Volevamo coniare un nome per quel tipo di fantascienza che non c’entrava coi cyborg, con le fantapolitiche, con possibili
mutazioni del cervello o della medicina. Un nome che c’entrasse col fatto che una storia, capitata un giorno o un millennio dopo di noi, scoprisse il suo motivo d’esistere nell’indagare
l’animo umano, i suoi affetti, i sogni e gli incubi, in un modo che l’oggi e il realismo non permettevano.
Alla fine lo trovammo: Futuralismo. Ci piacque molto. Non restava che scrivere anche noi qualcosa che si sarebbe potuta definire futuralista.
Questa è la nostra quinta valigia, l’ultima
del primo anno di Lostenfaund. Non a caso, di nuovo una valigia con un solo racconto: di Sara Benedetti.