Intervista a Marc Prensky

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Siamo con Marc Prensky, relatore, scrittore, consulente, futurista, visionario e inventore a livello internazionale, operante negli ambiti dell’istruzione e dell’apprendimento. D: Nel suo ultimo libro Teaching Digital Natives, parla dei videogiochi e del loro valore educativo. Il gioco è alla base di qualsiasi tipo di apprendimento. Coinvolgere i ragazzi attraverso il gioco. È questa la soluzione per rinnovare la scuola? R: In parte! Comunque non sto cercando solo di creare nuovi giochi, ma modi di indurre l’apprendimento, proprio perché i giochi necessitano di tecniche per giocare e stimolano gli studenti a svilupparle e quindi ad impararne il modo. Molte volte è utile avere un gioco alla base dell’apprendimento perché quando c’è un gioco commerciale che aiuta l’apprendimento, è molto più semplice per uno studente capire ciò che il gioco gli insegna. D: In quale modo il videogioco può sviluppare l’apprendimento di un ragazzo? R: L'apporto principale dato dai giochi, specialmente quelli commerciali, è permettere la collaborazione con altre persone, di tutto il mondo, con cui non ti saresti mai aspettato di dare vita a un progetto comune. La seconda cosa che i giochi ti permettono di sviluppare è la capacità di prendere decisioni rapidamente e sotto stress, ovvero decidere quali rischi è meglio correre, per i quali le conseguenze sono minori, e riuscire a capire quali sono invece le conseguenze peggiori. Questi giochi sono molto efficaci per conoscere culture diverse fra loro e le loro storie o, per fare un altro esempio, potrebbero essere d’aiuto nel business. Sono tante le risorse che si possono trarre da un gioco moderno. Nel complesso ci sono molti giochi utili, anche se alcuni provano a sperimentare soltanto quei giochi legati ad una disciplina specifica, come i giochi matematici, scientifici o storici. D: Quali sono le differenze più nette tra “nativi” e “immigranti digitali”? R: Io penso che la differenza maggiore stia nell’approccio alla tecnologia digitale. Delle persone direbbero che se sei un nativo digitale conosci tutto della tecnologia, ma questo non è vero, perché essere un nativo digitale significa solamente essere nati in un certo tempo in cui la tecnologia è disponibile ovunque ed è alla portata di tutti, e i nativi la sentono come parte della loro vita, a differenza degli immigranti che l'avvertono come un qualcosa di estraneo al loro mondo e devono faticare per adattarsi ad essa. D: Abbiamo letto che ha insegnato nell’East Harlem a New York. In cosa sono diversi gli studenti di un tempo da quelli di oggi? R: Penso che tra gli studenti della mia età e quelli del giorno d’oggi non ci siano molte differenze, avevano gli stessi problemi nelle materie di studio più impegnative, ma a differeza nostra, loro hanno oggi un computer ed Internet. Nel passato gli studenti che non riuscivano a seguire lezioni o superare esami, venivano esclusi e alcuni di loro sono finiti per fare cose terribili. Invece oggi, come è capitato a me, si possono imparare molte cose al di fuori della scuola, lavorando da autodidatti. E spesso si apprende di più al di fuori della scuola che non al suo interno, grazie a


giochi, computer, internet e musei. Un qualsiasi studente che abbia passione per qualcosa, se veramente lo desidera, può trovare il modo di apprenderla senza il supporto di alcuno. D: E Marc Prensky che tipo di studente era? Uno di quegli studenti che tutti gli insegnanti sognano di avere, di quelli che studiano per raggiungere la sufficienza, o di quelli che pensano che la scuola non sia interessante e che è meglio una partita ad un videogame piuttosto che la lezione del prof? R: Penso che fosse uno studente attento e laborioso, ma impaziente. Desiderava modi di apprendimento più veloci e divertenti, e certe materie rispecchiavano questo, ma in quelle che non gli piacevano gli veniva sempre detto: 'fai questo, fai quello', e alla mia domanda 'perché?', non c’era mai una risposta. Per esempio, come ho accennato prima, vivendo in New York City, molti anni di studio li ho saltati, ma mi sono fatto una cultura visitando numerosi musei dove restavo tutto il giorno, anziché andare a lezione. D: Mark Prensky studente, preferiva la tecnologia o i libri? R: A me piacciono molto i libri. Adesso sto leggendo il libretto digitale riguardante le applicazioni book del mio iphone, ma ancora due o tre libri cartacei alla settimana riesco a completarli. Ci sono molti altri modi tuttavia per imparare: ho appena menzionato i musei, ma potrei citare film, giochi, ecc. L’altro giorno sono andato ad una conferenza sull’intelligenza robotica e l’apprendimento mediante essa, e ne ho capito abbastanza e ora per approfondire mi basta andare su internet. È semplicissimo arrivare a qualcosa che veramente t’interessa in pochissimo tempo, qualsiasi cosa sia.

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