grafica e psicopedagogia
Indice
. Munari+Rodari . Prelibri Danese . Libri illeggibili . Cap-
puccetto Bianco . Il metodo Bruno MunariŽ . Giocare con l’arte
. Bibliografia
Abstract . Munari chi? . Un grafico . Pensiero pedagogico
Abstract
perchè il bambino Tutti siamo stati bambini. Eppure tutti sembriamo averlo dimenticato, abbiamo come sepolto quell’epoca sotto un cumulo di impegni, ambizioni, recriminazioni…
Insomma abbiamo preso trop-
po sul serio il gioco di essere adulti e alla fine, sparito il gioco, è rimasta solo la serio-
sità dell’adulto. Molte personalità eminenti in vari campi della cultura hanno, invece, sottolineato l’importanza dell’aspetto infantile nella vita dell’uomo. Il grande poeta Giovanni Pascoli elabora la teoria del fanciullino invitando gli adulti ad ascoltare la loro parte infantile: “Il giovane invero di rado e fuggevolmente si trattiene col fanciullo; ché ne sdegna la conversazione, come chi si vergogni di un passato ancor troppo recente. Ma l’uomo riposato ama 4
parlare con lui e udirne il chiacchiericcio e rispondergli a tono e grave; e l’armonia di quelle voci è assai dolce ad ascoltare, come d’un usignolo che gorgheggi presso un ruscello che mormora…”. Per Sigmunf Freud i primi anni di vita di un individuo sono fondamentali per lo sviluppo della psiche e delle inclinazioni adulte (si veda il valore fondamentale attribuito al complesso di Edipo con l’ambiguo rapporto dell’infante con il proprio genitore dello stesso sesso); la grande pedagoga italiana Maria Montessori ha rivoluzionato i metodi educativi puntando a liberare le potenzialità e l’inventiva del bambino. Su questa importante linea di pensiero si innesta il discorso dell’artista e designer Bruno Munari che ha dedicato all’età dell’infanzia buona parte della propria
ricerca, ponendo anzi il bambino costantemente al centro delle proprie idee. Unendo la grafica, gli studi sulla percezione visiva e la pedagogia Munari ha fatto scuola risultando oggi uno dei grandi maestri nel campo della pedagogia e dei metodi d’educazione infantile.
Illustrazione di Munari per racconto di Rodari
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Munari chi?
la vita, le opere, il pensiero Bruno Munari è figura leonardesca tra le più importanti del novecento italiano. Munari partecipa giovanissimo al movimento futurista, dal quale si distacca con senso di levità ed umorismo, inventando la macchina aerea (1930), primo mobilve nella storia dell’arte, e le macchine inutili (1933). Verso la fine degli anni ‘40 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta) che funge da coalizzatore delle istanze astrattiste italiane prospettando una sintesi delle arti, in grado di affiancare alla pittura tradizionale nuovi strumenti di comunicazione ed in grado di dimostrare agli industriali la possibilità di una convergenza tra arte e tecnica. È considerato uno dei principali protagonisti dell’arte programmata e cinetica, ma sfugge per la molteplicità delle sue attività e per
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la sua grande ed intensa creatività ad ogni definizione, ad ogni catalogazione. Ma ciò che rende Bruno Munari diverso da tutti i designer della sua generazione è la bravura con cui si divide tra i suoi innumerevoli interessi. C’è il Munari artista, il Munari designer, lo scrittore, il poeta, lo scultore, il teorico, il pedagogo, ma tutte queste figure per quanto diverse contengono tutte lo spirito e il genio di Munari. Egli è un artista che è ritornato spesso su alcune idee fondanti, riproposte nel corso del tempo sempre con creatività e per mezzo di forme nuove. La continua ricerca e
curiosità
verso nuove forme di comunicazione gli ha permesso di spaziare dal futurismo all’arte
programmata, dall’illustrazione infantile alla scultura astratta, dalla grafica editoriale alla saggistica. Figura poliedrica difficile se non impossibile da inquadrare, Munari ha tracciato una linea indelebile nella storia del design aprendo nuove metodologie di pensiero su cosa sia in effetti il design, sull’uso della grafica, sul progetto, sul metodo e sui suoi significati.
Fotografia di Bruno Munari
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Un grafico
lo stile, il metodo, il genio Il Bruno Munari grafico è essenzialmente uno sperimentatore. Egli è un instancabile curioso perennemente alla ricerca di nuove forme, nuove tecniche e nuovi significati. Anche nella grafica come in tutta la sua opera gli elementi cardine sono l’ e il . Il fine è lo spiazzamento di chi guarda, creare stupore e divertire in maniera intelligente. Il marchio personale di Munari (disegnato da lui stesso nel 1968 e riproposto in copertina) è un esempio di ironia all’interno di un progetto. Nella versione originale il logotipo Munari è circondato da linee simili alle indicazioni dimensionali di un disegnao tecnico ma esse non presentano misure ma le lettere che compongono il nome Bruno. Lo stesso Munari spiega in una registrazione video le buffe proporzioni matematiche che posso-
ironia
gioco
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no crearsi giocando sulla matematica delle dimensioni geometriche. Nell’immagine a fianco invece è rappresentato il famoso manifesto munariano per la Campari realizzato nel 1960. Lo spiazzamento, secondo una concezione Zen cara a Munari, qui è raggiunto non creando nulla di nuovo ma riassumento i logotipi storici dell’azienda in un unico manifesto. Parlando di grafica editoriale legata alla pedagogia Munari si conferma sperimentatore: per lui la pagina è sopratutto un dialogo con il design, un modo per testare la potenzialità della carta, della tipografia, per certificare come ogni oggetto, nella sua realtà, possa essere o diventare figura, illustrazione, storia.
B. Munari, Manifesto per Campari, 1960
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Munari sulla pedagogia tradizionale da Fantasia, Laterza, 1977
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Pensiero pedagogico l’arte, la curiosità, i bambini
Bruno Munari non ha mai avuto la pretesa di essere considerato, oltre ad un designer, anche un pedagogo. Lo si può ritenere un progettista ed uno sperimentatore che ha attraversato molti ambiti ed in ognuno di essi ha apportato delle innovazioni, frutto di collaborazioni significative e di una straordinaria creatività anticonformista. Tuttavia, ha posto ugualmente l’accento su alcune componenti fondamentali dell’apprendimento: le caratteristiche soggettive di colui che apprende, il suo ruolo attivo nel processo di apprendimento e la figura dell’educatore quale animatore delle attività volte alla padronanza dei saperi. Munari è attratto dalla ed è
naturale curiosità del bambino
su questo tratto caratteristico che basa la sua metodologia: comprendere le caratteristiche fondamentali della comunicazione visiva mediante azioni che stimolino la curiosità del bambino, in cui l’educatore e lo stesso artista siano di supporto all’au-
tonoma attività di comprensione. L’adulto si spoglia della funzione di trasmettere passivamente nozioni, diventando un animatore, un facilitatore dell’attività del bambino, in quanto ha il compito di aiutarlo mostrando le tecniche e il modo di utilizzarle. Le sperimentazioni effettuate all’interno del MAC tendono alla demitizzazione della sacralità dell’arte. L’opera d’arte è soltanto in parte la definitiva creazione artistica, in
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quanto ha bisogno di essere completata e definita attraverso un processo ricreativo da parte del fruitore: si instaura un nuovo rapporto con il pubblico, rapporto che è all’insegna della complicità, in quanto
l’opera è in attesa di un completamento, della collaborazione attiva da parte di colui che guarda.
Questa visione dell’arte influenza il metodo pedagogico di Munari. Il suo insegnamento si basa su fare attraverso laboratori creativi allestiti per i bambini. Sono laboratori particolari, progettati per stimolare la curiosità e la creatività innata dell’infante. La didattica dei laboratori di Munari si basa sul
principio del “Lao
Fotografia di Bruno Munari
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Tse”
(dalla filosofia cinese, azione senza imposizione di sé). Partendo dalla consapevolezza che la sperimentazione diretta facilita la comprensione e la trasmissione delle conoscenze, l’artista ha messo a disposizione la propria capacità di scegliere e fornire materiali e suggestioni visive, perché il bambino potesse egli stesso agire, liberando la propria curiosità in un gioco solo minimamente guidato, suggerito soprattutto attraverso le immagini e le dimostrazioni pratiche. Più che un metodo, come oggi è erroneamente definito, quello proposto da Munari è un modo di porsi e di proporsi nei confronti dei bambini; ed in questa assenza di una strutturazione rigida stanno la fortuna
e la universale possibilità di attivazione dei laboratori che vi si ispirano, che dunque possono essere applicati in contesti culturali molto differenti, facilitando l’integrazione, e la comunicazione.
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Munari + Rodari
la collaborazione in nome dell’insegnamento
Illustrazione di Munari per racconto di Rodari
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Bruno Munari nella sua carriera di grafico ha collaborato con lo scrittore Gianni Rodari creando qualcosa di più di una semplice collaborazione grafica. Munari, quando illustra i testi di Rodari, accentua il lato fantastico e non puramente descrittivo delle azioni e delle dinamiche narrative messe in campo, soprattutto attraverso la creazione di spaesamenti e situazioni fantastiche. Le illustrazioni per i libri di Rodari si basano sempre su tratti semplice, essenziali ma incisivi al punto di diventare vero e proprio eco delle parole. Il segno è evocatico, libero e irriverente; l’accostamento, anche casuale, di forme o parole fa volare lontani con l’immaginazione e, se tutto può essere proposto sotto forma di gioco, la creatività, nell’impiego delle parole di Rodari e delle immagini per Munari, non è fine a se stessa,
ma svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo autonomo del pensiero. Il fine per Munari è sempre quello di stimolare la mente di chi legge con le illustrazioni grafiche. Per Munari “è creativa una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti”, la via scelta per perseguire tale obiettivo è sempre il gioco e l’ironia. Giocare
con le cose serve a conoscerle meglio; d’altra parte coloro che
sono portatori di una maggiore quantità di conoscenze sono anche potenzialmente portatori di una maggiore possibilità di rielaborarle in maniera creativa. Rodari e Munari sono due artisti accomunati dalla finalità pedagogica del loro metodo creativo, ossia la ferrea convinzione
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che rapportarsi ai bambini non significhi tradurre per loro la realtà banalizzandola, sottovalutando le loro potenzialità conoscitive, quanto piuttosto spiegare loro, mediante i mezzi più consoni, concetti anche complessi. Nel perseguire il loro obiettivo, entrambi procedono con leggerezza, facendo tesoro della possibilità liberatoria offerta dall’invenzione, nella convinzio-
ne che la “sospensione”, il non dire tutto, stimoli ulteriormente la fantasia. Copertine di libri di G. Rodari realizzate da Munari
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Fotografia di Bruno Munari
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Libri illeggibili
la vita, le opere, il pensiero I libri illeggibili nascono con l’intento di comunicare il libro senza l’utilizzo del testo. Munari si chiede se gli elementi
strutturali e visivi di un libro, come materiali, rilegatura, colori, inchiostri possano comunica-
re qualcosa. Munari conferisce importanza agli elementi solitmante considerati di supporto alla lettura. Osservando la piattezza delle scelte progettuali nella grafica editoriale, Munari inizia a sperimentare i più vari supporti. Iniziando dalla carta egli sperimenta tutti i tipo di supporto cartaceo possibili, dalla carta da imballaggio a quelle da stampa, da quelle texturizzate a quelle semitrasparenti, carte ruvide, veline, paraffinate, plastificate, vegetali, sintetiche, di paglia, di stracci e così via. Il solo tipo di carta comunica, con le sue caratteristiche,
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determinate informazioni circa la consistenza, l’atmosfera, il peso, le sensazioni. In seguito Munari sperimenta i formati di pagina differenti, provando formati diversi in un unico libro cerca di raggiungere un ritmo visivo altalenante. E così via tentando sempre nuove vie sperimentali. Un libro illeggibile è un artefatto che comunica in quanto oggetto e non in base al contenuto stampato su di esso. Munari pone l’accento sull’importanza pro-
gettuale dei supporti, su quanto si possa comunicare con un determinato tipo di carta e con inchiostri diversi.
Inoltre la componente ironica e libera di Munari esce anche nei libri illeggibili. Essi sono progettati per essere sfogliati a caso in modo che il lettore possa comporre
l’esperienza visiva che vuole determinandone il ritmo, la velocità e l’andamento. Le combinazioni visive possibile sono praticamente infinite e il risultato dell’esperienza dipende solo dal lettore. I primi libri illeggibili sono stati esposti per la prima volta a Milano nel 1950, in pochi esemplari fatti a mano. Da questa prima sperimentazione sui supporti e sulle combinazioni visive nascerà negli anni seguenti l’idea per i Prelibri.
Una copia di un libro illeggibile
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Prelibri
opera pedagogica Editi per la prima volta nel 1980 da Danese, i Prelibri sono dodici piccoli libri di carta, di cartoncino, di cartone, di legno, di panno, di panno spugna, di friselina, di plastica trasparente; ognuno rilegato in maniera diversa. Dal retro di copertina dei Prelibri, la migliore descrizione che possa essere data di questo incredibile strumento-libro-gioco: “Ogni libro una sorpresa, un
colore, una forma, un materiale, ma soprattutto, neanche una parola. Poesia per gli occhi e per le dita”.
I Prelibri sono raccolti all’interno di un contenitore-scrigno, realizzati interamente a mano e perciò unici pur nella loro serialità. Ognuno è realizzato utilizzando un materiale diverso e hanno legature diverse,
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alcuni presentano fustelle, altri applicazioni di elementi curiosi, altri ancora sono solo forme e colori. Ogni libro è double-face, ed estraendolo dalla sua taschina nello scrigno non si sa mai cosa ci si possa trovare dentro. L’idea dei Prelibri è quella di essere uno stimolo forte per la curiosità e la manualità dei bambini, ma anche degli adulti che non vogliono smettere di stupirsi. “Allora sarebbe utile che anche i bambini di tre anni cominciassero a familiarizzarsi con il libro come oggetto, a conoscerlo come strumento di cultura o gioco poetico, ad assimilare quella conoscenza che facilita l’esistenza.” Così dice Munari nel 1980. I Prelibri hanno, come detto, il compito di essere uno stimolo alla curiosità e alla creatività. Dall’altra vogliono essere una spinta
Otto dei dodici Prelibri di Munari
al scoprire da soli. Un bambino anche non sapendo leggere, può sfogliare i Prelibri, tastarli, annusarli, guardarli, familiarizzando con il concetto di libro, di pagine, di “sfogliare”. Sono oggetti pedagogici di potere immenso i Prelibri e rispcchiano appieno le caratteristiche dello stile di Munari: il gioco, l’ironia, i complessi significati e meccanismi nascosti dall’apparente semplicità.
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Cappuccetto Bianco un’epifania dello sguardo
Quella di cappuccetto bianco è una geniale favola di Munari. Essa è l’apoteosi del concetto di non imposizione; tutto viene lasciato all’immaginazione del lettore, la scena è nella mente dell’utente non sulle pagine stampate. La storia di Cappuccet-
to Bianco è raccontata su pagine completamente candide, immacolate. Munari la racconta così:
“Questa è la storia di Cappuccetto Bianco. Ora è qui in queste pagine ma non si vede. Si sa che c’è questa bambina tutta vestita di bianco, sperduta nella neve. Si sa che c’è una nonna, una mamma, un lupo. Si sa che c’è una panchina di pietra nel piccolo giardino coperto dalla neve, ma non si vede niente, non si vede la cuccia del cane, non si vedono le aiuole, non si vede niente, proprio niente, tutto è coperto dalla neve.
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Mai vista tanta neve ” Pagina bianca dopo pagina bianca l’immaginazione è stimolata a creare da sè la scena ma all’improvviso cosa spunta, proprio nell’ultima facciata? Un paio di occhioni azzurri, solo quelli, che guardando il lettore dritto in faccia. Cappuccetto Bianco è anche qui, in queste pagine, ma non si vede. Mai vista tanta neve.
Il metodo Bruno Munari ® la cultura del fare
Il metodo Bruno Munari è stato ideato dall’artista nell’ultimo periodo della sua vita e rappresenta un sunto dei suoi principi e delle sue idee sull’insegnamento e sulla pedagogia. Il metodo ha come fine la stimolazione della curiosità e della creatività del bambino attraverso laboratori creativi. I laboratori sono percorsi esplorativi dove si sperimentano tecniche, forme, significati. Il principio che regola l’attività creativa è sempre quello della non imposizione, precetto fondamentale per assicurare una libera crescita creativa del bambino. Non
esiste un’unica interpretazione nè una risposta giusta.
Oggi la visione di Bruno Munari è portata avanti dal figlio Alberto che con l’Associazione Bruno Munari promuove i progetti
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d’insegnamento secondo i principi del padre. La metodologia didattica è basata sul “fare per capire”, sul “dire come - e non cosa - fare”. Questa metodologia veicolata dai laboratori creativi arriva nelle scuole attirando l’attenzione di bambini ed educatori.
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Giocare con l’arte la vita, le opere, il pensiero
I laboratori Giocare con l’arte sono stati pensati e realizzati da Munari negli anni settanta. Il primo laboratorio fu organizzato presso la Pinacoteca di Brera a Milano. L’intuizione geniale di Munari è quella di trasformare il museo da luogo di passiva contemplazione dell’arte a luogo d’esperienza, in cui prenda vita la partecipazione attiva dei bambini nell’utilizzo degli strumenti e delle principali tecniche dell’espressione artistica. I principi di democratizzazione dell’arte, perseguiti da Munari in tutta la sua carriera artisticoprogettuale si uniscono ai già citati concetti pedagogici cari al designer come l’azione senza imposizione e l’ironia. La metodologia utilizzata nei laboratori Giocare con l’arte è rivolta alla
strumenti, alla manipolazione di materiali attraverso cui il bambino
diventi protagonista attivo nella scoperta di regole, limiti e possibilità degli strumenti e delle caratteristiche peculiari dei materiali stessi. Un po’ come nei Prelibri l’azione fondamentale è l’ e per imparare e conoscere con i sensi. Il bambino è immerso in un mare di stimoli visivi, tattili, acustici ed è lui stesso chiamato a esplorarli per comprenderli e apprezzarli.
esplorazione la scoperta
comprensione di tecniche e
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(Biblio+sito)grafia la vita, le opere, il pensiero
> Daniele Baroni, Maurizio Vitta, Storia del design grafico, 2003, Longanesi > Bruno Munari, Da cosa nasce cosa, 1981, Laterza > Bruno Munari, Designe e comuni cazione visiva, 1996, Laterza > Bruno Munari, Fantasia,1977, Laterza > Bruno Munari, Arte come mestiere, Economica Laterza, 1966 <www.wikipedia.it <www.brunomunari.t <www.munart.org
Luca Codarini 747819