RASSEGNA STAMPA 11 OTTOBRE 2020

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da pag. 1-15 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-15 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 14 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 14 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 19

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-14 Quotidiano nazionale

Direttore: Massimo Giannini

Lettori Audipress 06/2020: 113.248 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-14 Quotidiano nazionale

Direttore: Massimo Giannini

Lettori Audipress 06/2020: 113.248 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-2 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-2 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-7 Quotidiano nazionale

Direttore: Fabio Tamburini

Lettori Audipress 06/2020: 146.178 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-7 Quotidiano nazionale

Direttore: Fabio Tamburini

Lettori Audipress 06/2020: 146.178 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-3 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-3 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-OTT-2020 Estratto da pag. 48

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-OTT-2020 Estratto da pag. 48

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-5 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

Lettori Audipress 06/2020: 100.905 63

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11-OTT-2020


da pag. 1-5 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

Lettori Audipress 06/2020: 100.905 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-5 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

Lettori Audipress 06/2020: 100.905 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


09-OTT-2020 Estratto da pag. 50

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-OTT-2020 Estratto da pag. 50

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 97

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-29 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-29 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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da pag. 14 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

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11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 26

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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da pag. 8 Quotidiano nazionale

Direttore: Alessandro Sallusti

Lettori Audipress 06/2020: 48.359 63

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11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-29 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-29 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-19

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-19

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 30

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-5 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-5 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

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da pag. 6 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

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da pag. 6 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

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11-OTT-2020 Estratto da pag. 9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-7

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 9 Quotidiano nazionale

Direttore: Alessandro Sallusti

Lettori Audipress 06/2020: 48.359 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 30

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 30

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 30

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-9 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-9 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-2 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-2 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-2 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

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da pag. 1-2 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

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11-OTT-2020


da pag. 1-2 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

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11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 5 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

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11-OTT-2020


da pag. 1-6 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

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11-OTT-2020


da pag. 1-6 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-6 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-6 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-8 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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da pag. 1-3 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

Lettori Audipress 06/2020: 100.905 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-3 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

Lettori Audipress 06/2020: 100.905 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 33

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-30 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-30 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 17 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

Lettori Audipress 06/2020: 100.905 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 17 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

Lettori Audipress 06/2020: 100.905 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 17 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

Lettori Audipress 06/2020: 100.905 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 11 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 11 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 06/2020: 169.002 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 7 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 7 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 14 Quotidiano nazionale

Direttore: Alessandro Sallusti

Lettori Audipress 06/2020: 48.359 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020

7279

da pag. 1-5 foglio 1 Superficie: 15 %

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI RASSEGNA PREFETTURA

www.datastampa.it

Dir. Resp.: Fabio Tamburini Tiratura: 94605 - Diffusione: 146178 - Lettori: 745000: da enti certificatori o autocertificati


11-OTT-2020 Estratto da pag. 28

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 28

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 28

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 1-4 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-4 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

Lettori Audipress 06/2020: 60.965 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


11-OTT-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


da pag. 12 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 12 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 06/2020: 258.925 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-7 Quotidiano nazionale

Direttore: Alessandro Sallusti

Lettori Audipress 06/2020: 48.359 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


da pag. 1-7 Quotidiano nazionale

Direttore: Alessandro Sallusti

Lettori Audipress 06/2020: 48.359 63

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA

11-OTT-2020


11-OTT-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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Primo Piano

Domenica 11 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

La lotta al Covid a Nordest LO STUDIO VENEZIA I positivi al coronavirus in Veneto aumentano, ma «l’emergenza sanitaria ospedaliera non c’è, perché i ricoveri e i decessi rimangono costanti». È basandosi su questi parametri - numero di positivi più o meno come a marzo, ma ricoveri decisamente inferiori, almeno 100 unità in meno che il presidente della Regione, Luca Zaia, esclude che ci possano essere nuovi blocchi: «Nuovi lockdown? Da noi no». Il governatore ritiene che il criterio da considerare non sia l’Rt, ma il numero di tamponi per abitante e, soprattutto, la situazione ospedaliera. Situazione che in Veneto è, al momento, «assolutamente sotto controllo».

Zaia: «No a nuovi blocchi, situazione sotto controllo» Boom di casi, ma il governatore esclude `Quasi 600 positivi in più in un giorno lockdown: «Sono solo aumentati i test» ma in Veneto appena il 5% con sintomi `

L’andamento in Veneto

Tra tamponi (oltre 2 milioni) e test rapidi (1.450.000) in Veneto si è superata la soglia dei 3 milioni e mezzo di esami. Il trend di crescita delle persone che vengono trovate positive sta galoppando (nelle ultime ventiquattr’ore 589 casi in più), è come se si fosse tornati indietro di sette mesi, anche se va detto che a marzo e aprile non si facevamo tanti tamponi come oggi. La situazione sta però cambiando: ad oggi un veneto su due in isolamento è positivo (i positivi sono 5.832, le persone in quarantena 11.625, pari al 50,17%). L’altro dato da tenere sotto controllo è il rapporto tra sintomatici (225) e positivi (5.832), pari al 3,86%. E questo perché, come la Regione va ripetendo da giorni, il 95% dei positivi in Veneto è asintomatico. Poi c’è il confronto da fare con il passato e su questo argomento ieri Zaia ha diffuso uno studio statistico sulla situazione epidemiologica aggiornata al 9 ottobre. «I positivi - ha detto Zaia mostrando le tabelle - iniziano ad aumentare dalla fine di luglio, ma rimangono pressoché costanti ricoveri e decessi come si può vedere dalle due curve, che sono praticamente piatte». Lo stesso vale se si considera il numero di positivi che si registrano di settimana in settimana: la curva rossa ha raggiunto lo stesso livello dei primi di marzo e poi di Pasqua, quando però cresceva anche la curva gialla dei ricoveri, che adesso invece è stabile. Lo studio analizza anche le fasce di età dei positivi: “Nel periodo dal 1° all’8 ottobre la maggior parte dei casi riguarda soggetti dai 25 ai 44 anni e poi dai 45 ai 64

IL MAGGIOR NUMERO DI CONTAGI ORA TRA I GIOVANI MA A SCUOLA IL VIRUS HA COLPITO SOLO 300 STUDENTI (0,04%)

SCUOLA

Frequenza giornaliera cumulata eventi

I NUMERI

Positivi

RIcoveri

Deceduti

Negativizzati

28.600 26.000 23.400 20.800 18.200 15.600 13.000 10.400 7.800 5.200 2.600 0 21 febbraio

5 marzo

18 marzo

31 marzo

13 marzo

26 marzo

9 maggio

22 maggio

4 giugno

Distribuzione percentuale dei positivi per età e sesso 35

30 luglio

30 giugno

8 agosto

21 agosto

3 16 29 settembre settembre settembre

95

maschi

femmine

maschi

80

25%

69

60

20 15%

15

12%

10% 10

30 giugno

100 femmine

29% 29%

25

17 giugno

Ricoveri per età e sesso (periodo 1-8 ottobre 2020)

32%

30

40

8% 6%

7%

32

9%

9%

25

23

6%

5

3%

0

20

12

12

11

8

45-64

65-74

13

15

13

0

0-14

15-24

25-44

45-64

65-74

75-84

+85

0-44

75-84

+85

Totale L’Ego-Hub

279 Le scuole venete con almeno un caso di positività

3,5 Milioni di esami (tamponi e prelievi) effettuati in regione

1 Un unico contagio registrato ieri in Polesine

Seconda ondata, il record a Treviso E Rovigo si conferma “isola felice” IL BOLLETTINO VENEZIA Nuovo balzo di contagi in Veneto. Nelle ultime 24 ore i nuovi casi positivi registrati dal bollettino della Regione sono stati ben 589, rispetto al precedente bollettino delle ore 17 di venerdì. In testa per numero di contagi Treviso con 1.283 casi attualmente positivi, a seguire Venezia con 1.113, Verona con 1.011. L’unico cluster in cui non è stato registrato nessun nuovo caso positivo è Vo’, mentre Rovigo che ieri mattina era a zero nuovi casi, in serata ha registrato una positività in più rispetto al giorno precedente. Rispetto a venerdì si sono re-

gistrate tre vittime che hanno portato il totale dei decessi a 2.218. Stabile, invece, la situazione ospedaliera: i pazienti attualmente positivi ricoverati in area non critica sono complessivamente 238, mentre quelli ricovderati in terapia intensiva sono 21, cui si aggiungono altri 9 che si sono negativizzati. I soggetti in isolamento sono 11.625 (+344). Per quanto riguarda i tamponi, il governatore Luca Zaia ha riferito che il dottor Roberto Rigoli, primario del reparto di Microbiologia a Treviso e coordinatore delle Microbiologie del Veneto, sta testando dei kit per l’autosomministrazione: «Noi siamo già pronti a partire, abbiamo la

piattaforma su cui registrarsi». Da domani, intanto, la Regione Veneto ricomincerà ad usare il modello previsionale della scorsa primavera per capire, con l’eventuale aumento dei contagi, come sarà l’andamento ospedaliero.

FRIULI VENEZIA GIULIA Le persone attualmente positive al coronavirus in Friuli Venezia Giulia sono 1.264. Rimangono 6 i pazienti in cura in terapia intensiva e 23 i ricoverati totali in altri reparti. ieri nessun nuovo decesso è stato registrato (355) però ci sono stati 126 nuovi contagi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ecco i vaccini anti-influenzali 1770 La Serenissima contro il vaiolo Disponibili 1,32 milioni di dosi Immuni per ordine del Doge

LA CAMPAGNA VENEZIA Alcune Ulss territoriali si sono già mosse, ma la campagna vaccinale antiinfluenzale della Regione Veneto partirà ufficialmente e a pieno regime domani, 12 ottobre, utilizzando 1 milione 320 mila dosi, per la gran parte già distribuite, contro le circa 800 mila acquistate l’anno scorso. La campagna è stata presentata ieri da Michele Tonon, della Direzione Prevenzione della Regione Veneto, nell’ambito del punto stampa del presidente Luca Zaia sulla situazione Covid-19. La campagna vaccinale punta a difendere i soggetti più deboli

dalle complicanze, contenere gli accessi ai Pronto soccorso, supportare la diagnosi differenziale con Covid-19 (che ha vari sintomi in comune) e la conseguente gestione dei casi sospetti. Rispetto all’anno scorso, stavolta i vaccini sono gratuiti non a partire dai 65 anni, ma dai 60 e, ovviamente,

IL SIERO GRATIS DA DOMANI PER OVER 60 BAMBINI E CATEGORIE A RISCHIO

(1.445 positivi). Alle classi di età dai 0 ai 24 anni sono attribuibili 564 positivi, pochi sono ancora i casi dai 65 in su. Questa distribuzione della positività spiega che il virus circola molto tra la popolazione in tutte le fasce di età, soprattutto quelle dell’età scolastica e produttiva. La riduzione della gravità della malattie è legata al fatto che circola meno tra gli anziani che rappresentano le fasce più fragili. Gli anziani sono anche i più attenti alle misure di igiene respiratoria”. Sta, invece, leggermente aumentando il numero di operatori sanitari con tampone positivo: a giugno erano praticamente zero, ora la stima è arrivare a 100 casi nelle prossime ore.

per tutte le categorie di persone a rischio. Come previsto dal Piano sanitario nazionale e ribadito dal Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019, l’obiettivo è il raggiungimento di una copertura vaccinale della popolazione anziana pari ad almeno il 75%. Gli interessati possono rivolgersi al proprio medico di base per avere informazioni. Il vaccino gratuito è destinato secondo le seguenti priorità: operatori sanitari; ospiti delle strutture residenziali; soggetti a partire dai 60 anni di età; donne in gravidanza; soggetti affetti da patologie croniche che aumentano il rischio di complicanze da influenza; bambini dai 6 mesi ai 6 anni di età; fa-

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Ieri la Regione Veneto ha annunciato l’avvio della campagna di vaccini anti-influenzali. Lo stesso giorno di due secoli e mezzo fa, 10 ottobre 1770, la Serenissima Repubblica aveva chiamato i cittadini a eseguire “l’inoculazione del vaiolo nell’ospedale dei Mendicanti”. I veneziani furono i primi a proporre questa tecnica di immunizzazione.

Sul fronte scolastico, ad oggi solo lo 0,04% degli studenti è positivo al Covid: 300 su 707.814. Gli operatori scolastici positivi sono 41 (0,05%). Al 9 ottobre sono 279 le realtà scolastiche venete con almeno un caso attualmente positivo rilevato in una classe/sezione. Nella maggior parte degli eventi il caso è stato uno studente/alunno (90%) e solo in una minima parte si trattava di un operatore (docente o non docente). Tutti i soggetti ad oggi risultati positivi hanno presentato sintomatologia lieve o sono asintomatici. In isolamento ci sono 2379 studenti e 243 operatori scolastici.

L’INVITO

L’invito del governatore Zaia è di usare la mascherina. «L’uso della mascherina è determinante. È assurdo che ci sia un dibattito sull’uso di questa protezione preventiva. È irresponsabile l’abbassamento della guardia». In Regione si sta preparando un aggiornamento del Piano di sanità pubblica tale da portare gli attuali 464 posti letto di terapia intensiva, aumentati a 825 durante l’emergenza della scorsa primavera, addirittura a 1.016. «La Regione - ha detto Zaia - non è né catastrofista, né ottimista. Siamo obiettivi e ci muoviamo sulla base dei dati oggettivi che i nostri esperti monitorano e valutano giorno per giorno». Quanto alla decisione della Svizzera di inserire il Veneto nella black list con obbligo di quarantena, Zaia ha fatto due conti: «Fanno meno tamponi di noi e hanno più positivi, forse dovremmo essere noi a chiudere le frontiere». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

«DETERMINANTE L’USO DELLA MASCHERINA» IL PIANO: POSSIBILI OLTRE MILLE POSTI IN TERAPIA INTENSIVA

miliari e contatti (adulti e bambini) di soggetti ad alto rischio di complicanze (indipendentemente dal fatto che il soggetto a rischio sia stato o meno vaccinato); soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e altre categorie di lavoratori; donatori di sangue; personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani. Oltre alla vaccinazione per la prevenzione della trasmissione dei virus influenzali, così come di altri agenti infettivi è importante seguire scrupolosamente le seguenti indicazioni: lavarsi spesso le mani, coprirsi bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, restare in isolamento a casa nella fase iniziale delle malattie respiratorie, specie febbrili. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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LaVerità

DOMENICA 11 OTTOBRE 2020

Z NUOVI EQUILIBRI

Al centrodestra serve gente giusta Oppure il sistema lo annacquerà L’establishment lavora per addomesticare i sovranisti, che sono rimasti intrappolati nel ruolo scomodo di opposizione durante una pandemia. La risposta non dev’essere diventare ancora più duri, ma affidabili Segue dalla prima pagina di MARCELLO VENEZIANI (...) prima delle elezioni, media e poteri presentano le opposizioni populiste come il peggio del peggio, si disegnano scenari terribili in caso del loro successo, ben riassunti dall’acuto Zingaretti: se foste stati al governo voi saremmo tutti morti col Covid. Ammazza che lucido ed equilibrato argomentare... E nessuno dai Palazzi che gli abbia obbiettato: dai su, ora stai un po’ esagerando. Poi, quando è scampato il pericolo del voto ed è finita la campagna elettorale comincia l’operazione inversa: su, sovranisti, deponete le armi e gli scarponi, venite in ginocchio, fatevi mansueti come il lupo di Gubbio. La trafila di parole chiave e di raccomandazioni è ben nota: moderati, liberali, svoltate al centro, tornate in Europa, dite sì al Mes e no alla Le Pen, arrendetevi ai popolari, giocate alla Playstation cioè alla rivoluzione liberale. E la prassi vuole che prima vengano fuori sui media i dissensi e i malumori interni ai populisti sovranisti, veri o presunti; poi si monti il maldipancia vero o presunto dei Giorgetti e degli Zaia, carpendo frasi al volo per costruire il teoremino della svolta. E subito dopo parte l’ondata: su, moderatevi, fate i bravi cioè gli europei, fate i buoni, cioè i centristi. Arriva l’autunno, mettetevi la maglia di lana, rientrate a capo chino nella Casa. Non vedete Di Maio come è diventato tenero e prono, alza la zampina a comando e gli diamo lo zuccherino. Ora, bisogna dire due cose: l’anno del Covid, la paura diffusa per il contagio e per la

LEADER Matteo Salvini scatta un selfie con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi: i capi politici di Fdi e Lega guidano l’opposizione crisi economica, il rinato assistenzialismo di Stato, hanno rafforzato il governo e indebolito le opposizioni. In effetti, c’era poco da fare per chi era all’opposizione, poco da dire; e quel poco magari non è stato poi detto e fatto molto bene, però era difficile in una situazione del genere. Se attacchi il governo sei considerato dalla parte della pandemia, indebolisci le difese immunitarie della nazione, remi contro il tuo paese in difficoltà, e finisci nel girone infernale a cui è stato dato un nome infernale: ne-

gazionisti. Se cominci invece a collaborare col governo, a stemperare i toni, ad allinearti alle sue disposizioni, ti ammosci, perdi visibilità e spegni il dissenso, insomma t’indebolisci. Perdi il consenso popolare ma guadagni l’assenso del potere, cioè dell’e stab lishment, magari in vista d’una maggioranza da governo istituzionale... Appena vedono prospettarsi questa ipotesi, le solerti crocerossine del sistema - i giornaloni, i loro funzionari e le fabbriche del consenso -

cominciano a tifare per la trasformazione del lupo populista in agnello popolare e per la mutazione genetica della rivoluzione sovranista in rivoluzione liberale; una chimera che da cent’anni fa capolino nella politica senza mai planare nella realtà. Ora, torno a dire che la questione per le opposizioni, i sovranisti, il centrodestra, non è quella di diventare moderati o di restare radicali, di darsi al centrismo o al sovranismo. La questione non è di essere più duri o più morbidi, più cazzuti o più duttili; la

[Ansa]

questione vera è diventare più affidabili. È quello il problema, il nodo cruciale. Affidabili. Passare dalle grida e gli slogan, i cavalli da corsa elettorale e i tribuni della plebe, a una seria proposta di governo nazionale e di amministrazione locale con persone serie. Senso dello Stato. Non si possono candidare militanti di sezione, sprovveduti pretoriani e inesperte signorine; ma non funziona nemmeno candidare tranquilli moderati e centristi di lungo corso. Se manca un programma vero di governo,

oltre i volantini elettorali, se manca una classe dirigente e si punta solo sui propagandisti, se non si avverte alcuno sforzo per formare e selezionare candidati civici ma anche politici e amministratori in grado poi di governare, è tempo perso. Per non restare nel vago delle esortazioni, faccio un esempio. Il centrodestra allo stato attuale governa 15 regioni su 20. Perché non partire da lì per formare una specie di coordinamento, una cabina di regia, un laboratorio di governo? Mi azzardo a dire: se 15 qualificati rappresentanti delle 15 amministrazioni regionali, insieme con tre qualificati rappresentanti delle tre forze della coalizione, e altrettanti esponenti civili, sociali, economici e culturali dessero vita a un organismo permanente che avesse tre funzioni: a) suggerire alle 15 regioni linee comuni, iniziative comuni, programmi comuni in vari ambiti; b) scovare, valorizzare e poi magari formare e selezionare, politici e non, che possano essere lanciati nelle prossime esperienze di governo o elettorali; c) assumere il ruolo di governo-ombra rispetto a quello in carica, con ministri ombra e proposte alternative, come si dovrebbe fare in una seria democrazia dell’alternanza. Scottato dall’es p e r ien za grillina, il Paese ha bisogno di una forza di governo che dica: abbiamo i Mille che governeranno l’Italia, i settori vitali, le regioni e le città. Gente qualificata, con curricula notevoli o giovani brillanti, insomma affidabili. Piuttosto che i bagni di folla, i congressi per acclamare, i tweet e gli show, perché non cominciate davvero a fare politica, cioè a pensare come e con chi governare il Paese, e come poi raccontarlo, con quale cultura e quale linguaggio? Altrimenti passano gli anni e sarete sempre colti alla sprovvista da ogni evento, scadenza, appuntamento di governo: allora o vi mettere a gridare per darvi tono, agitate le acque e rimandate l’assunzione di responsabilità, o vi accucciate al primo Draghi che passa il convento. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’INTERVISTA VANNIA GAVA

«Contro le inondazioni, procedure semplici e più dati» La leghista ex sottosegretaria all’Ambiente: «Oltre alla manutenzione, ci vuole più conoscenza delle situazioni a livello locale» di PATRIZIA FLODER REITTER n I ministri dell’Am biente che si sono succeduti negli anni hanno annunciato miliardi di euro, che dovevano porre fine ad alluvioni e inondazioni. Gli ultimi, promessi da Sergio Costa, sarebbero 7. Poi, puntualmente il maltempo provoca disastri senza che nessun intervento concreto riesca ad arginare il dissesto idrogeologico, perlomeno prevenendo nuove devastazioni ambientali. Lo scorso fine settimana, le piogge violente, il vento e le mareggiate nel Nord Ovest del Paese hanno provocato morti, isolato Comuni e distrutto ponti. Secondo la Coldiretti, 7 milioni di italiani vivono in aree a rischio frane, alluvioni ed esondazioni di fiumi. Dobbiamo convivere con questo

terrore ad ogni annuncio di perturbazione? Lo chiediamo all’onorevole friulana Vannia Gava, parlamentare della Lega e già sottosegretaria all’Ambiente. «Se non si provvede ad effettuare ogni anno la manutenzione ordinaria di fiumi ed argini, questo è quello che succede. Bisogna partire a due velocità: immediatamente per sanare i territori di cui si conoscono le criticità, e con la prevenzione dei possibili dissesti. Sappiamo che con i cambiamenti climatici le “b ombe d’acqua” saranno sempre più frequenti, non possiamo stare ad aspettarle a braccia conserte». Ma esiste un piano di interventi nazionali che evidenzia i maggiori rischi e le fragilità delle zone più vicine ai centri

ONOREVOLE Vannia Gava abitati? «No, mancano informazioni reali sullo stato del territorio e non è così possibile la messa in sicurezza. Ogni volta che si presenta un problema va fatta una conferenza dei servizi con interlocutori di-

versi, non si fanno interventi diretti». Quindi che cosa serve? «Bisogna semplificare le procedure, come abbiamo suggerito in una proposta di legge ferma alla Camera dal 2018. Purtroppo si è persa la quotidianità degli interventi che solo le Province riuscivano ad assicurare con le competenze del Genio civile. I Comuni dovrebbero progettare dei piani per coordinare le azioni locali, ma non hanno fondi e nemmeno personale competente. Per non parlare delle obiezioni del tipo “non tocchiamo gli argini perché sono l’habitat di qualche animale”. Pazienza, queste specie si sposteranno altrove e con la pulizia degli alvei noi impediremo che l’innalzamento dell’acqua nelle golene provochi allaga-

menti dei centri abitati, mettendo a rischio vite come continua a succedere». Si è costruito male e dove non si doveva fare, perciò è necessario anche rimediare agli errori urbanistici del passato. «Questo è l’altro aspetto della questione, che diventa complicato da risolvere perché sulla piattaforma del Rendis (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo. È un sito dell’Ispra, ndr) finisce ogni tipo di opera e risorsa impegnata. Non ha collegamenti con altre banche dati quindi risulta difficile comprendere la programmazione in atto, lo stato di intervento di un progetto, che cosa si stia facendo in una determinata Regione». Il ministro Costa ha dichia-

rato che, per mettere in sicurezza i territori, le amministrazioni comunali potranno contare sulle progettazioni fornite da Sogesid e Invitalia. «Per gli interventi più complessi può andare bene, ma è meglio dare finanziamenti alle Regioni e ai Comuni che sanno di cosa c’è bisogno nelle loro zone. I governatori hanno autonomia di spesa solo per i progetti che sono già stati previsti nell’accordo di programma. Se decidono nuovi, urgenti interventi di gestione del rischio idrogeologico, non hanno mezzi per poterlo fare. Hanno bisogno di più poteri e di più soldi, almeno una quarantina di miliardi di euro. E che devono essere assegnati fuori dal patto di Stabilità, perché di emergenza si tratta». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 11 ....Ottobre 2020

La Voce

ROVIGO

Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.it

CORONAVIRUS Contagiato un ragazzo di 13 anni che frequenta le medie: positiva anche una prof

Allarme a scuola: tamponi a raffica Test su compagni di classe e personale, e oggi nuova ondata. Zaia: “Si abbassa l’età dei malati” ROVIGO - Contagiato un ragazzo di 13 anni che frequenta le scuole medie in città: tamponi a raffica già in giornata, e anche una prof risulta positiva, mentre 16 compagni di classe, altri 12 insegnanti e cinque operatori Ata possono tirare un sospiro di sollievo, essendo risultati negativi. E’ stata una giornata convulsa, quella di ieri, dopo che il coronavirus è entrato in una scuola media cittadina. Le unità speciali di continuità assistenziale dell’Ulss 5 sono immediatamente entrate in azione: già nel pomeriggio di ieri sono stati sottoposti al tampone tanto i compagni di classe del ragazzo quanto il personale scolastico (insegnanti e collaboratori) che hanno avuto contatti con lui. In tutto 34 persone tra ragazzi e personale. Soltanto un’insegnante è risultata positiva al primo tampone, ed è stata subito sottoposta al test molecolare, per confermare l’eventuale positività. Gli esiti sono attesi per la giornata di oggi. Sempre oggi, saranno sottoposti al test anche tutti gli alunni delle classi in cui insegnava la docente risultata positiva. In base agli esiti verranno successivamente stabiliti gli eventuali isolamenti. Nel caso in cui l’esito del tampone sull’insegnante dovesse essere confermato, si tratterebbe del 700esimo contagio in Polesine dall’inizio dell’epidemia. E non è tutto, perché sempre ieri - è arrivata la notizia della positività di un ragazzo che frequenta l’istituto Primo Levi di Badia, ma che è residente fuori provincia. Si tratta di un compagno di classe dei tre alunni già risultati positivi nei giorni scorsi: da allora, in ogni caso, si trovava in isolamento come da prassi.

Tamponi a tappeto ieri nella scuola media di Rovigo dove un alunno di 13 anni è risultato positivo al coronavirus Ma il segnale è tutt’altro che rassicurante. In ogni caso, il direttore generale dell’Ulss 5 Antonio Compostella dice che “è incoraggiante vedere come da subito sia risultata efficace la collaborazione tra Servizio igiene e sanità pubblica, scuola e unità speciali”. Le due unità speciali, nella loro prima giornata di attività sono state sottoposte ad un intenso lavoro: oltre ai tamponi ad alunni e personale della scuola media rodigina hanno infatti sottoposto a tampone rapido a domicilio altri quattro persone sospette in provincia (tre alunni e un insegnante). Sono risultati tutti negativi.

In questa fase del contagio, ormai è chiaro, si è abbassata drasticamente l’età media dei contagiati. E lo ha sottolineato, proprio ieri, anche il governatore del Veneto Luca Zaia, che ha presentato il nuovo studio epidemiologico sulla diffusione del virus in Veneto. “Nessuno deve abbassare la guardia. Sarebbe da irresponsabili, perché siamo in un momento decisivo - ha detto Zaia - la situazione epidemiologica, oggi, dice che abbiamo una crescita delle positività, ma una situazione assolutamente tranquilla negli ospedali. Ciò nonostante siamo al lavoro per aggiornare alle più

IL BOLLETTINO Ma il Polesine resta ai margini

Veneto, il giorno peggiore: ben 589 casi mai così tanti nemmeno in pieno marzo Così tanti contagi, in un solo giorno, non si erano mai visti. Mai. Nemmeno nei giorni bui del lockdown. Ieri il Veneto ha fatto registrare 589 nuovi contagi in sole 24 ore. Non era mai successo: il giorno peggiore, prima di ieri, era stato il 21 marzo con 586 casi. Certo, oggi si fanno molti più contagi e - soprattutto, e per fortuna - come ha sottolineato Zaia le percentuali di ospedalizzazione sono molto più basse. Ma di certo non si tratta di un bel segnale. Un fenomeno, comunque, che sembra risparmiare il Polesine. Su 589 nuovi casi, uno solo è relativo alla provincia di Rovigo. La vicina provincia di Venezia ne ha fatti segnare 141, quella di Verona 125, quella di Padova 86; Treviso 105. E Belluno, che ha meno abitanti nel Polesine, 39. Una disparità evidente. Che si riflette anche sul numero degli

attuali positivi. Sono 5.890 i veneti attualmente malati di Covid. Di questi, 91 sono polesani. A Treviso sono 1.283 i malati attivi, a Venezia 1.113, a Verona 1.011. E ancora: 795 a Vicenza, 760 a Padova, 450 a Belluno. Sul fronte ospedaliero, son 259 i pazienti positivi al coronavirus ricoverati negli ospedali veneti, di cui 21 nelle terapie intensive. Di questi 259, solo 12 sono in Polesine, di cui nove nll’area Covid dell’ospedale di Trecenta, uno nel reparto di malattie infettive di Rovigo e due nella terapia intensiva del San Luca. In Polesine, intanto, prosegue la campagna per i tamponi: sono 103.225, ormai, i test fatti, coinvolgendo nel complesso 37.380 persone. Ad oggi sono 353 le persone poste in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva nel territorio della nostra provincia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

recenti evoluzioni della malattia il nostro piano di sanità pubblica e anche per essere pronti a uno scenario peggiore. La Regione Veneto non è né catastrofista, né ottimista. Siamo obbiettivi e ci muoviamo sulla base dei dati oggettivi che i nostri esperti monitorano e valutano giorno per giorno”. Zaia ha citato lo studio della direzione prevenzione sulla situazione epidemiologica aggiornato a tutta la giornata di venerdì, dal quale emerge che le positività, a partire dalla fine di luglio, sono progressivamente tornate ai livelli di marzo, ma rispetto ad allora i rico-

veri ospedalieri presentano numeri infinitesimali (325 persone, delle quali 231 positive contro le svariate centinaia di marzo; solo 29 ricoverati in terapia intensiva, dei quali nove già negativizzati). Particolare interesse tra gli esperti ha suscitato il dato sull’età delle persone positive, scesa da una mediana di 60-65 anni di marzo agli attuali 4045 anni. Significativo che, dal primo all’8 ottobre, la maggior parte dei casi riguardi soggetti dai 25 ai 44 anni, seguiti da quelli tra 45 e 64. Pochi sono i casi over 65, mentre 564 positivi sono attribuibili alla fascia più giovanile, da zero a 24 anni. Lo studio comprende anche un aggiornamento della situazione delle scuole. Fino a giovedì, erano 279 le scuole venete a presentare almeno un caso. Gli studenti positivi erano 300 su un totale di 707.814, pari allo 0,04%; 2.379 quelli in quarantena preventiva, pari allo 0,34%. Il numero di docenti e operatori positivi era di 41 su un totale di 95.786, pari allo 0,05%; quelli in quarantena preventiva erano 243, pari allo 0,25%. “Come dicono i dati - ha tenuto a sottolineare Zaia - da un lato in Veneto al momento non esiste nessuna emergenza ospedaliera, dall’altro l’andamento dei contagi nelle scuole è confortante. La Regione fa e farà tutto il necessario ed è pronta con l’artiglieria pesante se dovesse verificarsi un peggioramento della situazione. Nel frattempo - ha concluso - rivolgo a tutti i cittadini un appello alla responsabilità. Ognuno, mantenendo comportamenti corretti e prudenti, può dare il suo contributo”. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 11 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

La lotta al Covid

Il bilancio in Italia 349.494 casi totali I tamponi

Bar, ristoranti, feste e sport amatoriali: in arrivo la stretta Vertice a palazzo Chigi in vista del Dpcm: `Verso il divieto ad allenamenti e partite locali chiusi alle 24, dalle 21 vietato sostare fuori di calcio e basket non professionistici `

IL RETROSCENA ROMA Si avvicina il giro di vite. In un vertice d’emergenza, una sorta di gabinetto di guerra contro la seconda ondata dell’epidemia che ieri ha fatto schizzare i nuovi contagi a quota 5.724 (352 più di venerdì, con 29 morti) Giuseppe Conte e i capidelegazione rosso-gialli Dario Franceschini, Roberto Speranza, Alfonso Bonafede e Teresa Bellanova hanno cominciato ad analizzare, assieme al ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, le nuove misure per tentare di contrastare la diffusione del virus. Ad aprire l’incontro durato oltre tre ore, mentre su palazzo Chigi piovevano i dati drammatici dell’epidemia, è stato il ministro della Salute Speranza - da sempre alfiere della linea della «massima cautela» - che ha illustrato l’andamento dei contagi, il livello cui è giunto l’indice di trasmissibilità Rt (1,06), la tenuta del sistema sanitario: per ora buona. Ed è stato affrontato il nodo (spinoso) del tracciamento dei “positivi”

temente diffusa» (nonostante l’impennata degli ultimi giorni). Da qui il rischio che l’epidemia possa sfuggire di mano. E da qui anche una lunga discussione su come affidare a medici e pediatri di base l’effettuazione dei tamponi e dei test rapidi. «Gli uffici territoriali sono ormai al collasso», è stato osservato. Nel vertice sono state esaminate soprattutto le nuove misure restrittive. L’estensione dell’obbligo della mascherina all’aperto e negli uffici non sembra bastare, infatti, a contenere la diffusione del virus: per l’Istituto superiore della Sanità e il ministero della Salute ci sono «segnali significativi di forte criticità».

CONTAGI IN FAMIGLIA Le ipotesi di intervento analizzate a palazzo Chigi, con Franceschini e Speranza alfieri del-

la «massima cautela», riguardano anche le famiglie. Durante il vertice, infatti, il ministro della Salute ha ricordato che il 75% dei contagi avviene dentro le mura domestiche. Dovrebbe perciò essere fissato il divieto di svolgere feste private e verrà introdotto un limite massimo di 20-30 invitati (ma non è deciso) per matrimoni, battesimi, comunioni, cresime.

NO EVENTI PUBBLICI Movida a Milano (foto ANSA)

PER GLI EVENTI PUBBLICI DIMEZZATA LA CAPIENZA DEL PUBBLICO: ALL’APERTO MASSIMO 500 PERSONE E AL CHIUSO 100

Sulla linea “assembramenti vietati”, il governo dovrebbe proibire eventi pubblici come manifestazioni, fiere, mercatini e assembramenti nei parchi e davanti a scuole, uffici e luoghi pubblici. Prevista anche «la limitazione di partecipazione del pubblico agli eventi sportivi nonché agli spettacoli aperti al pubblico» con il dimezzamento degli attuali limi-

82.174

Persone testate

12.460.055 7.523.702

Casi identificati da attività di screening

Così ieri IERI

5.724

Nuovi casi

Tamponi effettuati

% positivi rispetto ai test

133.084

4,3%

29

Deceduti

74.829 Attualmente positivi

238.525

70.103 Isolamento domiciliare

4.336

Guariti

Ricoverati con sintomi

36.140

390 Terapia intensiva

Deceduti

dati aggiornati alle 17 di ieri

Fonte: Protezione Civile

ti di 1000 partecipanti all’aperto e dei 200 al chiuso. Si va inoltre verso una riduzione anche degli spettatori in cinema, teatri, sale da concerto con «la massima cura per i distanziamenti».

STOP ALLA MOVIDA Il governo è anche orientato a stabilire un limite di 6 persone sedute allo stesso tavolo nei ristoranti e a introdurre l’obbligo di consumare cibi e bevande esclusivamente seduti. Per fermare la movida si va inoltre verso il divieto (dalle 21 in poi)

L’Ego-Hub

di bere e restare in piedi fuori da bar, pub e ristoranti, che verranno chiusi anticipatamente: alle 24, invece delle 22 o 23 come inizialmente previsto. Durante la riunione si è discusso a lungo su questo punto: Conte e la Bellanova, preoccupati per le ricadute economiche su un settore già duramente colpito dal Covid, avrebbero voluto evitare le chiusure anticipate, stabilendo solo il divieto di sostare in piedi davanti ai locali. Ma Speranza e Franceschini hanno tenuto il punto.

SMART WORKING

Rai Concorsone senza assembramenti I 3.700 candidati in 7 padiglioni

RISCHIO TRACCIAMENTO Sopra quota 3.500 contagi al giorno è ormai difficile, vista la mole di lavoro che si abbatte sugli uffici territoriali, individuare e fare il tampone a tutte le persone entrate in contatto con le persone risultate positive. Tanto più che l’app Immuni non è ancora «sufficien-

Tutti distanziati, per davvero, al concorsone Rai per l’assunzione di 90 giornalisti. Alla Nuova Fiera di Roma (in foto) i 3.700 candidati sono stati distribuiti in sette padiglioni, in tavoli singoli a 2 metri e mezzo di distanza l’uno dall’altro.

LA POLEMICA VENEZIA Questione di buon vicinato e di interessi economici. E così va a finire che la Lombardia, che ha 12mila attualmente positivi al Covid, viene “graziata” dalla Svizzera e non è considerata area “rossa”, con obbligo di quarantena per 10 giorni per chi varca il confine. Mentre il Veneto, che di attualmente positivi ne ha meno della metà (5.800 circa) è stato inserito nella lista “nera” delle Regioni pandemicamente pericolose. E da domani dunque scatta l’ora X e per chiunque dal Veneto voglia oltrepassare il confine elvetico ci sarà l’obbligo di restare bloccati in un domicilio per dieci giorni. Un provvedimento di isolamento che da Berna hanno stabilito per tutelarsi dal rischio di contagio, sebbene il tasso svizzero sia assai più alto di quello registrato qui. Una decisione che tutela l’economia elvetica, a scapito però di quella veneta (e dalla sanità stessa), che già fatica a riprendersi dopo quanto accaduto con il Covid. Sabrina Dallafior, console gene-

Effettuati finora

Chiusura al Veneto, non alla Lombardia La difesa svizzera: «Criterio matematico» rale della Svizzera a Milano, prova a spiegare la surreale decisione: «Il Governo svizzero, ossia il Consiglio federale, ha stabilito che, superata la soglia di 60 casi ogni centomila abitanti nell’arco di quattordici giorni, la regione appartenente al secondo “cerchio” viene

LA CONSOLE ELVETICA: «CON LE REGIONI CONFINANTI ABBIAMO SCAMBI ECONOMICI, PERCIÒ SONO STATE ESCLUSE DALL’ELENCO DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO»

sottomessa all’obbligo di quarantena». E il Veneto ha di poco sfiorato la soglia, con un tasso di 60,84%, mentre oltre il confine lombardo il valore veleggia al 97,2%. La Svizzera ha però stabilito un metodo crescente di quarantena molto preciso: «Il Governo continua Dallafior - ha stabilito che il primo “cerchio”, cioè le regioni direttamente confinanti con la Svizzera - con le quali intercorre una parte considerevole degli scambi economici, sociali e culturali - siano escluse dall’elenco delle zone ad alto rischio. Per quanto riguarda il secondo “cerchio”, cioè i Paesi limitrofi, si è scelto di verificare regione per regione quali por-

re in quarantena a quali no. Mentre il terzo “cerchio”, che è il resto del mondo, valuta Paese per Paese se esser messo in quarantena o meno».

IL METODO La logica stabilita, cioè quella di adottare un metodo matematico (60 contagi ogni centomila abitanti nell’arco di quattordici giorni) ha portato il Veneto sulla lista, avendo preso in considerazione i dati che sono stati raccolti nei giorni precedenti alla decisione. Appena la situazione cambierà, la lista sarà aggiornata. Proprio su questo concetto torna la console generale: «La lista di regioni e Paesi sot-

78a90a83-c1f4-42ea-883d-63f04de9827d

toposti all’obbligo di quarantena è aggiornata regolarmente, ogni due settimane il Consiglio federale le rivaluta, aggiungendone o togliendone. Tutto però dipende sempre dalla situazione epidemiologica e dai dati che prendiamo dal Centro europeo per la prevenzione e controllo delle malattie». La console non vuole entrare nel merito delle dichiarazioni effettuate dal presidente del Veneto Luca Zaia, che bollato come “Ingiustificata”, la misura: «Posso solo dire che si tratta di un criterio matematico. Ci teniamo ad avere prima, durante e dopo il covid, relazioni amichevoli e molto strette con tutti i governatori e le giunte

Altre strette riguarderanno il lavoro in ufficio: per ridurre le occasioni di contagio e l’affollamento su bus e metro verrà «fortemente raccomandato» lo smart-working.

L’ESECUTIVO SPINGE PER IL LAVORO IN REMOTO E VALUTA LA CHIUSURA DI UNA SCUOLA SE SI RAGGIUNGE UN NUMERO DI CONTAGI

locali di tutta Italia». Ma evidentemente l’idea Svizzera di prevenzione è subordinata ai propri interessi economici, dal momento che il “criterio matematico” con la Lombardia è stato allegramente ignorato. Tant’è, la decisione voluta da Berna rischia di allungare ulteriormente i tempi di recupero da parte dell’economia veneta. A partire dal turismo, dato che soprattutto nelle città d’arte i primi spiragli di luce si ottenevano proprio dalle nazioni confinanti, come, appunto, la Svizzera. Non a caso anche gli albergatori veneziani avevano chiesto al governatore di farsi portavoce delle loro istanze affinché invitasse il Consiglio federale elvetico a tornare sui propri passi. Il post covid per gli operatori del settore, ma anche per le aziende che intrattengono rapporti stabili con l’estero, sembra non finire mai. Ogni volta che un barlume di ripresa economica si palesa attraverso nuove opportunità, ecco che l’asticella si alza, riproponendo all’imprenditoria italiana una nuova sfida da affrontare. Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONERISERVATA


DOMENICA 11 OTTOBRE 2020 - ANNO XVIII - N. 241

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via F. Rismondo 2/E - 35131 Padova - Tel 049 8238811 - Fax 049 8238831 E-mail: corriereveneto@corriereveneto.it

Arte

Cinema

«Misfits» a Vicenza i disadattati di Markus Schinwald

17°

Pioggia

«Mission impossible» il set torna a Venezia

a pagina 21 Codogno

LE ALTRE EDIZIONI: Padova-Rovigo, Treviso-Belluno, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona

Distribuito con il Corriere della Sera - Non vendibile separatamente

42.48 Km/h 90%

LUN 10°/ 15°

a pagina 23 Gargioni

VENEZIA E MESTRE

MAR 8°/ 15°

MER

GIO

10°/ 15° 12°/ 13°

Giovanni XXIII

corrieredelveneto.it

L’epidemia Nuovo report della Regione: «Non siamo all’emergenza». Influenza, domani il vaccino-day: in campo oltre un milione di dosi

«Contagicomeamarzomavirusdebole» Zaia: «Abbassamento della guardia irresponsabile». Torna l’algoritmo. Test fai da te, Crisanti allo scontro

LA RABBIA IN ERA COVID

fine luglio la curva dei contagi cresce ed è arrivata ai livelli di marzo ma con il 96% di asintomatici sono pochi i ricoverati. Zaia: «Non abbassare la guardia». Crisanti attacca: «Venditore di fumo». a pagina 2 Zambon

di Paola Giacomoni

TRASPORTO PUBBLICO

Q

ualcuno ha osservato che durante un lungo periodo di isolamento, come quello che abbiamo vissuto, si perde una parte delle nostre abilità relazionali, ci si rende più inetti ai rapporti sociali, e si genera quella situazione di irritazione, di risentimento diffuso e di micro conflittualità cui assistiamo in questo periodo.Tuttavia l’effetto repulsione (tenere le distanze) è compensato dal riconoscimento che dal comportamento dell’altro dipende la nostra salute. L’interesse comune richiede una relazione di reciprocità, esige di vedere l’altro come un noi, da cui attendersi rispetto, che a nostra volta siamo tenuti a garantire. Perché allora tanta rabbia in giro? Le piazze del mondo sono piene nei cinque continenti. Dagli Usa al Cile, dalla Bielorussia a Hong Kong, dal Libano a Barcellona abbiamo visto folle talvolta inferocite, e comunque sempre arrabbiate contro gli establishment, per i più vari motivi. Le reazioni sono quasi un riflesso: un evento percepito come un affronto chiama una risposta immediata e collettiva. Anche in posti tradizionalmente disciplinati, come la civilissima Hong Kong.

continua a pagina 3

VENEZIA Da

I SOCI «DEL SUD» CONTRO BOLZANO: «RISCHIO STATALIZZAZIONE»

Seggio ai 5s, contro-ricorso della Lega: «Si va al Tar»

Sicurezza su bus e treni? Palù: capienza da ridurre di Pierfrancesco Carcassi

Con l’impennata dei contagi, torna il nodo dei mezzi pubblici. Il virologo avverte: «Sono pericolosi come altri luoghi affollati». Per aziende e sindacati abbassare il limite dell’80 per cento dei passeggeri avrebbe ripercussioni sui conti. a pagina 3 Carcassi

PADOVA

Concessioni L’Autobrennero, è il collegamento dall’Autosole, via Verona, con Austria e Germania

A22, soldi e poteri guerra nel Nordest di Simone Casalini

L

a Commissione europea ha tolto l’opzione della proroga decennale ma non ha sciolto i nodi della concessione dell’A22, scaduta nel 2014 e ogalle pagine 4 e 5 getto di proroghe.

GIOVANNA BOTTERI

IL CRAC DELLE EX POPOLARI

Risarcimenti Fir Bonifici nel 2021

PADOVA «Entro inizio 2021 saranno vagliate le pratiche e a metà 2021 ci saranno i bonifici». La promessa ai soci delle ex popolari è arrivata ieri dal sottosegretario 5s Villarosa nel Padovano. a pagina 17

DOMANI CORRIERE IMPRESE

Ma l’export ci salverà ancora? di Alessandro Zuin

L

Anna e Adriano, il «sì» a Venezia Nordio: le nozze di due leggende

stings mantova Old wild west udine

Giovanni Marzini intervista

VENEZIA Continua la battaglia a colpi di ricorsi fra Lega e M5s sul seggio prima negato e poi assegnato ai pentastellati in consiglio regionale. E nel caos riconteggi potrebbero esserci nuovi ricorsi. a pagina 7

Il matrimonio La cerimonia e la festa (con la mascherina)

VENEZIA Ieri il campione Adriano Panatta e l’avvocato Anna Bonamigo si sono sposati ieri a Venezia in Comune circondati da parenti e amici. a pagina 7 Bertasi

Hotel, raffica di disdette degli svizzeri Presented by

CONSIGLIO REGIONALE

DIRETTA

Venturini: irragionevole, la città è sicura. L’albergatore: sei telefonate in mezz’ora

VENEZIA Ha ricevuto sei telefonate di disdetta in mezz’ora, dopo la notizia che il Veneto è ritenuto «zona rossa» dal governo svizzero. I turisti di quel paese stanno chiamando a raffica non solo l’hotel Saturnia (dove ieri le disdette elvetiche erano raddoppiate a 12), ma tanti altri alberghi di Venezia. E il neoassessore al Turismo Simone Venturini lancia un appello: «E’ una decisione irragionevole, la città è sicura», spiega. E annuncia un lavoro con i media svizzeri.

a pagina 13

LA SENTENZA

Gemelledicolore viadallatomba «Soloparenti» PASTRENGO (VERONA) Nel 2017 le gemelle di Alhassan sono nate morte e sono state seppellite nella tomba di famiglia del padre adottivo. Un cugino si è rivolto al giudice: «È solo per i parenti». A breve saranno rimosse. a pagina 9 Schiano

a pandemia ha evid e n z i a to u n cambio di scenario per le imprese del Nordest: saper esportare le proprie merci potrebbe non bastare più, servono investimenti diretti all’estero. a pagina 17


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L'ARENA

Domenica 11 Ottobre 2020

VERONA

Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 | E-mail: cronaca@larena.it

LARICERCA EPIDEMIOLOGICA. Ilpresidenteha fattoil puntodella situazione. «Servonocomportamenti corretti»

Crescelacurvadeicontagi «Piùbassal’etàdeimalati» IlGovernatore Zaialanciaun nuovoappello, soprattuttoai giovani «Nonabbassiamol’attenzione. Valutiamo unoscenario peggiore»

Ilpresidente dellaRegione LucaZaia durantela conferenzastampa aMarghera Enrico Santi

«Nessuno deve abbassare la guardia. Sarebbe da irresponsabili, perché siamo in un momento decisivo». Luca Zaia torna a fare il punto sulla pandemia dalla sala operativa della Protezione civile di Marghera. Da una parte il governatore lancia l’allarme parlando di un’impennata di contagiati, con numeri «ai livelli di marzo». Dall’altra manda un messaggio più rassicurante: «Non c’è un’emergenza ospedaliera, a marzo un positivo su tre andava in ospedale e le terapie intensive erano piene, oggi il 96 per cento è asintomatico». I ricoverati, attualmente sono 325 e di questi 231 sono positivi, e 29 le persone in terapia intensiva, dei quali nove già negativizzate. Nessuna drammatizzazione, quindi, ma ciò che potrebbe avvenire nei prossimi giorni o settimane, nessuno lo può prevedere, per que-

sto il governatore torna a raccomandare l’uso della mascherina. «Abbiamo visto che è determinante ed è assurdo solo il fatto che se ne discuta». E sottolinea: «Siamo al lavoro per essere pronti a uno scenario peggiore, non siamo né catastrofisti, né ottimisti, ma obbiettivi e ci muoviamo sulla base dei dati oggettivi». Ad oggi in Veneto ci sono 5.832 positivi al coronavirus e 11.625 in isolamento, 344 nelle ultime 24 ore, il 50 per cento delle quali risulta positivo. Dall’inizio della pandemia sono 31.065 i veneti contagiati dal coronavirus. Le persone decedute sono state finore 2.216, sette nelle ultime 24 ore. Il dato più confortante è quello sui sintomatici, meno del 4 per cento. Secondo la Direzione Prevenzione della Regione è poi calata sensibilmente l’età media dei positivi: dai 60-65 anni di marzo agli attuali 40-45 anni. È inoltre significativo

che, dall’1 all’8 ottobre, la maggior parte dei casi riguardi soggetti dai 25 ai 44 anni, seguiti da quelli tra 45 e 64. Pochi sono i casi over 65, mentre 564 positivi sono attribuibili alla fascia più giovanile, fino a 24 anni. A tale proposito, Zaia parla di «calo di attenzione» e di «abbassamento della guardia irresponsabile che ci fa dire che gran parte di chi si positivizza è perché non ha rispettato le regole su assembramenti e protezioni». Quanto alle scuole, all’8 ottobre 279 istituti presentavano almeno un caso, con 300 studenti positivi su un totale di 707.814, pari allo 0,04 per cento, e 2.379 quelli in quarantena preventiva, pari allo 0,34 per cento. Sono poi 41 i docenti e gli operatori positivi su 95.786, cioè lo 0,05 per cento; quelli in quarantena preventiva 243, pari allo 0,25 per cento. «Come dicono i dati», ribadisce il presidente della Regione, «in Veneto al momento non esiste

nessuna emergenza ospedaliera, poiché all’aumento delle positività, per ora non corrisponde un aumento dei ricoverati. Ma la Regione è pronta con l’artiglieria pesante se dovesse verificarsi un peggioramento della situazione. Nel frattempo», aggiunge, «invito tutti i cittadini alla responsabilità e a mantenere comportamenti corretti e prudenti». Fino ad oggi, in Veneto, sono stati eseguiti due milioni e 52mila tamponi molecolari e un milione e 250mila test rapidi. «Ovvio», esclama Zaia, «che ci stiamo preparando a una evoluzione per esempio stiamo attrezzando gli ospedali di comunità per ospitare chi esce dall’ospedale ma è ancora positivo». Tra le maggiori novità c’è quella dei test di autodiagnosi. La Regione, assicura il governatore, «è già pronta con una piattaforma, non appena avrà il via nazionale». E si annuncia il ritorno all’algoritmo utilizzato durante la fase violenta della pandemia per avere proiezioni sul contagio e l’occupazione ipotetica delle terapie intensive. «A marzo avevamo trecento persone in terapia intensiva e duemila in ospedale. Possiamo portare a oltre mille le terapie intensive, abbiamo l’ombrello, ma speriamo di non aprirlo mai». Zaia, tuttavia, non nasconde la preoccupazione: «Il minor numero di ricoverati è dovuto probabilmente all’abbassamento dell’età dei contagiati, ma ciò non vuol dire abbandonare le precauzioni, ci sono anche giovani che escono in sedia a rotelle dall’ospedale dopo aver contratto il virus, quindi non sminuiamo il problema e non sottovalutiamo il virus, perché poi questo ci porta alle piazze piene e alla gente senza mascherine». •

Inumeri

7

IL7 OTTOBRE È STATO FIRMATOL’ULTIMO DPCM

IlConsiglio deiministrinella sedutadel7ottobreha deliberatolaprorogadello statodiemergenzaal31 gennaio2021. Tralemisure restrittive adottate l’obbligo diportaresempre conséi dispositividi protezione dellevierespiratorie.Le mascherinedovranno essereindossatenonsolo neiluoghichiusima anchein tuttiiluoghiall’aperto.

344

ULTIME24 OREINVENETO SONO344 IPOSITIVI IN PIÙ

AdoggiinVenetocisono 5.832positivie11.625in isolamento,344nelle ultime 24ore,il50percentodelle qualirisultapositivo. Dall’iniziodellapandemia sono31.065iveneti contagiati.Lepersone decedutesonostatefinore 2.216,settenelle ultime24 ore. Il dato più confortante è quellosuisintomatici,meno del4percento.

300

SU707.814STUDENTI SONOSOLO300I POSITIVI

Glistudentipositiviin Venetosono300su 707.814(0,04percento), glioperatoriscolastici positivisono41(0,05per cento). La maggiorparte dei positiviriguardanole classi deglistudentipiùgrandi,in etàadolescenziale,che probabilmente sottovalutanoilrischio, soprattuttonegli assembramentiall’esterno

Critichedalvirologo

MaCrisantivaall’attacco «Testfaidate?Èinutile» «Mentrela curva dell’epidemia adessospaventa,perchèda linearestadiventando esponenzialeela mortalità salirà,comeèsalita in Francia». CosìAndreaCrisanti,virologo e professoreordinario di Microbiologiaall’Universitàdi Padova.a Tpi. Crisanti hapoi aggiuntochei tamponifai date «sonounabuffonata.Una follia totale,una cosachenonsta nè incielonè interra.Non sanno propriochepesci prendere. Il tamponefai date- haspiegato -nondànessuna certificazione edèinutile. Dovevannoa finire queinumeri? Serisulti positivo doveviene scritto? Non risulterebbenellestime quotidiane.Acheserveallora?

Undisastro».Per Crisantiil presidentedelVeneto, Luca Zaia è«diventatounvenditore difumo. Ogni voltatira fuoriqualcosa di nuovo.Prima il salivare...Poi adessoaddirittura questa baggianatadel faidate.Siamo passatidaunmodello altamente scientificoeesportabile che avevamocostruito,a unapresa in giro.Non sannodavvero piùcosa fare...Mi viene dapiangere».Per l’epidemiologo,seun presidentedi unaRegioneverificasse«checi sonomolticasi pensoche dovrebbeidentificare le areedove cisono i contagiati ecreare delle zonerossepropriolà.Prima di arrivarea chiudereun’intera Regione,ènecessariousare una certagradualità».

ta a partire dai 60 anni di età. Come previsto dal Piano sanitario nazionale il principale obiettivo operativo è il raggiungimento di una copertura vaccinale della popolazione dei 65enni pari ad almeno il 75 per cento. L’offerta vaccinale prevede un’organizzazione per priorità che saranno valutate e modulate nell’organizzare l’offerta da parte delle Ulss. L’ordine di priorità indicato dalla Regione per le categorie da vaccinare è la seguente: operatori sanitari, ospiti delle strutture residenziali, soggetti a partire dai 60 anni, donne in gravidanza, soggetti affetti da patologie croniche che aumentano il rischio di complicanze da influenza, bambini dai 6 mesi ai 6 anni

di età, familiari e contatti (adulti e bambini) di soggetti ad alto rischio di complicanze (indipendentemente dal fatto che il soggetto a rischio sia stato o meno vaccinato), soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e altre categorie di lavoratori, donatori di sangue, personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani. La campagna di vaccinazione antinfluenzale viene realizzata dai Servizi igiene sanità pubblica (Sisp) delle Ulss insieme ai medici di famiglia. I pediatri di libera scelta collaborano con i Servizi di sanità pubblica per la vaccinazione dei bambini. • E.S.

LACAMPAGNA. Pronta apartire lasomministrazione intutto ilVeneto.Sono giàpronteun milionee 320mila dosi

Influenza,domani vaccinazioni alvia Tutta l’operazione è gestita conimedici difamiglia Fattaunalistadi priorità Gratuitidai60anniin su «La vaccinazione antinfluenzale facilita la diagnosi in caso di contagio da Covid oltre a evitare le complicanze gravi dell’influenza». A parlare è Michele Tonon, del Dipartimenti di prevenzione della Regione, anche lui presente ieri, a Marghera, alla conferenza stampa di Zaia. La vaccinazione è raccomandata agli ultra sessantenni, per i quali è gratuita, e a tutti i sog-

getti con specifici fattori di rischio, a quelli che convivono con persone a rischio e agli operatori sanitari. La campagna vaccinale in Veneto partirà da domani e proseguirà anche nei mesi di novembre e dicembre, utilizzando 1 milione 320 mila dosi, per la gran parte già distribuite, contro le circa 800 mila acquistate l’anno scorso. Tonon, nella sua relazione, ha sottolineato che la campagna vaccinale punta a difendere i soggetti più deboli dalle complicanze, a contenere gli accessi ai Pronto soccorso, e a supportare la diagnosi dif-

ferenziale con Covid 19 (che ha vari sintomi in comune) e la conseguente gestione dei casi sospetti. La campagna vaccinale antinfluenzale per la stagione 2020-2021 si caratterizza per alcuni elementi peculiari rispetto alle stagioni precedenti tra i quali lo scenario epidemiologico e le misure igienico comportamentali da adottare per ridurre il rischio di diffusione di Covid-19, l’aumento di richieste a livello internazionale di vaccino, gli obiettivi di copertura vaccinale fissati e l’allargamento dell’offerta vaccinale gratui-

Domanipartela campagnadi vaccinazioneanti-influenzale


10 Regione

IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 11 Ottobre 2020

VENETO

PADOVA.Fermatoperlamascherina,trovati40chilididroga

L’hannofermatoperuncontrolloperchénonindossavalamascherinaicarabinierihannoscopertochelui,un cinese,eunsuoconnazionaleeranoinpossessodi40chilidimarijuana.IdueindagatiHaoZhang,31anni, domiciliatoaPadovaeJinChen,34,senzafissadimora,sonostatiarrestatieportatiincarcere.

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IERILA DIREZIONEREGIONALE. Votounanime concordato tra “zingarettiani”e “riformisti”

IlPdandrà a congresso perscegliersiun leader Nientedimissionidi Bisato:viainveceallapreparazionedelconfronto nei primi mesi del nuovo anno per costruire un progetto per la regione Piero Erle PADOVA

Niente dimissioni, niente processi del tipo “la colpa è tutta tua”. Deciso all’unanimità con 37 sì: il Pd regionale va a congresso per scegliersi un nuovo leader che sappia riportare il partito a parlare con i veneti. Tutti d’accordo, stavolta, nel tracciare la strada da percorrere fino a i primi mesi dell’anno prossimo per cercare di iniziare a risorgere dalle ceneri del voto del 21 settembre. È il risultato di oltre tre ore di dibattito della Direzione regionale ieri, con ben 18 interventi per sancire quello che era un accordo già raggiunto prima. LE DUE ANIME. Il Pd ha sem-

pre avuto una geografia interna molto frastagliata, tanto che anche ieri una delle responsabilità della batosta è stata attribuita alla guerra interna tra correnti. Ma a chi guardava da fuori è stato fatto capire che ora c’è stata una

semplificazione. In sostanza, si confrontano due gruppi. Da una parte gli “zingarettiani”, vicini all’attuale segretario nazionale: ad esempio, i sottosegretari Achille Variati e Andrea Martella, il deputato Vincenzo D’Arienzo, la candidata capogruppo regionale Vanessa Camani e il neoconsigliere Jonatan Montanariello, la segretaria del Pd berico Chiara Luisetto. Dall’altra i “riformisti”, privi di un capo vero: tra loro i deputati Roger De Menech, Alessandro Zan, Diego Zardini, Alessia Rotta, Gian Pietro Dal Moro, l’eurodeputata Alessandra Moretti, la consigliera regionale Francesca Zottis, l’attuale segretario Alessandro Bisato, l’ex capogruppo veneto Stefano Fracasso. Vicino a loro anche il deputato Nicola Pellicani. Meno collocabili il sottosegretario Pier Paolo Baretta, o il consigliere regionale Giacomo Possamai. Oltre al consigliere regionale Daniele Zanoni. Ora inizierà il duello.

L’interventodelsegretario Bisatodi frontealla direzioneregionale LA SFIDA PER LA LEADERSHIP.

Come detto, le due anime ieri un accordo l’hanno trovato, una mediazione probabilmente tra l’area zingarettiana che poteva puntare a indicare subito un sostituto di Bisato, e quella riformista che poteva chiedere subito un congresso e una conta. Si sono messi d’accordo sul “meglio fare le cose con calma e per bene”. «Nessuna resa dei conti interna. Serve una ri-

flessione approfondita - dice Moretti - che analizzi le ragioni della disfatta e indichi una strategia da seguire: formulare proposte precise, capire a chi volgiamo rivolgerci, individuare una leadership che poi - sferza - vada sostenuta nei fatti». E Variati: «Si vince e si perde tutti insieme. Se guardiamo al passato con Bentsik, Cacciari, Carraro, Bortolussi, non siamo mai riusciti a esprimere un leader

DALUNEDÌ. E qualcheUlss hagiàanticipato veneto nostro. Dall’altra parte, per citare una cifra, c’è una Regione che è fanalino di coda tra le altre nell’utilizzo di fondi per il dissesto idrogeologico: avrebbe 201, milioni, ne ha spesi 34. E non agisce sulle multiutilities, le fiere, la Tav. Ma tutto questo non conta nulla, visto che Zaia si è preso il 40% dell’intero elettorato veneto. Lo dico io che ho i capelli bianchi: ci serve un leader, una voce che sia riconosciuta da tutti e incarni i nostri valori». Il congresso servirà a questo. Giacomo Possamai: «Il punto è semplice: è adesso il momento per stabilire che Pd vogliamo tra tre anni, quando secondo me Zaia andrà a Roma. Dobbiamo concordare subito quello che è il nostro progetto per il Veneto». «E quantomeno dice Fracasso - dobbiamo ripartire capendo che abbiamo sbagliato strada: il “civismo” non è quello della piazza delle sardine, ma dei veneti che lavorano nei capannoni, il Veneto del lavoro e dell’impresa». E Chiara Luisetto: «A Roma il partito dà il Veneto sempre per perso, dobbiamo conquistarci autonomia politica e individuare una leadership che sia quella di un gruppo dirigente, non di continue mediazioni tra pezzi di partito». Potrebbe candidarsi lei a segretario veneto? «Mi fa piacere essere la seconda più votata del partito in regione, ma ho da completare il mio mandato di segretaria provinciale». • © RIPRODUZIONERISERVATA

Inizialacampagna perlevaccinazioni control’influenza «Alcune Ulss territoriali si sono già mosse, ma la campagna vaccinale antiinfluenzale della Regione - ha spiegato ai giornalisti ieri Michele Tonon della direzione “Prevenzione” - partirà ufficialmente e a pieno regime lunedì: saranno utilizzate 1,32 milioni di dosi «per la gran parte già distribuite», L’anno scorso erano state 800 mila (e gli over65enni si erano vaccinati non molto sopra il 50%), ma quest’anno l’emergenza Covid spinge a potenziare al massimo i vaccini. Come noto, ad avere difficoltà di approvvigionamento di vaccini saranno le farmacie - la Regione si è impegnata a dare 30 mila dosi dal 1° novembre e poi a salire a 68 mila - perché l’obiettivo primo è «difendere i soggetti più deboli dalle complicanze, contenere gli accessi ai Pronto Soccorso» e poter distinguere la diagnosi da Covid-19, per cui se uno è vaccinato ma ha sintomi scatta subito il tampone. La campagna vaccinale antinfluenzale 2020/21 «si caratterizza per alcuni elementi peculiari rispetto alle stagioni precedenti»: lo scenario epidemiologico e le misure igienico-comportamentali

Lavaccinazione diun bimbo

da adottare per ridurre la diffusione di Covid-19, l’aumento di richieste a livello internazionale di vaccino (all’Italia, spiegava nei giorni scorsi il presidente Domenico Mantoan dell’Aifa, arriveranno al massimo 18 milioni di dosi). In ogni caso la Regione ha deciso di allargare l’offerta dei vaccini gratis a chi ha più di 60 anni (e ai bimbi fino a 6) per giungere a coprire almeno il 75% della popolazione anziana. Vaccini anche a operatori sanitari, ospiti di Rsa, donne in gravidanza, soggetti affetti da patologie croniche e loro familiari, addetti a servizi pubblici e donatori di sangue. Tutti devono rivolgersi al loro medico di base o all’Ulss. • © RIPRODUZIONERISERVATA

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24 ECONOMIA E LAVORO SOCIALE Dall’incontro delle Giornate di Bertinoro emerge quanto il Terzo Pilastro sia fondamentale per sostenere il Paese nell’emergenza sanitaria È l’occasione per valorizzarne il ruolo nei prossimi anni

da sapere L’evento del Terzo Settore Ogni anno, all’inizio di ottobre, sul colle di Bertinoro si incontrano i protagonisti del mondo accademico, dell’Economia Sociale e del Volontariato e delle istituzioni insieme ad una comunità di studenti e giovani imprenditori sociali, per riflettere e conversare sui temi dell’Economia Civile. Quest’anno, a causa del Covid, le Giornate di Bertinoro si sono svolte online.

Domenica 11 ottobre 2020

L’economia civile al centro della ripartenza dell’Italia ANDREA DI TURI

N

on molti anni fa si era affermato che il Terzo settore in realtà è il primo. Legittimo attendersi che per il non profit o, per meglio dire, per tutto ciò che non si può collegare unicamente ai due "totem" dello Stato e del mercato (ormai stantii perché non più rappresentativi da soli della realtà) fosse arrivato un cambio di passo. Ma i fatti non sono stati conseguenti alle affermazioni. Per cui il mondo che si è soliti definire dell’economia sociale o civile, che come gli ultimi dati Istat hanno confermato (360mila organizzazioni attive in Italia, quasi 900mila dipendenti, milioni di volontari, tutti dati che presi nel lungo periodo raccontano di una non prepotente ma costante, inarrestabile crescita) è colonna portante del sistema socio-sanitario e non solo nel nostro Paese, ha continuato a restare, nella considerazione della politica e nella percezione collettiva, come marginale. Al più ancillare, buono per mettere qualche toppa, mai per stare al tavolo dove si prendono le grandi decisioni che impattano sullo sviluppo di un Paese.

I dati Istat sulle realtà del non profit

Poi è arrivata l’emergenza sanitaria. E di colpo tutti, o quasi, hanno scoperto che quel tratto di strada, di vita quotidiana, che si può simbolicamente situare, per dire, tra la casa, l’azienda e gli uffici comunali, è il luogo ampio, rappresentativo e generatore di biodiversità, dove si creano e rafforzano buona parte delle relazioni di fiducia che danno alla nostra vita valore, identità, senso e resilienza. Cioè capacità di resistere, e di ripartire, di fronte agli choc anche più inattesi e impattanti.

Come quello causato dalla pandemia. O come quello che sta già iniziando a manifestarsi della crisi climatica. Di questo mondo, della sua importanza e della sua grande capacità di visione, le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile organizzate nei giorni scorsi, stavolta in formato digitale, da Aiccon (il Centro studi dell’Università di Bologna per la promozione della cultura della Cooperazione e del Non profit), offrono un’affascinante e coinvolgente narrazione da vent’an-

ni. Che nelle prime edizioni era quasi pionieristica, ma oggi è mainstream, almeno agli occhi di chi non voglia negare l’evidenza. E chiede dunque legittimamente di entrare, contaminandola, nella narrazione più grande della società, del modello economico, del mondo post-Covid 19. La domanda è come fare perché ciò accada. Abbozzare una risposta univoca può essere difficile o finanche poco sensato. Ma almeno si può provare a mettere qualche paletto su cui iniziare a edificar-

Alcuni dei partecipanti alla seconda delle Giornate di Bertinoro

359.574

Le istituzioni non profit attive in Italia al 31 dicembre del 2018, in aumento del 2% rispetto al 2017

853.476

I dipendenti delle istituzioni non profit italiane. In questo caso l’aumento rispetto dal 2017 è dell’1%

la, quella risposta. Per esempio alle Giornate di Bertinoro, dialogando con voci altrettanto autorevoli come quelle degli economisti Stefano Zamagni (presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali) ed Enrico Giovannini (portavoce di Asvis-Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile), a fissare paletti importanti ci ha pensato l’economista indiano Raghuram Rajan, professore di Finanza alla Booth School of Business (Università di Chicago) ed exgovernatore della Banca centrale indiana. Dicendo che bisogna mettere la comunità al centro. Che attività economiche disconnesse dalla comunità producono disgregazione sociale. Che impegnarsi e lavorare nella comunità è necessario. Che serve una leadership di comunità. E che è solo relazionandosi con la comunità, con le organizzazioni della società civile, che Stato e mercato funzionano a beneficio della collettività. Sappiamo che senza l’economia civile non si può dare l’Italia di ieri e di oggi, non si riesce a raccontarla. È arrivato il momento di mettere l’economia civile al centro della narrazione dell’Italia di domani. Prima la crisi del 2007-08 provocata dalla finanza irresponsabile e insostenibile, ora il Covid-19, provano al di là di ogni ragionevole dubbio che il capitalismo non è quello che serve. La nostra convivenza va fondata su altri paradigmi. Insomma, bisogna cambiare. Se non ora, quando? © RIPRODUZIONE RISERVATA

MESSA IN VENDITA

TRASPORTO AEREO

Sei cordate interessate all’Ast Terni

La nuova Alitalia decollerà nel 2021

EMANUELE LOMBARDINI Terni

S

catta la procedura di messa in vendita di Ast. Lo ha comunicato Volkmar Diensthul, il capo della Multitracks di Thyssenkrupp, la sezione dove la multinazionale ha collocato l’asset umbro. Sarà la banca d’affari internazionale JP Morgan a gestire l’operazione, per una cifra che si aggira fra i 300 ed i 600 milioni. Il via ufficiale alle trattative ha colto di sorpresa i sindacati, che in una nota hanno detto di non essere stati avvisati: «Apprendiamo anche – dicono le sigle dei metalmeccanici – che nei giorni scorsi è stata presentata al Parlamento europeo una interrogazione alla commissione competente e la presidente Margrethe Verstager aveva dichiarato di non avere nessuna notifica né ricevuto alcuna informazione specifica in merito alla procedura di vendita». Sarebbero sei le cordate in lizza: due note, Marcegaglia e Acciai Italia (con Arvedi capofila al fianco della finanziaria di Luxottica e di Cassa depositi e prestiti), mentre le altre quattro, come ha specificato l’Ad Burelli, hanno preferito restare anonime. Secondo indiscrezioni, una delle sei cordate avrebbe fatto già la prima mossa e c’è chi parla di un polo pubblicoprivato, una sorta di nuova Finsider, con Invitalia e l’appoggio di una grande banca. Resta da capire se questo profilo corrisponda ad una delle sei cordate (segnatamente Acciai Italia) o se si tratta di una operazione nuova. I tempi per la cessione dovrebbero aggirarsi sui due mesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Attesa per il piano industriale della "newco" Italia Trasporto Aereo appena costituita Il decreto licenziato venerdì deve essere approvato dalla Corte dei Conti e poi dal Parlamento Sarà necessario dimostrare a Bruxelles discontinuità con la vecchia società

PAOLO PITTALUGA

T

anto tuonò che finalmente piovve. Certo, c’è voluto un venerdì sera alle 21, in una giornata dove l’attenzione della stragrande maggioranza degli italiani era focalizzata sull’impennata dei casi di Covid che su altri temi. Alla fine ecco la firma - dei quattro ministri dell’Economia, Trasporti, Sviluppo economico e Lavoro - del decreto, rimandata da settimane tra promesse non mantenute e irritazione di ministri e sindacati. Si potrebbe dire "arrivederci Alitalia", perché la newco si chiama Italia Trasporto Aereo Spa (Ita) e lo conferma lo statuto della società. La newco avrà sede nel Comune di Roma, (Alitalia oggi ha sede a Fiumicino) ma non viene indicato l’indirizzo. Il nome Alitalia rimane, per ora, alla compagnia commissariata, ormai una bad company che si svuoterà e trasferirà parte dell’attività alla nuova Ita. La compagnia parte con un capitale sociale di 20 milioni, un capitale dete-

nuto dallo Stato, attraverso il Mef, come stabilito dal decreto legge di agosto. Ma era stato a metà marzo il momento in cui il governo aveva previsto la costituzione di una nuova società pubblica per il trasporto aereo con il decreto Cura Italia. Poi a maggio il decreto Rilancio ha introdotto il maxi-stanziamento di capitale di 3 miliardi. Anche questo con soldi pubblici, che sarà versato a rate e secondo le esigenze del piano industriale. Perché tutto prosegua, il decreto dovrà essere registrato alla Corte dei Conti e fino ad allora non sarà completo: solo successivamente sarà perfezionata la costituzione della nuova società. Il cui Cda è stato portato a nove componenti, dai sette previsti dopo gli scontri sulle poltrone tra Pd, M5s e Italia Viva. Il presidente, come annunciato a fine giugno, è Francesco Caio, l’ad è Fabio Maria Lazzerini. Caio guadagnerà 70mila euro annui lordi mentre gli altri 8 consiglieri 35mila precisa il decreto che specifica come alla società non si applica la nor-

mativa che prevede un tetto di 240mila euro agli amministratori delle società pubbliche. Il compenso dell’ad Lazzerini sarà invece stabilito dal cda in modo che la remunerazione sia coerente con i risultati economici e industriali». La costituzione della newco è il primo passo di un percorso lungo. Serviranno 30 giorni perché il decreto vada in Parlamento, poi dovrà essere presentato il nuovo piano industriale della durata di 5 anni. Altra tappa – non scontata – sarà quella di dimostrare alla Commissione europea che la nuova società non ha nulla in comune con la vecchia Alitalia. Senza intoppi, secondo Lazzerini gli aerei decolleranno a inizio 2021. Bruxelles peraltro dovrà pronunciarsi sugli aiuti da 1,3 miliardi ricevuti a partire dal 2017 dalla società quando fu commissariata dal governo Gentiloni. Stando ai rumors gli aiuti saranno considerati di Stato, quindi da restituire. Ma il peso ricadrà tutto sulla vecchia compagnia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Pianeta verde

Cinghiali, problema non solo agricolo ANDREA ZAGHI

P

iù cinghiali che coltivatori. L’agricoltura italiana nel 2020 è anche questo: il campo di battaglia tra agricoltori e, appunto, cinghiali cioè i rappresentanti più pericolosi e numerosi della schiera di animali selvatici che popolano le campagne d’Italia. Anzi di più, perché questi animali dai campi si spostano ormai con grande facilità nelle città - è accaduto a Milano e a Torino recentemente senza dire delle serie impressionante di incidenti stradali (anche mortali) che hanno come causa lo scontro tra auto ed esemplari di notevoli dimensioni che circolano sulla statali italiane. E non si tratta solo di sicurezza (che già ve ne sarebbe abbastanza), ma anche di economia: la presenza di cinghiali nelle campagne, è stato calcolato qualche mese fa, determina perdite di produzione che ormai valgono qualcosa come 200 milioni anno.

Coldiretti nell’ennesima nota sull’argomento scrive: «Gli animali selvatici distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati e causano incidenti stradali con danni stimati in varie centinaia di milioni di euro nell’ultimo decennio, senza contare i casi in cui ci sono state purtroppo anche vittime». Non solo risarcimenti quindi, ma anche sicurezza. Tanto che i coltivatori diretti pensano ormai (da tempo a dire la verità), ad una sorta di "piano straordinario" per garantire la sicurezza nelle città e nelle campagne. Un’idea che aveva raccolto adesioni non solo di parte agricola ma anche dei sindacati dei lavoratori così come di molti ambientalisti. Perché, alla fine dei conti, troppi animali selvatici e predatori come i cinghiali, fanno male a tutti. Anche all’ambiente. Cosa fare dunque? Per i coltivatori e non solo per loro, occorre andare "oltre la caccia"

creando interventi di vario genere per contenere la presenza di questi animali (così come di altri). Si pensa, per esempio, ad azioni di riequilibrio ambientale attraverso concorrenti naturali delle specie più invasive e pericolose. Serve anche una semplificazione delle procedure che possono permettere alle diverse amministrazioni regionali di progettare e realizzare piani di contenimento specifici per le zone nelle quali questi animali sono più presenti. Processo lungo, comunque, che deve fare i conti con l’immediatezza dei rischi e dei danni ai raccolti. Questione, quella dei cinghiali quasi ovunque, che deve però essere affrontata e risolta. Ne vanno della sicurezza delle persone in campagna così come in città, ma anche dell’equilibrio ambientale ed economico della nostra produzione agroalimentare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Notizie in breve FISCO

Nuovo record di dichiarazioni pre-compilate Prosegue, anche quest’anno, la crescita delle dichiarazioni dei redditi precompilate, quelle inviate dai contribuenti in totale autonomia, direttamente dal proprio pc. A certificarlo è l’Agenzia delle Entrate secondo la quale hanno raggiunto quest’anno quota 3,9 milioni, con una crescita di 600mila unità. Al vertice della classifica delle regioni italiane si colloca la Lombardia con quasi un milione di invii "fai da te", seguita poi dal Lazio (466mila dichiarazioni), il Veneto (402mila) e il Piemonte (342mila).

CROCIERE

La Costa Smeralda torna in servizio restando in Italia Anche la Costa Smeralda, ammiraglia del gruppo Costa, è tornata in servizio. Ieri è salpata da Savona per un viaggio di una settimana, la prima di cinque partenze dedicate alla riscoperta in sicurezza del meglio dell’Italia, con scali a La Spezia, Cagliari, Napoli, Messina e Civitavecchia.

FIERE

Allestimenti, le aziende chiedono aiuto l governo e le istituzioni ascoltino le ragioni del settore degli allestimenti, che sconta mancati fatturati fino all’80%: allestitori, tecnici, operatori dello spettacolo e organizzatori fieristici che l’esecutivo ha «il dovere di tutelare». Lo ha chiesto Sandro Stipa, presidente di Assoallestimenti di FederlegnoArredo.


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ANNO XXV NUMERO 242

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Sped. in Abb. Postale - DL 353/2003 Conv. L. 46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

DIRETTORE CLAUDIO CERASA

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IL FOGLIO

SABATO 10 E DOMENICA 11 OTTOBRE 2020 - e 2,50

Fra Giletti e Formigli c’è Buzzi, il mondo di mezzo. “Formigli me voleva paga’ ma io vado gratis da Giletti”. Breve telefonata su un caso a La7 Roma. “M’aveva chiamato Formigli, e me voleva da’ 500 euro per la trasmissione sua. Gli ho detto di andarsene a fanculo. E ora vado da Giletti, domenica alle 22.30. Sempre su La7”. E’ stato il protagonista di Mafia capitale con Massimo Carminati. Un mese fa l’avevamo inDI

SALVATORE MERLO

contrato nella sua villetta a Castelverde, estrema periferia di Roma. L’intonaco scrostato e il cemento del balcone un po’ corroso dal tempo. Ieri lo abbiamo richiamato a telefono. Corrado Formigli ha infatti raccontato di essersi rifiutato di ospitarlo a Piazzapulita perché “Salvatore Buzzi voleva essere pagato profumatamente”. Ma ecco allora la versione di Buzzi. Una cascata irrefrenabile. Turpiloqui, romanismi, furbizia, desideri. E la verità. Che però ovviamente è la sua. “Se vieni a casa mia ora la trovi aggiustata. Grazie a Discovery che mi ha pagato per un’intervista. Dopo il tuo articolo mi sono reso conto

Rivoluzione liberale chi?

che la casa aveva bisogno di manutenzione”. E quanto ti hanno dato quelli di Discovery? “Poco. Duemila euro. Che per me però so’ tanti di questi tempi”. Domenica invece sappiamo che vai da Massimo Giletti. Ma ti paga per andare? “Mi avrebbe dovuto pagare. Ma poiché ho rifiutato Formigli, e Formigli s’è incazzato, non mi paga più. Ma io ci vado lo stesso da Giletti. Per fare un’opera di verità. E anche per fare un dispetto a Formigli”. Ma davvero ci vai gratis da Giletti? “Guarda che pure Formigli me pagava. Io non mi nascondo. A Formigli avevo detto: ‘Io ce vengo da te. Però me dovete pagare, perché io non c’ho più una lira. Sei tu che mi hai invitato. E se mi hai invitato vuol dire che pensi che ti sale lo share. E se aumenta lo share aumenta la pubblicità. Gli ho detto proprio così a Formigli. Te lo giuro: ‘A Formigli, non è che tu scopi e io lo prendo solo in culo. O scopiamo in due o lo pigliamo in culo in due’. Proprio così gli ho detto. E allora lui mi ha risposto che mi avrebbero pagato. E mi chiede: ‘Quanto vuoi?’.

E io: ‘Dillo tu’…”. (E qui Buzzi abbassa la voce di un tono. E spiega: “Quando si parla di soldi si deve fare così. Non devi mai quantifica’. E’ come con le tangenti. Io lo so bene. Sono loro che ti devono dire la somma di denaro”). E quanto ti aveva offerto Formigli? “Quelli della produzione mi hanno offerto 500 euro. Ci ho pensato tutta la notte. E poi gli ho detto: ma annate a quel paese, per 500 euro me ne sto a casa mia”. Ma tu quanto volevi? “Duemila euro. Una miseria. E Formigli fa il moralista dall’alto dei suoi quattrocentomila euro d’ingaggio dicendo che volevo essere pagato ‘profumatamente’. Duemila euro gli aveva chiesto. Duemila. Nun me fate parla’”. Ma come fa Giletti a ottenere gratis quello che Formigli non è riuscito ad avere per 500 euro? “Perché Giletti è un uomo libero. E’ uno che se La7 gli rompe le scatole prende e se ne va a Mediaset. Non è uno legato a catena come Formigli. Non so se me stai a capi’. E poi io con Giletti ci ho parlato. Giletti mi ha

Il virus e i finti difensori della libertà: la gran lezione di Mattarella Un Nobel per Slow Food

Tre rischi per la crescita

I martiri della libertà disturbano troppo. Così arriva il premio all’ente pubblico. Meglio Carlin Petrini

Dovrà essere più sostenuta e più durevole di quella pre Covid. Le sfide della Nadef, mai così cruciale

G

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“Salvini vuole collaborare Non esiste la dittatura sanitaria. Ribellarsi alla farlocca divisione del mondo suggerita dai minimizzatori della pandemia sul Recovery? Il momento è dei tradizionali pregi della campagna lungarli è necessario mantenere alta la pau- paura (lo vedete: ci volete tutti sudditi). L’idea questo ”, ci dice Amendola U noelettorale americana, pregio che si con- ra”. La particolarità di questa corrente di che più misure di sicurezza significhi avere ferma anche quando le campagne elettorali pensiero è che incarna una forma di estremi- più stato e che avere più stato significhi avere Assist del ministro per gli Affari europei all’opposizione. La Lega risponde con un documento choc: “No alla Troika”

“Un tradimento della patria” Roma. Ora che hanno fatto la “svolta liberale”, l’auspicio di Vincenzo Amendola dovrebbe suonare quasi banale, alle orecchie dei sovranisti. “Noi vogliamo che il Parlamento si esprima sulle linee guida per il Piano nazionale di ripresa”, ci dice il ministro per gli Affari europei. “E certo – prosegue – speriamo che anche le opposizioni partecipino costruttivamente, fin dalla prossima settimana”. E tutto, visto il nuovo corso inaugurato dalla destra, lascerebbe pensare che una forma di non belligeranza, almeno sul Recovery fund, sarebbe pensabile. Se non fosse ENZO AMENDOLA che proprio tre giorni fa, in un atto ufficiale con tanto di timbro del partito, la Lega di Matteo Salvini, novello paladino del liberalismo nostrano, il Recovery lo definiva una “istituzionalizzazione della Troika che ci legherà mani e piedi a Bruxelles”. (Valentini segue a pagina tre)

Il capro espiatorio Caiazza spiega perché l’espulsione di Palamara somiglia più a un esorcismo che a un procedimento disciplinare Roma. Luca Palamara è stato espulso dalla magistratura. Accogliendo la richiesta avanzata dalla procura generale della Cassazione, la sezione disciplinare del Csm ha deciso di punire il pm romano con la sanzione più severa prevista per le toghe: la rimozione dall’ordine giudiziario. Palamara è stato ritenuto colpevole di aver tenuto comportamenti gravemente scorretti nei confronti dei colleghi candidati per il posto di procuratore di Roma (in particolare con la famosa riunione in hotel con alcuni consiglieri del Csm e i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti) e di aver portato avanti una strategia di discredito nei confronti del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo. (Antonucci segue a pagina tre)

Chi paga il congresso? La cassa è nelle mani di Rousseau, ma l’evento lo curerà la Lombardi. Trattativa Crimi-Casaleggio Roma. Riunioni su Zoom. Tam tam fra i parlamentari. E poi dubbi e sospetti. Chi pagherà gli Stati generali del M5s? Chi aprirà i cordoni della borsa per un evento che non si preannuncia economico né semplice dal punto di vista logistico in piena èra Covid? Queste domande si inseriscono nella guerra interna di queste settimane: il sistema Rousseau-Casaleggio da una parte, la rivolta dei grillini d’altra. L’evento, dopo due anni di assenza, tornerà nelle mani di Roberta Lombardi, arcinemica di Raggi e membro del Collegio dei garanti. Le chiavi del forziere però sono sempre nelle mani di due persone vicine a Davide Casaleggio: i soci dell’Associazione Rousseau, Erika Sabatini e Pietro Dettori. (Canettieri e Capone seguono a pagina tre)

Sappiano i manifestanti di oggi a Roma, i sottovalutatori, i ribellisti contro la salute pubblica, gli indisciplinati anarchisti, gli scalmanati nemici del complotto pandemista e tutti coloro i quali marciano come irresponsabili sopra la condizione fisica del loro prossimo, che adesso basta, non consentiremo loro mai più di minacciarci, ci stiamo stufando, li colpiremo di nascosto, saremo i nuovi Zorro, ma pure meglio, le Mascherine di ferro. Questo numero è stato chiuso in redazione alle 20.30

corteggiato. Quando te scopi una donna prima la devi corteggia’. Ecco un’altra metafora mia: ‘Prima di incularmi baciami sul collo, che fai mi inculi a freddo?’. Giletti mi ha convinto”. E domenica in trasmissione chi c’è con te? “C’è il mio avvocato, che non si sa mai. E dall’altra parte c’è Rodolfo Sabella. Un magistrato che mi è venuto contro, ma che io stimo. Poi c’è pure Bonini”. Carlo Bonini di Repubblica? “Uno che io apprezzo. Perché almeno fra tutti i giornalisti è l’unico che con la mia storia c’ha fatto i soldi. E quindi mi piace”. Alle comunali chi voti, la Raggi? “Ma stai a scherza’? Io ormai solo i Radicali voto”. Ma non si candidano i Radicali. C’è forse Calenda. “Me potrei candida’ io. Il comune lo conosco già. Anzi, direi che sono un esperto del comune di Roma”. Intanto è uscita la notizia che il candidato della destra a Roma potrebbe essere proprio Massimo Giletti. Che non smentisce. E allora, chissà, domenica sera tra Buzzi e Giletti potrebbe essere l’inizio della campagna elettorale. “Saranno fuochi d’artificio”.

sono particolarmente oscene, è quello di riuscire a illuminare con chiarezza quali sono le nuove fratture del mondo, quali sono i punti di divisione delle culture politiche e quali sono i temi in grado di accendere il dibattito tra leadership di colore differente. Nel caso specifico, il terreno politico scelto da Donald Trump per sfidare Joe Biden nell’ultimo miglio della campagna elettorale – io, Trump, di fronte al Covid rappresento la libertà; tu, Biden, di fronte al Covid rappresenti la paura – è molto utile da approfondire perché ci permette di affrontare un tema che da qualche tempo a questa parte inizia con insistenza a campeggiare anche all’interno del dibattito pubblico italiano. E il tema fatto proprio dai trumpiani d’Italia è grosso modo questo: esiste una dottrina politica impregnata di statalismo che punta in modo spietato a imporre una dittatura delle mascherine; che sposa con eccitazione l’ideologia dei lockdown e che cerca scientificamente di sovrastimare i rischi del Covid19 per controllare meglio i cittadini rendendoli progressivamente sempre più sudditi dello stato. In Italia, coloro che hanno scelto di far propria la dottrina cialtro-libertaria non si trovano solo tra gli sciamannati che andranno oggi in piazza a Roma (i sovranisti guidati da Enrico Montesano, che aderisce alla marcia senza però partecipare, e i Gilet arancioni della Pappalardo associati) per manifestare “contro le mascherine” e “contro la dittatura sanitaria” ma si trovano anche tra i parlamentari di Matteo Salvini, tra i commentatori che animano le pagine della Verità, tra gli ospiti che riflettono in prima serata su alcuni programmi di Rai 2 e tra alcuni osservatori che scrivono sul blog di Nicola Porro. La sintesi perfetta della mozione Montesano era ospitata ieri a tutta pagina sul giornale diretto da Maurizio Belpietro: “La democrazia è sospesa dallo scorso gennaio: i pieni poteri fanno comodo agli incompetenti al governo ma la potenza del virus non li giustifica più. Per pro-

smo ideologico che tende a demonizzare un nemico che in natura non esiste. Non esiste il partito che tifa per i lockdown. Non esiste il partito che tifa per i contagi. Non esiste il partito che tifa per la dittatura. Non esiste il partito che gode per le restrizioni delle libertà. Non esiste il partito che tenta di imporre il socialismo per via sanitaria. Esiste semplicemente un problema molto grave – la pandemia – di fronte al quale c’è chi pensa a come proteggersi il più possibile da un virus molto pericoloso e chi invece pensa che il problema più importante sia proteggersi da chi vuole proteggerci dal virus. Sarebbe un errore dire che chi si identifica nella dottrina Trump appartiene al partito dei negazionisti (tutti i negazionisti amano Trump, ma non tutti i trumpiani sono negazionisti). Ma sarebbe anche un errore far finta di non vedere uno scenario piuttosto increscioso a cui assistiamo ormai da mesi: gli orfani delle vecchie battaglie antisistema (no euro, no Europa, no immigrati, no casta, no vax) che cercano di scaricare sulla pandemia le battaglie del passato provando a trasformare i teorici della prudenza (ovvero chi invita a mettersi ovunque le mascherine) in professionisti della

meno libertà è un’equazione che in tempi di pandemia non funziona. E per questa ragione chi vuole trovare un modo non pigro per rispondere alle dotte argomentazioni del fronte Montesano-FusaroPappalardo--BorghiCapezzone ha il dovere di non cadere in un tranello in cui invece qualcuno ogni tanto rischia cadere. Primo: non contrapporre ai finti difensori della libertà la dottrina della paura (vale anche per De Luca, che ieri ha minacciato nuovi lockdown). Secondo: spiegare che di fronte alla seconda ondata serve suggerire prudenza, non alimentare il panico. Terzo: ricordare alla politica che su questi temi, piuttosto che dividersi, occorre trovare un modo (a) per non colpevolizzare i cittadini e (b) per essere all’altezza della responsabilità e del buon senso mostrati fino a oggi dalla stragrande maggioranza degli italiani. “La libertà – ha detto ieri con saggezza Sergio Mattarella – non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri, richiedendo responsabilità e collaborazione”. Il manifesto contro i finti nemici della libertà in fondo è tutto qui: proteggersi per essere più liberi.

Altro che futuro, questi venerdì vengono da un passato oscurantista Ci avete detto che l’uomo uccide la natura e la casa brucia, si è visto invece che la natura aggredisce l’uomo e il virus incalza

L

a gente comune è molto più intelligente di come la considerano gli attivisti del climate change. Ecco, questa è l’unica frase da ritenere dopo la lettura di un confuso dialogo tra un gretiano e Jonathan Franzen, celebrità letteraria americana e fissato del bird-watching (Repubblica, ieri). Franzen sostiene che ormai è tardi, uomini e stati non sono più in grado di fermare il riscaldamento globale, meglio salvare alcune possibili diversità biologiche, piuttosto che dire balle utopistiche sul clima. Mi pare un progresso, tutto sommato, ma non basta dare opportuno scandalo ma blando nel giorno dei Fridays from the past, altro che for future. Qualcuno che abbia lo stomaco di dire la verità ci vorrebbe, dopo tanta pedagogia rovesciata, con i bambini istruiti dai grandi che salgono in cattedra per fare loro la lezione imparaticcia del gretismo. La verità che è semplice: ci avete detto che l’uomo uccide la natura e la casa brucia, si è visto

invece che la natura aggredisce l’uomo e il virus incalza. In un paio di mesi di confinamento, nonostante gli allarmi sulla catastrofe di proporzioni millenarie, i delfini sono andati a farsi un cicchetto al bar, i polpi si sono fatti fotografare accanto ai cavalli di San Marco, le papere sono andate in farmacia a presentare le loro ricette eccetera (il catalogo è lungo della natura immediatamente ritrovata, vuol dire che non era perduta). Chicco Testa ha scritto un magnifico libretto sulla crescita felice, elogiandola, e da vecchio ambientalista ravveduto ha fatto una dura lezione all’integralismo ecologico per i tipi della Marsilio, spiegando che ricchezza e tecnologia sono più efficaci delle prediche parafrancescane allo scopo di correggere gli effetti distorcenti di industria e energia, indispensabili strumenti di vita del moderno (dati, ragionamenti, obiezioni inoppugnabili). Ma Testa è un isolato, e tutti gli esperti che non la bevono alla fine sono isolati nel mainstream catodico, onusiano,

saggistico, radiofonico, televisivo, giornalaio, scolastico che ci impone la fregnaccia dell’antropocene, del mondo nelle mani dell’homo faber che non cessa di maltrattarlo per estinguerlo (la casa brucia). Questi venerdì, senza nemmeno una riflessione sulla realtà, non dico un’aderenza, dico una pallida riflessione e consapevole, sono un’esercitazione di illusionismo integralismo e stupidità religiosa di tipo panico e pagano. Come si fa a scendere in strada, tutti belli disciplinati e con la mascherina contro l’insidiosa natura, per battersi a favore della natura incontaminata e virusogena, il viruscene, e contro la civilizzazione, la tecnologia, il progresso, magari i vaccini? A dire che anche il virus viene dal caldo, che peraltro c’è e non c’è, ci hanno timidamente provato, ma sanno che su quella strada non convinceranno nessuno. Allora scelgono la via indiretta: noi maltrattiamo la natura, deforestando e facendo altre brutte cose ancora, e la natura si ribella impestandoci. (segue a pagina tre)

Trump first

Rapire la stronza

L’eccezione svedese

Il presidente del popolo ha detto al popolo di bersi il disinfettante, per sé ha preso la cura miracolosa (ma chissà se è guarito)

Cosa dice il rapporto dell’Fbi sul piano dei terroristi accelerazionisti americani catturati nel Michigan

La seconda ondata è arrivata a Stoccolma. Uno sguardo ai dati per capire come è andata finora (non bene)

DI

GIULIANO FERRARA

Milano. Donald Trump ha deciso di giocare all’Allegro chirurgo in diretta tv – la tv è Fox News – assieme a Marc Siegel, medico ed esperto dell’emittente che sostiene che il Covid è come l’influenza, che l’utilizzo della mascherina come strumento di prevenzione non ha alcun fondamento scientifico e che l’idrossiclorochina è un buon antidoto contro il coronavirus. L’Allegro chirurgo è a distanza, Trump alla Casa Bianca e Siegel dallo studio di New York: per quel che si sa, il presidente degli Stati Uniti non ha ancora un test negativo come prova di guarigione, anche il solerte e devoto dottor Siegel preferisce mantenere le distanze. Ma Trump ha molte lezioni da dare su questa malattia che è stata “una benedizione del Signore” con una “cura” che è un “miracolo”. (Peduzzi segue nello speciale 4)

Roma. La lettura delle quindici pagine dell’affidavit dell’Fbi sul piano per rapire e uccidere la governatrice del Michigan è istruttiva. L’affidavit è il rapporto scritto e giurato che può essere presentato come prova al giudice per l’incriminazione dei criminali – in questo caso: dei terroristi. Questo è scritto contro sei persone, ma del piano facevano parte anche altri tredici uomini, che però un po’ arrivano e un po’ spariscono nel corso dei mesi con il cambiare delle circostanze. L’Fbi aveva cominciato a interessarsi a quelle persone perché aveva scoperto che stavano raccogliendo gli indirizzi di casa di agenti di polizia nell’ambito di un altro piano per uccidere membri delle forze di sicurezza. (Raineri segue nello speciale 4)

Roma. Tutta l’Europa si è ritrovata a dover pensare e imporre nuove restrizioni per contenere la seconda ondata di coronavirus ed evitare un nuovo lockdown. E anche la Svezia, che per tutti questi mesi ha cercato di contrastare la pandemia con strategie diverse, certa che il virus non sarebbe più tornato grazie all’immunità, ha deciso che è arrivato il momento di prepararsi. L’epidemiologo di riferimento del governo per il coronavirus, Anders Tegnell – era diventato talmente popolare che la sua faccia era finita su magliette, cover e portachiavi – ha dovuto riconoscere che l’immunità di gregge non è stata raggiunta e che comunque è ancora troppo presto per parlare della sua riuscita. I risultati che lo scienziato prevedeva non sono stati raggiunti. (Flammini segue nello speciale 4)

reta Thunberg era al secondo tentativo, ma ha toppato come quelli del salto con l’asta e difficilmente avrà la terza chance: gli assembramenDI

MAURIZIO CRIPPA

ti verdi e saltascuola del venerdì sono passati di moda, c’è roba più urgente e la gente non muore per il caldo. Politici che fanno la pace, non ce n’è in giro troppi, pure i mediatori internazionali sono in ribasso e dopo i premi gaffe a Obama (linea rossa non pervenuta) e Aung San Suu Kyi (genocidi in corso) meglio stare alla larga. Qualcuno aveva puntato su Edward Snowden e Julian Assange, ma per le comiche finali c’è sempre tempo. Così alla fine ha vinto il World Food Programme, cioè una sigla anziché una persona, e la motivazione probabilmente sarà: ha un bel nome che rispecchia il lavoro che dovrebbe fare, visto che ha 15 mila dipendenti, quasi più della regione Sicilia. Del resto, sempre meglio loro che l’Oms, altro candidato, probabilmente con la motivazione: non si sono accorti della pandemia in Cina. Il premio Nobel per la Pace assegnato ieri al Programma Alimentare Mondiale (in italiano, quanto siamo provinciali e sovranisti), emanazione dell’Onu, è a un tempo significativo e desolante. Innanzitutto desolante, potevano darlo (erano in lizza ma figuratevi se c’era il rischio che entrassero in cinquina) ai giovani attivisti di Hong Kong e persino ai #BlackLivesMatter, ma i tremebondi discendenti del Signor Dinamite hanno paura anche di tirare sassi, e hanno qualche timore reverenziale nei confronti dell’attualità. O dei veri nemici della pace, diciamo. Altrimenti si sarebbe potuto pensare alle donne della Bielorussia o a qualche giornalista turco, ma che lo diciamo a fa’? Meglio girare alla larga, tenersi sulle sigle generiche. Così c’è l’aspetto significativo, o rivelatore: premiare un ente pubblico. Cioè un’astrazione come premiare il Cnel, un organismo per il nome che ha, più che per il lavoro che fa. L’astrazione del Bene, parafrasando le parafrasi di Hannah Arendt. Una volta premiarono pure l’Unione europea, per il solo fatto di esistere, e persino le Forze Onu di peace-keeping per il fatto, forse, che essendo soldati non hanno disertato nelle missioni affidategli. Di questo passo, potevano darlo a Giggino Di Maio, per il fatto di star seduto senza fare motto alla Farnesina dove lo hanno messo. E prossimamente non si vedrebbe male un Nobel per la Pace al 5G, per la promessa di assicurarci una migliore connessione a Immuni. E dunque il World Food Programme, e saranno contenti almeno in due, Papa Francesco e il buon Carlin Petrini. Dar da mangiare agli affamati è sempre meglio della mano invisibile che elargisce ciotole di riso invisibili. Ma se tanto ci dà tanto, e vista la pachidermica lentezza con cui il Programma Alimentare Mondiale fa il suo mestiere, era meglio dare il Nobel per la Pace direttamente a Slow Food (candidiamo noi). Almeno saremmo sicuri che in Africa, nei pacchi alimentari, arrivino soltanto mozzarelle Igp e pomodori a chilometro zero.

a Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) che il governo ha approvato rappresenta il documento preliminare alla legge di Bilancio. QUESTO LO DICE LEI - DI PIER CARLO PADOAN

Fornisce il quadro macroeconomico dei prossimi tre anni sulla base dell’andamento tendenziale dell’economia e descrive l’impatto della manovra di politica economica attivata dal governo. Serve a valutare la compatibilità del quadro di finanza pubblica con i vincoli posti dall’insieme delle regole europee. Dà indicazioni, tra l’altro, sulla sostenibilità del debito pubblico al di là dell’orizzonte temporale triennale. Quest’anno la Nadef è significativamente diversa da quelle degli anni passati, per via della situazione macroeconomica, che deve tenere conto della più severa recessione dal Dopoguerra. (segue nello speciale 4)

Resilienza italiana La produzione manifatturiera come spia del crollo e della ripartenza a razzo della nostra economia. I dati della Cna

L’

industria manifatturiera italiana ha resistito meglio di ogni altra in Europa allo tsunami economico innescato dall’emergenza sanitaria. Nella comparazione tra le prestazioni delle principali economie continentali, nel periodo gennaio-luglio (per il quale sono disponibili dati omogenei) la perdita cumulata del manifatturiero tricolore rispetto allo stesso periodo del 2019 risulta del 6,6 per cento, un dato meno severo della media europea (-7,5 per cento) e di Francia (-6,8), Regno Unito (-7,9) e soprattutto Germania (-11,5 per cento). La Germania è il primo paese manifatturiero d’Europa, seguita proprio dall’Italia, che genera il 12 per cento del valore aggiunto complessivo. A rilevare la resilienza italiana e la capacità di reagire prontamente alla crisi è l’Osservatorio manifattura del Centro studi Cna. (segue nello speciale 4)

La prudenza serve Salgono i contagi da Covid-19: vi sembra inutile la prevenzione? Sbagliate, basta guardare i reparti di terapia intensiva Cresce ancora la curva dei contagi da coronavirus in Italia: ieri i positivi sono aumentati di 5.372 (giovedì erano stati 4.458 in più). Ventotto i morti (22 giovedì). Oltre 129 mila i tamCATTIVI SCIENZIATI - DI ENRICO BUCCI

poni effettuati. In Campania il maggior numero di pazienti in terapia intensiva (63), nel Lazio quello dei ricoverati con sintomi (853).

M

olto spesso, nei giorni in cui si richiamano all’attenzione i cittadini e le istituzioni per la ripresa dei contagi in Italia, si sentono persone preoccupate o stanche. Queste persone, le quali fanno quanto è in loro potere per seguire le indicazioni sui comportamenti da adottare per limitare la propagazione del virus, appaiono scoraggiate dal fatto che nonostante mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento, l’infezione ha ripreso a propagarsi. (segue nello speciale 4)

Che male ha fatto la Campania per meritarsi De Luca?

A

lla fine l’ha buttata in vacca, com’è nello stile del peronista rosso, “abbiamo evitato il contagio a Ronaldo”. Mentre la sua disastrosa gestione CONTRO MASTRO CILIEGIA - DI MAURIZIO CRIPPA

regionale del Covid gli si sfarina fra le mani, e persino il sindaco de Magistris gli rinfaccia a brutto muso che sta dando “i numeri del lotto”. Ha parlato a fiume su Facebook, De Luca, la sua specialità. La Campania è la regione con più alti contagi, con pochi tamponi (ora se ne acquistano 10 mila, dai privati) e nonostante il governatore ripeta “it’s not true” come Mike Pence, i posti Covid in ospedale sono pochi (671, ha detto) e 100 le terapie intensive. Eppure denuncia una “campagna diffamatoria contro la Campania” e la spara grossa: se i contagi arrivano a mille al giorno sarà lockdown. Al-

tra idea “da Pulcinella”, gli ribatte il sindaco. La domandina semplice è: che ha fatto il Perón del Vesuvio in questi mesi, quando il virus al sud era arrivato poco, e c’era tempo di portarsi avanti? De Luca, allora, preferiva buttarla in cazzate di lanciafiamme e in tronfiaggini contro il nord, “in Campania abbiamo preso decisioni in anticipo di 20 giorni… Milano non si ferma, Bergamo non si ferma, Brescia non si ferma, poi si sono fermati a contare migliaia di morti, non centinaia”. E anche: “Noi non andiamo di fretta, siamo la Magna Grecia. I milanesi vanno sempre di fretta poi si dimenticano di dividere le corsie degli ospedali tra Covid e non Covid”. Lui invece governa da cinque anni e ha proprio dimenticato di farli, gli ospedali. Ma noi col coeur in man non portiamo rancore, e ci dispiace invece molto: che male hanno fatto i poveri campani, per meritarsi De Luca?


ANNO XXV NUMERO 242 - PAG 3

EDITORIALI Servono più fatti, non più sanzioni

Il Mes? I vaccini? I letti? Per le istituzioni è ora di agire, non di minacciare

L’

accelerazione dei contagi (ieri sono stati 5.372 con 28 vittime) mette in evidenza alcuni problemi del sistema sanitario. Il sistema ha retto allo stress di primavera, che era concentrato al nord, dove le strutture sono più efficienti, ma ora che l’epicentro sembra spostato al sud rischia di entrare in sofferenza. La cronaca ci dice che mancano infermieri, che a Roma sottoporsi ai test diventa un calvario, che a Napoli si passa la notte in coda in attesa di poterli fare, che nelle regioni meridionali non c’è una sufficiente disponibilità di posti in terapia intensiva. Inoltre alle indicazioni sull’esigenza di vaccinarsi contro l’influenza non corrisponde una disponibilità dei vaccini, che nessuno sa dove e quando saranno reperibili. Bisogna investire rapidamente e massicciamente nella sanità: è ridicolo che si discuta ancora sull’opportunità di utilizzare il Mes, ma comunque, in attesa che la maggioranza trovi un’intesa su questo punto, bisogna dotare il sistema sanitario degli strumenti necessari. Oltre ai fondi serve intelligenza e flessibilità. E’ un’esigenza oggettiva e un’urgenza evidente dal punto di

vista pratico, e anche un problema politico, nel senso più profondo della politica, un problema di fiducia nelle istituzioni sulla quale si basa la disciplina sociale. La cittadinanza è stata paziente e si è sottoposta alle restrizioni del passato perché era convinta che si facesse tutto il possibile per contrastare la pandemia e che quindi i singoli dovevano dare il proprio contributo. In cambio si aspetta che si provveda alle esigenze che derivano dalla situazione critica. Non è caduta nel panico, ha esercitato la virtù della prudenza. Bisogna mantenere questa disposizione d’animo dei cittadini e per farlo è indispensabile che sentano che la fiducia nelle istituzioni è ricambiata da una solerte attività che affronta e risolve i problemi dell’organizzazione sanitaria. Non sono state e non saranno le multe o le sanzioni o i controlli polizieschi a garantire la prudenza e la disciplina (vale anche per De Luca): la fiducia bisogna guadagnarsela giorno per giorno. La pazienza e la prudenza però non sono senza limiti. E rimpallarsi le responsabilità tra stato e regioni può produrre effetti ai quali fa paura solo pensare.

Buona notizia: la Borsa cambia mano

Con la vendita da Lse a Euronext (e la Brexit) l’Italia può tornare centrale

B

orsa Italiana e il London Stock Exchange (Lse), che l’ha comprata nel 2007, si dicono addio mettendo fine a “una relazione lunga e di successo” come l’ha definita il banchiere americano David Schwimmer che dal 2018 è a capo del gestore londinese. Ma tutte le storie hanno una fine e, in questo caso, si paventa un nuovo inizio promettente per entrambi: Lse potrà convolare a nozze con Refinitiv, progetto al quale Schwimmer tiene moltissimo perché gli consente di lanciarsi nel business dei big data, e Piazza Affari, grazie all’intervento di Cdp e Intesa Sanpaolo, diventa protagonista di un nuovo grande circuito borsistico (la società Euronext) – a pari merito con i soci francesi e la possibilità di esprimere un italiano alla presidenza del gruppo. L’aggiunta di Borsa Italiana darà a Euronext circa un quarto di tutto il trading azionario in Europa e significa anche che 28 delle società dell’Euro Stoxx 50 (il più importante indice azionario dell’Eurozona) saranno quotate sui suoi mercati. L’Italia potrà condividere con un partner europeo e non più con un

soggetto (ormai) extra Ue (Lse) un’infrastruttura strategica come la piattaforma Mts su cui vengono scambiati i titoli di stato. Dal punto di vista strategico Euronext punta all’assorbimento di risparmio per il finanziamento delle pmi, cosa che dovrebbe favorire una ricaduta sull’economia reale in una fase in cui il mercato giocherà un ruolo fondamentale per la ripresa post Covid. Un aspetto, questo, che è stato sottolineato anche dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Secondo gli accordi raggiunti, ci saranno due aumenti di capitale riservati grazie ai quali la Cdp e l’omologa francese Caisse des Dépôts controlleranno il 16 per cento di Euronext diventando gli azionisti di riferimento, mentre Intesa Sanpaolo avrà poco meno del 2 per cento del capitale, assumendo così una partecipazione allineata a quella di Bnp Paribas. Secondo il ceo di Intesa Carlo Messina Euronext, rafforzata da Borsa Italiana, ha le caratteristiche per cogliere l’opportunità della Brexit per costruire un mercato di capitali europeo al di fuori di Londra e New York. Un nuovo mondo è cominciato.

Non c’è Alitalia senza fusione europea

Il nuovo cda c’è, il piano per ripartire no. Al governo serve una sveglia

L’

Alitalia ha il nuovo cda, ma la nuova compagnia non è pronta a spiccare il volo. Il via libera è stato dato nella tarda serata di giovedì dopo un estenuante braccio di ferro sulle nomine che ha portato da 7 a 9 i consiglieri per bilanciare le varie componenti. Le cronache dicono che lo scontro è stato duro tra 5 Stelle, Pd e Italia viva, con ampio ricorso allo storico e mai rinnegato manuale Cencelli. Il presidente Francesco Caio e l’ad Fabio Lazzerini, un manager interno considerato in quota Pd, possono cominciare a lavorare partendo dall’allarme lanciato dal commissario Giuseppe Leogrande: in cassa ci sono appena 260 milioni di euro. Dunque, c’è da rimboccarsi le maniche cominciando dalla costituzione della nuova compagnia e dalla sua dote in termini finanziari e produttivi. L’Alitalia non è salva, insomma, e non lo sarà se non imboccherà la strada di una solida alleanza internazionale. E’ l’analisi (che per certi versi suona come un invito o se vogliamo un suggerimento) svolta nell’intervista al Foglio pubblicata ieri da Jean-Cyril Spinetta, l’ex presidente e direttore generale di Air Fran-

ce che è stato membro del consiglio di amministrazione dell’Alitalia. “In Italia accade lo stesso che negli altri paesi – ha detto Spinetta – Air France e Lufthansa sono state aiutate con risorse statali. Ma sono persuaso che l’avvenire della compagnia italiana sia in una integrazione su scala continentale. Non ci sono alternative a un ensemble europeo (forse con una fusione, ma questo lo decideranno gli azionisti) all’interno di una grande rete internazionale. L’Italia ha alcuni grandi atout, come il dinamismo della sua economia e un patrimonio artistico e turistico senza equivalenti, ma anche alcuni handicap, come la sua posizione geografica in Europa e la disconnessione tra la capitale economica e la capitale politica, Milano e Roma”. Spinetta delinea il rischio di un circolo vizioso: un grande ensemble europeo è fondamentale per realizzare le necessarie sinergie, esse però implicano di accettare un elevato livello di integrazione. Il nuovo cda dovrà indicare quale direzione strategica vuole imboccare. Ma spetta al governo sciogliere i nodi che ancora impediscono all’Alitalia di decollare.

Sì, Thelma e Louise

Perché il titolo del Corriere sul Nobel a Doudna e Charpentier non è sessista

S

ui social network è scoppiata una polemica per un articolo del Corriere della Sera sul premio Nobel per la Chimica assegnato a Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier, le due ricercatrici che hanno inventato Crispr, una tecnica che ha rivoluzionato le biotecnologie consentendo di correggere e riscrivere ogni singola lettera del Dna. Ciò che ha fatto scattare l’indignazione di tanti è il titolo: “Chimica, il Nobel a due donne. Le Thelma e Louise del Dna”. La critica è duplice, da un lato perché viene banalizzato un riconoscimento importante che arriva dopo anni di duro lavoro, ma soprattutto dall’altro perché il titolo sarebbe sessista: come al solito, si dice, quando nel campo della ricerca si parla di donne si usano stereotipi che non hanno a che fare con la scienza. Insomma, come al solito il problema sarebbe dei giornalisti che quando parlano di scienza scadono nel dozzinale perché non ci capiscono granché. Ecco, la verità è l’opposto. A non capirci granché, in questo caso, sono i critici.

Perché l’autrice dell’articolo, Anna Meldolesi, è una delle massime esperte di genome editing (consigliatissimo il suo libro “E l’uomo creò l’uomo”, Bollati Boringhieri) e scrive di Crispr da anni, sicuramente da prima che i tanti indignati neo esperti del web scoprissero che Crispr non è una marca di cereali. Ma anche perché la definizione di “Thelma e Louise” è una citazione di un articolo del Monde, che è poi diventato il titolo del capitolo dedicato al duo Doudna & Charpentier nel libro “Editing humanity” scritto da Kevin Davies, il biochimico fondatore della rivista scientifica Nature Genetics e ora executive director del Crispr Journal. Insomma, la citazione di “Thelma e Louise” non è fuori luogo né “sessista”: indica bene lo spirito di una coppia di donne intraprendenti e ribelli, anche perché le tecniche Crispr, soprattutto in Europa, sono molto ostacolate politicamente e legalmente (come ha ricordato proprio sul Foglio Roberto Defez). L’unica differenza con il film è, per fortuna, il lieto fine.

IL FOGLIO QUOTIDIANO

SABATO 10 E DOMENICA 11 OTTOBRE 2020

• Dalla “mela di Biancaneve” al complotto degli account fascisti: le astuzie dei no euro leghisti per smontare le tesi di Giorgetti

Borghi e Bagnai scommettono che neppure stavolta Salvini cambierà Roma. Dalla loro parte hanno la forza dei precedenti. La prima volta fu infatti all’indomani dell’adunata a Piazza del Popolo, in piena apoteosi gialloverde: era l’8 dicembre 2018, s’inaugurava la lunga campagna per le europee e siccome Matteo Salvini nel suo discorso citò De Gasperi, in tanti additarono una “svolta moderata”. E tutti già a chiederci: come la prenderanno Borghi e Bagnai? Loro fecero finta di niente, tirarono dritto sulla loro strada. E in effetti, quando quelle elezioni si conclusero, a essere scelto come capogruppo di Identità e democrazia, il rassemblement di ultradestra a cui la Lega aderì, fu Marco Zanni, ex grillino antieuro che dei due paladini del ritorno alla lira è il pupillo preferito. Passò un mese, e Giancarlo Giorgetti screditò l’illusione dei minibot e del suo principale sostenitore: “Borghi? Ma c’è ancora chi gli dà retta?”. Il giorno dopo, fu Salvini in persona a ribadire che, a dar retta a Borghi, era tutto il partito: “I minibot? Sono uno strumento efficace”. Trascorse l’estate, corsero litri di mojito e quel che ne conseguì: e a settembre, apparentemente contrito, il Truce disse che l’euro era irreversibile. E mo’ Borghi e Bagnai? Imperterriti, loro proseguirono nel dire che si fidavano del loro capo. E a quelli che gli rimproveravano di non essere già usciti dall’euro, loro ribattevano dicendo

che certe cose vanno fatte senza annunciarle, “ché non è che i greci nascosti nella pancia del cavallo di Troia annunciavano che stavano per uscire”, e insomma se la prendevano coi “tuttosubitisti”, che poi erano i loro stessi follower illusi per anni dai loro paladini sulla possibilità di uscire dall’euro così, tra un brindisi e l’altro la notte di capodanno. E anche quella volta B&B ci presero: perché, quando si trattò di nominare il nuovo responsabile economico del partito, al culmine dell’ennesima “svolta moderata” di Salvini, Borghi venne sì sostituito, ma rimpiazzato da Bagnai. Da un no euro a un no euro. E insomma ci sta che anche oggi abbiano le loro ragioni da rivendicare, B&B, quando dicono ai loro seguaci su Twitter di non lasciarsi traviare dalle parole di Giorgetti. E anzi, semmai se la prendono, di nuovo, con i più esagitati esponenti della loro claque social che gli rimproverano di non essere abbastanza duri e puri nella guerra contro l’“establishemnt euroinomane”: “Gli account dei nostri oltranzisti sono tutti razzistoidi e un po’ fascisti. Sembra che vogliate screditarci a tutto tondo. Chi c’è dietro di voi?”, s’è lamentato Bagnai. Il quale comunque il 7 ottobre scorso ha incontrato Salvini e s’è sentito rassicurare, dice lui, su un suo coinvolgimento nella nuova segreteria politica della Lega. Che comunque preoccupa non

solo i fan di B&B, ma anche altri esponenti della Lega che proprio nella luce riflessa del Capitano, nel loro appartenere alla cerchia ristretta dei fedelissimi, hanno tratto la loro legittimazione. Dai no euro Antonio Rinaldi e Francesca Donato, promossi europarlamentari insieme a quel Massimo Casananova proprietario del Papeete e dunque consigliere prvilegiato del segretario, fino ai “fratelli milanesi” come il deputato Alessandro Morelli e gli altri amici della Bestia di Morisi: eccola, la truppa di quelli che s’oppongono alla ristrutturazione della Lega invocata da Giorgetti. Che poi, a vederla con gli occhi di Borghi, è tutta una macchinazione dei poteri occulti. Così l’ex presidente della commissione Bilancio, che ha ottenuto come surrogato di visibilità una rubrica su Radio Padania Libera, ha rassicurato i suoi ascoltatori: ché siccome “governare contro il deep state è impossibile, c’è bisogno di gente che sa fare le cose senza dirle prime”. Siamo sempre lì, dentro la pancia del cavallo di Troia. E allora eccolo che tuona contro i Pera e i Dini, i Riotta e i Mieli: tutti quelli che suggeriscono a Salvini di darsi una moderata, Borghi li fucila su Twitter. “Sono come la strega di Biancaneve che offre la mela avvelenata a Matteo: ma per fortuna il nostro leader resiste. Le sue idee sono sempre le stesse”. E non è detto che abbia torto. (val.val)

• Il ministro per gli Affari europei invita l’opposizione a collaborare la prossima settimana. Nota choc della Lega sui fondi europei

Rivoluzione liberale? Amendola spia le carte di Salvini sul Recovery (segue dalla prima pagina)

Difficile, insomma, aspettarsi un voto trasversale martedì prossimo, quando il dossier con cui le Camere daranno un indirizzo di massima al governo in vista dell’attuazione del piano di finanziamenti europei approderà dapprima a Montecitorio e poi a Palazzo Madama. Appuntamento a cui il ministro Amendola guarda con una certa apprensione: perché un’approvazione del piano permetterebbe al governo italiano di presentarsi già al Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre come l’unico dei 27 esecutivi forte di un mandato parlamentare, impostando così le trattative dei prossimi mesi – entro marzo del 2021 dovrà esserci la presentazione ufficiale di tutti i piani – facendo valere ai tavoli delle negoziazioni un vincolo istituzionale non decisivo, ma pur sempre rilevante. Si tratterebbe in sostanza della stessa strategia che utilizzano i primi ministri dei paesi nordici, che ribadiscono puntualmente il loro

dovere di rispettare le direttive ricevute dai loro parlamenti. Una tattica che anche l’olandese Mark Rutte ha adottato la scorsa estate per impuntarsi sul cosiddetto “freno d’emergenza” e vincolare l’erogazione dei fondi all’attuazione delle strutturali da parte dei singoli paesi. E allora stavolta il lavoro è stato scrupoloso fino al punto di apparire bizantino: col presidente della commissione Bilancio della Camera, Fabio Melilli del Pd, che ha coordinato un ciclo di audizioni durato oltre un mese e che s’è concluso, d’intesa coi colleghi di altre commissioni, con la stesura di un documento d’indirizzo in cui vengono elencate le priorità di spesa e d’investimento connesse al Recovery. E siccome lo si voleva condiviso quanto più possibile, il lavoro, nelle linee guida sono state accolte non poche delle osservazioni avanzate dalle opposizioni. “Nelle commissioni si è oggettivamente lavorato bene”, conviene Renato

Brunetta, responsabile economico di Forza Italia che non esclude affatto una convergenza in Aula: “Ci stiamo ragionando coi colleghi del partito. Leggeremo con attenzione la risoluzione che la maggioranza produrrà, confidando nell’intelligenza politica del governo”. E se davvero la primavera della rabbia sovranista ha lasciato posto alla primavera del buonsenso, come vorrebbero dimostrare le parole di Salvini, sarebbe lecito attendersi un atteggiamento analogo da parte della Lega. E invece Alberto Bagnai, giorni fa, ha definito le linee guida sul Pnrr come un “documento abbastanza imbarazzante”. Meno sintetico è stato invece il giudizio che il gruppo della Lega al Parlamento europeo ha espresso in una “Nota critica sul Recovery fund”, un documento ufficiale diffuso con tanto di simbolo del partito. “Ci sarà grazie al Recovery – si legge nelle conclusioni del dossier – un vincolo esterno, simi-

le alla Troika per modalità ricattatorie (ti concedo di spendere i tuoi soldi e forse una mancia se fai quello che ti dico io). Il governo giallorosso ha quindi vincolato ulteriormente il nostro paese alle decisioni prese in sede Ue e ora cercano di vendere questo ennesimo tradimento della patria come un grande successo e come se l’Ue ci regalerà un sacco di soldi. Forse il fine mascherato era proprio questo, ovvero fregarsene dell’interesse nazionale e della volontà degli elettori, cercando d’impegnare il più possibile l’Italia ai vincoli esterni e limitare l’azione economica e di riforma futura di un governo di centrodestra a trazione Lega”. Il tutto veniva vergato mercoledì 7 ottobre. Nelle stesse ore, cioè, in cui Salvini dettava al Corriere della Sera la sua dichiarata volontà di realizzare la “rivoluzione liberale”. Per dire di quanto siano credibili, le svolte del Capitano. Valerio Valentini

• L’assoluta assenza di dibattito nella magistratura sulle degenerazioni della giustizia emerse dallo “scandalo” sulle nomine

Caiazza spiega perché il siluro a Palamara somiglia a un esorcismo (segue dalla prima pagina)

Il capro espiatorio è stato punito in maniera esemplare e tutti i problemi sono stati risolti, sembra essere il pensiero diffuso nella magistratura e nel Csm. Se di certo non si può negare l’inopportunità dei comportamenti tenuti da Palamara e da alcuni suoi colleghi, a lasciare stupiti è l’assoluta assenza di dibattito nella magistratura sulle reali cause che si celano dietro le gravi degenerazioni emerse dal cosiddetto scandalo sulle nomine pilotate. Superata l’indignazione iniziale, un silenzio tombale e corporativo ha investito il mondo togato. Nessuna riflessione sulle ragioni che da decenni spingono le correnti e la politica a occuparsi della spartizione delle nomine dei vertici degli uffici giudiziari: l’ampia discrezionalità politica in mano ai procuratori capo, l’assenza di reali forme di valutazione della professionalità dei magistrati, l’incremento del fenomeno dei magistrati “fuori ruolo” in ministeri e organismi pubblici, la commistione fra toghe e politica, la trasformazione delle correnti da organi di espressione del pluralismo culturale a centri di potere. Anziché discutere di questo, la magistratura e il Csm hanno preferito svolgere un processo lampo (durato solo tre settimane, record storico) nei confronti di Palamara,

negando l’ascolto dei 133 testimoni indicati dalla difesa del pm ed evitando pure di interrogarsi sulla legittimità di intercettazioni che hanno coinvolto alcuni parlamentari (e di quel trojan misteriosamente disattivato durante certi incontri). E pensare che lo scandalo, esploso nel giugno 2019, ha nel frattempo costretto alle dimissioni ben sei consiglieri del Csm e l’allora procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio. “Sono consapevole di aver pagato io per

tutti, per un sistema che non funziona, che è obsoleto e superato”, ha dichiarato Palamara in una conferenza stampa tenutasi nella sede del Partito radicale, affermando di non aver “mai fatto accordi con nessun parlamentare perché un ipotetico procuratore della Repubblica potesse accomodare qualche processo” e sottolineando di non essere stato lui a inventare il sistema delle correnti, che invece “domina la magistratura da circa 40 anni”. L’ormai ex pm ha anche

Fridays from the past, altro che future (segue dalla prima pagina)

Solo che ci impestava e infettava, madre natura, matrigna piuttosto, anche quando forestavamo, quando gli incendi erano meno diffusi, forse, e i cicloni e uragani meno frequenti, forse, e i temporali, che Franco Prodi loda come grandi fenomeni astrofisici, non venivano sciaguratamente definiti bombe d’acqua. Lutero in un’Europa ultraforestata e incontaminata inventò una nuova fede e un nuovo Dio dell’occidente per via di un temporale, tuoni, fulmini, che gli fece una gran paura. Fosse stata una bomba d’acqua, avrebbe inventato l’ambientalismo, meno interessante dell’evangelismo. Che i ragazzi ci credano e si accodino

va bene, è perfino ovvio, uno vuole marciare quale che sia l’orizzonte o la linea di arrivo, ma che gli adulti non trovino tra loro qualcuno capace di metterli in guardia contro la credulità, contro le stupidaggini inverificate, contro l’uso ideologico della ricerca scientifica, contro le panzane predicatorie rivelatesi inidonee a proteggere l’umanità dalla deriva naturale piuttosto che l’opposto, questo è veramente scandaloso. Questi venerdì vengono dal passato oscurantista della cultura occidentale, sono Fridays from the past, e andrebbero riconsiderati dopo la pandemia alla luce della ragione. Giuliano Ferrara

annunciato che contro il provvedimento di rimozione ricorrerà in Cassazione e, se necessario, anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo, facendo capire inoltre che presto andrà al contrattacco: “Non solo Lotti. Farò i nomi dei politici che ho incontrato. Di cene ne ho fatte tante”. Palamara ha anche evidenziato una particolare coincidenza: “I miei accordi, da presidente Anm prima e da consigliere Csm poi, sono stati prevalentemente con la parte di sinistra della magistratura, con la parte di Area. Quando mi sono spostato più a destra, con Magistratura Indipendente, sono venuti fuori i problemi”. “La radiazione dalla magistratura di Luca Palamara ha le stimmate ipocrite del capro espiatorio, sacrificato in realtà per salvare dal peggio innanzitutto i sacerdoti officianti”, ribadisce al Foglio Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle camere penali. “Questo non è l’esito di un procedimento disciplinare degno di questo nome, è piuttosto un esorcismo. In genere, tuttavia, sacrifici ed esorcismi non servono a granché, e ce ne renderemo conto in tempi assai brevi”. Palamara non potrà più indossare la toga, ma la figura peggiore sembra averla fatta tutta la magistratura. Ermes Antonucci

• Per gli Stati generali, il M5s è costretto ad attingere dai fondi gestiti dai soci Rousseau. Crimi tratta con il figlio di Gianroberto

Il congresso anti Casaleggio pagato con i soldi di Casaleggio (segue dalla prima pagina)

In queste ultime ore, c’è stato un passaggio telefonico tra il capo politico Vito Crimi e Davide Casaleggio per gestire il malloppo che servirà a celebrare il congresso della svolta. I tesorieri dei gruppi di Camera e Senato hanno già fatto capire che non hanno intenzione di attingere dalle casse parlamentari. I soldi da qualche parte ci sono. Ma bisogna perdersi nei comitati e negli statuti, che cambiano come le stagioni. Fino a poco fa c’erano gli avanzi del Comitato elettorale per le europee, circa 113 mila euro, ma questi fondi gestiti da Dettori (presidente del Comitato con sede nella casaleggia-

C

onsumata dalla tisi e sfinita da mille privazioni e sofferenze, Simone Weil morì il 24 agosto 1943 nel sanatorio di Ashford, in Inghilterra, battezzata in articulo mortis, dopo che per tutta la vita era rimasta sulla soglia della Chiesa, profondamente affascinata da Cristo e dal Vangelo ma delusa dal Dio dell’Antico Testamento e dalla struttura ecclesiastica cattolica. Simone, che era nata nel 1909 a Parigi in un’altolocata famiglia ebrea non praticante, fin da giovanissima avvertì un bruciante desiderio di condividere la condizione degli ultimi, il loro dolore e la loro miseria. Per questo, a venticinque anni decise di andare a lavorare in fabbrica e trascorse circa otto mesi nelle officine elettromeccaniche Alshtom e in altre aziende, tra cui la Renault: questa si rivelò per lei un’esperienza assai significativa che aumentò il suo tormento interiore e la spinse ad approfondire le sue drammatiche riflessioni sulla “pesantezza” del vivere e, più in generale, sul mistero dell’esistenza: numerose furono le letture che ella fece al riguardo, dall’amatissimo Platone ai princi-

na via Morone) sono stati prosciugati dalla non esaltante battaglia delle regionali. Vista la penuria di donazioni da parte degli attivisti da Milano sono partiti i bonifici per i comitati regionali: Toscana, Puglia, Marche, Liguria e la Campania. Al momento l’unico bacino da cui attingere è quello del vecchio “Comitato Italia 5 Stelle 2019”, recentemente diventato “Comitato iniziative 5 stelle”. Un organismo fondato a giugno del 2019 dal solito Dettori e da Enrica Sabatini (entrambi soci di Rousseau) e Stefano Torre (nello staff del M5s) con sede sempre in via Morone 6, l’ex ufficio della Casaleggio Associati, ora casa di Rousseau. Il comitato

LIBRI Simone Weil DIARIO DI FABBRICA Marietti 1820, 160 pp., 11 euro pali testi delle religioni orientali al Vangelo. Del periodo trascorso in fabbrica la Weil tenne un diario, che fu pubblicato postumo nel 1951 e del quale soltanto col tempo si è compresa l’importanza, come afferma Giancarlo Gaeta nel breve saggio iniziale premesso al testo weiliano. Ben oltre le non poche sofferenze fisiche patite durante la permanenza in fabbrica, a lasciare un segno indelebile nell’animo di Simone fu – annota ancora Gaeta – “l’esperienza di un abbassamento a uno stato di schiavitù determinato dalla forma stessa assunta dal lavoro nella

sarebbe dovuto durare fino a dicembre 2020, per organizzare la consueta manifestazione Italia a 5 stelle che quest’anno è saltata, dopo aver gestito quella del 2019 a Napoli e ha un attivo di 132 mila euro. Da statuto, con lo scioglimento del comitato, questo avanzo sarebbe dovuto confluire nell’Associazione Rousseau di Casaleggio. Ma a gennaio 2020 i soci hanno cambiato il nome del comitato e ne hanno allungato la vita fino al 31 dicembre 2022. Tra gli aggiustamenti, oltre al cambiamento del nome e al prolungamento della durata, c’è stata una modifica dell’articolo 16: allo scioglimento del comitato i fondi a disposizione verranno devoluti “a enti aventi finalità anagrande industria”, che le fece capire che cosa volesse dire non avere più alcun diritto e alcuna dignità. La fabbrica raccontata dalla Weil è una realtà spersonalizzante e aspra, dove i rapporti gerarchici sono molto duri, un mondo dominato dalla costrizione e dalla sofferenza fisica dovute ai faticosi ritmi lavorativi, ai ricorrenti infortuni, all’ambiente malsano. Terminato il periodo di lavoro in fabbrica, la Weil tentò senza successo di proporre qualche soluzione al dramma della condizione operaia. Nonostante questo fallimento, ella continuò a riflettere sul mondo del lavoro manuale e consolidò le proprie convinzioni, tra le quali spicca quella riguardante la terribile, vastissima presenza del male e del dolore nel mondo. Simone volle sperimentare in prima persona la dimensione tragica del vivere, e il tempo trascorso in fabbrica la aiutò a maturare la propria personalità e le proprie idee; e se il suo punto di approdo fu la mistica, ciò non significa che avesse dimenticato l’ossessivo frastuono che proviene dalle macchine delle officine. (Maurizio Schoepflin)

loghe ovvero correlate al M5s”. Una formula che rispetto alla versione precedente toglie l’esplicito riferimento all’Associazione Rousseau come beneficiaria, ma non la esclude. Nel frattempo, oltre agli avanzi dell’ultima manifestazione, fino a fine agosto sono arrivati versamenti dei parlamentari grillini pari a circa 80 mila euro. Dunque, salvo nuove uscite, il comitato ha in cassa circa oltre 200 mila euro. A cui però vanno sottratte le spese per il villaggio Rousseau a luglio e per le Olimpiadi delle idee. Casaleggio ha rassicurato a Crimi sui soldi. Lunedì il vertice decisivo tra Lombardi, Dettori e Sabatini. Simone Canettieri e Luciano Capone


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Primo Piano

Domenica 11 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

La lotta al Covid a Nordest LO STUDIO VENEZIA I positivi al coronavirus in Veneto aumentano, ma «l’emergenza sanitaria ospedaliera non c’è, perché i ricoveri e i decessi rimangono costanti». È basandosi su questi parametri - numero di positivi più o meno come a marzo, ma ricoveri decisamente inferiori, almeno 100 unità in meno che il presidente della Regione, Luca Zaia, esclude che ci possano essere nuovi blocchi: «Nuovi lockdown? Da noi no». Il governatore ritiene che il criterio da considerare non sia l’Rt, ma il numero di tamponi per abitante e, soprattutto, la situazione ospedaliera. Situazione che in Veneto è, al momento, «assolutamente sotto controllo».

Zaia: «No a nuovi blocchi, situazione sotto controllo» Boom di casi, ma il governatore esclude `Quasi 600 positivi in più in un giorno lockdown: «Sono solo aumentati i test» ma in Veneto appena il 5% con sintomi `

L’andamento in Veneto

Tra tamponi (oltre 2 milioni) e test rapidi (1.450.000) in Veneto si è superata la soglia dei 3 milioni e mezzo di esami. Il trend di crescita delle persone che vengono trovate positive sta galoppando (nelle ultime ventiquattr’ore 589 casi in più), è come se si fosse tornati indietro di sette mesi, anche se va detto che a marzo e aprile non si facevamo tanti tamponi come oggi. La situazione sta però cambiando: ad oggi un veneto su due in isolamento è positivo (i positivi sono 5.832, le persone in quarantena 11.625, pari al 50,17%). L’altro dato da tenere sotto controllo è il rapporto tra sintomatici (225) e positivi (5.832), pari al 3,86%. E questo perché, come la Regione va ripetendo da giorni, il 95% dei positivi in Veneto è asintomatico. Poi c’è il confronto da fare con il passato e su questo argomento ieri Zaia ha diffuso uno studio statistico sulla situazione epidemiologica aggiornata al 9 ottobre. «I positivi - ha detto Zaia mostrando le tabelle - iniziano ad aumentare dalla fine di luglio, ma rimangono pressoché costanti ricoveri e decessi come si può vedere dalle due curve, che sono praticamente piatte». Lo stesso vale se si considera il numero di positivi che si registrano di settimana in settimana: la curva rossa ha raggiunto lo stesso livello dei primi di marzo e poi di Pasqua, quando però cresceva anche la curva gialla dei ricoveri, che adesso invece è stabile. Lo studio analizza anche le fasce di età dei positivi: “Nel periodo dal 1° all’8 ottobre la maggior parte dei casi riguarda soggetti dai 25 ai 44 anni e poi dai 45 ai 64

IL MAGGIOR NUMERO DI CONTAGI ORA TRA I GIOVANI MA A SCUOLA IL VIRUS HA COLPITO SOLO 300 STUDENTI (0,04%)

SCUOLA

Frequenza giornaliera cumulata eventi

I NUMERI

Positivi

RIcoveri

Deceduti

Negativizzati

28.600 26.000 23.400 20.800 18.200 15.600 13.000 10.400 7.800 5.200 2.600 0 21 febbraio

5 marzo

18 marzo

31 marzo

13 marzo

26 marzo

9 maggio

22 maggio

4 giugno

Distribuzione percentuale dei positivi per età e sesso 35

30 luglio

30 giugno

8 agosto

21 agosto

3 16 29 settembre settembre settembre

95

maschi

femmine

maschi

80

25%

69

60

20 15%

15

12%

10% 10

30 giugno

100 femmine

29% 29%

25

17 giugno

Ricoveri per età e sesso (periodo 1-8 ottobre 2020)

32%

30

40

8% 6%

7%

32

9%

9%

25

23

6%

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3%

0

20

12

12

11

8

45-64

65-74

13

15

13

0

0-14

15-24

25-44

45-64

65-74

75-84

+85

0-44

75-84

+85

Totale L’Ego-Hub

279 Le scuole venete con almeno un caso di positività

3,5 Milioni di esami (tamponi e prelievi) effettuati in regione

1 Un unico contagio registrato ieri in Polesine

Seconda ondata, il record a Treviso E Rovigo si conferma “isola felice” IL BOLLETTINO VENEZIA Nuovo balzo di contagi in Veneto. Nelle ultime 24 ore i nuovi casi positivi registrati dal bollettino della Regione sono stati ben 589, rispetto al precedente bollettino delle ore 17 di venerdì. In testa per numero di contagi Treviso con 1.283 casi attualmente positivi, a seguire Venezia con 1.113, Verona con 1.011. L’unico cluster in cui non è stato registrato nessun nuovo caso positivo è Vo’, mentre Rovigo che ieri mattina era a zero nuovi casi, in serata ha registrato una positività in più rispetto al giorno precedente. Rispetto a venerdì si sono re-

gistrate tre vittime che hanno portato il totale dei decessi a 2.218. Stabile, invece, la situazione ospedaliera: i pazienti attualmente positivi ricoverati in area non critica sono complessivamente 238, mentre quelli ricovderati in terapia intensiva sono 21, cui si aggiungono altri 9 che si sono negativizzati. I soggetti in isolamento sono 11.625 (+344). Per quanto riguarda i tamponi, il governatore Luca Zaia ha riferito che il dottor Roberto Rigoli, primario del reparto di Microbiologia a Treviso e coordinatore delle Microbiologie del Veneto, sta testando dei kit per l’autosomministrazione: «Noi siamo già pronti a partire, abbiamo la

piattaforma su cui registrarsi». Da domani, intanto, la Regione Veneto ricomincerà ad usare il modello previsionale della scorsa primavera per capire, con l’eventuale aumento dei contagi, come sarà l’andamento ospedaliero.

FRIULI VENEZIA GIULIA Le persone attualmente positive al coronavirus in Friuli Venezia Giulia sono 1.264. Rimangono 6 i pazienti in cura in terapia intensiva e 23 i ricoverati totali in altri reparti. ieri nessun nuovo decesso è stato registrato (355) però ci sono stati 126 nuovi contagi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ecco i vaccini anti-influenzali 1770 La Serenissima contro il vaiolo Disponibili 1,32 milioni di dosi Immuni per ordine del Doge

LA CAMPAGNA VENEZIA Alcune Ulss territoriali si sono già mosse, ma la campagna vaccinale antiinfluenzale della Regione Veneto partirà ufficialmente e a pieno regime domani, 12 ottobre, utilizzando 1 milione 320 mila dosi, per la gran parte già distribuite, contro le circa 800 mila acquistate l’anno scorso. La campagna è stata presentata ieri da Michele Tonon, della Direzione Prevenzione della Regione Veneto, nell’ambito del punto stampa del presidente Luca Zaia sulla situazione Covid-19. La campagna vaccinale punta a difendere i soggetti più deboli

dalle complicanze, contenere gli accessi ai Pronto soccorso, supportare la diagnosi differenziale con Covid-19 (che ha vari sintomi in comune) e la conseguente gestione dei casi sospetti. Rispetto all’anno scorso, stavolta i vaccini sono gratuiti non a partire dai 65 anni, ma dai 60 e, ovviamente,

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(1.445 positivi). Alle classi di età dai 0 ai 24 anni sono attribuibili 564 positivi, pochi sono ancora i casi dai 65 in su. Questa distribuzione della positività spiega che il virus circola molto tra la popolazione in tutte le fasce di età, soprattutto quelle dell’età scolastica e produttiva. La riduzione della gravità della malattie è legata al fatto che circola meno tra gli anziani che rappresentano le fasce più fragili. Gli anziani sono anche i più attenti alle misure di igiene respiratoria”. Sta, invece, leggermente aumentando il numero di operatori sanitari con tampone positivo: a giugno erano praticamente zero, ora la stima è arrivare a 100 casi nelle prossime ore.

per tutte le categorie di persone a rischio. Come previsto dal Piano sanitario nazionale e ribadito dal Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019, l’obiettivo è il raggiungimento di una copertura vaccinale della popolazione anziana pari ad almeno il 75%. Gli interessati possono rivolgersi al proprio medico di base per avere informazioni. Il vaccino gratuito è destinato secondo le seguenti priorità: operatori sanitari; ospiti delle strutture residenziali; soggetti a partire dai 60 anni di età; donne in gravidanza; soggetti affetti da patologie croniche che aumentano il rischio di complicanze da influenza; bambini dai 6 mesi ai 6 anni di età; fa-

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Ieri la Regione Veneto ha annunciato l’avvio della campagna di vaccini anti-influenzali. Lo stesso giorno di due secoli e mezzo fa, 10 ottobre 1770, la Serenissima Repubblica aveva chiamato i cittadini a eseguire “l’inoculazione del vaiolo nell’ospedale dei Mendicanti”. I veneziani furono i primi a proporre questa tecnica di immunizzazione.

Sul fronte scolastico, ad oggi solo lo 0,04% degli studenti è positivo al Covid: 300 su 707.814. Gli operatori scolastici positivi sono 41 (0,05%). Al 9 ottobre sono 279 le realtà scolastiche venete con almeno un caso attualmente positivo rilevato in una classe/sezione. Nella maggior parte degli eventi il caso è stato uno studente/alunno (90%) e solo in una minima parte si trattava di un operatore (docente o non docente). Tutti i soggetti ad oggi risultati positivi hanno presentato sintomatologia lieve o sono asintomatici. In isolamento ci sono 2379 studenti e 243 operatori scolastici.

L’INVITO

L’invito del governatore Zaia è di usare la mascherina. «L’uso della mascherina è determinante. È assurdo che ci sia un dibattito sull’uso di questa protezione preventiva. È irresponsabile l’abbassamento della guardia». In Regione si sta preparando un aggiornamento del Piano di sanità pubblica tale da portare gli attuali 464 posti letto di terapia intensiva, aumentati a 825 durante l’emergenza della scorsa primavera, addirittura a 1.016. «La Regione - ha detto Zaia - non è né catastrofista, né ottimista. Siamo obiettivi e ci muoviamo sulla base dei dati oggettivi che i nostri esperti monitorano e valutano giorno per giorno». Quanto alla decisione della Svizzera di inserire il Veneto nella black list con obbligo di quarantena, Zaia ha fatto due conti: «Fanno meno tamponi di noi e hanno più positivi, forse dovremmo essere noi a chiudere le frontiere». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

«DETERMINANTE L’USO DELLA MASCHERINA» IL PIANO: POSSIBILI OLTRE MILLE POSTI IN TERAPIA INTENSIVA

miliari e contatti (adulti e bambini) di soggetti ad alto rischio di complicanze (indipendentemente dal fatto che il soggetto a rischio sia stato o meno vaccinato); soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e altre categorie di lavoratori; donatori di sangue; personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani. Oltre alla vaccinazione per la prevenzione della trasmissione dei virus influenzali, così come di altri agenti infettivi è importante seguire scrupolosamente le seguenti indicazioni: lavarsi spesso le mani, coprirsi bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, restare in isolamento a casa nella fase iniziale delle malattie respiratorie, specie febbrili. © RIPRODUZIONE RISERVATA


I No Mask manifestano (in pochi) a Roma e definiscono il Coronavirus una “bufala di pedofili e dittatori”. Poi, però, la mascherina se la mettono

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Domenica 11 ottobre 2020 – Anno 12 – n° 281

e 1,80 – Arretrati: e 3,00

Redazione: via di Sant’Erasmo n° 2 – 00184 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

TERAPIE INTENSIVE OK

Modello tedesco: la quarantena da 14 a 10 giorni

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Alt ai vaccini cinesi strapagati da Gallera LOMBARDIA FLOP È LA MAGLIA NERA PER I CONTAGI E PURE PER GLI ANTI-INFLUENZALI: LI PAGA IL QUINTUPLO E L’AIFA BOCCIA I 100MILA ACQUISTATI DALLA CINA

q MANTOVANI E PALOMBI A PAG. 2 - 3

STORIA DI LORENZO

“Io tetraplegico: oltre un anno per la diagnosi” q A PAG. 8

LE MOSSE PER ROMA

q SPARACIARI A PAG. 4 - 5

Zingaretti cerca di disinnescare la mina Calenda q MARRA A PAG. 15

LA CLASSIFICA NERA

I delitti durante la pandemia: stravince l’usura

LE NOSTRE FIRME. • Padellaro Informare senza allarmi a pag. 10 • Mercalli Il mare caldo a pag. 11

• Colombo Usa, guerra di bugie a pag. 11 • Luttazzi Metafore e polsini a pag. 18

q MASSARI E REGUITTI

A PAG. 6 - 7

COMIZIO DAL BALCONE

Trump fa il duro, ma crea un altro assembramento

REGIONI Campania, Veneto e Liguria Contagi su, misure giù

I “governatori”-fenomeni: tanti voti e record di infetti

Mannelli

p De Luca ha l’Rt più alto d’Italia e Toti il record di positivi sui tamponi fatti. Zaia è terzo per contagi. Vinte le elezioni, mancano i risultati

q SALVINI A PAG. 4 - 5

q GRAMAGLIA

A PAG. 17

L’INTERVISTA

La cattiveria

Ricky Memphis: “Avrei dovuto rischiare di più”

Un negazionista alla manifestazione No Mask: “Perché ci mettono il tampone nel naso quando basterebbe sputare?”. Giusto, allora sputiamogli

q FERRUCCI A PAG. 20 - 21

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Voto di sbaglio

» Marco Travaglio

N

ella classifica dei contagi primeggiano la solita Lombardia, ormai fuori concorso, e le Regioni che hanno appena plebiscitato i loro presidenti: Campania, Veneto e Liguria. I contagi, ovviamente, non sono colpa dei cosiddetti “governatori”: ma De Luca, Zaia e Toti hanno stravinto le regionali proprio perché visti come i salvatori delle rispettive regioni dal Covid. Zaia in un certo senso lo è stato, avendo avuto la fortuna e l'umiltà di affiancarsi Crisanti, con cui poi ha litigato (e da allora il Veneto se la passa maluccio). Toti invece ha mal gestito la prima ondata. Ma, siccome Lombardia e Piemonte han fatto peggio, è passato per uno bravo. E si è pure preso il merito del nuovo ponte, i cui fondi statali sono finiti non spesi o regalati a chi non ne aveva diritto con una distribuzione a dir poco clientelare. Poi, anche grazie alla scandalosa propaganda a suo favore del Giornalone Unico, è riuscito a nascondere la seconda ondata fino alle elezioni. La Campania è stata risparmiata dalla prima ondata per puro culo, non certo per merito di De Luca, il satrapo tutto chiacchiere e distintivo che non ha risolto nessuno degli annosi problemi della sanità campana, anzi li ha aggravati. Ma li ha mascherati dietro la solita raffica di comizietti e siparietti demagogici: molto più comodo evocare lanciafiamme o minacciare lockdown che creare posti letto o assumere medici e infermieri. Intanto un suo fedelissimo, il sindaco di Eboli Massimo Cariello, appena rieletto col record dei voti (80%), ha avuto il tempo di formare la giunta poi è finito in manette per corruzione e abuso: le intercettazioni lo immortalano mentre pilota due concorsi per far assumere una dozzina di amici. Il gip lo descrive come “completamente immerso in una logica privatistica di gestione del potere, tutta votata alla salvaguardia degli interessi propri o delle persone a lui vicine”. Infatti l’hanno votato 4 concittadini su 5. Che presto torneranno alle urne in base alla legge Severino. In democrazia, è vero, gli elettori hanno sempre ragione. Ma bisogna intendersi. Chi vince ha il diritto-dovere di governare, sempreché non lo arrestino. E chi perde deve chiedersi il perché: ma non sempre la risposta è che ha vinto il migliore. In Liguria, in Campania e a Eboli, pochi giorni dopo le elezioni, è già evidente che han vinto i più bugiardi, o i più demagogici, o i più clientelari, mentre chi li contrastava senza bugie né voti di scambio, ma solo col voto di opinione (Sansa in Liguria, i 5Stelle in Campania) non aveva speranze. Risposta terribile: significa che continueranno a vincere i peggiori finché non troveranno qualcuno ancor peggio di loro. O elettori più informati e meno ricattabili di oggi.


DAL 1887

il Quotidiano

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del NordEst

ANNO 134- N° 241

VENEZIA MESTRE

Domenica 11 Ottobre 2020

Venezia Mose, caccia ai soldi per alzarlo Le risorse sono a tempo limitato

Ciclismo Primo contagio al Giro d’Italia, trema anche la corsa rosa

L’artista Piranesi il genio veneto dell’incisione sedotto da Roma Arnaldi a pagina 17

Fullin a pagina VII

www.gazzettino.it

Tavosanis a pagina 19

Zaia: «Nuovi blocchi? Escluso» `«Da noi la situazione è sotto controllo Il governatore: «L’aumento dei positivi effetto dei test, appena il 5% con sintomi» ma determinante l’uso delle mascherine» `

Il commento

Sanità. Via libera senza prescrizioni

La battaglia per l’ambiente senza aiuti da Usa e Cina Romano Prodi ello scorso ventennio il problema ambientale è finalmente diventato dominante nella vita di tutti noi. Gli scienziati ne approfondiscono le caratteristiche e suggeriscono i rimedi perché l’ambiente non sia devastato. I leader religiosi, a cominciare dal Pontefice, ci mettono in guardia sulle drammatiche conseguenze della rottura dei rapporti fra uomo e natura e, finalmente, un numero crescente di decisori politici cerca un accordo globale per affrontare il problema. Il primo grande accordo fu siglato nel 1997 con il Protocollo di Kyoto. Sottoscritto da 180 Paesi, entrò in vigore solo nel 2005 grazie all’impulso della Commissione Europea, nonostante l’opposizione della Cina e degli Stati Uniti. Sono poi seguite numerose conferenze internazionali con alterno successo, fino a quella che sembrava la definitiva soluzione: l’Accordo di Parigi del 2015, sottoscritto da 196 Paesi che si impegnavano ad operare congiuntamente per contenere il riscaldamento del pianeta entro i due gradi centigradi. Così non è avvenuto. Il risultato concreto di tutta questa grande e lodevole battaglia (...) Continua a pagina 23

N

Quasi 600 nuovi casi in Veneto, ma l’esplosione dei contagi non turba il governatore Luca Zaia. Per due ragioni: «È l’effetto dell’aumento dei tamponi». E meno del 5% dei positivi presenta sintomi. «Situazione sotto controllo», niente a che vedere con marzo e aprile. «Nuovi blocchi? Lo escludo», dice Zaia, mentre a Roma invece il governo si prepara al peggio. Anche perché nelle altre regioni la situazione si aggrava. La sanità veneta è pronta comunque ad allestire oltre mille terapie intensive. Per il momento comunque giunge l’appello all’uso della mascherina. Vanzan a pagina 5

Il caso

La console svizzera «Il Veneto isolato? Calcolo matematico» Svizzera “chiusa” al Veneto ma non alla Lombardia che ha molti più contagi? La console elvetica a Milano si giustifica: «È un calcolo matematico, ma abbiamo escluso le aree con le quali abbiamo scambi economici». Borzomì a pagina 2

VICENTINA La cantante Claudia Pavone, protagonista de “La Traviata”

Donne & donne

«La mia vita è un’opera Chiamatemi Violetta» Alda Vanzan

Il piano del governo: stretta su bar e sport `Vertice a palazzo Chigi: locali chiusi a mezzanotte,

attività amatoriali nel mirino, in famiglia non più di 6

Il ginecologo

«Sesso e Covid cosa e come fare per non rischiare»

Minorenni, sì alla pillola dei “cinque giorni dopo” L’agenzia del farmaco ha eliminato l’obbligo della ricetta per la “pillola dei 5 giorni dopo” alle minorenni Allegri a pagina 8

L’Ordine dei medici detta le linee anche per quanto riguarda i consigli da seguire in materia di rapporti sessuali durante la pandemia da Covid 19: meglio usare la mascherina anche durante il rapporto. Ecco cosa e come fare. Favaro a pagina 6

Anna e Adriano sposi sul Canal Grande Elena Filini l telefono di Anna Bonamigo è squillato presto ieri mattina. Dall’altro capo del filo Adriano Panatta: «Sai che ti dico? Che ho deciso di venire. Ci vediamo a Ca’ Farsetti. Non farmi aspettare troppo». Appuntamento con il matrimonio a 70 anni, perché l’amore non ha età e il campione del tennis italiano ha messo a segno sul Canal Grande la volée più bella: le nozze con l’avvocatessa trevigiana da anni sua compagna, davanti all’ex magistrato Carlo Nordio, per l’occasione nelle vesti di celebrante. Continua a pagina 9

Treviso

I

Fumatrice record, per lentezza

BRINDISI Gli sposi Anna Bonamigo e Adriano Panatta

Luciana Pincin, trevigiana di Cornuda, a 76 ha aggiunto un altra vittoria alla sua carriera di “fumatrice agonistica”: è campionessa italiana dopo aver vinto a livello europeo e mondiale. Fumo lento, anzi lentissimo: 1 ora, 13 minuti e 54 secondi per consumare i 3 grammi di tabacco inseriti nella pipa. «Non è un vizio, ma una prova di abilità», spiega Pincin che fino a 30 anni fa non aveva mai provato nemmeno una sigaretta. Miriade a pagina 9

REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 ∆ *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE ∆

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Il nuovo piano del governo per fronteggiare l’emergenza è stato messo a punto ieri in un vertice a Palazzo Chigi. A partire dal coprifuoco: per fermare la movida si va verso il divieto (dalle 21 in poi) di bere e restare in piedi fuori da bar, pub e ristoranti, che verranno chiusi anticipatamente: alle 24, invece delle 22 o 23 come inizialmente previsto. Il governo è anche orientato a stabilire un massimo di 6 posti allo stesso tavolo. E pure un limite di 6 persone (non conviventi) nella stessa casa. E un tetto di 20-30 invitati alle cerimonie. Sempre più a rischio gli sport amatoriali. Gentili alle pagine 2 e 3

ici soprano e ti immagini una bella signora in carne. Lei, invece, è sottile, quasi minuta. Nonostante la giovane età, 32 anni il prossimo 10 novembre, ha collaborato con maestri del calibro di Riccardo Muti e già calcato i più famosi palcoscenici dei teatri italiani. Lo scorso settembre era in piazza San Marco per un concerto della Fenice che ha aperto le celebrazioni per i 1600 anni della fondazione di Venezia. Martedì prossimo sarà al Goldoni, sempre a Venezia, ospite d’onore per l’inaugurazione della stagione di prosa. Si chiama Claudia Pavone, ha origini siciliane, è vicentina da quando aveva quattro anni e per gli esperti del settore è una dei più promettenti giovani soprani nel panorama lirico italiano. Non a caso la chiamano Violetta, la protagonista della Traviata portata tante volte sulle scene e con allestimenti di tutto rilievo. Continua a pagina 15

D


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