Giuseppe Cellucci Sacerdote Missionario O.M.I.
Don Epimenio Giannico Un fiore nel Giardino Celeste
la banca credito cooperativo sangro-teatina in ricordo del suo fondatore nel centenario della morte atessa 29 novembre 2011
GIUSEPPE CELLUCCI O.M.I.
Padre GIUSEPPE CELLUCCI, nato ad Atessa (Chieti) nel 1947, è sacerdote nella congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI) dal 1972. Nel 1981 si è diplomato negli audiovisivi presso il Centro Internazionale ed Ecumenico CREC-AVEX nella città di Lione (Francia). E nel 1983 ha preso il diploma specialistico presso lo SPICS, scuola internazionale di formazione alla Comunicazione Sociale dei Padri Paolini in Roma. Per circa 20 anni fino al 2002 ha diretto il Servizio Audiovisivi delle Pontificie Opere Missionarie (PP.OO.MM.) in Italia, producendo, pubblicando e diffondendo diversi sussidi audiovisivi. E dal 1985 collabora con la Radio Vaticana nel programma italiano Orizzonti Cristiani. Dal 2004 è caporedattore della rivista Missioni OMI. È Cappellano Universitario della Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma. È uno dei fondatori della Sede di Atessa dell’Associazione Amici del Presepio, e dal 2005 Assistente Ecclesiastico Nazionale della stessa Associazione. Dal 2009 è Rettore della Chiesa S. Nicola di Bari in via dei Prefetti nella città di Roma. È un ricercatore e studioso di storia locale. Da alcuni anni è Socio presso la Deputazione Abruzzese di Storia Patria. Di recente ha pubblicato “Il Presepio, una passione”.
Giuseppe Cellucci Sacerdote Missionario O.M.I.
Don Epimenio Giannico Un fiore nel Giardino Celeste
«La vita per lui non era uno spettacolo ma un’opera; opera lenta, fervida e silenziosa, come quella della terra che feconda ogni semente e dà vita alle querce». (Domenico Ciampoli) «“Salve, anima benedetta” e arrivederci nella serenità di quel giorno che non patisce ombra, alla luce di quel sole che non conosce tramonto». (Mons. Pili Francescopaolo)
Nel centenario della morte di don Epimenio Giannico, sacerdote atessano nato il 30 marzo 1852 e morto il 5 aprile 1911, Fondatore della Banca Credito Cooperativo Sangro-Teatina di Atessa si presenta in forma anastatica il volumetto che raccoglie i messaggi e i discorsi commemorativi fatti nel novembre 1912 a un anno dalla sua morte e pubblicato nel 1913 dalla Tipografia G. Carabba di Lanciano; l’Atto costitutivo e Statuto del 3 maggio 1903. Nella prima parte del libro è inserito un profilo biografico-spirituale, ideato e scritto da Padre Giuseppe Cellucci sacerdote missionario O.M.I. sulla persona e la testimonianza di Don Epimenio Giannico.
Atessa, Chiesa di Santa Croce, 2011 dal 1903 facciamo Banca con Braccia Cuore e Mente
Don Epimenio Giannico – Un fiore nel Giardino Celeste
«Un uomo che seppe soltanto amare ed amò di un amore operoso, vasto, benefico specialmente i deboli». (Antonio Cardona)
la banca credito cooperativo sangro-teatina in ricordo del suo fondatore nel centenario della morte atessa 29 novembre 2011
Nel fare memoria di don Epimenio Giannico, sacerdote nato in Atessa (Chieti) il 30 marzo 1852 e morto il 5 aprile del 1911, a soli 59 anni, Fondatore della Cassa Rurale Cattolica di depositi e prestiti “San Francesco d’Assisi” in Atessa. Il fatto che, a cent’anni dalla morte, si parla ancora di lui vuol dire che le opere, le azioni e i fatti della sua vita hanno rappresentato un degno frutto del suo esistere e della sua personalità. Il tempo nel quale è vissuto il nostro don Epimenio va dalla seconda metà del 1800 alla prima decina del 1900, pieno di cambiamenti e con l’affermarsi di movimenti nuovi sia nella Chiesa che nella società. Il rinnovamento avviene specialmente con la pubblicazione dell’enciclica Rerum Novarum che crea attorno un afflato nuovo di idee e di azione sociale. E di tutto questo ne risente positivamente anche il giovane sacerdote Epimenio. La sua vita sacerdotale è piena di tante grazie. Contraddistinta da un carisma di bontà e serenità che egli sapeva trasmettere a chi lo avvicinava, specialmente alle persone che aiutava nella sua attività caritatevole e ministeriale. Tra le opere che don Epimenio ha realizzato, una in particolare merita una particolare attenzione: la Cassa Rurale e Cattolica di Depositi e Prestiti “San Francesco d’Assisi”, fondata in Atessa nel 1903 come Società Cooperativa in nome collettivo. Nel fondare la Cassa Rurale in questo territorio abruzzese don Epimenio e gli altri Soci Fondatori volevano raggiungere uno scopo non strettamente politico quanto sociale, che si sviluppasse sempre più a largo raggio. Desideravano armonizzare al meglio la proprietà privata consolidandola in un ordine amministrativo e di scambio collettivo, a beneficio di tutti. Da questo desiderio pian piano prese forma l’idea di una Cassa Rurale sul modello di altre che già esistevano in diverse parti dell’Europa.
Atessa, Chiesa di Santa Croce, 1930 (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 1865-1963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
Giuseppe Cellucci Sacerdote Missionario O.M.I.
Don Epimenio Giannico Un fiore nel Giardino Celeste (Atessa 30 marzo 1852 - Atessa 5 aprile 1911) Rettore Curato e Parroco di Santa Croce, Vicario Foraneo di Atessa, Direttore Presidente Scuola Materna “Principessa Elena�, Fondatore Banca BCC SangroTeatina di Atessa.
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dal 1903 facciamo Banca con Braccia Cuore e Mente
Copyright © 2011 – BCC Credito Cooperativo Sangro Teatina – Atessa (Ch) Pubblicazione a cura: – Giuseppe Cellucci O.M.I. Via dei Prefetti, 34 – 00186 Roma – e-mail: giuseppecellucci.omi@fastwebnet.it – BCC Credito Cooperativo Sangro Teatina Via Brigata Alpina Julia n.6 - 66041 ATESSA (Ch) www.bccsangro.it Prima edizione: novembre 2011 Coordinamento Editoriale: Fabrizio Di Marco Grafica e Immagini: Pier Giorgio Di Giacomo Impaginazione: Gabriele Cellucci Stampa e Confezione: GEO s.r.l. Poligrafia Via Vecchia Scorciosa, trav.2 - 66022 Fossacesia (Ch) tel. 0872.717200 - fax 0872.715322 - info@geopoligrafia.it
introduzione
L’
atto costitutivo della Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina di Atessa, la cui denominazione originaria era “Cassa Rurale Cattolica di Depositi e Prestiti S. Francesco d’Assisi”, risale al lontano 3 maggio 1903. È raro trovare in Abruzzo – ma anche nell’intero Mezzogiorno – un Istituto dello stesso genere che possa vantare una storia altrettanto lunga. Fondatore e primo presidente è stato il reverendo Epimenio Giannico, un sacerdote molto dinamico e dalle ampie vedute culturali e religiose. Insieme a lui ha operato per il successo dell’istituto bancario gran parte del clero atessano. Già al momento della costituzione tra i quindici soci fondatori si contavano ben quattro sacerdoti (oltre a Don Epimenio, Luigi Carunchio, Salvatore Marra e Guglielmo De Ritis); gli altri nove, come del resto pure i reverendi sacerdoti, risultavano tutti agricoltori possidenti più o meno cospicui di fondi rustici e abitazioni. Alla base della fondazione della Cassa Rurale c’erano obiettivi di riscatto non soltanto materiale ma anche morale e civile. L’iniziativa del clero e degli agricoltori atessani si collocava all’interno di un movimento cattolico che proprio in quel periodo, sulla scia dell’enciclica Rerum Novarum del Papa Leone XIII (1891), andava facendo della cooperazione nel campo del risparmio e del credito un terreno di forte impegno per risollevare le sorti dei ceti rurali e dare nuovo impulso alla dottrina sociale della Chiesa, che si misurava con le dottrine socialiste nell’opera di liberazione dell’uomo dall’oppressione, dal bisogno e dallo sfruttamento economico. Anche la “San Francesco d’Assisi” di Atessa aveva come obiettivo principale quello di sottrarre all’avidità insaziabile dell’usura i piccoli contadini, fornendo loro modesti prestiti nell’acquisto di bestiame e per altri impieghi nella gestione dei fondi rustici. La Cassa Rurale Cattolica di Depositi e Prestiti nasceva dunque da una necessità e da un’utopia, la necessità di permettere al maggior numero di persone di ottenere prestiti a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle
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praticate dalle banche tradizionali. L’utopia di riuscire a far procedere insieme, ogni giorno, impresa e solidarietà, attenzione alle persone e capacità di autofinanziamento. Non c’è dubbio che solo uomini pervasi da salde idealità etico-religiose e da forti passioni altruistiche potevano imbarcarsi in avventure di questo genere. Oggi a noi viene ancora chiesto di coniugare le due anime che nella Banca convivono. Da un lato quella dell’impresa, che deve rispettare le selettive regole imposte dal mercato in termini di competitività, di efficienza, di redditività e di stabilità. Dall’altro, l’anima sociale che induce a privilegiare il primato e la centralità della persona, il rapporto con i soci, la mutualità e la solidarietà. La commemorazione del centenario della morte di Don Epimenio Giannico ci offre anche l’opportunità di trovare momenti di analisi e riflessione sull’importanza della nostra impresa cooperativa. Stare insieme, cooperare, agire con fini di reciproco aiuto e mutualismo, ha, oggi, un valore enorme. In un mondo dove tendono a prevalere egoismi e particolarismi, dove i fini personali sono sempre al primo posto, la cooperazione è una risposta concreta e in controtendenza, capace di rispondere alle sfide di un’economia sempre più globalizzata. La storia del nostro istituto di credito è patrimonio dell’intera nostra comunità. È indiscutibile che in tutti questi anni abbiamo dimostrato una totale e naturale dedizione al nostro territorio. Siamo consapevoli dell’importanza del nostro ruolo e orgogliosi di poter contribuire con la nostra parte al suo divenire sociale. La Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina di Atessa continua, pur nel mutato scenario storico, a fare del localismo e della mutualità la propria ragion d’essere e si sforza, con l’impegno quotidiano degli operatori e degli amministratori di corrispondere alle esigenze ed ai bisogni delle comunità delle sue 16 filiali nel solco dei principi immutabili che ispirarono i suoi fondatori. Prof. Pier Giorgio Di Giacomo Presidente BCC Sangro Teatina
prefazione
“L’
opera umana più bella è di essere utile al prossimo”, sosteneva il drammaturgo dell’antica Grecia, Sofocle. E fu questo lo spirito che contraddistinse l’opera di Don Epimenio Giannico, artefice principale dell’iniziativa di dar vita nei primi del ’900 alla Cassa Rurale Cattolica di Depositi e Prestiti “San Francesco d’Assisi”. Quando sono nate, alla fine dell’Ottocento, le Casse Rurali pensavano di essere, nella migliore delle ipotesi, delle idee che si traducevano in azione, una visione del mondo, un credo, una fede – nel primato della persona, nelle sue possibilità, nel valore assoluto della solidarietà come espressione della carità cristiana – che trovavano concretezza in una intrapresa. Ed in effetti forte era lo slancio ideale delle piccole Casse cooperative, il cui obiettivo era quello di dare cittadinanza economica, soprattutto consentire l’accesso al credito, ad una larga fascia della popolazione che ne era esclusa e che era, per questa ragione, stretta dalla morsa dell’usura. Quell’idea, però, è diventata un’azione, si è consolidata ed affermata nel tempo, proprio grazie a quegli uomini (come Don Epimenio) che con convinzione hanno impresso un carattere unico al “fare banca” e hanno davvero tracciato un destino. Oggi le Banche di Credito Cooperativo rappresentano un’esperienza di successo, di cui hanno beneficiato migliaia di comunità locali che dalle nostre banche hanno ricevuto fiducia, attraverso il credito, ed un sostegno più ampio: penso alle iniziative per la promozione e la salvaguardia della cultura; alla valorizzazione delle tradizioni dei luoghi; alla prossimità alle iniziative associazionistiche locali; all’avvio di tante mutue per l’assistenza sanitaria, e così via. Questo volume della BCC Sangro Teatina, dedicato al ricordo di Don Epimenio a cent’anni dalla sua morte, intende valorizzare la figura emblematica e carismatica del suo fondatore, che, insieme ad un gruppo di emeriti cittadini, nel lontano 1903 ha costituito la Cassa Rurale. La “Cassa” di Atessa, nata con la duplice natura di ente “morale”, ispirato fortemente ai
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principi cattolici, e di cooperativa al servizio dei tanti agricoltori della Città trovò, infatti, magnifica sintesi nel Primo Presidente, Don Epimenio, sacerdote e membro di una storica famiglia atessana di possidenti, proprietaria di vaste estensioni di terreni agricoli, e quindi, profondo conoscitore dei bisogni e delle aspirazioni del mondo contadino. Per lui fondare una Cassa Rurale e Artigiana aveva uno scopo non strettamente politico, quanto sociale, e da sviluppare a più largo raggio. Desiderava, infatti, armonizzare al meglio la proprietà privata consolidandola in un ordine amministrativo e di scambio collettivo, che tornasse a beneficio di tutti. Una finalità che, con gli adattamenti del tempo, si perpetua fino ad oggi. Lo dicono i nostri Statuti. Una Banca di Credito Cooperativo afferma l’art. 2 “ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione e l’educazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera”. Perseguire e promuovere il miglioramento, ed un miglioramento globale, non soltanto economico è un compito che vale e che ha senso in ogni tempo. È questo il compito che è stato portato avanti dalla BCC Sangro Teatina nei decenni successivi, permettendo al territorio in cui opera di crescere di più e meglio di quanto avrebbe potuto fare senza l’apporto di una banca locale. E allora, diventa fondamentale che a cent’anni dalla morte, le opere e le azioni di Don Epimenio, attraverso le pagine di questo volume a lui dedicato, continuino a vivere. Per raccontare che esiste un modo “altro” di fare banca, che può essere un efficace antidoto alla crisi. Le oltre 400 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali, con i loro 4.400 sportelli presenti in tutta Italia, continuano a finanziare l’economia reale e continuano ad attrarre soci e clienti, a rappresentare un lievito di sviluppo per le economie locali. L’augurio alla BCC Sangro Teatina è di continuare a valorizzare questo patrimonio genetico, che costituisce una ricchezza intangibile e preziosa. Roma, 14 novembre 2011 Alessandro Azzi Presidente Federcasse Federazione Italiana Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali
Don Epimenio Giannico un fiore nel giardino celeste “Agitur sequitur esse” (proverbio latino)
1. premessa
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el ricordare una persona vissuta in altri tempi storici, nel corso di una o l’altra commemorazione centenaria, come quella che si è tenuta in Atessa il 29 novembre 2011 dal titolo Dalla Rerum Novarum all’economia globale, è normale che si utilizzino espressioni del tipo: tale persona “ha detto e ha fatto questo”, “ha iniziato, o continuato l’opera di”, “ha diretto quest’altro”, e via dicendo. Va da sé che in ogni intervento commemorativo si parli delle qualità, elogiando i pregi e accennando a qualche difetto, anche riconosciuto e accettato come conseguenza di una lieve sfasatura del carattere. E, come spesso avviene, si preferisce mettere in risalto di più i pregi che soffermarsi a parlare dei difetti. Nel fare memoria di Don Epimenio Giannico, sacerdote nato in Atessa (Chieti) il 30 marzo 1852 e morto il 5 aprile del 1911, a soli 59 anni, Fondatore della Cassa Rurale Cattolica di depositi e prestiti “San Francesco d’Assisi” in Atessa, si potrebbe seguire la stessa linea. È opinione comune che, applicando l’accennata metodologia espositiva sulla vita di questo sacerdote, non avremo alcuna difficoltà nel trovare tanti e seri contenuti della sua testimonianza umana, cristiana e sacerdotale.
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Don Epimenio Giannico – Un fiore nel Giardino Celeste
Vorrei condurre la riflessione del lettore sulla pista principale che ho seguito nel preparare questi contenuti. Da quando mi è stato chiesto di preparare un profilo biografico-spirituale sulla figura e personalità di questo sacerdote, spontaneamente, mi è nata la domanda: «Don Epimenio “chi è stato” come persona?». Poi nel cercare risposte esaurienti e valide mi si sono aperte ulteriori piste di ricerca, che ho cercato di seguire e applicare in questo lavoro. Anzitutto mi sono lasciato illuminare da un antico proverbio latino che dice agitur sequitur esse, cioè l’azione di una persona scaturisce dal suo essere e identità interiore. Nel preparare questo profilo ho ricercato bibliografie e documenti sul personaggio. Anzitutto è stato prezioso rileggere i testi presenti nel libretto commemorativo, pubblicato dalla Editrice Carabba nel 1913, e che ora è ripresentato, in forma anastatica, in altra parte del presente volume. Da quelle pagine ho ricuperato molti spunti di riflessione utili per conoscere e capire alcuni aspetti della personalità di Don Epimenio. In seguito ho attinto e cercato notizie nel grande e ricco patrimonio archivistico storico-ecclesiale, conservato presso la parrocchia di San Leucio in Atessa denominato Archivio Riunito San Leucio Atessa (ARSLA). In questo archivio, riorganizzato e restaurato di recente, ho potuto consultare dati e informazioni che ritengo molto importanti. In questo breve tempo a disposizione ho seguito alcune piste di ricerca che mi hanno offerto la possibilità di preparare, quasi al completo, il profilo di Don Epimenio Giannico come uomo e sacerdote. Un profilo che riguarda sia il suo carisma di ministro di Dio che quello di organizzatore sociale. Il fatto che, a cent’anni dalla morte, si parla ancora di lui vuol dire che le opere, le azioni e i fatti della sua vita hanno rappresentato un degno frutto del suo esistere e della sua personalità. E su questa costatazione mi torna alla mente una frase del Vangelo di San Matteo: «Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16).
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2. la sua famiglia Il primo giardino nel quale “il fiore” Don Epimenio sboccia alla vita è la famiglia dei Giannico, presente in Atessa già prima del 1600 e sviluppatasi nei secoli seguenti per molte generazioni. Epimenio è un nome non usuale. Esso è la traduzione italiana dall’aggettivo greco epiménios, parola composta da επί e da μεη che vuol dire “di ogni mese”. Questo significato lo prendo da quello che scrive il Forcellini nel suo Lessico delle parole latine. L’autore cita l’espressione epimenia, -orum riportata in un’opera di Giovenale, scrittore latino. L’espressione epimenia significa “i doni da offrire solitamente in ogni mese”1. Il nome Epimenio è uno dei nomi tipici ed esclusivi dell’Abruzzo, come lo sono anche i nomi di Filotèo, Panfilo e altri ancora. Mi sono anche chiesto in che data dell’anno Don Epimenio festeggiasse il suo onomastico, a parte il 1° novembre giorno in cui ricorre la solennità di tutti i Santi. Non ho trovato Santi con questo nome, eccetto Sant’Epime2, un santo martire dell’Egitto da cui potrebbe derivare Epimenio. A Brescia si venera un altro martire di nome Epimeneo, ma secondo la Biblioteca Sanctorum si tratta di un “corpo santo” da venerare. Il papà di Don Epimenio si chiamava Camillo, nato nel 1806 in Atessa (Chieti) da Girolamo e D’Intino Francesca, che sarebbero i suoi nonni paterni. La mamma era Dea Levina De Ritis figlia di Valeriano e Antonia De Francesco, i nonni materni. Camillo Giannico e Dea Levina De Ritis contraggono matrimonio3 in San Leucio il 2 dicembre 1839 alla presenza dei testimoni Pietro Mascio fu Sebastiano, e Giuseppe Fidelibus fu Pietro. Benedice le nozze Don Gennaro Orfeo, Canonico ed Economo Curato di San Leucio. Dopo 13 anni di matrimonio, e precisamente il 30 marzo 1852, nasce Epimenio. Il giorno dopo riceve il sacramento del Battesimo4 per le mani
1 E. FORCELLINI-DE VIT, Totius Latinitatis Lex icon, vol. II, pag. 877 b, Ed. Aldiniani, Prato 1861. 2 AA.VV., Enciclopedia Sanctorum, Vol. IV, col. 1271, Ed. Città Nuova, Roma 1964. 3 ARCHIVIO RIUNITO SAN LEUCIO ATESSA (ARSLA), Parrocchia di San Leucio, Registro Matrimoni 1839 (8) al num. 57. 4 ARSLA, Parrocchia di San Leucio, Registro Battesimi n.15 (1847-1853) al n. 105.
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1839, Documento matrimonio genitori di Don Epimenio Giannico “junior”
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1852, Documento battesimo di Don Epimenio Giannico “junior”
dello zio paterno sacerdote Epimenio Giannico5, Rettore Curato di Santa Croce, su delega dell’Economo Curato Adiutore di San Leucio il Canonico Vincenzo Marcolongo. La madrina è la zia paterna Angela Giannico, figlia di Girolamo e sorella del padre, sposata con Bonaventura Carunchio. In questa occasione Epimenio riceve un secondo nome, quello di Alfonso, forse per ricordare qualcuno in famiglia, o semplicemente per una particolare devozione verso Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), proclamato santo nel 1839. Non si sa. Epimenio, venendo al mondo, è accolto da una famiglia già abbastanza numerosa, con altri fratelli e sorelle. La madre morirà nel 1872 all’età di 52 anni, e questo sarà un fatto molto doloroso per Epimenio, che a vent’anni si trova in seminario a studiare. Il 18 aprile 1890 muore lo zio sacerdote Don Epimenio “senior”, parroco di Santa Croce in Atessa. Sei giorni dopo, e precisamente il 24 dello stesso mese, Epimenio “junior” 5 Don Epimenio Giannico, detto “senior”, nasce in Atessa il 28 luglio 1808 e muore il 18 aprile 1890 all’età di 82 anni. È lo zio paterno che guiderà il nipote seminarista, suo omonimo, nei primi passi del sacerdozio, insegnandogli molte cose sulla vita sacerdotale. Per quanto si sa è il primo dei sacerdoti della famiglia Giannico, ed è il più longevo. Gli altri due: il secondo detto “junior” al n. 105 – il nostro – vivrà fino a 59 anni (18521911); il terzo “il Vescovo” nella Diocesi di Trivento vivrà fino a 67 anni (1891-1957).
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riceve, a sua volta, la nomina di parroco in Santa Croce. Negli anni seguenti gli verrà affidato anche l’ufficio di Vicario Foraneo. La sua vita terrena termina all’alba del 5 aprile 1911, in seguito a una grave malattia. Nei registri della parrocchia di Santa Croce in Atessa viene annotato questo momento6. In esso è precisato che il 5 aprile – giorno del mercoledì di Passione che cadeva prima della Settimana Santa – il sacerdote Epimenio Giannico, dopo aver ricevuto i sacramenti, muore all’età di 59 anni. L’atto è compilato dal Vicario Curato di Santa Croce Don Salvatore Marra, uno dei Soci Fondatori della Cassa Rurale “San Francesco d’Assisi” di Atessa. Questo sacerdote, durante gli anni nei quali Don Epimenio ha svolto l’ufficio di parroco a Santa Croce, è il Vicario Curato della stessa parrocchia. Tra lui e lo stesso Don Epimenio in seguito ci saranno delle difficoltà per l’interpretazione e l’attuazione amministrativa dei benefici relativi alla cappella della Madonna delle Grazie, come si legge in una memoria manoscritta7. La morte di Don Epimenio rappresentò, per tutta la cittadinanza di Atessa e gli abitanti del territorio della Val di Sangro, un grave momento di dolore per la perdita e la fine di un carissimo e stimato sacerdote, al quale tutti volevano molto bene. Dalle cronache dell’epoca sappiamo che ci fu un grande accorrere di popolo, e ognuno ha espresso il proprio cordoglio. Commemorazioni, discorsi, telegrammi e articoli sui quotidiani: un fiume di espressioni che l’anno successivo verranno raccolti insieme e pubblicati su un libretto commemorativo, ora riprodotto in anastatica in altra parte di questo volume.
6 ARSLA, Parrocchia di Santa Croce, Registro Defunti dal 1906 al 1988, pag. 11, n. 3. 7 ARSLA, Parrocchia di Santa Croce, b. 15, f. 984.
Profilo biografico-spirituale
1890, Documento nomina a parroco di Santa Croce in Atessa (Archivio Famiglia Giannico di Atessa (AFG), Documenti storici su Don Epimenio “junior�)
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Emilio De Francesco, Pianta topografica del circondario di Atessa eseguito nel 1872 (Archivio Comune di Atessa)
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3. il suo tempo Ogni persona, durante la sua vita terrena, è storicamente legata a un tempo nel quale può sviluppare alcuni desideri di vita, compiere gesti e azioni che a loro volta contribuiscono a costruire la storia, anch’essa composta di fatti e avvenimenti. Il tempo nel quale è vissuto il nostro Don Epimenio va dalla seconda metà del 1800 alla prima decina del 1900, pieno di cambiamenti e con l’affermarsi di movimenti nuovi sia nella Chiesa che nella società. L’infanzia, l’adolescenza e parte della sua giovinezza Epimenio li ha trascorsi quando alla guida della Chiesa c’era Papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai (Senigallia 1792 – Roma 1878), che è eletto Sommo Pontefice a soli 54 anni, esattamente al quarto scrutinio del 16 giugno 1846. Riceve 36 voti a favore su i 50 Cardinali presenti. Il suo Pontificato durerà per 32 anni. E non posso non pensare a un certo influsso spirituale e organizzativo che tale figura avrà esercitato sul sacerdote Epimenio. Tra le molteplici cose accadute in questi anni di pontificato, ricordo la data dell’8 dicembre 1854, quando nella Basilica di San Pietro viene solennemente proclamato il dogma di fede dell’Immacolata Concezione. Il nostro Epimenio non ancora compiva 3 anni. Alla morte di Pio IX verrà eletto il Cardinale Gioacchino Pecci (18101903) che inizia il pontificato a 68 anni con il nome di Leone XIII. Un lungo pontificato che durerà 25 anni per concludersi il 20 luglio del 1903. Sembra che la salute cagionevole del Papa inducesse a pensare che sarebbe stato un pontificato di transizione. Ma poi si è rivelato come uno dei più lunghi della storia. In questi anni il Papa lancia le riforme della società e della Chiesa. Il rinnovamento avviene specialmente con la pubblicazione dell’enciclica Rerum Novarum che crea attorno un afflato nuovo di idee e di azione sociale. E di tutto questo ne risente positivamente anche il giovane sacerdote Epimenio. Nell’agosto del 1903 sulla cattedra di San Pietro viene eletto Papa il Cardinale Giuseppe Sarto (1835 -1914), Patriarca di Venezia. Egli sceglie il nome di Pio X. Oggi è ricordato come il Papa di un nuovo catechismo, insieme al permesso dato ai fanciulli di comunicarsi all’Eucaristia durante la Santa Messa. Con l’enciclica Pascendi scritta nel 1907 condannò il Modernismo. In campo politico riprese la linea intransigente di Pio IX,
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considerando la separazione della Chiesa dallo Stato come un sacrilegio, un’ingiuria nei confronti di Dio al quale bisogna rendere non solo un culto privato ma anche uno pubblico. Il tempo storico di Don Epimenio è lo stesso nel quale vivono e si presentano, sulla scena sociale e umana, altri sacerdoti che lasciano un’impronta significativa nello svolgersi di tutto il secolo. Uno di essi è Don Luigi Sturzo che, nel 1895 nella parrocchia di S. Giorgio a Caltagirone in Sicilia, fonda il primo comitato parrocchiale e una sezione operaia. Egli darà vita alle prime Casse Rurali e Artigiane della Sicilia, esprimendo una nuova idea dell’impegno dei cattolici nella politica. Il tempo invece che attraversa la politica italiana ci presenta varie vicissitudini, ma una in particolare attira la mia attenzione. Si riferisce a quello che accadde il 25 marzo 1911, soltanto 10 giorni prima della morte di Don Epimenio. L’Onorevole Giovanni Giolitti aveva ricevuto l’incarico di formare il Governo, e per lui questo era già il suo quarto mandato. Nel presentare alla Camera il programma ottiene la fiducia con 340 voti a favore, 88 contrari e 9 astenuti. Inizia così il periodo giolittiano, definito come tempo nel quale la destra e la sinistra perderanno il loro significato.
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4. la sua vita sacerdotale Il 6 aprile 1911, nella cattedrale di San Leucio in Atessa si celebra il solenne funerale di Don Epimenio. Il discorso funebre ufficiale è fatto da Mons. Francesco Paolo Pili (1869-1956), Prevosto di San Leucio. Egli dopo aver lamentato, a nome di tutta la cittadinanza, la repentina scomparsa del sacerdote spiega e ricorda che tutti sentivano ancora molto bisogno della sua opera sacerdotale affermando che “di queste anime predestinate tu fosti figura angelica di sacerdote, di uomo, di cittadino” e poco più avanti aggiunge “con te si è spenta la luce, la voce dell’allegrezza e del consiglio, e te piangono i poveri cui fosti sempre largo con la tua benefica mano”. Frasi che offrono un profilo preciso su quello che è stato Don Epimenio come uomo e sacerdote. Il suo carattere e la personalità si sono potuti formare prima nell’ambito della famiglia naturale dove ha vissuto pienamente e serenamente la sua fanciullezza. Poi da adolescente, entrando in seminario, ha avuto modo di fare delle scelte importanti per la sua vita futura. Scelte che, durante gli anni degli studi biblici e teologici, hanno poi lasciato nel suo animo giovanile e nel suo cuore appassionato una forma speciale in cui ha preso corpo la bontà e la generosità nel fare qualcosa di utile per gli altri. Nel giovane sacerdote Epimenio, in tutto quello che sarebbe stato e avrebbe fatto “da grande”, in ogni cosa doveva vedersi e apparire un timbro e un tono solare. Si comprende il suo amore per la natura, e in particolare per i fiori, e la bellezza che i fiori esprimono. Mi piace pensare come avrà vissuto il tempo invernale, un tempo di attesa, durante il quale, spesso in queste parti d’Abruzzo, si resta sotto un’abbondante coltre di neve che annualmente scende. E nonostante tutto avrà cercato di vedere, scrutando quasi ogni giorno, il tempo e il luogo dove, da sotto quel bianco manto nevoso, sarebbe spuntato un primo ciclamino, annuncio di una primavera imminente. Forse era questa la stagione che privilegiava più di ogni altra, perché in essa vedeva spuntare quei fiori che tanto amava, e che nel giardino di casa avevano attirato la sua particolare e personale attenzione, e l’ammirazione dei visitatori. Lo immagino quando durante gli studi preparatori al sacerdozio, avvicinandosi alle lingue classiche di latino e greco, avrà imparato anche i nomi originari dei fiori, e come qualche volta li
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declamasse mentre li offriva a chi andava a fargli visita. Don Epimenio, durante i suoi anni di vita, ha molto apprezzato il dono di Dio, espresso in un sacerdozio vissuto intensamente. Durante le mie ricerche non sono riuscito a determinare con precisione la data della sua ordinazione sacerdotale. Presumibilmente dovrebbe essere giunta a 22 o 23 anni, verso il 1874 o 1875. Tuttavia, basandomi su alcuni documenti dell’Archivio di San Leucio, mi sono fatto una certa idea. In due lettere, una del 1873 e l’altra del 1874, inviate dal Provicario Generale della Curia Vescovile di Vasto a Don Nicola Cibotti Provicario Foraneo di Atessa, si richiedono i documenti necessari per dare la tonsura e l’accolitato al chierico Giannico. Nella prima, datata 29 novembre 1873, è scritto: “Piacciale farmi tenere al più presto in carta epistolare per uso di Ordinazione i seguenti atti pel Novizio Chierico Emimenio (sic!) Giannico dimorante in Bari”, e di seguito sono elencati gli otto documenti richiesti8. Nella seconda lettera del 5 maggio 1874 si chiedono gli Atti necessari per procedere all’Ordinazione dell’accolito Giannico. E vicino alla parola “ordinazione” in nota è scritto “per la prossima Pentecoste”. Allora si deduce che il Chierico Accolito Epimenio Giannico sia stato ordinato Sacerdote il 24 maggio del 1874, giorno di Pentecoste9. Ma non si sa ancora dove è stato ordinato e da quale Vescovo. Mi auguro di appurarlo in seguito dopo ulteriori ricerche. Don Epimenio, durante i suoi circa 60 anni di vita, ha conosciuto diversi Arcivescovi che si sono alternati alla guida della Diocesi di ChietiVasto10. Anzitutto Mons. Luigi Maria De Marinis Arcivescovo di Chieti al tempo della sua ordinazione sacerdotale (1874). Segue Mons. Rocco Cocchia dei Frati Minori Cappuccini, in carica per circa 18 anni fino al 1901 quando morirà all’età di 71 anni. È lo stesso vescovo che il 28 aprile 1890 lo nominerà Parroco di Santa Croce11. 8 ARSLA, Parrocchia di San Leucio, b. 17, f. 825. 9 CAPPELLI, Calendario perpetuo, VIa ed.ne, Ed. Ulrico Hoepli, Milano 1988. 10 Ecco un elenco cronologico degli Arcivescovi di Chieti-Vasto, succedutisi durante gli anni di vita di Don Epimenio Giannico: Michele Manzo (1852-1856); Luigi Maria De Marinis (1856-1877); Fulco Luigi Ruffo-Scilla (1877-1878); Rocco Cocchia OFMC (1887-1901); Gennaro Costagliola (1901-1919). 11 ARCHIVIO FAMIGLIA GIANNICO DI ATESSA (AFG), Documenti storici su Don Epimenio junior: nomina a parroco di Santa Croce, Vasto 28 aprile 1890.
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C’è anche Mons. Gennaro Costagliola, religioso della Congregazione della Missione detti Lazzaristi, nato il 12 gennaio 1850 a Napoli, e nominato Arcivescovo di Chieti-Vasto l’11 febbraio del 1901. Guiderà la Diocesi fino al 15 febbraio 1919, giorno della sua morte. Sia per questioni amministrative – per il fatto che Don Epimenio è stato per molti anni Vicario Foraneo – che per ragioni spirituali c’è stato un costante rapporto di comunicazione epistolare e personale tra Don Epimenio e l’Arcivescovo di Chieti. La sua vita sacerdotale è piena di tante grazie. Contraddistinta da un carisma di bontà e serenità che egli sapeva trasmettere a chi lo avvicinava, specialmente alle persone che aiutava nella sua attività caritatevole e ministeriale. Immagino che al momento dell’estremo saluto sulla terra la sua anima avrà sentito dire direttamente dalla voce del Signore la parola riferita ai servi che, con la loro fedeltà e il loro servizio, ottengono in premio la vita eterna in Dio: “Bene, servo buono e fedele... prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25, 21).
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5. la sua opera Ogni opera realizzata può essere paragonata ai frutti di un albero buono, come ricorda il Vangelo: “dai frutti li riconoscerete”, questo perché un albero buono non può dare frutti cattivi, ma solo frutti buoni. Tra le opere che Don Epimenio ha realizzato, una merita particolare attenzione: la Cassa Rurale e Cattolica di Depositi e Prestiti “San Francesco d’Assisi”, fondata in Atessa nel 1903 come Società Cooperativa in nome collettivo. Nel fondare la Cassa Rurale in questo territorio abruzzese Don Epimenio e gli altri Soci Fondatori volevano raggiungere uno scopo non strettamente politico quanto sociale, che si sviluppasse sempre più a largo raggio. Desideravano armonizzare al meglio la proprietà privata consolidandola in un ordine amministrativo e di scambio collettivo, a beneficio di tutti. Da questo desiderio pian piano prese forma l’idea di una Cassa Rurale sul modello di altre che già esistevano in diverse parti dell’Europa12. In Italia la prima Cassa Rurale fu costituita nel 1884 a Loreggia (Padova) su iniziativa di Leone Wollemborg. Ma non ebbe molto seguito. Così la Cassa di Risparmio di Parma si fece promotrice delle Casse Rurali che, secondo il programma, dovevano agire da intermedi tra la Cassa di Risparmio e gli agricoltori della provincia. Poi con la diffusione e la spinta dell’enciclica di Papa Leone XIII la Rerum Novarum (1891) anche le Casse Rurali ebbero notevole sviluppo, grazie al clero che s’interessò di queste organizzazioni sorte in favore del mondo agrario. Un pioniere di questa forma di azione sociale fu il sacerdote Don Luigi Cerutti (1865-1932), di Gambarare (Venezia). Egli dopo gli studi fatti nel seminario di Venezia, fu ordinato sacerdote nel 1888 e inviato come parroco nel suo paese natale. Due anni dopo, nel 1890, vi istituì una Cassa Rurale che aiutasse le popolazioni contadine in balia dei proprietari terrieri e degli usurai, ad imitazione di quelle create dal Wollemborg in altre aree del Veneto.
12 Le Casse Rurali tedesche nel 1885 erano 265; nel 1890 ammontavano a 1729, e nel 1899 avevano raggiunto la cifra di 9208 (Cfr. Casse rurali in Enciclopedia Cattolica, vol. III, col. 996, Ed. Sansoni, Firenze 1949).
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Da parte delle componenti liberale e cattolica, presenti nel consiglio amministrativo, incontrò alcune difficoltà per la prosecuzione delle attività dell’Istituto di Credito Cooperativo, che rinacque due anni più tardi nel 1892, sotto l’egida dei soli cattolici13. Si trattava della prima Cassa Rurale a base confessionale sorta in Italia, che prese a modello di riferimento i principi propagandati in Germania a metà del secolo dal Borgomastro Federico Guglielmo Raiffeisen (1818-1888). Nell’ispirazione del Cerutti, pubblicizzata sulla rivista La cooperazione popolare, fondata da lui stesso nel 1894, le Casse Rurali potevano rappresentare i nuclei originari di altre forme di cooperazione agricola: latterie sociali, società per acquisti collettivi, cooperative di consumo, società di assicurazione. Per propagandare questa impostazione intraprese numerosi viaggi lungo la penisola, finché nel 1897, divenuto parroco di San Donato di Murano, allargò anche al ceto operaio i principi ispiratori delle casse rurali, creando una Cassa operaia cattolica, in cui confluivano i depositi dei soci, messi a loro disposizione nel caso di gravi difficoltà economiche. Sarebbe utile ricostruire i contatti e gli scambi intessuti tra i fondatori delle Casse Rurali. Interessa di più ricondurre ogni cosa alla singolare realtà della Cassa Rurale Cattolica fondata in Atessa. Nasce spontanea la domanda: ma Don Epimenio Giannico e gli altri Soci Fondatori come e quando hanno pensato di realizzare una Cassa Rurale anche in Atessa? Una risposta mi è venuta dai racconti orali di alcuni componenti la famiglia Giannico14. Essi affermano che Don Epimenio “junior” ha saputo e conosciuto l’esistenza delle Casse Rurali durante un suo viaggio al Nord fatto per rappresentare l’Arcivescovo di Chieti-Vasto a un Congresso 13 Il Cerutti riteneva che per le loro caratteristiche – la responsabilità illimitata dei soci, la sfera d’azione esclusivamente locale e la connotazione religiosa – le Casse Rurali Cattoliche potessero costituire non solo un valido sostegno economico alle popolazioni rurali, ma anche una forma di penetrazione degli ideali cristiani nelle campagne in antagonismo alle forze socialiste. Ben presto ebbe dei discepoli e imitatori. Ci fu un forte sviluppo: nel 1892 erano solo tre le Casse Rurali; nel 1894 già 69, e nel 1897 ben 779. In seguito tra il 1900-1914 salirono a circa 2000 (Cfr. Enciclopedia Cattolica, vol. III, col. 995-996, Ed. Sansoni, Firenze 1949). 14 È giusto ringraziare i fratelli Carlo e Giulio Giannico di Atessa, che mi sono stati di aiuto: uno per i documenti manoscritti presenti nell’Archivio di famiglia, e l’altro per il racconto dei ricordi paterni concernenti Don Epimenio “junior”.
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Eucaristico. Non ricordano con precisione in quale città del Nord, ma confermano che la notizia era di continuo raccontata dal loro papà. Allora ho cercato qualche traccia nei volumi contenenti gli Atti dei Congressi Eucaristici. E per il Congresso di Milano (1895)15 ho trovato un riferimento. Tra gli elenchi dei partecipanti e delle adesioni è scritto: “Mandarono la loro adesione al Congresso e si fecero rappresentare gli Ecc.mi Arcivescovi” e nell’elenco c’è anche la Diocesi di Chieti16. Posso dedurre che Don Epimenio Giannico facesse parte del gruppo dei sacerdoti della diocesi di Chieti-Vasto, presenti al Congresso Eucaristico. Ci sono arrivato per esclusione in quanto negli altri Congressi italiani del tempo, tenutisi al Nord, come a Torino nel 1894 e poi a Venezia nel 1897, non risulta la presenza della Diocesi di Chieti-Vasto. In quell’occasione – continua il racconto dei Giannico – Don Epimenio conobbe l’Istituto delle Casse Rurali e chiese ulteriori informazioni, facendosi dare dei documenti al riguardo. Rientrato in Atessa ne parlò con alcuni proprietari i quali all’inizio accolsero l’idea con molta diffidenza. In quegli anni il Prevosto di Atessa era Don Camillo Tiberio17. Tra costui e Don Epimenio c’era molta stima, fiducia e confidenza. Lo attesta una corrispondenza presente nell’Archivio di San Leucio. È una lettera del 24 giugno del 1887. Siamo a 7 anni prima che lo stesso Don Camillo Tiberio venga nominato prevosto in San Leucio di Atessa. Una lettera che parte da Casalbordino, nella quale Don Camillo, facendosi portavoce del fratello Don Ildefonso, monaco benedettino del monastero di Subiaco, 15 I Congressi Eucaristici Italiani, tenutisi dal 1891 al 1897 sono raggruppati con il titolo Nel contesto del rinnov amento sociale. Eccoli: Napoli (1891): Difesa dell’Eucaristia e del suo culto; Torino (1894): L’Eucaristia nella dev ozione e nel culto; Milano (1895): L’Eucaristia, presenza del Redentore; Orvieto (1896): L’Eucaristia e l’azione sociale; Venezia (1897): Fede, storia, culto dell’Eucaristia. I Congressi successivi dal 1920-1937: Nel contesto della riconciliazione tra Chiesa e Stato; dal 19511965: Nel contesto del rinnov amento dottrinale; dal 1972-2011: Nel contesto del rinnov amento ecclesiale. 16 Atti del Congresso Eucaristico di Milano, 1895, parte II, pag. 431. 17 Don Camillo Tiberio, nasce il 24 ottobre del 1850 a Casalbordino (Chieti). Ha un fratello sacerdote, monaco benedettino, P. Ildefonso che ha corrispondenza con il nostro Don Epimenio. Nel 1896 Don Camillo Tiberio è nominato Prevosto di San Leucio in Atessa, impegno che manterrà per un decennio fino al 10 novembre 1906 quando verrà nominato Vescovo di Diano-Teggiano (Salerno), dove muore nel 1915, nove anni dopo che era stato nominato vescovo.
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scrive a Don Epimenio. Parla della devozione al S. Cuore di Gesù: “Incontriamoci sempre più in quel purissimo Cuore, e vi vedremo quanto stretto sia per noi il dovere di farlo conoscere ed amare. In altra occasione Le dirò qualche cosa delle grandi meraviglie che il Sacro Cuore di Gesù sta operando in mezzo al delirante nostro secolo!”18. Per capire meglio questa richiesta sulla devozione al Sacro Cuore va ricordato che una dozzina d’anni prima, il 16 giugno 1875, il Beato Papa Pio IX aveva consacrato la Chiesa Universale al Sacro Cuore di Gesù. Don Epimenio, prima della definitiva fondazione della Cassa Rurale di Atessa, illustrò il progetto anche al Capitolo dei Canonici di San Leucio – prendo spunto sempre dal racconto dei Giannico – i quali accolsero favorevolmente la proposta. Ormai i tempi erano maturi, e gli altri laici, venuti a conoscenza di questa decisione, si schierarono anch’essi a favore del progetto. Per Don Epimenio l’obiettivo principale era stato raggiunto. Con la Cassa Rurale si potevano coordinare in forma collettiva i beni dei proprietari, ed essere così di aiuto ai contadini. Il 3 maggio 1903, alla presenza del notaio Francesco Grumelli e dei testimoni Giuseppe Rucci e Giovanni Pellegrini, «nel Comune di Atessa, nella casa parrocchiale di Santa Croce, posta in Via della Vittoria, N° civico 113» i Soci Fondatori firmarono l’Atto costitutivo e lo Statuto della «Cassa rurale cattolica di depositi e prestiti ’S. Francesco d’Assisi’ in Atessa, Società cooperativa in nome collettivo». Tra i soci fondatori, oltre Don Epimenio, troviamo altri sacerdoti: Don Luigi Carunchio, Don Salvatore Marra, Don Guglielmo De Ritis. In questo profilo – purtroppo – non ancora posso inserire altre notizie su questi sacerdoti, per motivi di tempo. Quanto prima spero di effettuare adeguate e precise ricerche in merito. Tuttavia è giusto riportare una breve sintesi di quello che, il 3 maggio 1953, per il 50mo anniversario della Cassa Rurale di Atessa, disse l’anziano socio Don Guglielmo De Ritis: “In alterne vicende, ma sempre in rassicurante vitalità, questo Istituto ha raggiunto oggi uno stabile assetto, rispondendo in pieno alle aspettative e agli interessi dei soci e alla fiducia dei risparmiatori (…). In questo cammino, talvolta facile e talvolta faticoso, sostiamo un istante in fervida meditazione e rivolgiamo il nostro memore
18 ARSLA, Parrocchia di Santa Croce, b. 19, f. 976.
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pensiero ai soci fondatori defunti”19. Una settimana dopo la fondazione, il 10 maggio 1903, il Vicario Foraneo Don Epimenio Giannico riceve una lettera20 di Mons. Gennaro Costagliola, Arcivescovo di Chieti-Vasto: “Bravo D. Epimenio! E bravo anche a tutti quelli si sono uniti a Lei nel fondare questa istituzione tanto vantaggiosa, soprattutto nei tempi che corrono”. E continua: “Se finora ho tenuto Lei in un posto riservato del mio cuore ora le voglio anche più bene per quello che ha fatto e che farà ancora, giacché nel bene bisogna sempre progredire”. E poi saluta tutti i Soci singoli della Cassa Rurale inviando la sua benedizione pastorale. Nella lettera non può sfuggire il Nota Bene scritto in calce: “Va senza dire che la Banca deve operare come istituzione prettamente cattolica”. Il 13 settembre 1903 si tiene la Iª Assemblea generale dei Soci nella sede della Società in piazza del Municipio al numero civico 10. Come Presidente provvisorio è incaricato l’Avv. Alfredo De Francesco. Il segretario provvisorio è il giovane sacerdote Don Ireneo Tinaro21. Dal volume di Costantino Felice Un secolo di storia (Lanciano 2003), prendo notizia su questa Ia Assemblea dei Soci: «Dopo aver passato in esame i punti all’ordine del giorno si procede all’elezione degli organi statutari: il Consiglio di amministrazione risulta costituito da Don Epimenio Giannico (presidente), Gaetano Falcucci (vicepresidente), Luigi Carunchio, Guglielmo De Ritis, Vincenzo Falcucci, Domenico Tinaro, Pasquale De Francesco; la Commissione sindacale è formata da Tito Codagnone (caposindaco), da Guglielmo Iovacchini e Giuseppe Menna (sindaci effettivi), dai Sacerdoti Salvatore Marra e Vincenzo Marcone (supplenti); al giovane sacerdote Ireneo Tinaro (nato nel 1876), destinato a diventare un personaggio di rilievo nella vita culturale lancianese (in seguito qualificato sempre come “professore”), viene provvisoriamente attribuita la funzione di segretario-contabile (l’equivalente dell’attuale direttore) mentre Carlo De Francesco anch’egli sacerdote, assume l’incarico di cassiere. Al vertice
19 ARCHIVIO STORICO DELLA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI ATESSA (ASBCCA), Verbale dell’Assemblea generale dei soci, Libro 3; in COSTANTINO FELICE, Un secolo di storia da Cassa Rurale a Banca di Credito Cooperativo, Ed. Carabba, Lanciano 2003, pag. 119-120). 20 ASBCCA, Manoscritti: corrispondenze. 21 ASBCCA, Registro Verbali dell’Assemblea generale dei soci, vol. I, cc.2r-3v.
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Atessa, lettera del 10 maggio 1903 di S.E. Mons. Gennaro Costagliola C.M. Arcivescovo di Chieti e Amministratore di Vasto
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ARCIVESCOVADO
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10 Maggio 1903
DI CHIETI
R.mo (Reverendissimo) Vicario Foraneo Nel ritornare a Chieti ho trovato la tua carissima nella quale mi partecipa la consolante notizia della istituzione della Cassa Rurale. Bravo D. Epimenio! e bravo anche a tutti quelli si sono uniti a Lei nel fondare questa istituzione tanto vantaggiosa, soprattutto nei tempi che corrono. Se finora ho tenuto Lei in un posto riservato del mio cuore ora le voglio anche piĂš bene per quello che ha fatto e che farĂ ancora, giacchĂŠ nel bene bisogna sempre progredire. Colle congratulazioni si abbia anche i miei ringraziamenti vivissimi uniti ai miei saluti ed alla benedizione pastorale che do a Lei ed ai Soci singoli.
N.B. Va senza dire che la Banca deve operare come istituzione prettamente cattolica.
Aff.mo (Affezionatissimo) in Xto (Cristo) + Gennaro Arc. di Chieti Amm.e (Amministratore) di Vasto
Atessa, trascrizione lettera del 10 maggio 1903 di S.E. Mons. Gennaro Costagliola C.M. Arcivescovo di Chieti e Amministratore di Vasto
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della Cassa Rurale ritroviamo, insomma, lo stesso nucleo di persone che a maggio avevano promosso l’iniziativa»22. Lo Statuto approvato della Cassa Rurale di Atessa viene inviato all’Arcivescovo di Chieti il quale il 28 gennaio del 1904 scrive: “ben di cuore approviamo il presente Statuto sia perché trattasi di una Società cattolica ed eminentemente sociale, sia perché è la prima che s’istituisce nelle nostre due Diocesi. Nell’approvare lo Statuto diamo la meritata lode ai soci fondatori, e facciamo voto che l’esempio dato dagli Atessani venga ben presto imitato dagli altri”23. Don Epimenio è stato Presidente della Cassa Rurale solo per 8 anni, e per lui essa, più che un’opera, rappresentava una sua creatura. Un altro passaggio da Un secolo di storia, dove l’autore scrive: «La formula «con voto generale di plauso e di lode» che di volta in volta accompagnava la sua rielezione alla massima carica era un po’ di prammatica; ma nel caso specifico esprimeva sentimenti di stima e di affetto che i consiglieri e i soci davvero sentivano e che egli effettivamente meritava. Era malato da tempo. Negli ultimi due anni quasi non partecipava più all’attività dell’Istituto. Non era intervenuto neanche alle Assemblee ordinarie dei soci del 1910 e 1911. Eppure la sua morte, il 5 aprile 1911, suscita una generale commozione e un sincero cordoglio, con echi anche sulla stampa provinciale e regionale»24. L’opera di Don Epimenio risalta preziosa anche nell’attività amministrativa dell’Asilo d’Infanzia “Principessa Elena” di Atessa25, Di questa struttura fu prima Consigliere e poi Direttore Presidente, carica che mantenne dal 1901 fino alla morte. Chi 22 COSTANTINO FELICE, op. cit., pag. 41. 23 COSTANTINO FELICE, op. cit., foto n. 4. 24 COSTANTINO FELICE, op. cit., pag. 49. 25 La sua istituzione fu promossa dalla Confraternita del SS.mo Sacramento e Monte dei Morti di Atessa con lo scopo “di raccogliere i fanciulli poveri sia maschi che femmine dai tre ai sette anni compiti e dar loro gratuitamente l’educazione fisica ed intellettuale secondo il grado e l’età, crescendoli nei principii di Religione e di buona Morale” (Statuto Organico, Capo I, art. 1). Salvatore Scerni (1840-1916), educatore e notaio, e anche priore della Confraternita, si interessò a svolgere le pratiche legali necessarie per il riconoscimento dell’Ente Morale. Fu riconosciuto nel 1881 con Decreto Reale del Re Umberto I. Dal 1924 c’è la costante ed efficace presenza delle Suore dei Sacri Cuori. (Notizie da una “nota storica” inedita preparata da Luisa Di Vincenzo).
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Atessa, Asilo d’Infanzia “Principessa Elena”, 1916 (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 18651963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
ha condiviso con lui l’attività ne testimonia il suo impegno. Nel libretto commemorativo, pubblicato nel 1913, sono raccolti i messaggi e i discorsi di cordoglio. Tra essi c’è anche quello del Sig. C.A. Sabatino, Segretario dell’Asilo Infantile del tempo. Nel suo discorso rivela che, appena un mese prima, lo stesso sacerdote partecipando alle esequie di un Consigliere, gli confidò: “fra non molto lo raggiungerò”. Don Epimenio sapeva di portare nel suo corpo un male che lo stroncava poco a poco. Infatti quelle furono parole profetiche che si avverarono nel mese seguente.
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Nell’Asilo Infantile Don Epimenio spesso interveniva guidando, aiutando e consigliando. Presentando un aspetto della sua vita il segretario dell’Asilo testimonia: “Egli fu dotato di forti virtù familiari e la sua famiglia amò sempre potentemente: sì che i nipoti circondati dal suo affetto e dalle sue premure dolcissime non risentirono tanto aspramente la privazione del genitore”. E continuando ne descrive le doti e il carattere paterno del sacerdote: “E quest’amore egli estese ai bambini del suo Asilo d’Infanzia, che lui ebbero non Direttore, ma padre amorosissimo ed attento”. E conclude: “A lui ultimo, commosso e grato vada il saluto degli amministratori e delle suore dell’Asilo”26.
6. la sua vita “francescana” Sono molti i segni francescani che ritroviamo presenti nella personalità di Don Epimenio: nel suo stile di vita spirituale, nell’aiuto ai poveri, nel culto e nella devozione per San Francesco d’Assisi e nell’amore per la natura. Per questo si può dire che il suo essere sacerdote sia stato “francescano”. In che modo tutto questo si è sviluppato? Ecco delle prime indicazioni. Anzitutto il breve e suggestivo ritratto, fatto dal suo amico Antonio Cardona durante il discorso funebre, dove tra l’altro dice: «Era un uomo buono, nel più bel senso della parola, dolce nello sguardo, mite nel gesto, consolante nella voce; un uomo che seppe soltanto amare ed amò di un amore operoso, vasto, benefico specialmente verso i deboli. S’intravedeva per questo nel suo spirito un che di quello del poverello d’Assisi, S. Francesco, e in realtà egli godeva nel sentirsi annoverato fra i Terziari del Santo, nel dedicargli con pompa solenne un’artistica statua nella sua Chiesa, e meglio ancora, nel suo paese un’istituzione fatta in molta parte d’ideali francescani, la Cassa Rurale»27. Dallo scorrere della sua vita, alla luce di questi segni particolari di Don Epimenio si può affermare che “non poteva non essere francescano”. Lo 26 Per l’anniv ersario della morte di Epimenio Giannico, Ed. G. Carabba, Lanciano 1913, pagg. 18-19. 27 Ibid., pp. 16-17.
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Atessa, Chiesa di Santa Croce – statua di San Francesco d’Assisi realizzata dallo scultore atessano Gabriele Falcucci nel 1885
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Atessa, Chiesa di Santa Croce – particolare base della statua di San Francesco d’Assisi realizzata dallo scultore atessano Gabriele Falcucci nel 1885
Atessa, Piazza Santa Croce, lapide commemorativa del primo centenario della BCC Sangro Teatina 3 maggio 2003
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è stato nel cuore, nell’anima e nella vita condividendo lo spirito e la vita dei Terziari Francescani. Lo è stato nella sua Opera, ispirandola all’amore di San Francesco d’Assisi verso Madonna Povertà, avendo presente lo stile umile e semplicemente povero della vita francescana. Ma come può essere nata in lui questa determinata “vocazione francescana”? Credo che, in primo luogo, ci sia stato l’amore e l’interesse che, fin da ragazzo, ha potuto sviluppare nei confronti di Vallaspra, luogo boschivo distante da Atessa circa 2 km. Una “valle aspra” dove fioriscono i gigli selvatici28. Il più bello di questi gigli è il convento là presente, fin dal 1408, come raccontano le cronache francescane29. All’inizio c’erano i frati Osservanti e qualche secolo più avanti arrivarono i Francescani Riformati. Giuridicamente è sempre appartenuto alla Provincia di Sant’Angelo in Puglia. Il convento ha subito la prima soppressione, in base alle leggi di Gioacchino Napoleone Murat (1771-1815), re delle Due Sicilie. Il P. Cervone, studioso e storico francescano, scrive: «Il Convento di Santa Maria di Vall’Aspera, presso Atessa, archidiocesi di Chieti fu chiuso nel 1811 e riaperto il 24 agosto del 1819»30. Questo fu il momento del ripristino che vide rientrare i frati. Vi restano fino al 1866, quando ci sarà la seconda e definitiva soppressione. In quel tempo il nostro Epimenio aveva già compiuto 14 anni. Come si presentava il convento in quell’anno è descritto in un documento conservato nell’Archivio Storico del Comune di Atessa, presso il fondo Culto: amministrazione ecclesiastica31. Oltre una breve descrizione esterna del convento, si indicano i nomi, l’età e la provenienza di tutti i frati: sei sacerdoti e cinque laici professi. La loro età media è sui 50 anni, tra i 33 anni del più giovane fino ai 65 anni del più anziano. Quattro sono 28 Sul portale della Chiesa del Convento si legge “Aspera cur dicis? Germinat lilia v allis. Corrige amena. Nam paradisus adest”. Frase in latino che significa “Perché la chiami aspra? Vi fioriscono i gigli. Correggi in amena. Infatti il paradiso è qui”. Ecco, i gigli di Vallaspra, con il loro profumo, devono aver conquistato anche il nostro Epimenio! 29 L’iniziatore della presenza francescana in Vallaspra di Atessa è stato il Beato Fra Tommaso da Firenze (1370–1447). 30 CERVONE, Compendio di storia dei frati minori negli Abruzzi, parte IIª, cap. 6 n. 2 pag. 243. 31 ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI ATESSA (ACA), Culto: amministrazione ecclesiastica, anni 1840-1873, b. 30, f. 42.
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di Atessa: due sacerdoti P. Ireneo Tinaro di 42 anni e P. Michele Marcolongo di 41 anni; e due laici professi fra Gennaro Cinalli di 62 anni e fra Luigi Natale di 43 anni. Il 2 maggio 1867, su precedente richiesta esplicita del sindaco di Atessa e della sua giunta, arriva l’autorizzazione del Prefetto di Chieti per far rimanere due frati al convento con la motivazione “i due monaci continuino a prestarsi alla custodia del convento di Vallaspra”32. Essi sono Padre Carmelo di Agnone (Isernia) e Fra Giovanni Battista Canciano da Buonalbergo. Il giovane Epimenio, durante il tempo dei suoi studi ginnasiali e filosofici, avrà sicuramente seguito con interesse questa vicenda. E avrà studiato e approfondito il cammino di vita spirituale francescana. Certamente conosceva anche i rapporti epistolari che c’erano tra suo zio sacerdote Don Epimenio “senior” e i Padri Riformati. Gli stessi che, nel 1879, quando Epimenio “junior” era sacerdote da 5 anni, si trovavano ancora presenti in Atessa con un loro “guardiano del convento”. Notizia che si legge in una lettera del 15 dicembre 1879 di Fra Domenicantonio da Fragneto, Vicario Provinciale dei Padri Riformati della Provincia di Sant’Angelo in Puglia33. La lettera inizia così: “Ad istanza del P. Ireneo di Atessa Guardiano del Convento e circondario di Atessa in virtù della presente concediamo al sacerdote D. Epimenio Giannico Economo di Santa Croce la facoltà di benedire l’Abito, e lo scapolare e la corda del Terz’Ordine del nostro Patriarca San Francesco, e vestirne i fedeli di ambo i sessi, ed ammettere i medesimi alla professione, e loro impartire le assoluzioni e le benedizioni giusta gli Apostolici Indulti. Ingiungiamo poi che in ogni anno si degni di trasmettere a Noi ed a’ nostri successori superiori di questa Provincia de’ Riformati di S. Angelo in Puglia i nomi degli ascritti”. Segue la data e la firma con l’aggiunta in fondo pagina “Per comandamento di fr. Giovannantonio di Ariano segretario della Provincia”. Un documento interessante perché fa capire che la presenza a Vallaspra, lungo lo scorrere dei secoli di alcune fraternità francescane, sia sempre stato uno speciale dono per la popolazione di Atessa e dei paesi vicini, tanto da suscitare delle vocazioni alla vita religiosa e in molti abitanti il desiderio di entrare nel Terz’Ordine di San Francesco. 32 ACA, Conv enti soppressi, anni 1851-1867, b. 31, f. 10. 33 ASRLA, Parrocchia di Santa Croce, b. 5, f. 249.
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Atessa, Convento di San Pasquale in località Vallaspra, primi anni 20 del Novecento
Atessa, Convento di San Pasquale in località Vallaspra, una rara fotografia del convento che mostra i contrafforti del 1666 e il pittoresco campanile che andò in rovina durante il periodo dell’abbandono (1886-1936) (Archivio Giuseppe Cellucci OMI)
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Atessa, Convento di San Pasquale in località Vallaspra, il primitivo convento (a sinistra) con l’ala aggiunta nel Settecento
Atessa, Convento di San Pasquale in località Vallaspra, 1961
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Qualche anno più tardi sarà Don Epimenio “junior”, in quel tempo Vicario di Santa Croce, a ricevere il permesso di confessare tutti gli iscritti al Terz’Ordine. In un primo momento questa facoltà gli viene accordata il 2 giugno 1885. E in un secondo momento il 3 novembre 1885. Ambedue i permessi vengono dati direttamente dal Ministro Provinciale P. Giocondo da San Giovanni Rotondo. E in un foglio aggiunto di propria mano il P. Provinciale annota “la prego di far gradire i miei rispetti allo zio Parroco e a tutti di famiglia”. L’attenzione, e direi la passione, con le quali la famiglia Giannico ha seguito nel passato e di recente – specie negli anni dell’arrivo dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (1936-1998) –, le alternate vicende e presenze presso il convento di Vallaspra, è risaputo da tutti. Lo posso testimoniare direttamente e personalmente anch’io, come membro della congregazione dei missionari OMI, avendo raccolto più volte dai miei confratelli molti apprezzamenti su questa famiglia. Agitur sequitur esse, scrivevo all’inizio di questo profilo su Don Epimenio Giannico “junior” (1852-1911). Sì, il suo essere ha prodotto tanti frutti e anche per lui si può applicare la beatitudine evangelica: “Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi” (Lc 12, 43-44).
Questo scritto a firma di Don Epimenio Giannico, si trova in una busta che contiene il carteggio di Vallaspra “Incartamento per l’acquisto di tutti i mobili di Vallaspra, questi mobili debbono conservarsi per quando si rimettoni i frati” (Documento presente in AFG, Documenti su Vallaspra, 1891)
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7. conclusione In un tempo in cui cerchiamo di “avere tutto e subito” forse non ci stupisce più di tanto l’osservare i campi di grano, sempre abbondanti nella nostra terra abruzzese. Sono campi lavorati per la semina, e con lo scorrere delle stagioni spesso sono ripieni di buoni frutti. Ma quasi mai, osservandoli, ci viene da pensare al lento lavoro che la madre terra compie per darci la vita. E allora perché non guardare anche al terreno – l’ambiente giusto e ideale – che accoglie il chicco di grano per dargli la possibilità di sviluppare un suo disegno vitale: morire per dare vita. È lo stesso esempio che nel Vangelo vediamo applicato da Gesù a se stesso. Un esempio che collega la nostra memoria a una lapidaria ed essenziale frase evangelica: “dai frutti li riconoscerete”. Lungo tutto il corso della sua vita terrena Don Epimenio è stato come un chicco di grano che ha dato frutti, maturando una bella spiga carica di nuovi chicchi. Frutti importanti ed essenziali, che esaltano la genuinità della terra nella quale trovano vita e sviluppo. Ma anche risaltano l’essenzialità del personaggio molto attento e fedele alla sua vocazione umana e sacerdotale. Il carisma da lui vissuto durante la vita terrena ha trasmesso tanto a tutti noi. Dopo 100 anni dalla sua scomparsa il ricordo e la memoria continuano a consegnarci, moltiplicandoli, sempre altri frutti. Un desiderio e un augurio: si possa continuare a sperimentare sempre questa abbondanza, credendo che ora lui è più vicino a tutti noi. Forse siamo noi più vicini a lui, quasi avessimo vissuto tra i suoi contemporanei, perché abbiamo imparato a conoscerlo meglio venendo a scoprire le qualità e caratteristiche. Così per ognuno di noi, e lo spero anche per tutti i lettori, non resta soltanto un vago ricordo di Don Epimenio, ma la sua figura tra noi è più viva che mai. Ora che questo fiore è nel Giardino Celeste, insieme a tutti gli altri fiori, come lo è per i membri della sua famiglia e per i suoi concittadini contemporanei, nuovi colori e profumi vengono distribuiti continuamente per tutti noi. Del suo essere parlano non solo le azioni fatte e realizzate ma anche il suo carattere buono e semplice, determinato dalla scelta di donarsi a Colui che tutto può, e nel quale ogni cuore umano trova la pace. Al termine di questo profilo storico-spirituale di Don Epimenio
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Giannico è opportuno riportare una delle frasi pronunciata durante la commemorazione funebre da un illustre personaggio atessano, coetaneo di Don Epimenio, il Professor Domenico Ciampoli. La frase fa parte di un discorso più ampio, ed è riprodotta in forma anastatica nella seconda parte di questo libro. Ecco cosa dice il Ciampoli raccontando la sua ultima visita fatta a Don Epimenio: “Egli già preconizzava prossima la fine, e sembrava dicesse: come ogni sera accendiamo la lampada, così mettiamo ogni giorno nell’anima un raggio di eternità”. E oggi, carissimo Don Epimenio, tutti noi chiediamo al Signore Onnipotente che la tua anima, presente nel riposo dei giusti come un fiore nel Giardino Celeste, viva nell’eternità beata. Grazie Don Epimenio!
P. Giuseppe Cellucci Sacerdote Missionario O.M.I. Atessa (Chieti), 16 novembre 2011
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Atessa, Cattedrale di San Leucio V., ultimi anni ’20 del Novecento
L’attualità dell’opera di Don Epimenio Giannico
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on Epimenio Giannico è stato l’ispiratore della Cassa Rurale Cattolica di Depositi e Prestiti “S. Francesco d’Assisi”, l’attuale Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina. Trascorso un secolo dalla Sua morte (era nato nel 1852 e morì nel 1911), mi sembra di poter dire che il messaggio della Sua opera è più che mai attuale: l’amore ai poveri lo ha spinto a inventare forme intelligenti di carità, che dessero all’indigente l’aiuto necessario a uscire progressivamente dalla condizione di miseria e di dipendenza in cui si trovava, con dignità e assunzione affidabile di responsabilità. La Cassa Rurale doveva costituire il supporto economico ai ceti agricoli messi a dura prova dalla rivoluzione industriale. Rifiutando la logica della lotta di classe, come pure l’interesse privato legato a una logica di esclusivo profitto, Don Epimenio è stato anticipatore di quella via di cooperazione e di solidarietà che la dottrina sociale della Chiesa è andata contrapponendo da una parte al collettivismo marxista e dall’altra alle forme di capitalismo egoistico, insensibili alla promozione di tutto l’uomo in ogni uomo. L’amore a Cristo ha portato questo Sacerdote ad amare la persona umana e a volerne la liberazione integrale dalla miseria e dall’ignoranza. Proprio così, in un’epoca di nuove fragilità economiche, come l’attuale, che mette a rischio le conquiste dello stesso “stato sociale”, l’esempio di Don Giannico è messaggio di vivissima attualità cui ispirarsi sempre di nuovo, e incoraggiamento all’opera nata dalla sua intuizione un secolo fa per proseguire con tenacia e convinzione nelle sue scelte di solidarietà e di sostegno alla cooperazione. Prego il Signore perché il seme gettato da Don Epimenio dia frutti sempre più copiosi e benedico la Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina, che ha dimostrato di essere in piena sintonia con il messaggio del suo Fondatore, specialmente nella disponibilità mostrata per realizzare il microcredito etico-sociale in collaborazione con le Arcidiocesi di Chieti-Vasto e di Lanciano-Ortona a favore di famiglie in difficoltà. + Bruno Forte Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto
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Atessa, Chiesa Santa Croce, 1949 (collez. Celestino Pellegrini, Atessa)
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n occasione dell’anno sacerdotale 2009–2010, nella nostra comunità parrocchiale, abbiamo dedicato un’attenzione particolare al ricordo di alcuni parroci, ormai deceduti, che hanno operato nella nostra cittadina: Don Giuseppe Pili, Don Nicola Di Nisio, Don Angelo De Ritis e Mons. Giovanni Sorge. In questa circostanza ci siamo resi conto come la loro memoria, nonostante il tempo trascorso, non si è spenta ma è ancora presente nella mente e nel cuore dei fedeli. Ognuno di loro ha lasciato una particolare impronta nella parrocchia in cui ha esercitato il ministero di parroco. Nella Chiesa di Santa Croce, una delle cinque antiche parrocchie di Atessa, troviamo, all’interno, il busto del sac. Nicola Di Nisio e, all’esterno, una lapide dedicata a Don Epimenio Giannico. Due parroci di epoche diverse, ma, in un certo qual modo somiglianti nell’indole buona e affabile. Il ricordo di Don Epimenio è legato soprattutto alla fondazione della Cassa Rurale Cattolica di Depositi e Prestiti “S. Francesco d’Assisi”, l’attuale Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina. All’interno della Chiesa di S. Croce troviamo una bella statua di San Francesco voluta da Don Epimenio, grande devoto del Santo poverello e a Lui accomunato dallo stesso amore per la natura e dall’attenzione agli indigenti. È trascorso un secolo dalla morte di Don Epimenio vissuto dalla seconda metà dell’Ottocento sino alla prima decade del Novecento (1852-1911), un periodo storico florido di aspirazioni politiche e culturali ma denso di contraddizioni sociali ed economiche che, purtroppo, nel secolo XX approderanno ai due conflitti mondiali. Don Epimenio è vissuto al tempo della Questione Romana, ma, seguendo i nuovi orientamenti politici indicati dal Pontefice Leone XIII con la “Rerum Novarum”, nel suo piccolo, insieme ad altri sacerdoti e a un gruppo di laici, ha saputo dare una risposta cattolica ai problemi sociali del suo tempo: la fondazione di una Cassa Rurale come supporto economico ai ceti
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agricoli messi a dura prova dalla rivoluzione industriale. È doveroso sottolineare la sua appartenenza ad una famiglia proprietaria di vaste estensioni di terreni agricoli. Alla lotta di classe, all’interesse privato e alla logica del profitto Don Epimenio ha saputo contrapporre una proposta di cooperazione e di solidarietà. È ancora attuale la sua opera? Ci troviamo in piena crisi economica mondiale a cui le banche e la finanza non sono estranee ed è palese il fallimento delle due vie proposte dal liberalismo e dal comunismo. Resta ancora da sperimentare la Dottrina Sociale della Chiesa. Essa ha fatto il suo percorso: dal “Non exspedit”, alla “Rerum Novarum”, dalla “Centesimus Annus” alla “Caritas in veritate”. La Chiesa non offre soluzioni politiche, economiche e finanziarie ma richiama tutti al rispetto dell’etica nella politica, nell’economia e nella finanza. La legge del profitto non può e non deve sostituirsi al bene comune della collettività, delle famiglie e delle singole persone. Così come nel passato ci sono state personalità che sono riuscite a trovare soluzioni ai problemi della loro epoca anche oggi ci saranno degli antesignani capaci di intravedere strade che favoriscano legami solidali tra le generazioni che si susseguono e tra i popoli che si incontrano. Come semplici cittadini riscopriamo l’avvedutezza della spesa e del risparmio per poter investire in tempi di congiuntura. La seduzione del consumismo ha dato i suoi frutti. La storia biblica del patriarca Giuseppe deve essere indicativa per tutti noi: in tempo di vacche grasse bisogna agire prevedendo che un giorno potrebbero divenire magre. In questo contesto storico, i cattolici devono sentirsi doppiamente interpellati perché cittadini di questo mondo e cittadini del cielo. A P. Giuseppe Cellucci sacerdote missionario O.M.I., che ha scritto un profilo storico-spirituale su Don Epimenio Giannico pubblicato in questo volume, va il mio ringraziamento per il suo amore verso la nostra cittadina e la nostra parrocchia. Desidero concludere questo mio intervento con un augurio e un monito ai componenti dell’attuale Banca di Credito Cooperativo: «Siate all’altezza delle aspirazioni del vostro fondatore. La fiducia è un’arma vincente in tutti i campi». Don Loreto Grossi Parroco di San Leucio in Atessa (Chieti)
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Stralci di documentazione storica
Atessa, la Piazza Oberdan nel 1903 (già Largo San Lorenzo) (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 1865-1963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
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Don Epimenio Giannico Socio fondatore e Presidente 13 set 1903 - 5 apr 1911 (da: Per l’anniversario della morte di Epimenio Giannico, Tip. G. Carabba, Lanciano, 1913, collez. Piergiorgio Di Giacomo, Atessa)
Don Guglielmo De Ritis
Prof. Don Ireneo Tinaro
Socio fondatore, Consigliere 13 set 1903 - 24 mag 1905 e Segretario Contabile
Socio fondatore e Segretario Contabile
(collez. famiglia Serafini, Atessa)
(da: F. MOLA, Ireneo Tinaro, Coop. Editoriale Tipografica, Lanciano, 1954)
Stralci di documentazione storica
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Prima insegna della Cassa Rurale depositi e prestiti di Atessa
Antonino De Ritis
Camillo Giannico
Sindaco supplente 7 apr 1915 - 12 mar 1916 Consigliere 12 mar 1916 - 11 mar 1917 e Cassiere
Presidente 25 mar 1926 - 31 lug 1932
(collez. famiglia Serafini, Atessa)
(collez. Carlo Giannico, Atessa)
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PRESIDENTI* Giannico Epimenio 13 set 1903 - 5 apr 1911 Iovacchini Guglielmo (f.f.) 5 apr 1911 - 3 mar 1912 Iovacchini Guglielmo 3 mar 1912 - 25 mar 1926 Giannico Camillo 25 mar 1926 - 31 lug 1932 Orfeo Nicola 31 lug 1932 - 2 feb 1933 VICE PRESIDENTI* Falcucci Gaetano 13 set 1903 - 25 mar 1911 Iovacchini Guglielmo 25 mar 1911 - 3 mar 1912 Giannico Camillo 3 mar 1912 - 25 mar 1926 Tinaro Domenico 25 mar 1926 - 25 mar 1928 Rucci Giovanni 25 mar 1928 - 25 mag 1934 CONSIGLIERI* Carunchio Luigi 13 set 1903 - 9 nov 1904 — Tinaro Domenico 13 set 1903 - 25 mar 1926 De Francesco Pasquale 13 set 1903 - 25 mar 1928 — Falcucci Vincenzo 13 set 1903 - 17 mar 1929 De Ritis Vittorio 9 nov 1904 - 30 mar 1913 — Vaselli Giuseppe 24 mag 1905 - 12 mar 1916 Di Iorio Emilio 5 apr 1911 - 27 gen 1912 — Giannico Camillo 27 gen 1912 - 3 mar 1912 Carunchio Michele 30 mar 1913 - 25 mar 1931 — De Ritis Antonino 12 mar 1916 - 11 mar 1917 Totaro Luigi 25 mar 1926 - 25 mar 1928 — Di Iorio Luigi 25 mar 1928 - 25 mar 1931 D’Onofrio Cassio 25 mar 1928 - 25 mar 1931 — Flocco Enrico 25 mar 1928 - 25 mar 1933 Conte Giuseppe 25 mar 1931 - 31 lug 1932 — D’Onofrio Vincenzo 25 mar 1931 - 25 mag 1934 Marcone Francesco 31 lug 1932 - 25 mag 1934 — Fidelibus Luigi 25 mar 1933 - 25 mag 1934 COLLEGIO SINDACALE* Presidenti Codagnone Tito 13 set 1903 - 25 mar 1925 – Orfeo Nicola 25 mar 1925 - 31 lug 1932 Sindaci effettivi* Iovacchini Guglielmo 13 set 1903 - 25 mar 1911 Menna Giuseppe 13 set 1903 - 25 mar 1911 Carunchio Michele 25 mar 1911 - 30 mar 1913 Falcucci Gaetano 25 mar 1911 - 30 mar 1913 Marcolongo Vincenzo Antonio 30 mar 1913 - 31 lug 1932 Marcone Nicola 30 mar 1913 - 20 feb 1921 Orfeo Nicola 20 feb 1921 - 25 mar 1925 Marcone Giulio 25 mar 1925 - 17 mar 1929 Falcucci Raffaele 17 mar 1929 - 31 lug 1932 Iannone Erberto 31 lug 1932 - 25 mar 1933 Sindaci supplenti* Marcone Vincenzo 13 set 1903 - 19 mar 1910 Marra Salvatore 13 set 1903 - 30 mar 1913 Marcolongo Vincenzo Antonio 19 mar 1910 - 30 mar 1913 Marra Luigi 30 mar 1913 - 5 mar 1922 Carlucci Nicola 30 mar 1913 - 7 apr 1915 De Ritis Antonino 7 apr 1915 - 12 mar 1916 Sorge Giovanni 12 mar 1916 - 25 mag 1934 Tinaro Giuseppe 5 mar 1922 - 25 mar 1925 Totaro Luigi 25 mar 1925 - 25 mar 1926 De Marco Domenico 17 mar 1929 [?] - 31 lug 1932 DIRETTORI* Tinaro Ireneo 13 set 1903 - 9 nov 1904 – Carunchio Luigi 9 nov 1904 - 24 mag 1905 De Ritis Guglielmo 24 mag 1905 - 28 ago 1933 *) Nominativi fino al 1934.
Stralci di documentazione storica
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Tito Codagnone (a destra) Presidente Collegio Sindacale 13 set 1903 - 25 mar1925 Gennaro Codagnone Pres. 8 dic 1934-19 apr 1936 e Pres. Coll. Sindacale 14 mag 1938-28 feb1942 (collez. Giulio Giannico, Atessa)
Famiglia benestante atessana dei primi del Novecento (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 1865-1963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
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Brano di verbale della prima assemblea dei soci (Archivio storico della BCC Sangro Teatina)
Stralci di documentazione storica
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Atessa, fine 2° decennio del Novecento, Panorama parziale dei quartieri S. Michele (in alto) e S. Lorenzo (in basso) l’edificio più grande è il Giardino d’Infanzia “Principessa Elena” (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 1865-1963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
Atessa, la processione dell’Ascensione nel Colle San Cristoforo, 1905 (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 1865-1963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
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Invito alla quarta assemblea dei soci, con relativo ordine del giorno (Archivio storico della BCC Sangro Teatina)
Stralci di documentazione storica
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Manifestazione fascista degli anni ’30: è visibile l’insegna che indica la sede della Cassa Rurale (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 1865-1963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
Manifestazione fascista dei primi anni ’40: sul palazzo Spaventa è visibile l’insegna che indica la sede della Cassa Rurale (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 1865-1963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
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Biglietto d’invito alla cerimonia di benedizione della bandiera (Archivio storico della BCC Sangro Teatina)
Frontespizio del primo statuto a stampa, 1904 (Archivio storico della BCC Sangro Teatina)
Stralci di documentazione storica
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LA STORIA DELLA BCC SANGRO TEATINA
Fine 1800 Il movimento delle Casse Rurali si sviluppa in Germania, grazie all’opera di Guglielmo Raiffeisen. 1883 Nasce la prima Cassa Rurale in Italia a Loreggia (Padova). 3 maggio 1903 Sulla scia della Enciclica Rerum Novarum, nasce nella parrocchia di Santa Croce di Atessa (Chieti) la CASSA RURALE CATTOLICA DI DEPOSITI E PRESTITI “San Francesco d’Assisi”. 1915 Prime difficoltà incontrate dalla “Cassa”: l’esercizio viene chiuso in perdita. 1927 La “Cassa Rurale” viene iscritta all’Albo del Ministero delle Finanze per mezzo dell’Associazione Nazionale delle Casse Rurali. 1932 La “Cassa” risente della crisi generale di tutto il mondo occidentale del 1929/30. 1938 La “Cassa Rurale” adotta un nuovo Statuto sociale ed assume una nuova denominazione: CASSA RURALE ED ARTIGIANA “San Francesco d’Assisi”, in quegli anni il numero dei soci sale a ben 1364. 1958 Gli ispettori della Banca d’Italia accertano un ammanco di cassa e una perdita di esercizio di ben Lire 15.391.000. L’immagine della “Cassa” si deteriorò e i soci scesero a 232. Le difficoltà furono superate grazie a soci e non soci che sottoscrissero impegni cambiari fino alla perdita accertata, per rassicurare l’Organo di Vigilanza. Nel corso degli anni successivi la perdita venne coperta dagli utili d’esercizio. Primi anni ’60 Estensione della competenza territoriale ai comuni limitrofi di Tornareccio, Casalanguida e Perano. 1963 Viene costituita in Castiglione M. Marino (Chieti) la CASSA RURALE ED ARTIGIANA DI CASTIGLIONE M. MARINO. Primi anni ’70 Creazione dei primi insediamenti industriali nella zona valliva di Atessa e profonda mutazione dell’economia del territorio. 1972 La Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti tenta di assorbire la Cassa Rurale ed Artigiana di Castiglione M.M.; i soci compatti resistono al tentativo. 1974 Viene costituita in Giuliano Teatino (Chieti) la CASSA RURALE ED ARTIGIANA DI GIULIANO TEATINO. 23 giugno 1985 Viene inaugurata la Nuova Sede della Cassa Rurale ed Artigiana di Atessa in via Brigata Julia n. 6. 1988 Si istituisce la Filiale in località Piazzano di Atessa, della “Cassa Rurale ed Artigiana di Atessa”. 5 ottobre 1991 Si inaugura la Filiale in località Miracoli di Casalbordino (Chieti) della “Cassa Rurale ed Artigiana di Atessa”. 1993 La “Cassa Rurale ed Artigiana di Atessa” festeggia i primi 90 anni al servizio della comunità locale.
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Don Epimenio Giannico – Un fiore nel Giardino Celeste
1993 Si inaugura la Filiale in Agnone (Isernia) della “Cassa Rurale ed Artigiana di Castiglione M.M.”. 1995 Modifica della ragione sociale dell’istituto di Atessa in “CREDITO COOPERATIVO CASSA RURALE ED ARTIGIANA San Francesco d’Assisi”. Estate 1996 Primo tentativo di aggregazione andato vanificato tra la “Cassa” di Atessa e quelle di Castiglione Messer Marino e Lanciano. 1997 Inaugurazione in Tornareccio (Chieti) dell’AREA VERDEBLU (sportello automatico). 1998 I consigli di amministrazione delle due banche di credito cooperativo deliberano il progetto di fusione dei due istituti creando la BANCA DI CREDITO COOPERATIVO VAL DI SANGRO “San Francesco d’Assisi” DI ATESSA E CASTIGLIONE MESSER MARINO . 2000 Fusione con la “Cassa” di Giuliano Teatino (Chieti) con due filali: Giuliano Teatino (Chieti) e Canosa Sannita (Chieti) dando vita alla BANCA DI CREDITO COOPERATIVO SANGRO TEATINA ATESSA CASTIGLIONE E GIULIANO. Maggio 2003 Festeggiamenti del primo centenario della Banca di Credito Cooperativo. 2002 Si inaugura la Filiale in Miglianico (Chieti) della “Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina Atessa Castiglione e Giuliano”. 2006 Si inaugurano le Filiali in Scerni (Chieti) e Villa Santa Maria (Chieti) della “Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina Atessa Castiglione e Giuliano”. 2008 Si inaugurano le Filiali in Chieti ed Altino (Chieti) della “Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina Atessa Castiglione e Giuliano”. 2010 Variazione in BCC Sangro Teatina. Fusione per incorporazione della BCC Molise di S. Martino in Pensilis (Campobasso) nella BCC Sangro Teatina con 4 filiali San Martino in Pensilis (Campobasso), Bagnoli del Trigno (Campobasso), Termoli (Campobasso) e Guglionesi (Campobasso). 2011 La BCC Sangro Teatina con sede centrale in Atessa (Ch) è presente nelle provincie di Chieti, Isernia e Campobasso con 16 filiali operative: Atessa (Ch) – Piazzano di Atessa (Ch) – Miracoli di Casalbordino (Ch) – Castiglione Messer Marino (Ch) – Agnone (Is) – Giuliano Teatino (Ch) – Canosa Sannita (Ch) – Miglianico (Ch) – Scerni (Ch) – Villa Santa Maria (Ch) – Chieti Scalo (Ch) – Altino (Ch) – San Marino in Pensilis (Cb) – Bagnoli del Trigno (Cb) – Termoli (Cb) – Guglionesi (Cb).
Stralci di documentazione storica
IL PRIMO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA CASSA RURALE CATTOLICA DI DEPOSITI E PRESTITI “San Francesco d’Assisi” Presidente Don Epimenio Giannico Vice Presidente Gaetano Falcucci Consiglieri Don Luigi Carunchio Don Guglielmo De Ritis Vincenzo Falcucci Pasquale De Francesco Domenico Tinaro Segretario Don Ireneo Tinaro LA PRIMA COMMISSIONE DI SINDACATO Presidente Tito Codagnone Sindaco Effettivo Guglielmo Iovacchini Giuseppe Menna Sindaco Supplente Don Salvatore Marra Don Vincenzo Marcone L’ATTUALE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Presidente Pier Giorgio Di Giacomo Vice Presidente Vicario Nicola Apilongo Vice Presidente Franco Di Nucci Consiglieri Diego Castronovo Vincenzo Cinalli Danilo Di Paolo Nicola Giuliani Alberto Paolini Maria Teresa Santini Alfonso Tambanella Antonio Colacillo Zaccardi L’ATTUALE DIREZIONE GENERALE Direttore Fabrizio Di Marco Vice Direttore Franco Marchi L’ATTUALE COMITATO ESECUTIVO Presidente Maria Teresa Santini Vice Presidente Antonio Colacillo Zaccardi Membri Danilo Di Paolo Vincenzo Cinalli Alberto Paolini
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Don Epimenio Giannico – Un fiore nel Giardino Celeste
L’ATTUALE COLLEGIO SINDACALE Presidente Vincenzo Pachioli Sindaci Effettivi Gabriele Bascelli Remo Bello Sindaci Supplenti Luciana Gallucci Carmine Di Federico L’ATTUALE COLLEGIO DEI PROBIVIRI Presidente Ermanno Alfonsi Membri effettivi Antonio Sparvieri Nicola Celiberti Membri supplenti Francesco Fidelibus Giuseppe Di Fabio
I PRESIDENTI Don Epimenio Giannico 13 set 1903 - 5 apr 1911 Guglielmo Iovacchini 5 apr 1911 - 25 mar 1926 Camillo Giannico 25 mar 1926 - 31 lug 1932 Nicola Orfeo 31 lug 1932 - 2 feb 1933 Giovanni Rucci (f.f.) 2 feb 1933 - 25 mar 1933 Enrico Flocco 25 mar 1933 - 25 mag 1934 Mario Rapposelli (c.g.) 25 mag 1934 - 8 dic 1934 Gennaro Codagnone 8 dic 1934 - 19 apr 1936 Nino Falcucci 19 apr 1936 - 14 set 1945 Guido D’Onofrio 14 set 1945 - 5 mag 1973 Gennaro Fidelibus 5 mag 1973 - 5 set 1984 Nicola Simone 5 set 1984 - 1° feb 1994 Emilio Colonna 1° feb 1994 - 2 giu 1998 Pier Giorgio Di Giacomo 2 giu 1998 -
Stralci di documentazione storica
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Veduta laterale della chiesa di Santa Croce sull’estremità destra di Atessa
Veduta della casa in Santa Croce, dove è nato Don Epimenio Giannico, a destra in basso si può notare il giardino
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Don Epimenio Giannico – Un fiore nel Giardino Celeste
Atessa, Chiesa di Santa Croce
Atessa, Chiesa di Santa Croce, lucernai su Via della Vittoria (XVII sec.)
Stralci di documentazione storica
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Atessa, Chiesa di Santa Croce, organo sulla cantoria (XIX sec.)
Atessa, Chiesa di Santa Croce, portale con arco ogivale
Atessa, Chiesa di Santa Croce, confessionale ligneo
indice dei contenuti
— Introduzione Prof. Pier Giorgio Di Giacomo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
3
— Prefazione Alessandro Azzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
5
— Don Epimemio Giannico – Un fiore nel Giardino Celeste Profilo biografico-spirituale P. Giuseppe Cellucci O.M.I. – 1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. – 2. La sua famiglia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. – 3. Il suo tempo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. – 4. La sua vita sacerdotale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. – 5. La sua opera. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. – 6. La sua vita “francescana” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. – 7. Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
7 9 15 17 21 30 38
— L’attualità dell’opera di Don Epimenio Giannico S.E. Mons. Bruno Forte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 41 Don Loreto Grossi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 43 — Anastatica del 1913 messaggi e discorsi commemorativi Tipografia G. Carabba, Lanciano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 45 — Anastatica Atto costitutivo e Statuto del 1903 . . . . . . pag. 95 — Stralci di documentazione storica . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 111
Finito di stampare nel mese di novembre 2011 dalla GEO Poligrafia - Fossacesia
GIUSEPPE CELLUCCI O.M.I.
Padre GIUSEPPE CELLUCCI, nato ad Atessa (Chieti) nel 1947, è sacerdote nella congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI) dal 1972. Nel 1981 si è diplomato negli audiovisivi presso il Centro Internazionale ed Ecumenico CREC-AVEX nella città di Lione (Francia). E nel 1983 ha preso il diploma specialistico presso lo SPICS, scuola internazionale di formazione alla Comunicazione Sociale dei Padri Paolini in Roma. Per circa 20 anni fino al 2002 ha diretto il Servizio Audiovisivi delle Pontificie Opere Missionarie (PP.OO.MM.) in Italia, producendo, pubblicando e diffondendo diversi sussidi audiovisivi. E dal 1985 collabora con la Radio Vaticana nel programma italiano Orizzonti Cristiani. Dal 2004 è caporedattore della rivista Missioni OMI. È Cappellano Universitario della Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma. È uno dei fondatori della Sede di Atessa dell’Associazione Amici del Presepio, e dal 2005 Assistente Ecclesiastico Nazionale della stessa Associazione. Dal 2009 è Rettore della Chiesa S. Nicola di Bari in via dei Prefetti nella città di Roma. È un ricercatore e studioso di storia locale. Da alcuni anni è Socio presso la Deputazione Abruzzese di Storia Patria. Di recente ha pubblicato “Il Presepio, una passione”.
Giuseppe Cellucci Sacerdote Missionario O.M.I.
Don Epimenio Giannico Un fiore nel Giardino Celeste
«La vita per lui non era uno spettacolo ma un’opera; opera lenta, fervida e silenziosa, come quella della terra che feconda ogni semente e dà vita alle querce». (Domenico Ciampoli) «“Salve, anima benedetta” e arrivederci nella serenità di quel giorno che non patisce ombra, alla luce di quel sole che non conosce tramonto». (Mons. Pili Francescopaolo)
Nel centenario della morte di don Epimenio Giannico, sacerdote atessano nato il 30 marzo 1852 e morto il 5 aprile 1911, Fondatore della Banca Credito Cooperativo Sangro-Teatina di Atessa si presenta in forma anastatica il volumetto che raccoglie i messaggi e i discorsi commemorativi fatti nel novembre 1912 a un anno dalla sua morte e pubblicato nel 1913 dalla Tipografia G. Carabba di Lanciano; l’Atto costitutivo e Statuto del 3 maggio 1903. Nella prima parte del libro è inserito un profilo biografico-spirituale, ideato e scritto da Padre Giuseppe Cellucci sacerdote missionario O.M.I. sulla persona e la testimonianza di Don Epimenio Giannico.
Atessa, Chiesa di Santa Croce, 2011 dal 1903 facciamo Banca con Braccia Cuore e Mente
Don Epimenio Giannico – Un fiore nel Giardino Celeste
«Un uomo che seppe soltanto amare ed amò di un amore operoso, vasto, benefico specialmente i deboli». (Antonio Cardona)
la banca credito cooperativo sangro-teatina in ricordo del suo fondatore nel centenario della morte atessa 29 novembre 2011
Nel fare memoria di don Epimenio Giannico, sacerdote nato in Atessa (Chieti) il 30 marzo 1852 e morto il 5 aprile del 1911, a soli 59 anni, Fondatore della Cassa Rurale Cattolica di depositi e prestiti “San Francesco d’Assisi” in Atessa. Il fatto che, a cent’anni dalla morte, si parla ancora di lui vuol dire che le opere, le azioni e i fatti della sua vita hanno rappresentato un degno frutto del suo esistere e della sua personalità. Il tempo nel quale è vissuto il nostro don Epimenio va dalla seconda metà del 1800 alla prima decina del 1900, pieno di cambiamenti e con l’affermarsi di movimenti nuovi sia nella Chiesa che nella società. Il rinnovamento avviene specialmente con la pubblicazione dell’enciclica Rerum Novarum che crea attorno un afflato nuovo di idee e di azione sociale. E di tutto questo ne risente positivamente anche il giovane sacerdote Epimenio. La sua vita sacerdotale è piena di tante grazie. Contraddistinta da un carisma di bontà e serenità che egli sapeva trasmettere a chi lo avvicinava, specialmente alle persone che aiutava nella sua attività caritatevole e ministeriale. Tra le opere che don Epimenio ha realizzato, una in particolare merita una particolare attenzione: la Cassa Rurale e Cattolica di Depositi e Prestiti “San Francesco d’Assisi”, fondata in Atessa nel 1903 come Società Cooperativa in nome collettivo. Nel fondare la Cassa Rurale in questo territorio abruzzese don Epimenio e gli altri Soci Fondatori volevano raggiungere uno scopo non strettamente politico quanto sociale, che si sviluppasse sempre più a largo raggio. Desideravano armonizzare al meglio la proprietà privata consolidandola in un ordine amministrativo e di scambio collettivo, a beneficio di tutti. Da questo desiderio pian piano prese forma l’idea di una Cassa Rurale sul modello di altre che già esistevano in diverse parti dell’Europa.
Atessa, Chiesa di Santa Croce, 1930 (FOTO CLUB “IL DIAFRAMMA”, Atessa 1865-1963: cento anni di vita in immagini fotografiche. Una memoria per la città, Carabba, Lanciano, 1989)
«Un uomo che seppe soltanto amare ed amò di un amore operoso, vasto, benefico specialmente i deboli». (Antonio Cardona) «La vita per lui non era uno spettacolo ma un’opera; opera lenta, fervida e silenziosa, come quella della terra che feconda ogni semente e dà vita alle querce». (Domenico Ciampoli) «“Salve, anima benedetta” e arrivederci nella serenità di quel giorno che non patisce ombra, alla luce di quel sole che non conosce tramonto». (Mons. Pili Francescopaolo)
Nel centenario della morte di don Epimenio Giannico, sacerdote atessano nato il 30 marzo 1852 e morto il 5 aprile 1911, Fondatore della Banca Credito Cooperativo Sangro-Teatina di Atessa si presenta in forma anastatica il volumetto che raccoglie i messaggi e i discorsi commemorativi fatti nel novembre 1912 a un anno dalla sua morte e pubblicato nel 1913 dalla Tipografia G. Carabba di Lanciano; l’Atto costitutivo e Statuto del 3 maggio 1903. Nella prima parte del libro è inserito un profilo biografico-spirituale, ideato e scritto da Padre Giuseppe Cellucci sacerdote missionario O.M.I. sulla persona e la testimonianza di Don Epimenio Giannico.
dal 1903 facciamo Banca con Braccia Cuore e Mente