturiero 12,2
Macerata
commercio 36,4
costruzioni 29,8
manifatturiero 14,3
Ascoli Piceno
commercio 31,4
costruzioni 23,3
manifatturiero 15,3
Fermo
manifatturiero 31,5
costruzioni 26,6
commercio 26,3
MARCHE
commercio 34,1
costruzioni 28,8
manifatturiero 15,2
Fonte: Centro Studi IDOS in collaborazione con Cna e Unioncamere
In crescita nella nostra regione gli stranieri che aprono una partita Iva ed avviano unâ&#x20AC;&#x2122;attivitĂ autonoma. Sono 14.433 le imprese guidate da immigrati e da loro arriva il 10 per cento del Pil regionale.
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O P M E
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AT TUALITÀ
“La manutenzione del territorio non è un costo, ma un investimento” Andrea Pignocchi, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, ci spiega perché è necessario un cambio di mentalità rispetto alla gestione di certi interventi di V. Carboni
L
e Marche non fanno eccezione rispetto al panorama di calamità naturali che campeggiano sulla cronaca oramai quotidianamente. Il problema della “fragilità” del nostro territorio e dell’esposizione al rischio di frane e alluvioni riguarda molte aree della penisola. In ben 6.633 comuni italiani sono presenti zone a rischio idrogeologico che comportano ogni anno un bilancio pesantissimo. La recente alluvione di Senigallia ha riacceso i riflettori sul rischio idrogeologico nelle Marche. Può farci una panoramica della situazione nella regione? “La situazione della Regione Marche è paragonabile a quella del resto d’Italia: il territorio e i suoi residenti sono esposti al rischio legato ad alluvioni e frane, oltre che al rischio sismico e a processi di erosione costiera. Tutti questi fenomeni sono presenti nel territorio regionale e portano con sempre maggiore frequenza molti danni all’ambiente e al patrimonio edilizio pubblico e privato. Oltre a fortissimi disagi per la popolazione, fino alla perdita di vite umane”. Ci sono zone più a rischio di altre? “Senza dubbio le zone più sensibili, in riferimento alle esondazioni, sono quei centri urbani che si trovano in prossimità della foce dei fiumi, o quei tratti di fondo-
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valle che sono prossimi alla zona costiera, come per esempio Senigallia o San Benedetto del Tronto. Sono più a rischio perché molto urbanizzati, quindi con maggior numero di residenti e di attività produttive e perché la loro morfologia li rende più esposti ai fenomeni di esondazione fluviale”. Quanto incide una manutenzione efficace e costante in questo senso? “Incide enormemente. La manutenzione deve essere efficace e lo è certamente quando pianificata, sia per gli aspetti realizzativi e progettuali sia, e forse soprattutto, in termini di finanziamento (pianificazione degli investimenti): questo consentirebbe di risolvere o comunque ridurre moltissimo il rischio indotto dagli eventi meteo particolarmente intensi e prolungati. La manutenzione è competenza soprattutto degli enti locali (Province in primo luogo), ma anche dei proprietari dei fondi agricoli. Si tratta di pulire costantemente gli alvei anche dei piccoli fossi presenti nelle aree agricole, gli alvei fluviali e dei corpi idrici che definiamo del ‘Reticolo Idrografico Minore’ che sono importantissimi per il regolare deflusso delle acque. Molto spesso per esempio, i corsi idrici hanno una sezione completamente occlusa dalla presenza di arbusti di vario genere: in questo modo, quando si verifica una piena, gli arbusti impediscono il regolare
afflusso dell’acqua e portano facilmente a fenomeni di esondazione. Per questo è fondamentale prestare un’attenzione costante al territorio. Come Ordine dei Geologi, contiamo, solo nelle Marche, oltre 500 professionisti del settore che da sempre si mettono a disposizione delle istituzioni per collaborare fattivamente in questo senso. Sarebbe un passo avanti enorme se la politica pensasse a certe calamità naturali in ottica preventiva e non più soltanto emergenziale. La programmazione anche economica degli interventi di manutenzione costante, sarebbe un investimento, non un costo: è questo il concetto di fondo. Sono operazioni che potrebbero contribuire alla ripresa economica del paese, perché, tra le altre cose, farebbero lavorare un settore in crisi, quale quello delle imprese e dei professionisti tecnici”. Si possono prevedere certi fenomeni? “Le allerte meteo sono le uniche che vanno nella direzione della ‘previsione’ di un certo fenomeno: attraverso di esse si possono evitare episodi drammatici. I sindaci sono i soggetti deputati alla gestione del sistema di protezione civile comunale e a loro spetta decretare l’allerta. Altre situazioni, non si possono prevedere con anticipo, mi riferisco per esempio ai terremoti. Noi però, come professionisti del settore, sappiamo che
ci sono nella regione delle situazioni maggiormente esposte a certi rischi”. Secondo lei, le iniziative e le politiche messe in atto contro il dissesto idrogeologico, sono efficaci? “Io credo che la politica, anche quella della nostra regione, non abbia fatto a sufficienza, almeno fino a ieri. Noto ottimisticamente che l’orientamento sta cambiando; non c’è più tempo, serve un rapido cambio di rotta che parta dalla figura che potremmo definire ‘manager del territorio’ ovvero un soggetto che per competenze e per conoscenze tecniche specifiche sia in grado di svolgere servizi di sorveglianza, ma soprattutto di pianificazione e programmazione su base pluriennale e con definizione delle priorità degli interventi che contempli tempi di realizzazione e costi certi. In tal senso con l’Istituzione dell’Unità di Missione ‘Italia Sicura’ contro il dissesto idrogeologico, l’attuale Presidenza del Consiglio, ha mosso i primi passi verso la giusta direzione. Troppo spesso sento dire dalla componente politica che non ci sono i fondi per realizzare interventi ma questo è un grandissimo paradosso. Intervenire a posteriori, dopo che l’evento è accaduto, costa molto di più. La regione o comunque l’Italia intera, necessitano di un cambio di mentalità: il problema va affrontato in chiave prag-
matica e per farlo, occorre rivolgersi a professionisti, a soggetti che lavorano nel settore. In quest’ottica è fondamentale anche che gli enti pubblici riescano ad intercettare tutti quei fondi strutturali che l’Europa destina a interventi di prevenzione – manutenzione”. Ci racconti qualcosa del suo mestiere: com'è la vita di un geologo? In cosa consiste e come si sviluppa il vostro lavoro? “Ritengo di svolgere il lavoro più bello del mondo. La nostra attività ci permette di confrontarci con aspetti ambientali, di verificare i processi naturali del territorio e si esplica in molti settori. Per esempio ci relazioniamo con il settore legato all’edilizia, dove abbiamo una funzione strategica perché lavoriamo alla prima fase del progetto, valutando la fattibilità di un’opera. Altri settori che ci vedono coinvolti sono per esempio quello della gestione delle acque sotterranee, quello legato all’inquinamento del terreno, alla pianificazione del territorio, al rischio di frane, sismi. Abbiamo un punto di vista privilegiato rispetto a tutto questo, perché la nostra formazione ci porta ad avere conoscenze approfondite delle caratteristiche fisiche del territorio. C’è una grande responsabilità in quello che facciamo ma ce la prendiamo tutta, ne siamo onorati”.
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AT TUALITÀ
Il clima e la natura sono “pazzi”? I mutamenti climatici stanno cambiando inesorabilmente la fisionomia del nostro territorio. Il precario equilibrio che sembra avvolgerci genera ansia e per ogni catastrofe naturale, ci sono centinaia di persone più o meno traumatizzate. La psicoterapeuta Francesca Carubbi, volontaria Sipem SoS Marche durante la recente alluvione di Senigallia, ci spiega perché è necessario il sostegno psicologico, prima e dopo l’evento. di V. Carboni
C
ome si traduce, nella pratica, la presa in carico di soggetti “colpiti” da calamità naturali? “La psicologia dell'emergenza nasce in Italia alla fine degli anni novanta, successivamente al terribile terremoto di Umbria – Marche. Da qui, diverse rappresentanze di psicologi hanno ben pensato di dare una cornice unitaria ai loro interventi , attuati nelle micro e maxi emergenze di carattere psico-sociale, chiedendo una loro ufficializzazione ed univocità. Nel 2006, per rispondere a questa esigenza, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha promulgato un documento importantissimo, riguardante i “Criteri di massima sugli interventi psico–sociali da attuare nelle catastrofi”. Nello specifico, l'Associazione di cui faccio parte – Sipem (Società Italiana di Psicologia dell'Emergenza) SoS – Supporto Sociale Sezione Marche (afferente all'Associazione Nazionale Sipem SoS Federazione ), come tutte le associazioni di volontariato rientrante nel Sistema Nazionale di Protezione Civile, viene at-
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tivata direttamente dalla nostra Regione come strumento di supporto alla gestione psicologica delle emergenze. L'équipe di psicologi si rapporta ai colleghi della Protezione Civile (polizia, vigili del fuoco, CRI, Polizia Municipale), ossia con tutti i referenti per l'emergenza, attivati a seconda dell'evento avvenuto, all'interno del C.O.C. (Centro Operativo Comunale), che viene istituito nel luogo della calamità o disastro che sia, affinché vengano programmate ed attuate le procedure e prassi della gestione dell'emergenza”. Lei ha prestato sostegno nel corso della recente alluvione di Senigallia. Cosa le ha fatto più effetto? Quali sono le sensazioni che accompagnano un lavoro di questo tipo? “Indiscutibilmente vedere e sentire sulla propria pelle una città cambiata. Scorgere i visi allibiti delle vittime, ascoltare ed immedesimarsi nelle loro paure, angosce. Insomma, assistere di persona ad uno stravolgimento vitale, quale il trauma legato all'improvvisa alluvione”.
Come ha trovato, nel complesso, la popolazione? “Sono stata colpita dalla caparbietà e dalla profonda resilienza (capacità di resistere cognitivamente ed emotivamente ad eventi altamente stressogeni e destabilizzanti) della popolazione, che, sin dall'inizio, ha voluto riappropriarsi della propria vita. Certo, ho ascoltato, inevitabilmente, tanta paura, incredulità e rabbia per ciò che è successo. Ma anche tanta voglia di risalire la china”. Quali sono le reazioni più comuni all’indomani di una catastrofe naturale? “Sono variabili da soggetto a soggetto; dobbiamo considerare sia la portata dell'evento, sia l'età della persona, sia le sue risorse, nonché eventuali psicopatologie latenti, che possono emergere o ri–emergere dopo un trauma. In generale, in psicologia dell'emergenza si distinguono tre tipologie di risposta all'evento destabilizzante. La risposta ad un trauma, o meglio, la percezione di un evento come traumatico, non può essere
generalizzata in modo univoco all'intera popolazione. Ad esempio, io posso vivere come destabilizzante la perdita del lavoro, tanto da sentirmi bloccata (freezing) ed impaurita nell'investire le mie risorse e strategie cognitivo – emotive nella ricerca di un posto di lavoro più soddisfacente. Mentre, un'altra persona potrebbe vedere in questa crisi un'opportunità di cambiamento, iniziando così ad attivarsi in modo proattivo nella propria autorealizzazione (fight, ossia lotta verso la situazione avversa). Un altro individuo ancora potrebbe sentirsi così scoraggiato ed impotente da attuare modalità di compensazione o di evitamento del problema, come ad esempio l'abuso di sostanze (flight, fuga dall'evento). Inoltre, non dobbiamo dimenticare la questione temporale dell'insorgenza di eventuali sintomi post – traumatici. Se alcune persone possono presentare reazioni ansiose, insonnia o disturbi del sonno, disregolazione emotiva etc., tutte reazioni considerate normali in situazioni anormali ed altamente stressogene,
altre potrebbero presentare la stessa sintomatologia anche successivamente all'evento traumatico (ad es. tre o sei mesi dopo), tanto da poter ipotizzar, dopo un'attenta valutazione, un disturbo post – traumatico da stress. A ciò si aggiunga il fatto che suddetti disturbi non potrebbero colpire solo le vittime, bensì i soccorritori stessi”. Quanto è importante intervenire con un sostegno psicologico in questi casi? “Questo è un argomento che mi sta molto a cuore. Il sostegno è fondamentale, al fine di offrire uno spazio non solo di ascolto attento e rispettoso della vittima ma anche di decompressione emotiva e rielaborazione del trauma, al fine di poter dare un senso e significato a ciò che è successo. In tal senso, solo per accenno, in psicologia dell'emergenza si è soliti utilizzare due tecniche specifiche: il “defusing” , entro le prime ore dall'evento, ed il “debriefing”, che hanno lo scopo, appunto, sia di defluire il carico emotivo, sia di dare una lettura cognitiva
all'avvenimento, grazie al potere facilitante del gruppo e del professionista. Da qui, poiché stiamo assistendo a profondi mutamenti climatici, che stanno cambiando inesorabilmente la fisionomia del nostro territorio, al fine di scongiurare al massimo l'insorgere del panico nella popolazione ogni qualvolta succedono questi eventi emergenziali, che non sono poi così improvvisi, è importante offrire alle persone validi strumenti di prevenzione e di promozione del benessere affinché possano affrontare con maggiore conoscenza e resilienza questi fenomeni traumatici. Ciò avviene non solo nell'intervento post – emergenziale, bensì in momenti di “pace”, tramite specifici percorsi di informazione, sensibilizzazione e formazione per la popolazione sulla gestione logistica, nonché emotiva dell'emergenza. Questo è ciò che fa Sipem SoS Marche da sempre, non solo per le vittime ma anche per i soccorritori”.
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AT TUALITÀ
IL SELCINO Passeggiando sulla riva del fiume che costeggia la sede produttiva e gli uffici si incontra una capanna circondata di pietre. È la sede di lavoro del selcino, un professionista che sa raccogliere, spaccare e modellare le pietre del fiume. Un mestiere antichissimo che continua a vivere in un contesto di grande modernità.
“I fiumi sono una risorsa, non una minaccia” Riscoprire il rapporto di equilibrio e rispetto tra l'uomo e la natura per prevenire disastri e creare ricchezza, valorizzando il territorio e le sue risorse: è l'impegno di Enrico Loccioni, l'imprenditore che ha adottato un tratto del fiume Esino di A. Dachan
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sondazioni, frane, smottamenti, danni e vittime: la cronaca è purtroppo piena di eventi tragici legati a fenomeni atmosferici. Ogni volta ci si chiede di chi siano le responsabilità, se si poteva evitare, ma di fatto le attività di prevenzione sono sempre limitate. Il problema di base è legato alla mancanza di rispetto da parte dell'uomo per la natura: inquinamento, speculazione edilizia, mancata osservanza di norme di tutela esistenti. Anche nelle Marche sono molti, purtroppo, gli episodi gravi legati al maltempo. Era il 12 dicembre 1990 quando il fiume Esino, a seguito di un periodo di grandi piogge è straripato, allagando molte aziende, capannoni e campi coltivati. Tra gli edifici danneggiati c'erano anche gli stabilimenti di quella che allora si chiamava AEA, dell'imprenditore Enrico Loccioni. Milioni di danni e attività produttiva ferma. Ma con la ‘tigna’ tipica dei
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marchigiani, Loccioni e i suoi collaboratori decisero di reagire. Ricominciare da capo, ma soprattutto intervenire per evitare che si ripetessero episodi del genere. Oggi quel tratto di fiume è stato adottato e proprio come un figlio viene curato e valorizzato.
La filosofia delle parole per Loccioni Investimento, non spesa. Impresa, non azienda. Collaboratori, non dipendenti. Soluzioni, non prodotti. Ci facciamo raccontare questa storia proprio dal protagonista, Enrico Loccioni, che in questi giorni vediamo in Tv in uno spot su Banca Intesa San Paolo con Claudio Bisio. Siamo andati a trovarlo nella sede principale del Gruppo Loc-
cioni, ad Angeli di Rosora, in provincia di Ancona, immersa nel verde e costeggiata da un rinato fiume Esino. L'impresa è un gioiello di innovazione e design, in perfetta armonia con il paesaggio circostante e con richiami a quella che è la tradizione rurale tipica delle Marche. “A fronte dei problemi bisogna reagire e trovare soluzioni. Cogliere l'opportunità di un cambiamento. Abbiamo visto, leggendo nella storia dei contadini marchigiani, che il fiume è sempre stato una risorsa, non una minaccia. Siamo radicati in questo territorio e la sicurezza è un'esigenza primaria. Ci sono voluti quattro anni per le varie autorizzazioni. Abbiamo investito inizialmente due milioni e mezzo di euro, riportando l'alveo fluviale dove era 30-40 anni fa, bonificando l'area, ricostruendo gli argini; abbiamo pensato di utilizzare la forza dell'acqua come energia meccanica. Abbiamo
coinvolto sedici enti per mostrare loro il progetto e illustrarne i benefici; l'idea è stata apprezzata da tutti e ci si è posti il problema di chi avrebbe fatto e finanziato i lavori. Come Gruppo Loccioni abbiamo deciso di investire e abbiamo ottenuto la concessione demaniale dell'area (nove anni più nove). Il 13 novembre 2013 è stato fatto il collaudo. Sono stati investiti nell’area altri 13 milioni di euro con cui è stata costruita tutta la Leaf Community per i lavori che sono stati affidati ad imprese locali, creando occupazione e rigenerando l'intera area. Tutto il profitto derivato dall'energia prodotta dalla forza del fiume e dal legno dei detriti (5-6 mila tonnellate) è stato re-investito in opere sul territorio e ha permesso di pagare tutti i collaboratori”. Secondo lei, è un'iniziativa replicabile ad altre zone? “Sì. Non ci deve essere divisione tra l'a-
rea pubblica e quella privata in questo senso: sono due mondi che devono parlarsi e collaborare. Chi ama un territorio deve investire per tutelarne la sicurezza e la bellezza. Noi abbiamo 'adottato' due chilometri di fiume e questa best practice richiama professionisti ed amministratori interessati da varie parti d'Italia e non solo. Si è venuta a creare una forma di turismo industriale”. La vostra sede è fortemente proiettata al futuro, ma saldamente ancorata al passato. Come si conciliano le due cose? “Guardando indietro si prendono idee buone e si riesce a valorizzare ciò che di positivo è stato scoperto e fatto. Il nostro territorio è stato plasmato e costruito da monaci e mezzadri, che hanno saputo dargli una conformazione e un equilibrio tale da renderlo produttivo, mantenendone i ritmi e gli equilibri. Bisogna recu-
perare quella saggezza e proiettarla al presente”. Che consiglio darebbe oggi ad un giovane che si affaccia al mondo del lavoro? “Ogni persona deve avere un suo progetto di vita. Il lavoro è un'opportunità di crescita, non un sacrificio. Il nostro successo deriva dalla nostra formazione e dalla nostra capacità di trasformare le conoscenze in competenze specifiche, mettendo la passione, la voglia di crescere, l'iniziativa personale. A questo proposito, è importante che la scuola e l'università oggi non si comportino più da 'dinosauri': i luoghi della formazione devono essere incubatori di nuove conoscenze e mettere in contatto concretamente i giovani con la realtà lavorativa”.
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AT TUALITÀ
Contro il dissesto idrogeologico Diversi i comuni interessati nella regione che saranno oggetto di misure importanti. La Regione Marche investirà 6 milioni del proprio bilancio
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uando parliamo di dissesto idrogeologico ci riferiamo all’insieme dei processi morfologici che hanno un'azione distruttiva in termini di degradazione del suolo e di conseguenza di danno ai manufatti. Comprende tutti quei processi a partire dall'erosione superficiale e sotto superficiale fino agli eventi più catastrofici quali frane e alluvioni. Sul territorio regionale saranno avviati interventi prioritari per contrastare e mitigare il fenomeno che non risparmia le Marche (a seguito della sottoscrizione, da parte del ministro dell’Ambiente, dell’Atto integrativo dell’Accordo di pro-
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gramma stipulato con la Regione). A Fano è previsto un intervento di difesa della costa nel tratto via Ruggeri; a Castignano un intervento di consolidamento in località Ripaberarda; a Fermo si interverrà a Marina Palmense, in merito ai lavori di adeguamento della sezione idraulica del Fosso Torre; opere di difesa spondale, pulizia alveo e manutenzione argini sono previste per i Fiumi Chienti e Potenza. A Pievebovigliana, in località Roccamaia, si opererà sul consolidamento di una frana; a Ussita e Visso si andrà a operare sulla regimazione idraulica del Fosso Valruscio e Fosso Valle di Norcia; a Sarnano è previsto il consolidamento contro il dissesto nella frazione di
Piobbico. Parallelamente a queste misure, sono previste le opere sul fiume Misa, oltre a un intervento sul fiume Foglia. A livello di spesa, saranno destinati 13 milioni di euro per contrastare il dissesto idrogeologico, di cui 6 provenienti dal bilancio regionale. L’assessore regionale alla Difesa del Suolo, Paola Giorgi, ha riunito le Province e i Comuni che dovranno realizzare le opere finanziate con i nuovi stanziamenti: invitate le Province di Ancona, Fermo, Macerata e i Comuni di Senigallia, Castignano, Pievebovigliana, Ussita, Visso, Fano, Pesaro. “Finalmente il ministero dell’Ambiente ha trasferito, anche se solo in parte, le
risorse che spettano alle Marche in merito all’Accordo di programma siglato nel 2010 - riferisce la Giorgi -; a luglio c’è stata chiesta una rimodulazione dell’intesa a seguito di un taglio (indicato da Roma) del 10 per cento dei fondi che il Ministero doveva trasferire alla Regione. Abbiamo lavorato tutta l’estate per concludere la procedura amministrativa e poter subito investire nel territorio le risorse disponibili. Ad oggi, dopo la rimodulazione (sono stati tagliati 3 milioni e 590 mila euro), l’intervento del Ministero raggiunge i 32.310.000 euro, compresi i 13.600.000 che ancora mancavano all’appello. Con
le risorse già trasferite, sono in corso di esecuzione o già ultimati 33 interventi su tutto il territorio. Delle risorse mancanti il Ministero ci ha ora trasferito 6 milioni e 920 mila euro destinati a interventi prioritari e urgenti. In attesa del trasferimento delle altre risorse a noi dovute, la Regione Marche mette in campo ulteriori 6 milioni di euro del proprio bilancio regionale per far fronte ad altri nove interventi sul territorio, già inclusi nell’accordo di programma. Mi preme ricordare che con queste risorse – conclude l’Assessore - partiranno anche tutti gli interventi sul Misa per la messa in sicurezza del fiume. A tale proposito, ricordo che in merito all’alluvione dello
scorso 3 maggio, che ha interessato la nostra regione, con risvolti tragici sulla città di Senigallia, dei 10 milioni di euro che il Governo ha stanziato per l’emergenza, a oggi nessuna risorsa ci è stata trasferita”.
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AT TUALITÀ
Se il maltempo abbatte il turismo Confartigianato Imprese Macerata ha intervistato gli operatori balneari sulla stagione da poco conclusa: positivo solo il dato relativo agli stranieri
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n molti hanno definito l’estate 2014 come la stagione “nera” per il turismo balneare. Se agli inizi di settembre il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca proponeva la possibilità per gli stabilimenti di mare di tenere aperti 12 mesi all’anno, molto recente è la proposta del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che ha addirittura ipotizzato un’assicurazione sul sole. “Saremo la prima città – ha detto – che farà un’assicurazione convenzionata, a cui i bagnini, i ristoratori, gli albergatori potranno aderire; se ci sarà brutto tempo, l’assicurazione rimborserà la vacanza”. A stagione estiva conclusa, l’Osservatorio Turistico della Confartigianato Imprese Macerata ha condotto un approfondimento proponendo un questionario mirato agli stabilimenti balneari. Lo si è sottoposto a circa il 70 per cento degli stabilimenti della Provincia di Macerata (Civitanova Marche, Porto Potenza Picena e Porto Recanati) per rilevare l’andamento di questa stagione rispetto a quella dello scorso anno. Si è rilevato un andamento negativo per il 60 per cento del campione, che si ritiene “poco soddisfatto” e di questi, nel 20% dei casi si considera “per nulla soddisfatto”. Per quanto riguarda le tipologie di turisti, occorre distinguere: clientela residenziale (residenti o pendolari), turisti italiani e turisti stranieri. Il calo maggiore è stato evidenziato tra la clientela residenziale
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che, per il 55 per cento degli intervistati, ha fatto registrare una diminuzione dal 5 al 20 per cento. A Civitanova ad esempio più del 50 per cento del calo è stato registrato proprio nel turismo residenziale, il 15 per cento del quale è sceso fino al –10 per cento di presenze. La rilevazione dei turisti italiani è stata per il 45 per cento negativa (calo dall’1 al 10 per cento), per il 35 per cento stabile e per il 20 per cento positiva. Diversa è la situazione dei turisti stranieri che hanno fatto registrare un aumento rispetto alla stagione passata per il 40 per cento degli stabilimenti, la maggior parte dei quali dichiara una crescita tra l’1 e il 10 per cento, mentre per il 30 pe cento degli operatori la presenza degli stranieri è stabile. A rilevazione conclusa, secondo il responsabile della Confartigianato Turismo Riccardo Golota, quella del 2014 si può definire una stagione estiva negativa per il settore turistico balneare della Provincia di Macerata, con il 70 per cento del campione che afferma essere stata “poco o per nulla soddisfacente” e solo un 30 per cento che si ritiene invece soddisfatto (rispondono negativamente tutte e tre le città, Civitanova con il 60 per cento, Porto Potenza 85 per cento e Porto Recanati 70 per cento). Tutti gli operatori intervistati sono concordi nell’affermare che tra i principali fattori che hanno causato questo andamento negativo, il più determinante, è stato sicuramente il maltempo, che ol-
tre a scoraggiare i turisti ha creato veri e propri danni a spiagge e stabilimenti (ad esempio Porto Potenza e Porto Recanati hanno sofferto particolarmente le forti mareggiate cha hanno eroso intere porzioni di spiaggia). Segue la congiuntura economica che il paese sta attraversando, che per la maggior parte degli operatori ha influito negativamente sulle presenze del 2014, riducendo i giorni di permanenza e il budget a disposizione dei turisti. Nello specifico dei singoli comuni, Civitanova ha inserito anche politiche locali inadeguate, mancanza di strutture ricettive e difficoltà legate alla viabilità e ai parcheggi. Porto Recanati ha dovuto affrontare anche il problema della balneabilità e dell’inquinamento delle acque che per il 30 per cento degli stabilimenti ha inciso fortemente sulla stagione. Agli operatori balneari è stato anche chiesto cosa possono fare le istituzioni per poter migliorare la situazione attuale e futura: la promozione turistica del territorio è la questione che viene chiamata in causa da tutti gli operatori. Un altro aspetto è la manutenzione delle spiagge, in modo particolare per Porto Recanati, in cui il 60 per cento delle attività chiede alle istituzioni che si ponga rimedio al problema delle scogliere. Si distingue Civitanova dove il 50 per cento degli intervistati si aspetta dallo Stato un abbassamento delle tasse e del costo del lavoro per incentivare nuove assunzioni.
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Help the planet I fondi europei per l’energia e la tutela dell’ambiente: l'impegno della Regione Marche per il prossimo settennio
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a Strategia Europa 2020, su cui si basa la nuova programmazione dei fondi per il periodo 2014-2020, pone l’accento sulle questioni ambientali e climatiche, promuovendo una crescita sostenibile dell’Unione Europea. Per garantire questa crescita sostenibile, l’Unione prevede la realizzazione di azioni volte a costruire un'economia a basse emissioni di CO2, più competitiva e capace di sfruttare le risorse in modo efficiente e sostenibile; azioni rivolte a tutelare l'ambiente, a ridurre le emissioni e a prevenire la perdita di biodiversità; azioni che sviluppino nuove tecnologie e nuovi metodi di produzione verdi e che introducano reti elettriche intelligenti ed efficienti; azioni, infine, che possano migliorare l'ambiente in cui operano le imprese, in particolare le piccole e medie (PMI), e ad aiutare i consumatori a fare scelte informate e consapevoli. In perfetta armonia con la strategia europea, la Regione Marche, nel nuovo Programma Operativo FESR Marche 2014-2020, ha dedicato ben 3 Assi alle tematiche legate all’ambiente e l’energia, in particolare: l’Asse Prioritario n.4, in cui vengono finanziate le azioni volte a ‘Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio’, l’Asse Prioritario n.5 volto a ‘Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e gestione dei rischi’ e l’Asse Prioritario n.6, specificatamente dedicato a ‘Tutelare l’ambiente e promuovere l’uso
efficiente delle risorse’, stanziando un totale di circa 130 milioni di euro (pari a quasi il 45% dell’intera dotazione finanziaria del POR FESR 2014-2020). Nell’ambito del primo asse, la Regione Marche ha individuato due principali filoni di azioni che riceveranno finanziamenti, tra cui i progetti e le iniziative volti al miglioramento delle performance energetiche delle PMI, in particolare a quelle con maggiori difficoltà a diventare più efficienti perché penalizzate in fase di accesso al credito e alle informazioni. L’efficienza energetica delle imprese è una priorità del POR perché, oltre ad abbattere le emissioni climalteranti, contribuisce alla riduzione dei costi, all’innovazione dei processi e rende più competitivo il sistema industriale marchigiano. Il secondo filone è legato all’edilizia e allo stanziamento di incentivi per l’efficientamento energetico del patrimonio di edilizia pubblica, con finanziamenti volti a migliorare la performance energetica degli edifici pubblici e dei sistemi di illuminazione pubblica. Il secondo asse, ‘adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e gestione dei rischi’, è concentrato su una strategia di intervento che tenga conto da un lato delle complesse dinamiche idrauliche ed ecologiche dei corsi d’acqua marchigiani e che, dall’altro, preveda iniziative riconducibili ad una programmazione di riqualificazione fluviale di medio/lun-
go periodo concepita a livello di bacino. I progetti che riceveranno i contributi del POR FESR 2014-2020 in questo asse dovranno puntare a rimuovere le cause del dissesto producendo, al contempo, non solo i benefici ambientali ma anche benefici in termini occupazionali e di investimento, specie nelle aree interne dove tali interventi saranno previsti. Nell’ambito dell’asse 6, infine, la Regione intende finanziare tutti quei progetti volti a valorizzare le risorse naturali e culturali e a promuovere la ricchezza del patrimonio regionale attraverso interventi che puntano ad accrescerne la fruizione, anche mediante l’impiego di servizi innovativi e di ICT. I bandi di finanziamento stanno per essere pubblicati (indicativamente sono previsti per il primo semestre del 2015): sarà fondamentale, affinché si possano raggiungere gli ambiziosi obiettivi che la Regione Marche si è posta, che quanti vorranno beneficiare dei fondi lavorino ad iniziative sinergiche e di sistema, che coinvolgano ampi partenariati strategici e che considerino non solo l’impatto immediato ma anche e soprattutto gli effetti di mediolungo periodo prodotti dall’implementazione delle diverse azioni proposte.
Serena Cappannini Management Academy Sida Group Area Europrogettazione
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La Finanza sostenibile I cambiamenti climatici e la pianificazione territoriale si presentano a volte, sempre più spesso in verità, come un mix pericoloso contro il quale è difficile difendersi, se non con una radicata e attenta prevenzione su tutto il territorio nazionale
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i fronte a fenomeni di questo tipo, qual è il contributo che possono dare il mondo economico e quello finanziario? La finanza sostenibile trova fondamento e ratio nel perseguimento di quello che viene definito lo sviluppo sostenibile, ovvero una crescita che mira a soddisfare le necessità delle generazioni presenti senza però compromettere la capacità di creare valore da parte delle popolazioni future. Scendendo a livello d’impresa, lo sviluppo sostenibile si identifica con il termine ‘Responsabilità Sociale di Impresa’ e si realizza attraverso un comportamento imprenditoriale, appunto ‘responsabile’ verso gli altri soggetti economici, nel rispetto dei quali essa detiene rapporti sia diretti che indiretti. Un settore fondamentale per l’implementazione della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) e il supporto allo sviluppo sostenibile è certamente quello bancario, in grado di promuovere, attraverso la propria attività, lo sviluppo locale, la
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protezione dell’ambiente, l’occupazione, l’inclusione finanziaria e sociale. Nell’ambito delle attività di RSI per il settore bancario, la finanza etica, o sostenibile, o ancora finanza alternativa, è una sua possibile espressione che si configura come l’insieme delle forme di gestione patrimoniale per cui i tradizionali parametri valutativi di riferimento (rischio e rendimento) sono affiancati dall’utilizzo di criteri ambientali e di natura sociale, che catturano il riflesso di determinati investimenti sull’economia reale. Essa si concretizza attraverso due dimensioni principali. La prima riguarda gli Investimenti Socialmente Responsabili (RSI), vale a dire le attività orientate verso progetti ad alto valore sociale o ambientale che spesso supportano le organizzazioni che lavorano nel campo della cooperazione internazionale, dell’ambiente e nei servizi sociali. Nei fatti, questa dimensione di finanza alternativa si trasforma in un incremento delle opportunità d’investi-
mento ‘etiche’, o in una riduzione degli investimenti in società operanti in particolari settori quali tabacco, alcol, armi, pornografia, etc. Ad oggi, i fondi etici interessano quote di mercato ristrette e solo una parte esigua del sistema economico. Tuttavia l’interesse del sistema verso tali forme d’investimento è in aumento. La crescita della finanza sostenibile è stata stimolata essenzialmente da tre fattori: • Le società notano che operare in maniera responsabile comporta vantaggi competitivi; • I manager della finanza hanno consapevolezza dell’implicazione della sostenibilità delle decisioni d’investimento e scelgono di incorporare la RSI nelle strategie d’impiego; • Il cambiamento climatico rappresenta oggi un’importante sfida in cui il settore finanziario riconosce anche delle opportunità. Un’altra applicazione della finanza so-
stenibile è la microfinanza: la finanza indirizzata alle fasce più povere della popolazione. Questo strumento nasce per raccogliere le esigenze di credito e di risparmio di soggetti altrimenti non bancabili o razionati nei tradizionali canali creditizi, per i quali sarebbe impossibile fornire garanzie di stabilità o di ritorno degli investimenti. Si rende evidente uno degli obiettivi della finanza etica: quello di promuovere la persona umana. Il microcredito costituisce una parte importante della microfinanza, da cui si distingue per prestare esclusivamente servizi di credito e non di risparmio. Esso consiste nella concessione di prestiti d’importo molto ridotto a micro imprese o individui senza la richiesta di particolari garanzie. Tale rapporto quindi è interamente basato sulla fiducia. Nel settore finanziario, che si contraddistingue per la presenza d’interessi speculativi rilevanti e per la spinta ad associare ad ogni operazione un valore
marcatamente positivo del rendimento, la finanza sostenibile si basa, quindi, non solo sul criterio della vitalità economica ma anche su quello della utilità sociale, con lo scopo di riportare la finanza a svolgere la propria funzione originaria di garante del risparmio e di supporto allo sviluppo dell’economia reale. È suo compito evitare che gli impieghi abbiano carattere esclusivamente speculativo e assicurare che il risparmio sia gestito in maniera da favorire l’equità sociale oltre che il rispetto e protezione dell’ambiente, percorsi strumentali al raggiungimento di uno sviluppo sostenibile. I principi della finanza sostenibile, econdo il Manifesto della Finanza Etica, si possono riassumere nei seguenti punti: • Il credito in tutte le sue forme è un diritto umano (e non discrimina sulla base di sesso, razza, etnia, e reddito); • L’efficienza è concepita come un elemento della responsabilità etica; • La finanza è trasparente;
• I criteri di riferimento per gli impieghi sono ambientali e sociali oltre che economici; • Il gestore che orienta tutta l’attività della finanza, deve aderire in maniera globale e coerente a questi principi (e si deve dichiarare disposto al monitoraggio da parte di risparmiatori ed istituzioni di garanzia). Il consenso verso la finanza sostenibile è sicuramente cresciuto negli ultimi anni e i suoi principi ispiratori assumono maggiore valore in un contesto di ristrutturazione del sistema finanziario e sociale come quello attuale. La sfida dello sviluppo sostenibile richiede agli operatori del settore della finanza uno sforzo strategico e organizzato, che corregga radicalmente l'atteggiamento attuale verso l’ambiente e la persona, o la società, Alessandro Stecconi Management Academy Sida Group Area Corporate Finance
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SPECIALE
LAV
ORO “Il peggior mestiere è quello di non averne alcuno” Cesare Cantù
Storico e scrittore
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Assessore Luchetti,
una battuta sul Jobs Act.
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a sua finalità principale è la semplificazione normativa del mondo del lavoro. Come obiettivi si pone la revisione dei modelli contrattuali e della modalità organizzativa dei servizi del mondo del lavoro, per renderlo più adeguato alle esigenze di oggi in termini di flessibilità e preparazione professionale. È sicuramente un momento delicato per la revisione normativa, che tuttavia non sarà determinante per la crescita dell'occupazione, legata invece alla ripresa economica e a quella produttiva. Abbiamo perso un quarto della produzione manifatturiera; le difficoltà a livello occupazionale preludono ad un cambiamento strategico
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delle produzioni, che devono essere di qualità sempre più elevata e sempre più rivolte al mercato internazionale più che a quello interno. Il crollo dei consumi ha determinato un peggioramento della situazione che si è creata con lo spostamento del mercato del lavoro internazionale verso i paesi in via di sviluppo. Se poi si fa un'analisi della disoccupazione ci rendiamo conto che uno dei nodi essenziali è quello della disoccupazione giovanile, i cui livelli sono diventati intollerabili: l’età di ingresso nel mondo del lavoro si allontana sempre di più e così anche le opportunità di crescita diminuiscono”. Continua a pag 112 (...)
SPECIALE: L AVORO
Jobs Act: strada giusta o sbagliata? Il parere del Prof. Avv. Maurizio Cinelli, membro del Comitato esecutivo nazionale di AGI (Avvocati Giuslavoristi Italiani) e Presidente della Sezione AGI Marche di L. Radaelli
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er il lettore: “Aderisco volentieri alla richiesta di ML di esprimere, come avvocato AGI, un’opinione sulle attuali prospettive delle discipline del lavoro. Date la vastità e la complessità del tema e le caratteristiche della presente occasione di riflessione, l’esposizione, ovviamente, non potrà procedere che per flash e grandi linee, come, d’altra parte, si addice ad una intervista. Con due ulteriori avvertenze. Una prima avvertenza si impone per il fatto che il disegno di legge che chiamiamo Jobs Act, è aperto alle più diverse declinazioni, stante la sostanziale vaghezza delle deleghe che esso contiene. Al momento, dunque, è assai difficile esprimere opinioni affidanti; dati più concreti si possono evincere, semmai, dalla legge di stabilità, che, in qualche maniera completa quel disegno. Una seconda avvertenza si rende necessaria in ragione sia della posizione di membro del Comitato esecutivo nazionale di AGI e di Presidente della Sezione AGI Marche, da me rivestita, sia, e correlativamente, del fatto che AGI è associazione professionale che raccoglie avvocati giuslavoristi di vario orientamento professionale: per inten-
derci, tanto avvocati elettivamente collocati sul fronte della tutela delle imprese, quanto avvocati elettivamente collocati sul fronte della tutela dei lavoratori. Dunque, a fronte di un tema così caldo, anche politicamente, ben si può comprendere e giustificare la scelta di incentrare la riflessione sugli aspetti tecnici e di maggior convergenza di opinioni, piuttosto che sulla considerazione della valenza politico-sociale delle scelte del legislatore. Nell’esaminare il tema, è opportuno distinguere i profili prettamente lavoristici da quelli previdenziali, senza ignorare, peraltro, le questioni processuali e le prospettive di semplificazione amministrativa”. Il nodo della riforma proposta dal governo Renzi è la ‘semplificazione della giungla di contratti, favorendo la centralità della formula di lavoro a tempo indeterminato, rimarcando la clausola a tutele crescenti’: strada giusta o sbagliata? Quali conseguenze avrebbe la cancellazione di tutte le altre forme contrattuali per imprenditori e lavoratori? “Effettivamente è proprio su questo
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SPECIALE: L AVORO
punto che dichiaratamente si basa la scommessa del legislatore, al fine della promozione dell’occupazione e della correlata riduzione della precarietà. Una scommessa a sostegno della quale la legge di stabilità prevede consistenti sgravi contributivi di durata triennale per l’imprenditore che assuma con detta tipologia contrattuale. Il meccanismo si prospetta di indubbia efficacia, perché riduce di circa un terzo il costo del lavoro. E, d’altra parte, appare essere idoneo a contenere la pratica della utilizzazione dei contratti a termine e acausali sino al limite massimo (cinque rinnovi nell’arco di tre anni) consentito da quella porzione anticipatoria del Jobs Act, che è la legge n. 78 del 2014. Non per questo, però, la prospettata innovazione appare idonea ad evitare il rischio di effetti perversi. Non è da escludere, infatti, che, terminato il triennio di sgravio contributivo, ove la somma a carico dell’impresa che licenzia – che il Jobs Act dovrà determinare – risulti di importo inferiore al vantaggio rappresentato dallo sgravio contributivo in questione, l’impresa possa trovare conveniente licenziare il lavoratore alla scadenza del triennio (il beneficio dello sgravio essendo ormai consumato) e acquisire un nuovo sgravio attraverso l’assunzione di altro soggetto. Il che significa - come è facile intuire - che la misura di agevolazione in questione potrebbe risolversi nel suo contrario: cioè, in un incentivo alla precarizzazione. Tale
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rischio – che non è di certo teorico –rende evidente l’importanza di uno stretto raccordo (anche sul punto) tra Jobs Act e legge di stabilità: raccordo che, però, al momento, appare più un auspicio che una prospettiva reale”. Una rete di ammortizzatori sociali più estesa e rivolta in particolare ai precari; garanzia del reddito per i disoccupati proporzionale all’anzianità contributiva; riforma della Cig e dell’Aspi. Quale valutazione si può dare a tali obiettivi? “Il primo dato da segnalare al proposito è che l’impostazione prescelta dal Jobs Act è quella di una utilizzazione ‘parsimoniosa’ della Cassa integrazione guadagni (Cig). E’ quanto rendono evidente, in particolare, le disposizioni che prevedono, rispettivamente, la possibilità di ricorso alla Cassa “solo a seguito di esaurimento delle possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro”, da un lato, e l’esclusione dell’intervento della Cassa “in caso di cessazione di attività aziendale o di un ramo di essa”, da un altro lato. Ma, oltre ad una impostazione parsimoniosa, si nota anche una tendenza alla caratterizzazione in senso meno solidaristico e più assicurativo della Cassa stessa; è quanto si ricava dalla prevista rimodulazione dell’importo dei contributi tra i settori merceologici in funzione dell’utilizzo effettivo della medesima. Nel suo insieme l’impressione è di una tendenza al depotenziamento della Cassa integra-
zione, che potrebbe giustificare le preoccupazioni già manifestate da più parti. Va registrata, comunque, l’esistenza di alcune “compensazioni”: innanzitutto, quella (già predisposta dalla legge n. 78 del 2014), rappresentata dal rifinanziamento dei contratti di solidarietà; e, poi, il rifinanziamento della Cassa integrazioni in deroga, previsto dalla legge di stabilità 2015. Per altro verso, alla ‘stretta’ sulla Cassa integrazione – cioè sul principale ammortizzatore sociale che opera in costanza di rapporto di lavoro – corrisponde l’ampliamento di quell’ammortizzatore sociale destinato ad operare dopo la risoluzione del rapporto di lavoro, che è l’ASPI. La riforma prevede l’universalizzazione della tutela contro la disoccupazione, sia pure sulla base di un criterio, per così dire, ‘meritocratico’, in quanto la tutela indennitaria viene resa proporzionale alla durata avuta dal rapporto di lavoro in questione”. Come giustamente accennato nella premessa, quali avvocati AGI agite a tutela dei lavoratori e delle imprese. Com’è cambiata la vostra professione negli ultimi dieci anni? “Per quanto riguarda il piano delle tutele processuali, si può affermare, senza alcun timore di essere smentiti, che il procedimento previsto dalla legge Fornero per le controversie in materia di licenziamento rappresenta uno dei prodotti più discutibili dell’intera evoluzione
del diritto del lavoro negli ultimi anni. AGI si è attivata da subito, ed è tuttora impegnata, affinché detto procedimento, fonte, ormai conclamata, di incertezze e incongruità applicative, nonché di indubbio, improduttivo allungamento dell’iter processuale, venga radicalmente riformato. Un ulteriore impatto sulle controversie di lavoro – e, dunque, su funzioni ed organizzazione degli studi legali che ad esse dedicano la prevalenza della loro attività – è destinata ad avere la legge di conversione (attualmente all’esame della Camera dei deputati) del decreto legge n. 132 del 2014. Nello schema di conversione in decreto si prevede, infatti, che sia possibile anche alle parti del processo del lavoro accordarsi per devolvere la lite pendente al giudizio arbitrale. Vero è, però, che la condizione perché ciò si renda possibile – e, cioè, la condizione che oggetto della causa siano diritti che traggono la loro fonte esclusiva di legittimazione nel contratto collettivo di lavoro – con ogni probabilità renderà, a dir poco, effimera la rilevanza, nel settore, di tale specifico strumento di smaltimento dell’arretrato”. Semplificazione e razionalizzazione come strumenti chiave di una riforma annunciata come epocale da tutto l’entourage renziano, che però ha diviso, almeno in questi primi confronti, ancora
di più lavoratori e imprese. Non sembra quasi che si voglia semplificare un problema invece parecchio più complesso? “In effetti, a fronte dei buoni propositi dichiarati in apertura del disegno di legge delega, si erge un impressionante muro di ‘se’. Le misure di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro si prospettano condivisibili e foriere di esiti realmente positivi, ‘se’ bilanciate da misure tese a rafforzare la tutela dei lavoratori, secondo il miglior modello di flexsecurity; i centri per l’impiego potranno assolvere il positivo ruolo che per essi il disegno di legge tratteggia, ‘se’ quei centri, invertendo una deludente esperienza a tutti nota, saranno effettivamente in grado di fornire, d’ora in poi, servizi utili, e perseguire efficacemente chiunque ingiustificatamente disdegni le relative offerte di lavoro; la semplificazione delle procedure e la riduzione dei tipi contrattuali potranno essere realmente efficaci, ‘se’ gli ampi margini di discrezionalità che la delega concede al legislatore delegato sapranno essere gestiti con equilibrio e coerenza; la stessa liberalizzazione del contratto a termine può risultare proficua e non fattore di ulteriori precarietà, ‘se’ accompagnata da misure atte a condurre in tempi ragionevoli alla stabilizzazione dei rapporti; quella medesima liberalizzazione, d’altra parte, pensata essenzialmente per
le proroghe del contratto originario, può operare senza inconvenienti anche per i rinnovi contrattuali, ‘se’, in concreto, la successione di contratti a termine non vada in conflitto con i delicati equilibri configurati dalla Direttiva comunitaria n. 70 del 1999”. Non è solo questione di costo del lavoro, dunque. È una questione di cultura del lavoro. “Ritengo che un giudizio di valore sulla riforma in fieri non possa che essere rinviato a deleghe attuate. In ogni caso, però, va detto subito che sarebbe illusorio presumere di poter affidare il perseguimento di produttività e competitività delle imprese alle sole logiche della flessibilizzazione delle discipline del lavoro. Produttività e competitività dipendono, soprattutto, dalle scelte di politica economica e industriale. Ma, in qualche misura, dipendono anche dalla ‘soddisfazione’ (che non è soltanto economica) di chi concorre con il proprio lavoro al raggiungimento degli obiettivi dell’impresa; così come dal livello generale di welfare, se non altro per la innegabile relazione che intercorre tra questo e il livello giustificabile di rigidità regolativa dei rapporti di lavoro, tanto in entrata quanto in uscita. Ce n’è abbastanza per riconoscere che c’è ancora molto, moltissimo ‘lavoro’ da fare, per chi abbia a cuore i destini del Paese”.
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Lavoro: scelta non compromesso Questo il monito di Simona Ricci ai giovani. La segretaria generale CGIL Pesaro-Urbino ha le idee chiare sulla riforma del lavoro: “Scendere a quattro tipologie contrattuali ed estendere le protezioni a chi ne è privo”. di V. Carboni
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elle Marche, stando ad un’analisi di Coldiretti sui dati Istat, un cittadino su quattro è a rischio povertà ed esclusione sociale, con un aumento del 2 per cento rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione nazionale è pari al 12,6 per cento, in aumento di 0,1 punti percentuali, sia in termini congiunturali sia nei dodici mesi (Istat). Di questo e di mercato del lavoro abbiamo parlato con Simona Ricci, segretaria generale CGIL Pesaro e Urbino. Il 2014 sta per chiudersi. Nel fare un piccolo bilancio, le chiedo: che cosa ha più caratterizzato quest’anno? “Purtroppo il bilancio, per il lavoro e le imprese, è estremamente negativo, sia sul piano nazionale che sul piano locale. Abbiamo assistito ad un incremento a due cifre nell'utilizzo degli ammortizzatori sociali di ogni tipo e ad un aumento dei licenziamenti. Tranne per un ristretto campione di imprese, sopratutto le medio-grandi, qui assai rare, che hanno un mercato internazionale, per tutte le altre permane una situazione gravissima. Non esito a definire la situazione che stiamo 110
attraversando di vera e propria emergenza sociale”. Jobs Act, il sindacato lo ha molto criticato. C’è qualcosa che si salva nel “progetto Renzi”? “Molto poco. Intanto è sbagliata la filosofia di fondo. Quella che con una liberalizzazione del mercato del lavoro si possa tornare a crescere. Una filosofia basata, tra l'altro, su nessuna evidenza empirica, anzi, i dati Ocse ci dicono che il mercato del lavoro italiano, negli ultimi anni, è uno tra i meno protetti in Europa. Il governo è già intervenuto pesantemente con un decreto, nel marzo scorso, per liberalizzare quasi integralmente i contratti a termine, e contro il quale la CGIL ha di recente promosso un ricorso alla Corte di Giustizia Europea, non essendoci stata alcuna possibilità di confronto per correggere il testo. Nel Jobs Act c’è anche un attacco allo Statuto dei Lavoratori non solo sulla questione dei licenziamenti e dell'articolo 18, ma anche sull’articolo del demansionamento che, con la legge delega sul lavoro, viene sostanzialmente permesso in tantissimi casi. Per non
parlare della revisione dell'articolo sui limiti alla videosorveglianza nei luoghi di lavoro. E' inoltre prevista la liberalizzazione dell'utilizzo dei vouchers, i ‘buoni lavoro’, di cui, in tanti settori si fa abuso. Pensate che nelle Marche (dati Inps) sono passati da poco più di 22.000 nel 2008 a quasi 1.700.000 del 2014. Con un effetto sostitutivo sui contratti a termine che pone i lavoratori in una condizione di scarsissima tutela, anche perché i vouchers non si configurano neppure come un rapporto di lavoro. Infine, nel Jobs Act, non è previsto nessun intervento estensivo sugli ammortizzatori sociali e, al di là dell'annunciata nascita di una Agenzia Nazionale per il Lavoro che dovrebbe occuparsi di politiche attive e di formazione, non è previsto alcuno stanziamento aggiuntivo per farla funzionare. E intanto noi continuiamo a spendere per queste politiche una cifra irrisoria, dieci volte inferiore a quella che spende la Germania, per dire del ‘modello tedesco’ di cui tanto si parla”. Che cosa secondo lei potrebbe funzionare, mettendo mano ad una legge di
Susanna Camusso e Simona Ricci
riforma del mercato del lavoro? La CGIL da tempo chiede che dai 46 tipi di contratti di lavoro oggi possibili, si arrivi ad averne al massimo quattro: il tempo indeterminato, il tempo determinato con causali, la somministrazione di lavoro e il contratto di apprendistato. Bisogna offrire protezioni sociali a chi oggi ne è privo, servono quindi risorse da mettere a disposizione, anche chiedendo alle piccole imprese di contribuire, cosa che oggi non fanno. Come è noto gli ammortizzatori sociali in deroga sono ad oggi finanziati dalla fiscalità generale, a differenza della cassa integrazione straordinaria e ordinaria che è finanziata dalle imprese e dai lavoratori. In più è necessario investire in politiche attive per il lavoro, per non lasciare nessuno solo di fronte al fatto, sempre doloroso, della perdita di lavoro o della ricerca, spesso impossibile per un giovane, di un lavoro dignitoso. Cosa mi dice dei giovani? Cosa consiglierebbe ad un ragazzo appena uscito dall’Università? “I dati ci dicono che oramai quasi il 44%
dei giovani in Italia non lavora, un dato drammatico e senza pari. Per quei pochi che ce la fanno, la strada è costellata di finti stage, tirocini, vouchers appunto, spesso un lavoro nero. Così non c'è futuro e questo non ha nulla a che fare con la crisi. Era così anche prima. Così non si va da nessuna parte, il declino del paese nasce da qui. Ai giovani dico di non accettare ‘un lavoro pur che sia’. Il rispetto di sé, della fatica e dei sacrifici fatti per formarsi, parte anche da questo”. Quali sono i problemi più grossi del mercato del lavoro di oggi? “Senza dubbio la crisi, la profonda recessione in cui siamo. Non c'è lavoro perché non c'è domanda di beni e di servizi. In particolare nel nostro territorio, c'è anche un problema di dimensioni d'impresa e di capacità di produrre beni e servizi capaci di stare sul mercato nazionale e internazionale. Non è un caso che le imprese che ancora resistono sono prevalentemente medio-grandi, quelle che hanno compreso che solo investendo in professionalità e tecnologie, si può tornare a crescere. C'è poi un problema
legato alle diseguaglianze, soprattutto di reddito, vera causa della crisi. Se si continuerà a scommettere solo sulla riduzione del costo del lavoro siamo destinati al peggio”. Con quanti pullman siete scesi dalle Marche per andare a Roma lo scorso sabato? “Quella di sabato 25 a Roma è stata una grande piazza per il lavoro: 14 i pullman partiti solo dalla nostra provincia, per chiedere diritti, sviluppo e uguaglianza. Avremmo preferito poterci confrontare sul merito dei provvedimenti, abbiamo prodotto documenti dettagliati, anche nelle audizioni parlamentari fatte con Cisl e Uil, ma sino ad oggi il governo ha scelto di non confrontarsi con noi. Per quello che ci riguarda, non rinunceremo ad esercitare il nostro ruolo, proseguendo nelle iniziative di mobilitazione, anche con lo sciopero, sia contro il Jobs Act sia contro alcuni provvedimenti contenuti nella Legge di Stabilità”.
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SPECIALE: L AVORO
L'Articolo 18? “Ha un valore più simbolico che sostanziale” Formazione, innovazione e internazionalizzazione sono gli strumenti per tornare a crescere di A. Dachan
(...) Segue da pag 106
Assessore Marco Luchetti
Quali possono essere le soluzioni per uscire dalla crisi? “Nelle Marche abbiamo attivato 261 dottorati di ricerca finalizzati a portare nelle piccole-medie imprese il know-how necessario per la diversificazione produttiva e l'innovamento digitale, ma soprattutto per sostenere la ricerca, essenziale nella ideazione di nuovi prodotti. Inoltre, abbiamo avviato l'apprendistato di alta formazione per avvicinare le scelte di indirizzo universitario alle esigenze delle aziende. Con la nuova programmazione europea daremo il via ad un sostegno concreto alla formazione professionale; attraverso il Progetto Torre parliamo di un nuovo orientamento integrato: i giovani devono essere molto più attenti alle scelte che fanno per il proprio futuro, tenendo conto delle proprie capacità e aspirazioni”. Cosa può dirci sui Servizi per il lavoro? “Il Jobs Act contiene una specifica delega al Governo proprio per fare in modo che i Servizi per il lavoro recuperino le funzioni per cui erano stati concepiti, con un maggiore radicamento nel territorio. Oltre ad essere dedicati all'incontro do-
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manda-offerta, devono garantire l'orientamento per i giovani e i disoccupati”. Articolo 18: linea rossa o messa in discussione? “L'articolo 18 ha assunto un valore simbolico più che sostanziale. La normativa della tutela del lavoro è stata già rivista due anni fa. Credo che l'ulteriore ritocco che si potrà fare non sarà determinante ai fini occupazionali, della flessibilità e della possibilità che le imprese straniere investano, o ai fini di un rilancio produttivo”. Qual è il quadro dell'occupazione nelle Marche? “Gli ultimi dati ci dicono che nelle Marche siamo arrivati al 9,8 per cento; è un dato altissimo se confrontato alla tradizione marchigiana che, fino al 2008, vedeva la piena occupazione, che ha caratterizzato anche la nostra coesione sociale. Questi livelli denotano un profondo ridimensionamento del settore manifatturiero, che rimane comunque al centro della nostra attenzione. L'artigianato è una delle risorse fondanti del nostro territorio: non possiamo abbandonarlo, ma, anzi, va adattato al tempo attuale, attraverso innovazione e internazionalizzazione”.
Quali sono le iniziative promosse per incoraggiare l'autoimprenditorialità? “Circa tredici anni fa è stato avviato (ed è ancora attivo) eCapital, un concorso di idee che premia le idee diventate reali attività produttive. Inoltre, sono previsti dei voucher spendibili presso incubatori certificati, con temporary manager che affiancano i ragazzi che vogliano sviluppare e implementare la propria idea. Abbiamo inoltre attivato in questi anni il Prestito d'Onore, che grazie a crediti agevolati ha garantito ottimi risultati, permettendo l'avvio di oltre 1200 nuove attività nella nostra regione.” Quali sono gli interventi che la Regione Marche ha messo in atto in merito alle politiche attive e passive per il lavoro e per i giovani? “Abbiamo attuato sia politiche attive sia difensive. Le prime attengono soprattutto alla riconversione professionale attraverso la formazione o a quegli strumenti come il dottorato di ricerca. Abbiamo cercato di dare strumenti nuovi a chi si deve affacciare al mondo del lavoro. Per quanto riguarda le politiche passive, abbiamo agito, in particolare attraverso la leva del tirocinio, di dare una risposta alle tante persone che hanno bisogno di
sostegno. Ecco perché abbiamo dedicato un progetto agli ultra 45enni che è andato assolutamente bene e che ha dato ottimi risultati per più di 260 lavoratori. Oggi ripartiamo con un investimento di altri due milioni di euro che vanno ad implementare l’offerta di tirocini per gli ultra 30enni, proprio per venire incontro alle fasce della popolazione più colpite. Grazie al programma operativo approvato a luglio, in attesa del vaglio dalla Commissione Europea, saranno messi a disposizione nuovi fondi: si tratta di 280 milioni di euro stanziati dal Fondo Sociale Europeo destinati alla programmi di formazione, oltre ai 39 milioni a disposizione per il programma Garanzia Giovani che, dopo essere stato concordato e valutato con il Ministero del Lavoro, è attualmente in fase di decollo. Riteniamo che la scuola abbia un ruolo fondamentale nella realizzazione di un mercato del lavoro ideale: l’alternanza scuola-lavoro, progetto per il quale sono stati impiegati i fondi del Fse, è un passaggio cruciale per costruire professionalità adeguate all’offerta di lavoro del futuro”.
male, acquisire esperienza all'estero arricchisce, ma la nostra forza e la nostra ripresa dobbiamo trovarla dentro di noi e nella nostra storia, nella nostra tradizione. La spinta ottimista ci deve venire dalla consapevolezza delle nostre capacità e competenze. Le crisi che abbiamo attraversato anche in passato ci hanno insegnato che poi si riprenderà a crescere. Quello che però dobbiamo metterci in testa è che stavolta la ripresa non è più affidata unicamente a quelle che saranno le manovre di carattere nazionale e internazionale, ma a quella che sarà la nostra capacità di metterci in discussione. Ci sono settori in cui le Marche non hanno rivali, come il manifatturiero; ora si sta puntando molto sul turismo e per un vero slancio in questo ambito sarà indispensabile una buona formazione”.
Molti giovani oggi pensano che l'unica soluzione sia lasciare l'Italia. Invece ... “Partire e vedere cosa c'è fuori non fa
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SPECIALE: L AVORO
260 milioni di spesa pensionistica nel 2014 Confartigianato ha presentato uno studio da cui emerge che il 35 per cento della spesa pubblica primaria è rappresentato dalle pensioni. Nelle Marche la maggior incidenza percentuale dell’importo pensioni artigianato con il 10,5 per cento
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el corso del Festival della Persona 2014 svoltosi il 2 e 3 ottobre a Verona l’Ufficio Studi di Confartigianato ha presentato un approfondito report sulla spesa pubblica per welfare. Analizziamo di seguito alcuni dati riferiti ai “pensionati ed alla spesa pensionistica”. Nel 2014 l’intera spesa pensionistica nazionale si attesterà a 260.480 milioni di euro rappresentando il 35,8% della nostra spesa pubblica primaria. Chiaramente la crescita della quota di popolazione anziana ha contribuito alla salita della spesa pensionistica (+ 54.068 milioni nell’ultimo decennio, al ritmo di 10.287 euro al minuto), ma all’interno della spesa stessa si notano alcuni evidenti squilibri nella dinamica dei costi per categoria di beneficiari: il sistema pensionistico attuale registra una maggiore crescita delle pensioni di maggior importo. Nel dettaglio, a fronte di un importo medio di pensione di 1.359 euro/mese, solo il 4,2 per cento dei pensionati (703.417) beneficia di un assegno superiore a 3.000 euro al mese, rappresentando il 14,7
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per cento della spesa ed oltre un terzo (il 38,2 per cento) dell’incremento di spesa per pensioni nel corso del 2012. In particolare l’importo lordo annuo totale pagato in pensioni tra il 2011 ed il 2012 è aumentato di 4.724 milioni di euro (+ 1,8 per cento): mentre per la classe di importo inferiore ai 3.000 euro si registra una maggior spesa di 2.922 milioni di euro, che in termini relativi significa solo l’1,3 per cento in più (in valore assoluto il numero di tali pensioni ammonta a 15.890.823), la spesa per le pensioni di importo maggiore registra una salita del 4,7 per cento con una maggiore spesa di 1.802 milioni di euro. Vediamo ora brevemente i dati relativi ai pensionati ed alla spesa per pensioni sul territorio. Premesso che a fine 2012 sono 16.593.892 i beneficiari di una o più pensioni erogate dal nostro sistema previdenziale (nel dettaglio il numero delle pensioni è di 23.577.983 per un importo medio annuo di 16.314 euro per ogni pensionato), vediamo che i pensionati residenti in Italia rappresentano oltre un quarto della po-
polazione (27,0 per cento) ed il 70,4 per cento sugli occupati; inoltre, le pensioni da essi percepite determinano erogazioni per 270,7 miliardi di euro, pari al 19,3% del valore aggiunto nazionale. A livello regionale le Marche presentano un numero di pensionati pari a 459.902: il rapporto tra pensionati e popolazione è il 5° a livello nazionale con il 29,8%; l’incidenza dei pensionati sugli occupati si attesta al 71,2 per cento, l’importo annuo pagato in pensioni è pari a 7.213 milioni di euro, mentre l’incidenza della spesa pensionistica regionale sul valore aggiunto registra la cifra del 20,1 per cento. Un rapido sguardo a livello provinciale: Macerata conta 96.892 pensionati, l’incidenza di essi sulla popolazione è pari al 30,2 per cento (26° posto della graduatoria per province) mentre l’incidenza dei pensionati sugli occupati si attesta al 73,6 per cento (56° posto su scala per province); l’importo annuo pagato in pensioni fa segnare 1.465 milioni di euro, con un’incidenza della spesa pensionistica sul valore aggiunto provinciale pari a 20,8 per cento (62° posto).
Concludiamo questa panoramica dando uno sguardo alle pensioni nell’artigianato. In Italia il numero delle pensioni artigiane si attesta (dato Inps gennaio 2014) a quota 1.637.860 per una spesa pari a 18,3 miliardi di euro. A livello nazionale l’incidenza percentuale dell’importo delle pensioni “artigianato” su totale pensioni è pari al 6,6 per cento. A livello regionale nelle Marche (71.866 il numero delle pensioni artigiane per un importo totale di 788 milioni di euro) si registra la maggior incidenza percentuale dell’importo pensioni artigianato su totale pensioni del Paese con il 10,5 per cento. A livello provinciale a Macerata si contano 16.716 pensioni agli artigiani per un importo totale di 182 milioni di euro (valore medio mensile della pensione pari a circa 840 euro). Nella graduatoria per province si supera il 10 per cento di incidenza di spesa in pensioni erogate all’artigianato sul totale delle pensioni in 17 province: Macerata si posiziona al 6° posto nazionale con un’incidenza pari al 12,0 per cento.
“Questi dati – commenta il Presidente Provinciale di Confartigianato Imprese Macerata Cav. Renzo Leonori – confermano le criticità più volte da noi segnalate: nonostante la falcidia operata con la riforma Fornero che ha stravolto legittime aspettative operando tra l’altro in maniera iniqua, crediamo che il sistema pensionistico futuro sia stato tutt’altro che messo in sicurezza. Non può esser sostenibile nel medio/lungo periodo un sistema come l’attuale che registra una maggior crescita delle pensioni di maggior importo e che vede il patto generazionale messo in crisi da una diminuzione di giovani lavoratori che finanziano il sistema di welfare pur utilizzandolo poco, a fronte di un aumento della popolazione anziana, utilizzatrice delle prestazioni sociali (maggior domanda di ammortizzatori sociali da parte di occupati anziani, aumento di prestazioni previdenziali e sanitarie da parte dei pensionati), il tutto in un’economia che non riesce più, ormai da diversi anni, a crescere. Fa rabbia in particolare vedere che le prestazioni medie dei pensionati artigiani, che nel-
la nostra provincia sono assai numerosi, sono assai più basse della media! E a chi afferma che gli artigiani versano meno contributi previdenziali voglio ricordare che questi sono comunque “soldi reali” guadagnati con il sudore quotidiano del lavoro e non oboli “fittizi” stabiliti nei contratti e pagati poi magari dallo Stato, cioè dalla collettività, come accade ad esempio nel pubblico impiego. Abbiamo sentito spesso, nel recente passato, anche forze sindacali richiedere progressivi aumenti delle aliquote contributive per artigiani e commercianti, ma mai nessuna di esse si è battuta contro stipendi (e pensioni conseguenti) da “favola” (un barbiere o un commesso di Montecitorio) o contro l’assenteismo di un impiegato pubblico. Non è più tempo di corporazioni, di privilegi, di “diritti acquisiti”: è ora di lavorare per il cambiamento tutti insieme e senza più indugi o tatticismi, altrimenti per questo nostro Paese non ci sarà futuro”.
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SPECIALE: L AVORO
Il lavoro e le professioni del 2020 Che siate alla ricerca di nuove opportunità lavorative; giovani in procinto di scegliere la propria carriera o genitori preoccupati di quali saranno i mestieri che svolgeranno da grandi i vostri figli, il Bureau of Labour Statistics del Dipartimento americano del Lavoro, oltre a vari studi di settore svolti in Italia ed in Europa, vi indirizzeranno verso la classifica delle professioni più richieste in futuro
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econdo la previsione degli esperti, la caratteristica principale in ambito lavorativo che si realizzerà più o meno velocemente in tutti i paesi industrializzati sarà un ‘separazione delle competenze’, ovvero si creerà un divario sempre più ampio tra professioni altamente specializzati e quelli meno specializzati. Andranno così a scomparire, piano piano, tutte le figure intermedie: ciò non significa che mancheranno figure tradizionali, ma si parlerà di una evoluzione professionale dettata da innovazioni tecnologiche e nuove necessità della società. Gli esperti sostengono che, nei paesi industrializzati, saranno fondamentalmente tre i settori nei quali si registrerà un’elevata richiesta di professionisti altamente specializzati: quello della cura della persona, quello della green economy e quello ad alto contenuto tecnologico. Di seguito la top ten dei lavori che nel 2020 saranno maggiormente richiesti: • Infermiere e Home Carer. Data un’aspettativa di vita che supererà gli 80 anni, si conferma il trend di invecchiamento della popolazione e la necessità
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di colmare la richiesta di servizi alla cura della persona e di assistenza domiciliare dei più anziani. • Body part maker e nano-medici. Sono specialisti della produzione in laboratorio, installazione di tessuti e componenti del corpo umano e assistenza post operatoria. • Idraulici e Broadband architect. Addetti agli impianti idraulici verranno affiancati da elettricisti abilitati ad organizzare i contenuti interattivi di internet sulle tv di casa. • Compcierge. La figura del portiere d’albergo e dei grandi stabilimenti verrà trasformata in addetto alla gestione dei guasti alla rete informatica e dei computer degli stabilimenti. • Architetti digitali. La crescente richiesta dei clienti di poter vedere in modo sempre più realistico i progetti, porterà l’architetto a specializzarsi nella creazione di riproduzioni virtuali degli edifici che i costruttori desiderano realizzare. • Agricoltori verticali urbani. La mancanza di territorio disponibile e l’attenzione a ridurre spese di trasporto porteranno a sfruttare superfici urba-
ne in modo verticale, in modo tale da risparmiare sulle bollette energetiche e da trarre vantaggio sul costo finale del prodotto al consumatore. • Energy manager. Tagli ai consumi e una più efficiente gestione dei consumi saranno necessari sia presso privati, aziende private che presso strutture pubbliche. • Manager delle stazioni di rifornimento d’idrogeno. Queste stazioni renderanno possibile il rifornimento sia di utilitarie che di grandi veicoli, come ad esempio i bus, più rapidamente ed in totale sicurezza. • Personal branding manager. Parliamo di consulenti destinati a diventare richiestissimi dai manager del futuro: si affideranno ai primi per costruire la propria immagine sotto ogni punto di vista, compreso quello social. • Privacy Guardians. Serviranno nuovi tecnici e consulenti in grado di gestire e cancellare tutti i dati che produce il mondo IT. Roberta Et Tamimi Management Academy Sida Group Area Formazione
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SPECIALE: L AVORO
Mostrami come scrivi e ti dirò qual è il tuo lavoro L’analisi grafologica è uno strumento di orientamento professionale che può influire sul successo dei giovani nell’inserimento nel mondo del lavoro e per il ricollocamento professionale
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ell’ambito dei processi di selezione professionale, la grafologia si unisce agli strumenti che possono essere utilizzati dal team che si occupa di ricerca e selezione del personale. La grafologia si utilizza per lo più allo scopo di individuare quei candidati che siano in possesso dei requisiti richiesti dal tipo di lavoro da svolgere o dalla posizione che deve essere ricoperta. Risulta, inoltre, altrettanto valida in fase di ricollocamento o ottimizzazione dell’impiego delle risorse umane. Basti pensare, ad esempio, alla differenza tra le caratteristiche possedute da figure quali il venditore, che vuole far conoscere un prodotto e imporlo sul mer-
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cato, profili prettamente amministrativi o quadri e manager che devono agire con ampia autonomia decisionale e in tempi brevi. La grafologia si impone, quindi, come strumento di classificazione e valutazione delle competenze che più legato alle propensioni personali; per mezzo dell’analisi grafologica si valuta la predisposizione personale a svolgere un certo lavoro o a ricoprire una determinata posizione. La metodologia utilizzata per questo tipo di analisi ricerca nella scrittura l’interazione reciproca dei tratti che ritenuti essenziali per esaminare l’idoneità del candidato a una determinata posizione o per suggerire le alternative
più valide, oltre a fornire utili consigli per la valorizzazione delle risorse umane e per la valutazione dei potenziali. Nell’ambito della psicologia del lavoro, al grafologo professionista può rivolgersi l’impresa (direttori del personale, i responsabili della selezione, formazione e sviluppo delle risorse umane e gli stessi imprenditori), oppure – più raramente – il singolo studente o lavoratore. Diversi sono i vantaggi per l’azienda che richiede l’analisi grafologica: dalla massima valorizzazione delle risorse umane all’individuazione del candidato adatto alle mansioni da svolgere; dal risparmio di costi per l’errato inserimento di una risorsa non adatta alla maggiore produt-
tività, dinamicità, qualità e competitività aziendali. Il grafologo necessita di conoscere, nel modo più dettagliato possibile, le caratteristiche specifiche di professioni, mansioni o compiti ricercati, per poterle confrontare con le caratteristiche emerse dalle diverse grafie che si presentino al suo occhio esperto. La grafologia, inoltre, offre la possibilità di conoscere l’individuo nelle sue caratteristiche personali e caratteriali, quali l’intelligenza, la precisione, la rigidità mentale, la flessibilità, le capacità progettuali, e nelle sue caratteristiche temperamentali, come la vivacità, il dinamismo, l’energia, l’equilibrio emotivo, la
gestione dello stress e l’autonomia. Da non sottovalutare è, dunque, la possibilità di intravedere nel tratto grafologico quegli elementi distintivi del soggetto che permettano di riconoscere la motivazione personale a svolgere determinati progetti e ruoli professionali: la motivazione personale al potere, al successo o alla sicurezza, oltre all’attitudine verso ruoli da imprenditore, da libero professionista o dipendente. Ciò che va sottolineato è che nessuna componente individuale o del temperamento viene considerata isolatamente; si cerca al contrario di mettere in evidenza quali siano le influenze reciproche tra
le varie caratteristiche emerse nell’analisi effettuata. Nessuno dei campi in cui la personalità umana si esprime è precluso all’osservazione grafologica. Allo stesso tempo, è importante integrare l’analisi grafologica agli altri strumenti in dotazione del selezionatore, come il colloquio, il bilancio di competenze, test, prove tecniche, questionari tecnici e di personalità.
Cristina Pompilii Management Academy Sida Group Area Risorse Umane
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SPECIALE: L AVORO
GG4YOU “GaranziaGiovani per te” Sida Group ha dato vita ad una associazione (rete) composta dalle più efficaci strutture di placement della regione Marche; i partner di rete sono:
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a Rete “GaranziaGiovani per Te” opera su tutto il territorio della regione Marche con 14 sportelli autorizzati a fornire servizi di orientamento, formazione e placement. Accanto a questi partner Sida Group ha creato una piattaforma di 6.000 tra aziende, enti, associazioni e studi professionali, potenzialmente interessati ad inserire giovani in tirocinio formativo ed eventualmente ad assumerli. La Rete “GaranziaGiovani per Te” nel suo complesso raccoglie oltre 15.000 referenze aziendali a cui far riferimento. Negli anni Sida Group ha messo a punto modalità di orientamento, selezione
e formazione che le hanno permesso di raggiungere standard di eccellenza nell’ attività di placement (inserimento lavorativo): oltre l’80 per cento dei partecipanti ai percorsi formativi professionalizzanti e manageriali vengono assunti dall’azienda dove il candidato ha effettuato un tirocinio formativo. Gli strumenti utilizzati: • Progetto d’inserimento; • Progetto di tirocinio in Italia presso aziende e professionisti; • Progetto di tirocinio all’estero; • Progetto di formazione professionalizzante o manageriale; • Progetto di sviluppo imprenditoriale; • Progetto rivolto al volontariato.
L’Ente Regione con i fondi comunitari sostiene queste attività avvalendosi della struttura privata autorizzata Rete Sida, con l’obiettivo di ottimizzare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
Vuoi il nostro supporto per inserirti nel mondo del lavoro? Invia il tuo curriculum a: “GaranziaGiovani per Te” info@sidagroup.com Tel. 071.28521
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focus
COO perA tive “Non c'è prova migliore del progresso di una civiltà che il progresso della cooperazione”
John Stuart Mill
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FOCUS: COOPERATIVE
Startup innovative a vocazione sociale A che punto siamo? I dati che seguono sono stati estrapolati dal Rapporto Rita – Politecnico di Milano, pubblicato a luglio 2014
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uando parliamo di imprese sociali ci troviamo di fronte ad una particolare tipologia di aziende, i cui prodotti o servizi sono diretti a soddisfare finalità di interesse generale, riconducibili all’intera collettività ed espressamente disciplinate dal decreto legislativo n. 155 del 24 marzo 2006. Richiamando questa definizione, il Decreto Crescita 2.0, che ha formalmente introdotto in Italia la figura della startup innovativa, ha previsto una specifica disciplina per tutte le nuove imprese che riescono a coniugare innovazione tecno-
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logica e servizi quali: l'assistenza sociale e sanitaria, l’educazione, l’istruzione e la formazione, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, la valorizzazione del patrimonio culturale, il turismo sociale, la formazione universitaria e postuniversitaria, la ricerca e l’erogazione di servizi culturali, la formazione extrascolastica finalizzata alla prevenzione della dispersione ed al successo formativo. Tali imprese si configurano come startup innovative a vocazione sociale. Sul piano culturale, l’individuazione di questa macro tipologia rappresenta un
messaggio importante al terzo settore e al mondo cooperativo: la tutela di una finalità sociale e l’esercizio di un’attività economica caratterizzata da elevata dotazione tecnologica possono coesistere. Ma a quasi due anni di distanza da questa importante evoluzione normativa, quante sono le startup innovative a vocazione sociale in Italia? E, soprattutto, come sono? A questi interrogativi ha risposto un rapporto diffuso dal Mip, la Scuola di Management del Politecnico di Milano. A fine luglio 2014 le start up a vocazione sociale rappresentano il 3,15% rispetto
al totale di quelle innovative. Dai risultati emerge che la collocazione settoriale preminente riguarda i servizi editoriali (circa il 31% del campione), seguita dall’istruzione e dalla ricerca e sviluppo. Dal punto di vista della dislocazione geografica la maggioranza di esse (il 28,2%) è in Lombardia, ma osservandone l’incidenza rispetto al totale delle startup innovative, emerge che i più alti valori si registrano in Abruzzo, Basilicata e Val d’Aosta. La forma giuridica più ricorrente (60,6%) è la “società a responsabilità limitata”.
Il 19,7% ha scelto come natura giuridica la “società a responsabilità limitata semplificata” e l’11,3% ha optato per “società cooperativa”, mentre il restante 8,5% delle startup sono “società a responsabilità limitata con un unico socio” e “società a responsabilità limitata con capitale ridotto”. L’analisi della condizione economica e reddituale, condotta sul sottoinsieme di 37 neo imprese di cui ad oggi è disponibile almeno un bilancio, presenta risultati fortemente eterogenei. Il valore della produzione è mediamente pari a €
46.000, mentre più di metà delle imprese riporta una perdita di bilancio. Il rapporto si conclude con un’agenda di possibili spunti per dare piena attuazione all’obiettivo di promuovere la nascita di imprese startup innovative anche in settori tradizionalmente presidiati da entità no-profit, coniugando una gestione efficiente orientata al profitto, con il valore ‘sociale’ dei servizi e prodotti realizzati. Cristina Panara Management Academy Sida Group Area Finanza Agevolata
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FOCUS: COOPERATIVE
L’Impresa Sociale Un modello di crescita e di impegno sociale Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita del terzo settore, inteso come l’insieme delle organizzazioni che si collocano tra il mercato economico e lo Stato; soggetti di natura privata ma volti alla produzione di beni e servizi per un beneficio pubblico
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l terzo settore comprende una vasta tipologia di organismi, anche molto diversi tra loro (Onlus, Associazioni, Fondazioni, Cooperative, ecc.), accomunate dall’assenza di scopo di lucro e dallo svolgimento di un’attività con utilità o a beneficio per la collettività. L’impresa sociale rientra in questo contesto ma con un diverso approccio: unire alla produzione di beni e servizi a carattere imprenditoriale la produzione di beni e servizi con utilità sociale. Questo tipo di servizi, tradizionalmente affidati alla gestione pubblica, a volte con gestioni poco efficienti o di scarso livello qualitativo, vengono sempre più spesso
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gestiti da imprese sociali rendendo produttivo quello che per sua natura non lo è. Senza perseguire un profitto ma restando in equilibrio economico e finanziario, offrono servizi di utilità sociale, divenendo per la collettività un elemento di sviluppo. Abbinando crescita economica e benessere sociale, per molti giovani, questo tipo d’impresa, può costituire un impegno per la formazione di una coscienza civica e sociale, oltre ad un’opportunità di occupazione. Negli ultimi 10 anni il numero delle aziende è passato da 8.500 ad oltre le 17.500 (dati Unioncamere), arrivando ad occupare oltre 400 mila unità. Oggi l’impresa sociale non limita il suo operato al campo dei servizi socio-
assistenziali, sanitari o formativi, ma volge il proprio sguardo anche ai servizi per l’infanzia, culturali, ricreativi e turistici. Per il 2014 i dati occupazionali, anche se in previsione negativa (-0,8%), risultano migliori rispetto alla media nazionale (-1,5%). Cresce la domanda di lavoro per le figure professionali di alto profilo in un settore nel quale la parità di genere è elemento naturale. L’impresa sociale, individuata dal Dlgs 155/06, non rappresenta un soggetto giuridico a sé, ma una qualificazione che può essere assunta da soggetti costituiti con diversa forma giuridica: • associazioni, Fondazioni, Comitati (for-
me “non imprenditoriali”); • società di persone, società di capitali, cooperative, consorzi (forme “imprenditoriali”). Dato che l’arricchimento perseguito dall’impresa sociale corrisponde all’incremento del benessere delle collettività, questa dovrà operare in settori di utilità sociale quali: • istruzione, educazione e formazione; • tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; • valorizzazione del patrimonio culturale; • turismo sociale; • formazione universitaria e post-universitaria; • ricerca ed erogazione di servizi culturali;
• servizi strumentali alle imprese sociali; • assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria. Molte imprese sociali si costituiscono con forma giuridica delle cooperative sociali, distinguendosi dalle altre in quanto finalizzate al perseguimento dello scopo mutualistico, ovvero offrire ai propri soci beni, servizi o occasioni di lavoro. Le cooperative sociali hanno in più la finalità di perseguire l’interesse generale della comunità, la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini, e come tali possono operare solo in taluni ambiti:
• gestione di servizi socio-sanitari ed educativi (cooperative sociali di tipo A); • svolgimento di attività diverse, agricole, industriali, commerciali o di servizi, finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate (cooperative sociali di tipo B), che debbono essere almeno il 30% delle persone impiegate. Le cooperative sociali godono del regime tributario agevolato previsto per le ONLUS, di cui fanno parte di diritto.
Raffaele Sansone Dott. Commercialista e Revisore dei Conti
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FOCUS: COOPERATIVE
CooperAttività La nascita del Terzo Settore, così come fu definito negli anni Settanta, ha origine nella crisi del Welfare, ovvero in quelle mancanze che il sistema pubblico ha manifestato nella risposta alle esigenze dei cittadini che versano in condizioni di disagio
E
' evidente che lo Stato non copra moltissimi aspetti della vita di ciascuno, ed è altrettanto naturale che si risponda ad essi con l'iniziativa privata: il Terzo Settore si insinua laddove il ‘mondo profit’ non ha interesse ad arrivare e lo Stato non ne ha le capacità. Gli operatori del terzo settore sono composti da quei soggetti che, per scelta, personale prima, economica, giuridica e operativa poi, non perseguono fini di lucro e offrono servizi a valenza pubblica e collettiva (cooperative sociali, associa-
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zioni di promozione sociale, di volontariato, ONLUS, fondazioni, ecc.). I dati sono fondamentali per comprendere il ruolo che questa realtà ricopre nella società attuale.Le sole cooperative sociali operanti nella sanità, prendendo come riferimento il periodo intercorso tra il 2009 e il 2013, hanno registrato una crescita del 13,2%. In questo settore, due lavoratori su tre sono impiegati in imprese cooperative. Un dato molto elevato, anche dovuto al fatto che l’ambito socio-sanitario non risente eccessiva-
mente della ‘stagionalità’ dell’occupazione. Le cooperative attive nel settore dell’istruzione sono cresciute del 16,3%, registrando altresì un aumento del numero complessivo di addetti del 21,9, impiegando in realtà cooperativistiche un addetto su tre. Il motivo per il quale il settore delle cooperative è in controtendenza rispetti ai settori ‘tradizionali’, può essere spiegato da molteplici fattori. Dal punto di vista dell'offerta dei servizi alla persona, una richiesta sempre maggiore si incontra nell'economia oc-
cidentale, nella quale le esigenze primarie (alimentari, di sicurezza, di appartenenza) sono state soddisfatte già da tempo. A maggior ragione, nella ricerca di una visione armonica sociale, che è insita in ciascuno di noi, siamo sempre più sensibili e determinati nella volontà che questa attenzione e cura di sé possa continuare anche in condizioni di disagio. Sapere che esistono realtà, come il ‘Caffè Alzheimer’ a Senigallia, ad esempio, dove vengono esaltate le capacità ancora intatte del malato, soddisfa non
solo le esigenze della persona affetta da questa malattia degenerativa e dei suoi familiari, ma quello dell'intera comunità, che vede nel lavoro di questa cooperativa (cooperativa sociale ‘Progetto Solidarietà’) un impegno per la salvaguardia del benessere e della dignità della persona. Dal punto di vista degli operatori, visto che la maggior parte di essi non è solo un lavoratore, ma anche socio, quindi imprenditore di sé, con capacità decisionale nell'organizzare il proprio lavoro, delineare i progetti a lunga e breve sca-
denza della propria cooperativa o associazione, il coinvolgimento è massimo e porta il singolo individuo, e di conseguenza l'organizzazione di cui fa parte, ad essere recettiva del cambiamento, flessibile, adattabile alle momentanee avversità e consapevole del proprio ruolo sociale.
Maddalena Montanari
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FOCUS: COOPERATIVE
Cooperative: ultima frontiera contro la crisi Gli allarmanti dati sulla Cassa Integrazione e sulla disoccupazione giovanile (42,6% a settembre 2014) dimostrano quanto sia importante sostenere processi di costruzione e di sostegno di nuovi modelli di impresa che siano più attenti alla componente valoriale
L
a prolungata flessione del mercato del lavoro e la perdita di posti di lavoro ha creato un enorme vuoto di fiducia che, in qualche caso, ha fatto venir meno anche la speranza per il futuro. Sfiducia da parte di chi ha perso il lavoro, di chi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro, di chi vorrebbe realizzare un progetto sfruttando le proprie qualifiche e competenze. È per questo che occorre dare più spazio a quelle forme d’impresa che mettono al centro la persona e dunque il lavoro, perché è proprio ‘dal lavoro che si crea il lavoro’, che si ricostruisce la fiducia e la coesione sociale. È universalmente rico-
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nosciuto che le imprese cooperative, agiscono con una funzione anticiclica, intervenendo laddove vi è assenza di lavoro e di una vera economia imprenditoriale. Il sistema cooperativo va a sostituire il sistema capitalistico proprio nei potenziali economici inespressi e fornisce al PIL un importante contributo. Infatti, sono gli stessi meccanismi economici che impongono l’adozione del metodo cooperativo in quanto la cooperazione, perseguendo finalità connesse al servizio e non al profitto, permea gli ambiti che l’economia lucrativa reputa di scarso vantaggio. L’impresa cooperativa, caratterizzandosi
per l’apporto dei soci e per le capacità di risposta a bisogni, costituisce un modello capace di attenuare l’impatto delle fasi congiunturali negative. Lo dimostrano i dati statistici: le 300 più grandi cooperative del mondo, negli ultimi 10 anni, hanno aumentato il fatturato dell’11%. In Italia, le imprese cooperative, hanno saputo resistere meglio di altre alla crisi, occupando, in alcuni settori, spazi sempre più ampi di mercato. Se guardiamo la performance occupazionale in ambito cooperativistico (+8% tra 2008 e 2011) e la maggiore produzione di valore (+8,2% produzione + 10,6%, investimenti) potremo concludere che un
Scrivo questo articolo mentre mi trovo a Corridonia, in Contrada Cigliano (Villaggio San Michele Arcangelo) nella Sede della Cooperativa Sociale Pars Pio Carosi. La vita comunitaria, la fratellanza e lo spirito di inclusione che si vive qui hanno ispirato queste poche righe
progetto di realizzazione di un ‘Mercato Sociale del Lavoro’, idoneamente supportato da piani per la formazione al metodo ed alla tecnica cooperativa, potrebbe far riconquistare diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro. I risultati più significativi si sono registrati nei settori dell’agroalimentare (40% in alcuni comparti), del sociale e dei servizi. Le cooperative, spesso contrariamente a quanto sostenuto da autorevoli osservatori economici, presentano ottimi livelli di patrimonializzazione e godono di un maggiore equilibrio economico-finanziario rispetto a società di capitali. Inoltre, grazie al carattere mutualistico, rispon-
dono alle domande della comunità in cui operano, essendone diretta emanazione. Hanno la capacità di riunire capitale e lavoro nelle stesse mani, di sanare quelle ferite che lacerano il tessuto economico del Paese. Si pensi agli enormi sviluppi e alle potenzialità del sistema cooperativo in termini di startup di imprese giovanili, in termini di valorizzazione delle nuove professioni e di aggregazione delle professionalità già esistenti; si guardi al fenomeno delle ‘imprese recuperate’, cioè a quei gruppi lavoratori che rilevano imprese date per spacciate e le fanno rinascere grazie alla creazione di cooperative; alle possibili-
tà di gestione integrata e ‘cooperativa’ delle risorse naturali ed energetiche, delle strutture ricettive, del patrimonio culturale (co-gestione museale). Queste potenzialità, nonostante l’indifferenza e, a volte, persino l’ostilità di alcuni attori di sistema, riescono sempre più ad esprimersi grazie alle iniziative di gruppi di persone che vedono nel fare insieme, nel ‘cooperare’, il futuro, l’unico contro la crisi.
Francesco D’Ulizia
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FOCUS: COOPERATIVE
Incentivi e agevolazioni L
e agevolazioni riservate al mondo cooperativo sono destinate in particolar modo alle cooperative a mutualità prevalente. La condizione è soddisfatta quando l’attività è svolta in prevalenza a favore dei soci e quando, nello svolgimento dell’attività, ci si avvale prevalentemente degli apporti di beni o di servizi da parte dei soci e delle loro prestazioni lavorative. Le agevolazioni consistono in: Esenzione degli utili accantonati a riserva indisponibile, ad eccezione di una quota del 30% (20% per le cooperative agricole o della piccola pesca; 55% per le cooperative di consumo). I ristorni che la cooperativa attribuisce ai soci allo scopo di ridurre il prezzo delle cessioni o dei servizi resi a loro, sono de-
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ducibili dalla quota imponibile degli utili. Per le cooperative di produzione e lavoro, in particolar modo, è prevista un’esenzione IRES se la remunerazione dei soci è superiore al 50 per cento di tutti i costi, tranne i costi per materie prime. L’esenzione è ridotta alla metà se la percentuale è compresa tra il 25 per cento e il 50 per cento. L’esenzione IRES è prevista anche per le cooperative della piccola pesca se i conferimenti dei soci superano il 50 per cento degli acquisti o conferimenti merci e per le cooperative agricole se i redditi derivano da allevamento di animali con mangimi ottenuti per almeno ¼ da terreni dei soci oppure se la quantità o il valore dei prodotti conferiti dai soci è
superiore al 50 per cento dei prodotti acquisiti o conferiti. Per le cooperative diverse da quelle a mutualità prevalente l’unica agevolazione fiscale di cui godono è quella dell’esenzione Ires sugli utili accantonati alla riserva minima obbligatoria (30 per cento). Il mondo cooperativo, accanto alle tradizionali agevolazioni, può usufruire anche di tutte le norme di favore introdotte negli ultimi anni a sostegno delle nuove iniziative imprenditoriali ed, in particolar modo, riservate alle cosiddette ‘startup innovative’. Un particolare tipo di startup innovative sono quelle a vocazione sociale, ossia quelle operanti nei settori indicati all’articolo 2 comma 1 del D.Lgs 24 marzo 2006, n. 155.
Per questo genere di startup sono previste una serie di agevolazioni di natura civilistica, fiscale, previdenziale e finanziaria. Alcune agevolazioni sono riservate invece esclusivamente alle startup a vocazione sociale. Agevolazioni civilistiche Ci sono deroghe alla normativa civilistica in materia di riduzioni di capitale, determinazione delle quote, operazioni su partecipazioni, emissioni di strumenti finanziari e diritto fallimentare. Remunerazioni con strumenti finanziari Possibilità di emettere strumenti finanziari che diano diritti patrimoniali e/o amministrativi ad esclusione del diritto di voto. Non concorrono al reddito impo-
nibile, sia ai fini fiscali che contributivi, l’assegnazione di tali strumenti finanziari a dipendenti, amministratori o collaboratori. La disciplina dei rapporti di lavoro Norme più elastiche sono previste per le assunzioni con contratti a termine. Incentivi all’investimento Le persone fisiche che investono nel capitale di una startup innovativa hanno diritto ad una detrazione del 19 per cento (elevata al 25 per cento per investimenti in startup a vocazione sociale e per quelle che operano in campo energetico). Il massimo dell’investimento agevolabile è 500.000 euro. Anche le società che investono nelle startup innovative hanno di-
ritto ad una detassazione pari al 20 per cento di quanto investito (elevato al 27 per cento per investimenti in startup a vocazione sociale e quelle che operano in campo energetico). Agevolazioni finanziarie Possibilità di raccogliere fondi mediante il crowdfunding.
Roberto Antonella Management Academy Sida Group Area giuridica-fiscale
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FOCUS
â&#x20AC;&#x153;Vetruvio, architetto,
mette nella sua opera d'architectura, chelle misure dell'omo sono dalla natura disstribuite inquessto modo...â&#x20AC;?.
Leonardo da Vinci ph Federica Carboni
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FOCUS: FANO
Fano
Ponte tra tradizione e modernità, è un centro che vanta eccellenze di rilievo internazionale di V. Carboni ph Federica Carboni
F
ano è una città di mare ma soprattutto di storia. Tanta. Un gioiello antico custodito e abbracciato da mura imponenti, ben conservate. Appartiene a tante epoche e stili ma l’impronta della civiltà romana le regala la connotazione più importante. Conosciuta anche come la Città della Fortuna (era sicuramente, in epoca romana, un notevole centro sacro, con riferimento ad un’area o tempio dedicato al culto della dea Fortuna), è spesso associata al suo Carnevale, il più antico d’Italia (oggi si tiene anche una versione estiva), alle sue tradizioni marinare, alle eccellenze enogastronomiche (Il Festival del Brodetto, da poco conclusosi, riscuote successi ogni anno). Fano ospita, tra le tante cose, un Centro Studi Internazionale dedicato all’opera vitruviana e più in generale all’architettura classica. Quest’anno, nell’ambito delle ormai celebri “Giornate Vitruviane”, lo stesso centro scientifico ha organizzato una mostra che sta portando la città alla ribalta nazionale e che potrebbe addirittura farle fare un salto internazionale. Fano difficilmente esce dal contesto provinciale in cui è inserita: terza città della regione per numero di
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abitanti, possiede un capitale culturale enorme, spesso non adeguatamente valorizzato. La mostra fanese (Chiesa San Michele), “Perfecto e Virtuale, l’Uomo Vitruviano di Leonardo” è dedicata al disegno più famoso del mondo. In dieci giorni l’hanno vista 4.000 persone, tra cui Vittorio Sgarbi e decine di giornalisti di testate nazionali. Un successo. L’opera, canone rinascimentale della bellezza perfetta, si presenta ai visitatori in 3D per la prima volta. Perché proprio a Fano? Perché Fano è la città di Vitruvio e senza dubbio Leonardo, nel disegnare il suo “uomo perfetto” alle sue indicazioni si è ispirato, contribuendo anche a rilanciare, in epoca rinascimentale, la fama dell’architetto romano. L’idea di creare un esposizione di questo tipo è venuta a Paolo Clini, direttore scientifico del Centro Studi Vitruviani e docente alla Università Politecnica delle Marche. Quello che si può ammirare è un disegno che ha una veste esclusiva e senza precedenti, abbinata a un innovativo sistema touch screen di visualizzazione che consente di entrare nel foglio fino al centesimo di millimetro, cogliendo dettagli incredibili. L’applicazione è stata realizzata, in col-
laborazione con il Gabinetto dei disegni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia diretto da Annalisa Perissa Torrini (curatrice della mostra) da Marco Gaiani e Fabrizio Ivan Apollonio (Università degli Studi di Bologna), Massimo Zancolich (TabulaRasa, per l’acquisizione digitale), Mirko Barone (3DXcite) con Paolo Clini e Gianni Plescia (Univpm Marche). Gli allestimenti tecnologici e le interfacce software per la piramide e il mirroring sono state realizzate da Eve srl, spin off dell’Università Politecnica delle Marche. Tutto il contesto della mostra, allestita spazialmente ripercorrendo i segni principali del disegno leonardesco, scorre comunque sui binari della spettacolarizzazione – questo l’avvicina tantissimo ai giovani, soprattutto ai “nativi digitali”, che la stanno visitando in grande numero - pur mantenendo la sua rigorosità attraverso diversi contenuti scientifici. L’ingresso alla mostra è libero, aperta fino al 6 gennaio 2015.
Per info: tel. 338.4234702 oppure 328.3790087 www.centrostudivitruviani.org
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FOCUS: FANO
Tra Leonardo e Vitruvio, una mostra che fa crescere la città di G. Savelli
A
lato dell’Arco di Augusto, porta d’accesso alla città romana e suo simbolo, la Chiesa di S. Michele (recante sulla facciata una raffigurazione rinascimentale a bassorilievo con l’aspetto costitutivo del monumento, poi danneggiato durante l’assedio di Federico da Montefeltro del 1463) ospita l’innovativa mostra che lega, secondo un filo conduttore ideale, il celebre disegno leonardesco, l’Uomo Vitruviano, iscritto in un cerchio e in un quadrato (forme considerate perfette già dal filosofo greco Platone) a colui che ne aveva canonizzato le proporzioni nel trattato “De Architectura”. “Questa è una mostra omaggio al disegno più famoso del mondo che nasce da Vitruvio – afferma Paolo Clini, ideatore e coordinatore della mostra evento –; Leonardo lo disegna facendone un uomo universale. L’esposizione scaturisce dall'idea di spiegare
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come Vitruvio sia una delle radici della cultura occidentale. Nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, per la prima volta, è stata fatta quest’acquisizione digitale del foglio. Ci sono così possibilità di farlo circolare come riproduzione virtuale; noi ne proponiamo una nuova modalità di visione al pubblico. C’è una grande ricaduta popolare perché la mostra è molto spettacolare, fatta anche con un linguaggio più semplice rispetto a quello accademico, quindi più agevole per i visitatori. Il contributo del 3D, della terza dimensione, lo rende poi contemporaneo”. Proprio questa naturale alternativa alla circolazione del foglio cartaceo, navigabile recto e verso in modo interattivo, senza limitazioni di sorta, riproducendo particolari infinitesimali capaci di far apprezzare persino segni e incisioni, colore e consistenza della grana della carta, eliminando ovviamente
ogni problema di carattere conservativo, ha aperto un dibattito acceso. Dal momento in cui è circolata l’indiscrezione sul parere negativo – espresso da Annalisa Perissa, custode dell’opera come direttrice del Gabinetto dei disegni delle gallerie dell’Accademia di Venezia, nonché curatrice del riuscito progetto multimediale fanese – alla richiesta di prestito dell’Uomo Vitruviano a Milano, per la rassegna su Leonardo in occasione dell’Expo, la questione è più che mai attuale. Essendo questo tipo di capolavori soggetti a restrizioni d’utilizzo, poiché fragili ed esposti al degrado dovuto al minimo cambiamento delle condizioni microclimatiche, poter disporre di tecnologie che ne consentano una lettura digitale, come quelle impiegate a Fano, consentirebbe un vantaggio sia in termini di fruibilità ad alta definizione che di circolazione in contesti internazionali
Tornando alla struttura della mostra, nel secondo ambiente, una tecnica teatrale, usata per la prima volta nel primo episodio di Star Wars, consente la proiezione, a grandezza naturale (34 centimetri circa, poco più grande di un moderno foglio A4), del soggetto nel vuoto, ruotando a 360° gradi nel cerchio e nel quadrato. Il modello è stato realizzato da Fabio Severini. Accanto, un gioco mimico di specchi e sensori interattivi mette a confronto le misure dei visitatori con quelle della “perfezione” vitruviana, attribuendo un
punteggio variabile quanto, più o meno, siano corrispondenti. Nel famoso originale figurano due testi esplicativi nella parte superiore e inferiore del foglio, riprodotti sul pavimento della prima sala espositiva, che rimandano proprio a Vitruvio. Quest’architetto d’epoca augustea è una figura centrale nella storia della classicità ed ha profondi legami con Fano. Nel De Architectura, uno dei testi più studiati al mondo, dedica ben cinque paragrafi alla descrizione di una Basilica, l’unico edificio del quale afferma aver curato la costruzione, cui attribuisce valori di grande dignità e bellezza, e che afferma aver edificato proprio nella città marchigiana. Le indicazioni ricavabili dall’opera si riferiscono a un complesso che si affacciava con un lato lungo sul centro del Foro ed era in asse con il prospiciente Tempio
di Giove, nell’altro lato della piazza, secondo una disposizione insolita per l’epoca ma che si diffuse nell’età augustea inoltrata e che dunque lo stesso Vitruvio potrebbe aver contribuito a promuovere. “Che sia andata così o viceversa poco importa” – afferma Dino Zacchilli, vicepresidente del Centro Studi Vitruviani –. Quel che è certo è che molto della pianificazione urbanistica tuttora visibile, datata al momento della deduzione della Colonia Julia Fanestris, con la quale l’imperatore Augusto murum dedit (fece cioè cingere la città di mura che ancora oggi circondano la città, ed entro le quali – attraverso il suo “Arco” – si entrava in un luogo che stava assumendo l’importanza e le fattezze di un vero centro urbano), corrisponda ai canoni architettonici enunciati da Vitruvio”. Riscontri archeologici certi dell’esistenza effettiva di tale basilica non se ne hanno ancora,
ph Federica Carboni
che ne facciano richiesta, come avvenuto da parte di Cina (che pare abbia già manifestato interesse in tal senso), Giappone, Stati Uniti e Svizzera nei confronti dell’originale leonardesco, il quale, ed è qui il motivo del contendere, come gli altri reperti del suo genere, può essere esposto solamente ogni cinque anni.
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FOCUS: FANO
anche se è in fase d’interpretazione una recente prospezione con georadar nel centro storico, ma l’amministrazione comunale sta trattando con un privato l’acquisizione dell’area in cui sono affiorati, anni fa, i resti del teatro romano. Tutto ciò, unito a diverse aree archeologiche, alcune delle quali già visitabili occasionalmente su prenotazione, potrebbe regalare alla città un museo diffuso urbano di grande interesse. “In quest’ottica, la musealizzazione dell’area con il recupero della struttura del teatro, rendendola visitabile, e il trasferimento negli spazi immediatamente adiacenti dell’attuale museo archeologico, costituirebbero eventualità affascinanti”, continua Zacchilli. “Anche questa mostra, con queste tecnologie, potrebbe costituire il primo nucleo di un museo stabile, magari con sofisticate ricostruzioni 3D della città in
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epoca romana”. In questo momento non esiste al mondo nessun altro centro specializzato dedicato all’opera vitruviana: realtà importantissima dal punto di vista scientifico, che pubblica una collana editoriale con Marsilio e che può vantare, nel proprio comitato scientifico, personalità del calibro, tra le altre, di Salvatore Settis e Pierre Gros. “L'auspicio, anche come Centro Studi, è continuare a crescere, anche dal punto di vista della promozione della città. La nuova amministrazione sta mostrando interesse in questo senso, speriamo che ciò si traduca anche nella volontà di stanziare delle risorse economiche. Vitruvio è un tesoro che può valorizzare Fano, che ha una connotazione romana molto forte e può offrire un grande progetto identitario per la città”. Zacchilli parla di una proposta all’amministrazione comunale,
quella cioè di identificare la città in modo evidente con l’Antica Fanum Fortunae e con il celebre architetto, anche tramite l’apposizione di cartelli con la scritta: ‘Fano, antica Fanum Fortunae, la città di Vitruvio’. Un vero e proprio brand territoriale che, completandosi con Urbino, città del Rinascimento, e Pesaro, che ha la stessa connotazione per la musica, possa promuovere in maniera integrata il territorio, rilanciando anche il progetto Flaminia, del quale Fano è capofila. La valorizzazione dei centri che presentano resti romani lungo l’antica Via Flaminia (Cantiano, Cagli, Acqualagna, Fossombrone, Serrungarina, Fano appunto e poi Pesaro), che collegava Roma a Rimini e che nel nostro territorio si caratterizza con musei, siti ed aree archeologiche, testimonianze di ciò che doveva accompagnarne il tracciato.
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FOCUS: FANO
Noi Mondo Tv A Fano la WebTv che “Parla la tua lingua” Dal sogno di creare una realtà transculturale alla realtà di una start-up innovativa che opera in otto lingue. Sabrina Gouizi e Livia Serrano, fondatrici del progetto, ci raccontano la loro avventura tra videocamere e traduttori di A. Dachan
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n canale YouTube, un sito web, un profilo Twitter e Facebook: volete presentarci il vostro progetto di comunicazione? “L'idea risale al 2010, durante una vacanza ad Algeri. Pensavo ad un progetto di comunicazione innovativo e mi è venuto in mente di lanciare una web tv”, racconta Sabrina. “Ho contattato Livia Serrano, appassionata di giornalismo e montaggio, con una pluriennale esperienza negli States e l'ho coinvolta. Ci conosciamo fin da quando eravamo bambine e abbiamo una forte stima l’una dell’altra e avevamo da poco lavorato al montaggio del documentario sui tuareg d’Algeria “L’Algeria dei kel Tamashek”. Altra figura importante che ha collaborato alla nascita del sito è Mauro Lorus-
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so video maker di grande esperienza e poi sono entrati con noi, anche il reporter Matthias Canapini, Alessandra Manna che oggi cura i social network, Marco Terzo web-developer e web-designer e la new entry Simone Lodovichetti, redattore e addetto al montaggio. È stato bello creare il team, condividere un progetto, realizzarlo. La squadra funziona e ne siamo felici. Unire tante sensibilità e creare un bell'amalgama non è da tutti”. Come si è concretizzato il progetto? “Noi Mondo Tv nasce grazie ad un finanziamento europeo, nello specifico il Fei (Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di Paesi terzi), ottenuto grazie a un gran lavoro di squadra sul territorio. Venivamo dall'esperienza dell'Associa-
zione Millevoci, che fornisce servizi ai migranti e abbiamo pensato ad un progetto che unisse l'attivismo sociale e la comunicazione. Il nostro obiettivo principale era aprire ad un mondo, quello dei flussi migratori, che in realtà non si conosce, mettendo in comunicazione italiani e stranieri, creando un'apertura per chi arriva e per chi accoglie. Una web Tv nata sul territorio di Fano, ma aperta all'Italia e al mondo. Traduciamo tutti i contenuti in otto lingue. Abbiamo avviato collaborazioni con enti e associazioni (Cremi, Comune di Fano, Provincia di Pesaro Urbino, Comunità dell'Alto e Medio Metauro, Associazione di promozione sociale “Millemondi”, Associazione di volontariato “Millevoci”, Associazione di promozione sociale “Nuovo Orizzonte”,
Associazione “L’Africa Chiama” onlus, Fondazione Caritas, CSV Marche, Associazione Apito) e dopo la presentazione, il progetto ha ricevuto un finanziamento di 300 mila euro. All’interno dell’ass. Millevoci per tutta la durata del progetto Sono stati creati trenta posti di lavoro. La nostra prima volta online è stata il 21 gennaio 2014. La risposta è stata buona, abbiamo superato la soglia dei contatti previsti e abbiamo registrato una continua crescita”. Raccontateci un aneddoto su questo primo anno di vita. “In occasione della XVIII edizione della Settimana Africana a Fano abbiamo realizzato un'autentica intervista d'assalto alla Kyenge. Abbiamo usato l'audacia e
le determinazione dei cronisti veterani e il risultato è stato un confronto molto interessante. Un'altra esperienza molto significativa è stata la realizzazione di alcune riprese per raccontare storie di rifugiati. Ci piace affrontare temi inediti, raccontare il vissuto delle persone, il dramma di chi fugge e cerca di sopravvivere. Con il nostro lavoro mettiamo in luce l'aspetto umano delle storie di migrazione, senza filtri, con coinvolgimento. Aiutiamo chi accoglie i migranti e i rifugiati a capire e conoscere chi arriva da lontano e viceversa. Mettiamo in contatto le vite e i sentimenti delle persone”. Ora che siete una realtà consolidata, quali obiettivi vi ponete? “Il finanziamento è finito e ora cerchiamo
sponsor e nuove forme di sostegno. Puntiamo alla continuità delle nostre attività e vorremmo darci un'identità in campo giornalistico per avere più credibilità. Stiamo lavorando ad una modifica del sito, che terrà conto degli stimoli e degli spunti suggeriti dagli utenti. La nostra sfida ora è crescere, essere riconosciuti dal territorio. A questo proposito, vogliamo lanciare un appello: 'inviateci consigli, proposte, suggerimenti, dal basso. Potete scriverci a info@noimondotv.eu. Rivolgiamo un appello anche alle istituzioni, agli enti, alle associazioni culturali affinché ci permettano di continuare ad offrire il nostro servizio. Siamo riusciti a decollare come 'start-up' grazie ai Fondi europei e ora vorremmo continuare ad esistere e operare”.
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LUCI DELL A RIBALTA
Sulle note di Strauss, per ballare oggi i ritmi del passato Un insegnante di matematica, Roberto Lodi e una piccola imprenditrice, Paola Pennacchietti, hanno fondato ad Ancona l'Accademia delle Danze Ottocentesche. Abiti in stile, esibizioni in atmosfere da sogno e prestigiosi contesti come la residenza estiva della principessa Sissy. Li abbiamo incontrati all'anteprima del film su Leopardi, dove hanno incantato il pubblico con il loro spettacolo di A. Dachan
R
ispetto alla prima volta che ci siamo incontrati siete decisamente diversi, niente abito d'epoca, ma vestiti moderni. Raccontateci la vostra storia. “Quella per la danza è una passione di lunga data ma ciò che ha suscitato in noi la voglia di creare qualcosa che si legasse ad essa è stata un'esibizione di danze antiche a cui abbiamo assistito a Bologna. Siamo rimasti affascinati dall'atmosfera, dall'eleganza degli abiti. Ci siamo detti: 'vogliamo indossarli anche noi'. All'epoca risiedevamo a Bologna e abbiamo iniziato a prendere lezioni. Siamo diventati danzatori, poi danzatori d'eccellenza, facendo tutta la gavetta necessaria. Ci siamo esibiti in varie occasioni, tra cui il Centenario della nascita di Luchino Visconti. Abbiamo poi frequentato un corso per insegnanti, fino ad ottenere la qualifica”. È stato allora che avete fondato l'Accademia delle Danze Ottocentesche? “Sì. Eravamo appena tornati ad Ancona e abbiamo aperto la nostra scuola cinque anni fa. Amiamo ciò che facciamo; non è un lavoro, ma una passione; ci impegniamo per diffondere la cultura della danza e i suoi valori anche ai giovani. Il ballo è un'esperienza che accomuna le persone: nelle coreografie tutti sono sincronizzati; dai movimenti del singolo dipende l'esecuzione di tutto il gruppo. Abbiamo av-
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viato anche un'importante collaborazione con una scuola in Grecia che fa danze popolari. Quest'anno ci siamo esibiti a Corfù, nella residenza di Elisabetta d'Austria, la principessa Sissy, consegnando una lettera con i saluti istituzionali del Comune di Ancona al sindaco di Corfù”. Potete descriverci i vostri iscritti? “Abbiamo 35-40 iscritti e l'età media è 30 anni. I ballerini, dai 16 ai 60 anni, danzano tutti insieme. I giovani fanno danze più complesse, che richiedono una certa forza fisica. Prendiamo dal passato ciò che può essere riproposto ora. Raccogliamo dalla storia l'eredità dell'800 riproponendola ai giovani. Per i 150 anni dell'Unità d'Italia abbiamo fatto ballare i ragazzi delle scuole medie e superiori di Ancona: Rinaldini, Conero, Pascoli e Savoia. Vederli ballare in abito è stato bellissimo, un sogno per loro e per le famiglie”. Come avviene la scelta dei brani musicali? “Le musiche che ci accompagnano sono di Strauss solitamente; per l'esibizione in occasione dell'anteprima del 'Giovane favoloso' abbiamo suonato Rossini e Beethoven. Lavoriamo sui brani per renderli adatti ad una determinata coreografia, con uno studio approfondito. Prima di ogni spettacolo c'è un lunghissimo e meticoloso lavoro di preparazione
fisica e psicologica di cui mi occupo io (Roberto, ndr)”. E i vostri meravigliosi costumi? “Per i costumi, una sarta li realizza per noi. Io (Paola, ndr) li disegno personalmente e accompagno i ballerini a scegliere le stoffe, seguendo tutte le fasi del loro confezionamento. Le scarpe sono basse e le acconciature sono tipiche di quell'epoca, con la riga dei capelli in mezzo. Anche gli accessori (guanti e ventagli) sono curati nei minimi dettagli”. Per chi sia incuriosito e voglia conoscervi? “Le lezioni si svolgono due volte a settimana, il lunedì e il venerdì. Quadriglia, contraddanza e valzer sono i balli principali. Insegniamo anche danze scozzesi; dal 16 al 19 gennaio avremo uno stage con la nota insegnante della Rscds Helen Russel. Chiunque può venire ad assistere e fare una lezione gratuita”.
Prossimi appuntamenti: 7/8 dicembre spettacolo ad Acireale, in Sicilia 14 dicembre Colle Ameno – Torrette di Ancona. Spettacolo benefico in favore della Telethon 31 dicembre Gran Galà a Fabriano con l'Accademia dei Musici Per info: http://www.danzeottocentesche.it/
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Al ser vizio dei ma r ch i gi a n i
RACCOLTA TRASPORTO STOCCAGGIO SMALTIMENTO RICICLAGGIO RIFIUTI QUALITÀ CERTIFICATA Qualità, efficienza organizzativa e specializzazione. La SOGENUS Spa ha ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001, quella del sistema di gestione ambientale ISO 14001, la ISO 18001, la Sa 8000 e la registrazione EMAS.
La SOGENUS Spa ha adottato inoltre un Sistema di Gestione Integrato (SGI). Per questo ci è stato riconosciuto il marchio BEST4 (Business Excellence Sustainable Task), segno di eccellenza organizzativa e operativa. www.creative-project.it
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LA DISCARICA CONTROLLATA Dal 1989 la SOGENUS Spa gestisce la discarica comunale sita nel Comune di Maiolati Spontini (AN) con un'estensione globale di circa 40 ettari. I rifiuti sono smaltiti secondo precisi criteri di legge, nel rispetto e nella tutela dell'ambiente attuando approfonditi monitoraggi ambientali nel rispetto della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). SEDE LEGALE E OPERATIVA Via Cornacchia, 12 60030 Moie di Maiolati Spontini (AN) Tel. 0731.703418 Fax 0731.703419 146 infoimpianto@sogenus.com
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CULTURA
Ottant'anni e non sentirli: tanti auguri alla Palazzina “d’azzurro dipinta” Tre giorni di festeggiamenti e iniziative per rendere omaggio ad uno dei luoghi simbolo delle Marche di S. Caporlingua
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ra il primo settembre 1934 quando venne inaugurata la struttura che sarebbe diventata, nel corso dei decenni, uno dei ritrovi estivi più rinomati della Riviera Adriatica. Per l’ottantesimo anniversario della Palazzina Azzurra, la città di San Benedetto del Tronto ha organizzato una degna celebrazione alla presenza di moltissimi cittadini e turisti, ripercorrendo la storia dell’edificio e le sue tappe fondamentali attraverso approfondimenti e immagini suggestive tratte dall’archivio storico cittadino. Il progetto iniziale dell’ingegnere comunale Luigi Onorati prevedeva la costruzione di un complesso dedicato allo sport e al turismo, che includeva due campi da tennis e una pista da ballo e da skating. Il piano terra della Palazzina comprendeva la hall e il bar, un salotto e un’ampia veranda. Al primo piano erano dislocati
altri due salotti con vista mare, la sala di lettura, lo spogliatoio e la sala fumatori. Rivalutando un’area particolarmente depressa a causa delle inondazioni del Torrente Albula, l’intento era di creare un punto di ritrovo per turisti e cittadini vicino al mare (da qui la scelta della particolare colorazione azzurra). Nell’aprile del ’35, l’ambizioso progetto fu pubblicato sulla rivista “Architettura”, uno dei periodici tecnici più prestigiosi dell’epoca, portando la Palazzina Azzurra alla ribalta nazionale. L’edificio conobbe il suo periodo di maggior splendore negli anni ’50 e ’60, trasformandosi in una delle balere italiane più ‘inn’ del momento e un punto fermo del turismo marchigiano: Mina, Adriano Celentano, Gino Paoli, Peppino Di Capri, Claudio Villa e Massimo Ranieri sono alcuni dei nomi più importanti che si sono
avvicendati nelle vivaci estati sambenedettesi all’insegna della mondanità. Ma come ogni grande epoca d’oro, anche questa incontrò la sua fine: verso la metà degli anni ’80, iniziò un periodo di decadenza culminato poi con la chiusura della Palazzina stessa, che passava quindi il testimone di attrazione principale della movida estiva alle moderne discoteche. Grazie al suo grande valore simbolico e sentimentale, nel 1996 l’amministrazione comunale decise di restaurare la Palazzina Azzurra, inaugurando quindi una nuova fase nella storia di questo edificio che ora è votato alla cultura e all’arte: mostre di pittura e scultura, esposizioni fotografiche, presentazioni di libri ed eventi dedicati alla poesia o alla musica, vengono ospitati nelle sale e nel giardino mediterraneo ricco di palme, arbusti, roseti e aranci.
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CULTURA
“Dobbiamo mettere da parte questo atteggiamento piuttosto paternalistico rispetto a chi ci rivolgiamo, perché se non crediamo alla volontà del pubblico di essere informato, allora dovremmo arrenderci e rinunciare alla democrazia, al libero mercato, all’ideale dell’istruzione, per non parlare del giornalismo”
Contro i giornali. Per amore del giornalismo Nell’Aula Sospesa dell’Università Carlo Bo di Urbino in via Saffi, cuore della vita accademica, l’intervento di Arianna Ciccone, giornalista co-fondatrice dell’International Journalism Festival di Perugia e fondatrice del blog Valigia Blu, viaggio nel giornalismo che cambia di L. Radaelli
“Q
Arianna Ciccone
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uesto mio intervento è un atto d’amore per il giornalismo. Il titolo è ovviamente una pro- vocazione. Sicuramente, però, sono contro un certo modo di fare giornalismo. Anzi, contro un certo modo di non fare giornalismo”. Inizia così l’intervento di Arianna Ciccone, giornalista, co-fondatrice dell’International Journalism Festival di Perugia e fondatrice del blog Valigia Blu, premiata, dal rettore dell’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo ‘, Stefano Pivato, col Sigillo d’Ateneo, assegnato esclusivamente a personalità che si sono distinte a livello internazionale. La Ciccone, laureata a Urbino in Filosofia e diplomata all’Istituto di Formazione al Giornalismo (IFG) sempre a Urbino, fa dell’informazione nell’era del digitale la sua personale battaglia con lo scopo di risvegliare le coscienze di giornalisti, media, politica, in primis, e opinione pubblica a seguire, mettendole di fronte alla realtà dei fatti: “non è colpa del web
se è in crisi un certo modello di business intorno alle aziende dell’informazione. Anzi”. Il giornalismo, per sua natura, si reinventa sempre, lo ha sempre fatto davanti ai cambiamenti del contesto economico, tecnologico e culturale. “C’è questa strana tendenza da parte dei giornalisti a confondere il giornalismo con i giornali di carta”, con il mezzo. La cosiddetta età dell’oro dei quotidiani nella seconda metà del XX secolo è in realtà la storia di un lungo declino commerciale. Internet ha peggiorato le cose per i giornali affossando un modello basato sulla pubblicità. “Quello che non è crollato – ha incalzato Arianna – è la domanda di informazione, che anzi rimane forte e in crescita. È implosa l’efficacia di un modello di quotidiani di grandi dimensioni e generalisti che richiedono un forte afflusso di pubblicità per sostenere un certo modello informativo. Ciò che è accaduto con Internet è la naturale evoluzione del giornalismo:
democratizzazione della distribuzione e atomizzazione dei contenuti. Non un disastro”. Per dirla con le parole di Alan Rusbridger, direttore del Guardian – Premio Pulitzer nella categoria servizio pubblico per lo scoop e la copertura dello scandalo sulla sorveglianza di massa digitale – all’apertura dell’IJF 2014: “i giornali sono in crisi, il giornalismo non è mai stato meglio. Il nostro compito è lavorare insieme: prendere il meglio del nostro lavoro ‘tradizionale’ con il meglio del citizen journalism e dei social media”. E ancora, Clay Shirky, scrittore e docente alla New York University: “non abbiamo bisogno di giornali, abbiamo bisogno di giornalismo. Mai come oggi questo è vero. Mai come oggi, sotto la spinta e la pressione della rivoluzione digitale, i giornali hanno la possibilità di ripensare il proprio ruolo nella società”. Ri-mediare: i giornali non contano più come una volta, hanno perso la loro centralità. Convivono professionisti e quello
che una volta era conosciuto come pubblico, i lettori, che ora si fanno produttori attraverso le infinite possibilità della rete. Attraverso spunti e citazioni di altri giornalisti – nazionali e internazionali – Arianna Ciccone ha guidato il pubblico di studenti ed interessati attraverso una severa analisi del giornalismo italiano, dagli editori “che in Italia non sono puri: il potere in mano a pochi e quell’insana ossessione per la politica, ossessione a volerne far parte”; la politica che “nell’era del post-industrial journalism c’è chi propone di salvare la stampa con una tassa sul web” ; i giornalisti “che ritengono che il loro mestiere sia informare il pubblico, mentre spetta agli editori stabilire cosa debba sapere la gente”; e il vecchio pubblico, i lettori, che “nell’era del sovraccarico di informazione può contribuire a creare senso dove c’è rumore”. E’ forse arrivato il momento di rivalutare il nostro rapporto col web?
Agli editori: perché non iniziare a sfruttare il web per arricchire i quotidiani e non come semplice piattaforma per rilanciare i contenuti stampati, che non permettono l’interazione col lettore? Ai giornalisti: cos’è il giornalismo? Chi è il giornalista? C’è ancora bisogno dei giornalisti? Sì. Ma c’è bisogno di lavoratori a tempo pieno che scrivano cose che qualcuno da qualche parte non vuole segnalare. I giornalisti devono diventare nodi: non si compra uno o un altro giornale. Si compra la capacità di un giornalista di fare ordine nell’attualità in modo professionale. Ai lettori: “consapevoli del potere che abbiamo tra le mani, è nostro diritto e dovere contribuire a smontare false notizie, bufale, a immettere nel sistema anticorpi contro errori, manipolazioni, disinformazione. Aiutando noi stessi e le persone che frequentiamo (anche) nel mondo digitale ad affinare le nostre capacità di consumo critico dell’informazione.
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LIBRI
“Se è vita, lo sarà per sempre” L'opera prima di Mauro Cesaretti, diciottenne sulle orme di Dante che si ispira a Leopardi. Farà sicuramente parlare di sé, intanto ha ammaliato il pubblico facendo ballare sui suoi versi l'amico danz-attore Luca Marchetti. Li abbiamo incontrati entrambi per farci raccontare la vita di due giovani talenti che credono nel potere dell'arte di A. Dachan
M
auro, non è da tutti avere diciott'anni e aver già pubblicato un libro di poesie. Quando hai iniziato a scrivere? “La prima volta che ho scritto una poesia è stato per un compito scolastico. Mi sono lasciato ispirare dal buio di una sera in cui tornavo a casa dopo aver fatto visita a mia nonna che era in ospedale. Ho composto 'Fine della notte', poi altre strofe, che sono andate perse. È stato un amore non corrisposto, nel 2009, a riaccendere in me la vena poetica, che il dolore per la malattia di mio padre – al quale ho dedicato 'Amianto' ha ulteriormente alimentato. Avevo una visione cupa della vita e la raccontavo nei miei versi. All'età di sedici anni ho deciso di condividere ciò che avevo scritto sino ad allora ed ho cercato un editore. Non è stato facile”.
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Però ce l'hai fatta. Ma più che un punto di arrivo per te è stato un punto di partenza, vero? “È proprio così. La mia prima silloge 'Se è vita lo sarà per sempre' è stata pubblicata da Montag. Con questa Casa Editrice usciranno anche le prossime due raccolte, previste per il 2015 e il 2017, che andranno a formare la 'Trilogia dell'Infinito'. Così chiuderò il cerchio con la poesia e dal 2015 mi dedicherò alla prosa. In questa scelta mi ispiro a Dante, per il quale la poesia è stata opera giovanile, quasi propedeutica ad altre forme di scrittura perché ti insegna la sintesi in poche immagini”. Quello della poesia è certamente un target di nicchia, quasi elitario: com'è stato per te l'impatto con il pubblico? “Facevo teatro e so che quando sali sul palco ti metti in gioco davanti al pubblico
e sei consapevole che a volte ti osanna, altre ti contesta. Di fronte alla poesia la maggior parte della gente manifesta quasi una sorta di resistenza, specie se l'autore è un ragazzo molto giovane: a volte i coetanei ti prendono bonariamente in giro, gli adulti non ti prendono sul serio. Ma io non ho mai mollato. Però rimpiango i tempi delle 'sudate carte', quando ci si impegnava per imparare e nella scrittura, più in generale nella cultura, ci si rispecchiava. Quando andrò all'università mi voglio iscrivere a Beni Culturali dello Spettacolo, a Parma”. Hai le idee molto chiare e sei anche un creativo. Hai dipinto la copertina del tuo libro e per presentarlo hai ideato una performance a più voci e più mani. Ce ne vuoi parlare? “Volevo mettere in risalto la poesia in modo artistico e mi è venuto in mente un
connubio con la danza; così ho contattato Luca Marchetti, un coetaneo che faceva teatro-danza. Abbiamo coniato l'espressione Body Poetry, la poesia del corpo che nasce dal nulla e dà voce all'interpretazione. La prima volta ci siamo esibiti insieme è stato un successo e da lì siamo partiti con il tour di presentazione in Italia del mio libro: io leggo e spiego i miei versi, mentre Luca balla. Abbiamo realizzato un canale YouTube e una pagina Facebook dedicata, dove facciamo conoscere la nostra arte. Insieme al cantautore e pianista Alessandro Pellegrini prossimamente andremo nelle piazze per due mesi con un programma di 'Body Poetry on the road', per farci conoscere dalla gente anche fuori dai luoghi tradizionalmente adibiti ad ospitare eventi di cultura”.
“Sono un ballerino di danza contemporanea, classica, moderna e teatro danza uno stile molto in voga in Germania, che sta prendendo piede lentamente anche qui in Italia -. Ad agosto con Mauro abbiamo brevettato la Body Poetry, questa particolare espressione artistica in cui il ballerino interpreta testi scritti. Sono un danz-attore”. Cos'è per te la danza? “Per me la danza è terapeutica, è vivere di emozioni e cercare di trasmetterle agli altri. Quando ballo mi ispiro a Pina Bausch; amo la sua capacità di esprimersi attraverso il movimento. La mia compagnia è la Luna Dance Center di Ancona, con la quale a breve inizierò un corso come insegnante proprio di Body Poetry”.
Luca, dicci qualcosa di te.
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LIBRI
Le Terme dell’Aspio sulla via Lauretana di Mario Timio
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he cosa può unire una sede termale ed una Via, peraltro antica, trattate in un libro medico, storico e turistico? Poco o molto, a seconda della prospettiva con la quale le si osserva. La nostra prospettiva è abbastanza larga. Forse, quando le Terme dell’Aspio (Camerano) sono ufficialmente nate, nel 1850, la via Lauretana era già in declino nella sua funzione di unione tra le Marche, l’Umbria e Roma. Ma le acque dell’Aspio e la strada Lauretana hanno un tratto di storia in comune. Se la via ha origine a Loreto per raggiungere, ad Ovest, mete marchigiane, umbre e laziali, a Est è costeggiata dalle fontane dell’Aspio, di cui Loreto è stata proprietaria fino al 1983 grazie alla mediazione della Casa Pontificia, interessata anche al potenziale culturale della zona. Non a
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caso, nel 1580 viene fondato dalla Santa Casa di Loreto il ‘Collegio Illirico’ per giovani cattolici provenienti esclusivamente dalle città marittime della Schiavonia e dalle giovani province ‘soggette ai Turchi’, per predicare e insegnare la dottrina cristiana. Nel 1834 questo viene ricostituito come ‘Collegio Illirico-Piceno’. La via Lauretana vanta un passato glorioso di itinerario religioso per i pellegrini, da e verso il santuario di Loreto passando per la Porziuncola e Santa Maria degli Angeli di Assisi, fino alla Città Santa; come percorso battuto, in seguito, da mercanti, guerrieri, principi, papi, letterati e artisti che hanno plasmato le terre limitrofe arricchendole di significati. Secondo la storica Maria Teresa Idone, la via Lauretana rappresenta un itinerario culturale, “un concetto che si dilata in
relazione alla capacità di interpretare il patrimonio artistico e veicolare progetti di trasformazione territoriale”. È obiettivo di questo libro trasferire e rappresentare proprio un progetto culturale di trasformazione territoriale. Le terme dell’Aspio stanno vivendo una seconda, o terza, giovinezza, non solo per il rispristino della funzione salutare delle acque, ma anche, e soprattutto, per le modalità di inserimento in un circuito in cui il benessere e il bell’essere si ritrovino nello spirito delle fonti, nelle acque, e nell’ambiente in cui ripararsi dallo stress quotidiano, nel verde del paesaggio, nella musica della natura, nel silenzio contemplativo come fondamentale rimedio ai disagi fisiologici e alle profonde lacerazioni dello spirito. Il silenzio del
luogo e dell’introspezione personale, che dona pace all’anima, rendendoci sereni, pur nella coscienza dei nostri limiti e delle nostre carenze. Si vuole quindi trasformare il territorio dell’Aspio come luogo di relax, dai canoni moderni, dove andare a ‘passare le acque’, come dicevano gli antichi romani e tutti coloro che nel tempo hanno voluto coniugare l’uso delle acque a scopo curativo e l’ambiente termale con fini ludici. Tornando al quesito d’apertura, come si coniuga o si embrica tale visione bucolica del territorio dell’Aspio con l’antica via Lauretana, da percorrere con mezzi moderni ma ancora intriso di spiritualità? Non in silenzio, ma quasi: creando un ‘itinerario dell’anima’ che tocchi gli antichi sentieri ma che guardi il paesaggio con occhi nuovi, per capirne la trasfor-
mazione, per interpretarne l’evoluzione in chiave progettuale. Spingersi fino a Camerino, Serravalle, Colfiorito, Foligno, Assisi e poi virare verso Roma, con l’intenzione di raggiungere altri luoghi sacri, turisticamente attraenti, con lo spirito del pellegrino che scopre la bellezza del creato e quella della sua interiorità. Tutto questo restituirà il significato di bellezza: il senso riposto nelle cose, il mistero, il pulsare della vita, la percezione dell’invisibile, il modellamento del tempo e dell’uomo. Se è vero, come dice Giovanni Paolo II*, che “la bellezza ci salverà” e, come afferma Dino Gavina, che “la bellezza è essenziale all’esperienza della felicità”, allora il binomio AspioLauretana contribuisce alla realizzazione dell’uomo moderno.
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TURISMO
Ricamare sul nulla Eppure, detta così, sembra tanto ovvia. Eppure, detta così, farebbe sorridere gli stessi che continuano invece proprio a farlo, cercando di fare impresa in modo insensato, dissennato, inconsapevole, non cucito sul tessuto economico territoriale
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i parole sono pieni i vuoti. Con le parole a volte si riesce a malapena a far vibrare l’aria (e queste qui in particolare sono stampate, per cui c’è chi non ci scommetterebbe un euro ossidato sul loro potere di cambiare le cose). Ma le parole hanno una peculiarità: se ascoltate adeguatamente e tradotte in azione, possono spostare le montagne. Le parole sono potenzialità, sta a chi sceglie di metabolizzarle e ne fa motivo di cambiamento il trasformarle in azione. Beh, un deciso sollevamento da responsabilità per chi scrive, credo di essermi messo in salvo dalla mia stessa coscienza.
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Ironia a parte, come mi è già capitato in queste pagine in passato, sto per dire quelle che probabilmente sono banalità, ma è proprio qui la cosa generalmente grave, e cioè che se comunque sembra necessario, o quantomeno utile, scriverle, vuol dire che così banali non sono. O magari lo sono, ma non sono percepite come tali. Peggio. E allora mi chiedo cosa serva (ancora) per comprendere l’esigenza fisiologica di unire le attività economiche al proprio territorio e alla sua storia. Il benessere deve essere causa e conseguenza dei mercati e della valorizzazione delle località, delle tradizioni, delle ricchezze
culturali e soprattutto dei vantaggi competitivi costituiti dai tesori ambientali che ci circondano. Così, nessuna recriminazione, per carità, siamo ciò che siamo grazie a ciò che siamo stati (oggi sono in vena di giochi di parole), ma magari, alla luce degli effetti di una palese sovrastima dell’economia complessiva, qualche capannone in meno sarebbe stato preferibile, giacché allo stato attuale delle cose, un’area cementificata ed edificata è pressoché irrecuperabile ed irreversibile (il “pressoché” denuncia che oggi sono pervaso anche da un profondo ottimismo). Ma non è solo questo, perché in questa maniera
sarebbe un’altra volta la semplice ricerca di un capro espiatorio grosso, ingombrante, facile, e soprattutto si parlerebbe del mondo del “se” anziché di fatti concretizzabili: preferisco piuttosto ampliare il discorso e fare riferimento al fatto che la microimpresa, artigianale e commerciale, deve svolgere il ruolo di fiore e di custode delle nostre ricchezze naturali, attraverso una più attenta pianificazione strategica, attraverso una maggiore lungimiranza negli investimenti e nella strutturazione del business, attraverso la coesione e la cooperazione. Ci vorrebbe un po’ più di vera cultura di impresa, cosa che, salvo dovute, ma
spesso fisiologiche, eccezioni, ci manca, nonostante tutto. E ci vorrebbe, nelle nostre amministrazioni locali, meno partitismo e più coraggio, meno demagogia gattopardiana e più senso della prospettiva: per esempio, non farò nomi (li facessi, non lo leggereste…), ma credo sia impensabile che, nell’ottica di mantenere vivo un centro storico, un Comune permetta (o promuova?) che per il suo corso siano presenti praticamente solo sindacati e associazioni di categoria (e un paio di sparuti e spauriti bar), dimenticando la propria storia, i propri meriti, quei vantaggi competitivi che lo renderebbero
unico nel mondo. Ma no, immagino questo come l’unico scenario possibile, il migliore, sono io che non ho capito nulla (un’altra volta?), quindi continuiamo pure a perdere una risorsa che è molto più intransigente della nostra storia, che invece nonostante noi rimane, una risorsa che non è di nessuno ma serve a tutti e che scorre a prescindere, senza ritorno: il tempo.
Michele Barchiesi Management Academy Sida Group Area Corporate Finance
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TURISMO
- GENIUS LOCI IN CIFRE •• 21 appuntamenti in 12 Comuni; •• 25 Comuni in area Gal coinvolti; •• oltre 500 persone coinvolte come pubblico (nell'arco di tutto il progetto) tra operatori del settore turistico e semplici cittadini; •• 50 relatori e ospiti intervenuti; •• 100 questionari ritirati; •• 80 video caricati sul canale ufficiale You Tube; •• 500 follower sui social network; •• oltre 20 passaggi tv fra interviste e speciali; •• 80 articoli pubblicati sulla stampa e su testate web.
Genius Loci Strumenti, risorse e opportunità per un nuovo turismo esperienziale di G. Savelli
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i è recentemente conclusa a Fratte Rosa, laddove aveva avuto inizio, la rassegna di incontri Genius Loci, organizzati in collaborazione con Sistema Museo dal G.A.L. (Gruppo Azione Locale) Flaminia Cesano, dedicati al turismo esperienziale. Gli appuntamenti, inaugurati il 24 maggio 2013, oltre a Fratte Rosa, hanno toccato le località di Pergola, Mondavio, San Costanzo, San Lorenzo in Campo, Barchi, Orciano, Serra Sant'Abbondio, Montecalvo in Foglia, Frontone e Fossombrone, avendo ogni volta un focus diverso, all’interno del tema madre: l’economia delle esperienze come generatore di sviluppo dell’offerta turistica territoriale. Oggi il concetto di prodotto turistico è mutato. Lo stesso mercato turistico globale è cambiato, il turista è sempre più aggiornato, connesso in modo perma156
nente dai dispositivi mobile, non si accontenta più della vacanza tradizionale: breve o lungo che sia, richiede un soggiorno su misura, vuole vivere il carattere di un luogo, il suo Genius Loci per l’appunto, in modo che possa tornare a casa con un valore aggiunto di ciò che ha provato nella destinazione turistica, non riproducibile altrove con quelle caratteristiche, date dal prodotto turistico locale che per il visitatore è stato ideato, costruito e realizzato allo scopo di suscitare in lui un ricordo positivo. Il GAL, nella funzione di Agenzia per lo Sviluppo Locale, è preposto alla gestione di finanziamenti e fondi specifici per la promozione e lo sviluppo di piccoli centri, anche rurali, isolati o poco agglomerati che caratterizzano il nostro Paese e più specificatamente la Regione Marche. La capillare presenza in Italia di questi
scrigni di provincia, ognuno possessore di ricchezza diffusa dal punto di vista naturale, paesaggistico, enogastronomico, manifatturiero, museale, storico, archeologico e via dicendo, penalizza la loro stessa fruizione turistica per problemi connaturati alla mobilità, alla relativamente minore capacità ricettiva, o quanto meno alle possibilità, spesso carenti, di connessione delle strutture presenti ai punti di interesse da raggiungere, alla concorrenza esercitata dai grandi poli urbani di maggiore richiamo e visibilità. Indispensabile dunque creare una multipiattaforma con una molteplicità di linguaggi, il brand deve essere veicolato fino all’ultimo possibile fruitore, la comunicazione deve essere empatica, prevedere un’interattività capace di suscitare emozioni, in cui le condivisioni e i commenti degli utenti abbiano più im-
portanza della comunicazione istituzionale. La nostra, infatti, è anche l’economia dell’informazione, i contenuti devono essere pertinenti, veritieri, interessanti, multimediali, adattarsi al mezzo di diffusione e al destinatario del messaggio con linguaggi appropriati di tipo diverso, non sola produzione cartacea tradizionale, dunque, ma anche web, social, applicazioni dedicate. Di qui l’importanza dello storytelling, il racconto di un territorio in tutte le sue declinazioni, che ha formato un cammino durato quindici tappe, ciascuna dedicata a un argomento che compone il mosaico di radici portanti da alimentare: dal cicloturismo alla fruizione e tutela dei beni culturali nei piccoli centri, dall’albergo diffuso alla valorizzazione dei prodotti tipici e delle filiere produttive locali, percorrendo però il filo conduttore della visita non come sem-
plice sommatoria di attrazioni turistiche ma suggestive seduzioni esperienziali per nuovi mercati. Perché ciò avvenga, è indispensabile creare una rete interdisciplinare che comprenda tante specialità ed eccellenze connesse, all’interno e all’esterno dello stesso ambito territoriale, in modo che l’offerta combinata possa creare nuovo valore per l’impresa, capacità d’attrarre eventuali ulteriori finanziamenti, generare utilità sociale e ricadute positive per tutti gli stakeholders. Il progetto, nato in seno al Piano di Sviluppo Locale del GAL, con la collaborazione scientifica dell’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’ e la supervisione del Prof. Tonino Pencarelli, docente di Economia, ha vantato relatori illustri, riscuotendo buone presenze di pubblico e apprezzamento da parte di chi opera nel
turismo: strutture ricettive, ristorazione, imprese di servizi, associazioni culturali, enti e istituzioni locali. Ogni incontro, a partecipazione gratuita, è stato digitalizzato ed è disponibile sul canale YouTube – Genius Loci. Proprio il successo dell’iniziativa fa sì che questo non sia un punto di arrivo ma, nell’intenzione degli organizzatori, l’avvio di un percorso che possa continuare negli anni come punto di riferimento e sede di confronto per tutti gli operatori. Nell’ultimo convegno di Fratte Rosa è stata anche presentata e regalata ai presenti una copia dello studio di ricognizione effettuato da parte dell'Università di Urbino (sotto la cura del Prof. Tonino Pencarelli e del Dott. Mauro Dini) sull'offerta ricettiva del territorio Gal che mette in luce criticità e potenzialità del turismo locale di queste importanti realtà dell’entroterra. 157
TURISMO
Leguminaria: tradizione a chilometro zero Nel centro storico di Appignano (MC), protagonisti indiscussi di Leguminaria sono i cosiddetti piatti ‘poveri’ della cucina marchigiana: ceci, fagioli, lenticchie e roveja, innaffiati dal Rosso Piceno dei vitigni locali. Il tutto insaporito dal Suino della Marca ed impreziosito dagli oli monovarietali delle Marche di S. Caporlingua
E
’ ormai accertata la continua ricerca di un connubio tra antico e moderno, con l’intento di preservare le radici e le tradizioni del passato per costruire un modello di sviluppo sostenibile per il futuro. L’avvento di nuove e più competitive varietà, lo spopolamento delle zone rurali, la conservazione di determinate specie affidata a pochi anziani agricoltori locali sprovvisti di mezzi adeguati per mantenere indenni le matrici genetiche della biodiversità sono tutte motivazioni che hanno spinto la popolazione locale verso un percorso di ricerca e di sperimentazione applicata per il recupero ed il mantenimento in purezza
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degli ecotipi di fagiolo Solfì, cece Quercia e roveja. Ritenute uniche ed insostituibili nella preparazione di piatti tipici, queste specie originarie di Appignano da qualche tempo sono a forte rischio di erosione genetica. In passato, le ricette a base di legumi erano fondamentali nelle abitudini alimentari delle famiglie meno abbienti, non solo perché rappresentavano un piatto sostanzioso dai noti benefici nutritivi, ma anche per via dei bassi costi di produzione o acquisto. Definiti la ‘carne dei poveri’ per le loro proprietà, i legumi venivano cucinati in numerose varianti.
Le quantità erano abbondanti e non si sprecava nulla: ciò che rimaneva della cena, si mangiava la mattina successiva prima di andare a lavorare nei campi. Camino e fuoco a legna erano l’unica fonte di calore domestico, per cui queste pietanze venivano cotte lentamente nelle pigne di coccio, che impedivano agli aromi di evaporare e regalavano al cibo un sapore eccezionale. Oggi, come avviene ormai da dodici anni, in occasione di Leguminaria, le numerose osterie locali hanno scelto le tecniche tradizionali per riprodurre le ricette di una volta, offrendo ai molti visitatori
un ricordo tangibile degli usi e costumi antichi. Nel menù ci sono fagioli con le cotiche, zuppa di lenticchie, ceci con i quadrucci, minestra di ceci e polenta di roveja. Le tavole sono imbandite con ciotole e bicchieri di terracotta, realizzati dai Maestri Vasai di Appignano secondo un’antichissima arte che caratterizza la zona fin dall’epoca Rinascimentale. A fine pasto, ogni cliente riceve in omaggio i manufatti utilizzati poco prima. La tradizione non è solo gastronomica però: nell’ambito del progetto ‘Bambini concreti’, in collaborazione con le scuole Elementari e dell’Infanzia, la costruzione
di un ‘Forno Carta’ in cui gli alunni cuociono 400 mattonelle in terra refrattaria, che andranno ad abbellire uno dei muri esterni dell’edificio scolastico. I laboratori di ‘CeramicAperta’ offrono corsi tecnici di foggiatura al tornio e cottura a legna di manufatti in ceramica, mentre la mostra-mercato “CeramicAppignano” espone le opere di decine di ceramisti e maestri del fuoco provenienti da tutta Italia. Per gli appassionati di fotografia, anche un concorso dal titolo “Uno scatto per Appignano”, con l’obiettivo di fornire uno spaccato reale e suggestivo dei momenti più significativi di Leguminaria, rendendo i visitatori protagonisti diretti
della promozione del territorio. Attenzione particolare anche alle innovazioni agroalimentari in contesti propositivi come il Mercato della biodiversità, la proiezione del film-documentario ‘Contadini per un giorno’ e il convegno ‘Le vie del cibo’: tra i suoi ospiti, Gianni Sagratini, ricercatore in Chimica degli alimenti all'Università di Camerino che ha parlato di “Legumi e salute: lenticchie per un nuovo approccio nutraceutico”; Paolo Pinciaroli, esperto ecologista e agroalimentarista della Provincia di Macerata che ha affrontato il tema “Alimentazione sostenibile: l'importanza della riscoperta del cibo del territorio”.
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LIKE TURISM
Hot Winter Session L’inverno, si sa, è palestra per l’estate. Non solo per la prova costume, ma anche per affinare tecniche di successo per il futuro del proprio business, soprattutto per chi lavora nel turismo di G. Mastronicola
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ome annunciato il mese scorso, Like Tourism continua la sua corsa verso la seconda edizione live, che si svolgerà a marzo 2015. L’entusiamo di organizzatori e docenti per la nuova formula di diffondere la cultura del turismo, sta contagiando i numerosi partecipanti che, di mese in mese, aggiungono pillole d’informazione al loro background di conoscenze, partecipando ai webinar, i seminari online, confrontandosi con i colleghi e applicando nella quotidianità ciò che in questi mesi hanno appreso, per prepararsi così ad una nuova vita del business turistico. Lo scorso 15 ottobre, tutti sintonizzati su www.gotomeeting.it/webinar, previa
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registrazione su www.liketourismwintersession.it, gli iscritti ai webinar hanno assistito alla ‘lectio’ di Vito D’Amico su revenue management, nuovi canali di distribuzione e vendita al front office come leve di marketing. D’Amico ha sottolineato come debba essere riscoperta l’attenzione al cliente, non solo come accortezza nell’accoglienza ma anche come fonte di vendita di servizi ancillari dell’hotel, quali il ristorante e la spa. Sono stati riportati esempi pratici e best practice per rendere l’idea di una reale e concreta fattibilità delle strategie che creano valore aggiunto per la struttura, oltre ad un tornaconto economico positi-
vo se le vendita va a buon fine. Portato ad esempio il caso dell'Hotel Galatea di Acitrezza, un 4 stelle sul mare tipicamente leisure e stagionale. Lo scenario di partenza presentava tassi di occupazione medi e concentrati nel periodo estivo. La strategia applicata da D'Amico ha previsto un mix di price management, apertura di nuovi canali di distribuzione più fruttuosi e marketing al front office che hanno portato ad un aumento non solo della tariffa media ma anche dell'occupazione media. Interesse, attenzione e partecipazione degli iscritti al webinar è stata dimostrata, inoltre, dalla durata della sessione online e dal dibattito ricco di spunti di ri-
flessione che ne è nato, grazie anche alla moderazione del docente. Anche offline la richiesta di approfondire l’argomento è stata notevole: dal materiale presentato all’incontro sul web da Vito D’Amico, che è sempre possibile richiedere a info@liketourism.it, a maggiori informazioni sui prossimi webinar. A novembre, Like Tourism Winter Session ospiterà l’intervento di Bruno Bertero sul tema del ‘Destination Management: cos’è e quali sono le best practice’. Per chi volesse lasciarsi incuriosire da questo incontro, possiamo dire che con Destination Management si intende la definizione e gestione dei sistemi di risorse e di attori complessi (imprese tu-
ristiche, amministratori pubblici, istituzioni e popolazione residente) coinvolti direttamente o indirettamente nel sviluppo turistico territoriale. Questo genere di attività vede ovviamente coinvolti diversi ambiti: dal marketing all’accoglienza attraverso un’articolata interazione tra pubblico e privato. La nascita di nuove destinazioni turistiche, sempre più appetibili per bellezza e prezzi competitivi sia in termini di alloggio che di trasporto, grazie alle compagnie aree low cost, comporta, per i decision maker, l’attuazione di strategie di management che non disperdano tempo e risorse e che, quindi, facciano leva su ciascun punto di forza della meta turisti-
ca che trattano. All’interno di questa tipologia di gestione della destinazione anche gli operatori privati e i cittadini giocano un ruolo fondamentale. A spiegare in che modo lo fanno, Bertero racconterà del fenomeno GLOCAL. L’appuntamento è per il 13 novembre alle 15 su www.liketourismwintersession.it. Chi non riuscisse a partecipare al live webinar, oltre a richiedere il materiale a info@liketourism.it, potrà rivedere la lectio di Bruno Bertero sul canale Youtube di Like Tourism.
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A CASA DI
BENVENUTI
A RESIDENZA
RICCIONI 162
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el centro storico della città di Camerino esiste un luogo dove il trascorrere del tempo si unisce all’arte e dove la passione e la dedizione per la ricerca dell’eccellenza hanno spinto la famiglia Riccioni a restaurare una splendida residenza del '500. Il Palazzo del XVI secolo ha un’importante valenza storica in quanto, sin dalla prima metà dello stesso secolo, i Principi Bandini vi si stabilirono. L’edificio a tre piani, con cortile interno e rimesse verso Piazza Macolani e via S. Agostino, presenta stanze riccamente affrescate e ammobiliate. Al secondo piano del palazzo si trova una piccola cappellina che, con breve apostolico del 1762, Papa Clemente XIII concesse di officiare. Residenza Riccioni è una dimora storica dove il fascino del prestigioso passato si fonde con lo stile classico e contemporaneo, mantenendo intatta l'atmosfera della residenza privata. Un ambiente riservato dove isolarsi dal mondo esterno e godere della quiete di un posto unico nel suo genere, tra arte, natura e storia.
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A CASA DI
Una tranquillità ritrovata e garantita, un soggiorno esclusivo che lascerà un ricordo indelebile in tutti gli ospiti che sceglieranno la residenza per trascorrere qualche giorno di vacanza. Ogni angolo di questa antica e suggestiva dimora si presterà ad avvolgere qualsiasi evento in una cornice unica, creando una forte suggestione visiva ed emotiva. Le sale interne, grazie alla notevole capacità di accoglienza, si adattano ad ogni esigenza di spazio e di
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capienza, in un'atmosfera di grande serenitĂ ed incanto. I soffitti e le grandi finestre che si gettano sulle vie del piccolo borgo di Camerino, contribuiscono a ricreare un'ambientazione piacevole, riservata ed equilibrata. L'eleganza e l'armonia di Residenza Riccioni ne fanno una dimora ideale per feste private, mostre, congressi, meeting aziendali, spettacoli musicali, cene di gala, set cinematografici, ricevimenti e matrimoni.
Per info: Via Pieragostino, 19 â&#x20AC;&#x201C; 62032 Camerino (Mc) ww.lemarchelux.com letimaiorano@hotmail.it
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VIAGGI
I VIAGGI DI MICHELA Cartoline dalle Marche di G. Savelli
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o scorso mese di Ottobre, nell’ambito di due corsi finanziati dall'Assessorato al Turismo della Regione Marche, mirati alla formazione di oltre quaranta figure professionali di “Destination Manager” e “Hotel Sales Developer”, si è svolto, a cura del Consorzio Marche Maraviglia, un mini Educational Tour che ha abbracciato tutta la Regione. Ve lo racconto! Giovani ragazze e ragazzi hanno partecipato gratuitamente a una piacevole e intensa tre giorni didattica, avendo così modo di conoscere realtà territoriali affascinanti e strutture alberghiere di successo. Con partenza in pullman Gran Turismo, la prima tappa è stata ai piedi del Monte Conero, illuminato da uno splendido sole ottobrino – tanto che alcuni coraggiosi villeggianti si sono persino concessi un bagno – e contornato dallo splendido arenile sassoso che tanto lo contraddistingue. La visita è stata dedicata alla chiesetta di Santa Maria di Portonovo, riportata a nuova vita dal FAI – Fondo Ambiente Italiano – Marche: gioiello romanico a croce greca e cinque navate, in blocchetti di bianco calcare, immerso nel verde ed a picco sul
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mare; alla settecentesca Torre di Guardia, eretta per contrastare le scorribande dei pirati, che dopo l’Unità d’Italia, fu acquistata (è tuttora proprietà dei discendenti) da Adolfo De Bosis – poeta, traduttore e imprenditore illustre – divenendo luogo di ritiro di poeti, tra i quali D’Annunzio. Infine il Fortino Napoleonico, costruito nel 1810 allo scopo di impedire lo sbarco e il rifornimento d’acqua alle navi della flotta inglese, che oggi ospita l’omonimo albergo. Dopo un ottimo pranzo al ristorante del Conero Golf Club e la visita alla struttura, la scoperta dei luoghi marchigiani è ripresa a Corinaldo. Bandiera arancione, luogo di nascita di Santa Maria Goretti, è uno dei più apprezzati borghi rinascimentali italiani, esempio d’architettura militare con mura e camminamenti di ronda perfettamente conservati. Il tour è proseguito verso Saltara, precisamente alla Villa del Balì, costruzione settecentesca molto elegante, sul colle di San Martino, dove, da ben dieci anni, è attivo l’omonimo museo interattivo della scienza che applica i moderni principi divulgativi “hands-on” – “Vietato NON toccare!” –, qui, grazie alla presenza di un planetario e di un osser-
vatorio di prestigio, stelle e costellazioni sono assurte a protagoniste dello spettacolo a cura del preparatissimo personale. Il giorno successivo Urbino e il suo Palazzo Ducale, patrimonio Unesco, hanno, come ogni volta, magnificato chi già li conosceva e accolto coloro che non ne avevano ancora sperimentato la bellezza. La bravura di guide turistiche specializzate ha accompagnato lungo tutta l’esperienza i partecipanti, che dalla culla del Rinascimento si sono poi immersi in quella dell’ordine cistercense nelle Marche, l'Abbazia di Fiastra, percorrendone le navate, osservandone l’architettura, il Chiostro, la Sala del Capitolo, la Sala delle Oliere con il Museo Archeologico, le Grotte, le Cantine, il Refettorio, il giardino e la splendida Sala delle Tenute del Palazzo Giustiniani Bandini, famiglia nobiliare che deteneva la proprietà dell’Abbazia e delle sue terre, ora amministrate dalla Fondazione che ne porta il nome. L’ultima giornata è stata dedicata alla scoperta di due veri “pezzi da novanta” regionali. La Recanati dei Luoghi Leopardiani: su tutti, Biblioteca e Casa Leopardi
DOVE MANGIARE:
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DOVE DORMIRE:
Conero Golf Club Restaurant via Betellico, 6 60020 Sriolo (AN) 071 7360613 www.coneroeventi.com
Urbino Resort Via San Giacomo in Foglia, 7 61029 Urbino PU Tel. +39.0722.580305 www.tenutasantigiacomoefilippo.it
Trattoria al Balì via san Martino, 10 61030 Saltara (PU) Tel. +39.0721.891781
Hotel Gallery Via Falleroni, 85 62019 Recanati (MC) Tel. +39.071.981914 www.ghr.it
Villa Lattanzi Contrada Cugnolo, 19 63900 Torre di Palme (FM) tel. +39.0734.53711 www.villalattanzi.it
Hotel e Residenza 100 Torri Via Costanzo Mazzoni, 6 63100 Ascoli Piceno AP Tel. +39.0736.255123 www.centotorri.com
emozionano per l’afflato che ancora emanano; gli eredi del grande poeta fanno rivivere con devozione l’essenza promanante dai volumi e percepire il sentimento che rivive negli ambienti teatro della sua vita. La rinascimentale Piazza del Popolo, salotto di marmo della Città delle cento torri stordisce invece di bellezza: Ascoli conserva, infatti, diverse torri gentilizie e campanarie e numerosissime chiese. Quella di San Francesco, una dei migliori esempi di architettura francescana, il più celebre monumento marchigiano in tal senso, affaccia sulla Piazza, tra le più belle d’Italia, assieme al Palazzo dei Capitani del Popolo, elegantissimo. In città molto altro spicca, come l’austero, di travertino vestito anch’esso, Battistero di San Giovanni, stile romanico, monumento nazionale. Tanto ancora ci sarebbe da citare e onorare di ampia storia e beltà, ma lasciamo al lettore il piacere di lasciarsi catturare dalle mille e più sfumature che le Marche sanno regalare.
Scrivi a: m.rossi@maravigliatravel.it I racconti e le foto più belle saranno pubblicati. 167
LE PROPOSTE WEEKEND DI MARAVIGLIA A DUE PASSI DA CASA DOMENICA AL MUSEO: Urbino e il Rinascimento URBINO RESORT, URBINO (PU) - VALIDITÀ 7/12/2014 Musei gratis ogni 1° domenica del mese: un’occasione imperdibile per scoprire uno dei patrimoni d’arte rinascimentale più preziosi d’Italia, il Palazzo Ducale di Urbino, che insieme al suo centro storico vanta il titolo di sito UNESCO. Un week-end all’insegna dell’arte, ma anche del benessere naturale e delle tipicità a km 0. Il pacchetto comprende: • 1 notte in camera matrimoniale presso Urbino Resort 4*, nell’armoniosa campagna di Urbino • 1 accesso Spa di 2 ore • 1 ingresso al Palazzo Ducale - Galleria Nazionale delle Marche di Urbino • 1 light lunch degustazione alla Galleria AE in centro ad Urbino con calice di vino o birra artigianale e prodotti tipici naturali e a km 0 (insalata di farro, salumi e formaggi, piadina e crescia sfogliata, ecc.) da euro 89 a persona
CAMERA CON POLTRONA: Hotel Astoria, Fermo (FM) 24/01/2014 - SIGNORI...LE PATÉ DE LA MAISON! con Sabrina Ferilli, Maurizio Micheli e Pino Quartullo Nel contesto di una perfetta cena in famiglia, uno scherzo rivela realtà imbarazzanti animando questa commedia brillante e grottesca allo stesso tempo. Il palcoscenico è quello del settecentesco Teatro dell’Aquila posto lungo la via che conduce a Piazza del Girifalco e alla Cattedrale. Basta mettere il naso appena fuori dal centralissimo hotel per imbattersi nel centro storico con la mirabile Piazza del Popolo, il complesso ipogeo delle Cisterne Romane e la Pinacoteca Civica. Il pacchetto comprende: • 1 notte in BB in camera matrimoniale panoramica deluxe presso Hotel Astoria 3* • 1 cena per due con 3 portate, bevande incluse • 2 biglietti palco per lo spettacolo da euro 74 a persona
LOVE & WELLNESS Hotel Excelsior Pesaro *****, Pesaro (PU)
Un tramonto sul lungomare, la fiamma di una candela che ondeggia sinuosa, le cure e l’attenzione di un Personal Spa Assistant, il lusso moderno e composto di un cinque stelle nella città dell’Opera: l’Excelsior di Pesaro ha scritto per te la trama per un indimenticabile weekend d’amore. Un’ambientazione esclusiva ed una regia impeccabile. Il pacchetto comprende: • 1 notte in Suite con balcone vista mare, con fragole e prosecco in camera • Ricca colazione a buffet con prodotti freschi e artigianali di pasticceria • 1 Cena a lume di candela al ’59 Restaurant vista mare (menù a 3 portate, bevande escluse) • Ingresso al percorso benessere “Spa Excelsior” e all’Area Fitness • 1 trattamento di coppia “Relax & Benessere Lui & Lei” con rituale hammam (bagni di vapore e savonnage al sapone nero del Marocco) e massaggio finale di coppia. da euro 230 a persona
DA GIOTTO A GENTILE: PITTURA E SCULTURA A FABRIANO FRA DUE E TRECENTO Le Grotte Hotel & Spa****, Genga (AN) Una mostra di raffinata suggestione e impatto, ulteriormente sottolineati dagli itinerari lungo il percorso urbano e nel territorio circostante tra antiche abbazie, eremi, pievi e monasteri sparsi nelle vallate appenniniche tra Marche ed Umbria, luoghi un tempo frequentati proprio da quelle maestranze che diffondevano il nuovo idioma giottesco. Uno scenario quasi segreto nel quale si iscrive una mostra preziosa, occasione imperdibile per ammirare pale d'altare, sculture lignee dipinte e affreschi della lunga stagione gotica. Il pacchetto comprende: • 1 notte in camera matrimoniale presso Le Grotte Hotel & Spa**** di Genga • Prima colazione a buffet • Ingresso al centro benessere interno Ile Spa • Biglietto d'ingresso alla Pinacoteca Civica di Fabriano per la mostra "Da Giotto a Gentile - Pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento" (prorogata fino al 18 gennaio 2015) da euro 75 a persona
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ITINERARI DEL GUSTO
Nel cesto di Natale che vorrei… Inizia con un premio, appena ricevuto, l’incontro con Lorenzo e Matteo Chiucconi dell’Azienda Agraria Angeli di Varano: Autochtona Award 2014 è il riconoscimento che hanno ottenuto a fine ottobre con PinkoNero 2013, il miglior vino rosato del 2013 di L. Radaelli
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ià, perché Angeli di Varano, che sul numero scorso di ML abbiamo intervistato perché tra i pochi, pochissimi, agricoltori marchigiani a coltivare grano della varietà Senatore Cappelli, un prodotto intriso, oltre che di particolari proprietà organolettiche, anche di storia, vantano anche la produzione di un ottimo vino, olio e altri tra miele, cioccolato, olii essenziali. Se dovreste raccontare la storia degli Angeli di Varano nelle sue tappe principali, da dove si comincerebbe? “Dovremmo dividere la biografia in due (ovviamente con soluzione di estrema continuità): il passaggio generazionale è stato cruciale. L’Azienda Agraria Angeli di Varano così come la si conosce oggi nasce ufficialmente nel 2010 dalla fusione di due percorsi diversi ma complementari: il mio (Lorenzo è la voce narrante – ndr), laureato in economia e commercio, con esperienza in aziende italiane nell’ambito delle vendite, e quello di mio fratello Matteo, enologo, agronomo con una notevole esperienza all’estero,
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dall’America all’Australia, la Grecia e, nei confini nazionali, in Toscana. In realtà, siamo la terza generazione di agricoltori e produttori di vino. La nostra storia inizia, quindi, oltre sessanta anni fa, con i nostri nonni, conosciuti e apprezzati per il vino venduto rigorosamente sfuso”.
mo ancora agli inizi, ma le soddisfazioni sono tante, soprattutto considerato che con Matteo seguiamo tutte le fasi di produzione di tutte le colture. Dalla semina alla vendita: possiamo dire di aver davvero messo in pratica ogni nostra conoscenza in materia”.
Due percorsi diversi, dicevi. Cosa vi ha fatto tornare ‘sotto lo stesso tetto’, quello familiare per di più? “Abbiamo riconosciuto la grande fortuna che i nonni prima e i genitori dopo ci hanno lasciato: la terra, la nostra terra. E allora, quando le esperienze fatte hanno una base comune, quando c’è una passione comune, e quando i mezzi per sperimentare sono lì a portata di mano, perché perdere la grande opportunità di seguire le orme di chi, con amore e devozione, le ha percorse prima di te nella speranza che il viaggio non si interrompesse? Vedi, i nostri nonni avevano filari di uva e uliveti e siamo ripartiti proprio da lì: le vigne che ora ci danno il ‘premiato nettare’ sono state piantate nel 2004, quelle più giovani risalgono al 2010. Sia-
Siamo nella sala col camino, dove sono esposti tutti i prodotti a marchio Angeli di Varano. L’altra volta si cuoceva il pane fatto con la semola di grano Senatore Cappelli, oggi ci sono le bottiglie e i cesti in vista dei primi ordini per i regali di Natale. Dicevamo del premio Autochtona Award 2014 vinto con il rosato PinKonero. Cosa propone la vostra carta dei vini? “PinkoNero, rosato IGT, è una giovane creatura degli Angeli di Varano: è un montepulciano in purezza, proveniente dal salasso del Rosso Conero. Restando nei rossi, quelli corposi, abbiamo il Rosso Conero DOC ‘Primo di Tre’, il Marche Rosso IGT ‘Memos’ e il Conero DOGC Riserva ‘Stile Libero’, è l’etichetta che
meglio esprime la nostra filosofia di vita: abbiamo sempre agito in libertà, facendo e provando sulla nostra pelle successi e insuccessi, mettendoci l’idea, la fatica e la soddisfazione, senza interferenze ”.
altre produzioni che portano sulle tavole dei nostri clienti il nostro nome e la loro abilità. Su questo aspetto crediamo molto: valorizzare il territorio attraverso i nostri prodotti”.
Bianchi e bollicine? “Marche Bianco IGT ‘Fuori Legge’. E una novità: uno spumante rosato, di cui però non sveliamo troppo…”.
Come si arriva a voi, ai vostri prodotti? “Passaparola. La miglior pubblicità: onesta, diretta e spontanea. Negli ultimi anni si è allargato il nostro pubblico grazie a chi è venuto a trovarci, quasi sempre su suggerimento di un amico o parente della zona e, pian piano, ha sparso la voce ad altrettanti amici e parenti. C’è chi viene di persona, i nuovi possibili futuri clienti, sceglie i prodotti, degusta e scopre la nostra offerta; c’è chi ormai conosce il nostro menù e ci chiama per ordinare la sua selezione che gli viene spedita comodamente a casa; c’è chi, ancora, si affida al parente o all’amico che gli ha permesso di scoprirci e si fa portare i nostri prodotti. Una volta che siamo sulle loro tavole, ricomincia daccapo, il passaparola. Ed è bello così, in questo modo arriviamo molto oltre i confini regionali. Siamo anche in molti
Altri prodotti per il nostro cesto? “Olio Extra Vergine di Oliva che, passato ad una mastro cioccolataio, viene utilizzato per fare una crema spalmabile e cioccolatini, disponibili nella variante al Rosso Conero, Pasta di grano Senatore Cappelli lavorata a Campofilone, patria dei pastai, e poi lavanda con la quale facciamo fare saponette, olii essenziali, bagnoschiuma, che sono disponibili anche nelle stanze del Bed&Breakfast Angeli di Varano. E poi ancora miele Millefiori e di Girasole. Ogni prodotto a marchio Angeli di Varano, porta dentro di sé almeno una componente di nostra produzione. Abbiamo ricercato artigiani ed esperti di
ristoranti della zona, ovviamente, e abbiamo instaurato ‘rapporti di buon vicinato’, direi cooperazione a tutti gli effetti, con aziende agricole del territorio, cosi che ogni nostra degustazione può essere accompagnata dai formaggi o salumi di un’altra azienda, che a sua volta, userà i nostri vini per accompagnare le sue pietanze”. Tornando al cesto di Natale, c’è qualche altra sorpresa? “Il materiale. Non è un classico cesto di vimini ma è un cartone riutilizzabile con vari formati e misure. Oltre a poter scegliere tra i nostri prodotti tradizionali, per Natale ci sarà il panettone al Rosso Conero, con uvetta imbevuta nel vino una notte intera, o la grappa barricata con vinacce di Conero Riserva. Vogliamo sperimentare, ma senza stravolgere o perdere di vista quello che è la base del nostro successo finora. Non dobbiamo perdere i nostri riferimenti”. Per info: www.angelidivarano.it Tel. 071.8046019
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CHEF
PUNCH: BEVETENE TUTTI di Sebastian Lombardo, Titolare Raval Tapas Bar, e Shpetimtar Vokopola, Capo Barman Raval Tapas Bar
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l bere miscelato affonda le sue radici nella storia quando l'utilizzo dell'alcol era molte volte un esigenza. Intorno al XV secolo l'acqua era facilmente deperibile e veicolo di malattie come tifo e colera, soprattutto sulle navi, dove veniva stipata in barili di legno per lunghi viaggi dall' Europa all' India; mentre lo scorbuto veniva combattuto con la vitamina C contenuta negli agrumi anch'essi con facile propensione al deterioramento. La scoperta di metodi di conservazione ha dato vita a gustosi preparati, gli sherbet, ottenuti dalla macerazione di scorze e succo di agrumi con zucchero, e con la successiva aggiunta di alcol compaiono gli shrub. Questi preparati, a loro volta, sono l’origine di quella che tutt’oggi è la bevanda conviviale per eccellenza: il Punch. Preparato e servito in grandi recipienti, chiamati ‘Flowing Bowls’, dai quali ogni commensale può attingere a volontà, il termine Punch deriva dall'indiano e significa 5, come gli ingredienti che lo compongono: one of sweet, two of sour, three of strong, four of week and spicies. Questa filastrocca, che ricorda la struttura della bevanda, ne diventa la vera e propria ricetta: una parte dolce, due parti acidule, tre parti alcoliche, quattro parti di acqua, tè o spremute di frutta e le spezie, ricche e abbondanti
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nei nuovi territori. Il Punch si sposta dalle Indie sulle navi, dove ogni equipaggio faceva vanto della propria ricetta, per poi sbarcare direttamente nelle case inglesi e nelle ‘coofee house’, antenati dei nostri bar. Il Punch naviga oltreoceano e raggiunge le coste dell’America, dove trova terreno fertile e dove è presente nelle tradizioni e nel consumo, come al circolo Philadelphia Fish-House, che ancora oggi propone questo antico modo di bere ad ogni riunione. Il tempo passa e le abitudini mutano: ferrovie e telegrafo rendono la vita del gentleman più frenetica; i momenti da dedicare al consumo del Punch si riducono così come le sue dimensioni. Le prime bevande individuali, come Juleps, Slings e Toddies, composti prevalentemente da alcol, zucchero e acqua, sono discenti del punch ma semplificati e ridotti nei contenuti e nell'esecuzione.L’attrezzo più usato dal ‘saloon Keeper’, infatti, era il ‘toddy stick’: una sorta di pestello di legno utilizzato per frantumare i panetti di zucchero e, in alcuni casi, anche per miscelare i pochi ingredienti a disposizione. Una delle categorie più rappresentative di questo bere arcaico sono i ‘Julep’ - termine proveniente dall'arabo Gulab (rosa) -, uno dei primi preparati alchemici conosciuto oggi come ‘acqua di Rosa’: il
‘Mint Julep’, variante tra le più conosciute e apprezzate, ha una base di spirito acqua e zucchero con le note fresche della menta. Con l'avvento di nuovi prodotti, soprattutto dal vecchio continente, non si arricchisce solo la scelta di liquori e amari, ma per necessità anche l'attrezzatura, le qualità e la conoscenza del Saloon Keeper che, evolvendosi, diventa sempre più ‘Bar Keeper’ o ‘bartender’: i drink sono preparati con tecniche più complesse ed elaborate, arricchiti con decorazioni e sfarzo, portando, contrariamente a quanto accaduto nella storia, ad avere prima un’era barocca e poi una classica. A rappresentare l'era barocca è lo ‘Sherry Cobbler’ composto da 9cl di sherry - vino fortificato spagnolo -, 1/2 cucchiaio di zucchero fino, 1/2 arancio che, messi nello shaker con ghiaccio rotto, è servito nel tradizionale ‘cobbler glass’, con pezzi di ananas, arancio e abbondante frutta rossa. Con Harry Johnson e Jerry ‘the Professor’ Thomas, e con drink come Manhattan e Martinez, arriva il grande momento per il mondo del bere miscelato, ma questa è un’altra storia… Che oltre a dissetare, guarire e conservare, ricopre una nuova funzione ricreativa e di aggregazione per chi trascorreva lunghi e piacevoli momenti davanti al Drink.
RAVALETTO, QUANTO BASTA PER STAR BENE
Il fratello minore del Raval, un locale microscopico, 18mq compresi cucina e bancone: tutto vive sui tavoli esterni, con la splendida scenografia di Piazza del Plebiscito. Punto di aggregazione e di cultura gastronomica, il Ravaletto cerca di legarsi sempre più al territorio proponendo vini Moroder, amari Varnelli, bibite Paoletti, birra Bach e ricette culinarie squisitamente marchigiane. Un menù semplice, adatto sia all’aperitivo che alla cena, contraddistingue il concept del locale, sempre più votato al km0.
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SANDWICH AL TONNO
andwich al Tonno è un blog e una pagina Facebook. Nasce ad Ancona, ma ha un'area d'interesse che si estende in tutte le Marche. Si basa sul contributo delle persone: tutti possono partecipare con la propria foto e una brevissima recensione del panino appena mangiato. L’obiettivo è dar voce a tutti e raccogliere la loro esperienza. I ragazzi che gestiscono il blog, stanno inoltre costruendo una mappa dei bar e delle
pasticcerie con i migliori SaT di Ancona. Dall’incontro fra Ravaletto e Sandwich al Tonno nasce il Centro di Ricerca e Sperimentazione (CRS SaT). Il CRS SaT andrà ad approfondire e ampliare la cultura del sandwich al tonno, con nuovi abbinamenti e nuove ricette, senza trascurare il perfezionamento dei quattro panini fondamentali: Tonno, Tonno e Uovo, Tonno e Carciofini, Tonno e Pomodoro. Tutti i clienti e gli appassionati che vorranno
proporre idee, suggerimenti e consigli potranno scrivere nel “GRANDE LIBRO DEL TONNO” che troveranno al Ravaletto. Attraverso il loro contributo, idee e il loro gusto, Ravaletto e Sandwich al Tonno potranno proporre nuove idee reinterpretando un grande classico da bar anconetano, appunto il sandwich al tonno. Non più un semplice sandwich da colazione, ma un prodotto da street food tutto anconetano.
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APPUNTI IN AGENDA
Cosa facciamo di bello stasera? Quante volte vi sarete posti questa domanda… ML ha pensato a voi selezionando una rosa di iniziative culturali, d’intrattenimento, sportive e musicali davvero imperdibili!
CANDELE A CANDELARA
Candelara (PU), dal 29 novembre tutti i weekend fino al 14 dicembre 2014 Torna Candele a Candelara, magnifico borgo medievale, sovrastante la città di Pesaro, il primo mercatino natalizio italiano dedicato alle candele che conferma il suo crescente successo prolungando per il secondo anno consecutivo l’iniziativa a ben tre weekend per consentire alle migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia di ammirare al meglio la suggestiva e colorata festa dedicata alle candele. Tra i tanti mercatini natalizi Candelara spicca nel panorama nazionale per la peculiarità unica e suggestiva dei due spegnimenti programmati dell’illuminazione elettrica di 15 minuti ciascuno (alle 17.30 e 18.30). Per tre quarti d’ora ogni pomeriggio Candelara (che deve il suo nome proprio alle candele), sarà completamente rischiarata dalla luce calda e rassicurante delle candele. L’orario di apertura della festa rimane lo stesso: dalle ore 10 alle 21. Confermata la novità dello scorso anno dei giochi pirici che prenderanno vita durante lo spegnimento programmato: Contemporaneamente saranno anche liberati palloncini luminosi che rischiareranno magicamente il cielo sopra il borgo. Info: http://www.candelara.com/
ADATTAMENTO TEATRALE DI ADDIO ALLE ARMI
Ancona, Teatro delle Muse, dal 4 al 7 dicembre 2014 In esclusiva regionale, al Teatro delle Muse di Ancona, dal 4 al 7 dicembre va in scena l’adattamento teatrale del capolavoro “italiano” di Ernst Hemingway, Addio alle Armi, romanzo di finzione con spunti autobiografici dell’esperienza sul fronte del Piave nella Grande Guerra. Questo romanzo non poté essere pubblicato in Italia fino al 1948 perché ritenuto lesivo dell’onore delle Forze Armate dal regime fascista, sia per la descrizione della disfatta di Caporetto, sia per un certo antimilitarismo sottinteso nell’opera. La traduzione italiana in realtà era stata già scritta clandestinamente nel 1943 da Fernanda Pivano, che per questo motivo fu arrestata a Torino. Per la prima volta in Italia, e in esclusiva regionale, l’acclamata compagnia britannica ‘Imitating the dog’, creatrice di “spettacoli multidisciplinari di rara ambizione” (The Guardian), presenta una versione unica e originale dell’amato romanzo di Ernest Hemingway, in occasione del 100° anniversario dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, adattata e diretta da Andrew Quick e Pete Brooks. Noti per la complessità degli allestimenti e per le citazioni cinematografiche, ‘Imitating the dog’ combinano raffinatezza tecnologica con narrazioni appassionate, trasportando lo spettatore all’interno di un mondo affascinante, intellettualmente ed emotivamente coinvolgente, per raccontare una delle più grandi riflessioni sull’amore e sulla brutalità della guerra del XX secolo. I biglietti si possono acquistare su http://www.geticket.it/ e presso la biglietteria del Teatro delle Muse. Info: http://www.marcheteatro.it/
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NOA IN CONCERTO
Pesaro, teatro Rossini, 5 dicembre 2014 Sabato 5 dicembre, grandissimo evento proposto dal Fano Jazz Network : Noa sale sul palco del Teatro Rossini di Pesaro con Love Medicine, alle ore 21.15 Il concerto che si tiene nell’ambito della rassegna Jazz in Provincia, realizzato in collaborazione con Comune di Pesaro Assessorato alla Cultura e l’Amat, vede accompagnare la cantante israeliana da un Trio che ha pochi eguali al mondo: Gil Dor alla chitarra, Adam Ben Ezra (che torna nelle Marche dopo un’esaltante tournee estiva nella nostra Regione) al contrabbasso e Gadi Seri alle percussioni. Amatissima dal pubblico di tutto il mondo grazie alla sua innata capacità di toccare il cuore della gente con la sua musica e la profondità del suo messaggio, osannata dalla critica internazionale per il suo talento artistico, Noa è tornata con una release mondiale il 13 luglio, a distanza di 4 anni dall’ultimo disco, con il nuovo e appassionante progetto discografico e live, ‘Love Medicine’. Il disco è stato definito da Noa stessa come un album di musica pura, privo di riferimenti diretti all’attualità o alla politica, ma attento alle tragedie del nostro tempo (al pericolo del nazionalismo in Israele e Palestina, ad esempio, e all’impegno per la pace). I biglietti si possono acquistare su http://www.vivaticket.it e al botteghino del Teatro. Info: http://www.fanojazznetwork.it/
ROMEO E GIULIETTA DEL MOSCOW BALLET
San Benedetto del Tronto (AP), Palariviera, 11 dicembre 2014 Grandissimo appuntamento, in esclusiva regionale, al Palariviera di San Benedetto del Tronto, l’11 Dicembre, con l’arrivo del Moscow Ballet. Alle ore 21.00 si potrà assistere ad uno degli spettacoli più rappresentati al mondo, ovvero il Romeo e Giulietta di Prokofiev. Un connubio unico con uno dei corpi di ballo più famosi al mondo, che sa abbinare come pochi la grande classe della tradizione russa con coreografie e costumi studiati nei minimi dettagli. Il dramma skashperiano è celeberrimo, in questa riedizione in 3 atti, dona nuova linfa al dramma di Romeo e Giulietta, visto come l’archetipo dell’amore puro in contrasto con la società e con il mondo. Morte, amore e guerra, sono evocati in uno scenario emotivamente shakespeariano. ‘Romeo e Giulietta’ del Balletto s’inserisce appieno nella più classica tradizione russa, ma con una sottolineatura in più: il lato torbido della contesa tra i Capuleti e i Montecchi, “nella cui ottusità emerge con pieno rilievo poetico l’amore dei due giovani”. Il Moscow Ballet è stato associato allo “Spettacolo più spettacolare al Mondo “ con produzioni che utilizzano le più moderne tecnologie nel campo della luce, delle scenografie, con un’altissima qualità audio della musica classica ed un enorme quantità di costumi. I biglietti si possono acquistare su: http://www.liveticket.it e presso il botteghino del Palriviera. Info: http://www.moscowballet.eu/
CLAUDIO BAGLIONI IN CONCERTO
Pesaro, Adriatic Arena, 13 dicembre 2014 Il cantiere simbolo della ricostruzione ideale si rimette in viaggio, per una nuova straordinaria stagione di appuntamenti dal vivo. Infatti, il 18 ottobre da Bruxelles con il CONVOI ReTOUR, prende il via la seconda parte del progetto live di Claudio Baglioni che, da febbraio a maggio, in uno strepitoso crescendo, ha già letteralmente entusiasmato 200 mila persone in tutta Italia. “La ricostruzione – spiega Baglioni – non è un fatto individuale, ma un processo collettivo. Tutti sono chiamati a fare la propria parte, a mettere in gioco idee, valori, volontà, in una parola: se stessi, perché il futuro è una città che si disegna e si costruisce insieme. Ognuno di noi operaio di questa opera”. Baglioni, il suo super-gruppo di 13 polistrumentisti, l’intera squadra di 90 carovanieri, ritornano sulla strada, con il pensiero guida di un tour che va incontro alla gente, dopo aver percorso già 6 mila chilometri, per 31 concerti e 90 ore di musica, in un eccezionale repertorio con tutti i più grandi successi e gli inediti dell’album “ConVoi”. “Tutta un’altra musica” si legge, a mo’ di graffito, su una delle pareti in costruzione del ‘cantiere’: l’originale spazioscenico – un multiforme mondo in continua, sorprendente evoluzione – nel quale Baglioni ha voluto ambientare il ConVoi Tour 2014, per sottolineare l’idea portante del suo show: l’arte della ricostruzione. I biglietti si possono acquistare su http://www.ticketone.it e presso i punti prevendita abituali. Info: www.fepgroup.it/artista/claudio-baglioni
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RUNNING MANAGER by
VADO A FARE UNA CORSA Giannetto Mainardi, Direttore di Filiale a Falconara Marittima di Banca dell’Adriatico, dà un’interpretazione onesta, schietta, del suo rapporto con la corsa. La costanza – dichiara -, e i risultati sudati, sono il vero motore che ti fa alzare dal divano anche quando piove o fa freddo di L. Radaelli
S
Giannetto Mainardi
portivo si nasce o si diventa? “Lo sport ha sempre occupato un posto molto importante nella mia vita: per quasi venticinque anni ho rincorso una palla, con il calcio a cinque, in pressoché tutte le palestre delle Marche, fino a quando, lo scorso Febbraio, l’avventura sportiva si è interrotta bruscamente. L’idea di non avere più una valvola di sfogo non mi attraeva affatto e, a dirla tutta, neanche alla mia famiglia: tre donne che non erano mai state abituate ad avermi in giro per casa tutte le sere come un leone in gabbia.”. Il rimedio qual è stato? “Una domenica pomeriggio ho detto: “vado a farmi una corsa”. L‘esperienza
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mi è piaciuta molto e, anche grazie allo stimolo della pubblicità sui social delle mie uscite, ho cominciato subito a ricercare il miglioramento delle prestazioni. Non posso affermare che il passaggio dal ‘chi me lo fa fare’ al ‘che figata’ sia del tutto completato, anzi; ancora oggi ci vuole tanto impegno per non ascoltare la vocina che prima di ogni uscita mi snocciola una lunga serie di buonissimi motivi per starmene a casa sul divano”. Quindi è una questione di allenamento costante, come nel resto delle attività che svolgiamo… “La motivazione, la spinta interiore, derivano probabilmente dall’abitudine a rincorrere obbiettivi sfidanti acquisita negli
anni grazie al mio lavoro: un atteggiamento determinato è fondamentale per trovare le motivazioni che ti portano fuori di casa in ogni situazione anche quando piove o fa freddo”. Quanto la corsa influenza il lavoro? E quanto il lavoro influenza la corsa, o la pratica sportiva in generale? “Attività lavorativa e corsa sono, a mio avviso, esperienze complementari che si arricchiscono a vicenda: il costante allenamento, la disciplina e il metodo necessari a raggiungere la meta nella corsa favoriscono lo sviluppo di un atteggiamento psicologico positivo, idoneo a gestire lo stress al quale l’attività professionale ci sottopone. Gli ostacoli lavo-
rativi a loro volta possono essere vissuti come opportunità per migliorarsi, così come durante la corsa, la mente che cerca di fermarti è l’ultima barriera da superare per scoprire, con meraviglia, quante energie hai ancora nelle gambe”. Anche quando si corre a livello amatoriale, si avverte la componente agonistica? “Già dopo qualche settimana di allenamento, il mio lato competitivo è prevalso e ho cominciato a fare anche qualche gara. Nonostante si corra in tanti, in realtà, si tratta sempre e comunque di una sfida contro sé stessi perché, mutuando il pensiero dell’ultra-maratoneta Kilian Jornet, ‘vincere non significa arrivare al
primo posto, battere gli altri; vincere significa superare noi stessi, il nostro corpo, i nostri limiti e le nostre paure. Vincere è trasformare i nostri sogni in realtà’”. Detto da un ultra-maratoneta…Qualche competizione alla quale punta a partecipare? “L’ultima competizione alla quale ho partecipato è stato il Campionato Italiano Bancario e Assicurativo sui 10km dove ho vinto contro me stesso, appunto, stabilendo il primato personale sulla distanza. La prossima invece non l’ho ancora programmata ma sarà comunque un passo d’avvicinamento al sogno dei 42,195 km…ma non c’è fretta!”.
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OFFERTE DI L AVORO
a cura del Gruppo Sida di Ancona - www.sidasrl.it
>SIDA GROUP PER DINAMICA AZIENDA CHE OPERA NEL SETTORE DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE RICERCA: RIF: PV/01 RESPONSABILE POST-VENDITA il quale, in accordo con la Direzione Commerciale, dovrà garantire il corretto svolgimento delle attività post-vendita, mantenendo un’elevata efficienza economica e garantendo velocità ed esaustività nel rispondere alle problematiche relative ai prodotti, sempre in un’ottica di attenzione al cliente. Nello specifico si occuperà di: • gestire i rapporti con fornitori, clienti e corrieri; • rispondere alle richieste di assistenza da parte dei clienti; • gestire gli eventuali reclami della clientela riguardo a prodotti rotti o mal funzionanti; • monitorare e garantire costantemente il livello di customer satisfaction; • rendere efficienti le procedure a supporto del cliente. Valutiamo positivamente anche candidati che: • hanno maturato esperienza in ruoli di assistenza vendita/customer care nell’ambito dei settori GDO/GDS; • posseggono una buona conoscenza della lingua inglese e nell’utilizzo del PC Vogliamo entrare in contatto con candidati con spiccate capacità organizzative, ottime capacità relazionali nei confronti di fornitori e clienti, forte propensione al problem solving, capacità di gestione dello stress. La sede di lavoro è in provincia di Ancona >SIDA GROUP, PER AZIENDA CLIENTE CHE OPERA NEL SETTORE DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE, RICERCA UN RIF: RM/01 RESPONSABILE MARKETING il quale, in accordo con la Direzione Commerciale, pianificherà le linee guida delle campagne di comunicazione off-line ed on-line curandone la realizzazione. Nello specifico si occuperà di: • Ideare e coordinare le campagne di comunicazione, prevalentemente OFFLINE, attraverso la gestione degli strumenti previsti; flyer, radio e cartellonistica; • gestire il marketing diretto sui punti vendita dell’azienda;
• Coordinare e monitorare le campagne ONLINE su sito con target b2c; • Effettuare attività di monitoraggio delle fonti concorrenziali; Il candidato ideale è un professionista che ha già ricoperto il ruolo all’interno di realtà operanti nella GDO/GDS e ha un’età preferibilmente compresa tra i 30 e i 45 anni. Costituisce requisito preferenziale aver ricoperto il ruolo all’interno dei settori food ed elettronica di consumo. Completano il profilo capacità organizzative, problem solving , dinamismo, capacità di gestione dello stress, determinazione e capacità di lavorare per obiettivi. La sede di lavoro è nel centro Italia. >AZIENDA DI PICCOLE DIMENSIONI OPERANTE NEL SETTORE DELLA REFRIGERAZIONE INDUSTRIALE, CON SEDE NELL’AREA DI FABRIANO, RICERCA: RIF: PA/RT RESPONSABILE TECNICO il quale dovrà garantire la massima efficienza organizzativa e qualitativa. Si occuperà, inoltre, delle relazioni con i clienti attuali e potenziali per ogni aspetto riguardante sia la soluzione di eventuali problemi tecnici che di valutare a realizzazione di prodotti personalizzati. È richiesta una competenza nel settore della refrigerazione e nelle applicazioni elettroniche, la conoscenza fluente dell’inglese, la disponibilità a risiedere nella zona di lavoro. I/le candidati/e interessati/e possono inviare una copia del curriculum, corredata dell'autorizzazione al trattamento dei dati (art.13 D.Lgs. 196/03) all’indirizzo: ricercaeselezione@sidagroup.com indicando il riferimento dell’annuncio. >AZIENDA DI MEDIO-PICCOLE DIMENSIONI, CON SEDE NELL’AREA DI FABRIANO (AN) OPERANTE NEL SETTORE DELLE LAVORAZIONI MECCANICHE RICERCA: RIF: PA/RA RESPONSABILE QUALITA’ il quale dovrà individuare e gestire, in Team con le diverse funzioni aziendali, i miglioramenti nei processi e nei sistemi di controllo qualità e reporting. È richiesta esperienza professionale specifica, un’età preferibilmente compresa tra 35-40 anni, residenza nei pressi del territorio della sede. Le candidature ritenute adeguate saranno invitate per un
colloquio reciprocamente conoscitivo. I/ le candidati/e interessati/e possono inviare una copia del curriculum, corredata dell'autorizzazione al trattamento dei dati (art.13 D.Lgs. 196/03) all’indirizzo: ricercaeselezione@sidagroup.com indicando il riferimento dell’annuncio.
>CARTOTECNICA JESINA, AFFERMATA AZIENDA MARCHIGIANA IN GRADO DI CREARE SOLUZIONI DI PACKAGING IN CARTONE PER CLIENTI DEL SETTORE FOOD E NON FOOD, IN UN’OTTICA DI POTENZIAMENTO DELL’AREA OPERATIONS, RICERCA UN:
>AZIENDA DI MEDIO-PICCOLE DIMENSIONI, CON SEDE NELL’AREA DI FABRIANO (AN) OPERANTE NEL SETTORE DELLE LAVORAZIONI MECCANICHE RICERCA:
RIF: SG/RP RESPONSABILE DI PRODUZIONE il quale, rispondendo alla Direzione Operations, dovrà pianificare e realizzare le fasi produttive sulla base agli ordini di produzione, delle tempistiche e dei tempi e metodi della produzione stessa. Coordinerà quindi un team di circa 30 risorse, organizzate per reparti (stampaggio, fustellazione e confezionamento), ad oggi gestite su 2 turni. Sarà, inoltre, coinvolto nella gestione delle problematiche principali e nella definizione di azioni strategiche, progettuali, organizzative volte all’aumento dell’efficienza di gestione delle aree produttive. Requisiti richiesti: • Laurea in Ingegneria, preferibilmente meccanica; • Aver maturato un’esperienza di almeno 5 anni nel ruolo o comunque di responsabilità di reparto in strutture medio grandi, preferibilmente all’interno dei settori manifatturiero e/o metalmeccanico. • Conoscenza della lingua inglese; • Disponibilità ad orari flessibili Vogliamo entrare in contatto con candidati che desiderano contribuire al raggiungimento del risultato aziendale, in grado di lavorare per obiettivi e dotati di uno spiccato senso organizzativo e gestionale, che abbiano maturato una buona dose di leadership e capacità di risolvere proattivamente le problematiche. La sede di lavoro si trova a Jesi. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento SG/RP, tramite e-mail (ricercaeselezione@sidagroup.com) o fax. (071.2852245) o tramite posta a: SIDA GROUP srl Via I° Maggio 156 – 60123 ANCONA – tel 071.28521
RIF: PA/RF RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE E FINANZA al quale affidare le principali attività riguardanti la gestione delle banche, la tesoreria, la contrattualistica, la finanza agevolata, i fidi, il recupero crediti. È richiesta esperienza professionale specifica, un’età preferibilmente compresa tra 35-40 anni, residenza nei pressi del territorio della sede. Le candidature ritenute adeguate saranno invitate per un colloquio reciprocamente conoscitivo. I/ le candidati/e interessati/e possono inviare una copia del curriculum, corredata dell'autorizzazione al trattamento dei dati (art.13 D.Lgs. 196/03) all’indirizzo: ricercaeselezione@sidagroup.com indicando il riferimento dell’annuncio. >SIDA GROUP, SOCIETÀ DI CONSULENZA AZIENDALE A 360°, PER IMPORTANTE AZIENDA OPERANTE NEL SETTORE DELLA DISTRIBUZIONE RICERCA: RIF: IA/14 IMPIEGATO/A AMMINISTRATIVO/A Il/la candidato/a ha maturato una consolidata esperienza nella contabilità ordinaria, dalla prima nota alla redazione del bilancio, presso aziende strutturate di medio-grandi dimensioni. Si offre, dopo un primo periodo di prova, contratto a tempo indeterminato. Orario full-time. Sede di lavoro: Camerano (AN). Verranno presi in considerazione solo candidati provenienti (residenti/domiciliati) dalle zone limitrofe al luogo di lavoro. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03). Inviare CV con consenso al trattamento dei dati citando il riferimento IA/14, tramite e-mail (cristina.risorseumane@ sidagroup.com).
Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio - 60131 Ancona - Fax 071/2852245 - info@sidasrl.it - www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).
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