RASSEGNA STAMPA 11 NOVEMBRE 2020

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L'ARENA

Mercoledì 11 Novembre 2020

VERONA

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LALOTTA AICONTAGIDA COVID. Convocatod’urgenzaperoggiil Comitatoperlasicurezzapubblica, suordine delministero dell’Interno.E i sindaci venetisiallineano

Affollamenti, in arrivo un giro di vite Nelmirinodelle forzedell’ordine ilfinesettimana Sboarina:«Piazzechiuse?Didifficileapplicazione Maèinaccettabile quanto vistosabato edomenica» nuela Lanzarin. Alla quale è intervenuto anche il presidente della Regione Luca Zaia. Il tema è stato lo stesso, cioè quello degli assembramenti. Al momento non sono state prese misure speciali, a livello regionale, ma sono in vista. Zaia ha dato comunque avvio con quella di ieri a queste riunioni settimanali con i sindaci e la Lanzarin, proprio per avere informazioni, ma anche indicazioni per sue eventuali ordinanze per contrastare la pandemia. LO SCENARIO. Ma al momen-

Ilsindaco Federico Sboarina Enrico Giardini

Si alza il tiro. Massima allerta per evitare assembramenti, e quindi potenziali contagi da Covid-19, nel prossimo fine settimana. Sia in centro città, sia nei paesi del lago di Garda o anche in zone collinari e pedemontane, presi d’assalto sabato e domenica scorsi. Si prevede un giro di vite nei controlli. Si è a tal punto innalzato il livello di guardia che oggi si riunirà in videoconferenza il Cosp, il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Proprio per un confronto tra i sindaci e le forze dell’ordine su eventuali misure speciali da assumere, come chiudere zone. LAPRIMAVOLTA. È stato il mi-

nistero dell’Interno, alle 19 di lunedì, a chiedere ai prefetti di convocare d’urgenza i Cosp nelle province. Ciò in considerazione dei rischi legati agli affollamenti nelle varie città, indipendentemente dal fatto che si trovino in regioni

LAPOSTA DELLAOLGA

in fascia di rischio gialla - come il Veneto, con misure meno rigide - o arancione o rossa. Ed è la prima volta, dall’inizio dell’emergenza Covid, che il Viminale chiede di riunire con urgenza i Cosp. Ulteriore conferma del fatto che il problema degli assembramenti, nonostante le continue raccomandazioni per evitarli, sta diventando insostenibile. Così il prefetto di Verona Donato Cafagna ha dato subito seguito alla nota dell’Interno, convocando per oggi, alle 10, il Comitato, a cui parteciperà il sindaco Federico Sboarina con il comandante della Polizia locale Luigi Altamura. IL VERTICE DEI CAPOLUOGHI.

Ma c’è di più. Lunedì, due ore prima della nota ministeriale, era arrivata a Palazzo Barbieri, e nelle altre sei città capoluogo del Veneto, la convocazione per una riunione, svoltasi ieri pomeriggio in videoconferenza, tra i sindaci dei sette Comuni e l’assessore regionale alla sanità Ma-

(la posta della olga)

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Trakamikazeekazekami Cosìilvirusnonsiferma Silvino Gonzato

Il caso del silurato commissario alla Sanità della Calabria, un generale dei carabinieri in pensione, che non sapeva che toccasse a lui predisporre il piano anti-Covid, e quello del suo sostituto per il quale la mascherina è meno importante del reggipetto - scrive la Olga - non ci devono scandalizzare perché, a tutti i livelli, dal più alto al più basso, è

così che va in questa Italia di kamikaze e di kazekami. I kamizake, secondo il filosofo Strusa, «sono quegli spericolati e temerari individui che, pur sapendo di potersi beccare il virus e di poterlo insufflare in altri, si comportano come se non esistesse e s'imbrancano come pégore per andare dove li porta l'insensata baldanza delle loro chiappe». I kazekami, per il filosofo, sono invece quelli che, «governandoci in questi tem-

to sono ipotizzabili chiusure di piazze e strade, nel fine settimana? «Vedremo cosa uscirà dal Cosp», dice Sboarina, «ma lo escluderei, perché non sarebbe un provvedimento di facile applicazione». In questo Sboarina è allineato con i colleghi veneti, e ne hanno parlato ieri, sostenendo che chiudere certe piazze o vie in cui ci sono negozi, bar, ristoranti e servizi che possono restare aperti, danneggerebbe questi ultimi. «Rivolgo però l’ennesimo appello al senso di responsabilità nel rispettare regole e ordinanze, per evitare gli assembramenti inaccettabili dello scorso fine settimana». ZTLE ALTRIDIVIETI. Intanto il

Comune ha prorogato a lunedì prossimo, 16, l’ordinanza che concede anche alle auto senza permesso il libero accesso nella Ztl del centro storico dalle 10 alle 22. L’orario, quest’ultimo, in cui entra in vigore il coprifuoco, fino alle 5. Il sindaco prorogherà anche le misure speciali antiassembramento - che scadrebbero venerdì - varate per alcune zone. Come i divieti di accesso ai pedoni sulle scalinate della Gran Guardia e del municipio, nei giardini di Riva San Lorenzo, nel parco giochi di via Cesare Abba, in piazza Castelvecchio, in zona Arsenale e in altri siti. •

Follain viaCappello nelloscorso finesettimana: si vuole evitareche nel prossimo si ripetanoassembramentipericolosi

IlNumeroverde ÈATTIVOil Numero verde delComune per rispondereai cittadinie chiariredubbi sulCovid. Telefonando all’800644494è possibile acquisireindicazioni su tamponi,isolamentoo tempiperil rientroa scuolae a lavoro.Ilnumero èattivo dal lunedìal venerdì,dalle 8 alle18. Rispondeun callcenter conpersonaleformato per dareleinformazioni,a supportodell’Ulss 9 Scaligera.Nel casogli operatoristessi non fosseroingradodi dare unarisposta immediata ai quesitirichiesti,verranno raccolteleinformazioni precisee si verrà richiamati.IlNumero verde,riattivato,aggiunge orail supportoper le domandeeventualmente indirizzateall’Ulss.Nel lockdowndiprimavera eranoarrivate più di 25milachiamate.

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pi sciagurati, non sono capaci di combinare un kaze e quando decidono qualcosa lo fanno alla kaze di kami che nel gergo arcaico del Giappone rurale significa cane». Dallo Strusa c'è sempre molto da imparare, tanto che quando il mio Gino mi riporta i discorsi che fa al bareto, prendo appunti. «Sei una kamikaze - ho detto alla Maria Slandróna che è un'assidua dello spritz anticipato con la mascherina ammainata a bavaròl. Molti bar, da quando il governo ha imposto la chiusura alle 18, hanno anticipato l'èpi àuar. «Ma dove vèto - le domando - che te scomìnsi anca ti a avérghe i to ani?». «Apunto parché gò i me ani mi risponde - che sérco de gòdarme quei che me resta». E allora mi chiedo: cosa do-

vrebbero fare i kazekami per dare un taglio agli assembramenti se anche le Marie Slandróne si imbrancano con i giovani nei luoghi della movida? Adesso i kazekami stanno giocando con i colori rubando il mestiere all’imbianchino Alfio che al bareto chiamano Goghèn. Cinque regioni da gialle sono diventate arancioni. La Campania da gialla sta per diventare rossa. Questo baloccarsi con i colori dopo aver sbattuto la testa in tutti i cantoni tranne che in quelli giusti, secondo el Strusa, risponde al quesito esistenziale "Kekàze ammafa’?" che è un mix di giapponese rurale e di napoletano. È la stessa domanda che si era posto il generale in pensione quando era stato catapultato alla Sanità calabrese. •

PARLAZAIA. Lestrutturesanitarie sonosotto pressione matengono

Rischiozonaarancione «Mancailsensocivico» Dadomanipronta una nuovaordinanzaregionale Luca Mazzara

«Il rischio lockdown dalla prossima settimana? Non credo ci arriveremo ma comunque non lo trovo improbabile, ci sono troppi comportamenti che rischiano di mettere in crisi il nostro sistema». Sono le parole di Luca Zaia che nel consueto punto stampa ha puntato il dito contro gli atteggiamenti sbagliati delle persone. L’Istituto superiore di sanità ha inserito il Veneto nel gruppo di regioni - con Emilia Romagna, Campania e Friuli - per le quali, sulla base dei dati dell’ultimo monitoraggio, sarebbe opportuno anticipare i provvedimenti più restrittivi. Si rischia dunque il passaggio in zona arancione. «Da qui a domenica potrebbe accadere di tutto e valuteremo i dati, di sicuro bisogna cambiare mentalità: gli assembramenti dello scorso weekend nelle nostre città, ma anche al mare e in montagna devono far riflettere. Bisogna convincere i cittadini ad evitare gli assembramenti, perchè altrimenti diventa tutto inutile», continua il presidente regionale. «Ovvio che non è un problema se la singola persona si sposta e passeggia all’aria aperta, ma bisogna stare attenti a non formare assembramenti e invece mi sembra che molte persone stiano pensando solo a sé stesse. Se tutti facessimo ricorso, in maniera direi ossessiva, alla mascherina, se curassimo l’igiene delle mani ed evitassimo uscite e scampagnate, potremmo vivere senza restri-

LucaZaia ha ricevuto lachiamatadi SergioMattarella

zioni». E prosegue: «Il lockdown sarebbe una sconfitta, la conferma che non siamo stati capaci di rispettare regole basilari. Una domenica senza spritz non credo sarebbe la fine del mondo». Poi di nuovo contro chi fatica a pensare che i suoi comportamenti anche minimi possano avere delle conseguenze di rilievo. Non è possibile», va avanti Zaia, «che l’orchestrina del Titanic continui a suonare mentre altri lavorano: qui non affonderà nessuno ma almeno non facciamo festa mentre manovriamo». E per tenere sotto controllo la situazione il governatore prepara una nuova ordinanza per limitare spostamenti e assembramenti. «Mi sono sentito con i presidenti delle regioni confinanti, Emila Romagna e Friuli, entro giovedì sarà pronta un’ordinanza con nuove restrizioni ma che cercherà di incidere soprattutto sul senso civico delle persone. Si è perso lo spirito della sfida comune, quello che ha segna-

to l’emergenza di marzo e aprile. Sul fronte ospedaliero stiamo tenendo, almeno in Veneto, è sul piano sociale che la situazione mi preoccupa, perchè è lì che si consuma la vera battaglia: siamo passati dal noi all’io, e così rischiamo di perdere la guerra all’epidemia». La situazione negli ospedali al momento sembra essere ancora sotto controllo. «C’è molta pressione ma i malati siamo in grado di prenderli in carico e gli interventi urgenti, oncologici, pediatrici e trapianti vengono fatti, altri vengono invece rimandati e penso a cataratte, protesi e chirurgia programmata, per questo ribadisco che è fondamentale la collaborazione di tutti», confermando poi la telefonata ricevuta dal capo dello Stato Sergio Mattarella per avere ragguagli sulla situazione in Veneto. «Mi ha cercato per avere un punto della situazione, anche al primo giro si è sempre tenuto aggiornato personalmente». •


4 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA

Mercoledì 11 Novembre 2020

IlVenetoelalottaalvirus PerilMinistero c’è laprobabilitàdi unaescalation

« Perchè a Vò le catene di trasmissione si sono interrotte? Tutte le persone sono state testate» e tutti i positivi sono stati messi in isolamento». Così il virologo Andrea Crisanti ieri alla Camera: «Il contact tracing è inefficiente. Lo strumento giusto è il network testing: testaresistematicamentetutta larete direlazionedellapersona infetta».

CRISANTIALLACAMERA

«Bisognaattuare unnetwork testing»

IL REPORT SULLA PANDEMIA E LE ANALISI DELL’ISS. Raggiunti ieri sera i 1749 malati nei reparti : un dato mai visto prima. Le terapie intensive però restano ferme a 211

Ricoverirecord:superatoil picco diaprile L’indiceRtditramissionedelvirussaleancora:è1,57 El’IstitutosuperioredisanitàchiedecheperilVeneto ealtre3regionisianoanticipatemisurepiùrestrittive La pandemia da Covid-19 ha raggiunto ieri sera nei reparti degli ospedali un livello che neanche in marzo si era mai visto: 1749 ricoverati, in pratica un altro reparto occupato in più (+31 letti occupati) del picco di 1718 che fu raggiunto nei giorni terribili a cavallo tra marzo e aprile. E anche se per fortuna il livello dei casi più gravi in terapia è invece rimasto fermo allo stesso livello dell’altra sera, complice però purtroppo il dramma di altri 49 decessi avvenuti ieri sempre negli ospedali, il Veneto si trova ora nell’elenco di quattro Regioni per cui l’Iss chiede misure restrittive più aspre. Il Ministero della salute però frena: per ora nessuna ordinanza in vista. OSPEDALI IN DIFFICOLTÀ. Co-

me detto, a colpire è il dato diffuso dalla Regione ieri sera: un altro picco di “ricoveri Covid” registrato in particolare a Mestre, Montebelluna (Tv), Padova e Cittadella, ha portato al record storico di 1749 persone in ospedale per SarsCov2, e di questi del resto sono 1648 quelli “attualmente positivi” al virus. L’aumento di ricoveri ieri è stato di +102, e questo nonostante in parallelo ci siano state anche 90 dimissioni di malati che non hanno più bisogno di cure per acuti. In parallelo, per fortuna, non è invece cresciuto il numero di persone in gravi condizioni portate in terapia intensiva: ieri sera eravamo a quota 211, la stessa di lunedì. Un dato positivo, che però come detto nasconde dentro sè anche la pagina più drammatica di questa nuova ondata: ieri negli ospedali veneti si sono registrati anche 49 nuovi “decessi Covid”. Di questi, Vicentino a parte, ben 16 sono stati registrati nel Veronese e 12 nel Trevigiano, mentre il Veneziano ha 5 nuovi decessi, quattro il Padovano e due ciascuno il Bellunese e il Rodigino.

Lecifre Unboomdi “negativizzati” Ieri+5950 Era da tempo che i dati indicavano uno strano fenomeno: boom giornaliero di nuovi contagiati dal coronavirus, e invece numeri sempre molto ridotti per i nuovi “negativizzati” al virus stesso. Ieri la Regione ha diffuso un dato aggiornato completamente diverso, con un balzo in un giorno di +5950 negativizzati, che adesso sono così saliti a quota 31,710 dall’inizio della pandemia a febbraio. La spiegazione è stata fornita dalla stessa Regione e, come ha chiarito l’assessore Gianpaolo Bottacin, è legata al fatto che adesso non occorre più registrare un secondo tampone “negativo” prima che il sistema possa considerare “negativizzata” una persona: come noto, è stato stabilito che basta un solo tampone fatto almeno tre giorni dopo la scomparsa di qualsiasi sintomo (in più chi anche fosse risultato ancora positivo ma privo di sintomi da almeno una settimana è considerabile “non più infettante” dopo almeno 21 giorni dalla comparsa dei sintomi). Di qui il boom di ieri per i “negativizzati” e il contemporaneo calo di “attualmente positivi”, che ieri sera risultavano 50.959 contro i 54.097 dell’altra sera. I “guariti” che sono usciti dagli ospedali dopo ricovero sono invece 5301, mentre risultano 127 ricoverati Covid (di cui 102 “attualmente positivi”) anche negli ospedali di comunità del Veneto. •

Numero casi Covid giornalmente presenti in ospedale (inclusi i casi non più positivi al tampone*) *Alcuni soggetti non più positivi al tampone possono ancora necessitare di cure in ambito ospedaliero

tanto il Veneto si è visto assegnare un nuovo calcolo dell’indice di trasmissione Rt del virus: è salito a 1,57 mentre dieci giorni fa era a 1,46. Ha passato il famoso livello di 1,5 considerato una barriera indicativa di un livello di rischio maggiore. E nel secondo esame in pochi giorni a cui il Ministero e l’Iss hanno sottoposto il Veneto, sono emerse alcune novità. Primo, la Regione ha nettamente migliorato i dati di comunicazione dell’ “inizio sintomi” dei casi registrati, portandosi al 90% e quindi ben oltre il 60% richiesto. Ed è anche in grado di comunicare al 99% la data di ricovero di ciascun caso. È ancora in atto invece il confronto tra Regione e Ministero sulla percentuale di casi positivi rispetto al numero di tamponi: al momento per il Veneto viene conteggiato il 32,7% di positivi, ma come noto forse già da oggi si potrà tener conto anche dei tamponi rapidi fatti e quindi la percentuale è destinata a calare. Il Veneto però vede crescere il numero di focolai. Altra nota di merito: si è oltre il 90% di casi per cui è stata fatta una regola indagine epidemiologica (il tracing). Quello che preoccupa di più il Ministero per il Veneto è invece la crescita dei casi confermati dell’ultima settimana analizzata (quella che si è chiusa domenica 1° novembre). E poi appunto l’aumento dell’indice Rt a 1,57 (con una forbice larga però tra un minimo di 1,37 e un massimo di 1,7, che è poi invece il dato medio nazionale dell’Italia). Inoltre preoccupa molto che, mentre la settimana scorsa al Veneto veniva assegnata una bassa probabilità di solo il 5% che ci sia una escalation negli ospedali, adesso questa probabilità è balzata al 50%. Per questo il Veneto è risultato con una «classe di rischio moderato» che però ha «alta probabilità di progressione a un rischio alto». • © RIPRODUZIONERISERVATA

1800

1.749

Altri reparti

Terapia intensiva

L’INDICE RT. Da ieri notte in-

1.718

1600 1400 1200 1000 800 600

356

400

211

200 0 29 5 10 15 20 25 30 4 9 14 19 24 29 4 9 14 19 24 29 3 8 13 1823 28 3 8 13 18 23 28 2 7 12 1722 27 1 6 11 16 21 26 1 6 11 16 21 26 31 5 10 L’EGO-HUB

Piero Erle

La seconda ondata negli ospedali, meno veloce ma più intensa

feb

mar

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set

ott

NOV

Fonte: Azienda Zero Regione Veneto

NELVICENTINO. Pesanteilbilancionegli ospedalidelle due Ulss

Undicidecessiin24ore oltre400milaitamponi Sono485in provincia lepersone mortedall’inizio della pandemia. I nuovi casi dipositività sonostati 403 Un’altra giornata di lutti. Una delle più dolorose di una pandemia che continua ad abbattersi da fine febbraio. In 24 ore 11 decessi. Non solo anziani. Non solo persone gravate da altre malattie alle quali il Covid ha aggiunto il suo cruento sigillo. Otto vittime al San Bortolo, 3 al San Bassiano. Ora il tributo che la provincia paga al virus è di 485 morti. Ancora un carico di positivi anche ieri ma non con l’intensità dei giorni scorsi. In tutta la provincia 403 nuovi casi, di cui 272 nell’Ulss Pedemontana e 131 nell’Ulss Berica. Il totale dei contagi nel Vicentino, in 8 mesi e mezzo, sale a 14.509. Gli attualmente positivi sono 9.674 su quasi 15.000 dall’inizio della pandemia. E arriva a vette incredibili il nu-

Lepersoneattualmente positive inprovincia sonoaquota 9.600

mero dei tamponi. Fra molecolari, test rapidi e sierologici l’Ulss 7 ha fatto qualcosa come 222.698 esami, fra i quali 18.183 test pediatrici. L’Ulss Berica ha superato quota 195 mila. Siamo ad oltre 400 mila tamponi in una provincia che conta quasi 900 mila abitanti. Aumentano i ricoverati. Sono 345 nei 6 ospedali che assistono in questo momento ma-

lati Covid bisognosi di ossigeno. Sei malati in più nell’arco di un giorno. Cresce pure il numero dei malati intubati nelle terapie intensive. Un paziente in più. Adesso sono 36: 21 al San Bortolo, 14 a Santorso, 1 a Bassano. Il quadro dei ricoveri nelle 2 Ulss vede 174 malati nella Berica e 171 nella Pedemontana. Al San Bortolo 93 pazienti (-11) fra malattie

infettive 1 e 2, pneumologia, geriatria, medicina. Poi, 20 a Noventa (+1), 40 a Valdagno (+14). A Santorso 116 malati nei reparti medici. Quindi, 21 a Bassano e altrettanti nell’ospedale di comunità di Marostica. In crescita anche i negativizzati. Sono 4.485, dei quali 2.835 nell’Ulss 8. Infine, le persone in isolamento domiciliare. Fino a ieri, in tutta la provincia, 1.815 vicentini in clausura forzata (1.343 positivi, 399 contatti, 58 viaggiatori, 15 casi diversi). Ed è, dopo Padova, il numero di soggetti in sorveglianza più basso del Veneto, inferiore anche a Belluno e Rovigo. È Venezia a registrare più “quarantenati”: 3.280. Si amplia, intanto, l’organizzazione-Covid. Al San Bortolo l’Obi del pronto soccorso-Covid si è sdoppiata per offrire, oltre ai 14 letti già a disposizione, nuovi spazi a chi arriva e ha bisogno subito di aria artificiale. Dodici posti sono stati attrezzati in pochissime ore in un’ala del reparto di chirurgia maxillo-facciale. Adesso sono presidiati, sotto la governance del primario Francesco Corà, da personale del pronto soccorso e della rianimazione. Attivati, inoltre, altri posti in medicina. • F.P. © RIPRODUZIONERISERVATA

NUOVELINEE GUIDA AMEDICI E PAZIENTI. A chi risulta avere parametri preoccupanti arrivanole bombole per la terapia

Cure a casa: a tutti un misura-ossigeno LaRegione è prontaafornire unsaturimetro achi hasintomi INVIATA A VENEZIA

Curare di più a casa i pazienti Covid, ovviamente non gravi. E curare meglio dando sicurezza e qualità. Come? Con un apparecchio, il saturimetro, una sorta di ditale che misura la percentuale di saturazione del sangue, cioè i livelli di ossigeno, e che in pratica verifica che i polmoni funzionino bene. E, in caso di necessità, con le bombole per la te-

rapia dell’ossigeno. Come anticipato da Il Giornale di Vicenza, queste sono le novità contenute nel protocollo delle cure domiciliari che è appena stato approvato in Giunta. Ieri il presidente del Veneto, Luca Zaia, insieme all’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin, hanno spiegato che l’obiettivo del potenziamento di questo fronte sanitario alla lotta al Covid è di creare un valido muro a difesa degli ospedali in modo tale

che vi abbiano accesso solo chi ha davvero bisogno di cure importanti. «Il 97% dei positivi è asintomatico - dice Zaia -. Molti, poi, presentano sintomi simili all’influenza, con caratteristiche più o meno severe, ma non da ricovero. Quasi il 70% delle persone con il Covid che accede al pronto soccorso, viene mandata a casa con la prescrizione di cure. Ebbene, adesso queste cure saranno più dettagliate e decodificate. Di più. Sono state strutturate in modo tale da poter essere inserite nell’applicazione che si potrà scaricare sul telefonino che si chiama Zero Covid Ve-

neto. Ai pazienti positivi infatti verrà consegnata una scheda sul loro stato di salute che dovrà essere compilata e inviata, con o senza app, al medico referente. Spiega Zaia: «È una scelta significativa e impegnativa con la quale puntiamo a migliorare l’assistenza a casa, dando anche un po’ di tranquillità psicologica in più alle tante persone che stanno vivendo la positività o la malattia con sintomi. Gli isolati in Veneto superano quota 16mila: sono tanti che, con questo rafforzamento, potranno stare più tranquilli perché terranno sotto controllo l’ossige-

nazione del sangue e potranno comunicare la situazione al proprio medico. Ma avranno anche la terapia con la mascherina dell’ossigeno». Lanzarin precisa che come dotazioni di bombole, in tempi non sospetti, il Veneto aveva fatto rifornimenti adeguati. Mentre per i saturimetri Azieda Zero ha già avviato le procedure di acquisto per centomila apparecchi. «La presa in carico del paziente a domicilio è un sistema già da tempo ben pianificato. L’organizzazione di questo nuovo step farà capo ai responsabili di distretto - dice l’assessore - avverrà a cura dei medi-

Ilpresidente Luca Zaiacon l’assessore Gianpaolo Bottacin

ci di medicina generale, delle Usca, unità speciali di continuità assistenziale». Usca che sono state potenziate: attualmente sono 51 con 320 medici che assistono 9.500 pazienti. Due le novità tecniche. Prima. Per richiedere le bombole di ossigeno da usare a casa

erano abilitati soli i pneumologi. Per i prossimi 60 giorni potranno farlo anche i medici di famiglia e le Usca. Seconda. Saranno chiamati anche gli infermieri dell’assistenza domiciliari a rinforzare il muro per aiutare i pazienti Covid a curarsi a casa. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA


12

MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

Coronavirus: l’allarme nella Marca

Dodici vittime in un solo giorno 335 ricoveri e 22 in Rianimazione Situazione sempre più drammatica. Tra 15 giorni aprirà l’ospedale Guicciardini di Valdobbiadene con 60 postazioni i colori e gli odori dei 6 ospedali della Marca che in questo momento accolgono pazienti contagiati.

Valentina Calzavara / TREVISO

Erano voci di madri e di padri, di nonne e di nonni. Affetti concreti che ci hanno cresciuto, educato, soprattutto amato. Erano il nostro vicino di casa, l’amica delle partite a briscola, erano volti che tutti conoscevamo in paese. Capelli bianchi e la saggezza impressa sulle rughe. Ieri il coronavirus si è portato via altri dodici dei nostri anziani. Un altro drammatico primato, l’ennesimo di cui avremmo fatto volentieri a meno. Otto se ne sono andati in ospedale, gli altri nelle case di riposo della Marca. «I nuovi decessi ospedalieri sono riferiti ad anziani con gravi pluripatologie la cui età media è di 85 anni» recita il sintetico bollettino dell’azienda sanitaria. Dall’inizio della pandemia le vittime del Covid sono state 416. Un lungo epitaffio che sembra non avere fine. Eppure dietro al freddo dei numeri c’è il destino comune di chi è morto da solo, senza la possibilità di dire addio alla sua famiglia. «Siamo tornati a rivivere l’incubo della scorsa primavera» dice una dottoressa in forze ai reparti Covid con gli occhi stanchi e i segni della mascherina stampati sul volto a fine turno. Dopo la tregua estiva pareva che le cose andassero meglio, ecco l’autunno, il virus che rialza la testa e nella sua folle corsa continua a provocare vittime tra i contagiati scegliendo spesso i più fragili. È la nuova, devastante, ondata dell’emergenza che, stando alle previsioni, raggiungerà il suo apice tra una decina di giorni.

IL SAN CAMILLO

E che sono: Treviso, Conegliano, Montebelluna, i due Covid Hospital di Vittorio Veneto e il San Camillo nel capoluogo. La new entry di ieri, Motta di Livenza con un paziente trovato positivo, subito isolato e gestito sul posto, anche se sarà poi l’ospedale di Oderzo ad allestire un’ala Covid all’occorrenza. Le persone ricoverate sono in tutto 335 di queste 22 si trovano in Terapia Intensiva. Rispetto al giorno precedente 31 ricoveri in più di cui 2 in Rianimazioni. È stata superata la soglia

Già operativi i Covid Hospital di Vittorio Veneto e il San Camillo nel capoluogo del 50% dei letti occupati destinati al coronavirus, tanto che l’Usl di Marca ha deciso di rafforzare le dotazioni di posti letto e tra 15 giorni aprirà l’ospedale Guicciardini di Valdobbiadene con 60 postazioni. Lo ha annunciato il presidente del Veneto Luca Zaia: «I malati siamo in grado di prenderli in carico ma stiamo espandendo la capacità di cura. In provincia di Treviso è al vaglio l'apertura di uno dei cinque ospedali dismessi, quello di Valdobbiadene, come “valvola di sfogo” per i pazienti guariti che hanno ancora bisogno di una struttura protetta». Sarà pronto per fine novembre.

GLI OSPEDALI

Nel silenzio dei corridoi si muovono figure sospese che sembrano fantasmi, gli scafandri bianchi e l’odore pungente del disinfettante. Sono

IL BOLLETTINO

Un paziente ricoverato in Terapia intensiva, assistito dai medici

aveva 71 anni

Fossalunga in lutto per Zazzeron “el baffo” Falegname e volontario VEDELAGO

Era cardiopatico e malato, il Covid l’ha portato via per sempre. Giancarlo Zazzeron, falegname di Fossalunga, era conosciutissimo in tutta la Castellana per le sue molteplici attività di volontariato. Aveva 71 anni. “El baffo” o “Geppetto” così lo chiamavano i bambini della scuola d’infanzia, aveva iniziato un ciclo di chemio. «Prima

Tra lunedì e martedì il coronavirus ha fatto ammalare altre 541 persone portando il dato

Giancarlo Zazzeron

la positività al tampone, poi gli è stata fatale un’insufficienza respiratoria», racconta il figlio Robby, «Noi fortunatamente siamo tutti negativi, altrimenti non avremmo potuto partecipare al funerale». Era impegnato a 360 gradi, dalla solidarietà nella Protezione Civile, ai concorsi nazionali e internazionali di “Baffi e Barbe”, alle manifestazioni sportive e non. Figlio di un falegname, già giovanissimo aveva imparato il mestiere, innamorandosi del lavoro, diventando un abilissimo artigiano e trasmettendo ai figli la passione, con estrema dedizione. Oggi alle 20 il rosario, domani alle 15 l’addio a Fossalunga. Lascia la moglie Loredana, i figli Rudy e Robby.— DARIO GUERRA

il cordoGlio della comunitÀ

Roncade piange Botter Imprenditore del legno scomparso a 82 anni RONCADE

Lutto nell’imprenditoria roncadese. Il Covid 19 ha stroncato Rino Botter, a 82 anni. Nel 1963 aveva fondato l’omonima azienda di serramenti ed arredamenti. Ex dipendente e falegname di esperienza, diede il via all’impresa con il fratello Lino, poi scomparso nell’81, che seguiva la parte commerciale. Nonostante il

Rino Botter

degli attualmente positivi nel Trevigiano a 9.721. Quasi la metà dei 17.056 contagi registrati sul territorio da febbraio a oggi è in corso, mentre i soggetti negativizzati e usciti dal tunnel della malattia in questi otto mesi sono stati 6.929. «Il virus è ovunque e più lo cerchiamo più lo troviamo» ha ribadito più volte il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi, segnando una netta distinzione tra la gestione della prima ondata e quella in corso. Se a primavera i tamponi venivano eseguiti solo sui pazienti con sintomi evidenti che si rivolgevano alle strutture sanitarie o venivano attenzionati nelle Rsa, oggi i nove Covid Point della Marca sono in grado di eseguire oltre 5 mila tamponi al giorno. Un filtro importante che porta a galla sia i positivi con sintomi ma anche gli asintomatici. L’ultima fotografia della situazione sul territorio evidenzia la presenza di 2.092 trevigiani in isolamento fiduciario a casa, la maggior parte è entrata in contatto con un soggetto positivo. Le quarantene invece superano quota 8mila. Rispetto alla scorsa estate il numero dei viaggiatori positivi al rientro si è drasticamente ridotto a 7. Ben 475 persone in isolamento domiciliare sono invece attenzionate dal Servizio Igiene e Sanità Pubblica a causa della presenza di sintomi quali febbre alta e tosse, tanto che ogni giorno vengono contattate da un operatore per fornire i dati della temperatura corporea e dei livelli di ossigeno nel sangue. Una rete di monitoraggio che ben presto verrà rafforzata intensificando l’apporto dei medici di famiglia e delle unità di assistenza domiciliare presenti nei vari distretti. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

lutto e il grande affetto per il fratello, Botter seppe far crescere l’impresa di via Garibaldi, fino ad arrivare a 25 dipendenti. Lavorò molto per i grandi hotel di Venezia, Roma e Milano, ed ebbe vasta clientela nella Marca. Con l’amata bici raggiungeva il Montello fino a pochi mesi fa. Grande appassionato di canto e calcio – era tifoso dell’Inter – organizzava amichevoli con gli amici. Fu insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro da Cossiga, ma ricevette anche numerosi attestati e medaglie dal Comune e da altre istituzioni per i successi conseguiti con la sua impresa, oggi alla seconda generazione. Lascia la moglie Loredana, i figli Angelica, Antonio e Guido.— LORENZO BALDONI


MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020

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«IL PROGETTO CAV 2.0 CONDIVISO DAL MINISTERO» Incontro tra l’assessore De Berti e la De Micheli per il polo autostradale veneto. «Va chiarito il ruolo di Anas»

IL COMMENTO

ALLA CASA BIANCA RESTA L’AMERICA FIRST MOROSINI / PAGINA 19

MARIAN / PAGINA 20

la seconda ondata

Contagi, ultimatum al Veneto L’istituto superiore della sanità chiede misure immediate: ieri 48 vittime. Mattarella s’informa con Zaia

/ DA PAGINA 2 A PAGINA 16

l’intervista

Il premier Conte «Sforzo comune per evitare il lockdown» MASSIMO GIANNINI tiamo lavorando per evitare la chiusura dell’intero territorio nazionale ma serve lo sforzo di tutti». Il premier Giuseppe Conte affronta i temi più caldi. / PAGINE 2 E 3

«S

parla rigoli

«I test rapidi indispensabili per combattere il coronavirus» PAOLO POSSAMAI i prego, non dubitate. I test rapidi sono efficaci e attendibili, ci permetteranno di convivere con il virus». / PAGINA 11

«V

nel veneziano

le ordinanze per il weekend

lavoro

Tre nuovi focolai Case di riposo ormai al limite del collasso

Movida, stretta in Regione Brugnaro: appoggio totale

Persi 3.250 posti in un solo mese Nel turismo infuria la crisi

Virus in altre tre case di riposo: Residenza Riviera del Brenta a Dolo, Don Moschetta a Caorle e Centro Nazaret di Zelarino. / PAGINA 8

12 novembre 2019

L’acqua granda un anno dopo Ecco come Venezia è stata sommersa Erano le 22,50 del 12 novembre 2019. Un anno fa domani. L’acqua alta salì e salì ancora, fino ad arrivare a 187 e – quasi – affondare Venezia. A un anno di distanza, saldati i due terzi delle richieste di risarcimento ed è entrato in funzione il Mose. VITUCCI / PAGINE 22 E 23

Il governatore Zaia chiama a raccolta i sindaci delle città capoluogo per illustrare la sua prossima ordinanza. La stretta sarà nel weekend, per evitare gli assembramenti che tutti hanno visto nelle immagini e nei filmati. Il

Comune di Venezia, presente con il sindaco Brugnaro, darà il massimo sostegno all’iniziativa della Regione, collaborando nei controlli che riguarderanno, appunto, negozi, locali e piazze. CHIARIN / PAGINA 9

Persi nel Veneziano, nel mese di ottobre, 3.250 posti di lavoro. Sarebbero molti di più senza la cassa integrazione. FAVARATO /PAGINA 14



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MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

Coronavirus: le misure nel Padovano

Convocato il vertice in Prefettura «Strade e piazze a rischio chiusure» La circolare del Viminale sul tavolo deI prefetto Franceschelli: «Programmeremo le misure anti assembramenti» Giorgio Barbieri / PADOVA

«Programmeremo servizi per impedire gli assembramenti visti nel corso dell’ultimo weekend. Il decreto prevede la possibilità di chiudere certe zone e potremmo arrivare a farlo se necessario». Il prefetto Renato Franceschelli presiederà questa mattina il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica con i rappresentati del Comune, della Provincia e delle forze dell’ordine. Anche lui ha ricevuto lunedì sera la circolare del Viminale, inviata dal capo di Gabinetto del ministro dell’Interno Bruno Frattasi, che chiede su tutto il territorio nazionale controlli “più serrati” per intervenire in modo più “efficace e tempestivo” ed evitare gli assembramenti nei fine settimana. LE MISURE

Dal ministero dell’Interno è quindi arrivato l’invito ad adottare tutte le iniziative, da concordare con i sindaci sulla base degli strumenti previsti dall’ultimo Dpcm, che consentono anche la chiusura di strade e piazze. La convocazione del Comitato provinciale ha dunque l’obiettivo di intervenire per fare in modo che gli assembramenti «vengano significativamente a diminuire» nei prossimi fine settimana, intervenendo su due fronti: da un lato aumentando i controlli e dall’altro concordando con i sindaci la chiusura di quelle strade e quelle piazze dove gli assembramenti potrebbero ripetersi. Chiusure che possono avvenire attraverso «un contingentamento degli accessi, secondo un principio di proporzionalità» o, appunto, attraverso un provvedimento dei sindaci di

«chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico in cui sia impossibile assicurare adeguatamente il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro». L’esito della riunione del Comitato sarà poi comunicata al gabinetto del ministro e al Dipartimento della Pubblica Sicurezza. IL WEEKEND

«Molti non hanno capito la gravità della situazione in cui ci troviamo», ha detto il prefetto Franceschelli, «al di là delle leggi e delle rego-

«Molti non hanno capito la gravità della situazione in cui ci troviamo» le, serve buon senso. Lo dico con amarezza, ma forse per alcune persone l’unica soluzione è passare in zona arancione e avere misure più restrittive. Ricordo che c’è la possibilità di chiudere certe zone, anche se sono scelte che spettano alla politica». E gli occhi di tutti sono comunque puntati al prossimo weekend. Non è escluso che nel frattempo anche il presidente della Regione Luca Zaia stabilisca misure molto più restrittive proprio per il fine settimana. Tra le ipotesi sul tavolo, sulle quali si è discusso ieri durante l’incontro con i sindaci, anche il divieto di spostarsi tra Comuni se non con l’autocertificazione che provi i motivi di urgenza. In questo modo, sono convinti a Venezia, si pensa di evitare che si vedano le stesse scene della settimana scorsa. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

In alto la folla sabato scorso in centro a Padova. Sopra a sinistra il prefetto Renato Franceschelli e a destra un controllo di polizia

il PreSidente della ProVincia Bui

«Il virus non si elimina con un’ordinanza ma dobbiamo evitare il bis di domenica» PADOVA

«Se qualcuno pensa che possiamo toglierci dai piedi il virus con un’ordinanza o un decreto, si sbaglia di grosso. Quello che può davvero fare la differenza nei prossimi giorni e nelle prossime settimane è il senso civico, la responsabilità che ciascuno deve assumere verso se stesso e verso gli altri». Fabio Bui, sindaco di Loreggia e presiden-

te della Provincia, in prima linea da febbraio sul versante dell’emergenza Covid-19, va dritto al cuore del problema. «So che il presidente della Regione Luca Zaia e l’assessore Manuela Lanzarin - argomenta Bui- si sono confrontati in videoconferenza con i sindaci dei Comuni capoluogo. Credo che domani (oggi, ndr) il presidente Zaia emanerà un’ordinanza per il fine settimana finalizzata soprat-

tutto a evitare che si ripeta quel che si è visto nell’ultimo settimana quando i centri commerciali e le grandi strutture di vendita tipo Ikea sono stati presi d’assalto». Insomma, ma è solo una delle ipotesi allo studio, potrebbe arrivare un provvedimento che vieti - se non per comprovati motivi di lavoro o di salute o urgenze indifferibili - di uscire dal proprio comune il sabato e la domeni-

ca. Il presidente della Provincia ritiene inevitabile che i richiami al senso di responsabilità vadano accompagnati, «in primis per ridurre la pressione sugli ospedali che rischiano di non reggere», da un provvedimento più energico che, nelle giornate dedicate allo shopping, punti soprattutto ad evitare gli assembramenti. «Dobbiamo meritarci la zo-

Il presidente Fabio Bui

na gialla con comportamenti responsabili ed evitando di accalcarci. Ripeto - sottolinea Bui - il Covid 19 non può essere eliminato per decreto o per ordinanza. Dobbiamo

tutti cooperare responsabilmente per ridurre il numero dei contagi». Ma quali sono i provvedimenti che saranno assunti oggi dal presidente della Regione? «Io eviterei anticipazioni da Facebook, mi fido solo delle comunicazioni ufficiali possibilmente avvallate dal comitato scientifico». Intanto la sindaca di Montagnana, Loredana Borghesan, osserva: «Essere in zona gialla non significa che siamo fuori dall’emergenza. Serve davvero evitare ogni forma di assembramento, evitare gli spostamenti e gli incontri se non è davvero necessario. Limitiamo i contatti se non vogliamo cambiare colore». — CLAUDIO BACCARIN


VENEZIA

MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020 LA NUOVA

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12 novembre 2019: un anno fa l’acqua granda

La Basilica di San Marco la mattina del 12 novembre

Le porte di un albergo trattengono a stento l’acqua alta

Veneziani che cercano di salvare il salvabile della loro bottega

Dal capo del governo ai ministri, tutti a toccare le ferite della città 84 milioni dal governo per soddisfare le prime esigenze

La macchina degli aiuti Pagati 4 mila risarcimenti due terzi delle richieste IL DOPO

P

er una volta la macchina degli aiuti ha funzionato. Non soltanto nei giorni dell’emergenza, con migliaia di volontari, forze dell’ordine e dipendenti pubblici mobilitati. Ma anche nel “dopo”. All’indomani della catastrofe, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è già a Venezia. Incontra il presidente Zaia e il sindaco Brugnaro, vuol vedere di persona i danni e la situazione. Si fa portare a Pellestrina, dove il muretto crollato ha reso vani gli interventi di difesa, provocando gravi danni e tanta paura agli abitanti dell’isola. Il giorno dopo, come promesso dal premier, il governo approva il primo Dpcm. Decretando lo stato di emergenza e la prima tranche di aiuti finanziari disponibili. Il 16 novembre il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, firma su proposta del presidente della Regione, la nomina a commissario straordinario del sindaco Luigi Brugnaro. Intanto, le acque alte continuano. Con una serie mai vista. Dopo i 187 del centimetri del 12 novembre, ancora acque altissime. Due eventi sopra i 150 centimetri nella stessa settimana. «Una cosa mai vista», dice il responsabile del Centro maree Alvise Papa. Il vento impazzito e la somma di marea astronomica e contributo meteo portano l’acqua a livelli inediti. La Basilica va sotto tutti i giorni, due volte al giorno. La città è in ginocchio.

Il livello dell’acqua del 2019 nel masegno che segna il dato del 1966

Intanto parte la macchina degli indennizzi. Il sindaco Luigi Brugnaro mette in piedi una struttura con poteri speciali. Le domande arrivano solo per via telematica, vengono verificate e avviate al pagamento. «Oggi», dice adesso dopo un anno di commissariamento, «possiamo dire che sono state pagate 3932 domande di risarcimento, i due terzi del totale». 84 milioni di euro arrivano dal governo per soddisfare le prime esigenze. Quasi dieci milioni quelli destinati ai privati, che hanno presentato 3658 domande di risarcimento danni. 37 milioni quelli per le aziende, che di domande ne hanno presentate 3258. La cifra più importante, circa 57 milioni di euro, va per i lavori pubblici urgenti e il ripristino del muretto di

Pellestrina, delle rive delle Vignole e Sant’Erasmo, per le scuole danneggiate, i musei, i masegni in qualche caso divelti e spezzati dalla furia delle acque. Il primo stralcio degli interventi di lavori pubblici urgenti (16 milioni di euro) è completato, il secondo (62 interventi per 40 milioni e 700 mila euro, ultimato all’ 80%. «Una grande dimostrazione di collaborazione», dice Brugnaro. Che ricorda il carattere by partizan degli aiuti. Il contributo portato dai dirigenti comunali e – gratuitamente – dall’ex capo di Gabinetto del sindaco Cacciari e capo della Protezione civile comunale, Maurizio Calligaro, le visite in laguna dei ministri ma anche dei leader dell’opposizione. — ALBERTO VITUCCI

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Oggi c’è Triestina-Imolese Altri tre alabardati infetti

Calcio, alt ai Dilettanti Basket, Tonut positivo

RODIO E MIRIJELLO / A PAG. 34

GATTO E TOSQUES / ALLE PAG. 35 E 37

virus / resiste poche ore l’illusione della zona gialla: friuli venezia giulia, veneto ed emilia romagna prendono atto della gravità del quadro e studiano mosse comuni

La Regione anticipa il governo: patto a Nordest, arriva la stretta Ospedali in affanno: Fedriga, Zaia e Bonaccini varano in autonomia limitazioni anti-assembramento in vigore da venerdì Ieri triste picco regionale dei decessi: 20. In arrivo 18 milioni alle aziende del territorio. Conte: lavoro per evitare il lockdown Resiste poche ore l’illusione di restare in zona gialla: anche il Fvg deve fare i conti con l’insaprimento della pandemia, insieme a Veneto ed Emilia Romagna. Ed è proprio con i governatori colleghi di Fedriga, Zaia e Bonaccini, che si va verso un patto a tre a Nordest, anticipando il governo e varando, forse già venerdì, ulteriori strette soprattutto sul fronte degli assembramenti. L’obiettivo è di limitare la mobilità, oltre all’afflusso di

persone nelle vie e piazze dei centri, o sui lungomare. Ieri intanto il triste picco regionale: 20 morti in 24 ore, non era mai accaduto prima. Sostenuti anche i decessi a livello nazionale: ben 580. In arrivo 18 milioni del Fvg, in aggiunta ai fondi del governo, alle imprese colpite dalle chiusure. Intervista al premier Conte, che sottolinea: «Lavoro per evitare il lockdown» / DA PAG. 2 A PAG. 12

Massimiliano Fedriga

VIRUS / L’INVIATO RAI

VIRUS / L’ANALISI

PIERINI / A PAG. 9

ALESSANDRO VOLPI / A PAG. 19

«Io, il Covid, la paura e il casco che mi salva»

DEBITO PUBBLICO? L’ULTIMO DEI GUAI

«I

L

l rumore infernale del casco che mi salvava la vita. Il personale instancabile. La paura di non farcela»: così Fulvio Gorani, giornalista triestino ricoverato a Milano.

a rabbia sociale è un aspetto che la storia ha sempre legato a epidemie e carestie. Spesso per capirne a fondo le ragioni sono necessari i numeri, crudi.

il comune: «sarà un’alternativa alla costiera intasata»

Ovovia Opicina-Barcola: verdetto a metà gennaio Il 15 gennaio, salvo rinvii, Roma deciderà se finanziare il progetto da 30 milioni dell’ovovia di Trieste, sistema di trasporto a fune che, secondo la volontà della giunta Dipiazza, dovrebbe collegare Opicina – dove nei

pressi della nuova stazione verrebbe realizzato un parcheggio da 800 posti – al Park Bovedo di Barcola, per consentire ai suoi fruitori di raggiungere il Porto vecchio e il centro. TONERO / A PAG. 23

il report di bankitalia

IL COMMENTO

Scontata gelata sul Pil regionale Investimenti ko male i consumi Gelata sul Pil del Friuli Venezia Giulia nel primo semestre 2020. Giù anche investimenti e consumi. / A PAG. 16

GIORGIO PERINI

DAVANTI A BIDEN L’EUROPA SIA DAVVERO UNITA

A

merica is back è il motto della presidenza Biden. Le euroaspettative potrebbero essere eccessive. / A PAG. 19

PRIMA

DOPO

Crollo sulle scogliere di Duino: sparito “El Capel” La roccia che i duinesi chiamavano “El Capel”, elemento caratterizzante delle locali falesie, d’estate utilizzato come trampolino naturale per i tuffi, è improvvisamente crollata, finendo nello specchio di mare sottostante. Ora giace a pochi metri di profondità. Sulla scogliera è evidente il segno dello sfaldamento (nella foto di destra). SALVINI / A PAG. 27

il salotto “buono”

Pietre sbriciolate buche, rattoppi: in piazza Unità il selciato fa pena Il nuovo orario ambulatorio dalle 12.00 alle 18.00 solo su appuntamento

Buchi, avvallamenti, pietre che si sbriciolano, lastre rotte e pure e la “cerniera” si sta sollevando. La pavimentazione di piazza Unità d’Italia versa in condizioni pessime. Il Comune: «Lo sappiamo, ma per rimediare ci vuole tempo». BRUSAFERRO / A PAG. 21

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MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

Coronavirus: l’emergenza in Italia

Morti record e 18mila sanitari infettati Emilia, Veneto e Friuli verso la stretta Campania nel mirino, i Nas nei pronto soccorso. Il Viminale: chiudere strade e piazze contro gli assembramenti Carlo Bertini / ROMA

A poco a poco il cerchio si stringe e le regioni cambiano colore. La cartina dell’Italia da domani potrebbe vedere la Campania tra le zone rosse e altre tre regioni passare dal giallo all’arancione, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto. Dichiarate tutte in alert dall’Istituto superiore di sanità, «entrate in scenario 4, a rischio moderato con alta probabilità di progressione». Per questo, le regioni del nord anticipano la stretta. Oggi Stefano Bonaccini vedrà i sindaci e poi i governatori di Friuli e Veneto. Sub judice, ci sono i parchi commerciali che aggirano la chiusura del week end dicendo che sono sfilze di negozi, le strade dello shopping e della movida che si sono riempite, complici i 20 gradi e il caldo. Che ha fatto inondare di gente i lungomare adriatici, che saranno oggetto di limitazioni, con un accordo dei territori lungo tutta la costa. Non dovrebbero essere toccati bar e ristoranti. L’ESCALATION DEI MORTI

Del resto il virus non si ferma e conquista posizioni: ieri ha infettato oltre 35mila persone, ne ha uccise 580, mai così tante dal 14 aprile. Ed ha contagiato 18 mila operatori sanitari, un dato oltre 12 volte superiore a quello del mese scorso, che fa pensare a epidemie ospedaliere. Ma c’è anche una lenta decelerazione dell’indice di trasmissibilità. «L’Rt ha mostrato un rallentamento», dice Silvio Brusaferro dell’Iss, parlando però anche di una probabile saturazione entro un mese delle terapie intensive in tutta Italia. LOCKDOWN INVOCATO DA MOLTI

Ma a sentire l’ala più rigorista del governo, che vede in Dario Franceschini e Roberto Spe-

LA MAPPA DELLE REGOLE REGIONE PER REGIONE L’INDICE RT P.A. Bolzano

Lombardia

1,87

2,08 Valle d'Aosta

P.A. Trento

1,54

1,61

Piemonte

Friuli V.G.*

1,97

1,6

Liguria

Veneto*

1,48

1,56

Toscana

E. Romagna*

1,53

1,63

Umbria

Marche

1,53

1,29

Sardegna

Napoli, ospedali saturi e i medici curano i pazienti nelle auto

ranza le punte di diamante, non si starebbe discutendo se mettere da lunedì prossimo tutto il paese in lockdown totale. Ormai si è scelta la strada delle “zone colorate” e al massimo potrà capitare che altre regioni via via passino al regime rosso. «Se tra due settimane l’escalation dei dati non si arresterà, non si potrà fare altro, tenendo aperte fabbriche, uffici e aziende», allarga le braccia un sottosegretario con voce in capitolo. «Se la situazione precipita, non va esclusa la chiusura delle scuole», è dunque la nuova posizione del Pd. «Il governo tra pochi giorni dovrà mettere tutta Italia in lockdown», prevede il governatore dell’Abruzzo, Marsilio. FOCUS SU CAMPANIA E SARDEGNA

La Campania in tutto ciò fa storia sè: gli ispettori del ministero della Salute sono stati spediti fisicamente in giro nei pronto soccorso per stilare un rapporto da cui dedurre se c’è discrasia tra i dati forniti dalla regione e la realtà delle cose. Cioè se i dati non tengano conto di un aumento della pressione sulle strutture sanitarie denunciato da più parti. Non ulti-

mo, dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, convinto che «qualcosa non torna». «Campania zona rossa per due settimane», chiede l’ordine dei medici. E parte pure un’inchiesta in Sardegna per epidemia colposa dopo un servizio di Report sull’apertura delle discoteche decisa dalla regione. Nel frattempo, le altre regioni “segnalate”, si organizzano appunto da sole. Stefano Bonaccini si sta coordinando con i presidenti di Veneto e Friuli, Zaia e Fedriga, per anticipare una serie di restrizioni alla mobilità ancor prima di essere «deferiti» in zona arancione. Ed è proprio per far rispettare le regole, anche dopo le denunce di membri del governo sui controlli e sulle mascherine, che il Viminale ha diramato una circolare ai prefetti. «Contingentamento degli accessi in strade e piazze e chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico, in cui sia impossibile assicurare adeguatamente il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro». Queste le disposizioni, difficili da far rispettare. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Abruzzo

1,24

1,54

Lazio

Molise

1,36

1,88

Campania*

1,57 Calabria

Puglia

1,6

1,57

Sicilia

Basilicata

1,4

1,99

* Regioni per cui l'Istituto superiore di sanità chiede provvedimenti più restrittivi. La Campania potrebbe diventare zona rossa; il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna e il Veneto arancioni

ZONA ROSSA

ZONA ARANCIONE

ZONA GIALLA

Coprifuoco dalle 22 alle 5

Coprifuoco dalle 22 alle 5

Coprifuoco dalle 22 alle 5

Vietati gli spostamenti, anche all’interno del proprio Comune, salvo motivi di lavoro, necessità e salute

Vietati gli spostamenti tra Regioni e tra Comuni, salvo motivi di lavoro, necessità e salute

Raccomandazione di non spostarsi se non per motivi di salute, lavoro, studio, situazioni di necessità

Chiusura di bar e ristoranti 7 giorni su 7 (asporto consentito fino alle 22)

Chiusura di bar e ristoranti 7 giorni su 7 (asporto consentito fino alle 22)

Chiusura di bar e ristoranti alle 18 (asporto consentito fino alle 22)

Negozi chiusi, salvi alimentari e beni di prima necessità

Centri commerciali chiusi nei giorni festivi e prefestivi

Centri commerciali chiusi nei giorni festivi e prefestivi

Aperte edicole, tabaccherie, farmacie, lavanderie e parrucchieri

Aperte edicole, tabaccherie, farmacie, lavanderie e parrucchieri

Aperte edicole, tabaccherie, farmacie, lavanderie e parrucchieri

Didattica a distanza dalla seconda media

Didattica a distanza dalla prima superiore

Didattica a distanza dalla prima superiore

Mezzi di trasporto pubblico al 50%

Mezzi di trasporto pubblico al 50%

Mezzi di trasporto pubblico al 50%

Chiusi musei, mostre, teatri, cinema, palestre

Chiusi musei, mostre, teatri, cinema, palestre. Aperti i centri sportivi

Chiusi musei, mostre, teatri, cinema, palestre. Aperti i centri sportivi

Attività motoria solo nei pressi di casa, attività sportiva solo individuale

Attività motoria solo nei pressi di casa, attività sportiva solo individuale

Fonte: Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità

In edicola dal 21 o obre con


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Primo Piano

Mercoledì 11 Novembre 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza coronavirus LA GIORNATA VENEZIA Lunedì scorso per il Veneto è stata confermata la classificazione in zona gialla, ma domenica prossima l’intera Italia potrebbe forse diventare tutta rossa? «Non lo trovo improbabile», dice il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia. Il governatore parla nel consueto punto stampa all’Unità di crisi della Protezione civile a Marghera a metà giornata e di lì a poco, l’Iss, l’Istituto superiore di sanità, confermerà che per Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Campania si prospetta la fascia arancione, quella che prevede la chiusura totale di bar e ristoranti e il divieto di spostarsi da un Comune all’altro. Gli assembramenti dei giorni scorsi, l’aumento dell’indice di contagio Rt, che ora è 1,56, l’intera situazione generale rischiano dunque di “declassare” il Veneto e di aumentare le restrizioni. «Uno spritz in meno per evitare il lockdown», è lo slogan coniato da Zaia per convincere i veneti ad evitare gli assembramenti. Ma forse è troppo tardi. Nelle ultime ventiquattr’ore in Veneto sono morte 48 persone, i contagiati sono saliti a 85.333 (+2.860), altri 102 pazienti sono stati ricoverati. E a livello nazionale, con 35mila nuovi contagi, ieri si è raggiunto il picco dei decessi: 580 da aprile. «Un lockdown totale per il 15 novembre? Non ho sentore ma non lo trovo improbabile se continuiamo in questo modo - ha detto Zaia - Non è possibile che l’orchestrina del Titanic continui a suonare. Cerchiamo di portare la nave in un porto sicuro, siamo in condizioni di farlo, non affonderà, ma qualcuno non faccia festa mentre manovriamo. Da qui a domenica potrebbe accadere di tutto, valuteremo i dati quando ci sarà una proposta, al momento lo escludo, a meno che i dati nazionali non peggiorino fino al punto che anche chi è al sicuro possa essere coinvolto».

Zaia: «Stop totale il 15 novembre? Se continua così non improbabile» Picco di morti da aprile in Italia: 580. E 35mila casi `Il governatore: «Non è possibile che l’orchestrina Ipotesi di lockdown generale per il boom di contagi del Titanic continui a suonare. Ora serve sacrificio» `

telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Mi ha chiamato il Capo dello Stato per chiedere informazioni su come sta andando. Voleva avere un punto della situazione, aveva piacere di sapere come stava andando, era informato sull’area gialla. Anche al primo giro si è sempre tenuto aggiornato personalmente. Io ho ringraziato per l’interesse, ho parlato lungamente della situazione, la preoccupazione che i comportamenti di pochi possano inficiare la situazione di molti». Il governatore ha detto di non essere preoccupato per la situazione sanitaria, anche se la pressione sta aumentando, tanto da decidere di aprire già uno degli ospedali a suo tempo dismessi,

quello di Valdobbiadene. «I malati siamo in grado di prenderli in carico, ma stiamo espandendo la capacità di cura. Treviso in particolare sta valutando l’apertura di uno dei cinque ospedali dismessi, quello di Valdobbiadene, come “valvola di sfogo” per i pazienti guariti che hanno ancora bisogno di una struttura protetta».

L’APPELLO Anche ieri il governatore ha rinnovato il suo appello ai veneti. «L’area gialla non è un gioco a premi, non è una classifica dei primi della classe e degli ultimi e non è scritta sul marmo. Dobbiamo meritarci questa area gialla che se non funziona ci potrebbe far precipitare nell’area

I numeri

48 I decessi da Covid nelle ultime ventiquattr’ore in Veneto.

2.860 I nuovi contagi registrati ieri in Veneto. Il totale dall’inizio della pandemia è 85.333.

102 I ricoveri ieri in ospedale per un totale di 2.664. Più altri 211 pazienti in terapia intensiva.

L’emergenza Covid-19 ferma anche l’Umana Reyer, casi di positività al virus bloccano tutte le attività degli orogranata che sono già in isolamento fiduciario. La notizia dello stop è arrivata ieri alla vigilia della partita di Eurocup contro il Partizan Belgrado. I dieci giorni di quarantena faranno saltare anche le gare con Trieste (sabato), Bourg en Bresse (in Coppa martedì 17) e anche la trasferta di Milano del 22. I giocatori positivi (tra gli altri Stefano Tonut e Davide Casarin) stanno bene. Oltre a squadra e staff tecnico e medico, in quarantena anche il presidente Federico Casarin, il team manager Mauro Sartori e il responsabile comunicazione Francesco Rigo.

IN MATTINATA IL CONFRONTO CON MATTARELLA IL MINISTERO DÀ L’OK AL CONTEGGIO ANCHE DEI TAMPONI RAPIDI

DELIBERATO IN GIUNTA UN CONTRIBUTO DI 12,8 MILIONI PER LE CASE DI RIPOSO

Contrariamente a quanto annunciato, il Veneto non ha ancora caricato sul report ufficiale da inviare a Roma il numero dei

Ferma anche la Reyer tutti in quarantena

Il governatore ha detto di aver ricevuto ieri mattina una

VENEZIA Saturimetri a domicilio per misurare l’ossigenazione del sangue. E anche bombole di ossigeno. È l’iniziativa della Regione del Veneto per curare il più possibile i malati di coronavirus a casa, senza ricorrere ai ricoveri negli ospedali. Oltre al protocollo sulle cure domiciliari, ieri la giunta regionale ha approvato anche una delibera che stanzia 12,8 milioni di euro, come contributo a fondo perduto, alle case di riposo: un aiuto agli istituti che hanno dovuto far fronte a maggiori spese per adeguarsi alle nuove misure sanitarie e dall’altro a minori

I TEST

Basket Il focolaio coinvolge giocatori e staff, stop di 10 giorni, saltano 4 partite

LA TELEFONATA

L’INIZIATIVA

rossa e nel lockdown. Evitiamo rimpatriate e riunioni con amici e colleghi, occorre un sacrificio collettivo da parte di tutti. Dateci una mano, oppure, oltre un certo limite negli ospedali non possiamo andare». Intervenuto ieri sera a “Fuori dal coro”, su Rete4, Zaia ha garantito che la sua prossima ordinanza non toccherà il mondo del lavoro e delle imprese: «Adotteremo nuove misure restrittive, che ovviamente non andranno a colpire le aziende, e lo faremo in totale autonomia».

Piano per ridurre i ricoveri: saturimetri e ossigeno consegnati a casa dei malati introiti per l’impossibilità di accettare nuovi ospiti.

LE CURE

ASSESSORE Manuela Lanzarin

«Azienda Zero ha comprato almeno 100mila saturimetri e li stiamo consegnando ai medici di base, per poi darli ai loro pazienti malati di Covid. Tutto questo per non intasare gli ospedali - ha spiegato il governatore del Veneto, Luca Zaia - perché il 70% di coloro che si presentano oggi al pronto soccorso torna a casa, e la stragrande maggioranza si cura a domicilio. Così con questa novità contiamo di superare l’emergenza. Le cure domiciliari infatti sono quelle che ci hanno salvato nella prima fase dell’epidemia e allora dobbiamo proseguire su questa strada». Zaia, affiancato

dagli assessori alla Sanità Manuela Lanzarin e alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin, ha sottolineato che gli isolati sono in tutto il Veneto 16.034, con un aumento di 923 rispetto nelle ultime ventiquattr’ore: «Tanti cittadini che, con questo rafforzamento, potranno stare più tranquilli e ottenere a casa non solo un semplice strumento per misurare l’ossigenazione del sangue e comunicarla al proprio medico, ma anche la terapia con la mascherina dell’ossigeno». Nell’operazione sono coinvolti i medici di medicina generale, le 51 Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) con 320 medici che si occupano di 9.500 pazienti, il servizio di Continuità assistenziale (l’ex Guardia medica).

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«Per 60 giorni - ha detto Lanzarin - abbiamo previsto la deroga alle procedure ordinarie secondo le quali l’ossigenoterapia andrebbe prescritta dal medico specialista. Investiremo anche nella formazione degli infermieri attualmente impiegati nell’assistenza domiciliare integrata, in modo da poter mettere in campo il maggior numero di sanitari possibile».

I CONTRIBUTI Ieri la giunta regionale ha approvato l’assegnazione straordinaria, per un importo complessivo di 12 milioni 845.879,25 euro, di contributi a sostegno dei centri di servizi accreditati per l’assistenza agli anziani non autosufficienti. «I contributi straordinari saranno distribuiti tramite le Ulss ed Azienda Zero – ha detto l’assessore Lanzarin – entro il corrente esercizio. Il provvedimento è stato varato per sostenere ulteriormente un settore del nostro sistema sociosanitario che si trova in prima linea in questa emergenza legata alla diffusione del coronavirus». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

tamponi rapidi, oltre a quelli molecolari, anche se questo tipo di test è stato ornai validato a livello nazionale. «Vanno computati anche i test antigenici oltre a quelli molecolari, per questo stiamo adattando le modalità di raccolta dati per non falsare il trend», ha confermato il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. C’è però da capire il rapporto tra tamponi e popolazione. Ad esempio: i 2.479.307 tamponi molecolari eseguiti da febbraio ad oggi in Veneto hanno interessato 1 milione di cittadini, dal momento che vengono fatti almeno due test per una positività. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Test rapido e poi solo ai negativi il molecolare» LA PROPOSTA PADOVA «Se si vuole testare il gruppo di soggetti considerati a rischio si potrebbe operare con il test antigenico (il tampone rapido, ndr), della cui positività non c’è ragione di dubitare, e poi solo ai negativi, non ai positivi, come proposto da alcuni, fare il test per la ricerca accurata dell’Rna virale, della cui negatività non c’è motivo di sospettare». Lo propongono, in una nota congiunta, i professori Andrea Crisanti (nella foto) e Fulvio Ursini, del dipartimento di Medicina mo-

I DOCENTI DI PADOVA CRISANTI E URSINI: COSÌ AVREMO IL MASSIMO RISULTATO lecolare dell’Università di Padova. «Si otterrebbe - aggiungono - vantaggio dalla velocità dal primo test, e dalla validazione di una risposta negativa e della sensibilità dal secondo. Il massimo dalla integrazione del risultato prodotto dai due test». La proposta è stata avanzata per evitare contrapposizioni tra «due metodologie analitiche, come si vede spesso anche sui media, argomentando in modo non dialettico su argomenti scientifici, in un contesto di scelte politiche e di indicazioni comportamentali», una contrapposizione che «suona irrituale se non anche francamente pericolosa». «Troppo pericoloso - concludono Crisanti e Ursini - far prevalere motivazioni di praticità o economiche, dimenticando il rigore analitico e scientifico».


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MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020 MESSAGGERO VENETO

PRIMO PIANO

L’emergenza coronavirus in Friuli Venezia Giulia

Rischio zona arancione In Fvg, Veneto e Emilia si stringe sulla movida In arrivo un’ordinanza comune dei tre presidenti con l’obiettivo di ridurre i contagi Si pensa a una limitazione degli accessi delle vie dove si ritrovano i giovani

Mattia Pertoldi / UDINE

Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna lavorano alacremente e all’unisono per arrivare alla definizione di un’ordinanza comune – da emanarsi forse già oggi – tra le tre Regioni che consenta di provare a contenere l’andamento della curva epidemiologica nei rispettivi territori e, soprattutto, cerchi di salvaguardare quella zona gialla di rischio – intesa come area a minor pericolo – messa nel mirino dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Andiamo con ordine e partiamo dalle dichiarazioni del numero uno dell’Iss, Silvio Brusaferro, che ha spiegato nitidamente come «sulla base dell’ultimo monitoraggio, ci sono quattro regioni che si muovono verso un rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare misure più restrittive». Il presidente fa riferimento alla Campania, ma anche al Friuli Vene-

Massimiliano Fedriga

Gli eventuali limiti nelle città saranno stabiliti in accordo con i sindaci

zia Giulia, all’Emilia-Romagna e al Veneto, cioè a territori che hanno un Rt alto, superiore a 1,5 – il nostro è pari a 1,6 –, ma ancora in zona gialla grazie all’altro fattore che viene tenuto in considerazione per decidere la fascia delle regioni e cioè il rischio che – attualmente – resta moderato. Da qui, quindi, è partito un ragionamento sull’asse dei governatori con Massimiliano Fedriga, Luca Zaia e Stefano Bonaccini che si sono interfacciati per capire come intervenire, in maniera simile, per ridurre il fattore di contagio. Non soltanto, però, perché in Friuli Venezia Giulia ieri sul tavolo di Fedriga e di Riccardo Riccardi è stato depositato il report quotidiano dei contagi che testimonia un deciso abbassamento del tasso di positività – 7,43% – sia rispetto alla giornata di lunedì sia rispetto alla tendenza dell’ultima settimana in cui, in sei casi su sette, questo rapporto ha sempre superato

il 10%. Ora, se è vero che un dato singolo non può certamente fare Cassazione, è evidente che, comunque, regala almeno una boccata d’ossigeno e la speranza – perché tale resta al momento – che l’andamento della curva dei contagi si stia abbassando, dopo i picchi delle scorse settimane. Al di là degli aspetti futuri, e difficilmente ipotizzabili a tavolino, in ogni caso, resta il fatto che l’obiettivo dei governatori è quello di salvare le zone gialle che consentono una se-

rie di libertà decisamente maggiori rispetto alle aree arancioni e rosse. La volontà, pertanto, è intervenire in maniera secca soprattutto limitando le attività dove è maggiore il rischio di assembramenti. Siamo chiari, le immagini delle piazze e delle vie prese d’assalto dai cittadini lo scorso fine settimana – fino alle 18 – non sono piaciute ai presidenti che lavorano, appunto, per evitare che certe scene si ripetano. La prima strada ipotizzata, in via teorica, è stata quella che portava

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lettività e per la tenuta del sistema sanitario».

l’appello degli ordini dei medici di udine e pordenone

«Ci vuole responsabilità per evitare il lockdown La gente rimanga a casa» Da un lato l’epidemia Covid che cresce, all’orizzonte l’influenza stagionale, in mezzo un sistema sanitario già stremato sia dall’emergenza coronavirus che dalla carenza di personale, medici in primis. In questo scenario per il presidente nazionale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici, non c’è alternativa ad un lockdown generalizzato. In Fvg la preoccupazione è condivisa, le misure non del tutto. Per Maurizio Rocco, presidente dell’Ordine dei medici di Udine, il richiamo di Filippo Anelli va inteso più come un invito al rispetto delle regole per evitare il lockdown. Ma questa, secondo Guido Lucchini, presidente dell’Ordine di Pordenone, potrebbe essere “la” misura in grado di arginare l’epidemia.

velli abbastanza critici, con le terapie intensive che a fine mese raggiungeranno i 5 mila posti occupati, che sono per noi il limite invalicabile. Oggi ci sono 10-11 mila posti letto ma non c'è stato un raddoppio degli anestesisti. Man mano che si reclutano letti e professionisti per il Covid, se ne sottraggono altri a tutte le restanti patologie». Con questa premessa Filippo Anelli, presidente Fnomceo, ha chiesto un lockdown totale in tutto il Paese «Con un lockdown il picco si stabilizzerebbe all’Immacolata, mentre se non ci fermiamo avremo un raddoppio dei dati. Ci avviciniamo a una data fatidica che per noi è fine dicembre-inizio gennaio, quando comincia l'influenza e sommare i malati di Covid con quelli di influenza significa per noi mandare in blocco il Servizio sanitario nazionale».

FILIPPO ANELLI

MAURIZIO ROCCO

«Ormai abbiamo raggiunto li-

«L’Italia non è tutta uguale -

Elena Del Giudice / UDINE

spiega Maurizio Rocco, alla guida dell’Ordine di Udine -; in Fvg il rapporto tamponi-positivi si attesta tra il 10 e il 12%, in Veneto è al 30%. Fino ad ora la gestione dell’epidemia da parte della nostra Regione è stata adeguata, siamo riusciti a contenere il virus e il comportamento dei cittadini è stato responsabile. Dobbiamo continuare ad essere responsabili, evitando di uscire di casa se non è necessario. E questo per proteggere la nostra salute, quella degli altri ed evitare di mandare in tilt il sistema sanitario». Rimarca Rocco come, «per ora, non abbiamo nessuna arma efficace contro il coronavirus. Possiamo solo porre in atto misure di contenimento dell’infezione e misure terapeutiche palliative, nella speranza che la “fibra“ del soggetto infettato faccia la sua parte». E a fronte di un andamento dell’epidemia in incremento «la politica deve

alla chiusura anticipata dei bar e dei ristoranti alle 16 per ridurre la presenza di persone nei locali. Un’ipotesi alla fine scartata anche perché Fedriga ha spiegato di voler «ridurre al massimo le occasioni di assembramento cittadino», ma allo stesso tempo «salvaguardando quelle attività già messe in difficoltà dalla pandemia e dalle ultime limitazioni decise a livello nazionale». L’ipotesi attualmente maggioritaria, quindi, è quella di limitare l’accesso a vie e piazze maggiormente battute dai cittadini. Un esempio? Quello più classico è via Torino a Trieste – il luogo della movida per antonomasia del capoluogo regionale –, mentre per Udine – dove il sindaco Pietro Fontanini ha confermato di essere in preallarme – e Pordenone la decisione verrà presa, con ogni probabilità, oggi confrontandosi con i sindaci delle due città. —

GUIDO LUCCHINI

«Ciò che è sotto gli occhi di tutti - sottolinea Guido Lucchini, presidente dell’Ordine dei medici di Pordenone - è che la situazione sta diventando giorno per giorno più drammatica, e il pensiero del presidente nazionale Anelli trova riscontro nell’opinione di tanti presi-

In attesa di cure efficaci e vaccino, fermare i contagi è l’unica arma

prendere rapidamente decisioni importanti e definitive cercando di far coincidere salute ed economia sapendo di avere a disposizione un sistema sanitario che sta mostrando ora il tragico effetto di mancate programmazioni nazionali e regionali dei fabbisogni formativi di specialisti, dei tagli lineari, della mancata riorganizzazione della medicina territoriale». La lotta a Sars-CoV-2 «si gio-

ca sui comportamenti individuali tesi alla riduzione della sua diffusione, si basa sul senso di responsabilità di tutti nell’evitare assembramenti e nell’assumere comportamenti virtuosi di adesione alle disposizioni impartite dai vari Dpcm, giungendo perfino a considerare e porre in atto la clausura personale (il noto lockdown) come volontaria ed autonoma decisione del singolo, per il bene della col-

denti degli Ordini, anche del sottoscritto. La pandemia è talmente presente e che il distanziamento, l’evitare di uscire di casa, con tutto quel che ne consegue dal punto di vista sociale ed economico, è probabilmente il modo più efficace che abbiamo per contrastare la diffusione del virus». Difendere la salute è, per Lucchini, «una assoluta priorità». E tra salute ed economia al primo posto deve esserci la salute. «Quindi - conclude - dobbiamo essere tutti responsabili nei comportamenti, mantenere il distanziamento, sanificare le mani, ed evitare di uscire di casa ogniqualvolta sia possibile». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Mercoledì 11 Novembre 2020 www.gazzettino.it

Le misure delle Regioni

Stretta a Nordest, patto tra governatori Zaia incontra i sindaci e prepara l’ordinanza anti-ressa: `Disposizioni analoghe concordate con Bonaccini e Fedriga nel fine settimana stop agli spostamenti fuori dal Comune Cambio di fascia: Veneto, Friuli ed Emilia sotto osservazione `

LA DECISIONE VENEZIA I veneziani resteranno a Venezia, i padovani a Padova, i trevigiani a Treviso. Gli “sconfinamenti” - anche se solo nei fine settimana - non saranno più consentiti, da un Comune all’altro non ci si potrà più muovere. Divieto di uscita dal Comune di residenza: sarebbe questo il fulcro dell’ordinanza che il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, si appresterebbe a firmare tra oggi e domani, in modo da far scattare la prescrizione già da venerdì. Visto che i cittadini - non tutti, ma molti - si sono lasciati andare gremendo piazze e spiagge, ecco il divieto: se non avete senso civico, se non riuscite a capire che gli assembramenti causano aumento di contagi e il coronavirus galoppa rischiando di mandare in tilt il sistema sanitario, allora eccovi gli stop. Che poi sarebbero solo una anticipazione di quanto potrebbe accadere su disposizione governativa, visto che la classificazione delle Regioni potrebbe essere rivista diventando tutti “rossi” o, ben che vada, “arancioni”. «Mi

sto concordando con le Regioni gialle confinanti, l’Emilia-Romagna e il Friuli Venezia Giulia - ha detto Zaia - per redigere ordinanze in linea sulle misure restrittive, non coercitive ma che vogliono fare in modo che il lavoro nella zona gialla possa essere d’aiuto agli operatori della sanità».

ed Emilia-Romagna venissero declassate - come pare - da zone gialle ad arancioni, in base all’ultimo Dpcm sarebbe comunque vietato spostarsi da un Comune all’altro.

L’INTESA

L’INCONTRO Zaia ha delineato i contenuti della bozza di ordinanza nell’incontro tenutosi ieri pomeriggio tra l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, e i sindaci dei sette Comuni capoluogo del Veneto. Al netto di sensibili posizioni personali - c’è chi vorrebbe tenere tutto aperto, chi vorrebbe chiudere tutto - alla fine si è trovata un’intesa sulle possibili restrizioni. L’idea è che da venerdì in Veneto nessuno possa più uscire dal Comune di residenza quantomeno nei weekend. Disposizioni analoghe potrebbero essere prese dai governatori dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. L’obiettivo è semplice: evitare gli assembramenti, evitare che

I GOVERNATORI Da sinistra, Luca Zaia (Veneto), Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) e Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia)

CON L’ARANCIONE IL DIVIETO DI USCIRE DAL TERRITORIO SCATTEREBBE COMUNQUE

la gente si riversi sulle spiagge a Jesolo o in montagna sul Nevegal, come successo domenica scorsa. Perché assembramenti equivalgono a maggiori possibilità di contagio e più contagio significa riempire ancora di più gli ospedali. Si tenga conto che se Veneto, Friuli Venezia Giulia

Sembra che tutti siano d’accordo. Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «Dobbiamo essere estremamente attenti per evitare possibilità di contagio. Per questa ragione con i governatori dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e del Veneto Luca Zaia, stiamo ipotizzando e studiando misure per ridurre al massimo le possibilità di assembramenti, cercando di non toccare le attività economiche, già gravemente colpite dalla pandemia e dalle misure restrittive già in essere». Il sindaco di Padova, Sergio Giordani: «Serve la massima coesione istituzionale per affrontare la gestione dell’epidemia con le scelte necessarie ad evitare di rendere, a medio periodo, ingestibile la situazione negli ospedali. Così come tra istituzioni locali, anche tra Regione e sindaci dei Comuni capoluogo

serve collaborazione e sinergia. È il momento di compiere insieme le scelte giuste per tutelare la salute pubblica e in particolare riguardo ai prossimi fine settimana, serviranno misure chiare ed omogenee per contenere, e se possibile eliminare, il fenomeno degli assembramenti. Chi trova tempo per le polemichette locali, significa che di tempo ne ha da perdere. La Regione meglio di qualsiasi altro conosce i dati epidemiologici del nostro territorio e la situazione negli ospedali, sia attuale, che in proiezione. Quindi non ho motivo di dubitare che se alcune misure saranno adottate nei prossimi giorni esse saranno calibrate su questa esigenza primaria, la salute, e quindi avranno senz’altro il mio sostegno senza polemiche». Il sindaco di Treviso, e presidente di Anci Veneto, Mario Conte, già l’altro giorno aveva anticipato il suo sostegno: «Troppa gente in giro, i sindaci da soli non sono in grado di fare molto. Se Zaia deciderà di adottare maggiore restrizioni mi troverà favorevole e lo appoggerò». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le misure Fascia Gialla VALGONO TUTTE LE MISURE VALIDE A LIVELLO NAZIONALE E DUNQUE Coprifuoco dalle 22 alle 5 (se si esce serve l'autocertificazione) Chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi ad eccezione delle farmacie, parafarmacie generi alimentari Chiusura di musei e mostre Didattica a distanza per le scuole superiori Chiusura di bar e ristoranti alle ore 18. L’asporto è consentito fino alle ore 22

Jesolo, controlli a tappeto nel weekend

Riduzione fino al 50% per il trasporto pubblico

Fascia Arancione OLTRE ALLE MISURE NAZIONALI Vietato varcare i confini regionali Vietato uscire dal Comune di residenza se non per motivi seri e con autocertificazione Chiusura di bar e ristoranti, 7 giorni su 7. L’asporto è consentito fino alle ore 22 Chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi Restano chiuse piscine, palestre

SPIAGGIA L’assalto balneare domenica scorsa a Jesolo per l’ “estate di San Martino”

Nuova App, primo via libera: privacy garantita per legge LE NORME

Fascia Rossa

L’Ego - Hub

ULTERIORI MISURE È vietato ogni spostamento, anche all’interno del proprio Comune, in qualsiasi orario, salvo che per motivi di lavoro, necessità e salute Chiusura dei negozi, fatta eccezione per supermercati, beni alimentari e di necessità Restano aperte edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie, lavanderie, parrucchieri e barbieri

VENEZIA La prima commissione del Consiglio regionale del Veneto, presieduta da Luciano Sandonà, ha espresso il primo ok ad un provvedimento che dà copertura legislativa alla App di biosorveglianza sanitaria “Zero Covid Veneto” che dovrà monitorare i soggetti positivi al Covid con sintomi e in isolamento. Il provvedimento è stato approvato con l’astensione del Pd e di Europa Verde. «Si tratta di un provvedimento legislativo – ha affermato il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, primo firmatario del progetto di legge -

che risponde alle richieste del Garante e serve quindi unicamente per superare un problema di privacy e poter così autorizzare la modalità telematica di biosorveglianza al fine di alleggerire i compiti del personale sanitario in questa fase emergenziale». Perplessità e richieste di chiarimenti sul funzionamento della App sono state espresse dai rappresentanti di opposizione, che si sono riservati approfondimenti ed emendamenti in aula: «Vogliamo capire se la piattaforma informatica veneta esiste già, chi la gestisce, come funziona, quale utilità e quale impatto avrà sul lavoro dei medici di ba-

se e dei pediatri di famiglia», hanno sostenuto Vanessa Camani, vicepresidente della commissione, Giacomo Possamai, capogruppo del Pd, e Francesca Zottis, vicepresidente del Consiglio. L’opposizione si è astenuta anche sul cosiddetto “bonus Covid” riservato a professori uni-

BONUS COVID L’OPPOSIZIONE SI ASTIENE LA LEGA ATTACCA IL PD: NOI AL FIANCO DI CHI COMBATTE

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SICUREZZA JESOLO (VENEZIA) Troppi assembramenti nei weekend, cresce il rischio contagi. Per questo Jesolo anticipa le nuove misure restrittive. Dopo l’assalto di domenica scorsa, con migliaia di pendolari arrivati sulla spiaggia e provenienti da tutto il Nordest nonostante il rischio contagi, il sindaco Valerio Zoggia ha deciso di intensificare i controlli. Già sulle principali strade di accesso alla città: «Domenica scorsa ci sono stati già dei controlli, dai quali è emerso il rispetto delle normative, tuttavia a fronte di presenze così numerose evitare resse e assembramenti è difficile. Alla gente chiediamo senso di responsabilità». La Polizia locale potenzierà i servizi: «Ci saranno accertamenti per verificare la provenienza delle persone». Sotto osservazione la spiaggia. (G.B.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

versitari e specializzandi: «Non accettiamo strumentalizzazioni da parte della maggioranza – hanno detto i consiglieri Pd - Siamo a fianco di tutti coloro che combattono da mesi in prima linea contro il virus, siamo convinti però che il provvedimento regionale possa essere migliorato e che gli specializzandi debbano essere pagati in maniera adeguata». «Siamo davvero esterrefatti - hanno commentato Alberto Villanova (Zp) e Giuseppe Pan (Lega) - nel constatare che tutta l’opposizione si è astenuta al momento del voto. Non è un bel messaggio per i professionisti del mondo sanitario che, in questo momento, si aspettano per lo meno il sostegno compatto da parte delle istituzioni». Il voto finale venerdì a mezzogiorno in consiglio a Palazzo Ferro Fini. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Primo Piano 5

IL GIORNALE DI VICENZA

Mercoledì 11 Novembre 2020

Tre bar danneggiati da incendi dolosi ieri notte a Padova, durante le ore del coprifuoco. Il questoreIsabellaFusiello:«Escludositrattidiattidiprotesta nei confronti del lockdown di bar e locali». Siindaginasuun balordoripreso inviaAltinate.

TENSIONEAPADOVA

Coprifuoco:vandali dannoa fuocotre bar

«Eradoveroso–hacommentatoilsindacodiVicenza Francesco Rucco – valutare assieme alla Regione la situazionedegliultimigiorni,inparticolarenellecittà capoluogo, e discutere di provvedimenti condivisi perevitare ulteriori assembramenti».

TUTELADELLASALUTE

«Condivisione importante»

ARRIVA UN’ORDINANZA. Veneto-Friuli-Emilia uniti. E spunta un’ipotesi

Stopallamobilità traComunidiversi neifinesettimana IlgovernatoreZaiaierihaincontrato isindaciveneti esi èconfrontatoanche conFedrigaeBonaccini perdefinire misurecondiviseanti-assembramenti Cristina Giacomuzzo INVIATA A VENEZIA

Dopo gli assembramenti del fine settimana e la successiva ira del governatore del Veneto, Luca Zaia, contro quei comportamenti irresponsabili, è in arrivo una nuova ordinanza. Lo ha annunciato lo stesso Zaia che ieri ha voluto mettere in fila le esigenze che arrivano dai sindaci dei capoluoghi e quelle degli altri colleghi governatori. Un’operazione che porterà a delle restrizioni. Dall’unità di crisi, ha spiegato che i suoi tecnici erano già al lavoro su un testo che, con tutta probabilità stamattina, sarà presentato per poi entrare in vigore venerdì. IPOTESI STOP A SPOSTAMENTI. Tra le novità potrebbe es-

serci una stretta sulla mobilità: lo stop, solo nel fine settimana, agli spostamenti fuori Comune. Ma si tratta di ipotesi. Un altro tema sono i plateatici di bar che comunque chiudono alle 18: vietarli del tutto? Non ce ne sarebbe l’intenzione, almeno per il momento, nella speranza che il blocco delle trasferte tra Comuni possa bastare. Altro tema che ha fatto discutere in questi giorni riguarda i mercati: sì o no? Pare che l’idea su cui convergono maggiormente tutti sia la chiusura solo nei festivi e pre festivi. Non è da escludere che Zaia riesca ad inserire una fascia oraria per l’accesso ai supermercati agli over 70 per consentire una maggiore protezione dai grandi diffusori. VERTICE COI SINDACI. Questi i

temi che il governatore avrebbe affrontato con i primi citta-

dini ieri pomeriggio e con l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin, senza entrare però nello specifico. All’appuntamento c’erano il sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, insieme ai colleghi di Padova, Verona, Venezia, Rovigo e Belluno. Non poteva mancare il sindaco di Treviso, Mario Conte, che è anche il presidente dell’Anci Veneto: «Noi sindaci abbiamo accolto positivamente l’invito del governatore ad un confronto a fronte di un fine settimana che ha lasciato tutti spiazzati: sì, perché, l’afflusso che abbiamo visto nelle piazze in quei giorni ce lo sogniamo persino in condizioni normali. Poter mettere sul tavolo tutte le criticità dei singoli territori è stata una grande opportunità. Come crediamo che sia efficace contare su una uniformità di azioni». L’ORDINANZA. A mettere la fir-

ma sull’ordinanza, che varrà per tutto il Veneto, sarà quin-

Conte,Anci: «Beneilmetodo Abbiamomesso lecriticità delterritorio sultavolo» Lecategorie economiche: «Noaguerratra poveri.Chiudere pureiparchi commerciali»

di solo il governatore. Ma l’intenzione è di coordinare il testo creando «una omogeneità tra Regioni a scenario giallo», come ha anticipato ieri Zaia. Quindi con l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia. Il governatore di quest’ultima, Massimiliano Fedriga ieri sera dichiarava: «Con Emilia e Veneto stiamo studiando misure per ridurre gli assembramenti, cercando di non toccare le attività economiche, già gravemente colpite dalla pandemia e dalle misure restrittive in essere». ATTIVITÀ ECONOMICHE. Pro-

prio le categorie economiche, riunite ieri dall’assessore allo sviluppo economico, Roberto Marcato, chiedono alla Regione una soluzione per il caos aperture concesse per cavilli dell’ultimo Dpcm a parchi commerciali e degli outlet e vietate ai centri commerciali nel fine settimana. Gli operatori hanno evidenziato che, in questo momento, sarebbe opportuno tenere chiuse tutte le strutture per evitare una guerra tra poveri. VERSO LA ZONA ROSSA? E se,

come anticipano fonti governative, il premier Conte mettesse tutta Italia in scenario rosso dopo 15 novembre se non si vedranno gli effetti dei Dpcm, cioè la riduzione dei contagi? Zaia allarga le braccia: «Non ho sentore, ma non lo trovo improbabile. Non è possibile che l’orchestrina del Titanic continui a suonare. Cerchiamo di portare la nave in un porto sicuro, siamo in condizioni di farlo, e non affonderà, ma qualcuno non faccia festa mentre manovriamo». • © RIPRODUZIONERISERVATA

L’ordinanzachesta preparandoilVeneto inparallelo aEmiliaRomagnae Frulimiraa ridurreilpiù possibilegli assembramenti

L’IPOTESIAL VAGLIO. Invista altre limitazionicontro gliaffollamenti

Transenneevigilanza Bancarelle“blindate” Ilsindacodi VicenzaRucco puntaa recintarele zone deimercatisettimanali perscaglionare gli accessi Alessia Zorzan VICENZA

Non solo le gite fuori porta, che potrebbero presto subire uno stop - almeno nei fine settimana - se il governatore del Veneto Luca Zaia decidesse di vietare gli spostamenti tra Comuni, ma anche mercati e mercatini sono finiti nel mirino di Regione e Comuni capoluogo. Tra i primi a sostenere la necessità di regolamentare in qualche modo la frequentazione di questi appuntamenti è stato proprio il primo cittadino di Vicenza Francesco Rucco, che in questi ultimi giorni ha più volte ripetuto la necessità di prendere provvedimenti nelle zone delle bancarelle. Prima di agire ha però voluto attendere la

Ilmercato nel centrodi Vicenza all’iniziodi maggio. ARCHIVIO

posizione della Regione, per capire se fosse possibile percorrere una strada condivisa, come pare. «Non si tratta di chiudere i mercati all’aperto - ha precisato Rucco - ma di regolare gli ingressi per scongiurare gli assembramenti. Una soluzione è quella di delimitare le aree e fare sorveglianza agli ingressi, anche se

questo comporta una spesa aggiuntiva». Posizione che è emersa anche durante il confronto, a distanza, andato in scena ieri pomeriggio tra il governatore Luca Zaia, l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin e gli altri sindaci dei capoluoghi. Un confronto voluto «per valutare la situazione degli ultimi

giorni relativamente agli assembramenti», ha spiegato Rucco al termine. «Visto quanto accaduto in certe zone e certe piazze, anche di altre città venete - ha aggiunto il sindaco di Vicenza - si sta valutando un’ordinanza su base regionale che possa impedire questi assembramenti già nei prossimi week end. Un intervento importante a tutela della salute pubblica». Sono ormai sempre più lontane, invece, altre iniziative, come eventuali mercatini. Un pensiero va ad esempio all’appuntamento dedicato all’antiquariato organizzato domenica a Vicenza in Campo Marzo dove in alcuni momenti della giornata il via vai è stato molto intenso. Particolarmente alto anche il numero di espositori concentrati lungo viale Dalmazia, che si è aggirato sulle 300 presenze. Scene che non sono sfuggite a Rucco, al quale sarebbero state inviate anche più foto, che rinnova l’invito alla responsabilità collettiva: «È importante evitare gli assembramenti e dunque di frequentare luoghi affollati. Non è vietato uscire, ma serve il buon senso di allontanarsi nel caso ci sia già troppa gente». • © RIPRODUZIONERISERVATA

DELIBERA DELLA REGIONE. E intanto il presidente Mattarella ha chiamato il governatore: «Lo ringrazio dell’attenzione»

Casediriposo: inarrivo 12,8milioni Lanzarin:«Diamo unsostegno perspeseextraeminori entrate» «Un contributo straordinario che vale 12milioni e 800 mila euro per dare ossigeno alle case di riposo che in questi mesi hanno dovuto affrontare minori entrate e spese extra per mettere in atto tutte le procedure emergenziali per proteggere gli ospiti dal Covid». Così ieri l’assessore alla sanità del Veneto, la vicentina Manuela Lanzarin, che ha portato il provvedimento molto atteso in giunta ieri mattina per l’approvazio-

ne. Questo consentirà alle varie Rsa del Vicentino di ottenere dei ristori che valgono per l’Ulss 7 Alto Vicentino 1.325.879, per l’Ulss 8 Berica 1.486.000 e per l’Ulss 9 Scaligera si arriva a quota 2.255.000. Precisa Lanzarin: «L’importo di ogni destinazione è stato determinato in rapporto al numero dei posti letto accreditati e alla valutazione delle situazioni in cui il fenomeno Covid si è manifestato con maggior prevalen-

za. Gli istituti ammessi a questa misura straordinaria, infatti, si confermano presidi fondamentali del modello sociosanitario. Stiamo parlando di 330 strutture all’interno delle quali in questa fase sono assistiti quotidianamente circa 32.000 ospiti». LA TELEFONATA DI MATTARELLA. Intanto, ieri mattina,

all’unità di crisi, il presidente della Regione, Luca Zaia, ha aggiornato sulla videoconferenza che quotidianamente tiene con i direttori generali delle Ulss. «Stiamo costantemente allargando e “colonizzando” posti non Covid a fa-

vore di pazienti positivi che hanno bisogno di un letto e di assistenza intensiva. La preoccupazione non è sul fronte ospedaliero perché siamo in grado di curare ancora». Poi ha annunciato: «Stamattina (ieri, ndr) mi ha chiamato il Capo dello Stato per chiedere informazioni su come sta andando. Ho ringraziato per l’interesse - ha detto Zaia - , ho parlato lungamente della situazione veneta, raccontando in sintesi il quadro che qui tutti conosciamo e la preoccupazione che i comportamenti di pochi finiscano per pesare in negativo su tutta la comunità».

«DIVERSI DA MARZO». Poi il

governatore Zaia ha commentato: «Si è perso lo spirito della sfida comune, quello che ha segnato l’emergenza di marzo e aprile. Sul piano sociale la situazione mi preoccupa, perché è lì che si consuma la vera battaglia. Rispetto alla prima ondata della scorsa primavera, ora il Covid non sembra più un problema della comunità, ma del singolo, che viene contagiato, del paziente che finisce ricoverato. Siamo passati dal noi all’io. E così - avverte - rischiamo di perdere la guerra contro l’epidemia». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

DallaRegione arrivauncontributo straordinario allecase diriposo


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Mercoledì 11 Novembre 2020 Corriere del Veneto

VE

Il virus

La seconda ondata

LE NUOVE MISURE

Gli scienziati spingono per un cambio di fascia, il governatore prepara un suo piano parallelo

L’Iss chiede restrizioni in Veneto Zaia ha già pronta un’ordinanza L’intimidazione

Quella del Veneto verso la «fascia arancione», la classificazione che impone la chiusura di bar e ristoranti per tutto il giorno e il divieto di spostamento tra Comuni, sembra una marcia lenta ma inesorabile. Ogni giorno si aggiunge un’anticipazione, un retroscena, un’indiscrezione che indica esattamente in quella direzione e d’altronde che il quadro epidemiologico sia in via di peggioramento lo conferma lo stesso governatore Luca Zaia che non a caso ieri, dopo averla a più riprese minacciata, ha annunciato come imminente (oggi, al più tardi domani) la firma di una nuova ordinanza restrittiva che potrebbe entrare in vigore già venerdì. Tra le misure in via di adozione vi sarebbe proprio il divieto di spostamento verso Comuni diversi da quello di residenza, ma limitatamente ai fine settimana. Un giro di vite fortemente chiesto dai sindaci che di fatto sa di anticipazione proprio della «fascia arancione». Quindi l’ingresso contingentato ai mercati, il divieto di apertura sempre nei fine settimana per le medie e grandi superfici di vendita (così da sanare il vuoto normativo lasciato dal Dpcm che si limita ai soli centri commerciali, ricomprendendo templi dello shopping domenicale com Ikea a Padova o l’Outlet di Noventa), indicazioni puntuali sull’uso della mascherina per stanare chi, ad esempio, la tiene abbassata passeggiando con la scusa di una sigaretta. «Chi pensa di fare il furbo avrà brutte sorprese - aveva anticipato nei giorni scorsi Zaia - altroché mascherine calate sotto il naso o messe sul mento». Multe salate convinceranno gli ultimi irriducibili. «Stiamo cercando in ogni modo di contemperare le esigenze della salute con quelle dell’economia - spiega il preVENEZIA

Un’altra lettera di minacce al governatore «Brigate rosse» VENEZIA Una lettera di minacce firmata «Nuove Brigate Rosse», e indirizzata al governatore del Veneto, è arrivata nei giorni scorsi in Regione e ora è nelle mani dell’Ufficio legale che ha già provveduto a informare le autorità. Riserbo assoluto in merito al contenuto della missiva destinata a Luca Zaia, ma tutto fa pensare che possa essere ricollegata ai messaggi analoghi recapitati lunedì ad alcuni sindaci del Nord Italia, ma anche alla sede nazionale del Partito Democratico. «Compaiono pesanti minacce, non rivolte specificamente contro la mia persona ma contro la nostra comunità», ha spiegato il primo cittadino di Ferrara, Alan Fabbri, che ha ricevuto la lettera, così come i suoi colleghi di Ravenna e Rimini. Quest’ultimo, Andrea Gnassi, parla di una missiva nella quale si «lanciano folli accuse e ancora più folli promesse di atti violenti». Fogli firmati «Nuove Brigate Rosse» e contraddistinti dalla stella a cinque punte (disegnata a penna), che ora sono nelle mani della Digos. Da quanto sta emergendo, il documento diffuso in Emilia Romagna risulta fotocopiato e i contenuti non differiscono da sindaco a sindaco e da Comune a Comune. Ma da Venezia per ora non filtra alcuna conferma se si tratti o meno della stessa lettera ricevuta da Zaia. Di certo, c’è che in poche settimane è la seconda volta che emergono intimidazioni rivolte al governatore del Veneto. In una e-mail recapitata il 21 settembre, l’autore si rivolgeva direttamente al presidente: «Sei un asino, vorrei spararti in bocca». Una minaccia di morte di fronte alla quale tutti i partiti, di maggioranza e opposizione, avevano subito espresso solidarietà a Zaia, condannando l’episodio. Per quel messaggio, ma anche per altre ingiurie e offese sui social e inviate via posta elettronica, è già stata presentata denuncia alla polizia postale. Ora si viene a sapere dell’arrivo di questa lettera cartacea firmata da sedicenti «Nuove Brigate Rosse» che avrebbero nel mirino i rappresentanti dello Stato in un momento storico in cui gli effetti della pandemia stanno innescando proteste di piazza e una tensione sociale che si fa ogni giorno più forte. «Il subbuglio c’è e la situazione non è certo da sottovalutare, ma non credo sia possibile un ritorno delle Brigate Rosse degli anni di piombo», ha detto ieri commentando le lettere - Sandro Leonardi, figlio di Oreste, capo della scorta di Aldo Moro ucciso dalle Br nell’agguato di via Fani il 16 marzo 1978. «Mi viene più facile pensare che si tratti di qualcuno che vuole cavalcare il momento». Andrea Priante © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ipotesi: divieto di uscire dal Comune nel week end sidente di Anci Veneto Mario Conte, sindaco di Treviso - ma in giro vediamo troppa gente indisciplinata. Non ci saranno interventi sui plateatici ma contro assembramenti e gite fuori porta, quello sì». Gli fanno eco il sindaco di Padova Sergio Giordani e quello di Vicenza Vincenzo Rucco: «È il momento di compiere insieme le scelte giuste per tutelare la salute pubblica» (Giorda-

C’

è una domanda che continuo a farmi in questi giorni di estrema difficoltà: ma siamo proprio certi che possiamo rinunciare a quello che il P presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiama il «non necessario», il «non indispensabile»? O piuttosto, così facendo, stiamo decretando a colpi di DPCM la fine dell’essenza stessa dell’Italia? Quell’Italia che il mondo ci invidia e nella quale, molti

❞ Conte Cerchiamo un punto di equilibrio tra salute e economia ma in giro ci sono troppi furbi

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● L’intervento Il«nonindispensabile» èlaveraforzadelPaese di Patrizio Bertin*

ni); «Le misure saranno prese dal presidente del Veneto e applicate su tutto il territorio regionale, dopo ulteriori confronti con le Regioni confinanti inserite nella fascia gialla come il Veneto, ovvero Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia» (Rucco). Zaia è perentorio: «Non saremo l’orchestrina che suona mentre il Titanic affonda, avanti con questi numeri la

“fascia rossa” è inevitabile, altroché “arancione”. Il lockdown totale non è più così improbabile. Vogliamo arrivare a quel punto? Mi ha chiamato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sapere come stanno andando le cose e io non ho potuto che ripetergli ciò che dico da giorni: la pressione sugli ospedali sta salendo, siamo preoccupati anche se la situazione resta sotto controllo. C’è chi mi dice: ma se sto al bar alle 17, con gli amici distanziati, tutti con la mascherina, rispetto il Dpcm... Ho capito ma c’è bisogno dei divieti per non ficcarsi nel mezzo di un assembramento che poi ti porta in ospedale? Dai su, un po’ di senso civico. Chiedo a tutti di tirare il freno durante il fine

non italiani, vorrebbero vivere, è l’Italia di Fellini e di Leone, di Valentino e Armani; è l’Italia della Ferrari, della Nutella, dei mille negozi dove si fondono arte e artigianato, dei mille ristoranti dove ambiente, cibo, vino e turismo danno un senso alla nostra esistenza quotidiana. Sono questi i «non indispensabili»? Da noi le grandi industrie si contano sulle dita delle mani, quella estrattiva non rientra quasi nelle statistiche economiche, la stessa agricoltura e agroindustria sono un’esplosione di IGP, DOP, insomma: qualità! Eppure le conferenze stampa del Presidente del Consiglio si soffermano sempre sulle attività «non essenziali» che è meglio

chiudere per contrastare l’epidemia, instaurando un parallelo, arbitrario e fuorviante, con la burocrazia e la pubblica amministrazione, che pur non essendo state minimamente sfiorate dalle difficoltà, mandano gli impiegati in smart working a conferma che, forse, il loro apporto alla vita della comunità non è poi così essenziale. Non c’è dunque un’Italia che sta inabissandosi, c’è l’intero Paese che sta mettendo a rischio i propri «fondamentali» che non sono quelli finanziari delle varie agenzie di rating, ma quelli della socialità, dei campetti parrocchiali dove i nostri ragazzi oggi non possono correre dietro ad un pallone, dei negozietti di

«Più domande che risposte». La sintesi di Renzo Minella, presidente veneto di Anef (Impiantisti) racconta l’incertezza delle stazioni sciistiche. Fino al 3 dicembre il dpcm non permette di aprire. L’obiettivo è il Natale ma con l’onda Covid nulla è scontato. «Oggi (ieri, ndr) ci siamo incontrati con le 19 società che gestiscono 80 impianti di risalita veneti per spiegare i passi che stiamo compiendo con il governo». Si ipotizza uno slittamento almeno al 15 dicembre. C’è poi la partita dei ristori: «La previsione è del 60% di presenze in meno ma ci sono costi vivi che non si riducono, come quelli per la neve artificiale. Urgono risposte dal governo». (m.g.)

oggettistica che sono l’anticamera della cura delle nostre case, delle chiacchiere al bar, delle serate con i familiari al ristorante, delle «pizzate» dopo il calcetto o nell’uscita tra amiche. Conte, ma non solo, in questi giorni ha sottolineato più volte di essere «tutti su una stessa barca». Il problema è che l’Italia è un veliero nel bel mezzo di una tempesta «forza 12», che il comandante (il governo) è in confusione, che i nostromi (le Regioni) non sono tutti all’altezza della situazione e che l’equipaggio (i cittadini), sfinito, è diviso tra chi vorrebbe ammutinarsi e chi invece continua a gettare l’acqua fuori della stiva. Fuor di metafora: abbiamo l’impressione che si proceda


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