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ATTUALITÀ

Mercoledì 7 luglio 2010 commenta su www.libero-news.it @

Meritocrazia invisibile

È professore dell’anno Il ministero lo premia e poi lo lascia a casa All’aretino Luca Piergiovanni il riconoscimento come docente migliore d’Italia. Ma è precario e non gli viene rinnovato il contratto ::: segue dalla prima GIORDANO TEDOLDI .

(...) c’è un vecchio ragazzo di 37 anni e con la faccia un po’ stropicciata da attore del neorealismo, il succitato Pergiovanni, uno sgobbone di Arezzo che si è fatto 4 anni di corso di laurea in lettere, 2 anni della SSIS (Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario), 3 corsi di perfezionamento e ha firmato un paio di pubblicazioni scientifiche e con questo curriculum a prova di bomba gli tocca fare il vagabondo per gli istituti scolastici del comasco a 800 euro al mese perché è un insegnante precario, non ha una cattedra che possa definire sua, e ogni primo luglio si iscrive alle liste di disoccupazione. Voi direte che è una storia vecchia, chissà quanti si trovano nelle stesse condizioni e non finiscono sui giornali, eccetera. Un momento, lo sgobbone dottor Luca Piergiovanni senza posto fisso non è un insegnante (precario) qualunque, è il docente dell’anno. E non perché lo dica qualche sindacalista di quelli “giù le mani dalla scuola pubblica”, macché, lo dice la Microsoft, l’azienda più al passo coi tem-

pi che ci sia, che ha indetto un concorso nazionale, insieme all’Associazione nazionale presidi, per premiare “chi sa migliorare la didattica nelle scuole attraverso la tecnologia”, il docente dell’anno appunto. E Luca Piergiovanni ha vinto, primo tra tutti i docenti italiani, sarà lo stesso ministro Gelmini a premiarlo. Lo stesso ministro che, «sono i paradossi dell’Italia» commenta spiritosamente il nostro, nelle scorse settimane l’ha lasciato a casa insieme a decine di altri precari dell’insegnamento. Un po’ come conferire il pallone d’oro a un calciatore e poi dirgli: «Be’, abbiamo controllato le liste, tu domenica stai in panchina». Ignoriamo i cabalistici meccanismi che conducono all’assunzione di un prof precario, ma non possiamo notare che questo, oltre che un paradosso italiano, è un esempio clamoroso delle condizioni borboniche in cui versa la nostra scuola. Sarà un decennio che si organizzano tavole rotonde circa la necessità di svecchiare la didattica, utilizzare le nuove tecnologie, tutti citano internet, google, gli e-book, l’interdisciplinarietà e la multimedialità come

PREMIATO DALLA GELMINI Luca Piergiovanni ha vinto il concorso nazionale organizzato dalla Microsoft che premia “chi sa migliorare la didattica nelle scuole attraverso la tecnologia”. È stato premiato dal ministro Gelmini

strumenti indispensabili per la formazione dei ragazzi del ventunesimo secolo, e poi il “docente dell’anno”, che si mostra il più capace proprio in questo campo, lo mandiamo in giro per provveditorati e per uffici scolastici provinciali a 37 anni suonati cercando di acchiappare un’altra cattedra provvisoria, a cui aggrapparsi come una zattera per non affondare. Che lungimiranza, che meritocrazia (parola che, ora possiamo dirlo ufficialmente, merita di diritto il posto nella categoria dell’aria fritta). Luca Pergiovanni, essendo evidentemente un tipo abituato a fare anziché chiacchierare, non si lamenta e lavora con quello che ha a disposizione: fa sapere che il ministro Brunetta gli ha dato un computer e lui l’ha assegnato alla sua classe, la scorsa settimana l’hanno invi-

tato a due festival dell’innovazione digitale a Firenze e a Venezia e lui ha pagato metà del viaggio ai suoi studenti. Ragazzini delle medie che evidentemente con lui si sentono motivati, se vanno volontariamente a scuola a luglio per finire progetti iniziati durante l’anno. Negli ultimi cinque anni, Luca Piergiovanni ha cambiato 4 scuole, c’è stato un periodo che, non avendo una cattedra, si è messo a fare il deejay, «e pensare che abitavo davanti a una scuola media», ricorda. Ora non sa se a settembre potrà tornare a

insegnare, lavora ai programmi di educazione digitale che quest’anno gli hanno consentito di arrotondare gli 800 euro della cattedra, si gode la soddisfazione di essere il “docente dell’anno”, forse nel senso che i contratti che gli fanno sono sempre annuali. Magari, gentile ministro Gelmini, Luca Piergiovanni preferirebbe essere un docente come tanti, con una sua classe e uno stipendio acconcio con cui allenare i suoi ragazzi alle sfide del futuro, anziché stare in panchina rigirandosi il premio in mano.

Effetti dello stakanovismo

Ventisette morti per troppo lavoro Giappone a processo per strage di stagisti ::: SIMONA VERRAZZO !!! Ventisette morti in un anno: non è esagerato chiamarla strage. È quella che si è consumata nel 2009 in Giappone: vittime gli stagisti, giovani alle prime armi con il lavoro. A provocare i decessi, indirettamente, sono stati i ritmi troppo stakanovisti, con giornate da 16 ore in ufficio. I giapponesi, si sa, sono un popolo di grandi lavoratori. Alla loro professione sono maniacalmente dediti, fino a quando non scoppiano, a volte morendo. E la stessa cosa succede alle centinaia di giovani asiatici - si stima 200.000 all’anno, tra i venti e i trent’anni - che arrivano in Giappone carichi di belle speranze, pronti a tuffarsi in un mondo super-tecnologico e competitivo. Soltanto nel 2009 sono ventisette i lavoratori stranieri, tutti stagisti, morti per i ritmi troppo elevati della realtà lavorativa nipponica: ventuno erano cinesi, tre vietnamiti, due filippini e uno indonesiano. Molti di loro, in un mese, sono riusciti a collezionare 350 ore di orario ordinario e 100 di straordinario. Il problema, scrive l’agenzia di

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IL FATTO

POPOLO DI STAGISTI Ogni anno circa 200.000 giovani asiatici tra i venti e i trent’anni vanno in Giappone a caccia di uno stage in una delle tante aziende in cerca di forze fresche. INCHIODATI ALLA SCRIVANIA Molti di loro, in un mese, riescono a collezionare 350 ore di orario ordinario e 100 di straordinario. DIRITTI VIOLATI I familiari delle vittime hanno deciso di rivolgersiadelle organizzazioniperlatutela dei diritti umani, per chiedere il risarcimento per la scomparsa del proprio caro. IL MINISTERO Diversa la versione del ministero della Salute,del lavoroedelwelfare: dellevittime del 2009 nove sono decedute per malattie cerebrali o cardiache, quattro per incidenti stradali, quattro per incidenti sul posto di lavoro, tre si sono suicidati. Ma dal dicastero emergono indiscrezioni che si sta prendendo la situazione “seriamente” e che si vorrebbe istruire le imprese per evitare in futuro una sfilza di decessi come quelli degli ultimi anni.

stampa giapponese Kyodo, sta diventando sociale e così i familiari delle vittime hanno deciso di rivolgersi a delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani, per chiedere il risarcimento per la scomparsa del proprio caro. «Nel corso dell’ultimo anno sono morti 27 tirocinanti in Giappone, molti dei quali per cause che possono essere collegate all’eccesso di lavoro», ha dichiaro Lila Abiko, avvocato che rappresenta la famiglia di un uomo cinese morto nel 2008. Lui è uno dei membri di Lawyers’ Network for Foreign Trainees (Rete degli Avvocati per Stagisti Stranieri). «E il dato dell’anno scorso è migliore rispetto a quello del 2008, quando i morti furono 35, anche se 27 rimane comunque troppo alto». Secondo il ministero della Salute, del lavoro e del welfare, delle vittime del 2009 nove sono decedute per malattie cerebrali o cardiache, quattro per incidenti stradali, quattro per incidenti sul posto di lavoro, tre si sono suicidati. Dal dicastero emergono indiscrezioni che si sta prendendo la situazione “seriamente” e che si vor-

STRESSATI Un ufficio postale in Giappone (LaP) rebbe istruire le imprese per evitare in futuro una sfilza di decessi come quelli degli ultimi anni. Intanto però le associazioni dei familiari e quelle per i diritti umani non sono soddisfatte e neppure ottimiste: con la crisi economica gli stranieri provenienti da paesi asiatici meno ricchi rispetto al Giappone si adattano a tutto per di lavorare. Proprio questa settimana, scrive il quotidiano britannico Daily Telegraph, la prefettura di Ibaraki, a nord di Tokyo, ha indicato come causa da eccesso di lavoro la morte di Jiang Xiaodong, il cinese deceduto nel 2008 difeso da Abiko. La sua famiglia riceverà un pagamento dall’assicurazione sul lavoro di 10 milioni di yen, pari a circa 90.000 euro. Nel 2007 la corte di Nagoya aveva dichiarato colpevole la multinazionale Toyota per la morte di un suo giovane manager, Kenichi Uchino, deceduto nel 2002 dopo che in un solo mese aveva realizzato 106 ore di straordinario.

A CREMONA

Sequestrati 5 cani «Non erano abbastanza felici» Anche i cani hanno diritto alla felicità. È la morale della vicenda di 5 fra segugi italiani e tedeschi sequestrati ai loro proprietari i quali pensavano sì ai loro bisogni più materiali cibo e riparo - ma non al loro benessere psichico. Costretti a vivere in una baracca nei pressi di un argine poco distante da Cremona, spesso al buio, ma soprattutto senza un padrone affettuoso, qualcuno che li portasse a correre e giocare, qualcuno che li accarezzasse e a cui fare le feste. Proprio l’infelicità ha fatto scattare il sequestro preventivo dei carabinieri del Nas di Cremona. Successivamente è scattata la denuncia dei proprietari degli animali, su disposizione della Procura. I due proprietari ora dovranno rispondere di «detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura». A segnalare il caso è stata la Legaper laDifesa delCane diRosetta Facciolo, che si dice molto soddisfatta del sequestro preventivo. «Si tratta di un sequestro esemplare e innovativo. Questi cani erano detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura: venivano nutriti, mai sottoposti a sevizie, ma erano psicologicamente turbati. Privati della loro felicità. Mi spiego meglio: soffrivano a livello mentale, sono cani depressi.Anche lagioia ei sentimenti degli animali devono essere rispettati, in quanto tutti gli animali devono condurre una vita rispettabile». I proprietari sono stati denunciati: G.A., cremonese di 63 anni, proprietario di 4 cani e B.D., 40 anni anche lui residente a Cremona, proprietario di un cane. Per loro si ipotizza il reato 727 comma 2 del Codice Penale per avere tenuto i 5 animali «in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze». Potrebbero andare incontro a multe che vanno dai 2 ai 10 milioni di euro. TIZIANA LEMBO


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