17-NOV-2020 Estratto da pag. 19
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 19
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 26
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 35
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-15
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-15
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 25
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 25
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-12
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17-NOV-2020
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17-NOV-2020
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Direttore: Luciano Fontana
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-10
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 16
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da pag. 1-15 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
da pag. 1-15 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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da pag. 1-15 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
da pag. 1-13 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 34
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3043
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17-NOV-2020
da pag. 1-3 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 25
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 10
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 13
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17-NOV-2020 Estratto da pag. 13
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17-NOV-2020
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17-NOV-2020
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17-NOV-2020
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17-NOV-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
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17-NOV-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
da pag. 6 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
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17-NOV-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
da pag. 3 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 13
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 13
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 34
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 34
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
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17-NOV-2020
da pag. 14 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 08/2020: 203.240 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 1-9 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 08/2020: 117.123 63
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17-NOV-2020
da pag. 1-9 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 08/2020: 117.123 63
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17-NOV-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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17-NOV-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 2 Quotidiano nazionale
Direttore: Fabio Tamburini
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 8-8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 8-8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 1-34 Quotidiano nazionale
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 9-9
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 08/2020: 117.123 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 08/2020: 117.123 63
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17-NOV-2020
da pag. 1-2 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-25
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 14
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 14
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 1-26 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 08/2020: 267.036 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Luciano Fontana
Lettori Audipress 08/2020: 267.036 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 10 Quotidiano nazionale
Direttore: Alessandro Sallusti
Lettori Audipress 08/2020: 52.521 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 10 Quotidiano nazionale
Direttore: Alessandro Sallusti
Lettori Audipress 08/2020: 52.521 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 2-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 1-35 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 08/2020: 203.240 63
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17-NOV-2020
da pag. 1-35 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 08/2020: 203.240 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 11
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 13
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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da pag. 1-28 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 08/2020: 203.240 63
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17-NOV-2020
da pag. 1-28 Quotidiano nazionale
Direttore: Maurizio Molinari
Lettori Audipress 08/2020: 203.240 63
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17-NOV-2020
da pag. 1-12 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
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17-NOV-2020
da pag. 1-12 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 08/2020: 117.123 63
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17-NOV-2020
17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
17-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
da pag. 1-12 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 08/2020: 94.003 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 1-12 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 08/2020: 94.003 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 12 Quotidiano nazionale
Direttore: Marco Tarquinio
Lettori Audipress 08/2020: 94.003 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 08/2020: 117.123 63
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
17-NOV-2020
da pag. 15 Quotidiano nazionale
Direttore: Massimo Giannini
Lettori Audipress 08/2020: 117.123 63
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17-NOV-2020
Primo Piano 9
IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 17 Novembre 2020
OggiilmunicipiorestachiusocausaCovid.Adannunciarlo è il sindaco Emanuela Dal Cengio. Tutti i cinquedipendenti degliuffici non sarannoin sede. Sarà presente il primo cittadino per ricevere leeventuali telefonate. M.P.
CRESPADORO
Municipiochiuso acausadel Covid
L’assessore di Bassano Mariano Scotton: «Anche se glisportelli deiServizidemograficiresterannochiusi finoamartedìprossimo,sarannogarantiteleattività indifferibilitracuiipermessidisepolturadeidefunti. Daremoto sarannopossibili anchealtrepratiche».
CONTAGIALL’ANAGRAFE
«Garantitetutte le attivitàindifferibili»
LAPROTESTA. Il primocittadinoValter Orsiesasperato dallecontraddizioni chehannoportatoadannullare lebancarelle nellasuacittàea Thiene
«Bastadecretie ordinanze confusi» IlsindacodiSchioel’amarezza di aver saputo tardi che il mercato potevaesserci:«Mi sonorotto le scatoledivivere inperennecaos» Mauro Sartori SCHIO
chi va a fare la spesa, in parafarmacia, in lavanderia, dal dentista o in tabaccheria». Uno schiaffo allo shopping prenatalizio ma anche alla palestra e al cinema («inaugurato 6 giorni prima di essere fermato»), già vietati per decreto. «I centri commerciali sono stati demonizzati ma non sono luoghi di contagio – rimarca ,- abbiamo messo in atto tutta una serie di rigidi protocolli, invano». In attesa di capire quale sarà la decisione alla scadenza dell’ordinanza, domenica, si delinea un’inedita alleanza tra “centri”, commerciali e storici. Mutuando una campagna promossa da Burger king che ha invitato la clientela a comprare nelle catene del cibo, incluso l’eterno rivale McDonald’s, “Le Piramidi” rilancia con “Comprate in negozio”: “Che sia il centro storico, il centro commerciale, anche il “Palladio”, già: qualche clic in meno può aiutare a tenere alzata qualche saracinesca in più”, è il messaggio dello shopping center di Torri condiviso anche dal diretto avversario di strada Padana, con Artolozzi che sottolinea la «concorrenza spietata dell’e-commerce, Amazon su tutti». • G.AR. © RIPRODUZIONERISERVATA
«A mezzogiorno il mercato non si può fare, alle 17,30 sì ma a determinate condizioni. Tra decreti, ordinanze e delucidazioni confusionari e contrastanti noi sindaci, presi nel mezzo e costretti a prendere la decisione finale, non ne possiamo più». Il sindaco di Schio Valter Orsi si fa portavoce di tanti altri colleghi costretti a chiedere lumi a Roma e Venezia di fronte ai repentini cambi di strategie contro la pandemia. È talmente arrabbiato Orsi che ci fa vedere una vignetta, mandatagli da un anonimo disegnatore, che lo rappresenta come un don Camillo pronto a fare a botte. Il pretesto all’autore è venuto dopo l’accostamento dello stesso sindaco al celebre parroco di Brescello, fatto dal Giornale di Vicenza quando il Comune ha chiesto al circolo Arci un locale per ospitare la mensa della vicina scuola elementare. Altra questione ma quel simpatico disegno viene buono oggi, dopo che Schio e Thiene hanno annullato i mercati di sabato e ieri. Ecco il resoconto fatto dal primo cittadino di una giornata
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Almattino diconounacosa, poinonrisponde nessunoal telefonoealla seracambiatutto
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Perpoterci organizzare servonotempoe volontari.Domani proveremoafar tornareibanchi
convulsa, quella di venerdì. «Nella conferenza stampa il governatore Luca Zaia spiega che i mercati si potranno fare ma con una sola via di accesso e una sola uscita spiega Orsi. - Ci confrontiamo con la prefettura, visto che dalla Regione nessuno rispondeva al telefono, e ci confermano quanto avevamo capito. A quel punto, con il mercato fissato per il giorno dopo e dieci addetti ai magazzini comunali in quarantena, per fortuna poi risultati tutti negativi ai tamponi, abbiamo deciso di annullarlo. Ci siamo sentiti con Thiene che ha adottato lo stesso provvedimento. Poi arriva sera e la risposta della Regione». Che ribalta tutto, nel senso che la risposta fornita precisa come non sia necessaria l’unica entra ed uscita ma accessi controllati. «Morale, avremmo potuto farlo. Però tra conferenze stampa, ordinanze e spiegazioni non ci capiamo più nulla e io, personalmente, mi sono rotto le scatole». Così domani a Schio il mercato si dovrebbe fare, condizionale d’obbligo perché c’è una riorganizzazione da fare comunque: «Stiamo pensando ad autorizzare solo i banchi alimentari e con beni di prima necessità, in modo da perimetrare le bancarelle fra piazza Statuto e via Btg. Val Leogra alta sino a via Cavour. Così forse riusciamo a rimettere in piedi l’organizzazione sperimentata la scorsa primavera. Però necessitiamo comunque di volontari perché con le nostre forze non riusciremmo nell’impresa». La considerazione finale è amara: «Noi amministratori viviamo nella costante e perenne confusione e facciamo fatica a far capire ai cittadini che vengono scaricate su di noi situazioni a cui talvolta non riusciamo a dare risposte concrete perché siamo i primi a capirci poco». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Lavignetta che unanonimoha spedito al sindacodi Schio
Ilsindaco ValterOrsi almercato primadellapandemia. ARCHIVIO
COMMERCIOAMBULANTE. A Bassanosi studia una nuova soluzione
Ilmercato persalvarsi inventaisettori divisi Transennesepareranno vieepiazzeauna auna Percorsiaparteperchi non è cliente ma va in centro Enrico Saretta BASSANO
Un mercato “a fette”, non più arena libera dove aggirarsi in cerca dell’offerta migliore. A questo stanno lavorando la Confcommercio e l’assessorato alle attività produttive di Bassano. L’obiettivo è salvare il mercato cittadino, organizzandolo nel rispetto delle misure di sicurezza nonostante il periodo di restrizioni, e di conseguenza, salvare il lavoro di qualcosa come 115 espositori. Ambulanti la cui attività si regge molto sui due appuntamenti settimanali. Il tempo stringe: il mercato, a Bassano, si svolge il giovedì e il sabato. Sabato scorso si è tenuto soltanto quello alimentare, per dopodomani si
Ilmercato alimentare diBassano con laProtezione civile CECCON
tenterà il ritorno anche delle altre bancarelle. Le riunioni in questi giorni si susseguono e una decisione dovrebbe essere presa oggi, in un incontro tra Confcommercio e Amministrazione. L’associazione metterà sul tavolo una sua proposta che si basa sulla suddivisione del mercato in sezioni, con varie aree della città transennate. In sostanza, saranno sistemate transenne
di settore in settore e gli accessi saranno contingentati. «Ad esempio - spiega il presidente dei commercianti, Alberto Borriero - via Verci sarà un’area a se stante, con barriere a delimitare le bancarelle e un ingresso e un’uscita controllati. Lo stesso accadrà in piazza Libertà e piazza Garibaldi. Si vuole inoltre evitare la promiscuità tra chi deve andare al mercato e chi inve-
ce deve solo passare per il centro. Questi ultimi seguiranno un loro percorso, esterno alle bancarelle». Servirà uno sforzo organizzativo notevole. Confcommercio e Amministrazione stanno quindi valutando se affidarsi alla protezione civile o a qualche altra ditta specializzata. «L’obiettivo è contingentare gli ingressi - spiega il presidente Borriero - Un operatore sarà al varco d’entrata e controllerà che l’area non si saturi. Sarà in collegamento radio con l’operatore all’uscita, in modo da far entrare altre persone man mano che altri clienti escono. In questo modo, contiamo di poter salvare il mercato, ovviamente nel rispetto di tutte le normative di sicurezza». Accantonata quindi ancora una volta l’idea di organizzare il mercato in altre zone della città. «Non vogliamo snaturare una tradizione della nostra città - chiude Borriero - Fino a quando sarà possibile, valuteremo quindi soluzioni alternative che ci permettano di organizzare il mercato nel suo luogo naturale, che è il centro storico. Probabilmente sarà necessario spostare alcune bancarelle». • © RIPRODUZIONERISERVATA
CONTAGI. Due casitra il personaledei servizidemografici:stopfino alunedì compresoanche aelettorale estatocivile
Bassano chiude l’anagrafe per 7 giorni Prorogatavalidità dei documenti in scadenza durante la pandemia Lorenzo Parolin BASSANO
Porte chiuse ai servizi demografici del Comune di Bassano del Grappa causa Covid-19. Sono stati rilevati due casi di positività al coronavirus tra il personale. Sentito il dipartimento di prevenzione dell’Ulss, l’Amministrazione ha disposto la chiusura di tutti gli uffici demografici, che si trovano in via Verci, in uno stabile lontano dal munici-
pio, almeno fino a lunedì prossimo compreso. «Il provvedimento riguarda gli uffici elettorale, anagrafe e stato civile – spiega l’assessore ai servizi demografici Mariano Scotton -. Stiamo provvedendo alla sanificazione dei locali e, se non ci saranno sorprese, martedì 24 si potrà riprendere il lavoro». Non è la prima volta che il Comune è costretto a chiudere alcuni uffici per Covid. Già nelle scorse settimane, un ca-
so di positività negli uffici del municipio di via Matteotti aveva costretto a bloccare l’attività della sede centrale e ad avviare i protocolli di sanificazione. «Niente panico, manteniamo i nervi saldi e facciamo ciò che va fatto – ammonisce Scotton -. Nel frattempo, garantiremo tutte le attività indifferibili relative ai permessi di sepoltura dei defunti e, compatibilmente con la possibilità di sostenere il lavoro a distanza, cercheremo di estendere ad altre attività come le pratiche anagrafiche e di stato civile il lavoro da remoto».
Quanto all’origine del virus arrivato nei locali di via Verci, Scotton spiega che con tutta la buona volontà il tracciamento nel caso di uffici che registrano un viavai continuo come i demografici non è proprio possibile. «Il personale ha lavorato benissimo, contingentando gli accessi, mantenendo il distanziamento e utilizzando tutti i dispositivi di protezione – evidenzia -.Ma all’anagrafe e ai servizi correlati accedono centinaia di persone ogni giorno e c’è un passaggio continuo di carte e documenti». «Fortunatamente – ancora Scotton – oggi una se-
rie di documenti può essere stampata da casa al computer. Lavoreremo per far conoscere di più e meglio anche questa possibilità». Nel frattempo, in contemporanea con la chiusura degli uffici, l’assessore annuncia una nuova proroga per le carte d’identità e per le patenti scadute o in scadenza durante l’emergenza coronavirus: «I termini, già spostati a dicembre, in seguito alle restrizioni sono ulteriormente prorogati alla fine del prossimo aprile – chiude -. Di conseguenza, chi doveva rinnovare i documenti potrà attendere». • © RIPRODUZIONERISERVATA
L’ufficioanagrafe di Bassano inuna fotodi repertorio CECCON
4 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 17 Novembre 2020
IlVenetoelalottaalvirus Ieriun piccodi+2240 negativizzatialSarsCov2
LavicepresidentedellaRegione,ElisaDeBerti,haresonotoattraverso i social di essere positiva al Covid 19 e di essersi messa in auto isolamentovolontario.DeBerti,assessoreaitrasportialsecondoincarico,eserciteràlesuefunzionigraziealleriunioni,previstedallaRegioneVeneto, attraversogli strumentiinformaticiindotazione.
ADESSOÈ INISOLAMENTO
Lavicepresidente DeBertiè “positiva”
SPERIMENTAZIONEINLARGA SCALA. Dopomesi dicollaborazione perlamessa apuntoil Venetohaottenuto 5milakit gratis:testnei pronto soccorso etra i sanitari
Zaialanciailtamponerapido“faidate” IlmicrobiologoRigoli:«Lometteremoallaprova aTrevisomaancheaVicenza,SantorsoeVenezia» Perlavenditainfarmaciacivorràl’okdelMinistero Cristina Giacomuzzo INVIATA A VENEZIA
Basterà andare in farmacia. Oppure, chissà, li forniranno direttamente al ristorate o all’hotel prima di entrare. Sì, perché per sapere se si è positivi al Covid, e quindi contagiosi, basterà un tamponcino da infilare appena dentro il naso - niente a che fare con il tampone lungo che fanno i sanitari nella cavità naso faringea - e poi inserirlo in una boccettina di reagente. Quindi, zac, due goccette di liquido nella “saponetta“, cioè la macchinetta usa e getta grande quanto un test di gravidanza, ed ecco l’esito, dopo appena un paio di minuti: due linee vuol dire positivo. Con una linea sola, invece, il test è negativo e allora c’è il via libera: «Prego, entri nel locale Covid free». Sogni ad occhi aperti ai tempi della pandemia? Fantascienza oltre ogni confine di zona rossa? No, realtà. Si spera non molto lontana. Almeno a vedere ieri il presidente della Regione, Luca Zaia, mentre era all’unità di crisi e mostrava come si usa il tampone fai-da-te in diretta Fb e a reti venete unificate. «È questo - proclama che rivoluzionerà la vita di tutti noi». Accanto a lui Roberto Rigoli, coordinatore delle 14 microbiologie venete e vicepresidente dei microbiologi italiani che ha il merito di aver per primo sperimentato quello che allora era l’unico test rapido sul mercato. Arrivava dalla Corea. E ora è al lavoro sul il primo tampone fai-da-te prodotto da una azienda cinese. «Lo abbiamo modificato in alcune parti e reso più performante anche dal punto di vista del packaging», precisa Zaia. Solo ora, dopo averlo perfezionato, entra nella fase cruciale della sperimentazione. Lo testerà, appunto, il Veneto che ha ricevuto 5mila kit gratis dall’azienda produttrice. In parallelo procederà anche l’Istituto superiore di sanità.
VERIFICHEINDOPPIO. È Rigoli
che spiega come avverrà questa delicata fase: «Faremo una sperimentazione coinvolgendo le Microbiologie di Vicenza, di Santorso, di Padova, di Venezia e di Treviso. Faremo 2000 test in doppio con la Biologia Molecolare e arruoleremo due gruppi di soggetti. Uno al pronto soccorso e l’altro sui dipendenti dell’Ulss. Tempi? Un mese al massimo». COSTIESCREENING. Continua
Rigoli: «Questo nuovo approccio può rappresentare una svolta. Perché più aumentiamo la capacità di testare le persone e più mettiamo confini alla circolazione del virus. Oggi siamo oltre 50mila. Ma con questo strumento arriveremo lontani. E poi qui la fantasia può dilagare, magari venendo incontro a chi ha attività commerciali. Il futuro, insomma, è tutto da scrivere perché se il prezzo sarà basso, come pare, si potranno riaprire attività oggi chiuse aumentando lo screening». Dovrebbe costare sui 3 euro. Ma è solo una ipotesi. Incalza Zaia: «Come è successo per i test rapidi che hanno visto una proliferazione di multinazionali che li producono, così sarà per i fai-da-te quando arriveranno nelle farmacie. Ma noi per arrivare a questa sperimentazione ci stiamo lavorando già da mesi». Va ricordato che al momento Ordine dei farmacisti e Federfarma smentiscono che questi prodotti siano già vendibili. Serve l’autorizzazione del Ministero e dell’Istituto superiore di sanità. «E poi - guarda avanti Zaia -, ci sarà da capire come controlla-
Basteràinfilare ilbastoncinocol cotoneappena dentroilnaso:poi una“saponetta” daràilrisultato
re gli esiti dei testi in auto-somministrazione. Il Veneto ha pronta una applicazione. Ma si dovrà vedere cosa si deciderò a livello nazionale». LE SPERIMENTAZIONE. Zaia
ha parlato poi di Rigoli come di un professionista ormai conosciuto a livello internazionale. «Vengono da lui per testare i prodotti». Il Veneto è diventato famoso, insomma. «Ma guai a fare accostamenti maliziosi - dice Zaia -: vengono qui perché per fare sperimentazione servono i malati, cosa che la sanità pubblica ha». Ma in Veneto, ci tiene a precisare Rigoli, tutto si fa secondo regole precise: «Noi lavoriamo notte e giorno per combattere il virus e lo facciamo per scoprire strumenti sempre più efficienti e a costi sempre più bassi». Rigoli è stato anche il primo a parlare di cicli di amplificazione (si cerca in profondità che si trovano pezzi di virus): «Proprio oggi ho visto una ricerca di una prestigiosa università americana che confermava che oltre il 32esimo ciclo il virus non è vivo».
Ilpresidente Luca Zaiaesegue iltamponeauto-somministrato
FOCUS. Positivo il commentodelgovernatoredopo l’ultima ordinanza
«Bene il fine settimana Leregolefunzionano»
Esulloscontromedici dibase eRegione:«Noi «ITESTRAPIDISONOAFFIDABI- difendiamoquelli bravi» LI». Rigoli, infine, torna a par- riprendendoi “furbetti” lare dei test rapidi e, senza mai citarlo, replica alle accuse mosse dal virologo Andrea Crisanti dell’Università di Padova che due settimane fa aveva sparato a zero contro questi tipi di test, sostenendone l’inaffidabilità. «I test antigenici che abbiamo testato in doppio - dice - sono stati 3486 e hanno mostrato percentuali di validità intorno al 99%. Li abbiamo inviati al Ministero ribadendo che ritenevamo i test rapidi una ottima alternativa molecolare a condizione, però, che sia eseguito subito. Se facciamo passare ore o giorni dal prelievo al test la sensibilità del metodo è degradata. È il fattore tempo a portare alla differenza di esiti tra alcune ricerche e le nostre». • © RIPRODUZIONERISERVATA
La stretta imposta all’ultima ordinanza di Zaia, quella che ha portato il Veneto a Regione «gialla plus», come l’ha definita lui stesso, ha portato i suoi frutti. NIENTE
ASSEMBRAMENTI.
«Sabato e domenica le regole anti-assembramenti e i super controlli nell’accesso dei centri storici delle città del Veneto hanno funzionato». Così il governatore del Veneto, Luca Zaia, ieri dall’unità di crisi. Di più: «Possiamo dire che nel week-end si sono visti i primi risultati, diciamo al 75-80% - ha detto -. Non abbiamo assistito alle scene di due domeniche fa quando c’erano le piazze affollatissime e alcune strutture di commercio aperte. Molte perso-
Ilmicrobiologo RobertoRigoli el’assessore Gianpaolo Bottacin
ne hanno ascoltato il nostro appello di stare lontani dagli assembramenti senza per questo rinunciare a muoversi e stare all’aria aperta. Ho visto poi tante persone portare la mascherina anche in passeggiata. Bene. Adesso dobbiamo fare un piccolo sforzo in più, stringiamo ancora un po’ i denti. Se rimanessimo in zona gialla non sarebbe una brutta cosa». Purtroppo però continuano ad aumentare i numeri dei nuovi casi di positivi. E cresce anche la pressio-
FEDERALBERGHI. Michielli: «Non è stata resa operativa l’intesa trovata. Spero non si vada in cerca di operatori disperati»
«Covid-hotel? Qui non c’è un accordo» «ConlaRegione si eraipotizzato didareformazioneal personale» Alberto Minazzi VENEZIA
Entro oggi, anche il Veneto, come le altre Regioni, deve comunicare alla Struttura commissariale per l’emergenza Covid le strutture alberghiere disponibili per essere trasformate in Covid-hotel. In teoria. Perché, se vorrà, la Regione dovrà muoversi in autonomia. Allo stato dell’arte, Federalberghi non è infatti disposta a collaborare con
Palazzo Balbi. «A queste condizioni - conferma il presidente Marco Michielli - noi non ci stiamo. Personalmente, sono assolutamente disponibile a sedermi a un tavolo con i funzionari della sanità regionale per arrivare a definire un protocollo che sia soddisfacente non solo per gli albergatori, ma anche per le persone. Servono infatti parametri per far sì che, prima di tutto, i futuri Covid-hotel siano messi
Ilkit contuttal’attrezzatura per farsi infuturoiltampone acasa
in sicurezza. Evitando cioè che, a loro volta, non rischino di trasformarsi in nuovi focolai». Il tema dei Covid-hotel, ad onor del vero, era stato già affrontato, in occasione dell’epidemia della scorsa primavera, da Regione e albergatori. Lo schema su cui si stava lavorando era quello adottato dalla Regione Toscana, ovvero l’albergatore consegnava la propria struttura “chiavi in mano” al sistema sanitario regionale, che si sarebbe poi occupato di fornire il personale sanitario e di servizio per la gestione dei servizi. «L’idea originaria - ricorda Michielli
- uscì però stravolta nella delibera di Giunta. A fronte della richiesta della Regione di ricevere dagli albergatori una pensione completa, tutti i nostri associati a fine aprile dissero di no, visto che, giustamente, il personale si sarebbe rifiutato di lavorare in condizioni di rischio». Da allora, con il rallentamento della pandemia, la questione fu inizialmente accantonata. Di fronte alla ripartenza del contagio, Michielli ha però già da un mese ripreso l’interlocuzione con l’assessore regionale al Turismo, Federico Caner, trovando una risposta soddisfacen-
te ma non ancora tradottasi in un’intesa. «Sappiamo conclude il presidente di Federalberghi - che la situazione del personale sanitario e parasanitario in questo momento è difficile, ma pensiamo che, oltre a garantire la presenza giornaliera di un virologo, possa bastare una formazione specifica dei nostri dipendenti. Serve però mettere nero su bianco un accordo. L’unica alternativa possibile è che la Regione si faccia concedere la struttura da qualche albergatore disperato. Che, purtroppo, adesso sono la merce più comune». • © RIPRODUZIONERISERVATA
ne sugli ospedali, ma su livelli ancora sostenibili. «Sono quasi 2.100 i posti letto occupati da malati Covid (277 in terapia intensiva). C’è tuttavia ancora un equilibrio nel saldo tra ricoveri e dimissioni: 48 i ricoveri nelle ultime 24 ore, 45 le dimissioni». MEDICI E REGIONE. Interviene
anche Zaia sul tema dello scontro tra medici di base e sindacati da una parte e Regione dall’altro. Tutto nasce, in sintesi, per una disposizio-
ne del Comitato di crisi Covid-19 della Regione con cui si chiede ai direttori generali delle Ulss di segnalare i medici di famiglia che invitano i pazienti con febbre alta ma sintomi respiratori minori, a recarsi presso il Pronto soccorso, senza averli visitati. «Noi vogliamo tutelare i medici che si comportano bene. Su 3.250 medici - ha spiegato - ce ne è uno che non risponde al telefono? Il richiamo è a tutela degli altri che si comportano bene. Ci capita che arrivino al pronto soccorso pazienti che non sono riusciti a recuperare il loro medico. Il che non vuol dire che offendiamo i medici di base, ma che per colpa di qualcuno - ha concluso - viene screditata l’intera categoria. E noi, così facendo, in realtà la difendiamo. I medici di base sono una colonna portate del sistema sanitario veneto». Insomma, come a dire, che quella messa in campo dal Comitato è una mossa anti-furbetti, per stanare quei professionisti che non si rendono reperibili o che non verificano lo stato di salute del proprio assistito prima di invitarlo al pronto soccorso. Ma il caso non si chiude qui. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA
Ilreportsulla pandemia Ricoveritotaliaquota2369 Esipiangono59vittime La crescita dei “ricoveri Covid” negli ospedali ieri ha segnato per fortuna un rallentamento: +13, raggiungendo così la quota mai vista di 2092 persone curate in corsia (di cui 1991 attualmente positive), a cui si aggiungono però le 277 persone gravi che sono state portate in terapia intensiva: in totale quindi è salita a 2369 la cifra record di ricoveri, mai vista nella prima ondata del coronavirus. E questo nono-
stante ci siano state altre 113 dimissioni dalle corsie di persone ormai in via di guarigione. Purtroppo il report di ieri sera registra anche un balzo di altri 59 decessi, portando il totale dall’inizio della pandemia a 2919: il picco è dei 776 lutti veronesi. Un dato positivo: è leggermente calata la crescita dei nuovi positivi (ieri +2013) e i ci sono stai ben 2240 nuovi “negativizzati”. • P.E.
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L'ARENA
Martedì 17 Novembre 2020
VERONA
Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 | E-mail: cronaca@larena.it
LASVOLTA. Alviala sperimentazione,poiserve ilnulla ostadell’Iss. «Abreve saràin farmacia»
«Ilnostro test fai da te saràunarivoluzione perlatracciabilità» Camilla Ferro
Non una ma due volte. Si è sottoposto al test rapido fai-da-te in diretta, infilando il bastoncino nel naso - «cinque giri per ciascuna narice» s’è raccomandato - e in pochi secondi ha mostrato l’esito: «Ecco, negativo. Ci vuole niente, vedete? Questa è una rivoluzione». Così il presidente Zaia ieri ha presentato il nuovo test rapido antigenico in autosomministrazione «inventato» dal dottor Roberto Rigoli, coordinatore delle 14 Microbiologie venete e vicepresidente di quelle italiane. «In tempi brevissimi partiamo con la sperimentazione», ha garantito, «per verificarne l’effettiva validità scientifica: durerà un mese ed avverrà confrontando gli esiti di questo sensibilissimo test con quelli dei tamponi molecolari classici. Poi servirà la validazione dell’Istituto Superiore Sanità, dopodiché questo kit potrà essere messo in commercio. Si comprerà in farmacia a prezzi accessibili: la produzione ha un costo di 3 euro a pezzo». Zaia è sicuro, «questa è una svolta diagnostica storica nella lotta al Covid 19 e, grazie a quello che ha messo in piedi il dottor Rigoli, diventeremo punto di riferimento internazionale. Tra un mese lo vorranno tutti. Dopo essere stati precursori in Italia del test rapido, oggi lanciamo questa nuova sfida: sembra preistoria il pungidito della prima ondata, vero? Adesso guarda-
L’assessore
DeBerti:«Io positiva,ma stomeglio» «IlCovidhacolpitoanche me». Iniziacosì unmessaggio su Instagramscritto dalla veroneseElisa DeBerti, leghista,assessore regionale alleInfrastrutture eai Trasportial secondomandato evicepresidentedellaRegione guidatadal presidente Luca Zaia.«Due settimanefa», scriveeconferma al telefonola stessaDeBerti, già sindaco di IsolaRizza, nellaBassa,«sono stataa contatto con una personache, dopoqualche ora, hascopertodi esserepositiva. Misono immediatamente messainisolamentofiduciario. Nonostanteavessimo utilizzatolamascherine e mantenutole distanze, probabilmenteil passaggio di alcunecarte èstato fatale. Dopoalcuni giorni purtroppo misono comparsi raffreddore, emicrania,perdita delgusto e debolezza.Comunque», prosegue,«volevorassicurarvi, stogià meglio...passeràanche questa». LaDe Bertieserciterà comunquele proprie funzioni graziealle riunioni,previste dallaRegione, attraversogli strumentiinformaticiin dotazione.La notizia,apparsa anchesulleagenzie, erastata confermatapuredallo staff dellaRegionestessa. E.G.
Zaiaprovailtampone«fai date»
te dove siamo arrivati». E sorride: «Ci avevano considerati dei visionari... adesso partiamo con il fai-da-te convinti di poter centrare l’obiettivo perché, come nel caso dei rapidi, stiamo facendo le cose bene, con precisione, dedizione e attenzione. Quando andrà in porto, sarà un vero cambio di rotta in questa battaglia che il 21 febbraio scorso abbiamo cominciato al buio più completo». Quando si inizia? «Tra poco tempo, se tutto va come deve, ognuno potrà farsi il test da solo, con modalità semplicissime, sapere qual è la sua condizione e, in caso di positività rivolgersi al sistema sanitario per essere preso in carico e assistito a dovere». Il kit per l’esame è contenuto in una piccola scatola, contenente un tamponcino, una provetta con il reagente e una saponetta (simile a quelle dei test per la
gravidanza). Una volta estratto il tamponcino dalla confezione, bisogna inserirlo in entrambe le narici, «non troppo in profondità come richiede il molecolare, basta fermarsi alla fossa nasale», ha mostrato Zaia, «roteandolo per cinque volte a narice». Fatta questa operazione, il tampone va introdotto nella provetta contenente il reagente: a questo punto il contenuto della provetta deve essere versato (solo 4 gocce) sulla saponetta che, in pochi secondi, darà l’esito. Tutta l’operazione dura 2-3 minuti. «E’ un grande lavoro di squadra», è intervenuto Rigoli, «il merito, se tutto andrà bene, sarà di tanti colleghi che ci stanno lavorando da mesi». In ciascuna delle microbiologie aderenti alla sperimentazione (Mestre, Vicenza, Padova, Santorso, Treviso) verranno effettuati 200 tamponi fai-da-te in doppio confronto con il tradizionale molecolare, per verificare il tasso di corrispondenza dell’esito. Le categorie prescelte sono pazienti testati nei Pronto Soccorso e operatori sanitari. Gli esiti verranno poi inviati all’Istituto Superiore di Sanità per la validazione. Qualcosa di «buono» già si sa. «I risultati che abbiamo ad oggi dai primi test sono incoraggianti», si è lasciato scappare Rigoli, «abbiamo percentuali di affidabilità elevatissime, verificate dal confronto con il molecolare, prossime al 100 per cento». «Naturalmente», ha concluso Zaia, «chi scoprirà di essere positivo dovrà avere senso civico perchè a quel punto non avrà in mano solo le sorti della sua vita, ma anche quelle della comunità. Penso non sia necessario arrivare a mettere il braccialetto elettronico, no?». •
Gliagenti dellaPoliziaLocale controllanolepasseggiate deiveronesiin centro,durantel’ultimo weekend leordinanze re
Il tampone fai da te La Regione Veneto rende disponibili 5.000 kit per l’autodiagnosi
IL KIT (sorta di lungo cotton-fioc; provetta con sostanza reagente)
Il kit è prodotto in Cina seguendo i consigli degli ospedali veneti, specie Treviso
tempo dell’ operazione: 90 secondi L’EGO-HUB
Zaiaprovaindiretta ilnuovotampone rapido «Il prezzo è accessibile, costa tre euro. Chi scoprirà di essere positivo dovrà avere grande senso civico»
Chiunque può usarlo appoggiando il tampone all’interno del naso (anche non molto in profondità)
Il tampone va messo nel reagente entro breve tempo (metodo “fai-da-te”)
L’esperienza veneta dovrà essere validata dall’Istituto superiore di sanità
ILBOLLETTINO. Weekend blindato, soddisfattoilGovernatore. «Il75 percento harispettato lanostra ordinanza»
Bilancionero,quindici morti in24 ore AVerona eprovincia sonoaumentati idecessi masono diminuiti i ricoveri Sonoin 68in rianimazione Altro bilancio «nero», quello di ieri, per i decessi: 15 vittime, che con le 10 di domenica e le 20 di sabato fanno salire a 776 le vittime veronesi Covid dall’inizio dell’epidemia a febbraio. La curva dei contagi continua nel suo trend di crescita, anche se con una velocità minore rispetto alla scorsa settimana: ieri sono stati 202 i veronesi nuovi positivi, decisa-
mente meno degli oltre 1.000 del week end, gli «attualmente positivi» sono scesi infatti di 160 unità in 24 ore, portando il totale a 11.183. Anche negli ospedali di città e provincia il dato dei ricoveri è calato: a fine giornata si contavano 490 pazienti, 13 in meno rispetto al giorno precedente. Chi sa leggere i dati non si entusiasma alla «notizia» di avere meno persone in corsia se contemporaneamente sale la voce dei decessi. Può significare infatti che siano diminuiti i degenti non perché siano stati dimessi ma, più drammaticamen-
te, perché la malattia se li è portati via. Dei 490 ricoverati, 68 restano i gravi in terapia intensiva, stesso numero dell’alto giorno. «In Veneto sono 103.842 gli infetti totali in questi 9 mesi», ha detto Zaia, commentando ieri i dati del bollettino giornaliero. «Abbiamo fatto in tutto 2 milioni 571 tamponi, tra molecolari e test rapidi; questi ultimi in particolare, sono 592.500. Certo, non si allenta la pressione sugli ospedali, dove tra area non critica e rianimazioni abbiamo circa 2.300 pazienti. Anche il turn over comincia qua-
si ad andare in pari: ieri il saldo tra ricoveri e dimissioni è stato di solo 3 unità in più dei primi rispetto ai secondi». E’ un presidente meno teso quello che ieri ha commentato il bilancio degli «assembramenti» del week end rispetto a una settimana fa. «Possiamo dire che si sono visti i primi risultati dell’ultima ordinanza, il 75-80% ha ascoltato il nostro appello a limitare le situazioni a rischio». E ha aggiunto: «Stringiamo ancora un po’ i denti, se rimanessimo in zona gialla non sarebbe una brutta cosa». E a proposito dei «colori» delle re-
gioni: «È aleatorio pensare che esista un algoritmo che dia una rappresentazione esatta della realtà. Ci vuole buon senso, è utopia pensare che esista un frullatore nel quale metti gli ingredienti e vien fuori un prodotto finito: le valutazioni a volte vanno al di là dei numeri». Tornando ad una metafora di qualche settimana fa: «Non stiamo giocando con il Bimby dove mescoli tutto ed esce la soluzione perfetta per classificare un territorio in una fascia piuttosto che in un’altra: con questa epidemia niente va lasciato al caso». • C.F.
Ricoveriin calo nelleultime 24ore ma sonoaumentatii decessi
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PRIMO PIANO
MARTEDÌ 17 NOVEMBRE 2020 LA TRIBUNA
Coronavirus: gli ospedali della Marca
Posti letto vicini alla saturazione L’occupazione è arrivata al 60% Mai così tanti degenti, Valdobbiadene aprirà in anticipo Al Ca’ Foncello accorpate tutte le aree chirurgiche TREVISO
Mai così tanti ricoveri per coronavirus nella provincia di Treviso. Dodici in più nelle ultime 24 ore, il totale dei posti letto occupati da pazienti infettati ammonta a 429. Resistono le Terapie Intensive alle prese con 32 pazienti, ma occorre liberare letti nei reparti adibiti a Malattie Infettive e Terapie Sub-intensive che accolgono decine di contagiati che non devono essere intubati ma hanno comunque bisogno di supporto d’ossigeno e assistenza specialistica. Ed è a questa tipologia di
Benazzi: «Il picco deve ancora arrivare» Ridotta ovunque l’attività ordinaria pazienti che l’Usl 2 guarda con maggiore attenzione per evitare il collasso. Il picco di malati con sintomi è atteso fra tre giorni, venerdì 20 novembre, ma il tasso di occupazione dei letti ospedalieri nella Marca sfiora già il 60% dei 728 “riservati” al Covid. L’Usl cerca quindi di non farsi sommergere e potenzia ancora le postazioni disponibili. «Siamo entrati nella fase 5 dell’emergenza» conferma il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi. Nei reparti trevigiani si serrano i ranghi e si continua ad attivare posti letto. Per affrontare l’emergen-
za Covid ora scendono in campo l’ex Guicciardini di Valdobbiadene (per la prima volta) e l’ospedale di Oderzo, portando così a 8 le strutture ospedaliere locali impegnate a fronteggiare la pandemia. VALDOBBIADENE
Al Ca’ Foncello saranno accorpate tutte le aree chirurgiche. Dopo oltre vent’anni di inattività dell’ex ospedale Guicciardini di Valdobbiadene il polo aprirà all’inizio della prossima settimana. La scorsa primavera, durante la prima ondata di Covid, non era stato necessario attivarlo, ora sì. Slitta di qualche giorno l’avvio, ma è questione di poco tempo. Si parte con 30 posti letto, estensibili fino a 60 in caso di necessità. «Stiamo definendo gli ultimi aspetti e poi si parte» conferma il dg. I primi 30 letti sono allestiti in un piano con camere riscaldate, servizi e attacchi per l’ossigeno. «Il vero tema non sono gli spazi ma il personale» ricorda il direttore generale. Per la riapertura del Guicciardini è stato siglato un accordo gestionale che vede la compartecipazione degli istituti San Gregorio, chiamati a coordinare 12 infermieri e 7 ausiliari, mentre l’Usl invierà i propri medici a supporto. Ma in questi giorni, la cosa che ha colpito più di tutte il sindaco di Valdobbiadene, Luciano Fregonese, che sta seguendo la partita: è la gara di solidarietà nata dopo gli appelli per reperire professionisti da inviare in
cifre e dati
429 Il totale delle persone ricoverate nell’Usl 2 a causa del coronavirus: i ricoveri in area non critica ieri sera avevano raggiunto quelli del picco di marzo, ma la previsione è che aumenteranno ancora. Il tasso di occupazione è del 60%
32 I posti di Terapia intensiva occupati: ieri 7 nuovi ingressi. Il tasso di occupazione è più basso rispetto a quello dei posti ordinari
30 I posti letto che apriranno all’ex Guicciardini di Valdobbiadene, struttura di emergenza di cui non c’era stato bisogno a marzo. I posti letto a Valdobbiadene possono arrivare a 60
20 Anche Oderzo amplierà (di 20 posti) la disponibilità di letti per i malati Covid. In caso di emergenza potrà salire fino a 40 posti per pazienti Covid
corsia. «Una decina tra infermieri e operatori socio sanitari hanno risposto con email, telefonate e messaggi per esprimere la disponibilità a dare una mano» racconta il primo cittadino «molti neolaureati ma anche qualche infermiere pensionato, sia della zona sia da fuori provincia». La struttura sarà adibita a ricoveri intermedi, per i post acuti che escono dalle Terapie Intensive e per chi ha biso-
gno di un periodo di assistenza infermieristica prima della dimissione. ODERZO
All’ospedale di Oderzo, che ha attualmente una paziente ricoverata per il virus, sono stati attivati altri 20 letti Covid. L’autorità sanitaria prevede l’invio di altri pazienti colpiti dall’infezione nelle prossime ore. Se si arriverà alla saturazione dei 20 letti, ne verran-
virus c’è ma le mascherine fanno più danno che altro, sono più lesive per la società del bene che potrebbero arrecare». Si chiama in disparte: «Io non sono nessuno per giudicare, e non vorrei essere nei panni di chi deve governare in questa situazione» dice, riferendosi però più alle «pressioni che persone come Zaia devono sopportare e assecondare» che non al problema sanitario. «C’è una dittatura sanitaria che pesa e condiziona le decisioni di tutti» conclude. Negazionista? Non si considera tale («non nego l’esistenza del virus»). Forse più complottista. Di certo non intende né far mistero del suo credo né fermare le sue messe. —
«basta mascherina, fa solo danni»
Don Abrahamovic celebra a Roma la messa dei negazionisti di destra TREVISO
«Il virus c’è, ma non è niente a confronto con l’isteria collettiva che è stata indotta». Don Floriano Abrahamovic, il prete lefebvriano trevigiano, ha fatto parlare di sé per le posizioni sugli omosessuali, per la negazione del massacro nazista di milioni di ebrei, per la messa in suffragio del gerarca Priebke, per le tante vicinanze ai movimenti di estre-
ma destra con cui ha celebrato commemorazioni a Predappio ed altre messe. Ed ora compare anche nell’ormai infinito caleidoscopio di voci e sparate in tema di Covid. Pochi giorni fa ha ufficiato messa a Roma, tra i militanti di Forza Nuova, al fianco del leader del movimento Roberto Fiore (che non fa mistero della sue posizioni negazioniste). «Io farò sempre messa per chi me lo chiede» ha det-
to, «e continuerò a dare la comunione di bocca in bocca, a mani nude, i preti che non lo fanno sono assurdi, come se ritenessero che il Dio che è nelle loro mani portasse la morte o la malattia». E sul virus: «Lo dice anche il direttore di Radio Maria, la vera emergenza che ci troviamo ad affrontare oggi è l’isteria collettiva data dal continuo rilanciare un allarme sanitario che lascia molto a che dire. Il
no attivati altri 20, portando il totale a 40 postazioni nell’ospedale opitergino. In ultima battuta, laddove l’ospedale di Treviso e quelli di Montebelluna e Conegliano - dove è stata attivata la rete delle Rianimazioni Covid - dovessero essere in affanno, verrà valutata l’attivazione di 7 letti di Terapia Intensiva nel nosocomio opitergino. Nel mentre, l’Usl di Marca sta lavorando sul potenziamento del perso-
Il prete lefebvriano Floriano Abrahamovic a Roma con Forza Nuova
F.D.W. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La Voce
Martedì 17 Novembre 2020
RICERCA Il farmaco di Moderna efficace al 94,5%, l’Ema avvia la revisione continua dei dati
Corsa al vaccino vicina al traguardo Lo studio dell’Istituto superiore di Sanità in Trentino: gli anticorpi evidenziano longevità ROMA - L’azienda statunitense di biotecnologie Moderna ha annunciato che il suo vaccino contro il coronavirus ha un’efficacia del 94,5%, stando ai dati preliminari ricavati dallo studio ancora in corso. Dopo quello di Pfizer e BioNtech, un altro candidato vaccino sembra dunque pronto a tagliare il traguardo. L’agenzia europea del farmaco (Ema) ha fatto sapere di aver avviato la “rolling review”, la revisione continua, dei dati del vaccino Moderna. Stando ai dati preliminari ricavati dallo studio, si prevede che il candidato vaccino contro il coronavirus rimanga stabile a temperature standard di refrigerazione tra 2° e 8°C per 30 giorni, rispetto alla precedente stima di 7 giorni. Inoltre, le condizioni di trasporto e conservazione a lungo termine si realizzano a temperature standard del congelatore di 20°C per 6 mesi. “Questi sono ovviamente risultati molto entusiasmanti”, ha commentato alla Cnn il massimo esperto americano di malattie infettive, Anthony Fauci, anche consigliere della casa Bianca per la lotta al coronavirus. “La notizia di oggi di un secondo vaccino è un’ulteriore ragione per sperare.
In Usa Un altro vaccino nelle fasi avanzate della sperimentazione Ciò che era vero con il primo vaccino rimane vero con il secondo: mancano ancora mesi”, ha esultato poi su Twitter il presidente Usa eletto, Joe Biden. Dal canto suo, l’attuale inquilino dello Studio Ovale, Donald Trump ha scelto di polemizzare: “Per quei grandi ‘storici’, per favore ricordate che queste grandi scoperte, che porranno fine alla peste cinese, sono avvenute tutte sotto la mia gestione”.
Sempre ieri è emersa la notizia, riportata dalla Bbc, che nel Regno Unito è stata avviata la terza sperimentazione di un vaccino dell’azienda farmaceutica belga Janssen, che utilizza un comune virus del raffreddore geneticamente modificato . Saranno reclutati 6mila volontari che insieme a quelli che saranno trovati in altri Paesi, porteranno il totale a 30mila volontari. Potrebbero essere necessari dai sei ai nove mesi
per i risultati. A metà dei partecipanti alla sperimentazione verranno somministrate due dosi di vaccino a circa due mesi di distanza. Janssen ha già una sperimentazione su larga scala del suo vaccino in corso in cui i volontari ricevono una dose del farmaco: questa invece testerà se due dosi forniscono un'immunità maggiore e più duratura. Le speranze per il vaccino Janssen sono sostenute dai dati prelimi-
nari ottenuti da Pfizer, visto che entrambi i farmaci prendono di mira una parte del virus chiamata spike protein. Mentre il vaccino di Pfizer-BioNtech inietta parte del codice genetico del virus nei volontari, quello di Janssen utilizza invece un comune virus del raffreddore, geneticamente modificato per renderlo innocuo e per assomigliare di più al coronavirus a livello molecolare. L'obiettivo è di 'addestrarè il si-
stema immunitario a riconoscere e combattere il coronavirus. Questo approccio è simile al vaccino progettato dall'Università di Oxford e AstraZeneca, anch'esso in fase di sperimentazione nel Regno Unito. La sottile differenza è che il vaccino Janssen utilizza un virus che normalmente infetta le persone e il gruppo di Oxford ne utilizza uno che infetta gli scimpanzé. L’Ue nel frattempo ha annunciato l’accordo per l’acquisto di 405 milioni di dosi di un vaccino prodotto dall’azienda europea CureVac. In Italia uno studio dell’Iss e della provincia di Trento sulla sieroprevalenza al fine di valutare la diffusione dell’infezione ha mostrato che gli anticorpi evidenziano longevità e che alcuni anticorpi sembrano più persistenti di altri. “In termini vaccinali, significa che la maggior parte delle persone che hanno questi anticorpi sono protette. Dobbiamo essere comunque cauti, perché abbiamo ancora poche evidenze scientifiche fuori dai laboratori”, ha spiegato Giovanni Rezza, della Direzione generale prevenzione del ministero della Salute. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le Regioni si muovono in ordine sparso la Basilicata chiude le scuole per 15 giorni
Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa
ROMA - Mentre in Veneto il governatore Luca Zaia mostra in diretta streaming il test Covid fai-da-te messo a punto dalla sanità locale per scongiurare un nuovo lockdown e misure restrittive ancora più stringenti, le altre Regioni si muovono in ordine sparso. Alcune agiscono in autonomia, senza aspettare le indicazioni di Cts e governo, mentre altre protestano per la situazione attuale. Le autorità dell’Abruzzo infatti sono decise a passare in modo
autonomo alla fascia rossa. Stesso destino forse anche per la Puglia dopo l’appello lanciato in tal senso da Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari. “I dati vengono raccolti dalle Regioni sono loro che sanno se la situazione sta peggiorando. Noi sindaci, come i cittadini, non li conosciamo”, ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro. La Basilicata invece ha disposto la chiusura delle scuole primarie e secondarie fino al 2 dicembre.
L’ipotesi di chiusura totale degli istituti sarà oggi sul tavolo della Giunta della Valle d’Aosta. “In questo momento il modello che abbiamo intenzione di portare avanti è quello delle tre fasce - rossa, arancione e gialla”, ha confermato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, commentando l'andamento della curva epidemiologica da Covid. L'Italia sarà divisa in zone colorate “fino a quando non sarà stato raggiunto l'obiettivo
COVID Arcuri: “Non c’è pressione sulle terapie intensive”
Calano i casi e pure i tamponi ROMA - Sono 27.354 i nuovi casi positivi al coronavirus in Italia segnalati nelle ultime 24 ore, in calo rispetto ai 33.979 di domenica, a fronte però di un forte calo dei tamponi processati, come avviene sempre il lunedì: sono stati 152.663, oltre 40mila meno di due giorni fa. Il rapporto tra tamponi positivi e quelli processati sale ancora, arrivando a sfiorare il 18%. I nuovi decessi legati al coronavirus in Italia sono stati 504 (domenica erano 546). Il totale, secondo i dati comunicati dal Ministero della Salute, è ora di 45.733 dall’inizio della pandemia. I ricoveri in terapia intensiva sono saliti di 70 unità arrivando a 3.492, mentre il numero di ricoverati con sintomi è di 32.536 (+489). Si registra però anche un forte incremento di dimessi e gua-
riti, che in 24 ore sono stati 21.554. Il totale degli attualmente positivi in Italia sale a 717.784 (+5.294). Per quanto riguarda le singole regioni, il maggior numero di nuovi positivi riguarda Lombardia (4.128), Campania (4.079), Piemonte (3.476), Emilia Romagna (2.547), Toscana (2.433) e Lazio (2.407). “Oggi abbiamo 10 mila terapie intensive e il prossimo mese arriveremo a 11.300”, ha anticipato ieri Domenico Arcuri, commissario straordinario dell’emergenza, ricordando come a marzo i posti fossero 5.179 e al picco primaverile i ricoverati oltre 7 mila, , duemila di più di quelli che la totalità dei reparti potevano accogliere. Pertanto, ha sottolineato Arcuri, “non ci sono pressioni sulle terapie intensive”: “Oggi - ha spiegato il com-
missario del governo per l’emergenza - abbiamo circa 10mila posti, le abbiamo raddoppiate, e arriveremo a 11.300 nel prossimo mese. Negli ultimi 30 anni noi abbiamo pensato un po' troppo al nostro stato patrimoniale e un po' troppo poco al nostro conto economico. Abbiamo abbattuto la nostra scure a partire dai settori strategici come la sanità e l'istruzione che sono certamente due tra i più importanti”. Secondo il ministro della Salute, Robert Speranza, “i prossimi settedieci giorni saranno decisivi, e ci diranno se la divisione del Paese in tre zone, e il meccanismo sostanzialmente automatico delle restrizioni regione per regione, sta dando i frutti che tutti speriamo”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
che ci siamo preposti e che si conferma percorribile con prezzi un po’ meno elevati per il Paese già molto provato”. Secondo Zampa non esiste nemmeno il “problema Natale”: “Il virus non conosce né feste né domeniche. Le regole si rispettano sempre e in ogni occasione, nella speranza che in quei giorni di fine dicembre le misure siano meno restrittive e la situazione meno drammatica di quanto non lo siano oggi”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARTEDÌ 17 NOVEMBRE 2020 LA NUOVA
Coronavirus: il rischio sanitario
Oggi il Veneto individua i Covid hotel Ce ne sarà uno all’interno di ogni Ulss Riserve di Federalberghi: servono formazione del personale e regole chiare, non minacce di “sequestro” dell’immobile Mitia Chiarin / MESTRE
Covid hotel, la lista degli alberghi individuati, uno per azienda sanitaria del Veneto, sarà trasmessa oggi dalla giunta regionale al commissario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri. Ieri giornata di gran lavoro per stilare la lista delle strutture alberghiere individuate dalle aziende sanitarie da parte dello staff che lavora con l’assessore Lanzarin e il presidente Zaia. Il commissario Arcuri aveva trasmesso lunedì a tutti i presidenti di Regione la sua richiesta di conoscere l’elenco delle strutture, almeno una per provincia, da adibire a luoghi dove dare accoglienza a malati positivi che vengano dimessi dagli ospedali perché le loro condizioni sono migliorate, ma che per varie motivazioni, non possano fare ritorno a casa. Alcune Aziende sanitarie si sono mosse in queste ore: quella del Veneto Orientale, la 4, ha individuato un albergo nella zona di San Donà. Una struttura ricettiva, modello Apart-hotel, è stata individuata a Mestre dalla Ulss 3 di Giuseppe Dal Ben, che ha chiuso con la scelta, per ora senza rendere pubblico il nome dell’hotel, il bando di evidenza pubblica che era stato emanato, fanno sapere dalla Serenissima, durante l’estate. Nel Trevigiano si valutano alcune offerte di albergatori ma ci sono anche case di riposo che potrebbero essere trasformate in albergo per pazienti Covid. In altre regioni italiane si chiede al comitato della Protezione civile di in-
Marco Michielli, Federalberghi
Anche la Difesa mette a disposizione strutture militari per ospitare i contagiati tervenire con l’allestimento di strutture sanitarie per fronteggiare l'emergenza Covid: sono finora già 11 quelle messe in piedi, con altre in arrivo a breve. Centinaia di posti letto che prevedono una percentuale, seppure minima, di terapie sub-intensive da Nord a Sud e che si trovano soprattutto in Abruzzo, Piemonte, Ligura, Val d'Aosta, Umbria e Calabria. Ipotesi questa degli ospedali da campo che al momento non vede il coinvolgimento del Veneto. «Abbiamo cinque ospedali vuoti da riattivare, in primis quello di Valdobbiadene, per fare fronte alla situazione», spiegano dallo staff della giunta regionale, escludendo per ora il ricorso anche all’utilizzo di caserme o fore-
I titolari della Locanda Mirafiori a San Donà di Piave, primo Covid hotel nel Veneto
sterie messe a disposizione dall’Esercito. Ieri pomeriggio anche il ministero della Difesa si è mosso rendendo noto di avere reso disponibili 18 basi logistiche, tra caserme e foresterie, per ospitare persone risultate positive al Covid: al momento sono state individuate strutture in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Lombardia,
TOMMASELLA
Valle D'Aosta ed Emila Romagna, Toscana e Veneto. Ma, come dicevamo, da palazzo Balbi spiegano che al momento questa disponibilità in Veneto resta una ipotesi per la quale non si prevede un reale utilizzo, visto che la organizzazione regionale ha deciso di puntare anzitutto sulla riattivazione di ospedali, oggi dismessi, in caso di
peggioramento della situazione nei reparti e nelle Terapie intensive. In attesa di capire oggi quali saranno le strutture adibite a Covid Hotel in Veneto è anche la Federalberghi, l’associazione che rappresenta il mondo della ricettività turistica, che in Veneto e in particolare a Venezia, si lecca le ferite per il crollo del turismo,
Il senatore De Poli lancia l’allarme e propone il modello tedesco: risarcimenti legati alle perdite
menti con l'obiettivo di garantire indennizzi adeguati a tutti gli attori della filiera produttiva della nostra regione. Daremo battaglia fino in fondo». Nel concreto quali sono le vostre proposte su cui darete battaglia? «Si parte da 3 miliardi: è quanto sembrerebbe costare l’estensione degli attuali ristori alle regioni “zone gialle” come il Veneto, considerando solo le categorie produttive previste dai Decreto Ristori 1 e 2 e considerando i codici Ateco previsti negli allegati ai due decreti in questione. È in preparazione il Dl ristori 3 e noi ci auguriamo che, stavolta, il Governo intenda ascoltare concretamente le idee e le proposte dell’opposizione. Bisogna pensare, a mio avviso, in vista della Legge di Bilancio a una sospensione dei tributi per le aziende. Il decreto ristori bis prevede una sospensione dei tributi con lo stop a Iva e Irpef che però si applica solo alle zone rosse e vale complessivamente 1,9-2 miliardi. Dob-
«Ristori, il Veneto rischia la beffa soldi solo a zone rosse e arancione» L’INTERVISTA Albino Salmaso
Senatore De Poli, il Veneto è in zona gialla plus, lei cosa ne pensa dell’ordinanza di Zaia? «Condivido lo spirito dell’ordinanza del presidente Luca Zaia che ha un obiettivo: evitare al Veneto la zona arancione con ulteriori pesanti restrizioni. La nostra regione è l’unica “zona gialla plus” in tutto il Nord e ciò dimostra la bontà del sistema sanitario che ha fatto un grande gioco di squadra. Il tasso di occupazione delle terapie intensive
e l’indice di mortalità sono tra i più bassi d’Italia, grazie alla professionalità dei 54 mila medici e infermieri, cui va tutta la mia stima e riconoscenza». Resta aperto il tema dei ristori, il Dpcm Conte non li prevede per la “zona gialla plus”.Basteranno gli emendamenti o ci vorrà un provvedimento ad hoc? «Noi diciamo basta ai Dpcm. La misura è colma. Questo Governo, fin dall'inizio dell'emergenza, ha emanato più di 20 decreti firmati dal presidente Conte con procedura d’emergenza. Il Veneto non può essere penalizzato. Siamo al paradosso: pur
Il senatore Antonio De Poli (Udc)
essendo “più bravi” rispetto agli altri nella gestione dell’emergenza sanitaria, oggi rischiamo di subire una beffa: i ristori infatti, come sappiamo, vanno alle attività direttamente coinvolte dalle chiusure ma in misura maggiore nelle zone rosse e arancioni. La mia proposta è d’ intervenire con una modifica ai Decreti Ristori: bisogna legare gli indennizzi alle perdite di fatturato delle aziende come avviene in Germania, e non ai colori delle Regioni, ovvero all’appartenenza a una fascia piuttosto che ad un’altra. Siamo pronti a presentare, nel corso dell’esame dei Decreti ristori in Senato, gli emenda-
causa Covid-19. «So che nella missiva inviata alle Regioni dal commissario Arcuri c’è anche la ipotesi di sequestro, ma sarebbe stato meglio utilizzare il termine di requisizione, di strutture alberghiere», commenta Marco Michielli, presidente di Federalberghi veneto e vicepresidente nazionale della Federalberghi, molto favorevole all’attivazione di Covid hotel «ma con precise garanzie», ribadisce. Per Michielli è fondamentale un piano di formazione del personale alberghiero chiamato a lavorare in queste strutture; la presenza di un medico con formazione in virologia e di personale anche della Croce Rossa o di ong, come possono essere i Medici senza frontiere, di supporto agli albergatori. «Noi ad aprile avevamo steso una bozza di accordo con la Regione Veneto che non si è concretizzata poi nella delibera di giunta, che non ha previsto quanto avevamo messo nella bozza», dice Michielli, «allora proponevamo di lasciare gli hotel alla gestione diretta dei sanitari. Oggi questo non è possibile, ma servono formazione e regole certe per evitare che il personale alberghiero possa rischiare di ammalarsi con il risultato che si tratterebbe di infortunio sul lavoro, che può aprire la porta anche a contenziosi penali. E poi la lettera di Arcuri parla di generici rimborsi. Anche qui serve attenzione e serietà. Evitiamo che albergatori disperati si offrano senza tutele e formazione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
biamo estendere tale misura anche alle zone gialle e anche al Veneto, prevedendo lo slittamento dell'Iva, dell'Irpef e della seconda rata Imu per le aziende: per farlo, secondo un primo calcolo provvisorio, sarebbero necessari almeno altri 3 miliardi». Il presidente del parlamento Ue Sassoli ha proposto di cancellare i debiti per il Covid e di “scongelare” i 400 miliardi del Mes che nessun Paese ha richiesto. Forza Italia con Berlusconi sembra disponibile al dialogo, lei cosa propone? «I 37 miliardi del Mes sono già disponibili da giugno. Si tratta di risorse importanti per l’Italia, soprattutto per preparare la macchina sanitaria ad affrontare questa pandemia che non investe solo i pazienti Covid ma tutta l’assistenza a 360 gradi. Il Governo non ha fatto un solo passo avanti per i veti del M5s ma se ora pensa di agire diversamente lo faccia subito. Di tempo se n’è perso anche troppo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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del NordEst
ANNO 134- N° 272
VENEZIA MESTRE
Martedì 17 Novembre 2020
Mestre Colpi in serie nei garage: va in carcere 19enne della baby gang Munaro a pag. XI
Le idee
La storia Adriana, la musa di Hemingway e quell’amore di 70 anni fa
www.gazzettino.it
Calcio Effetto Mancini: la giovane Italia che gioca e piace a tutti
Marzo Magno a pagina 15
Angeloni a pagina 20
«Ospedali, 15 giorni al collasso»
La logica dell’emergenza che non serve `L’Ordine dei medici nazionale: «In molte regioni `In difficoltà grandi città come Milano e Roma. agli italiani il sistema va in crisi se i ricoveri non rallentano» Anche in Veneto terapie intensive sotto pressione Alessandro Campi e terapie intensive non sono in situazione di sofferenza, ha spiegato ieri Domenico Arcuri, il Commissario straordinario, «per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19» (questo il suo titolo chilometrico). È una buona notizia, anche se frutto di una valutazione che pare, a sentire gli specialisti, un po’ troppo ottimistica. Quella sicuramente cattiva è che gli ospedali, sotto la pressione della pandemia, sono prossimi al collasso e con essi l’intera sanità nazionale: se entro quindici giorni non ci sarà un raffreddamento della curva epidemiologica si arriverà, questo dicono gli operatori, alla saturazione di tutti i posti-letto attualmente disponibili per l’area medica ordinaria. Nelle strutture pubbliche, d’altro canto, non si fanno più interventi chirurgici, compresi quelli programmati da tempo, se non per situazioni gravi o d’emergenza e per particolari patologie cardiovascolari o oncologiche. Vengono ormai abitualmente rinviate le visite specialistiche, le prestazioni, le degenze e le terapie per i tanti malanni che affliggono milioni di italiani di tutte le età. In molti casi sono stati chiusi interi reparti pur di fare posto ai positivi bisognosi di cure in corsia. Il contrasto al virus sta assorbendo ogni energia, come molti cittadini – quelli non affetti dal covid, ma egualmente malati o sofferenti – hanno avuto modo di sperimentare sulla loro pelle (in senso letterale) in queste ultime settimane. Segue a pagina 23
L
I medici lanciano l’allarme. «C’è sì un rallentamento dei ricoveri, ma non è tale da evitare che il sistema sanitario vada fuori controllo. In due settimane, con questo ritmo di crescita, negli ospedali, in molte regioni, ci saranno notevoli problemi. Già oggi non è possibile assistere i pazienti di altre patologie come si dovrebbe, perché l’attenzione è tutta concentrata sul Covid», dice Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo). A soffrire soprattutto le grandi città, da Roma, con le ambulanze bloccate
davanti ai pronto soccorso con i pazienti a bordo, in attesa che si liberi un posto, a Milano, dove il coordinatore delle terapie intensive della Regione Lombardia avverte: «Non abbiamo più posti liberi per i malati Covid e tutti i giorni dobbiamo inventarli». La Protezione civile, la Croce rossa e l’Esercito stanno allestendo ospedali da campo in molte città: in Calabria, in Piemonte, in Umbria, in Abruzzo, in Valle d’Aosta. E anche Luca Zaia ieri ha detto che le terapie intensive in Veneto sono «sotto pressione». Evangelisti a pagina 4
La ricerca
Veneto il primo caso scoperto «Contagio nell’estate del 2019» Covid-hotel, tensioni con gli albergatori Il commissario Arcuri punta ai Covid-hotel, ma gli albergatori veneti non accettano toni perentori. A pagina 3
I nuovi test Rigoli: «Siamo a una svolta, ne arriveranno altri»
Il 3 settembre 2019, in un fumatore adulto asintomatico residente in Veneto, avveniva la prima rilevazione di anticorpi per il Covid-19 in Italia, «segno di un “incontro” col virus tra luglio e agosto»: a svelarlo è
Giovanni Apoloni, direttore dell’Istituto nazionale dei tumori e primo firmatario dello studio destinato a «riscrivere la storia della pandemia». Pederiva a pagina 3
Liga, via il segretario Zaia sceglie il silenzio Ma cresce la tensione Il leader: «Non sapevo nulla. E mi fermo qui» No comment di Salvini. Successione: chi corre `
Tamponi fai-da-te, un mese per le prove Vanzan a pagina 2
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Alta tensione nella Lega-Liga Veneta dopo l’annuncio di Lorenzo Fontana di lasciare l’incarico di segretario. «Non lo sapevo, è stato Fontana domenica ad avvisarmi di questo suo abbandono», ha detto il governatore Luca Zaia. Agitazione nella base, cresce il timore di essere “commissariati” da Milano. Ed è già totonomi: tra i papabili l’ex capogruppo Nicola Finco, i segretari provinciali Andrea Tomanello, Nicolò Zavarise e il deputato Alberto Stefani. A pagina 11
Venezia, il patto dei 150 milioni Con una mozione approvata all’unanimità da maggioranza e opposizione, ieri sera il consiglio comunale di Venezia ha chiesto la convocazione di quel Comitatone che era stato promesso dopo la disastrosa acqua alta da 187 centimetri e soprattutto ha chiesto il rifinanziamento della Legge speciale per 150 milioni l’anno. Almeno per 10 anni, intanto, possibilmente per sempre. «Lo diceva Massimo Cacciari da sindaco - ha detto il primo cittadino veneziano, Luigi Brugnaro - che da quando sono iniziati i lavori del Mose non sono arrivati più soldi a Venezia». Fullin a pagina 10
Il personaggio
Addio ad Aldo Andreolo Il pittore delle “comete” Edoardo Pittalis ldo Andreolo era un giovane di 94 anni, non aveva smesso di fare progetti con amore. Come lo è stato l’amore per la moglie Giuliana. L’altro giorno lei è stata ricoverata, lui si è sentito male e in ospedale (...)
A
Segue a pagina 17
REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 ∆ *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE ∆ “Le Grandi Battaglie della Serenissima - vol. 4” + € 7,90 ∆
0170a247-918f-4d09-abf7-3cb55d747dd6
L’intervista
Fontana: «Non credo sia una punizione. E magari ci ripensa» «Salvini vuole punire il Veneto? No, non credo», dice il segretario (in via d’uscita) della Liga Lorenzo Fontana. Vanzan a pagina 11
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MARTEDÌ 17 NOVEMBRE 2020 IL MATTINO
Coronavirus: il rischio sanitario
Oggi il Veneto individua i Covid hotel Ce ne sarà uno all’interno di ogni Ulss Riserve di Federalberghi: servono formazione del personale e regole chiare, non minacce di “sequestro” dell’immobile Mitia Chiarin / MESTRE
Covid hotel, la lista degli alberghi individuati, uno per azienda sanitaria del Veneto, sarà trasmessa oggi dalla giunta regionale al commissario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri. Ieri giornata di gran lavoro per stilare la lista delle strutture alberghiere individuate dalle aziende sanitarie da parte dello staff che lavora con l’assessore Lanzarin e il presidente Zaia. Il commissario Arcuri aveva trasmesso lunedì a tutti i presidenti di Regione la sua richiesta di conoscere l’elenco delle strutture, almeno una per provincia, da adibire a luoghi dove dare accoglienza a malati positivi che vengano dimessi dagli ospedali perché le loro condizioni sono migliorate, ma che per varie motivazioni, non possano fare ritorno a casa. Alcune Aziende sanitarie si sono mosse in queste ore: quella del Veneto Orientale, la 4, ha individuato un albergo nella zona di San Donà. Una struttura ricettiva, modello Apart-hotel, è stata individuata a Mestre dalla Ulss 3 di Giuseppe Dal Ben, che ha chiuso con la scelta, per ora senza rendere pubblico il nome dell’hotel, il bando di evidenza pubblica che era stato emanato, fanno sapere dalla Serenissima, durante l’estate. Nel Trevigiano si valutano alcune offerte di albergatori ma ci sono anche case di riposo che potrebbero essere trasformate in albergo per pazienti Covid. In altre regioni italiane si chiede al comitato della Protezione civile di in-
Marco Michielli, Federalberghi
Anche la Difesa mette a disposizione strutture militari per ospitare i contagiati tervenire con l’allestimento di strutture sanitarie per fronteggiare l'emergenza Covid: sono finora già 11 quelle messe in piedi, con altre in arrivo a breve. Centinaia di posti letto che prevedono una percentuale, seppure minima, di terapie sub-intensive da Nord a Sud e che si trovano soprattutto in Abruzzo, Piemonte, Ligura, Val d'Aosta, Umbria e Calabria. Ipotesi questa degli ospedali da campo che al momento non vede il coinvolgimento del Veneto. «Abbiamo cinque ospedali vuoti da riattivare, in primis quello di Valdobbiadene, per fare fronte alla situazione», spiegano dallo staff della giunta regionale, escludendo per ora il ricorso anche all’utilizzo di caserme o fore-
I titolari della Locanda Mirafiori a San Donà di Piave, primo Covid hotel nel Veneto
sterie messe a disposizione dall’Esercito. Ieri pomeriggio anche il ministero della Difesa si è mosso rendendo noto di avere reso disponibili 18 basi logistiche, tra caserme e foresterie, per ospitare persone risultate positive al Covid: al momento sono state individuate strutture in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Lombardia,
TOMMASELLA
Valle D'Aosta ed Emila Romagna, Toscana e Veneto. Ma, come dicevamo, da palazzo Balbi spiegano che al momento questa disponibilità in Veneto resta una ipotesi per la quale non si prevede un reale utilizzo, visto che la organizzazione regionale ha deciso di puntare anzitutto sulla riattivazione di ospedali, oggi dismessi, in caso di
peggioramento della situazione nei reparti e nelle Terapie intensive. In attesa di capire oggi quali saranno le strutture adibite a Covid Hotel in Veneto è anche la Federalberghi, l’associazione che rappresenta il mondo della ricettività turistica, che in Veneto e in particolare a Venezia, si lecca le ferite per il crollo del turismo,
Il senatore De Poli lancia l’allarme e propone il modello tedesco: risarcimenti legati alle perdite
menti con l'obiettivo di garantire indennizzi adeguati a tutti gli attori della filiera produttiva della nostra regione. Daremo battaglia fino in fondo». Nel concreto quali sono le vostre proposte su cui darete battaglia? «Si parte da 3 miliardi: è quanto sembrerebbe costare l’estensione degli attuali ristori alle regioni “zone gialle” come il Veneto, considerando solo le categorie produttive previste dai Decreto Ristori 1 e 2 e considerando i codici Ateco previsti negli allegati ai due decreti in questione. È in preparazione il Dl ristori 3 e noi ci auguriamo che, stavolta, il Governo intenda ascoltare concretamente le idee e le proposte dell’opposizione. Bisogna pensare, a mio avviso, in vista della Legge di Bilancio a una sospensione dei tributi per le aziende. Il decreto ristori bis prevede una sospensione dei tributi con lo stop a Iva e Irpef che però si applica solo alle zone rosse e vale complessivamente 1,9-2 miliardi. Dob-
«Ristori, il Veneto rischia la beffa soldi solo a zone rosse e arancione» L’INTERVISTA Albino Salmaso
Senatore De Poli, il Veneto è in zona gialla plus, lei cosa ne pensa dell’ordinanza di Zaia? «Condivido lo spirito dell’ordinanza del presidente Luca Zaia che ha un obiettivo: evitare al Veneto la zona arancione con ulteriori pesanti restrizioni. La nostra regione è l’unica “zona gialla plus” in tutto il Nord e ciò dimostra la bontà del sistema sanitario che ha fatto un grande gioco di squadra. Il tasso di occupazione delle terapie intensive
e l’indice di mortalità sono tra i più bassi d’Italia, grazie alla professionalità dei 54 mila medici e infermieri, cui va tutta la mia stima e riconoscenza». Resta aperto il tema dei ristori, il Dpcm Conte non li prevede per la “zona gialla plus”.Basteranno gli emendamenti o ci vorrà un provvedimento ad hoc? «Noi diciamo basta ai Dpcm. La misura è colma. Questo Governo, fin dall'inizio dell'emergenza, ha emanato più di 20 decreti firmati dal presidente Conte con procedura d’emergenza. Il Veneto non può essere penalizzato. Siamo al paradosso: pur
Il senatore Antonio De Poli (Udc)
essendo “più bravi” rispetto agli altri nella gestione dell’emergenza sanitaria, oggi rischiamo di subire una beffa: i ristori infatti, come sappiamo, vanno alle attività direttamente coinvolte dalle chiusure ma in misura maggiore nelle zone rosse e arancioni. La mia proposta è d’ intervenire con una modifica ai Decreti Ristori: bisogna legare gli indennizzi alle perdite di fatturato delle aziende come avviene in Germania, e non ai colori delle Regioni, ovvero all’appartenenza a una fascia piuttosto che ad un’altra. Siamo pronti a presentare, nel corso dell’esame dei Decreti ristori in Senato, gli emenda-
causa Covid-19. «So che nella missiva inviata alle Regioni dal commissario Arcuri c’è anche la ipotesi di sequestro, ma sarebbe stato meglio utilizzare il termine di requisizione, di strutture alberghiere», commenta Marco Michielli, presidente di Federalberghi veneto e vicepresidente nazionale della Federalberghi, molto favorevole all’attivazione di Covid hotel «ma con precise garanzie», ribadisce. Per Michielli è fondamentale un piano di formazione del personale alberghiero chiamato a lavorare in queste strutture; la presenza di un medico con formazione in virologia e di personale anche della Croce Rossa o di ong, come possono essere i Medici senza frontiere, di supporto agli albergatori. «Noi ad aprile avevamo steso una bozza di accordo con la Regione Veneto che non si è concretizzata poi nella delibera di giunta, che non ha previsto quanto avevamo messo nella bozza», dice Michielli, «allora proponevamo di lasciare gli hotel alla gestione diretta dei sanitari. Oggi questo non è possibile, ma servono formazione e regole certe per evitare che il personale alberghiero possa rischiare di ammalarsi con il risultato che si tratterebbe di infortunio sul lavoro, che può aprire la porta anche a contenziosi penali. E poi la lettera di Arcuri parla di generici rimborsi. Anche qui serve attenzione e serietà. Evitiamo che albergatori disperati si offrano senza tutele e formazione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
biamo estendere tale misura anche alle zone gialle e anche al Veneto, prevedendo lo slittamento dell'Iva, dell'Irpef e della seconda rata Imu per le aziende: per farlo, secondo un primo calcolo provvisorio, sarebbero necessari almeno altri 3 miliardi». Il presidente del parlamento Ue Sassoli ha proposto di cancellare i debiti per il Covid e di “scongelare” i 400 miliardi del Mes che nessun Paese ha richiesto. Forza Italia con Berlusconi sembra disponibile al dialogo, lei cosa propone? «I 37 miliardi del Mes sono già disponibili da giugno. Si tratta di risorse importanti per l’Italia, soprattutto per preparare la macchina sanitaria ad affrontare questa pandemia che non investe solo i pazienti Covid ma tutta l’assistenza a 360 gradi. Il Governo non ha fatto un solo passo avanti per i veti del M5s ma se ora pensa di agire diversamente lo faccia subito. Di tempo se n’è perso anche troppo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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TRIESTE CRONACA
MARTEDÌ 17 NOVEMBRE 2020 IL PICCOLO
SEGNALAZIONI Politica, le “categorie” della sinistra sono sempre quelle e valide LA LETTERA DEL GIORNO
A
bituati come siamo ad accettare le decisioni europee, dalla Commissione o dal Parlamento che sia, ci troviamo spesso a subire la sostituzione o l’aggiunta a prodotti e concetti a noi abituali, di altri, a volte totalmente differenti. Tuttavia lascia perplessi l’applicazione di un metodo simile riguardo al sostantivo “sinistra” come fa,
LE LETTERE Sanità Tarda il vaccino contro l’influenza Ho 74 anni e assieme a mia moglie di 67 anni siamo andati una di queste mattine dal medico di base che ci ha informato che il vaccino antinfluenzale non era arrivato. Avevamo prenotato il vaccino più di un mese fa. Ora mi chiedo come sia mai possibile che la Regione non avesse personale che avesse potuto programmare il reperimento delle dosi di vaccino. Possibile che fosse così difficile eventualmente organizzare preventivamente con i medici di base una qualsiasi forma d’indagine, chiedendo agli assistiti chi avrebbe optato per la vaccinazione? Anche perché in questo periodo di pandemia sicuramente molte persone avrebbero scelto la vaccinazione antinfluenzale, anche come forma impropria di protezione contro il Covid-19. Giancarlo Allegrone
Ordinanze regionali Non comprendo la mossa di Fedriga Una semplice domanda al presidente della Regione Fvg: se alla vigilia della sua ordinanza restrittiva, presa in comune accordo con i suoi colleghi Zaia e Bonaccini, affermava che la nostra regione rischiava di passare direttamente in zona rossa, presumibilmente in base ai dati comunicati al Ministero, come mai questa furia iconoclasta contro la decisione dello stesso di assegnarci quella arancione? E adesso addirittura ritira l’ordinanza per fare un dispetto a chi? Al governo? Che qualsiasi decisione prenda per il suo partito è sempre sbagliata? Ci spieghi una buona volta la strategia per gestire questa situazione con programmi precisi e che accontentino tutti salvando vite umane ed economia. Fulvia Marchi
per quello che ho capito dell’intervento uscito su Il Piccolo, l’ex segretario regionale della Cgil-Fvg Franco Belci: «Forse è il momento di riporre negli scaffali della Storia il sostantivo “sinistra”; saremo sempre in tempo a recuperarlo quando saremo stati capaci». La sinistra non significa più quello che significava, secondo Belci, quindi diamoci da fare, organizzando analisi e ricerche collettive su: progresso, ambiente e riconversione green, tutela e dignità del lavoro, politiche statali di lotta alle di-
seguaglianze, per l’istruzione e la ricerca, di lavori pubblici, di sanità pubblica, per rivalutare il sapere diffuso che organizzi un pensiero critico. Mah, a me sembra un progetto di sinistra. Tenendo sempre in evidenza che, come ebbe a ricordare anche l’allora segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto ancora diversi anni fa, noi non siamo di sinistra, siamo comunisti. E da comunisti seguiamo lo sviluppo delle forze sociali che sono impegnate
a contrastare l’arroganza e la crudeltà del “pensiero unico” (non fake news, per favore) costruito dal capitalismo, vi partecipiamo con spirito costruttivamente critico, pienamente consci che non è il vocabolo che crea la realtà, bensì con alcune parole si definiscono gli obiettivi e gli avversari, o i nemici, della crescita qualitativa di cui far disporre tutti gli esseri umani. Tra queste parole il sostantivo “sinistra” indica ancora perfettamente, secondo me, l’ambito in cui si
confrontano le forze impegnate a creare le condizioni per cui si abbia «da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue necessità». Agendo con rispetto reciproco delle idee sostenute. Perché altrimenti mi sorge il sospetto che, nei tempi che viviamo, dopo essere quasi riusciti a cancellare, in Italia, una presenza comunista, si ritenga di poter cancellare anche la presenza della sinistra. Paolo Iacchia segretario provinciale Partito comunista italiano
LO DICO AL PICCOLO
Ponte Curto illuminato per sensibilizzare sul tumore al polmone “Illumina novembre” è l’iniziativa a cui ha aderito quest’anno il Comune di Trieste, su proposta dell'assessore agli Affari generali e Volontariato Lorenzo Giorgi, per sensibilizzazione sulla realtà del cancro al polmone, in coorganizzazione con Alcase Italia Odv (www.alcase.eu): ha previsto l’illuminazione del Ponte Curto nella serata di domenica scorsa (nelal foto). La campagna nazionale, che durerà tutto il mese di novembre 2020, vuole attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su una malattia di cui si parla ancora troppo poco. Nel 2021, più che negli anni passati, sarà importante generare consapevolezza sul cancro del polmone perché i mesi della pandemia da Covid-19, soprattutto nei periodi di più intensa emergenza, sono stati caratterizzati da un numero bassissimo di nuove diagnosi.
Coronavirus La Via della seta e la pandemia Da qualche tempo si legge sulla stampa che la Cina non ha
Oliviero Diliberto
neppure pretendendo da questo Paese spiegazioni in merito, atteso che l’invio dall’Organizzazione mondiale della Sanità di una commissione scientifica internazionale in Cina è stato respinto da quest’ultima. Di più, i governanti cinesi vengono accolti, come nel caso del nostro governo, con tutti gli onori e vengano con gli stessi stipulati accordi. Anche nella nostra realtà locale c’è chi si ostina a ritenere opportuno sostenere la riedizione della mitica Via della seta. Ritengo infine assordante il silenzio dei principali mezzi d’informazione che dovrebbero ricordare che stiamo parlando di un regime dittatoriale che nega i principali diritti politici e civili e spedisce gli oppositori in campo di concentramento. Giorgio Cerovaz
Oculistica Un reparto d’eccellenza
più contagiati da coronavirus e che ha ripreso il proprio sviluppo economico mentre il resto del mondo è ancora alle prese con il disastro sanitario, economico e sociale causato da questo virus tanto da fare parlare di un nuovo conflitto
50 ANNI FA A CURA DI ROBERTO GRUDEN
17 NOVEMBRE 1970 - Da anni si parla di adottare per la raccolta dei rifiuti i sacchi di plastica. Un sistema economico: un sacco costa 6, 7 lire e quello grande da 110 litri, come l’attuale bidone, viene 25 lire al pezzo. - La zona alta di Gretta-Monte Radio (foto Bruni) si è notevolmente ingrandita e il traffico è aumentato sule due sole vie d’accesso: via Bonomea e via Carmelitani, un’arteria stretta, percorsa nei due sensi. - Per la prima volta nella nostra città sta per essere introdotto il “no stop” nei negozi, in via del tutto eccezionale nelle ultime tre giornate del mese per l’afflusso degli jugoslavi per le loro festività. - Nell’anno scolastico ’72-73, l’Istituto tecnico “Leonardo da Vinci” potrà disporre della piscina con vasca a cinque corsie e lunga 25 metri e della sovrastante palestra, attrezzata anche con un campo di basket. - Rileva il cons. Monfalcon (PSIUP) che in molte aziende cittadine è invalso l’uso di “assumere” dipendenti jugoslavi, a paghe sovente inferiori quelle contrattuali, senza assegni familiari e previdenza sociale.
mondiale. Peraltro storicamente chi determina le guerre è chiamato a risarcirne i danni. È quindi lecito chiedersi perchè tale regola non sembri valere per la Cina perchè, indipendentemente se da un mercato di animali o da un labora-
torio militare, il virus (la cui esistenza è stata negata per vari mesi) proviene proprio da tale Paese. Infatti, a partire dall’Onu, la comunità internazionale (con eccezione degli Usa) non pare finora intenzionata a porsi questo problema
Racconto la mia esperienza: nella primavera, con giorni prestabiliti per l’intervento di cataratta, fui avvertito che tutto il Reparto di oculistica era stato destinato a curare i pazienti affetti da coronavirus. Mi dissero che sarei stato chiamato, quando possibile. Amici, parenti e medici mi dissero che ero il solito ingenuo a fidarmi, che le liste di attesa non sarebbero state rispettate. Avrei dovuto sollecitare quando si seppe che il reparto oculistico stava ricominciando a operare. Non feci neppure una telefonata. Mi chiamò la segreteria del reparto invitandomi a presentarmi, il primo di ottobre, per un “campo visivo”. Il 6 ottobre all’Ospedale Maggiore mi fecero il tampone. Il 7 andai - sempre al “Maggiore” (Secondo piano) per la conferma che il giorno seguente il dottor Saviano mi avrebbe operato. Conobbi un medico di poche parole, grigio di capelli, circondato da assistenti e specializzandi che lo aiutavano. A fine mattinata mi dimisero. Controlli dal giorno seguente e poi il 12 e il 23 ottobre. Ultimo controllo il 5 novembre. Mi sono dilungato per sottolineare l’organizzazione di un reparto di assoluta eccellenza. Ezio Martone
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Martedì 17 Novembre 2020 Corriere del Veneto
VE
Il virus
La seconda ondata
LE CURE
Il sindacato voleva delimitare competenze di Usca e dottori di famiglia ma per i giudici l’emergenza e l’interesse comune hanno la precedenza
Piano di assistenza della Regione il Tar stoppa il ricorso dei medici
VENEZIA I giudici salvano, almeno per ora, il piano anti-Covid della Regione. E probabilmente è la prima volta che i magistrati si esprimono su un provvedimento dell’amministrazione Zaia che riguarda gli interve n t i s a n i t a r i d e c i s i p e r arginare la pandemia. Il Tar del Veneto, con un’ordinanza appena pubblicata, ha respinto la richiesta di sospendere l’efficacia della delibera di giunta del luglio scorso - voluta dall’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin - che fissava le misure «in materia sanitaria connesse all’emergenza epidemiologica da Covid 19» considerate indispensabili a mettere in atto quanto era stato previsto dal Decreto Rilancio approvato dal governo a maggio. A chiedere l’annullamento della libera era stata la segreteria regionale del Sindacato Medici Italiani (Smi) convinta che il provvedimento sia illegittimo perché va a mescolare le competenze dei medici di famiglia con quelle delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale. Si tratta di piccoli gruppi (ciascuna unità è composta da un dottore e un infermiere) che hanno il compito di valutare, su segnalazione del medico di famiglia o del pediatra, i pazienti positivi al Covid
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giugno 202o, l’approvazione della giunta regionale delle «azioni attuative delle misure connesse all’emergenza epidemiologica da Covid 19»
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Mila, i medici di famiglia attivi in Veneto. A loro è assegnato anche il compito di garantire l’assistenza domiciliare ai malati cronici
che non sono ricoverati. Un servizio di assistenza a domicilio fondamentale, per ridurre la pressione sugli ospedali. La delibera della giunta tocca una serie di punti, andando anche a regolamentare la cosiddetta «fase 2», quella successiva al picco dell’emergenza. E qui, la Regione fissa l’obiettivo di un «incremento delle azioni terapeutiche e assistenziali a livello domiciliare» sia per i positivi al Covid che «per i soggetti cronici, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche...». Anche con «l’introduzione dell’infermiere di famiglia o di comunità». Per il sindacato è una delibera che rischia di creare un’invasione di campo da parte delle Usca. «Le Unità speciali spiega al segretaria regionale dello Smi, Liliana Lora - sono composte da personale assunto con il compito di assistere i malati di Covid a domicilio. Utilizzarle per visitare i malati cronici non contagiati dal virus, è un errore: spetta esclusivamente ai medici di famiglia, che spesso seguono quei pazienti da decenni e conoscono ogni aspetto della patologia e della loro storia clinica». Stesso ragionamento per l’introduzione dell’«infermiere di famiglia».
● La parola USCA
A casa L’assistenza ai malati non-Covid è prerogativa dei medici di famiglia. Le Usca sono invece dedicate ad assistere i contagiati
Ma il Tar del Veneto per ora lascia tutto com’é, e «salva» la decisione della giunta. I magistrati amministrativi, pur ammettendo che «le questioni dedotte richiedano approfondimento» rimanda tutto a quando entrerà nel merito della causa. Ma intanto rigetta la richiesta di sospendere l’efficacia del provvedimento «ritenuto che, nel bilanciamento dei contrapposti interessi, sia da considerare prevalente l’interesse pubblico al prosegui-
Le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) sono piccoli team composti da un dottore e un infermiere con il compito esclusivo di valutare, su segnalazione del medico di famiglia o del pediatra, i pazienti positivi al Covid che non sono ricoverati in ospedale fornendo quindi un servizio di assistenza a domicilio.
mento delle attività, come previste dalla delibera regionale impugnata, da parte delle Usca e degli infermieri di famiglia sia a favore dei pazienti Covid non ospedalizzati che dei pazienti fragili, cronici e affetti da patologie invalidanti, che costituiscono la parte più vulnerabile della popolazione». La segretaria Smi la mette in questi termini: «Ovviamente non abbiamo mai voluto che i giudici bloccassero l’assistenza ai malati, ma entrando nel merito della questione speriamo emergano gli aspetti sbagliati di questa ordinanza». Nei giorni scorsi il Tar del Lazio era stato chiamato a esprimersi su un ricorso che ha diversi punti in comune con quello presentato dallo Smi in Veneto, perché riguarda la stessa questione: chi ha titolo e chi no per visitare i pazienti a casa. In quel caso, i magistrati capitolini hanno stabilito che i medici di famiglia non possono fare assistenza domiciliare ai malati di coronavirus perchè questo «dovrebbe spettare unicamente alle Usca» altrimenti verrebbero «pericolosamente distratti dal compito di prestare l’assistenza ordinaria dei malati non Covid». A.Pri. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La festa della Madonna della Salute
IlPatriarcaelacomunitàferita «TemoilNataleaportechiuse abbiamobisognodipresenza» L’appello: «Stanchezza e fatica non cancellino la solidarietà» «Ritorneremo al senso vero della festa, vale a dire domandare a Dio, unico Salvatore, per intercessione della Madonna della Salute, la pace e la salute, ossia la salvezza», dice il patriarca Francesco Moraglia. Comune e Diocesi hanno deciso di sospendere il pellegrinaggio della Madonna della Salute, la festa più sentita dai veneziani che ricorda il voto fatto nel 1600 alla Vergine nera per liberare la città dalla peste. Patriarca, oggi il segno tangibile del covid è la sospensione del pellegrinaggio alla Salute. «Cambierà il modo in cui vivremo la festa, ma la festa sarà celebrata, seppure a distanza. La vivremo in una sorta di “diaspora” ma con serenità. Le famiglie, le parrocchie, le rettorie, le cappelle degli ospedali, delle Rsa, dei luoghi di detenzione, diventeranno tante piccole/grandi Basiliche della Salute. Così ritorneremo all’origine della festa, alle sue motivazioni più vere e spirituali». Teme si arrivi a vivere il Natale così come è stata vissuta la Pasqua con le chiese chiuse? «Speriamo proprio di no; il timore comunque c’è. Nei mesi scorsi abbiamo sperimentato l’aiuto delle celebrazioni trasmesse in tv o in streaming. In queste settimane viviamo già alcuni incontri in videoconferenza (importanti e utili) ma la comunità cristiana e la stessa realtà della liturgia non possono prescindere dall’incontro “in presenza”. Certo, come cristiani e come cittadini, non dobbiamo dimenticare la responsabilità e l’impegno per il bene comune, nel rispetto delle norme di sicurezza indicate. E ci fa riflettere la bella testimonianza dei cristiani di Abitene (Africa, IV secolo) che attestarono, fino alla fine, “sine VENEZIA
Dominico…”, ossia senza l’Eucaristia non possiamo vivere. Non bisogna neppure dimenticarsi che generalmente le chiese sono grandi, alte, areate e ciò deve essere tenuto bene in conto». Nella prima ondata sono emersi sentimenti di solidarietà e unità, oggi non sembrano esserci più, cosa è cambiato? «Oggi è subentrata la stanchezza, la fatica di una prova che si prolunga, la sensazione di impotenza dinanzi alla propria fragilità e alla corsa “tonica” di un virus subdolo che non accenna a lasciarci. Insomma, stiamo toccando con mano le ferite profonde del nostro essere e non è facile mantenere uno sguardo sorridente e positivo. Ma non dobbiamo raccontare solo il negativo. La solidarietà c’è in molti, anche se non reclamizzata, i gesti quotidiani di molti non li vediamo». A cosa si riferisce? «Pensiamo a chi fa la spesa per il vicino di casa, a chi non fa mancare una telefonata quotidiana alle persone sole e anziane, a chi presta opera di volontariato. Potenziare l’informazione del bene “quotidiano” e “spicciolo” potrebbe essere un compito importante dei media in questo protrarsi della pandemia». Più volte in passato ci si è appellati ai politici perché mettano al centro il bene comune, ma anche l’Europa si è mostrata assente nel momento dell’emergenza sanitaria. Le risposte in questi mesi sono state all’altezza? «L’Europa fatica sempre a ritrovare quell’unità di intenti e orizzonti che aveva accompagnato e reso possibile la nascita del progetto di integrazione che ha generato l’attuale Unione. Quando
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A San Marco Il patriarca Francesco Moraglia
Monsignor Moraglia L’immagine che mi ha colpito di più in questi mesi è stata la città di Venezia deserta durante il lockdown, differenza abissale con la città assalita e soffocata dalle folle di visitatori e turisti dell’epoca pre covid
sembra spiccare il volo, subito, qualcosa la blocca o ne ritarda la corsa. Ma è un po’ tutta la politica — non solo quella italiana, anche se la nostra fatica di più — che sembra balbettare. Non vediamo una “visione” e assunzione di responsabilità capaci di rispondere alle sfide del presente e di progettare il futuro e questo vale non solo per Covid-19. Ci vorrebbero, a tanti livelli, dei politici che non si vedono all’orizzonte. Il dibattito politico si riduce, non di rado, all’insulto e al litigio degno di un condominio rissoso». Qualche giorno fa è stato l’anniversario dell’acqua granda, subito dopo è arrivata la pandemia. Una città che “lottava” contro l’assedio dei turisti oggi si deve confrontare con calli vuote, negozi chiusi, residenti che non hanno più un reddito. Da dove si deve ripartire? «In effetti, tra acqua granda e pandemia, Venezia è passata da essere troppo affollata (soffocata) ad essere un deserto (scenario lunare) e tutto ciò è grave per l’intera città, non solo per alcuni settori, ambiti o categorie; ne va del futuro dell’intera città. Acqua granda e pandemia, due colpi terribili che dovrebbero diventare opportunità, e che comunque ci costringono a rivedere il modello (il paradigma) di città che vogliamo per il futuro. Dobbiamo elaborare insieme, un progetto di polis che metta insieme le differenti esigenze (dall’economia al turismo, dalla salvaguardia alla residenzialità e alla tutela dei beni culturali ed artistici) e costruisca una Venezia sostenibile, “vivibile” e a misura d’uomo e delle sue fragilità». Qual è l’immagine che l’ha colpita di più? «I mezzi militari con le bare che lasciavano Bergamo non in grado di dar sepoltura ai propri morti. Se guardo a Venezia invece, la differenza abissale fra la città assalita e soffocata dalle folle di visitatori e turisti (pre Covid) e il deserto nelle settimane del lockdowm. Se pensassimo di più alla fragilità e alla impotenza dell’uomo innanzi a tali situazioni, saremmo più pacati e capaci di volgere lo sguardo al cielo. Il guardare lassù non ci distrae dalle necessità di ogni giorno ma inscrive, in noi, energie e spirito nuovi nell’impresa della quotidianità favorendo il senso della fratellanza». Francesco Bottazzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
MARTEDÌ 17 NOVEMBRE 2020 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
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Coronavirus: il rischio sanitario
L’epidemia miete in Veneto altre 59 vittime Sono 300 i decessi collegati al Covid nell’ultima settimana. Contagi: nel Vicentino il numero più alto di casi attivi
Non è un nuovo record, ma non ci va lontano. Nelle ultime ventiquattr’ore, in Veneto, il Covid ha mietuto ulteriori 59 vittime, fino alla registrazione di 2.919 decessi dall’inizio della pandemia. Cifre più che allarmanti, che conducono al totale di 300 decessi per Covid in Veneto in appena una settimana. Considerando le singole province, ieri sono stati registrati 15 decessi nel Veronese, 13 nel Trevigiano e nel Vicentino, 9 nel Padovano, 7 nel Veneziano e 2 nel Bellunese. Ma intanto il virus non resta a guar-
dare, proseguendo la sua corsa anche sul fronte dei contagi, con la registrazione di 2.013 nuovi casi nelle ultime 24 ore, che portano al totale di 61.875 persone attualmente positive. Mentre il totale dei veneti che ha contratto il virus dall’inizio della pandemia sale a 103.967. La provincia che più preoccupa è quella di Vicenza, dove sono 11.794 i casi attivi. Ma sono altre tre le province “a cinque cifre”: quella di Padova, con 11.687 positivi; di Treviso, con 11.369 contagi; infine, di Verona, con 11.183 casi. Proseguendo, nel Veneziano
si contano 8.619 positività, 3.668 nel Bellunese e 1.817 nel Rodigino. In questo scenario, aumentano anche i ricoveri ospedalieri, seppur con cifre che appaiono leggermente inferiori a quelle registrate nei giorni scorsi. Sono 13 i nuovi posti letto occupati in area non critica, cui si aggiungono i 15 in terapia intensiva, fino al totale di 2.369 ricoveri, di cui 277 nei reparti di rianimazione. Questo, considerando tutti i pazienti Covid: tanto quelli tuttora positivi, quanto quelli negativizzatisi, ma che continuano a necessitare di cure ospedalie-
LA SITUAZIONE ATTUALE dati aggiornati alle 17 di ieri
2.092 277 +13
+15
Ricoverati Covid in ospedale
Ricoverati Covid in terapia intensiva
103.967
61.875
2.919
Positivi dal 21/2
Casi attualmente positivi
Deceduti dal 21/2
+2.013
-286
De Berti positiva: «L’ho preso dai fogli di carta per lavoro» La vicepresidente della giunta regionale è a casa in isolamento con la famiglia «Portate sempre la mascherina e igiene scrupolosa delle mani, proteggetevi» Elisa De Berti è a casa con il Covid. «Sabato mi mancava il fiato, oggi va un po’ meglio», scrive la vicepresidente della giunta regionale. La sua pagina di Facebook racconta com’è andata, chi l’ha contagiata. Un post che invita a riflettere perché fa capire quanto pericolosa sia la pandemia che si annida ovunque. Anche sulle carte, sui dossier di lavoro. Ecco com’è andata. «Due settimane fa sono stata a contatto con una persona che, dopo qualche ora, ha scoperto di essere positiva. Appresa la notizia, mi sono immediatamente messa in isolamento fiduciario. Nonostante avessimo utilizzato la mascherina e mantenuto le distanze, probabilmente il passaggio di alcune carte è stato fatale. Dopo alcuni giorni pur-
troppo mi sono comparsi raffreddore, emicrania, perdita del gusto e debolezza», scrive Elisa De Berti. «Il Covid ha colpito anche me! Comunque volevo rassicurarvi, sto già meglio... passerà anche questa. Però ricordatevi sempre: mascherina sempre sul volto, igiene scrupolosa delle mani, evitare assembramenti. Non dobbiamo proteggere soltanto noi stessi, ma anche tutte le persone fragili, immunodepresse, gli anziani e tutte le categorie a rischio per le quali una influenza come la mia potrebbe risultare letale. Aiutiamoci! Siamo solidali!», si legge nel post dell’assessore ai Trasporti, che Zaia ha premiato con la delega alla vicepresidenza. Lei è in isolamento a casa, nel Veronese. Vive nel salotto, il marito e i due figli le pre-
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parano i pasti ma ovviamente non hanno contatti. Tampone per tutti, in attesa di capire l’evolversi della malattia. L’avvocato Elisa De Berti ha un carattere molto tenace: la grinta e la passione per la politica l’aiuteranno a superare questa fase difficile. E gli altri assessori? Stanno tutti benissimo, si affretta a spiegare Manuela Lanzarin che ogni mattina accompagna con il collega Gianpaolo
«Aiutiamoci, siamo solidali, evitiamo gli assembramenti Passerà anche questa»
Elisa De Berti a casa con il Covid: questa la foto con l’annuncio
Bottacin il presidente Zaia nella conferenza stampa a Marghera. «Le riunioni di giunta si tengono da remoto, con la videoconferenza. Ciò è consentito da una norma transitoria nazionale e da un apposito regolamento che la giunta veneta si è data in tempo utile. Quindi non c’è alcuno stop all’attività amministrativa». La stessa procedura l’hanno adottata il consiglio dei ministri a Roma e anche il consiglio regionale del Veneto, che ora si ritrova a Palazzo Ferro Fini con il distanziamento tra i banchi a misura di droplet, tant’è ve-
L’Unione Europea è finita nella trappola della liquidità
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LAURA BERLINGHIERI
ro che 10 rappresentanti sono collegati da remoto. Dopo aver ascoltato la diretta web delle 12,30 l’assessore ieri ha caricato sulla sua pagina di Facebook il video con la sperimentazione in diretta del test rapido fai da te: «Oggi il Veneto fa da apripista con un nuovo piano per tracciare i contagi. Ma il tampone self-service è solo l’ultima di una lunga serie di innovazioni messe in campo da Zaia». E poi ha postato le indicazioni su come ci si deve comportare quando si viene colpiti dal virus: un codice molto dettagliato, anche per i familiari. Con Elisa De Berti sono 5 i consiglieri regionali colpiti dal Covid 19. Arturo Lorenzoni, speaker dell’opposizione, a settembre è svenuto durante un dibattito e poi ricoverato in ospedale a Padova. Qualche settimana dopo si è fermato a casa Joe Formaggio (FdI) mentre Giuseppe Pan (Lega) non si è presentato in aula per la nomina dei consiglieri in surroga degli assessori designati da Zaia. Infine Sonia Brescacin, presidente della commissione Sanità, si sta curando a casa come Elisa De Berti. Passerà, ma ci vuole pazienza e tenacia. — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA
MAURIZIO MISTRI
L’OPINIONE
entre il Covid-19 continua ad imperversare in Europa incominciano ad affiorare perplessità in merito alle terapie monetarie della Bce e della Commissione europea. La stessa Bce ha recentemente espresso una felpata delusione per una capacità di reazione delle economie europee alle terapie monetarie inferiore alle attese. Siamo sul terreno delle politiche attuate da una banca centrale –nel nostro caso dalla Bce– la quale, at-
re. A questi posti letto si aggiungono poi i 200 occupati all’interno degli ospedali di comunità divisi tra le sette province venete. La struttura in cui si trova il maggior numero di degenti Covid è quella dell’azienda ospedaliera di Padova, dove sono attualmente ricoverate 160 persone, 20 delle quali in terapia intensiva. Considerando invece i soli reparti di rianimazione, la situazione più critica si registra a Borgo Trento, a Verona, dove ci sono ben 23 persone che necessitano di cure intensive. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’annuncio su facebook
VERONA
CROMASIA
VENEZIA
traverso la manovra del tasso di interesse, cerca di influenzare i comportamenti dei consumatori e quelli degli investitori. In linea di massima si assume che abbassando i tassi di interesse la banca centrale tenda a stimolare la domanda per consumi ed investimenti. Tuttavia, attualmente i tassi di interesse sono estremamente bassi ma, come si diceva anni addietro “il cavallo non beve”. In concreto, il cavallo è composto dall’insieme dei consuma-
tori e dall’insieme delle imprese. I primi hanno la tendenza a tesaurizzare il denaro, mantenendolo liquido. Le seconde sembrano restie ad effettuare investimenti, malgrado il basso tasso di interesse. Il fatto è che le economie dei paesi europei si trovano in quella che, da Keynes in poi, è nota come “trappola della liquidità”. È la situazione in cui, ad un tasso di interesse, molto vicino allo zero, il risparmiatore è disposto a detenere qualunque quantità di moneta of-
ferta. Tuttavia, un problema, anche molto serio, emerge quando il tasso di interesse raggiunge lo zero. Se i titoli del debito pubblico non garantiscono ai risparmiatori un interesse positivo i risparmiatori sono indotti a detenere una elevata quantità di moneta a cui si accompagna una caduta della domanda di titoli del debito pubblico. Il problema diventa di complessa soluzione quando il tasso di interesse diventa negativo. Si tratta di una situazione
non sconosciuto nell’area Euro. La conseguenza sarebbe quella di rendere ininfluente il ruolo di una politica monetaria che diverrebbe incapace di mantenere aperti i canali di comunicazione tra banche ordinarie e mercato. Allora, la politica monetaria non potrebbe più essere utilizzata per una efficace strategia di rilancio delle economie europee. A quel punto non è detto che le banche siano disposte a prestare denaro ai consumatori e alle imprese. Si tratta di una que-
stione rilevante per l’Unione europea e per le economie dei paesi europei nel momento in cui la pandemia sarà posta sotto controllo dalle autorità sanitarie. Sarà il momento in cui gradualmente i paesi dell’UE dovrebbero ri-adottare le regole del Trattato di Maastricht. Regole che dovrebbero prevedere graduali aumenti del tasso di interesse. Aumenti che potrebbero deprimere ulteriormente consumi e investimenti. Su tutto incombe il vero fattore, psicologico, di una possibile depressione economica, vale a dire la sfiducia delle persone sul futuro dell’economia europea. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARTEDÌ 17 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario
Zaia esegue in diretta il test “fai-da-te” Rigoli: prima sperimentazione in Italia Dura un paio di minuti, esito immediato: ora lo proveranno 1400 volontari, poi la richiesta di validazione all’Istituto di sanità
Silenzio in sala. Con la destrezza di un consumato giocoliere Luca Zaia esegue in diretta l’esame fai-da-te, «pietra miliare» della campagna di contrasto al Covid made in Veneto. Dal cilindro spunta allora il fatidico kit: racchiuso in una scatoletta con le istruzioni per l’uso, include il tamponcino, la provetta contenente il reagente e una saponetta simile a quelle dei test per la gravidanza. Estratto il cotton fioc dalla confezione, il governatore lo inserisce in entrambe le fosse nasali, non troppo in profondità, ro-
pi di volontari, uno al pronto soccorso, che ha positivi più elevati, l’altro tra il personale delle Ulss. Contiamo di concludere questa fase entro due settimane, poi chiederemo la validazione scientifica all’Iss. I prezzi? Alla produzione il costo di un kit non supera i 3 euro, da parte nostra rifiutiamo ogni attività di ricerca finanziata da aziende privata». Nel frattempo, la Regione sta contattando le farmacie per sondare la disponibilità a distribuire i tamponi a risposta rapida, già autorizzati dal ministero della Salute. Interpellato circa la loro attendibilità, il medico snocciola le
Kit cinese modificato nei laboratori veneti «Il costo di produzione non supera 3 euro»
Week end senza ressa Il governatore: «Obiettivo raggiunto all’80%, avanti così»
teandolo per cinque volte a narice. Compiuta l’operazione, introduce il tampone nella provetta e la chiude entro pochi secondi, riversandone poi quattro gocce sulla saponetta in attesa dell’esito. La comparsa di una striscia indica la negatività al coronavirus, due segnalano invece il soggetto positivo. Pausa sapiente et voilà: è andata bene. L’operazione, un’anteprima in Italia, si è conclusa in un paio di minuti.
cifre dei 3.486 esami eseguiti: «L’attendibilità dei negativi risulta pari al 99,52%, quella dei positivi si attesta al 99,28%. L’incidenza dei riscontri impropri riguarda basse cariche virali non più contagiose, essenziale però è processare i prelievi immediatamente, pena la perdita dell’efficacia diagnostica».
Filippo Tosatto / VENEZIA
LA NUOVA FRONTIERA DIAGNOSTICA
«L’autodiagnosi è una rivoluzione diagnostica, è la nuova frontiera della prevenzione», gongola soddisfatto «tra un po’ questa tipologia di test sarà offerta da una trentina di multinazionali, Germania e Stati Uniti l’hanno già prevista nei piani di sanità pubblica. Siamo partiti il 21 febbraio nel
I PRIMI EFFETTI DELL’ORDINANZA
In alto a sinistra Roberto Rigoli coordinatore delle Microbiologie del Veneto poi il governatore Luca Zaia mentre esegue il test fai-da-te
buio più completo, poi il Veneto è stato precursore del tampone rapido antigenico, ora largamente diffuso nel Paese a dispetto dello scetticismo di quanti ci definivano visionari, e oggi lanciamo una nuova sfida: sperimentare, e accompagnare alla validazione dell’Istituto superiore di sanità, questo nuovo metodo. Al riguardo siamo fiduciosi, perché i no-
stri scienziati lavorano con precisione, dedizione e attenzione ai minimi particolari. Il contact tracing degli eventuali contagi? Confidiamo nel senso civico, chi si scopre positivo ha il dovere di avvertire l’autorità sanitaria. L’alternativa è una decisione nazionale che consenta di acquistare i kit solo con il tracciamento, o lo riservi ad alcune categorie specifi-
che, quali gli anziani e le persone immunodepresse». «TAMPONI RAPIDI ATTENDIBILI AL 99%»
Tant’è: chi ha messo a punto la nuova procedura, lavorando su un modello di partenza cinese, è Roberto Rigoli, il vulcanico primario trevigiano a capo della rete regionale delle microbiologie. «Niente primogeniture, questo è un lavoro di squadra»,
esordisce «siamo operai della provetta che hanno collaborato a correggere, semplificandoli, alcuni passaggi complicati per l’utente. Ora la sperimentazione coinvolgerà cinque laboratori di microbiologia - Mestre, Padova Vicenza, Santorso, Treviso - secondo un programma di 1400 test “in doppio” con il molecolare. Nel dettaglio, «saranno arruolati due grup-
I pericoli di una spaccatura nella geografia elettorale Usa
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GIANCARLO CORÒ
IL COMMENTO
on sono bastate due settimane per dirimere le controversie elettorali sulla presidenza degli Stati Uniti. Il risicato vantaggio di Biden su Trump in alcuni Stati chiave, insieme a un sistema elettorale che garantisce l’espressione territoriale anche a scapito del risultato nazionale, possono in parte giustificare questa lunga attesa. Tuttavia, l’immagine che arriva dall’altra sponda dell’Atlantico è di un paese profondamente diviso, nel quale
Che altro? Il governatore rivolge lo sguardo al week end trascorso senza i temuti assembramenti: «Abbiamo visti i primi risultati dell’ultima ordinanza, molte persone hanno raccolto il nostro appello a limitare le situazioni a rischio, diciamo che l’obiettivo è stato raggiunto all’80%. Ora stringiamo ancora un po’ i denti, se rimanessimo in zona gialla non sarebbe una brutta cosa». —
le parti in causa faticano a riconoscersi in uno spazio comune di valori politici, con tutto ciò che ne consegue in termini di conflittualità sociale e di possibile paralisi istituzionale. Da dove nasce tale spaccatura, che sta minando le basi di una democrazia pluralista e i cui segnali, in realtà, sono presenti anche in Europa? Tra le spiegazioni possibili c’è un elemento che può aiutare a comprendere la natura di questa frattura politica: si tratta della netta separazione nel
voto fra città e aree metropolitane da un lato, e piccoli centri e zone rurali dall’altro. Sembra strano che nell’era digitale, dove la comunicazione politica appare dominata dai social media, ritorni una divisione che sembra appartenere all’epoca pre-industriale. Eppure, come mostra una puntuale analisi di Brookings Institution, la geografia elettorale non è mai stata così netta. Se a livello nazionale il margine che separa i due candidati alla presidenza è stato inferiore ai
due punti percentuali, nei centri urbani Biden è prevalso su Trump di ben 32 punti, mentre nell’insieme delle contee non metropolitane Trump ha ottenuto 34 punti più di Biden. Trump ha ottenuto più voti di Biden in 2500 contee, che tuttavia esprimono appena il 29% del Pil americano. Biden ha invece vinto in meno di 500 contee, nelle quali però si concentra il 70% della produzione di ricchezza. È evidente come questa distinzione porta con sé agende politiche molto
diverse. Nei centri metropolitani si è affermato un ceto professionale più istruito e affluente, interessato agli sviluppi delle tecnologie, ai consumi culturali, agli scambi globali. Nelle piccole città e nelle aree rurali, per contro, tecnologia e globalizzazione sono vissute come minacce alla stabilità lavorativa e alla stessa identità sociale. Difficile conciliare queste due Americhe, la cui separazione politica si è per altro approfondita rispetto alle preceden-
ti elezioni presidenziali. Eppure, se non si ripara questa frattura il rischio è una drammatica perdita di qualità della democrazia. La politica ha tuttavia gli strumenti per intervenire. Pensiamo a due servizi fondamentali come sanità e istruzione superiore, la cui distribuzione ha spesso penalizzato le aree periferiche nel nome di un principio di efficienza economica. Alla fine, tuttavia, questa efficienza ha mostrato anche i suoi costi nascosti: cos’altro sono Brexit e il protezionismo americano se non enormi costi pagati, con gli interessi, anche da chi vive nelle aree urbane? — © RIPRODUZIONE RISERVATA