08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-15
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 11
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-17
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-17
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-9
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-9
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 5
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 5
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 8
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-7
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-7
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 8
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 8
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 8
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-3
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-3
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 8
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 12
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 17
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-8
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-5
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-23
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-23
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-34
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-23
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-9
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-21
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 3
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 3
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 9
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 5
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 6
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 5
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 10
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 10
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-13
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-16
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 2
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-15
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-15
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-3
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-3
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 5
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 5
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-9
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3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-9
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 6
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3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 12-15
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 12-15
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 9
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 5
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 16
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 10
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-25
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-25
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 13
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3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 10
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3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 9
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 9
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 9
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 6
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 5
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 12
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-3
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-3
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 34
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 27
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 4
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-34
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08-OTT-2020 Estratto da pag. 1-19
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GIOVEDÌ 8 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
5
PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario
Case di riposo: scatta il test per i visitatori «Quarantena da ridurre a una settimana» Il governatore del Veneto annuncia nuove misure di prevenzione, presto “baby tamponi” per l’autoscreening su vasta scala Filippo Tosatto / VENEZIA
Passo avanti nel programma di prevenzione e contrasto al Covid: da lunedì, chi si reca a visitare gli anziani nelle case di riposo – oltre 300 in Veneto, tra pubbliche e private – sarà sottoposto a un tampone rapido per ridurre i margini di infezione esterna. Lo effettueranno le Ulss di competenza (già provvedono al testing periodico di anziani e personale) assicurando l’esito nel giro di una decina di minuti. «Servirà qualche tempo per la messa a punto», le parole di Luca Zaia, che ha annunciato l’iniziativa nel consueto breafing a Marghera, «ma riteniamo che così sarà chiusa un’altra porta d’ingresso al virus. L’andamento epidemiologico negli istituti è piuttosto soddisfacente, emergono però piccoli focolai e recrudescenze che spingono a rafforzare l’attenzione»; «Nel caso di negatività, familiari e amici potranno accedere immediatamente e lo screening, gratuito, costituirà una garanzia utile sia agli anziani che ai visitatori». FRECCIATA ALLE LENTEZZE ROMANE
Altra novità in cantiere è quella del “baby tampone” destinato all’auto-somministrazione su vasta scala. A Treviso ci lavora Roberto Rigoli, il coordinatore delle 14 microbiologie regionali e artefice del citato test antigenico veloce («Un successo tutto veneto esportato ovunque») che nell’occasione mutua un’esperienza statunitense validata dalla severa Food & Drug Adminstration. A riguardo, non manca la frecciata ai tempi lunghi romani: «Fin dall’insorgere della pandemia noi abbiamo cercato di applicare le buone pratiche e le novità scientifiche emerse in tutto il mondo. Qualora siano già state vali-
CROMASIA
L’evoluzione della pandemia in Veneto PERCENTUALE DI PAZIENTI RICOVERATI IN OSPEDALE RISPETTO AL TOTALE DEI POSITIVI ATTUALI
31,8% 22,1% 20,6% 11,3% 12,5% 13,3% 5,6% 5,9% 6,8% 6,9% 6,6%
7/3 20/3 31/3 15/4 30/4 15/5 1/9 15/9 25/9 30/9 7/10 ETÀ MEDIA RICOVERATI ATTUALMENTE IN TERAPIA INTENSIVA
11,3% 6,0% 1,9% 1,6% 1,4% 1,2% 0,6% 0,7% 0,8% 0,8% 0,5%
GIORNI DI DEGENZA MEDIA IN TERAPIA INTENSIVA DEI PAZIENTI DIMESSI O DECEDUTI
67 ± 12
7/3
17±14
31/3
68 ± 12
31/3
14±15
30/4
74 ±1 4
30/4
14±20
15/9
63 ± 16
15/9
8±5
30/9
69 ± 12
30/9
11 ± 6
7/10
67 ± 10 (46-92)
7/10
12 ± 8
Test rapido Covid: da lunedì sarà esteso alle visite nelle case di riposo
date da eminenti istituzioni internazionali, siano utilizzate da subito anche in Italia, senza ripartire da zero con di verifiche, controlli e autorizzazioni nazionali, che allungano i tempi e non aggiungono niente di sostanziale». LA DINAMICA DEI RICOVERI OSPEDALIERI
La dinamica reale del contagio? A riguardo, il governatore ha illustrato un report sulla situazione ospedaliera dal 7 marzo ad oggi. Si apprende che la percentuale di ricoverati rispetto al totale dei positivi flette dal 31, 8% al 6, 6% attuale e che i degenti in terapia intensiva ne rappresentavano l’11, 3% a fronte dello 0, 5% di questi giorni. Analoga la curva d’incidenza dei pazienti in rianimazione – dal 46, 2 è calata al 7, 6% – e anche la permanenza media in ospedale è diminuita da 17 a 12 giorni. Pressoché invariata invece l’età media
(62, 5 anni) dei malati in cura intensiva. Scampato pericolo, minaccia in agguato, qual è la morale (provvisoria) della favola? LE CONDIZIONI POSTE AL GOVERNO
«Il virus permane e non va trascurato, tuttavia la situazio-
«Sempre in tasca la mascherina salvavita No a restrizione orarie nei locali pubblici» ne è mutata rispetto a primavera. La stragrande maggioranza dei 4800 veneti positivi è asintomatica e non esiste al momento alcuna emergenza sanitaria. Semmai occorrono criteri certi nella gradazione delle misure, ad esempio allineando il numero dei tamponi alla popolazione», la sintesi di Zaia. Che alla lu-
ce dei colloqui con il premier Conte e il ministro Speranza, anticipa così le argomentazioni espresse nella conferenza Stato-Regioni dedicata, in serata, al nuovo Dpcm: «È giusto che il Governo svolga un’azione di regia, inaccettabile ignorare il contributo delle regioni cui spetta la competenza sanitaria pressoché esclusiva e la cura diretta dei malati. La mascherina salva la vita e va tenuta sempre in tasca, lo ribadirò fino allo sfinimento, però mi sembra eccessivo indossarla h 24 in assenza di contatti ravvicinati con persone estranee. Il Veneto è contrario ad ogni restrizione degli orari d’apertura nei locali pubblici, sarebbe un mini lockdown, e, sentiti i clinici del nostro comitato tecnico-scientifico, proponiamo che l’isolamento volontario precauzionale sia limitato ad una settimana». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Agenzia europea per la ricerca biomedica il Veneto lancia la candidatura di Padova Il Veneto si candida con Padova per l’Agenzia biomedicale europea. E il mondo scientifico padovano è pronto a raccogliere la sfida per portare nella città del Santo la sede della “Barda” europea. Cioè l’Agenzia per ricerca biomedicale avanzata. In pratica l’autorità che detterà la linea a tutto il continente sugli investimenti e le competenze per
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la corsa per ottenere la sede
PADOVA
PERCENTUALE DI PAZIENTI RICOVERATI IN TERAPIA INTENSIVA RISPETTO AL TOTALE DEI POSITIVI ATTUALI
sconfiggere eventuali future pandemie. Un organismo indispensabile voluto dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, dopo un vertice con Merkel e Macron. L’Italia vanta un credito nella gestione di questi enti, dopo la sconfitta di Milano nel 2017 per l’assegnazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). E il presidente del Veneto Luca Zaia ne ha capito, da
tempo, l’opportunità: «Ci lavoriamo da due mesi, il dossier è quasi pronto. E ci crediamo perché abbiamo tutte le qualità per farlo», ha spiegato dopo che il mattino ha rivelato ieri l’operazione in corso. Uno dei motori trainanti dell’iniziativa non potrà che essere la Scuola medica padovana: «Non c’è solo questa nostra eccellenza che lavora assieme a tutta la parte della ri-
cerca di area biomedica e preclinica – osserva il presidente Stefano Merigliano – Padova è già il secondo distretto del biomedicale dopo Mirandola. Ci sono centinaia di industrie che lavorano in questo campo. E tutta una serie di laboratori di ricerca sulla bioingegneria». La candidatura quindi è giudicata «razionale» dal docente del Bo: «Potrebbe diventare un punto aggregante per expertise e ricer-
il bollettino
Positivi, 396 nuovi casi e altre due vittime VENEZIA
Quasi 400 casi in appena 24 ore, per la precisione 396. Continua la corsa del Covid in Veneto. Sono 4857 gli attualmente positivi nella nostra regione, 396 in più rispetto a martedì, un aumento che tanto importante non si registrava da mesi. E si contano anche due decessi: uno nel Veronese e uno del Rodigino. Maglia nera la provincia di Verona, con un “più 82”, che fa schizzare a 810 gli attualmente positivi; a seguire, il Trevigiano (+78), il Vicentino (+77), il Veneziano
catori, in un sistema integrato con un territorio già ricco». Tra i centri d’eccellenza della ricerca biomedica in città c’è ovviamente il Vimm, una realtà di livello internazionale che il prossimo anno celebrerà i primi 25 anni di attività: «Siamo pronti a fare la propria parte, mettendo a disposizione e a sistema un network di competenze e una capacità di ricerca traslazionale che ci ha portato nel corso degli anni a sviluppare progetti di primaria rilevanza coordinati con la Comunità europea, come il nostro gruppo di ricerca sullo studio del muscolo», spiega il presidente della Fondazione ricerca biomedica avanzata Francesco Pagano. Che vede in Pa-
(+71), il Bellunese (+38) e il Rodigino (+2). Aumentano poi i ricoveri ospedalieri, con 224 posti letto occupati in area non critica e 16 in rianimazione. Aumentano gli isolamenti: ieri erano 10.417, 417 in più rispetto al giorno prima. Più della metà si concentra tra le province di Treviso, Verona e Venezia. Del totale delle persone in isolamento, 2986 sono positive (155 sintomatiche), 912 viaggiatori di rientro da un Paese a rischio e 6150 entrati in contatto con un positivo.— LAURA BERLINGHIERI
dova un territorio perfetto per l’agenzia: «Qui è stato fatto il primo trapianto cardiaco in Italia, qui sono nate e si sono sviluppate le rivoluzionare ricerche in ambito aerospaziale di Giuseppe Colombo e sempre qui è nato e si è sviluppato un polo di ricerca mitocondriale riconosciuto a livello mondiale». La città deve trovare una sede: «La commissione europea ha una certa fretta nel creare questa agenzia, perché è molto importante – spiega l’immunologa Antonella Viola, che è anche direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica – Per Padova è una bella opportunità». — CLAUDIO MALFITANO © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Giovedì 8 Ottobre 2020
0,5% In terapia intensiva
LE CURE
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Covid-19 indebolito Il virus è cambiato e le cure sono più efficaci. Abbiamo imparato a combatterlo con le terapie subintensive
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RSA Da lunedì tamponi rapidi nelle case di riposo a famigliari e amici in visita, è un fronte che ci preoccupa parecchio
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Immuni Io non l’ho scaricata, ma la mia non è un’indicazio ne politica. Ciascuno è libero di fare come meglio ritiene
nuovi test, sempre più veloci e sempre più funzionali, con l’obiettivo di arrivare in fretta all’autodiagnosi: dopo i tamponi «rapidi» (che non hanno bisogno di essere processati in laboratorio e danno il risultato in 7 minuti anziché in 48 ore) e dopo i «baby tamponi» (meno invasivi di quelli tradizionali, non penetrano in profondità nelle cavità nasali e dunque sono meno fastidiosi, ma hanno bisogno di una costosa macchinetta per essere analizzati), ora si stanno testando i «baby tamponi rapidi», ossia un mix tra i due test, poco invasivo e dall’esito immediato. «Nel frattempo - annuncia Zaia - da lunedì cominceremo a testare con i tamponi rapidi tutti i visitatori delle trecento case di riposo sparse nella nostra regione. Gli ospiti vengono già controllati ogni due settimane. Ora sottoporremo a test anche famigliari e amici che vanno a trovarli, perché il fronte delle case di riposo ci preoccupa parecchio, abbiamo visto piccoli focolai che non ci piacciono per niente, per quanto sotto controllo». E continuerà, in modo sempre più stretto, anche la collaborazione con le scuole, dove i test rapidi vengono già impiegati con frequenza. Tra i tanti strumenti messi in campo per il contenimento dell’epidemia, il governatore non pare invece credere più di tanto nell’app «Immuni», messa a punto dal governo e che anche ieri il ministro per la Coesione Giuseppe Provenzano ha invitato a scaricare «per senso di responsabilità». «Io non l’ho scaricata - ammette Zaia - ma la mia non è un’indicazione politica. Ciascuno è libero di fare come meglio ritiene». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
La scuola di Gabriele Fusar Poli
La scheda
● Il professor Gian Paolo Rossi (foto), direttore di Medicina d’Urgenza e Ipertensione in Azienda ospedaliera a Padova, ha messo a punto un protocollo anti-Covid con un farmaco giapponese
PADOVA Mentre governo e Regioni ragionano su come gestire il ritorno dei contagi da Covid-19 nella stagione fredda, c’è una nuova terapia predisposta dai ricercatori padovani e già approvata dall’Istituto superiore di Sanità ferma nel cassetto da marzo. Manca l’ultimo passaggio di una burocrazia eterna e assurda di fronte all’urgenza di salvare migliaia di vite, ma tant’è. Tutto gira intorno al «Nafamostat mesilato», farmaco anticoagulante utilizzato da dieci anni e quotidianamente in Giappone dai nefrologi sui pazienti in dialisi. In commercio addirittura come generico, si è rivelato il principio più potente, nelle prove in vitro in laboratorio, nel prevenire l’infezione delle cellule del polmone. Da qui lo studio condotto dal professor Gian Paolo Rossi, delegato del rettore per la ricerca clinica e direttore di Medicina d’Urgenza e Ipertensione in Azienda ospedaliera a Padova, insieme al dottorando Alberto Bressan. «Il coronavirus si lega al recettore ACE2 e tale complesso attiva una proteina nelle cellule dell’alveo polmonare e dell’endotelio — spiega il professor Rossi —. Attraverso questo meccanismo il Covid19 rompe la membrana delle cellule, entra e si replica, producendo milioni di virus che intaccano le cellule vicine. Il Nafamostat mesilato è un inibitore della proteina che rompe la membrana cellulare an-
zi, come ha scoperto il ricercatore tedesco Markus Hoffmann, è diecimila volte più potente degli altri inibitori. Da qui è nato lo studio da noi messo a punto a metà marzo, in piena pandemia, che prevede la somministrazione a un gruppo di pazienti Covid ricoverati qui del farmaco giapponese e a un altro gruppo di un equivalente placebo, con la tecnica del doppio cie-
co. Cioè senza dire nè ai malati nè agli ispettori esterni chi assume cosa. L’obiettivo — aggiunge Rossi — è di accertare se il Nafamostat mesilato riduce la mortalità e il ricorso alla Terapia intensiva». Prima di costruire la procedura il ricercatore ha interpellato un collega, un nefrologo giapponese, che gli ha assicurato la buona tollerabilità del farmaco e l’ha messo in con-
Il caso al San Bortolo di Vicenza
Una «culla speciale» per il bebè nato da una mamma positiva VICENZA Tanti sono gli asintomatici positivi al Covid 19 ma non tutti. È il caso di una giovane donna che ieri, alla trentatreesima settimana di gestazione, è arrivata all’ospedale San Bortolo di Vicenza. Al ricovero sono seguite ore convulse prima e dopo la nascita del piccolo. La donna è arrivata al San Bortolo in condizioni di grave rischio, alle prese con una forte insufficienza respiratoria. Ricoverata inizialmente nel reparto di pneumologia, è stata ventilata per molte ore fino a quando, ieri in tarda mattinata, è stata preparata per un parto cesareo che è avvenuto in anestesia
generale nel reparto di rianimazione del nosocomio berico. Il neonato è venuto alla luce attorno alle 13.30. L’intervento è andato bene e al bambino è stata assegnata una «culla speciale». I medici, nei prossimi giorni sottoporranno il bambino agli esami del caso per verificare un eventuale contagio da Coronavirus. La donna è stata invece trasferita dalla pneumologia al reparto di rianimazione, dove resterà ricoverata per almeno un paio di giorni e monitorata continuamente per verificare le sue condizioni dopo un parto tanto difficile. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Contagi multipli nelle classi Crescono i casi in regione
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Benini Con il caso di Piove di Sacco si dimostra la validità dello screening rapido
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tagiati dal Coronavirus. I test erano stati compiuti dopo che un professore, nel pomeriggio di venerdì 2 ottobre, aveva informato della sua positività al Covid-19 la preside Alessandra Buvoli, la quale aveva a sua volta attivato la «macchina organizzativa»: solo dopo aver ricevuto tutte le autorizzazioni dai genitori degli alunni delle quattro classi coinvolte un’équipe del distretto sociosanitario numero 3 Padova Piovese si è potuta recare in via Parini per l’effettuazione
Il caso di Piove
Dopo i 15 contagiati su tre classi, ora se ne aggiunge anche una quarta con studenti contagiati alla Einstein di Piove di Sacco
dei 96 tamponi rapidi (93 studenti e 3 docenti), validati dal Ministero della Salute. Quella relativa all’assenza dei risultati dei tamponi «veri e propri» non è l’unica sorpresa di ieri: in mattinata, infatti, l’istituto di Piove di Sacco ha visto tornare sia il personale medico delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale che infermieristico. Motivo: la realizzazione di altri 24 test rapidi ad altrettanti insegnanti del plesso scolastico, e uno di questi è risultato a sua volta positivo e successivamente «tamponato». Nel tardo pomeriggio, inoltre, l’Ulss 6 Euganea ha comunicato che ai 15 studenti positivi - di cui 9 in una singola classe e tre in altre due - ne va aggiunta un’altra che, assente martedì, aveva effettuato in maniera autonoma un tampone già lunedì
tatto con un’azienda produttrice nipponica, interessata allo studio e disposta a fornire il quantitativo necessario alla sperimentazione. L’azione anticoagulante del prodotto è importante nel contrasto al Covid-19, perché si è accertato che una quota rilevante di decessi è causata da una coagulazione intravascolare capace di bloccare il circolo polmonare e coronarico. Inoltre ha proprietà mucolitiche, particolarmente utili nelle infezioni respiratorie. Lo studio dei ricercatori padovani, riconosciuto innovativo e scientificamente ben fondato, è stato rapidamente approvato dall’Istituto superiore di Sanità e dal Comitato etico del’Istituto Spallanzani di Roma, competente in materia di Covid-19, ha visto l’adesione di altri centri europei ma non è mai potuto iniziare. L’importazione di un farmaco, seppur già ampiamente usato e dimostrato sicuro in Paesi extra-europei, prevede infatti una serie infinita di passaggi burocratici. «Occorre un’autorità, per esempio una farmacia ospedaliera, una casa farmaceutica o un ente terzo, che certifichi il rilascio del lotto in arrivo dal Giappone — chiarisce il professor Rossi —. Dopo sei mesi di lotta alla burocrazia, l’Agenzia italiana del farmaco ci ha messi in contatto con una ditta indipendente di Milano pronta a rilasciare la certificazione richiesta dopo aver ottenuto un campione del lotto sul quale operare le analisi di sterilità e chimiche, benché già concluse in Giappone. Aspettiamo il preventivo e poi potremo chiedere all’Aifa l’approvazione a partire». Il protocollo è stato pubblicato sul sito ClinicalTrials.gov, ottenendo richieste di partecipazione da ricercatori di tutto il mondo. «Siamo in dirittura d’arrivo — chiude il primario — ma abbiamo perso un tempo infinito. In ballo migliaia di vite». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
E a Piove di Sacco si attende l’esito dei tamponi di conferma PADOVA Si moltiplicano i casi di contagi multipli in classe. Dopo i 15 ragazzi risultati positivi alla Einstein di Piove di Sacco, di ieri i 5 contagi in una scuola nel Veneziano, i 4 in un istituto alberghiero del Bellunese e i 5 casi nel Trevigiano, dal nido alle superiori. L’accelerazione del virus, a scuola, è sempre più evidente. Intanto, ieri, a Piove di Sacco, doveva essere la giornata-chiave per verificare definitivamente la reale efficacia dei test rapidi sfruttando quelli effettuati nella mattinata di martedì 6 ottobre. Ma, nonostante le oltre 24 ore avute a disposizione dalla fine dell’esame di massa, a Schiavonia è stato processato solo uno (peraltro confermato positivo) dei 15 tamponi molecolari realizzati su altrettanti studenti dell’istituto statale risultati con-
VE
Padova, il professor Rossi: «Persi sei mesi in burocrazia»
Farmaco giapponese «Nuova terapia ferma da marzo»
Sono i positivi che oggi finiscono in terapia intensiva, un dato tranquillizzante se confrontato con l’11 per cento di primavera
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5 ottobre risultando contagiata. Si attende quindi per oggi l’esito definitivo dei test, con l’Ulss 6 Euganea che «preme» come confermato sia dal direttore generale Domenico Scibetta che dal direttore sanitario Patrizia Benini: «Avevamo inviato i tamponi segnandoli come “urgenti”. Come dipartimento abbiamo fatto partire un’indagine approfondita all’istituto “Einstein”, per cercare di capire come sia scoppiare un simile focolaio. Di sicuro la possibilità di effettuare i test rapidi, che il governatore Luca Zaia ha spinto per validare e introdurre, consente di bloccare tempestivamente ulteriori diffusioni. Con quanto accaduto a Piove di Sacco abbiamo dimostrato che con le idee chiare e il gioco di squadra si possono raggiungere risultati
La vicenda
● Si moltiplicano i casi di contagi multipli nelle classi delle scuole in tutta la regione
importanti». Più polemico Davide Gianella, primo cittadino di Piove di Sacco, dopo le notizie delle ultime due positività: «Niente da dire sull’efficacia dei test rapidi, che permettono di ridurre notevolmente la forbice di attesa dal tampone all’esito. Il problema è che per la nuova ondata alle porte credo che serva un potenziamento del personale dell’Ulss e un lavoro capillare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, perché il segreto sta tutto nella velocità di rintracciare i casi, mentre da quel che mi risulta dall’informativa del professore all’effettuazione dei suddetti test sono passati quattro giorni. Bisogna trovare una soluzione: o si restringono le maglie o si rischia il peggio. Ed è un discorso che vale anche per altri ambiti: è inutile che a scuola ci siano mille misure da seguire se poi i ragazzi si accalcano sugli autobus o fanno aperitivo tutti insieme. L’altro giorno è successo nella nostra Piove di Sacco, domani chissà: credo purtroppo sia solo questione di tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 8 Ottobre 2020 Corriere del Veneto
VE
L’epidemia
La ripartenza
GLI OSPEDALI
Il governatore Zaia ha portato un confronto tra i dati di marzo e quelli di oggi: solo il 3% dei positivi ha sintomi, pochi casi gravi
«Il virus non è più un’emergenza» La premessa, come sempre quando si parla di covid-19, è improntata alla massima cautela: «Restiamo preoccupati e siamo in allerta, perché i contagi salgono in Francia, in Gran Bretagna e in Spagna, in Belgio sono in piena emergenza sanitaria e noi non possiamo pensare di essere il Paese del Bengodi, tutti in vacanza». Anche per questo, precisa il governatore Luca Zaia, «ci stiamo preparando al peggio, con la predisposizione del piano di sanità pubblica per l’autunno e l’inverno, le terapie intensive pronte a salire da 664 a 1.016 e la riapertura dei covid-hospital, a cominciare da Jesolo». E però non si può fare a meno di guardare ai numeri che ogni giorno vengono comunicati da Azienda Zero e dalle Usl e i numeri, afferma Zaia, «ci dicono che oggi, in Veneto, non esiste alcuna emergenza sanitaria ospedaliera». Parole che suonano in controtendenza rispetto all’inasprimento delle misure di contenimento dell’epidemia decise dal governo, che il presidente del Veneto spiega così: «A marzo 1 positivo su 3 finiva in ospedale, oggi è 1 su 20; tra i positivi, l’11% finiva in terapia intensiva, oggi siamo allo 0,5%; tra i ricoverati, ricorreva a cure intensive il 46%, oggi siamo al 7,5%. La degenza media è scesa da 14 a 12 giorni. Abbiamo raggiunto i 2 milioni di tamponi, a cui si aggiunge 1 milione e mezzo di test rapidi, e i positivi sono 4.857: a marzo, con questi numeri, sarebbe saltato per aria il sistema sanitario, avremmo avuto gli ospedali e le terapie intensive in tilt, mentre ora solo il 45% degli isolati è positivo, appena il 3% dei positivi è sintomatico e solo 16 persone, fortunatamente, si trova-
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Preparativi Pronti al peggio per l’autunno e l’inverno, terapie intensive pronte a salire e covidhospital
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Niente panico I numeri ci dicono che oggi, in Veneto, non esiste alcuna emergenza sanitaria ospedaliera
Le norme
In primavera veniva ricoverato un contagiato su tre, oggi uno su venti «Migliorate le cure»
no in terapia intensiva». Il motivo? Zaia sposa la tesi già sostenuta in più occasioni dal direttore della Microbiologia di Treviso Roberto Rigoli: «Il virus è cambiato». Così come «è innegabile che le cure siano migliorate, diventando più efficaci» e, più in generale, «possiamo dire che il sistema nel suo complesso ha imparato molto da ciò che è
VENEZIA
L’Osservatorio Dalle riaperture di luglio a oggi
La curva del contagio CONTAGI DA INIZIO PANDEMIA 19.295 19.351 19.447 DIFFERENZA SETTIMANALE +43 +56 +96
19.713
19.890
20.324
20.834
21.415
22.382
23.238
24.246
25.180
26.227
27.591
29.574
+266
+177
+434
+510
+581
+967
+856
+1.008
+936
+1.047
+1.364
+1.983
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15 LUGLIO
ATTUALMENTE POSITIVI 408 389
440
SOGGETTI IN ISOLAMENTO 758 992 1.489
AGOSTO 649
784
1.087
1.353
1.691
2.184
2.577
2.907
2.998
3.188
3.779
4.857
n.d.
3.074
4.616
5.799
6.444
6.524
7.618
n.d.
7.611
8.173
9537
10.417 L’Ego - Hub
Fonte: Elaborazione su dati Regione Veneto - Azienda Zero
Ma i positivi continuano a salire: quasi duemila in più in una settimana
VENEZIA Si sta per arrivare a quota 30mila contagi da coronavirus in Veneto. Ieri il quotidiano bollettino di Azienda Zero delle 17 dava 29.574 casi totali, di cui 1.983 (il 7%) rilevati nella prima settimana di ottobre. Gli attualmente positivi sono 4.857, mentre 10.417 persone sono poste in isolamento domiciliare. Anche in Regione la riapertura delle scuole e i primi freddi fanno accelerare l’epidemia: nelle prime due settimane di autunno la curva dei nuovi casi settimanali si è impennata dopo che per tutta l’estate l’aumento era stato costante, ma più graduale. Veloce anche l’aumento del numero di casi che risultano tuttora positivi: oltre mille in una sola settimana. Meno marcato è invece l’aumento dei soggetti costretti all’isolamento domiciliare, cioè chi è in attesa di tampone per aver avuto un contatto a rischio. (a. p.)
Il governo ci ripensa: le Regioni potranno allentare le misure
VENEZIA
1,1
Indice Rt in Veneto
È il valore numerico che mette in rapporto gli attuali sintomatici con i possibili nuovi contagi. Se supera l’1 allora i contagi sono in aumento
7 OTTOBRE
SETTEMBRE
Obbligo di mascherina all’aperto, i distinguo del governatore Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri, nell’ambito del «decreto legge Covid», una norma che proroga fino al 15 ottobre le misure anti-contagio contenute nel dpcm in scadenza. Con un’unica novità: è obbligatorio da subito indossare le mascherine anche all’aperto, se si è vicini a persone «non conviventi». Entro il 15 ottobre, dunque, il premier Giuseppe Conte dovrà firmare un nuovo dpcm che confermi o aggiorni le regole anti contagio, che altrimenti decadranno. «Prendiamoci questa settimana per affrontare tutti i nodi che riteniamo necessario affrontare» ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia durante l’incontro con le Regioni, le Province e i Comuni ieri, vertice durante il quale i governatori hanno riba-
accaduto, ad esempio investendo sulle terapie sub-intensive, che si stanno rivelando strategiche, la mossa vincente insieme alla medicina territoriale». Un quadro tutto sommato confortante, quello tracciato da Zaia nella «war-room» di Marghera, mentre nei laboratori del Veneto coordinati da Rigoli si continua a lavorare a
dito il concetto già anticipato dalle colonne del Corriere dal presidente del Veneto Luca Zaia: okay alla regia nazionale ma si rispettino le autonomie locali e il loro senso di responsabilità. Una richiesta accolta dal governo, dapprima a parole («Condivido le parole di Zaia quando dice che le Regioni conoscono i territori meglio e sono uno di quelli che ha sempre difeso la sanità gestita dalle Regioni - aveva replicato al mattino Boccia -. Detto questo senza la profilassi internazionale, le linee guida dello Stato e i muscoli dello Stato le Regioni sarebbero tutte più deboli») e poi nei fatti, prevedendo nel «decreto Covid» che le Regioni possano introdurre temporaneamente non solo misure più restrittive rispetto a quelle stabilite a livello nazionale dal dpcm prorogato ma anche
«misure derogatorie» purché «nei limiti delle proprie competenze», in casi tassativamente previsti e comunque previa «intesa» con il ministero della Salute. E Boccia aggiunge: «Dopo la ripresa del comitato operativo quotidiano in Protezione civile, riprende anche la cabina di regia nazionale tra governo ed enti territoriali da convocare in qualsiasi momento, come avvenuto nei momenti più critici tra marzo e maggio, con i rappresentanti di Regioni, Anci e Upi. Un confronto quotidiano tra i diversi livelli istituzionali che ci ha permesso di condividere le decisioni e superare i momenti più critici, diventando uno dei Paesi più sicuri al mondo». L’incontro è stato aggiornato ad oggi anche perché su alcune restrizioni come l’obbligo
I ministri
● In alto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Sotto quello della Salute, Roberto Speranza
di mascherina all’aperto (subito operativo) o la chiusura anticipata dei bar (solo ipotizzata), Zaia ed altri esprimono notevoli riserve: «Sulla mascherina penso che una soluzione equilibrata e di buon senso sia quella di prevedere l’obbligo nei luoghi chiusi o all’aperto se ci sono assembramenti e il non-obbligo quando si è isolati all’aperto, tipo in mezzo ai campi - dice Zaia -. Al momento sono contrario a qualunque ipotesi di lockdown o minilockdown, perché non capisco la ragione di chiudere il bar alle 23 e lasciare la gente fuori con lo spritz in mano fino alle 2. Infine, chiedo al governo di rivedere la durata della quarantena, a mio avviso può essere ridotta». C’è poi la battaglia, da tempo portata avanti dal Veneto, per il superamento dell’indice Rt come «indice di rischio»: «Occorrono parametri certi per decidere se inasprire oppure no e l’Rt, basandosi sul numero dei contagiati, paradossalmente punisce i virtuosi che fanno i tamponi» sbotta Zaia. Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 8 Ottobre 2020 Corriere del Veneto
VE
L’epidemia
La ripartenza
GLI OSPEDALI
Il governatore Zaia ha portato un confronto tra i dati di marzo e quelli di oggi: solo il 3% dei positivi ha sintomi, pochi casi gravi
«Il virus non è più un’emergenza» La premessa, come sempre quando si parla di covid-19, è improntata alla massima cautela: «Restiamo preoccupati e siamo in allerta, perché i contagi salgono in Francia, in Gran Bretagna e in Spagna, in Belgio sono in piena emergenza sanitaria e noi non possiamo pensare di essere il Paese del Bengodi, tutti in vacanza». Anche per questo, precisa il governatore Luca Zaia, «ci stiamo preparando al peggio, con la predisposizione del piano di sanità pubblica per l’autunno e l’inverno, le terapie intensive pronte a salire da 664 a 1.016 e la riapertura dei covid-hospital, a cominciare da Jesolo». E però non si può fare a meno di guardare ai numeri che ogni giorno vengono comunicati da Azienda Zero e dalle Usl e i numeri, afferma Zaia, «ci dicono che oggi, in Veneto, non esiste alcuna emergenza sanitaria ospedaliera». Parole che suonano in controtendenza rispetto all’inasprimento delle misure di contenimento dell’epidemia decise dal governo, che il presidente del Veneto spiega così: «A marzo 1 positivo su 3 finiva in ospedale, oggi è 1 su 20; tra i positivi, l’11% finiva in terapia intensiva, oggi siamo allo 0,5%; tra i ricoverati, ricorreva a cure intensive il 46%, oggi siamo al 7,5%. La degenza media è scesa da 14 a 12 giorni. Abbiamo raggiunto i 2 milioni di tamponi, a cui si aggiunge 1 milione e mezzo di test rapidi, e i positivi sono 4.857: a marzo, con questi numeri, sarebbe saltato per aria il sistema sanitario, avremmo avuto gli ospedali e le terapie intensive in tilt, mentre ora solo il 45% degli isolati è positivo, appena il 3% dei positivi è sintomatico e solo 16 persone, fortunatamente, si trova-
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Preparativi Pronti al peggio per l’autunno e l’inverno, terapie intensive pronte a salire e covidhospital
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Niente panico I numeri ci dicono che oggi, in Veneto, non esiste alcuna emergenza sanitaria ospedaliera
Le norme
In primavera veniva ricoverato un contagiato su tre, oggi uno su venti «Migliorate le cure»
no in terapia intensiva». Il motivo? Zaia sposa la tesi già sostenuta in più occasioni dal direttore della Microbiologia di Treviso Roberto Rigoli: «Il virus è cambiato». Così come «è innegabile che le cure siano migliorate, diventando più efficaci» e, più in generale, «possiamo dire che il sistema nel suo complesso ha imparato molto da ciò che è
VENEZIA
L’Osservatorio Dalle riaperture di luglio a oggi
La curva del contagio CONTAGI DA INIZIO PANDEMIA 19.295 19.351 19.447 DIFFERENZA SETTIMANALE +43 +56 +96
19.713
19.890
20.324
20.834
21.415
22.382
23.238
24.246
25.180
26.227
27.591
29.574
+266
+177
+434
+510
+581
+967
+856
+1.008
+936
+1.047
+1.364
+1.983
22
29
05
12
19
26
2
9
16
23
30
2000
1500
1000
500
0
1
8
15 LUGLIO
ATTUALMENTE POSITIVI 408 389
440
SOGGETTI IN ISOLAMENTO 758 992 1.489
AGOSTO 649
784
1.087
1.353
1.691
2.184
2.577
2.907
2.998
3.188
3.779
4.857
n.d.
3.074
4.616
5.799
6.444
6.524
7.618
n.d.
7.611
8.173
9537
10.417 L’Ego - Hub
Fonte: Elaborazione su dati Regione Veneto - Azienda Zero
Ma i positivi continuano a salire: quasi duemila in più in una settimana
VENEZIA Si sta per arrivare a quota 30mila contagi da coronavirus in Veneto. Ieri il quotidiano bollettino di Azienda Zero delle 17 dava 29.574 casi totali, di cui 1.983 (il 7%) rilevati nella prima settimana di ottobre. Gli attualmente positivi sono 4.857, mentre 10.417 persone sono poste in isolamento domiciliare. Anche in Regione la riapertura delle scuole e i primi freddi fanno accelerare l’epidemia: nelle prime due settimane di autunno la curva dei nuovi casi settimanali si è impennata dopo che per tutta l’estate l’aumento era stato costante, ma più graduale. Veloce anche l’aumento del numero di casi che risultano tuttora positivi: oltre mille in una sola settimana. Meno marcato è invece l’aumento dei soggetti costretti all’isolamento domiciliare, cioè chi è in attesa di tampone per aver avuto un contatto a rischio. (a. p.)
Il governo ci ripensa: le Regioni potranno allentare le misure
VENEZIA
1,1
Indice Rt in Veneto
È il valore numerico che mette in rapporto gli attuali sintomatici con i possibili nuovi contagi. Se supera l’1 allora i contagi sono in aumento
7 OTTOBRE
SETTEMBRE
Obbligo di mascherina all’aperto, i distinguo del governatore Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri, nell’ambito del «decreto legge Covid», una norma che proroga fino al 15 ottobre le misure anti-contagio contenute nel dpcm in scadenza. Con un’unica novità: è obbligatorio da subito indossare le mascherine anche all’aperto, se si è vicini a persone «non conviventi». Entro il 15 ottobre, dunque, il premier Giuseppe Conte dovrà firmare un nuovo dpcm che confermi o aggiorni le regole anti contagio, che altrimenti decadranno. «Prendiamoci questa settimana per affrontare tutti i nodi che riteniamo necessario affrontare» ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia durante l’incontro con le Regioni, le Province e i Comuni ieri, vertice durante il quale i governatori hanno riba-
accaduto, ad esempio investendo sulle terapie sub-intensive, che si stanno rivelando strategiche, la mossa vincente insieme alla medicina territoriale». Un quadro tutto sommato confortante, quello tracciato da Zaia nella «war-room» di Marghera, mentre nei laboratori del Veneto coordinati da Rigoli si continua a lavorare a
dito il concetto già anticipato dalle colonne del Corriere dal presidente del Veneto Luca Zaia: okay alla regia nazionale ma si rispettino le autonomie locali e il loro senso di responsabilità. Una richiesta accolta dal governo, dapprima a parole («Condivido le parole di Zaia quando dice che le Regioni conoscono i territori meglio e sono uno di quelli che ha sempre difeso la sanità gestita dalle Regioni - aveva replicato al mattino Boccia -. Detto questo senza la profilassi internazionale, le linee guida dello Stato e i muscoli dello Stato le Regioni sarebbero tutte più deboli») e poi nei fatti, prevedendo nel «decreto Covid» che le Regioni possano introdurre temporaneamente non solo misure più restrittive rispetto a quelle stabilite a livello nazionale dal dpcm prorogato ma anche
«misure derogatorie» purché «nei limiti delle proprie competenze», in casi tassativamente previsti e comunque previa «intesa» con il ministero della Salute. E Boccia aggiunge: «Dopo la ripresa del comitato operativo quotidiano in Protezione civile, riprende anche la cabina di regia nazionale tra governo ed enti territoriali da convocare in qualsiasi momento, come avvenuto nei momenti più critici tra marzo e maggio, con i rappresentanti di Regioni, Anci e Upi. Un confronto quotidiano tra i diversi livelli istituzionali che ci ha permesso di condividere le decisioni e superare i momenti più critici, diventando uno dei Paesi più sicuri al mondo». L’incontro è stato aggiornato ad oggi anche perché su alcune restrizioni come l’obbligo
I ministri
● In alto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Sotto quello della Salute, Roberto Speranza
di mascherina all’aperto (subito operativo) o la chiusura anticipata dei bar (solo ipotizzata), Zaia ed altri esprimono notevoli riserve: «Sulla mascherina penso che una soluzione equilibrata e di buon senso sia quella di prevedere l’obbligo nei luoghi chiusi o all’aperto se ci sono assembramenti e il non-obbligo quando si è isolati all’aperto, tipo in mezzo ai campi - dice Zaia -. Al momento sono contrario a qualunque ipotesi di lockdown o minilockdown, perché non capisco la ragione di chiudere il bar alle 23 e lasciare la gente fuori con lo spritz in mano fino alle 2. Infine, chiedo al governo di rivedere la durata della quarantena, a mio avviso può essere ridotta». C’è poi la battaglia, da tempo portata avanti dal Veneto, per il superamento dell’indice Rt come «indice di rischio»: «Occorrono parametri certi per decidere se inasprire oppure no e l’Rt, basandosi sul numero dei contagiati, paradossalmente punisce i virtuosi che fanno i tamponi» sbotta Zaia. Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Giovedì 8 Ottobre 2020
0,5% In terapia intensiva
LE CURE
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Covid-19 indebolito Il virus è cambiato e le cure sono più efficaci. Abbiamo imparato a combatterlo con le terapie subintensive
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RSA Da lunedì tamponi rapidi nelle case di riposo a famigliari e amici in visita, è un fronte che ci preoccupa parecchio
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Immuni Io non l’ho scaricata, ma la mia non è un’indicazio ne politica. Ciascuno è libero di fare come meglio ritiene
nuovi test, sempre più veloci e sempre più funzionali, con l’obiettivo di arrivare in fretta all’autodiagnosi: dopo i tamponi «rapidi» (che non hanno bisogno di essere processati in laboratorio e danno il risultato in 7 minuti anziché in 48 ore) e dopo i «baby tamponi» (meno invasivi di quelli tradizionali, non penetrano in profondità nelle cavità nasali e dunque sono meno fastidiosi, ma hanno bisogno di una costosa macchinetta per essere analizzati), ora si stanno testando i «baby tamponi rapidi», ossia un mix tra i due test, poco invasivo e dall’esito immediato. «Nel frattempo - annuncia Zaia - da lunedì cominceremo a testare con i tamponi rapidi tutti i visitatori delle trecento case di riposo sparse nella nostra regione. Gli ospiti vengono già controllati ogni due settimane. Ora sottoporremo a test anche famigliari e amici che vanno a trovarli, perché il fronte delle case di riposo ci preoccupa parecchio, abbiamo visto piccoli focolai che non ci piacciono per niente, per quanto sotto controllo». E continuerà, in modo sempre più stretto, anche la collaborazione con le scuole, dove i test rapidi vengono già impiegati con frequenza. Tra i tanti strumenti messi in campo per il contenimento dell’epidemia, il governatore non pare invece credere più di tanto nell’app «Immuni», messa a punto dal governo e che anche ieri il ministro per la Coesione Giuseppe Provenzano ha invitato a scaricare «per senso di responsabilità». «Io non l’ho scaricata - ammette Zaia - ma la mia non è un’indicazione politica. Ciascuno è libero di fare come meglio ritiene». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
La scuola di Gabriele Fusar Poli
La scheda
● Il professor Gian Paolo Rossi (foto), direttore di Medicina d’Urgenza e Ipertensione in Azienda ospedaliera a Padova, ha messo a punto un protocollo anti-Covid con un farmaco giapponese
PADOVA Mentre governo e Regioni ragionano su come gestire il ritorno dei contagi da Covid-19 nella stagione fredda, c’è una nuova terapia predisposta dai ricercatori padovani e già approvata dall’Istituto superiore di Sanità ferma nel cassetto da marzo. Manca l’ultimo passaggio di una burocrazia eterna e assurda di fronte all’urgenza di salvare migliaia di vite, ma tant’è. Tutto gira intorno al «Nafamostat mesilato», farmaco anticoagulante utilizzato da dieci anni e quotidianamente in Giappone dai nefrologi sui pazienti in dialisi. In commercio addirittura come generico, si è rivelato il principio più potente, nelle prove in vitro in laboratorio, nel prevenire l’infezione delle cellule del polmone. Da qui lo studio condotto dal professor Gian Paolo Rossi, delegato del rettore per la ricerca clinica e direttore di Medicina d’Urgenza e Ipertensione in Azienda ospedaliera a Padova, insieme al dottorando Alberto Bressan. «Il coronavirus si lega al recettore ACE2 e tale complesso attiva una proteina nelle cellule dell’alveo polmonare e dell’endotelio — spiega il professor Rossi —. Attraverso questo meccanismo il Covid19 rompe la membrana delle cellule, entra e si replica, producendo milioni di virus che intaccano le cellule vicine. Il Nafamostat mesilato è un inibitore della proteina che rompe la membrana cellulare an-
zi, come ha scoperto il ricercatore tedesco Markus Hoffmann, è diecimila volte più potente degli altri inibitori. Da qui è nato lo studio da noi messo a punto a metà marzo, in piena pandemia, che prevede la somministrazione a un gruppo di pazienti Covid ricoverati qui del farmaco giapponese e a un altro gruppo di un equivalente placebo, con la tecnica del doppio cie-
co. Cioè senza dire nè ai malati nè agli ispettori esterni chi assume cosa. L’obiettivo — aggiunge Rossi — è di accertare se il Nafamostat mesilato riduce la mortalità e il ricorso alla Terapia intensiva». Prima di costruire la procedura il ricercatore ha interpellato un collega, un nefrologo giapponese, che gli ha assicurato la buona tollerabilità del farmaco e l’ha messo in con-
Il caso al San Bortolo di Vicenza
Una «culla speciale» per il bebè nato da una mamma positiva VICENZA Tanti sono gli asintomatici positivi al Covid 19 ma non tutti. È il caso di una giovane donna che ieri, alla trentatreesima settimana di gestazione, è arrivata all’ospedale San Bortolo di Vicenza. Al ricovero sono seguite ore convulse prima e dopo la nascita del piccolo. La donna è arrivata al San Bortolo in condizioni di grave rischio, alle prese con una forte insufficienza respiratoria. Ricoverata inizialmente nel reparto di pneumologia, è stata ventilata per molte ore fino a quando, ieri in tarda mattinata, è stata preparata per un parto cesareo che è avvenuto in anestesia
generale nel reparto di rianimazione del nosocomio berico. Il neonato è venuto alla luce attorno alle 13.30. L’intervento è andato bene e al bambino è stata assegnata una «culla speciale». I medici, nei prossimi giorni sottoporranno il bambino agli esami del caso per verificare un eventuale contagio da Coronavirus. La donna è stata invece trasferita dalla pneumologia al reparto di rianimazione, dove resterà ricoverata per almeno un paio di giorni e monitorata continuamente per verificare le sue condizioni dopo un parto tanto difficile. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Contagi multipli nelle classi Crescono i casi in regione
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Benini Con il caso di Piove di Sacco si dimostra la validità dello screening rapido
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tagiati dal Coronavirus. I test erano stati compiuti dopo che un professore, nel pomeriggio di venerdì 2 ottobre, aveva informato della sua positività al Covid-19 la preside Alessandra Buvoli, la quale aveva a sua volta attivato la «macchina organizzativa»: solo dopo aver ricevuto tutte le autorizzazioni dai genitori degli alunni delle quattro classi coinvolte un’équipe del distretto sociosanitario numero 3 Padova Piovese si è potuta recare in via Parini per l’effettuazione
Il caso di Piove
Dopo i 15 contagiati su tre classi, ora se ne aggiunge anche una quarta con studenti contagiati alla Einstein di Piove di Sacco
dei 96 tamponi rapidi (93 studenti e 3 docenti), validati dal Ministero della Salute. Quella relativa all’assenza dei risultati dei tamponi «veri e propri» non è l’unica sorpresa di ieri: in mattinata, infatti, l’istituto di Piove di Sacco ha visto tornare sia il personale medico delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale che infermieristico. Motivo: la realizzazione di altri 24 test rapidi ad altrettanti insegnanti del plesso scolastico, e uno di questi è risultato a sua volta positivo e successivamente «tamponato». Nel tardo pomeriggio, inoltre, l’Ulss 6 Euganea ha comunicato che ai 15 studenti positivi - di cui 9 in una singola classe e tre in altre due - ne va aggiunta un’altra che, assente martedì, aveva effettuato in maniera autonoma un tampone già lunedì
tatto con un’azienda produttrice nipponica, interessata allo studio e disposta a fornire il quantitativo necessario alla sperimentazione. L’azione anticoagulante del prodotto è importante nel contrasto al Covid-19, perché si è accertato che una quota rilevante di decessi è causata da una coagulazione intravascolare capace di bloccare il circolo polmonare e coronarico. Inoltre ha proprietà mucolitiche, particolarmente utili nelle infezioni respiratorie. Lo studio dei ricercatori padovani, riconosciuto innovativo e scientificamente ben fondato, è stato rapidamente approvato dall’Istituto superiore di Sanità e dal Comitato etico del’Istituto Spallanzani di Roma, competente in materia di Covid-19, ha visto l’adesione di altri centri europei ma non è mai potuto iniziare. L’importazione di un farmaco, seppur già ampiamente usato e dimostrato sicuro in Paesi extra-europei, prevede infatti una serie infinita di passaggi burocratici. «Occorre un’autorità, per esempio una farmacia ospedaliera, una casa farmaceutica o un ente terzo, che certifichi il rilascio del lotto in arrivo dal Giappone — chiarisce il professor Rossi —. Dopo sei mesi di lotta alla burocrazia, l’Agenzia italiana del farmaco ci ha messi in contatto con una ditta indipendente di Milano pronta a rilasciare la certificazione richiesta dopo aver ottenuto un campione del lotto sul quale operare le analisi di sterilità e chimiche, benché già concluse in Giappone. Aspettiamo il preventivo e poi potremo chiedere all’Aifa l’approvazione a partire». Il protocollo è stato pubblicato sul sito ClinicalTrials.gov, ottenendo richieste di partecipazione da ricercatori di tutto il mondo. «Siamo in dirittura d’arrivo — chiude il primario — ma abbiamo perso un tempo infinito. In ballo migliaia di vite». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
E a Piove di Sacco si attende l’esito dei tamponi di conferma PADOVA Si moltiplicano i casi di contagi multipli in classe. Dopo i 15 ragazzi risultati positivi alla Einstein di Piove di Sacco, di ieri i 5 contagi in una scuola nel Veneziano, i 4 in un istituto alberghiero del Bellunese e i 5 casi nel Trevigiano, dal nido alle superiori. L’accelerazione del virus, a scuola, è sempre più evidente. Intanto, ieri, a Piove di Sacco, doveva essere la giornata-chiave per verificare definitivamente la reale efficacia dei test rapidi sfruttando quelli effettuati nella mattinata di martedì 6 ottobre. Ma, nonostante le oltre 24 ore avute a disposizione dalla fine dell’esame di massa, a Schiavonia è stato processato solo uno (peraltro confermato positivo) dei 15 tamponi molecolari realizzati su altrettanti studenti dell’istituto statale risultati con-
VE
Padova, il professor Rossi: «Persi sei mesi in burocrazia»
Farmaco giapponese «Nuova terapia ferma da marzo»
Sono i positivi che oggi finiscono in terapia intensiva, un dato tranquillizzante se confrontato con l’11 per cento di primavera
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5 ottobre risultando contagiata. Si attende quindi per oggi l’esito definitivo dei test, con l’Ulss 6 Euganea che «preme» come confermato sia dal direttore generale Domenico Scibetta che dal direttore sanitario Patrizia Benini: «Avevamo inviato i tamponi segnandoli come “urgenti”. Come dipartimento abbiamo fatto partire un’indagine approfondita all’istituto “Einstein”, per cercare di capire come sia scoppiare un simile focolaio. Di sicuro la possibilità di effettuare i test rapidi, che il governatore Luca Zaia ha spinto per validare e introdurre, consente di bloccare tempestivamente ulteriori diffusioni. Con quanto accaduto a Piove di Sacco abbiamo dimostrato che con le idee chiare e il gioco di squadra si possono raggiungere risultati
La vicenda
● Si moltiplicano i casi di contagi multipli nelle classi delle scuole in tutta la regione
importanti». Più polemico Davide Gianella, primo cittadino di Piove di Sacco, dopo le notizie delle ultime due positività: «Niente da dire sull’efficacia dei test rapidi, che permettono di ridurre notevolmente la forbice di attesa dal tampone all’esito. Il problema è che per la nuova ondata alle porte credo che serva un potenziamento del personale dell’Ulss e un lavoro capillare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, perché il segreto sta tutto nella velocità di rintracciare i casi, mentre da quel che mi risulta dall’informativa del professore all’effettuazione dei suddetti test sono passati quattro giorni. Bisogna trovare una soluzione: o si restringono le maglie o si rischia il peggio. Ed è un discorso che vale anche per altri ambiti: è inutile che a scuola ci siano mille misure da seguire se poi i ragazzi si accalcano sugli autobus o fanno aperitivo tutti insieme. L’altro giorno è successo nella nostra Piove di Sacco, domani chissà: credo purtroppo sia solo questione di tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
IL MONITO VENEZIA A poche ore dalla proclamazione degli eletti in consiglio regionale del Veneto, il presidente della Regione Luca Zaia bacchetta i suoi compagni di partito che stanno sgomitando per entrare nella nuova giunta: «Ci vuole un po’ di umiltà. Quando mi hanno offerto di fare il ministro, per un mese ho detto che pensassero a qualcun altro. Qua invece vedo che c’è gente disposta a fare di tutto, anche a pilotare uno shuttle che va sulla Luna senza neanche domandare dove si accende lo shuttle». E dunque come sceglierà la giunta? «Cercherò di farlo in scienza e coscienza, ma pensando ai veneti, non agli appetiti di qualcuno».
Giovedì 8 Ottobre 2020 www.gazzettino.it
«La giunta? Vedo tanti appetiti, serve umiltà» Veneto, toto-assessori Zaia sferza i suoi `«C’è gente pronta a guidare uno shuttle I nomi certi, gli aspiranti, quelli in bilico senza neppure chiedersi come si accende» `
IL LIMBO
Per la prima volta in oltre sette mesi di dirette social e televisive sul coronavirus, ieri Zaia si è presentato all’Unità di crisi della Protezione civile a Marghera senza avere alla sua destra l’assessore Manuela Lanzarin e alla sua sinistra l’assessore Gianpaolo Bottacin. «Effettivamente mi sento un po’ solo», ha sorriso, salvo spiegare le due assenze: «Ora che abbiamo avuto la proclamazione degli eletti da parte della Corte d’appello ci troviamo in una sorta di limbo, aspetto l’insediamento del consiglio regionale prima di procedere con la nomina degli assessori, ci vorrà al massimo una decina di giorni». Abbottonato com’è sua abitudine sui nomi di chi entrerà nella giunta Zaia Ter, il governatore non ha però risparmiato frecciatine a chi starebbe scalpitando per entrare o (tornare) a Palazzo Balbi. E siccome 9 assessori su 10 saranno leghisti, la stoccata è tutta per la Lega
I CRITERI
Zaia ieri ha ribadito che le preferenze non sono il criterio principe per entrare in giunta: «Il numero delle preferenze non è conditio sine qua non per le nomine, l’ho sempre detto. Contano la storia personale, la professionalità,
«LE PREFERENZE OTTENUTE NON SONO DECISIVE. CONTANO DI PIÙ PROFESSIONALITÀ E STORIA PERSONALE»
MAGGIORANZA Il governatore Luca Zaia con i consiglieri leghisti (foto NUOVE TECNICHE)
LA POLEMICA VENEZIA La nuova Agenzia per la laguna di Venezia, così come è stata istituita dal Governo nell’ultima versione del Decreto Agosto, non piace agli enti locali, estromessi dalla governance di questa nuova autorità che dovrà gestire il sistema Mose e la laguna. Dopo le proteste del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che aveva parlato di «esproprio» e «tradimento» da parte dell’esecutivo, ieri a dargli man forte sono arrivati anche i parlamentari di Forza Italia e Lega. «L’Agenzia per Venezia, che sarà la cabina di regia per la gestione della laguna e del Mose, toglie tutti i poteri al Comune di Venezia, a partire dalla nomina del presidente. Ha ragione il sindaco
Forza Italia e Lega all’attacco del governo sull’Agenzia Venezia Luigi Brugnaro a rivendicare la gestione del Mose, affinchè il pulsante per azionare l’opera non venga schiacciato fuori da Venezia» s’indigna il parlamentare veneziano di Forza Italia, Renato Brunetta, che accusa il Governo in particolare la ministra Paola De Micheli – di non aver mantenuto le promesse fatte a suo tempo agli enti locali. Per la vicepresidente del gruppo azzurro al Senato, Licia Ronzulli, l’«Autorità per la Laguna di Venezia rischia di diventare un ennesimo inutile carrozzone» e l’aver «estromesso la città e la Regione dall’individuazione del suo presidente» è
una «scelta paradossale che dà ragione a tutti quegli amministratori che da tempo chiedono una maggiore autonomia». In linea anche la Lega, con Alex Bazzaro, deputato e neo consigliere comunale a Venezia,
BRUNETTA: «IL PULSANTE DEL MOSE NON DEVE ESSERE SCHIACCIATO FUORI DALLA LAGUNA»
l’esperienza. Però non è neanche detto che se uno non fa l’assessore sia un poco di buono, la mia maggioranza ha 41 esponenti con me e gli assessori sono 10. Vuol dire che 1 su 4 farà l’assessore». Con immediata puntualizzazione: «Se saranno tutti interni». Perché c’è anche la possibilità, come avvenuto nel 2015 ad esempio con Elisa De Berti e Cristiano Corazzari, che si peschi al di fuori del consiglio. La possibilità in realtà appare remota perché con la nuova legge il consigliere regionale che entra in giunta dove dimettersi dall’assemblea liberando così il posto per il primo dei non eletti della stessa lista. Significa che potenzialmente al Ferro Fini potrebbero entrare 9 nuovi consiglieri regionali al momento bocciati dalle urne. Ma sui nomi degli assessori Zaia non ha fatto anticipazioni, semmai è parso divertirsi: «La nuova giunta? L’ho sempre avuta in mente, mi diverto a leggere i vostri articoli così cambio
schema, mi date molti spunti. Soprattutto io odio le aspettative». E ha invece ricordato che i partiti «non si sono mai permessi di fare intrusioni, mai accaduto nella mia storia» e per questo ha ringraziato «la Lega, i compagni di viaggio Fratelli d’Italia e Forza d’Italia, sanno benissimo che la nomina degli assessori e la scelta delle deleghe è una competenza del presidente». Tempi? «Subito dopo l’insediamento del consiglio regionale».
I RUMORS
che annuncia un «emendamento per chiedere la cancellazione dell’Autorità sulla laguna gestita da Roma». «Vogliamo gestire la nostra laguna autonomamente, ce lo chiedono i veneziani - aggiunge -. È inaccettabile che il governo Pd-M5S estrometta gli Enti locali, Comune e Regione democraticamente eletti dai cittadini, dalla gestione della laguna. Non solo è stata istituita l’Autorità contro il volere degli amministratori locali e dei veneziani, ma Roma vorrebbe anche estrometterci dalla scelta del suo presidente. Non ci stiamo. L’autonomia fortemente voluta ed espressa dai veneti va anche in questa direzione, non permetteremo che chi ci governa, per giunta senza consenso popolare, si intrometta danneggiando». (r. br.)
Cosa dicono i rumors di Palazzo? Intanto i numeri: 10 assessori, 9 tra Lega e Lista Zaia, 1 a Fratelli d’Italia. Per parità di genere e, soprattutto, esperienza e capacità, in casa di Giorgia Meloni la favorita è la vicentina Elena Donazzan (cui però potrebbero essere cambiate le deleghe), anche se il partito veronese scalpita per avere un riconoscimento (tra i papabili Stefano Casali, primo dei non eletti). Dei 9 leghisti, 5 caselle risultano già decise con le riconferme di Manuela Lanzarin (Vicenza), Gianpaolo Bottacin (Belluno), Elisa De Berti (Verona), Roberto Marcato (Padova), Cristiano Corazzari (Rovigo). Federico Caner è in bilico più che altro per una questione geografica: entrasse in giunta gli subentrerebbe in consiglio il primo dei non eletti a Treviso in lista Lega, mentre raccontano che il tentativo sia di recuperare Stefano Busolin di Zaia Presidente. In più tra i possibili neo assessori c’è Alberto Villanova. Troppi, con Zaia, tre trevigiani in giunta. Padova reclama un secondo assessorato come nel 2015 quando con Marcato c’era Giuseppe Pan (Fabrizio Boron, Luciano Sandonà). Lo stesso dicasi di Verona se non altro perché è la terra del segretario della Liga Lorenzo Fontana (ed è qui che potrebbe esserci l’unico esterno, il presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli, che non era neanche candidato). A Venezia non danno ancora per chiusa la vicenda di Gianluca Forcolin, stoppato dal bonus Inps, mentre attende Francesco Calzavara. A Vicenza si rischia l’ingorgo: oltre alla Lanzarin, Roberto Ciambetti potrebbe essere riconfermato alla presidenza del consiglio e c’è Nicola Finco che aspira a passare in giunta. La domanda è: chi, tra tutti questi, secondo Zaia è il pilota che vorrebbe accendere lo shuttle senza neanche sapere dov’è il bottone? Alda Vanzan
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c’era e andava affrontato, ma non in questo modo». Come rilevato nei giorni scorsi da Veneto Lavoro, anche il sussidio per i disoccupati in questa regione ha registrato tassi di adesione molto bassi rispetto al totale nazionale, attestati sul 3,6% per quanto riguarda le domande e sul 2,7% in relazione alle persone coinvolte. Quota 100 era però stata presentata dal Governo gialloverde come la risposta di giustizia alle falle della legge precedente. «La riforma Fornero era indispensabile, ma conteneva un baco – sottolinea Valerio – ovvero
l’aver lasciato per strada moltissime persone che avevano un’età critica e che il giorno prima sarebbero potute andare in pensione e il giorno dopo rimanevano escluse». I famosi “esodati”, un problema che secondo Confapi , andava affrontato «senza fomentare le aspettative che sono state create con questa misura». Tutto questo mentre nel 2020, stando alla Ragioneria generale dello Stato, la spesa per le pensioni toccherà il 17% del Pil, nuovo record di sempre. A.Pe.
Confapi: «Quota 100, flop in Veneto» Solo 3,24 domande su mille abitanti L’ANALISI
La contaminazione
VENEZIA Fra 450 giorni Quota 100 scadrà e non sarà rinnovata, va ripetendo da settimane il Governo giallorosso. Mentre si profilano ipotesi alternative di “Quota 98” e “Quota 102”, è dunque tempo di bilanci per la riforma pensionistica che permette ai lavoratori di andare in quiescenza quando la somma dell’età anagrafica e degli anni di contribuzione è pari, appunto, almeno a 100. Secondo l’analisi di Confapi Padova, «parlare di flop non è fuori luogo», in Italia ma anche e soprattutto in Veneto, dove «solo 3,24 persone ogni mille abitanti hanno presentato domanda all’Inps, a fronte di una media nazionale di 3,78».
MammeNoPfas al tavolo sul limite zero nazionale
I DATI Va premesso che i dati forniti dall’Inps a livello regionale, e analizzati dal centro studi Fabbrica, si fermano al 31 dicembre 2019, mentre sul totale italiano arrivano fino al 30 giugno 2020. Ad
VICENZA Siederanno anche le Mamme No Pfas al tavolo nazionale sul tetto agli inquinanti. Lo annuncia la delegazione, al ritorno dalla due-giorni a Roma proprio per chiedere «limiti zero». È stato convocato per il 29 ottobre, al ministero dell’Ambiente, l’incontro tecnico dedicato alle «misure urgenti per la riduzione dell’inquinamento da sostanze poli- e perfluoro-alchiliche da scarichi di acque reflue». Nel frattempo lunedì prossimo a Vicenza riprenderà l’udienza preliminare a carico di 13 dirigenti o responsabili di Miteni, International Chemical Investors e Mitsubishi Corporation. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ogni modo la tendenza è chiara, agli occhi degli analisti. In Italia nel primo semestre sono state inoltrate 47.810 richieste di pensionamento con Quota 100, a fronte delle 228.829 trasmesse lo scorso anno, di cui 150.768 accolte. In Veneto in dodici mesi sono state avanzate 15.906 istanze (di cui 10.796 accettate), cioè il 6,95% del totale nazionale, quando invece la popolazione veneta costituisce l’8,11% di quella italiana. Hanno fatto peggio solo il Trentino (2,89 domande ogni mille residenti) e Lombardia (3,05).
IL DISINTERESSE Dice al riguardo Carlo Valerio,
FANNO PEGGIO SOLO TRENTINO (2,89) E LOMBARDIA (3,05) «PESA LA RIDUZIONE DELL’ASSEGNO ANCHE FINO AL 15%»
LA RIFORMA Lo studio di Confapi Padova si è basato sui dati dell’Inps riguardanti la legge che ha modificato il sistema pensionistico
presidente padovano dell’Associazione piccole e medie industrie: «La principale ragione del disinteresse verso questi ammortizzatori sociali è probabilmente la penalizzazione sull’assegno finale, che in alcuni casi arriva a sfiorare il 15% della pensione. Una decurtazione percepita come particolarmente pesante in questo momento storico di profonda incertezza. Il punto è che Quota 100 fa il paio col Reddito di cittadinanza: è una misura nata per motivi squisitamente elettorali. È stata la risposta ideologica a un problema che comunque
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GIOVEDÌ 8 OTTOBRE 2020 IL MATTINO
REGIONE
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Ambiente e inquinamento
Pfas, incubo risarcimenti da 98 milioni Raffica di ricorsi delle aziende contro il Veneto che ha i limiti più bassi d’Italia. Costa convoca il tavolo tecnico il 29 ottobre Albino Salmaso / PADOVA
L’impegno è solenne. Il 29 ottobre il ministro Costa ha convocato a Roma il primo vertice tecnico per discutere i nuovi valori di Pfas negli scarichi delle acque. Michela Piccoli, la portavoce dei comitati popolari di Trissino, Lonigo e Montagnana, esulta per la “pari dignità istituzionale” e la sua battaglia può salvare anche il Veneto che rischia di dover pagare 100 milioni di euro alle aziende come risarcimento danni. I
Il tribunale delle acque subissato da 43 cause che contestano la delibera del 2017 43 ricorsi presentati al tribunale delle acque non lasciano spazio a dubbi e l’incubo può diventare realtà concreta se il ministro Costa non abbasserà da 20 mila nonogrammi/litro allo “zero tecnico” la concentrazione di Pfas negli scarichi idrici. Il braccio di ferro tra i ministri Galletta-Costa e la giunta Zaia dura dal 2017, da quando il Veneto ha introdotto i valori più bassi al mondo a tutela della salute di 300 mila persone nella “zona rossa” tra la valle dell’Agno, Lonigo, Legnago e la Bassa padovana. Decisione solitaria, mai estesa alle altre regioni perché il caso Miteni esiste solo a Trissino, una miniera di veleni in tutto simile alla terra dei fuochi in Campania, con la differenza che a Vicenza si è aperto il processo contro i vertici dell’azienda e ci sono 229 parti civili costituite in giudizio. I dati dell’ultimo screening epidemiologico che ha convinto il Consiglio dei ministri a prorogare lo stato di emergenza non lasciano spazi a dubbi: le persone con valori molto elevati di Pfas nei sangue sono raddoppiate passando da 7.716 a 16.400. Il monitoraggio sui valori di Pfoa, PfoS, Pfhxs e Pfnam ha coinvolto 47.213 persone e l’esito degli
esami è chiarissimo: su 16.400 cittadini sono stati riscontrati valori di Pfas elevati e alterazioni della pressione arteriosa o degli esami bioumorali. Dopo lo stop alla plasmaferesi si è deciso di intervenire con terapie alternative ma la questione resta una sola: la qualità dell’acqua. Che sarà davvero a “zero Pfas” quando entreranno in funzione i 4 nuovi acquedotti finanziati da Galletti con 80 milioni di euro, poi rinnovati da Costa. Discorso diverso invece per le industrie, che non hanno accettato il diktat della giunta Zaia, motivato da ragioni sanitarie, tant’è vero che la prima delibera del 2017 fu proposta dall’assessore Luca Coletto su input di Domenico Mantoan. Confindustria la sua tesi l’ha spiegata nei dettagli con una lettera al ministero dell’Ambiente in cui ha sottolineato «l’inopportunità di prevedere regimi derogatori di siffatto genere». Insomma, la direttiva del Veneto stride con il quadro generale, dato che lo «Stato conserva la legislazione esclusiva in materia di tutela
I dati dello screening su 16.400 persone: i valori dei Pfas alterano la pressione arteriosa dell’ambiente e dell’ecosistema per espressa previsione costituzionale, la cui ratio risiede nella volontà di rendere la disciplina in materia ambientale uniforme e omogenea su tutto il territorio nazionale». Qui sta il nodo politico. Nei tre anni di trattativa con il governo sull’autonomia, Zaia ha fatto dell’ambiente uno dei punti cardine del decentramento amministrativo. In ballo c’è non solo la governance del Mose, i cui fondi saranno erogati da Roma e non dalla Regione, ma tutta la materia sugli scarichi industriali, con i Pfas paradigma del new green deal. In altre parole, se il Veneto con l’autonomia differenzia-
l’assessore bottacin
«Deluso dai continui rinvii a Roma lo zero virtuale in vigore da tre anni» Giampaolo Bottacin evita polemiche. “Non sono più assessore” dice con rispetto della proclamazione degli eletti. Ma fa capire che a Roma si rischia di rinviare al 2023 la scelta sui limiti dei Pfas. Quelli previsti dal Collegato Ambiente del ministro Costa presentano valori dieci volte superiori a quelli del Veneto: «30 nanogrammi per il Pfos, 500 nanogrammi per una decina di altre sostanze della famiglia e addirittura 7000 per il C6O4 e il HFPO (GenX) sono dei valo-
ri dieci volte superiori a quelli in vigore nella nostra regione. Si tratta di norme da applicare anche sugli scarichi di acque destinate all’uso potabile e irriguo, all’industria alimentare e per l’abbeveramento del bestiame. La Regione del Veneto, pur non avendone la competenza, ma a tutela dei propri cittadini, già dal 2017 ha fissato autonomamente un limite ‘virtualmente tendente a zero’ per le acque potabili. Ci stanno prendendo in giro». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
ta potesse gestire tutta la materia ambientale, i valori dei Pfas fissati dalla giunta Zaia divenrerebbero le nuove “tavole di Mosè”. E nessuna azienda in nessun tribunale li potrebbe impugnare. Ma quale scenario si presenterebbe? Confindustria non ha dubbi: l’esodo in altre regioni in sintonia con la legislazione nazionale. Sono 4 mila le imprese del settore chimica, gomma e plastica: ecco perché Maria Cristina Piovesana ha invocato il tavolo ministeriale a Roma aperto anche ai comitati popolari. E l’autonomia?Un passo alla volta. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Un gruppo di mamme No Pfas in tribunale a Vicenza: il 12 ottobre riprende il processo contro la Miteni
GIOVEDÌ 8 OTTOBRE 2020 LA NUOVA
VENEZIA
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i nodi dell’istruzione
il ricorso di sitran
Dal governo 10 milioni di euro per le scuole veneziane
Referendum, il Tar si pronuncerà oggi sull’obbligo del quorum
Saranno finanziati interventi per la sicurezza e l’efficientamento energetico Entro metà novembre la Città metropolitana dovrà presentare i progetti
Ultima spiaggia per le speranze autonomiste. Stamattina il Tar dovrebbe pronunciare la sentenza sul ricorso presentato contro l’obbligo del RVPSVN per il referendum. Ieri la conclusione dell’udienza e il ritiro dei giudici, presieduti dalla presidente del Tar Veneto Maddalena Filippi. La sentenza dovrebbe essere resa nota stamani. O tra 45 giorni se i giudici decideranno di scrivere prima le motivazioni. «Una giornata storica», dice non senza enfasi l’avvocato Marco Sitran, primo firmatario della proposta di legge che aveva portato nel dicembre scorso al quinto referendum sulla separazione. «Una scelta illegittima e fatta con dolo quella del presidente della regione Zaia», attacca Sitran, «che ha prodotto una grave interferenza sulla vita dei cittadini veneziani». L’accusa è quella di aver assunto la decisione di fare il referendum con i poteri di giunta e non di Consiglio. E avere introdotto l’obbligo del RVPSVN, cioè del 50 per cento più uno dei votanti. «Il quorum è obbligatorio soltanto per i referendum abrogativi, e
Quasi 10 milioni di euro, precisamente 9. 971. 653, 77. È l’entità della somma che la città metropolitana di Venezia riceverà dal Governo per il finanziamento di interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico nelle scuole superiori. La somma si inserisce nel computo degli 855 milioni di euro destinati a 104 enti territoriali italiani, di cui quasi 66 milioni per le sole province venete. «Un grande passo in avanti per i nostri istituti e per la sicurezza di studenti e alunni» la sintesi del bellunese Federico D’Incà, Ministro per i rapporti con il Parlamento. A livello regionale, la somma più importante sarà destinata alla Marca, seguita dalle province di Padova e di Vicenza, mentre il Veneziano si colloca appena al quarto posto, precedendo il Veronese. «Il lavoro del Governo per l’edilizia scolastica prosegue con la massima attenzione per la sicurezza degli alunni» commenta, soddisfatto, D’Incà. «La scuola
è una delle grandi priorità del nostro Paese: farla ripartire è stato un grande obiettivo raggiunto dal Governo e da tutti gli attori coinvolti. Continueremo a investire per la formazione dei nostri ragazzi». Il decreto è stato firmato dalla Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, quindi controfirmato dal Ministero dell’economia. «Queste risorse sono state sbloccate grazie a un intenso lavoro di coordinamento tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Istruzione e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con l’Unione delle Province d’Italia e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani» la chiosa di D’Incà. Ora la palla passa alla città metropolitana di Venezia, che poi avrà tempo fino al 17 novembre per presentare al Miur gli elenchi degli interventi da finanziare, indicando inoltre l’ordine di priorità dei lavori preventivata. — LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA
La sistemazione dei banchi in una scuola superiore
dal 2020 anche per quelli di accorpamento dei comuni», dice l’avvocato separatista, «invece hanno scelto una strada che ha finito per penalizzarci». Denuncia dei ritardi con cui si è arrivati a questa sentenza. «Dovevano farla in giungo, prima delle elezioni, la nostra vita sarebbe cambiata», continua Sitran. Invece si è arrivati a ieri. Discussione in aula, con i legali di Regione, Comune e Città Metropolitana da una parte, gli avvocati Sitran e Giorgio Supiej dall’altra. «Siamo fiduciosi, perché la norma è chiara», dice Sitran, «speriamo che la giustizia accolga il nostro ricorso». In caso contrario gli autonomisti sono pronti a impugnare la sentenza al Consiglio di Stato. Va avanti l a storia infinita dell’autonomia amministrativa. Cinque referendum, tutti finiti con la vittoria dei «no». «Ma l’ultima volta a Venezia il quorum lo abbiamo raggiunto, dice l’avvocato. La nostta battaglia non si ferma, anche se il patto elettorale tra Brugnaro e Zaia ci ha fermato». — A.V.
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Nordest
AUTOVELOX NON OMOLOGATO, MULTA ANNULLATA Si era visto multare per aver superato di 10 chilometri il limite di velocità in tangenziale a Treviso, ma il giudice di pace ha annullato la contravvenzione: autovelox non omologato
Giovedì 8 Ottobre 2020 www.gazzettino.it
Regione, il Tribunale “raddoppia” i voti Caos nel riconteggio dei risultati elettorali. Per un errore `E la lista Zaia contesta l’assegnazione di un seggio a M5s i giudici di Padova moltiplicano le preferenze dei candidati decisa dalla Corte d’Appello. Feltrin: «Mai successo prima» `
IL CASO VENEZIA Roberta Vianello, la zaiana esclusa dal consiglio regionale del Veneto perché il seggio è stato assegnato a Erika Baldin del Movimento 5 Stelle, sta preparando il ricorso al Tar, sostenuta dal governatore Luca Zaia e dalla Lega. Nel frattempo a Palazzo Ferro Fini si stanno attendendo i nuovi riconteggi dal Tribunale di Padova dove è stato ammesso lo “svarione” delle preferenze, tutte incredibilmente raddoppiate. Ma se ci sarà un nuovo documento sui voti personali dei consiglieri padovani, si dovrà aspettare anche un nuovo verbale da parte della Corte d’appello visto che in quello trasmesso ieri sono riportate le preferenze erroneamente lievitate di Roberto Marcato, Fabrizio Boron, Vanessa Camani, eccetera? E siamo sicuri che il seggio tolto alla lista Zaia Presidente per essere assegnato al M5s non faccia scattare una revisione di tutti gli altri seggi? Con tutti questi interrogativi, a Palazzo Ferro Fini si è deciso di muoversi con la massima cautela, motivo per cui il presidente uscente Roberto Ciambetti non ha ancora convocato la prima seduta dell’assemblea legislativa, quella che vedrà l’elezione dell’ufficio di presidenza. Dalla data di proclamazione degli eletti - il 6 ottobre - la legge assegna 10 giorni di tempo per convocare il consiglio che quindi deve riunirsi entro venerdì 16. Già esclusa l’ipotesi di lunedì 12: la convocazione deve arrivare ai neo eletti proclamati con almeno 5 giorni di anticipo senza contare il giorno della spedizio-
ERRORI E CONTESTAZIONI: IMPOSSIBILE PER ORA CONVOCARE LA PRIMA SEDUTA DELLA NUOVA ASSEMBLEA REGIONALE IL RETROSCENA VENEZIA La bandiera pentastellata torna idealmente a sventolare sul Canal Grande, ma sul territorio restano le frizioni all’interno del partito. M5s è riuscito a rientrare nell’assemblea legislativa, grazie alla diversa interpretazione della legge elettorale operata dalla Corte d’Appello: un’impresa a cui hanno concorso anche i giuristi coinvolti dagli esponenti al Governo, ma che a queste latitudini è stata salutata con una vistosa freddezza. Basti leggere lo stringato comunicato del Movimento 5 Stelle Veneto, tante maiuscole e nessuna emozione: «Erika Baldin è stata proclamata Consigliera Regionale. Rappresenterà il Movimento 5 Stelle Veneto a Palazzo Ferro Fini. Auguriamo a Lei, buon lavoro». Punto.
IL BLOG E I POST In confronto ha espresso mol-
ne dell’avviso. E ieri, appunto, non è partita alcuna convocazione.
IL VERDETTO A tenere banco è l’accoglimento da parte dell’Ufficio centrale regionale presso la Corte d’Appello di Venezia (presidente Francesco Giuliano, componenti Mariagrazia Balletti e Fabio Laurenzi, esperti Piero An-
drea Breda, Virginia Esposito, Valentina Sordob, Michele Zanella) della memoria presentata dal M5s secondo cui la soglia del 3% da superare per entrare in consiglio regionale può anche essere quella del candidato presidente nel caso sia sostenuto da un’unica lista. In Veneto la lista del M5s ha preso il 2,69%, il candidato presidente Enrico Cappelletti il 3,25%. La legge
elettorale regionale parla di soglia di sbarramento per la lista, non per il presidente, ma i magistrati hanno dato un’altra interpretazione della norma, opposta rispetto ai precedenti. La loro decisione finale: “Nel determinare la cifra elettorale di ciascun gruppo di liste, ai fini della verifica del superamento della soglia di sbarramento del 3%, nel caso di candidati alla carica
di Presidente collegati ad un’unica lista, ai voti di lista sono stati sommati i voti validi espressi esclusivamente a favore del candidato alla carica di Presidente”.
CARTE BOLLATE Un verdetto che sarà impugnato. «Ci sono molti aspetti che sono degni di contestazione e osservazione, lo si farà in manie-
Il nuovo consiglio regionale Maggioranza
Opposizione
Luca Zaia (governatore)
Arturo Lorenzoni
Roberto Ciambetti Fabiano Barbisan Roberto Bet Simona Bisaglia Fabrizio Boron, Gianpaolo Bottacin Sonia Brescacin Francesco Calzavara Elisa Cavinato Giulio Centenaro Silvia Cestaro Nazzareno Gerolimetto Stefano Giacomin Silvia Maino Gabriele Michieletto Filippo Rigo Silvia Rizzotto Luciano Sandonà Francesca Scatto Alessandra Sponda Stefano Valdegamberi Alberto Villanova Marco Zecchinato
Lista veneta autonomia Tomas Piccinini
Fratelli d’Italia
Lega Salvini
Lista Zaia
Elena Donazzan Daniele Polato Tommaso Razzolini Enoch Soranzo Raffaele Speranzon
Federico Caner Cristiano Corazzari Enrico Corsi Elisa De Berti Marco Dolfin Marzio Favero Nicola Finco Roberto Marcato Manuela Lanzarin
Partito democratico
Anna Maria Bigon Vanessa Camani Jonatan Montanariello Giacomo Possamai Andrea Zanoni Francesca Zottis
Forza Italia
Il Veneto che vogliamo
51 i consiglieri regionali del Veneto
Alberto Bozza Elisa Venturini
Elena Ostanel
Europa verde
Il consiglio veneto MAGGIORANZA Il governatore eletto Luca Zaia Lista Zaia 23 consiglieri Lega 9 Fratelli d'Italia 5 Forza Italia 2 Lista Veneta Autonomia 1
OPPOSIZIONE Candidato presidente Arturo Lorenzoni Pd 6 Veneto che vogliamo 1 Europa verde 1 Movimento 5 stelle 1
TOTALE MAGGIORANZA 41
TOTALE OPPOSIZIONE 10
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Cristina Guarda
Movimento 5 stelle Erika Baldin
2.007 i voti ottenuti da Erika Baldin
L’Ego-Hub
L’impresa del Movimento e il grande freddo per Baldin to più entusiasmo il blog del Movimento a livello nazionale: «Nel cielo del Veneto tornano a risplendere le 5 stelle. Come ha sempre ricordato Beppe Grillo sin dal 2009, basta un solo portavoce nelle istituzioni per portare le istanze dei cittadini e idee nuove e rivoluzionarie». L’organo ufficiale di M5s ha citato espressamente sia la rieletta Baldin che il candidato presidente Enrico Cappelletti, il quale però
ha rilanciato il post senza nominare la candidata che l’aveva sfidato alle primarie e che l’ha battuto nelle preferenze, preferendo rimarcare la battaglia giudiziaria contro l’iniziale esclusione: «Abbiamo continuato a lottare. Ed un risultato l’abbiamo portato a casa. Oggi ha vinto la democrazia e spero che questo possa rappresentare un nuovo inizio. Ripartiamo da qui, con umiltà, abbiamo molto lavoro
da fare».
LE STILETTATE Di questo è consapevole anche la stessa Baldin, che nelle ultime settimane ha ripetutamente evidenziato «il mancato radicamento sul territorio» e «l’abbandono da parte dei parlamentari, ad eccezione del ministro Federico D’Incà». In queste ore la riconfermata consigliera ha ricordato via social le «oltre due-
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ra ufficiale», ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia. Quanto al seggio tolto alla lista Zaia Presidente e attribuito al M5s, il governatore ha detto chiaramente di non essere d’accordo: «Noi siamo convinti che la conta dei voti doveva essere fatta in un’altra maniera, quindi annunciamo che ci sarà da parte dell’interessata (Roberta Vianello, ndr) il ricorso al Tar. Mi hanno detto che forse si può chiedere anche la sospensiva. Secondo l’Osservatorio elettorale del consiglio regionale, tra l’altro, non c’è dubbio sull’interpretazione della norma. Se passa questo principio allora vorrebbe dire che non c’è più la soglia di sbarramento in Veneto. Io se fossi tra coloro che hanno preso meno del 3 per cento farei ricorso a questo punto». Dall’Osservatorio elettorale del Veneto, il politologo Paolo Feltrin osserva: «La norma in questione è presente fin dal 1995 nella legge nazionale e poi dal 2010 quando è stato riconosciuto alle Regioni la possibilità di adottare propri sistemi elettorali. E tutte le Regioni hanno ripreso la doppia soglia, 5% per le coalizioni, 3% per le liste. Altrimenti perché mettere due soglie?». Giusto o non giusto il verdetto della Corte d’appello? Dice Feltrin: «Finora in tutta Italia i Tar hanno interpretato la legge secondo la soglia del 3% per la lista. La Corte d’Appello ha citato una sentenza della Consulta, ma ha omesso la parte di quella sentenza che parla delle soglie. Improvvisamente, dunque, c’è un’altra interpretazione. Ne abbiamo due e la domanda è: qual è quella giusta?». Alda Vanzan
PENTASTELLATA La veneziana Erika Baldin
LA MOBILITAZIONE DEI GIURISTI A LIVELLO DI GOVERNO, LE FRIZIONI SUL TERRITORIO ATTORNO ALLA RIELETTA CONSIGLIERA REGIONALE
LA DECISIONE DEI GIUDICI SULLA INTERPRETAZIONE DELLA SOGLIA DEL 3% POTREBBE APRIRE LA STRADA AD ALTRI RICORSI mila preferenze» ottenute, una sottolineatura che è stata letta come una risposta ai mugugni di chi avrebbe preferito altri rappresentanti, arrivati però tutti alle sue spalle. Eloquente lo scambio di stilettate fra due attivisti sulla sua pagina Facebook. Uno la punge: «Sarebbe stato elegante se avessi dato/ceduto il posto a Enrico Cappelletti». Ma un’altra ribatte: «Bella questa! Ha preso quasi 5 volte i voti di Cappelletti». Per ora Baldin evita di rinfocolare le polemiche e promette un impegno trasversale: «Sarò portavoce delle battaglie del Movimento 5 Stelle e di tutti i cittadini che troveranno in me sempre un punto di riferimento». Fra i suoi ormai ex colleghi, ha rotto il silenzio Manuel Brusco, per annunciare la rielezione della chioggiotta e assicurare a sua volta: «Il mio impegno non finisce qui e sarò sempre pronto a dare voce a chi non ne ha». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 8 OTTOBRE 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
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Coronavirus: l’epidemia in Italia le mani. Misure da osservare se possibile anche in famiglia, anche se, come dice Conte «lo Stato non può entrare nelle abitazioni private». Il bollettino del ministero della Salute dice che nessuna regione è risparmiata, con 11 che presentano contagi in tripla cifra. La Campania è in testa con 544 casi, seguita dalla Lombardia con 520. Contagi in aumento anche in Veneto (375), Lazio (357) e Toscana (300). Sopra quota 200 positivi pure il Piemonte con 287 e la Sicilia con 213. «In questo momento ci sono circa 300 nostri concittadini in terapia intensiva, quindi i numeri sono ancora nei limiti della normale gestione, ma dobbiamo prepararci al fatto che purtroppo cresceranno» sottolinea il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. «Per ora – spiega – abbiamo stabilizzato 7.000 posti di terapia intensiva e 15 mila di sub intensiva, e abbiamo già avviato un piano di rafforzamento delle reti ospedaliere Covid che porteranno al-
Undici regioni presentano contagi in tripla cifra Nessuno è risparmiato tri 3.500 posti stabili in intensiva e 4.500 in sub intensiva». In un quadro di tensione crescente, non aiuta la polemica che si accende tra il Comitato tecnico-scientifico e il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ospite a “Di martedì”, su La7, chiede al Cts «risposte e non solo bollettini», in particolare su quarantene e tamponi, dichiarazioni definite «avventate e superficiali» che irritano gli esperti. Il Cts «non è arrabbiato, Sileri ha la nostra stima» fa sapere più tardi Alberto Villani, mentre Conte, interpellato sullo scontro, precisa: «Sileri mi ha spiegato che non c’era nessuna polemica» ma «su un paio di profili – aggiunge comunque – c’è una riflessione in atto». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
tre 2 milioni di persone per quanto riguarda la scuola. Da febbraio a oggi Regione Lombardia ha indetto dieci gare attraverso la centrale unica di acquisti regionale, Aria Spa. Di queste, le prime tre – che partivano da una base di 4,9 euro a dose – non sono state aggiudicate, poi ce n’è stata una quarta che è stata sospesa e un’altra andata deserta. Con altri 4 bandi invece la Regione aveva recuperato 2,5 milioni di dosi che in alcuni casi, in modo inusuale, erano stati pagati in anticipo rispetto alla consegna. Con l’ultima gara di lunedì, aggiudicata in modo parziale, ha raggiunto i 3 milioni di vaccini, cifra che per Gallera rende la Lombardia «super capiente». Resta l’incognita di quando partiranno i vaccini. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il virologo consigliere di Speranza: i governatori hanno dormito, cruciali le prossime settimane «Bisogna aumentare i tamponi e attrezzare reparti Covid ad hoc, o saremo nei guai»
Ricciardi: «Regioni in ritardo Rischiamo la fine della Francia» L’INTERVISTA Paolo Russo/ROMA
iamo sulla lama di un rasoio, se non interveniamo subito tra due o tre settimane rischiamo di ritrovarci come in Francia, Spagna e Gran Bretagna». Walter Ricciardi, super consigliere del ministro Speranza e professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica, di fronte al boom dei contagi lascia capire che la partita dei decreti non finisce qui. Che se la tendenza non si invertirà con il prossimo Dpcm arriverà un’altra stretta. Non con la chiusura anticipata di bar e ristoranti, «è questione di rispetto delle regole, prima e dopo le 23». Ma con lockdown locali. E a rischiare sono soprattutto Campania e Lombardia. Oltre 3.600 casi in un giorno. La situazione ci sta sfuggendo di mano? «Ancora no, ma siamo sulla lama di un rasoio. Se non rinforziamo l’attività di testing con uomini e tamponi, se non attrezziamo i servizi sanitari in vista dell’influenza siamo nei guai». Attrezziamo in che senso? «Le persone contagiate devono essere indirizzate esclusivamente nei Covid hospital, ma bisognava aver già allestito pronto soccorso dedicati ai sospetti Covid e prevedere percorsi separati dentro gli ospedali per evitare pericolose commistioni. Molte Regioni però si sono addormentate e si è fatto poco o nulla. Ora con i ricoveri per influenza negli ospedali si rischia il caos». A parte quello che non si è fatto, cosa abbiamo sbagliato?
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Il virologo Walter Ricciardi con alle spalle il ministro alla Salute Roberto Speranza
«Campania e Lombardia potrebbero diventare zone arancioni, ma dobbiamo evitarlo» «Esclusa casa propria, bisogna indossare sempre la mascherina se non c’è il metro di distanza»
«L’errore maggiore lo hanno commesso personalità illustri della politica e della scienza alimentando l’illusione che tutto fosse finito e che il virus si fosse attenuato. Ma se i contagi non si azzerano la curva epidemica inevitabilmente riprende a salire. Tanto più quando si inducono le persone ad abbassare la guardia». Si riferisce alle follie estive? «Tanti sono andati in vacanza in Paesi come Croazia, Malta, Grecia e Spagna che non avevano mai attuato misure rigorose come le nostre e quindi più a rischio. Ma anche in alcune nostre regioni, in testa la Sarde-
Per gli esami salivari nelle aule serve l’ok del Cts
Test, nel piano Stato-Regioni a scuola e dai medici di base ROMA
Dal rapporto tra governo e Regioni passa il futuro a breve della lotta al virus. Due le trincee: le scuole e gli ambulatori dei medici di base. Fare test, farne il più possibile, farli subito. Costruire presidi sanitari in questi due luoghi diventa essenziale per frenare il contagio. È l’obiettivo che si è posto l’esecutivo, al centro di un lungo confronto che ha toccato molte altre questioni aperte, prima nel Consiglio dei mini-
stri poi durante l’incontro tra i titolari della Salute e degli Affari regionali. Roberto Speranza e Francesco Boccia, le Regioni, le Province e i Comuni. Al tavolo del Cdm è stata la ministra della Scuola Lucia Azzolina a chiedere test rapidi nelle scuole e una maggiore uniformità dei protocolli delle Asl. Questo tipo di esami sono meno invasivi, e dunque meno traumatizzanti per i ragazzi, ma sono considerati anche meno attendibili di quelli nasofaringei. A spingere per il
via libera è anche il governatore del Veneto Luca Zaia. Il governo sarebbe d’accordo ma per dare l’ok serve una conferma sull’attendibilità e il parere positivo del Comitato tecnico scientifico. Finora gli scienziati sono stati un po’ più freddi, consapevoli del minore grado di efficacia rispetto ai tamponi molecolari o antigenici. Sui secondi il ministro Speranza ha incassato la disponibilità dei medici di base per eseguirli direttamente in studio. Si tratta di un segnale
gna, sono stati autorizzati e incoraggiati ristoranti, bar, discoteche e spiagge dove nessuna regola era applicata. Cosi si sono infettati tanti ragazzi che poi tornando a casa hanno trasmesso il virus ai loro familiari». E adesso? «Questo è un virus insidioso e contagiosissimo, che si diffonde a ritmo esponenziale. Se non interveniamo subito tra due, tre settimane rischiamo di trovarci nella stessa situazione di Francia, Spagna e Gran Bretagna». Vuol dire che con il prossimo Dpcm del 15 ottobre ar-
molto importante per il governo. «Uno straordinario messaggio», secondo il ministro della Salute. Nel Lazio la sperimentazione è già partita. «Ora lo Stato e tutte le regioni devono mettersi subito al lavoro» per garantire la diagnostica di primo livello negli oltre 40 mila studi medici. Al centro del confronto con le Regioni ci sono state ovviamente anche le mascherine e l’impatto delle nuove misure che ne impongono l’utilizzo nei luoghi chiusi, salvo eccezioni. Sulle percentuali delle presenze negli eventi all’aperto e in palasport, cinema e teatri restano le distanze. Il presidente Bonaccini difende il tetto delle mille presenze all’aperto, a partire dagli stadi. Mentre il ministro della Cultura Dario Franceschini sostiene, contro il parere di alcuni
riverà un’altra stretta? «I numeri ci dicono che siamo ancora in una fase di contenimento, nella quale rispettando bene le regole che ci siamo dati, possiamo invertire il trend. Altrimenti saremo costretti a passare alla fase di mitigazione, con chiusure a livello locale». Con più di 500 casi Campania e Lombardia rischiano di diventare zone arancioni? «Assolutamente sì e questo implicherebbe il divieto di spostamento da e per la regione. Ma dobbiamo assolutamente evitarlo». Ad esempio chiudendo prima bar e ristoranti? «Il problema non sono gli orari, ma il rispetto delle regole che ci sono già. Se non le faccio rispettare è un problema, tanto prima che dopo le 23». Serve veramente mettere la mascherina anche all’aperto? «Quando non è possibile mantenere il distanziamento sì, perché in questo caso il virus si può trasmettere anche all’aperto. E poi dovendo uscire per forza con la mascherina al seguito, togliamo ogni alibi a chi non la indossava nemmeno al chiuso». A proposito, cosa significa che la mascherina è obbligatoria “nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private” come scritto nel decreto… «Che esclusa casa propria, al chiuso bisogna indossarla sempre quando non si può rispettare il metro di distanza, in fabbrica come a un ricevimento in villa». Per un terzo dei positivi non si riesce a risalire all’origine del contagio ed è un bel problema. Da cosa dipende? «In parte dal fatto che il personale addetto al tracciamento dei contatti a rischio non è numeroso. E per questo mentre i casi aumentano è più che mai importante dare tutti una mano scaricando Immuni. Poi c’è da dire che se uno va in giro per feste ed happy our affollati senza mascherina, diventa impossibile stabilire dove è partito il contagio. Per questo ora più che mai bisogna adottare comportamenti responsabili». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
esperti, l’appello degli esercenti dello spettacolo, terrorizzati dall’ipotesi di una ulteriore riduzione del limite di 200 persone. Il decreto legge approvato ieri ha salvato gli effetti del Dpcm in scadenza fino al 15 ottobre. Una settimana che, spiega il ministro Boccia, può servire a sciogliere i nodi rimasti. La modifica principale è stata quella che limita il potere delle Regioni: potranno solo adottare ordinanze più restrittive. Per norme più permissive i governatori dovranno passare dal ministero della Salute, non più dal filtro del Cts. In cambio le Regioni hanno chiesto un maggiore coinvolgimento per il prossimo Dpcm che darà nuove indicazioni dal 15 ottobre. — CAR. BER.-ILA. LOM. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Giovedì 8 Ottobre 2020 www.gazzettino.it
La lotta al Covid a Nordest I DATI VENEZIA Il 7 marzo 2020, pochi giorni prima che l’Italia intera chiudesse i battenti per lockdown, in Veneto un cittadino su tre di quelli positivi al coronavirus era ricoverato in ospedale. Ieri, 7 ottobre, rispetto al totale dei positivi i ricoverati erano il 6,6%. E se si va a vedere la percentuale di intubati in terapia intensiva rispetto al totale dei ricoverati in ospedale, il rapporto è impressionante: sette mesi Fa il 46,2% dei ricoverati era in rianimazione, ieri appena il 7,6%. L’elaborazione statistica l’ha fornita il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, una lavoro che parte appunto da marzo e, mese per mese, mostra com’è cambiata la situazione. Anche dal punto di vista dell’età media dei ricoverati in terapia intensiva - rimasta pressoché invariata, sui 67 anni - e dei giorni di degenza sia di chi è stato poi dimesso che di chi è morto. E in questo caso il dato si è notevolmente abbassato, passando da 17 giorni a 12. Che cosa dimostrano questi dati? Che il Veneto sta facendo tanti tamponi - ieri si è superata la soglia dei 2 milioni, per la precisione 2.006.188 più 1.430.000 test rapidi - ed è anche per questo che si trovano più positivi al coronavirus. Per dire: ieri quasi 400 in più. Ma è gente che per il 95% non ha sintomi. Non ha febbre, non ha raffreddore, non ha tosse. Quindi non va in ospedale. Significa che non c’è emergenza nei reparti, le rianimazioni non sono in sofferenza. «Il virus c’è, ma la quasi totalità dei contagiati non ha sintomi - ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia - È cambiato il mondo. Il virus si comporta molto diversamente da prima e non ci dà emergenza sanitaria». Il Veneto continua comunque a lavorare sul fronte della diagnostica, tanto che il governatore ha annunciato che dopo il tampone baby da utilizzare nelle scuole è in fase di preparazione un nuovo tampone rapido, in auto-somministrazione, che non avrà bisogno della macchinetta per la processazione.
CASE DI RIPOSO E a proposito di tamponi, Zaia ha annunciato che da lunedì, anche se ci vorrà qualche giorno per andare a regime, sarà effettuato il test a tutti i visitatori delle case riposo. «Nelle case di ripo-
SETTE MESI FA IL 46% DEI RICOVERATI ERA IN RIANIMAZIONE IERI MENO DELL’8% RIDOTTI ANCHE I GIORNI DI DEGENZA
IL BOLLETTINO VENEZIA Ieri ore convulse all’ospedale San Bortolo di Vicenza, dove una giovane malata di Covid ha messo al mondo un bimbo. La donna, alla 33esima settimana di gestazione, è arrivata in condizioni di grave rischio, alle prese con una forte insufficienza respiratoria. Ricoverata inizialmente nel reparto di Pneumologia, la paziente è stata ventilata per molte ore fino a quando, in tarda mattinata, è stata preparata per un parto cesareo che è avvenuto in anestesia generale nel reparto di Rianimazione. Il neonato è venuto alla luce attorno alle 13.30. L’intervento è andato bene e il bambino si trova ora in una culla speciale: nei prossimi giorni verrà sottoposto agli esami per verificare l’eventuale contagio. La
Veneto, il virus è cambiato asintomatici 9 positivi su 10 Zaia: «Rispetto a sette mesi fa non c’è `Case di riposo, tamponi ai visitatori più emergenza sanitaria nei reparti» «Vanno accolte le istanze delle Regioni» `
L'emergenza in Veneto PERCENTUALI RISPETTO AL TOTALE DEI POSITIVI ATTUALI Pazienti ricoverati in ospedale Pazienti ricoverati in terapia intensiva 35
ETÀ MEDIA RICOVERATI ATTUALMENTE IN TERAPIA INTENSIVA Anni 50 55 60 65 70 75 80 85 90
31,8
7/3
30
20,6
25
22,1
20 15
31/3
11,3
11,3
12,5
13,3
6,0
10 5
30/4
5,6
5,9
6,8
6,9
6,6
15/9 30/9
1,9
1,6
1,4
1,2
0,6
0,7
0,8
0,8
0,5
31/3
15/4
30/4
15/5
1/9
15/9
25/9
30/9
7/10
0
7/3
20/3
% DI PAZIENTI RICOVERATI TERAPIA INTENSIVA RISPETTO AL TOTALE DEI RICOVERATI 50
46,2
7/10
DEGENZA MEDIA IN TERAPIA INTENSIVA DEI PAZIENTI DIMESSI O DECEDUTI Giorni 5 10 15 20 25 30 35 40 45 7/3
40
31/3
30
17,4
27,1
20
20,6
14,4
30/4
11,9
10
11,8
11,6
7,6
11,0
10,1
15/9 30/9
Range d’età Media
0
7/3
20/3
31/3
15/4
30/4
15/5
1/9
15/9
25/9
30/9
7/10
7/10
Fonte: Regione del Veneto
L’Ego-Hub
La candidatura
Agenzia Biomedicale, nuova sfida VENEZIA Il governatore Luca Zaia ha annunciato che il Veneto si candida con Padova come sede dell’Agenzia Europea Biomedicale: «Abbiamo già avuto contatti in tempi non sospetti e affidato il compito di preparare il nostro dossier». Il sindaco di Padova, Sergio Giordani, ha confermato che la città è pronta ad accogliere la sfida: «Qui è nata la medicina moderna, vantiamo una prestigiosissima Università, qui ci sono tante eccellenze in campo biomedicale e un tessuto di infrastrutture, logistica, nonché tecnologie applicate, che ci rende un territorio dinamico e proiettato nel futuro. Serve un
grande lavoro di squadra che siamo pronti a fare con tutte le Istituzioni coinvolte e la Regione Veneto». «Padova e l’Università del Bo hanno tutte le carte in regola per giocare e vincere la sfida della Biomedical Advanced Research and Development Agency - ha detto il senatore Udc, Antonio De Poli - È una candidatura autorevole. Padova, infatti, grazie al ruolo straordinario dell’Università, è stata la “culla” della Medicina. La parola d’ordine, adesso, è fare rete: è il momento di giocare in squadra per il bene di Padova e di tutto il Veneto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN VENETO L’episodio ha movimentato una giornata segnata in Veneto da altri 396 casi, che portano il
A VICENZA IL PARTO IN RIANIMAZIONE PER L’INSUFFICIENZA RESPIRATORIA A TREVISO 5 SEZIONI IN ISOLAMENTO
LE DISPOSIZIONI Poche ore prima che il Consiglio dei ministri rendesse obbligatorie le mascherine all’aperto, Zaia si era detto favorevole al provvedimento, pur con alcune puntualizzazioni, ma assolutamente contrario al coprifuoco per bar e ristoranti: «Obbligare a chiudere prima sarebbe un mini lockdown e per farlo ci vogliono le motivazioni. E poi non si può chiudere i bar e lasciare la piazza piena di gente per gli spritz, che è quello che succede già oggi». Quanto alle mascherine, Zaia ha detto di non aver mai avuto dubbi: «In Veneto c’è già un’ordinanza che dice che la mascherina va utilizzata obbligatoriamente al chiuso e all’aperto dove ci sono degli assembramenti. Il vero problema oggi è che qualcuno non osserva queste norme. Dopodiché se uno va a farsi una passeggiata in mezzo ai campi, non serve la mascherina, basta che ce l’abbia con sé». E a proposito dell’annunciato provvedimento governativo, Zaia ha ammesso: «Una regia nazionale minima ci vuole». Ma, ha sottolineato, serve anche collaborazione: «Non sarebbe un bel segnale se il Governo non accogliesse le istanze delle Regioni. Non c’è nessun atteggiamento guerrafondaio e nessuna prova muscolare. Al Governo le Regioni hanno mostrato assoluta lealtà. Oggi c’è da fare un percorso assieme». Magari individuando nuovi criteri: «Non può essere l’Rt perché penalizza i virtuosi, chi come noi fa tanti tamponi. Serve un allineamento tamponi-abitanti». Zaia si è inoltre detto favorevole alla riduzione del periodo di quarantena».
LA APP
GOVERNATORE Luca Zaia
«VA RIDOTTO IL PERIODO DELLA QUARANTENA. LA APP IMMUNI? IO NON L’HO SCARICATA. NO AL COPRIFUOCO»
Malata dà alla luce un bimbo Hockey Cortina, 4 contagiati mamma è invece rimasta in Rianimazione, dove resterà ricoverata per almeno un paio di giorni e monitorata di continuo.
so la situazione sta andando abbastanza bene - ha detto il presidente - ma abbiamo alcuni segnali che spingono a rafforzare l’attenzione». Il tampone rapido sarà erogato da personale specializzato, interno o esterno alle strutture e darà l’esito in pochi minuti. «In caso di negatività le famiglie e gli amici entreranno subito in assoluta sicurezza, garantendo così protezione massima agli ospiti e avendo ricevuto gratuitamente un servizio importante per loro stessi».
totale dall’inizio dell’emergenza a 29.574 contagiati, di cui 4.857 attualmente positivi. I ricoverati salgono a 26 in Terapia intensiva e a 296 in area non critica, mentre restano 34 nelle strutture intermedie, di cui complessivamente 259 non si sono ancora negativizzati. Le persone in isolamento domiciliare crescono a quota 10.417, ma quelle con sintomi scendono a 155 unità. Altri 2 morti portano il totale a 2.202.
ALUNNI E GIOCATORI Spicca la situazione di Treviso: con 78 nuove infezioni, i soggetti attualmente positivi sono 1.089. Fari puntati sulle scuole: solo ieri è scattato l’isolamento
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396 I nuovi casi registrati ieri in Veneto, di cui 78 in provincia di Treviso
Pur precisando che la sua scelta personale «non intende essere una indicazione», il presidente del Veneto ha detto di non avere scaricato la App Immuni, su cui il Governo ha deciso di fare un grande battage pubblicitario. Il Veneto, invece, in vista di un possibile peggioramento dei dati, sta preparando un nuovo Piano di sanità pubblica. Con una promessa: «Non metterà in difficoltà l’offerta ordinaria degli ospedali». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
81 Gli anni del paziente intubato ieri a Udine: 6 in Friuli Venezia Giulia
A SCUOLA L’esecuzione di un tampone rapido in un istituto superiore della provincia di Padova (foto NUOVE TECNICHE)
per 5 sezioni, dopo che 7 alunni sono risultati contagiati. Pur con numeri più piccoli, Belluno segnala una variazione giornaliera di 38 casi. Tra gli infetti ci sono 4 giocatori dell’Hafro Cortina, squadra di hockey sul ghiaccio che stasera salterà la prima partita casalinga della stagione, nel torneo internazionale Alps hockey league, fra Italia, Austria e Slovenia.
IN FRIULI VENEZIA GIULIA Intanto in Friuli Venezia Giulia sono 72 i nuovi contagi, per cui il bilancio si allunga a 5.034, di cui 966 attualmente positivi. Con il ricovero di un 81enne, salgono a 6 i pazienti intubati, mentre l’ospedalizzazione di due persone di 64 e 76 anni porta a 26 il numero dei ricoverati in altri reparti. Decessi fermi a 355. © RIPRODUZIONE RISERVATA
12
GIOVEDÌ 8 OTTOBRE 2020 LA NUOVA
REGIONE
Il governatore: Giunta entro il 16 ottobre. E nel partito faccia a faccia Salvini-Giorgetti su linea politica e nuovo assetto al vertice
Zaia punge i leghisti a caccia di poltrone «Sono in troppi ad agitarsi, ci vuole umiltà»
TeATRo
Siglata la pace tra Stabile e Fondazione Atlantide VENEZIA
IL RETROSCENA Filippo Tosatto
buon intenditor, poche parole. Per la prima volta in otto mesi, Luca Zaia si presenta al briefing sulla pandemia orfano degli “angeli custodi” Manuela Lanzarin e Gianpaolo Bottacin, gli assessori a sanità e protezione civile che pure rientrano senza ombra di dubbio nella top ten della nuova Giunta. «Siamo nel semestre bianco che precede le nomine», ridacchia, ma l’avviso ai naviganti leghisti è inequivocabile: nessuna rendita di posizione, le preferenze raccolte non rappresentano in alcun modo un’ipoteca sulla poltrona e chi sgomita nei corridoi finirà per ritrovarsi con un palmo di naso.
A
INSOFFERENZA E MESSAGGIO AGLI ELETTI
Ha un sassolino nella scarpa, il governatore più votato nella storia del regionalismo italiano: «Ci vuole un po’ d’umiltà, quando mi proposero di fare il ministro io esitai per un mese suggerendo qualcuno
di più capace, ora invece c’è gente disposta a qualsiasi incarico, si candiderebbero anche a pilotare uno Shuttle». Il retropensiero: ho trainato la squadra consentendo l’elezione a chi altrimenti non ce l’avrebbe fatta, please evitate di accapigliarvi, risparmiatemi i messaggi trasversali, gli incarichi sono limitati e in ogni caso anche ai semplici i consiglieri sarà garantito un assegno mensile netto vicino a ottomila euro, magari superiore al mio. GLI ASSESSORI DOPO IL PRIMO CONSIGLIO
L’allusione indispettita corre a quanti - da Padova al Veneto Orientale, da Verona a Vicenza - reclamano un posto al sole soffiando sul fuoco delle sezioni e denigrando i rivali: «Sono in troppi ad agitarsi, dai partiti, invece, non c’è stato alcun tipo di pressione e di ciò ringrazio la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia». Giochi fatti, allora: «Ho già le idee chiare, le decisioni le prendo in totale autonomia perché sarò io a rispondere dell’operato dell’intera amministrazione. Conto di presentare la nuova giunta entro la prossima
Il governatore veneto Luca Zaia accanto al presidente uscente del consiglio regionale Roberto Ciambetti
settimana, dopo la seduta d’insediamento del consiglio», e a riguardo si apprende che il presidente uscente Roberto Ciambetti è orientato a convocare l’assemblea di Palazzo Ferro-Fini tra giovedì e venerdì. Sullo sfondo, il ricorso al Tar avverso la decisione della Corte d’Appello che ha riammesso in aula il M5S assegnando un seggio ad Erika Baldin a danno della zaiana Roberta Vianello: «Confermo
che chiederemo il reintegro della nostra candidata, se viene negato il requisito della soglia minima al 3% c’è il rischio di contenziosi a non finire». CARROCCIO, UNA SEGRETERIA COLLEGIALE
Tant’è. Il governatore veneto, c’è da giurarci, è stato evocato anche nel faccia a faccia romano tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti; un chiarimento, definito «cordiale» dal segretario della Lega, divenuto
urgente dopo lo scambio di valutazioni a distanza, tutt’altro che coincidenti, sul voto del 20 e 21 settembre e sulle immediate prospettive parlamentari del Carroccio. A riguardo è stata ribadita la decisione di istituire una segreteria collegiale che riunisca gli esponenti più significativi - Luca Zaia incluso - e concorra a ridefinire la strategia nazionale del partito. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il presidente del Teatro Stabile del Veneto, Giampiero Beltotto, e il presidente di Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, Andrea Bolla, hanno firmato un atto di transazione che risolve ogni vertenza giudiziaria in essere «nell’auspicio di futura collaborazione nel primario interesse della promozione delle attività teatrali nel Veneto». In particolare, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona ha rinunciato a ricorrere in appello in relazione al decreto ingiuntivo presentato a danno del Teatro Stabile del Veneto che a sua volta si impegna a versare una somma conciliativa a Fondazione Atlantide. «Teatro Stabile del Veneto, con il consiglio di amministrazione che ha votato all’unanimità questo accordo, e Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona fanno pace dopo una serie di incomprensioni e si volta pagina allo scopo di lavorare assieme» il commento di Beltotto.
GERMANIA RIUNIFICATA SOLIDALE CON L’EUROPA FRANCO A. GRASSINI
renta anni sono passati dalla riunificazione della Germania. Vale la pena di considerare se c’è anche per noi qualche lezione da trarne. A cominciare dal fatto che non fu un fenomeno semplice ed immediato perché unificando Stati dell’Est con quelli dell’Ovest nasceva il soggetto più grande- 80 milioni di abitanti- della Unione Europea. Tra i più contrari il primo ministro del Regno Unito Margaret Thatcher che invano cercò di persuadere il collega francese Francois Mitterand a vietare l’unificazione. Anche il Presidente del Consiglio italiano Giulio Andreotti garbatamente dichiarò: «Amo così tanto la Germania che preferisco averne due». Una volta unificata, tuttavia, la Germania non si è del tutto amalgamata. Lipsia e Dresda sono diventate città grandi e dinamiche, ma tutto il resto dei vari Stati dell’Est lascia molto a desiderare. Non nascono nuove imprese e i giovani dotati di talento vanno a utilizzarlo nell’Ovest. Tuttavia non si può parlare di un fallimento perché salari e tenore di vita sono migliorati anche dove regnava il comunismo. La maggior forza della nuova Germania ha dato alla stessa la forza per imporre a tutti politiche di bilancio rigorose e scambi internazionali liberisti. Grazie a queste le imprese tedesche sono cresciute conquistando mercati europei e mondiali. Non tutto, peraltro, era perfetto. È sufficiente ricordare lo scandalo dei motori diesel per constatare come la partecipazione dei lavoratori alla gestione non elimina trucchi e mascalzonate. L’egemonia, non solo economica, teutonica conquistata anche per merito dell’unificazione, ha fatto considerare un deficit nella bilancia dei pagamenti una colpa da evitare anche con misure severe, mentre i surplus erano valutati un merito. Per consentire la riunificazione Mitterand impose al Cancelliere Helmut Kohl di accettare la nascita dell’euro. Questo, dato che il marco era una moneta molto forte e prestigiosa, tanto che in alcuni casi fu utilizzata, analogamente al dollaro, come riserva, rappresentò un sacrificio per la Germania. La stessa, per altro, ottenne che l’euro fosse basato su regole di bilancio molto rigide per gli Stati aderenti. La Banca Centrale Europea ebbe sede a Francoforte con un unico obiettivo: la stabilità dei prezzi. Le scelte di politica monetaria nei primi anni sono state molto dure come ha dovuto constatare la Grecia. Fu, non dimentichiamolo, l’italiano Mario Draghi a rompere le regole dichiarando che sarebbe stata presa “qualsiasi decisione” necessaria per contrastare la crisi dell’euro. Solo con l’arrivo del Covid19 , di Donald Trump alla guida degli USA e del crescente peso internazionale della Cina, anche la Germania si è resa conto che da sola non sarebbe riuscita a sopravvivere e che, per restare a galla, occorreva rafforzare l’Europa e, quindi, essere solidali. In fondo si tratta solo di approfondire il significato vero della riunificazione germanica. —
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