Philip-Lorca diCorcia - Essay

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Philip-Lorca diCorcia



INDICE

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p.8 p.10 p.12 p.14 p.18 p.20 p.24

1. La vita 2. Lo stile 3. La fotografia di strada 4. La fotografia pubblicitaria 5. Il non-evento 6. Scelta e verità 7. La “Rorschach-like photography” 8. Heads Bibliografia


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LA VITA


Philip-Lorca diCorcia è uno dei fotografi più enigmatici e sperimentali della seconda metà del ‘900. Le sue fotografie sono un misto indecifrabile di luci, sguardi indecifrabili e atmosfere surreali.

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1. Street Work. New York, 1997.

Philippe-Lorca diCorcia nasce a Hartford, Connecticut nel 1951. Scopre la passione per la fotografia frequentando ei primi anni ‘70 l’Università di Hartford. SI trasferisce a Boston una paio d’anni dopo per studiare al Museum of Fine Arts dove si laureerà nel 1975. Nel 1979 completa la sua istruzione accademica con una Master of Fine Arts in Fotografia all’università di Yale. Una volta laureato diCorcia non era ancora sicuro di voler trasformare la sua passione per la fotografia in un vero e proprio lavoro, così decide di trasferirsi a Los Angeles per tentare la carriera nell’industria cinematografica. Abbandonata questa via in

un paio d’anni fa ritorno a New York dove inizia a lavorare come assistente in studi fotografici. Grazie a questi primi impeghi impara molto sulle tecniche fotografiche usate nel mondo della pubblicità. A metà degli anni ‘80 diCorcia lavora ormai come fotografo freelance con impieghi prestigiosi per etichette come Fortune, Esquire e Condè Nast. Alla fine degli anni 80 diCorcia non è più uno studente e fotografo freelance ma un apprezzato professionista; vola spesso dalla East alla West coast per scattare a Los Angeles passando molto tempo sulla Santa Monica Boulevard in cerca di soggetti interessanti per la sua fotografia. È già molto spiccato l’interesse per la fotografia di strada, tema che svilupperà per tutta la sua carriera, e per lo scatto randomico legato alla casualità e al non-evento.


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LO STILE


“The more specific is the interpretation suggested by a picture, the less happy I am with it.” -Philippe Lorca diCorcia

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1. Wellfleet (Emma and Noemi). 1992. 2. Todd M. Brooks; 22 years old; Denver, Colorado; $40. Denver, 1990. 3. Auden with Knife. Hartford, 1989.

Lo stile fotografico di diCorcia è complesso e articolato. È il risultato di una sintesi tra la sua passione e i suoi studi di fotografia e la sua prima formazione professionale avvenuta nel mondo della pubblicità e del cinema. Infatti l’elemento più evidente della sua fotografia è l’ambivalenza dell’immagine esteticamente in bilico tra la ricercatezza e la precisione della fotografia in stage tipica dell’immagine commerciale e pubblicitaria e l’istantaneità e la casualità della fotografia di strada. Seppur piene di artificiosità e staticità la fotografia di Philippe-Lorca diCorcia non è mai priva di immediatezza e istantaneità derivate dalla tradizione documentarista. L’obbiettivo è sempre quello di arrestare il flusso caotico del tempo congelandone un istante e cattu-

randolo per sempre ma lasciando volutamente più interrogativi che risposte nella ricerca di significati dei suoi soggetti. È il principio del non-evento che diCorcia sceglie come base per la sua rappresentazione. Il risultato sono immagini ricche di pathos, immagini quasi teatrali che trasmettono un senso di incertezza, dubbio, instabilità. Altro elemento stilistico tipico di diCorcia è l’utilizzo contemporaneo di luce naturale e luce artificiale, scelta che conferisce ai soggetti un che di malinconico e inquietante o comunque alterato. La tensione psicologica creata con questa tecnica di illuminazione impregna la foto coinvolgendo a livello emotivo lo spettatore che rimane invaghito e allo stesso tempo confuso. DiCorcia utilizza anche un approccio cineatografico alla fotografia, studiando i set per molte ore scattando centinaia di polaroid per cercare le migliori inquadrature.


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LA FOTOGRAFIA DI STRADA


“Documentaria è la fotografia della polizia scattata sul posto di un delitto. Quello è un documento. Vedi bene che l’arte è senza utilità, mentre un documento ha un’utilità. Per questo l’arte non è mai un documento, ma può adottarne lo stile. È quello che faccio io.” -Walker Evans

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1. Sylmar, California 2008. 2. Brent Booth, 21, Des Moines, Iowa, $30. Des Moines, 1990-92. 3. Ralph Smith; 21 years old; Ft. Lauderdale, Florida; $25. Lauderdale, 1990-92.

Una delle due metà in cui si può idealmente dividere lo stile fotografico di diCorcia è la fotografia di strada. La cosiddetta street photography nasce dall’esperienza della fotografia documentaria aggiungendone una forte attenzione verso la spontaneità dei soggetti in situazioni di vita reale in luoghi pubblici e aperti come strade, parchi, spiagge, centri commerciali, convegni politici. L’obbiettivo della fotografia di strada è quello di proporre un ritratto della società attraverso la sua manifestazione più vera e cruda come la vita

che passa sulla strada. La volontà che sta alla base della fotografia di strada è quella di democratizzare il soggetto, riprendendolo senza i fronzoli e le imposizioni che i ruoli sociali impongono. Lungo le strade le persone sono idealmente sullo steso piano poiché tutte camminano e si comportano allo stesso modo nonostante le possibili differenze sociali. La street photography spesso si concentra su un singolo istante di vita umano particolarmente toccante e denso di significati cercando di cogliere l’aspetto più crudo, viscerale e nascosto dell’emozione umana. Storicamente l fotografia di strada è fiorita in Nord America e in Europa nel periodo compreso tra il 1890 e il 1975. La scintilla che ha fatto nascere questo genere fotografico è stata l’introduzione sul mercato di macchine fotografiche portatili in particolare le piccole 35 mm, tra esse la più famosa fu la Leica, usata tra gli altri anche da Henri Cartier-Bresson.


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LA FOTOGRAFIA PUBBLICITARIA


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1. 2. Due scatti per la campagna pubblicitaria di Anne Klein. 2007-2008. 3. Scatto per Marc Jacobs. 4. Campagna pubblicitaria per Bottega Veneta.

Se da una parte le fotografie di diCorcia rispondono a molte delle prerogative della fotografia di strada dall’altra lasciano emergere anche l’influenza del mondo pubblicitario e cinematografico. La foto pubblicitaria trova le sue radici nel periodo iniziale della storia della fotografia quando lo scatto in stage era l’unico modo di produrre immagini fotografiche a causa delle dimensioni e del peso delle attrezzature dell’epoca. Recarsi in uno studio per farsi ritrarre in pose artificiose e studiate era l’unica alternativa per chi voleva farsi fotografare. Con l’avvento

di macchine portatili la fotografia in stage è rimasta veicolo importante per tutti i campi che necessitavano di rappresentazioni fotografiche studiate ad hoc. Il primo inserimento di questo genere fotografico nel mondo pubblicitario fu nella prima metà del ‘900 quando sulle riviste di moda femminili le foto iniziarono a sostituire i disegni a mano. Negli anni successivi non solo il mondo della moda si nutrì di questo genere fotografico ma anche il mondo del cinema, della pubblicità, della televisione. Dai ritratti delle dive di Hollywood di Cecil Beaton alle fotografie commerciali

di Oliviero Toscani, la fotografia in stage è stato il metodo migliore per comunicare in maniera studiata e “controllata”, logica ben lontana dalla fotografia documentaria, dai reportage e dalla street photography. Nello stile di diCorcia si mischiano entrambi questi mondi ed è proprio questo improbabile mix a conferire forza al suo stile narrativo. Lo stesso diCorcia ha lavorato nel mondo della fotografia pubblicitaria con lavori per Bottega Veneta, Fendi e Anne Klein sempre mantenendo il suo stile unico e riconoscibile.


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IL NON-EVENTO


“I don’t talk to those people, the people I choose never said anything to me” -Philippe Lorca diCorcia

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1. Untitled. 2. Mario. 1978. 3. Chinatown. New York, 1993.

Il termine non-evento è stato coniato da diCorica nelle note del catalogo Streetwork. Il termine descive alla perfezione quello che la sua fotografia immortala. Il non-evento non contiene storie né racconta eventi, è studiato per non contenere attività ed emotività impersonali. Non ci sono incontri, riconoscimenti, osservazione, mancano stupore, meraviglia, paura e tutte le altre emozioni. L’immagine non è costruita per raccontare, sedurre o documentare. Ne fuoriesce il fenomeno sociale dell’alienazione, i soggetti sono volutamente immersi in un limbo vuoto aperto ad ogni interpretazione. Per ottenere questa particolare condizione diCorcia utilizza diversi metodi. Il primo è l’assoluto distacco dai suoi soggetti. Il fotografo è

distante in tutti i sensi dal fotografato, “I don’t talk to those people, the people I choose never said anything to me” afferma diCorcia ammettendo la volontà di non entrare in contatto con i suoi soggetti. Inoltre i soggetti non devono mai guardare verso il fotografo e quindi verso l’obbiettivo; incontrare lo sguardo del fotografo significherebbe l’implicita ammissione di saper di essere fotografati eliminando quindi l’atmosfera di casualità e involontarietà. Un altro metodo utlizzato da diCorcia per ottenere la sensazione di casulità e non-evento è l’installazione di luci nascoste nella pavimentazione delle strade scelte coem set fotografici. In questo modo la luce artificiale colpisce in maniera casuale i soggetti ignari. Dalla grande mole di fotografie scattate in questo modo vengono selezionate attraverso una scelta oculata e solo poche verranno selezionate come definitive.


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SCELTA E VERITÀ


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1. Street Work series. 1996. 2. Catherine. 1981. 3. Mike Miller; 24 years old; Allentown, Pennsylvania; $25. Allentown, 1990-92.

“You may think the parts are contingent, they are, still they lead you to the truth.” -Philip Lorca diCorcia Nel metodo di lavoro di Philippe-Lorca diCorcia ci sono tre tipi di scelte: quella del luogo, quella del momento e quella dello scatto giusto. La scelta del luogo è determinata da una attento studio attraverso scatti preparatori per determinarne le caratteristiche peculiari: movimenti, luci naturale in funzione dell’ora del giorno e delle condizioni atmosferiche, possibili posizioni delle luci artificiali.

Questa prima fase di studio è molto puntigliosa, fatta di molti scatti polaroid, assistenti inviati a selezionare e analizzare set e molte ore di prove, attese e osservazioni della luce. Un metodo che si avvicina molto al metodo di analisi di un set cinematografico da parte di un regista e che in qualche modo fa pensare che per diCorcia sia più importante la luce e l’atmosfera creata dal luogo piuttosto che il soggetto, la cui scelta è spesso affidata al caso. La seconda scelta è quella del momento, quello in cui viene scattata la fotografia. Per diCorcia questo


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momento non è unico e fugace, il cosiddetto “moment juste”, ma il non-evento, l’attimo non perfetto e inatteso che contiene però dentro di sé movimenti, espressioni ed emozioni non previsti e non meglio definibili, difficili da mettere a fuoco metaforicamente. La terza scelta è quella dello scatto. Lo scatto di diCorcia non è uno ma molteplice, vengono realizzati più scatti in successione per lo stesso soggetto e in un secondo momento vengono attentamente analizzati e selezionati. La differenza nello stile di diCorcia è che tra questo grande ammontare di fotografie non viene scelta la migliore ed esteticamente perfetta ma quella più accidentale e meno prevedibile. Non quella che riesce a comunicare meglio un’emozione ma quella in cui gli stati d’animo sembrano mischiarsi e sfocarsi lasciando allo spettatore l’arduo compito di decifrare l’espressione o lo sguardo del soggetto. La scelta di diCorcia cade

sempre sullo scatto che lascia più spazio di interpretazione, quella in cui la serendipità produce maggiore tensione psicologica nell’immagine. Insieme alla scelta un altro tema legato al metodo di diCorcia è la verità. In questo caso viene alla luce la componente di diCorcia legata alla fotografia documentaria, anche se in questo caso la ricerca dell’immagine vera, non artefatta è sempre subordinata a uno studio minuzioso del set e del metodo di scatto. La ricerca della verità nella fotografia si può notare nella passività di diCorcia, nel suo mischiarsi all’ambiente, nascondendosi dallo sguardo dei soggetti, sempre ignari. Proprio i soggetti sono il veicolo principale della verità e per questo essi sono persone normali spesso capitate sul set per caso, ignare del meccanismo che sta loro intorno. Quando invece i soggetti non sono persone della strada ritratti per caso, la scelta di diCorcia cade sempre sulle fotografie in cui la sua

presenza è meno importante ovvero dove i soggetti mostrano di aver notato meno la macchina fotografica. La verità per diCorcia è inquinare nel minor modo possibile l’ambiente estetico dei suoi scatti.

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1. Pole dancers series. 2004.


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LA “RORSCHACH-LIKE PHOTOGRAPHY”


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1. Untitled. 2. Hustlers 2006. 3. Head #7. 2001.

Fotografie come macchie di Rorschach. I lavori di diCorcia lasciano allo spettatore la possibilità di costruirsi le proprie storie e le proprie interpretazioni. Fotografie da decifrare. Il test di Rorschach è un test psicologico proiettivo che utilizza l’interpretazione soggettiva di alcune macchie poste su un fondo bianco per valutare la personalità di un individuo. È quindi facile capire perchè spesso si accosta questo termine alla fotografia di diCorcia. Proprio come le macchie del test le immagini create dal

fotografo americano sono soggette all’interpretazione dello spettatore. Quando si guardano le fotografie di diCorcia lo spettatore si sente incoraggiato a farsi delle domande costruendosi le proprie storie. È il prodotto definitivo della ricerca del non-evento; la scelta oculata dell’immagine meno definita, meno “conclusa” lascia nelle mani di chi guarda la scelta dell’interpretazione. I soggetti ritratti da diCorcia non hanno i tratti né trasmettono le emozioni di determinati cliché ma, al contrario, possono essere chiunque e trasmettere qualunque emozione.


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“HEADS” 2001, New York


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1. Head #10. 2001 2. Head #8. 2001. 3. Head #22. 2001.

La serie “Heads” è la serie di fotografie che meglio descrive tutte le caratteristiche del lavoto di diCorcia. La serie, protagonista di un’esibizione alla Barbara Krakow Gallery di Boston, è stata poi trasferita in un libro con piccole variazioni nel formato e nelle foto selezionate. Dopo Streetwork e Hustlers altre due grandi serie di diCorcia, il metodo di lavoro del fotografo americano è ormai assodato e familiare. Lo scatto con luci artificiali nascoste, la ricerca della tensione creata dal non-evento, la meticolosa analisi quasi “cinematografica” del set e della luce, vengono

tutti riproposti in questa serie trasferendo però questo metodo a ritratti singoli ripresi all’altezza delle spalle in cui il soggetto ignaro viene messo in evidenza dalla luce del flash che lo stacca da un fondo molto scuro. A volte possono comparire più di una persona in un singolo scatto ma solitamente quella secondaria è fuori fuoco o non completamente illuminata. La ricerca teorica di diCorcia lo porta in questa serie a estrarre il genere della fotografia ritrattistica dal genere della street photography attraverso l’eliminazione degli elementi di sfondo tenuti in ombra e privati di


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La tecnica fotografica di diCorcia è espressa al massimo nella serie “Heads” nel 2001. L’inquietudine e l’incertezza che i soggetti trasmettono è moltiplicata dal contrasto netto tra lo sfondo nero e la luce intensa del flash che colpisce i volti spaesati delle persone.

importanza. Il genere del ritratto è però interpretato da diCorcia in modo da staccarsi dal voler rappresentare un particolare psicologico del soggetto; l’obbiettivo qui è individuare l’attitudine della “condizione umana” che per diCorcia prevede il non determinato, il non sicuro e l’imprevedibile . Attraverso questo ragionamento troviamo soggetti persi nei pensieri, preoccupati, estraniati. L’analisi è in qualche modo più spirituale e meno psicologica, l’uso del flash che stacca nettamente le figure dal fondo nero trasmette quasi devozione avvicinando questa serie al genere di ritratti sacri.

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1. Head #24. 2001. 2. Head #13. 2001. 3. Head #9. 2001.


Bibliografia

Eleven. Philip Lorca diCorcia. Ed. Damiani, 2011. Contemporanies. Philip Lorca diCorcia. Ed. Abrams, 1996.

Sitografia

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- http://en.wikipedia.org/wiki/Philip-Lorca_diCorcia - http://www.thecollectiveshift.com/show/portfolio/ diCorcia - http://www.artnet.com/artists/philip-lorca-dicorcia/ - http://www.lslimited.com/cgi-local/portfolio. cgi?level_1=1 - http://fotogartistica.blogspot.it/2012/01/philip-lorcadicorcia-maestri-della.html



Luca Codarini 747819 C1

A.A. 2011-2012


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