rassegna stampa 28 settembre 2020

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Primo Piano

Sabato 26 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Il Veneto dopo le elezioni LE MANOVRE VENEZIA Nuovo consiglio e nuova giunta regionale del Veneto: per avere entrambi gli organismi bisognerà attendere almeno il 7 ottobre. Sempre che non ci siano ricorsi. Dopo aver catechizzato i suoi 34 eletti leghisti nella riunione dell’altro pomeriggio al K3 a Treviso, convocata via WhatsApp a notte fonda per evitare anticipazioni sui giornali, il riconfermato governatore Luca Zaia ha rinviato alla settimana prossima gli incontri con gli alleati di Fratelli d’Italia e di Forza Italia. Il tema sarà: rapporti di forze, composizione della giunta, incarichi nell’assemblea legislativa, vale a dire presidenze di commissione. Gli azzurri di Michele Zuin potrebbero ottenere una presidenza di commissione, i Fratelli di Giorgia Meloni un assessorato. Il toto-giunta è coperto dal più stretto riserbo, anche perché Zaia è solito fare gli annunci a cose fatte, anche se qualche indicazione c’è. La prima: chi ha ben lavorato, si è dimostrato sul pezzo e, soprattutto, non ha creato problemi può contare sulla riconferma. I nomi sono quelli di Manuela Lanzarin a Sanità e Sociale, Gianpaolo Bottacin a Protezione civile e Ambiente, Elisa De Berti a Infrastrutture e Trasporti. Poi ci sono gli indiscutibili, punti di riferimento più nel partito (con valanghe di like sui social) che a Palazzo Balbi, destinatari di vagonate di preferenze: Roberto “Bulldog” Marcato. Ci sono i cambi: a Venezia, anche se Gianluca Forcolin potrebbe essere ripescato come assessore esterno, eventualità non ancora del tutto esclusa, se la gioca Francesco Calzavara. A Treviso partita aperta tra l’uscente Federico Caner (l’altro giorno bonariamente

Dieci giorni per la giunta tra nomine e dimissioni

scelta tra Manuela Lanzarin, Roberto Ciambetti (probabilmente riconfermato a Palazzo Ferro Fini), Nicola Finco (fino a ieri “solo” capogruppo). Padova si aspetta un secondo assessore oltre a Marcato (nella trascorsa legislatura era Giuseppe Pan) e lo stesso dicasi di Verona (che aveva Luca Coletto). Il decimo assessore sarà un FdI, in ballo Elena Donazzan.

Riconferme ed equilibri, Zaia incontrerà `Chi diventa assessore deve lasciare gli alleati FI e FdI la settimana prossima subito il consiglio. Vertice dei tecnici

La proclamazione degli eletti da parte della Corte d’Appello è attesa per giovedì 1° ottobre. A quel punto potrebbero scattare eventuali ricorsi (si parlava di carte bollate nel M5s per essere stato escluso dalla ripartizione dei seggi, ma c’è anche la posizione di Nazzareno Gerolimetto escluso per 7 voti a vantaggio della new entry Stefano Busolin). Appena avuta la proclamazione degli eletti, il presidente del consiglio regionale uscente Roberto Ciambetti ha 10 giorni di tempo per convocare l’assemblea con un preavviso di 5 giorni. Ipotesi: il 1° ottobre la proclamazione, il giorno stesso la convocazione, cinque giorni di preavviso a partire dal 2 ottobre, il 7 la seduta di insediamento. Con o senza assessori? È uno dei nodi che saranno affrontati lunedì dagli esperti di Palazzo Balbi e di Palazzo Ferro Fini: teoricamente, infatti, Zaia, potrebbe nominare già il 1° ottobre i 10 assessori (deve farlo entro dieci giorni dalla proclamazione) firmando i decreti di nomina così che il 7 ottobre in consiglio subentrino i primi dei non eletti visto che la nuova norma prevede che chi fa l’assessore deve dimettersi da consigliere. Secondo alcuni, però, sarebbe preferibile - anche per evitare successive carte bollate - insediare il consiglio con i 51 eletti usciti dalle urne e procedere alle surroghe nella successiva seduta di lì a qualche giorno. La ratio è semplice: se a un certo punto della legislatura Zaia dovesse liquidare un assessore, questi tornerebbe a fare il consigliere e chi aveva preso il suo posto, cioè il primo dei non eletti, andrebbe a casa. Proprio per questo l’insediamento dei consiglieri eletti non sarebbe una formalità. Alda Vanzan

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Dove va il Carroccio

In 20 nel nuovo stato maggiore di Salvini: governatori, vicesegretari ed ex ministri

SI ATTENDE LA PROCLAMAZIONE ANCHE PER CAPIRE SE CI SARANNO RICORSI. I DUBBI SULL’INSEDIAMENTO SEGRETARIO Matteo Salvini

LA POLEMICA VENEZIA Accusati dal segretario del Partito Democratico veneto Alessandro Bisato di non essersi sufficientemente impegnati nella campagna elettorale a favore di Arturo Lorenzoni, i tre sottosegretari dem Pier Paolo Baretta, Andrea Martella e Achille Variati evitano accuratamente la polemica e si limitano a uno stringato «no comment». Ma dai rispettivi entourage emerge che le parole di Bisato non sono state affatto gradite considerato, ad esempio, che anche uno dei tre sottosegretari era candidato - Baretta a Venezia - e che già durante tutto il lockdown Variati aveva organizzato ogni settimana con i suoi due colleghi le conferenze stampa del sabato mattina per tentare di controbilanciare le quotidiane presenze televisive del governatore Luca Zaia e per affrontare tutti i temi di stretta attualità.

LO SFOGO Dunque, la situazione è di reciproca insoddisfazione. Arturo Lorenzoni, candidato presidente della Regione per il centrosinistra, sconfitto sonoramente da Zaia (76% contro il 15%) in una intervista al Gazzettino giovedì scorso ha espresso la sua delusione nei confronti del Pd: «C’era un atteggiamento rinunciatario. Ho dovuto combattere

Potrebbero essere fino a una ventina i membri della nuova segreteria politica della Lega, annunciata da Matteo Salvini, che ha deciso di dotare il partito di un nuovo organo direttivo. Dentro i vicesegretari (Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e Andrea Crippa), i due capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Romeo, i 4 governatori della Lega, Luca Zaia, Fontana, Massimiliano Fedriga e Donatella Tesei e molti dei capi dei dipartimenti del partito salviniano, a partire dagli ex ministri Centinaio, Stefani, Bongiorno e Locatelli. Ieri, Salvini ha ribadito che si tratta di una operazione “tecnica”: «Sono abituato a delegare, quando la gente ti fa crescere devi essere più bravo e più presente». Ma per ora, nonostante la svolta ai vertici, la “Lega per Salvini premier” non ha all’orizzonte

alcun congresso. Lsp, partito nato nel 2018, prevedeva da statuto, come si legge nelle disposizioni transitorie, «un congresso federale elettivo, che dovrà essere svolto entro 12 mesi dall’approvazione del presente Statuto». Poi da convocare, come prevede l’art. 18, da parte del «segretario federale in via ordinaria ogni 3 (tre) anni». O «in via straordinaria, su richiesta della maggioranza dei membri del consiglio federale o su richiesta del segretario federale». In attesa del congresso, che dovrà comunque esserci entro il prossimo anno, si è messo in moto il toto-nomi sui delegati che prenderanno posto nella maxi-segreteria. Certa la presenza del responsabile organizzativo della Lega, Roberto Calderoli. In corsa tra gli altri il veneto Luca Coletto e il friulano Mario Pittoni.

ripreso perché al K3 è arrivato con una mezzoretta di ritardo), Alberto Villanova e Marzio Favero (questi ultimi due dati per papabili alla Cultura). A Rovigo Cristiano Corazzari pare aver recuperato posizioni, ma più che altro per questioni geografiche. Le stesse questioni geografiche che a Vicenza potrebbero imporre una

GOVERNATORE Luca Zaia eletto per la terza volta presidente della Regione Veneto

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Sul Gazzettino

Veleni e «faide» nel Pd «Bisato?Accuse gratuite» E c’è l’ipotesi congresso contro la rassegnazione». Il giorno dopo, sempre dalle colonne di questo giornale, Bisato, che da segretario veneto del partito si era candidato in Regione nel collegio di Padova risultan-

NO COMMENT DEI “PADRI NOBILI”. BARETTA: «SUBITO AL VOTO COSÌ PARLIAMO DI STRATEGIE E NON DI POLTRONE»

do battuto dall’ex parlamentare Vanessa Camani, non è stato tenero sulle cause del nuovo crollo del Pd: «Il risultato è drammatico - ha detto Bisato -. C’è una motivazione tutta interna, su cui chiamerò a responsabilità tutti: le faide dentro al partito producono all’esterno la visione di una comunità lacerata e divisa». E ancora: «Quella decisione (scegliere un candidato esterno, ndr) è stata presa subito dopo l’Emilia Romagna e appena prima del Covid, nel momento in cui il vento della novità erano le Sardine che si apriva-

no a un mondo altro rispetto a quello codificato dentro un partito. Con il senno di poi, diciamo che l’obiettivo di avere più consiglieri regionali doveva essere tenuto più in conto. Questa presunta apertura ci ha portato a non averne due in più. Ma dal punto di vista umano e politico sono molto vicino ad Arturo, la scelta va portata fino alle estreme conseguenze. Piuttosto i tre sottosegretari, nostri padri nobili, avrebbero dovuto sostenerlo molto di più. Invece il partito nazionale ha deciso di impegnarsi in altre partite maggiormente

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I TEMPI

`L’intervista di ieri al

segretario veneto del Pd Alessandro Bisato e, a sinistra, il sottosegretario (e candidato sindaco sconfitto a Venezia) Pier Paolo Baretta contendibili».

SILENZIO Interpellati dal Gazzettino, nessuno dei tre “padri nobili”, come li ha chiamati Bisato, ha replicato. Dall’entourage dei tre è stato però fatto notare che l’accusa di non essersi impegnati è del tutto gratuita, che i sottosegretari sono stati presenti già dai tempi del lockdown, senza contare che Baretta era pure candidato sindaco a Venezia, dove è stato battuto da Luigi Brugnaro. Al netto di ripensamenti visto che il giorno dopo si

terranno i ballottaggi in alcuni Comuni, sabato 3 ottobre dovrebbe dunque riunirsi a Padova la direzione regionale del Pd. Le dimissioni di Bisato - che aveva annunciato una conferenza stampa già questa settimana, salvo poi disdirla per presentarsi in partito - sono date per scontate. Ipotesi commissariamento o congresso straordinario? «Io sono per il congresso - ha detto Baretta - così non si discuterà né di nomi né di poltrone, ma di strategie politiche». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA


12 Cronaca

L'ARENA

Sabato 26 Settembre 2020

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Iprogettiperlaripresa

SONOATTESI250ESPOSITORI PERFIERACAVALLI 2020

Gliobiettivi e leidee persuperarel’emergenza

A novembre torna tra i padiglioni Fieracavalli, dal 5 all’8 e dal 13 al 15, abbracciando due weekend per diluire gli ingressi. Sono attesi circa 250 espositori, per lo più na-

zionali. «Nelle circostanze attuali spiega Mantovani - è più facile riprogrammare le manifestazioni in presenzaconespositoriepubblico italiano o al massimo proveniente

daiPaesiestericonfinanti,Austria, Slovenia e Croazia». «Fieracavalli conclude il direttore generale di Veronafiere-rappresenteràilbancodiprova delsistema».

ILPIANODIRILANCIO. Dopolabatostaper ilCoronavirus,il presidentee ildirettore Mantovani illustranolestrategie

Fiera,una terapia d’urto perrilanciare losviluppo Danese:«Aumentodicapitale di30milioni, abreve l’assemblea Aggregazioni?Studiamovarie ipotesipuntandoa rinforzarci» Enrico Giardini

Terapia d’urto. Anzitutto un aumento di capitale da 30 milioni. Da far sottoscrivere quanto prima dai soci. Poi percorrere ogni strada possibile sul mercato, dalle aggregazioni e a forme di collaborazione, su scala veneta ma non solo. E quindi manifestazioni e rassegne in presenza, con espositori, operatori e visitatori fisicamente tra i padiglioni. Senza con questo rinunciare all’ausilio delle tecnologie digitali per condividere eventi. È quanto mette in campo Veronafiere per innescare un processo di sviluppo dopo un anno - per la pandemia da Covid-19 e il lockdown - che ha portato a cancellare le rassegne previste, in primis il Vinitaly, ma soprattutto ha causato una riduzione del 70 per cento del fatturato. Anche se la società ha ridotto costi per totali 35 milioni. LACURA. È Maurizio Danese,

presidente di Veronafiere, con il direttore generale Giovanni Mantovani, a tracciare un programma per un futuro tutto da disegnare e riempire di contenuti. Ma anche di soldi. Visti quelli persi in questo 2020 tutto da dimenticare, in primis per i lutti causati dal Coronavirus, ma anche per le pesanti ricadute sulle imprese, sul lavoro e sulle fiere, volano di economia. «Il 2020 è stato un anno durissimo, con perdite nel comparto fieristico stimare in circa un miliardo italiano, che diventano tra i due e i tre miliardi se si considera appunto l’indotto generato dalla nostra attività», sottolinea Danese, che è anche presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane, che riunisce 40 operatori fieristici nazionali, con oltre mille manifestazioni ed eventi organizzati in media ogni anno. ALTRI SOLDI DAI SOCI. Appro-

fondendo le misure da adottare il presidente Danese cita appunto l’aumento di capitale, da circa trenta milioni. Va ricordato che i soci di Veronafiere sono il Comune di Verona, con il 39,488 per cento delle quote - è quello che ne ha di più - e quindi Fondazio-

Ilnuovoingresso alquartiere èquasipronto Viale dell’Industria siraddoppia ilparcheggio

ne Cariverona con il 24,078 per cento, poi la Camera di Commercio con il 12,985 seguito da Cattolica Assicurazioni (7,075), Banco BPM (7,009), Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario (5,379), Banca Intesa (1,354), Provincia di Verona (1,4) e altri con quote minori.

Ilprogramma

Manifestazionipiùagili C’è MarmomacRestart inedizionedigitale

PRIORITÀ. «La prima risposta

adesso sarà l’aumento di capitale», conferma Danese, «e contiamo di convocare l’assemblea dei soci entro un mese. Era già programmato all’inizio di quest’anno, mentre il 2021 sarebbe dovuto essere quello della quotazione in borsa, ma tutto è stato bloccato dal Covid. Riprenderemo dunque da dove eravamo rimasti, cioè appunto l’aumento e confido in tutti i soci». Aperture ad altri soggetti diversi dai soci, in questa fase, come del resto ipotesi di inoptato (cioè quote sulle quale i vecchi azionisti non hanno diritto di opzione) non vengono non prese in considerazione. «Speriamo proprio che l’inoptato sia zero», chiarisce Mantovani. ALLEANZE. L’altro campo di

azione di Veronafiere è quello di possibili aggregazioni o partnership. Corrono voci di possibili accordi con la fiera di Bologna, di Padova, di Milano, di Rimini e Vicenza. Il neorieletto presidente della Regione Luca Zaia ha detto di vedere con favore l’ipotesi di un polo fieristico veneto, magari proprio con Verona capofila. Veronafiere che cosa farà? «Noi siamo aperti al confronto e valuteremo ogni opzione, con l’obiettivo di rinforzare e sviluppare Veronafiere», spiega Danese, che con riferimento alla Regione cita «il sostegno che Veneto Sviluppo ci ha assicurato. Le parole del presidente Zaia vanno nell’ottica di sostenere le fiere e quindi valuteremo». Il direttore Mantovani cita però anche il rapporto con la fiera di Parma: «Stiamo procedendo con molta velocità il dialogo per forme di collaborazione». LAVORI. La Fiera ha voglia di

risalite in fretta la china, dunque. Intanto, gli investimenti strutturali sono stati stoppati, spiega Mantovani, ma sta inoltre per partire la gara d’appalto per raddoppiare il parcheggio multipiano in viale dell’Industria, opera da 12 milioni, e nella stessa strada sarà concluso il nuovo ingresso al quartiere fieristico, di 300mila metri quadrati, sul quale poi vanno svolte le, costose, manutenzioni. • © RIPRODUZIONERISERVATA

L’ingressodi Marmomac edizione2019 Agiliedinnovative. Le manifestazionifieristiche del futurodovrannoconfigurarsi in modoineditoperchécon la pandemiatuttoècambiato. «Glieventiinpresenza rimarrannolamodalitàpiù veloceedefficaceper fare trade.Manonsarà relegatain secondopianolagrande accelerazionechec'èstata in questimesisul frontedigitale. Ilfuturo sarà semprepiù all'insegnadell'integrazione», prevedeil dg diVeronafiere, GiovanniMantovani. Intantodamercoledìa venerdìdellasettimana prossimacon Marmomac Restartsarà varatal’edizione digitaledellafieradel lapideo,

chenonrinunceràperò al convegnodiaperturain presenza. Aseguire,si terrannoOil&nonOil, rassegnadiriferimentoper la distribuzionedel carburantedal 21al 23ottobre)ed Innovabiomed,il networkplace perl’innovazione biomedicadal 26 al27 dellostessomese,entrambe inversionefisica. Anovembretornatra i padiglioni Fieracavalli,dal 5all’8edal 13 al 15,abbracciandodue weekend perdiluire gli ingressi.Sono attesi circa250 espositori, perlo più nazionali.«Nellecircostanze attualièpiùfacileriprogrammare lemanifestazioni inpresenza con espositoriepubblico italianoo al massimoproveniente dai Paesi estericonfinanti,Austria, Slovenia

eCroazia»,aggiunge Giovanni Mantovani.Una piccolaeccezione sifarà con wine2wine Exibition, insiemefisica edigitale, chedal 22 al24 novembreporterà infiera 300buyer esteri, selezionatiin collaborazionecon Ice e provenientidall’area Schengen, oltreacirca 30 operatoritedeschi efrancesi delladomanda specializzatain vinibiologici invitatidaVeronafiere. L’evento è preceduto,sabato21 novembre daOperawine,tradizionale ouverturediVinitaly, che premieràinpresenza i100 top produttoriitaliani individuatidalla prestigiosarivista statunitense, WineSpectator. «Domenica22 saràl’unica giornataincui le aziendeespositrici potranno incontrareil pubblico evendere le loroproduzioni», affermail direttoregenerale. Lunedìe martedìwine2wineForum tornerà adessereriservato adoperatori edincontemporaneasi svolgerà ancheB-Open,la startupdelbio di Veronafierechestaraccogliendo moltointeresse.Inprogramma degustazioniincollegamentocon principalimercati delvino italiano, inUsaeAsia. Dal25al 27 saràla voltadiJobeOrienta (digitale)e dal27 al 29diVerona Mineral Show,inversionefisica. Art Verona(11-13 dicembre)chiude il calendarioinpresenza econ un numerodiespositori sostanzialmentein lineacongli anniprecedenti. Pergli eventi inpresenza sono statiutilizzate nuovetecnologiea salvaguardiadellasicurezza. Tra queste,il nuovo HS.Vision, che sfruttale oltre400 videocamere disorveglianzagià presenti in fiera,mettendole inrete. L’algoritmodicomputer vision creatodalla startupHumatics dell’UniversitàdiVerona, analizzandole immagini trasmessea micro-server,riesce a contareivisitatori eindividuare eventualiassembramenti nei padiglioni,segnalandoli intempo reale.Dotatodiriconoscimento facciale,puòinoltre amonitorare ilmancatoutilizzo delle mascherine.«Fieracavalli rappresenteràil bancodiprova delsistema», concludeil dg Mantovani. Va.Za.

Ilpresidente di Veronafiere, Maurizio Danese,con ildirettore generale,GiovanniMa

L’ingressodi Veronafiere

L’EVENTO. Dal19 al21 novembrelaseconda edizionedella manifestazione,dal titolo «Disegnareil nuovo mondo»

Torna anche il Festival del Futuro Oltreainumerosi dibattitieconvegni sisarà unospazio dedicato astartup innovative Torna nei padiglioni della Fiera di Verona il Festival del Futuro, seconda edizione organizzata anche quest’anno dal Gruppo Athesis con Eccellenze d’Impresa e Harvard Business Review. Quest’anno oltre ai numerosi incontri e dibattiti il festival - il cui titolo è «Disegnare il nuovo mondo» - prevede anche un’ampio spazio dedicato a numerose start up che mostreranno le loro innovazioni. Il Festival del Futuro e la Fiera dell’Innovazione si svol-

geranno negli spazi di Veronafiere dal 19 al 21 novembre. I convegni previsti sono dieci e vedranno numerosi e autorevoli personaggi del mondo imprenditoriale, accademico, della politica e delle istituzioni nazionali e internazionali. Ecco i focus con i panel: 1. La sfida globale della salute; 2. Il cambiamento climatico: la sfida della sostenibilità comincia ora; 3. Nuovi orientamenti per anticipare e gestire crisi ed emergenze; 4. Può l’Italia diventare

un leader tecnologico? Le condizioni abilitanti. Gli errori da evitare. Il quinto focus affronterà il tema Tecnologia e lavoro: i nuovi paradigmi. Seguiranno Mobilità e smart city; Le prospettive economiche e industriali dell’Italia nel nuovo contesto globale; Il ruolo delle donne nel disegno del nuovo mondo. E ancora, Agricoltura & Innovazione: il futuro è già presente. Decimo focus dedicato al Mondo come mercato: il caso della wine industry. •

Laprima edizionedelFestival delFuturo, loscorsonovembre


Cronaca 13

L'ARENA

Sabato 26 Settembre 2020

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Saranno 300 buyer internazionali selezionati in collaborazione con Ice e provenienti dall’area Schengen, circa 30 operatori tedeschi e francesi della domanda specializ-

SIAPRIRÀ IL 22NOVEMBRE WINE2WINEEXHIBITION

zata in vini biologici invitati da Veronafiere.Oltreabuyerextraeuropei che potranno essere presenti utilizzando il green channel annunciato dal ministero degli Esteri, al-

trimenti collegati online. Con OperaWine, confermata, a fare da vernice a un evento dedicato al vino perlaprimavolta inpresenza della domanda italiana ed estera. È l’i-

stantanea, a oggi, del prossimo wine2wine exhibition & forum, il formatdiVeronafiereeVinitalyinprogrammanellacittàscaligeradal22 al 24 novembre, anticipata dall’e-

sclusiva di Wine Spectator prevista per il 21 novembre con i top 100 produttori italiani di vino, e da un convegno di approfondimento suimercati internazionali.

ILMESSAGGIO. Sono rimasti inascoltatigli appelli all’esecutivoche sonostati lanciati daZaia, Fontana eBonaccini

Gridod’allarmealgoverno «Piùaiuti economicialsistema» «Il comparto resta in crisi, si viaggia con perdite di fatturato che toccano il 70 per cento» Valeria Zanetti

«Al sistema fieristico italiano servono aiuti economici calibrati ed in linea con quanto ricevono i competitor oltreconfine». A fine settembre la richiesta al Governo di Maurizio Danese, presidente di Veronafiere e di Aefi, l'associazione esposizioni e fiere italiane, che riunisce quaranta operatori, con un portafoglio di oltre mille manifestazioni l'anno, resta la stessa del 21 luglio, quando fu nominato ai vertici dell’organismo di rappresentanza. «Finora non è cambiato nulla, il comparto resta drammaticamente in crisi, primo a chiudere ed ultimo a riaprire. Sono rimasti inascoltati gli appelli lanciati dai Governatori Zaia, Fontana e Bonaccini, in rappresentanza dei territori in cui si svolgono la maggior parte delle manifestazioni italiane (Veneto, Lombardia, in particolare Milano, e Emilia Romagna) e che beneficiano del considerevole indotto», ragiona. «So-

antovani FOTOSERVIZIOMARCHIORI

lo il decreto “Agosto” è intervento in aiuto del sistema, con uno stanziamento di sessantatre milioni a fondo perduto, che però al momento sono fermi perché non sappiamo come attingervi», prosegue. Anche il fondo 394.81 di Simest dovrebbe andare in soccorso ai processi di internazionalizzazione degli enti fieristici italiani con trecento milioni di euro di finanziamento agevolato, mentre altri duecento milioni sono stati stanziati a supporto del mondo della cultura e delle manifestazioni. Ma per dare ossigeno al comparto che boccheggia servirebbe ben altro. Il sistema viaggia con perdite di fatturato del 70 per cento rispetto alle previsioni pre Covid e Veronafiere non si discosta. Per il sistema nazionale si tratta di miliardo di euro che diventano tra i due e i tre miliardi, considerato anche l'indotto. «In questi mesi abbiamo fatto quel che si poteva per assicurare la continuità aziendale – allarga le braccia il direttore generale, Giovanni Man-

L’analisi

Dalle Fiere un sistema per il Nordest E qui può nascere la nuova Baviera Maurizio Battista

Il Veneto dopo il trionfo di Zaia è diventato di moda. Una Regione ricca, che vuole l’autonomia e che si riconosce nel suo governatore che da molti viene considerato, come ha riconosciuto il Pd, uno di famiglia. Torna alla mente il progetto della vecchia Dc di Bisaglia e di altri capi storici della Balena bianca che volevano fare del Veneto la Baviera d’Italia. Declinata al giorno d’oggi, la realtà è più vicina di quello che si pensa. Resta da superare un ostacolo però: il campanilismo. Se queste province fossero capaci di mettersi a sistema, davvero non ce ne sarebbe più per nessuno. Del resto, se rivendichiamo l’autonomia regionale, che cosa ce ne faremo se non ci sarà un tessuto regionale compatto, sinergico, capace di lavorare assieme? Il presidente Zaia, interpellato sul futuro di un polo fieristico veneto di cui si parla ormai dal secolo scorso, ha detto che Verona può fare da capofila, la Regione da coordinatrice, ma spetta poi a enti, cda e assemblee dei soci a livello locale decidere. Eppure le opportunità da mettere a sistema non

Ilrendering delnuovo ingressoRe Teodorico

mancano. Partiamo dalle Fiere, con Verona capofila che può stringere accordi operativi con Padova e sicuramente Longarone ma anche con le realtà del vicino Friuli come Pordenone per arrivare a costituire un Polo fieristico del Nordest (Vicenza ha stipulato accordi con Rimini, l’occasione è sfumata qualche anno fa). Un polo unico sarebbe molto più competitivo sul mercato delle alleanze e delle aggregazioni rispetto a un singolo ente autonomo nel momento in cui si sedesse al tavolo con Bologna o con Milano. L’Emilia-Romagna del governatore Bonaccini, amico di Zaia, sta procedendo in questo senso e non è un caso dal momento che il futuro è

ancora un’incognita per il Covid, Del resto, per quanto criticato e sicuramente migliorabile, il polo del Nordest è già realtà per gli aeroporti con l’accordo Verona.Venezia. Si può discutere sulle potenzialità ancora inespresse dal Catullo, ma la logica da seguire è questa se non si vuole diventare preda dei fondi finanziari stranieri e perdere il controllo delle proprie infrastrutture. C’è poi il tema della sanità, dove le collaborazioni tra Verona e Padova non riescono a superare le concorrenze soprattutto a livello universitario e scientifico. E qui un forte ruolo per un polo sanitario del Veneto coeso e sinergico può rivestirlo la Regione, che ne ha la

competenza. Veniamo poi alle già citate aziende multiutility: la fusione Agsm-Aim Vicenza dovrebbe essere il primo passo per un asse robusto a livello veneto in grado poi di interloquire con i colossi dell’energia che stanno facendo shopping nel nostro territorio. Analogo discorso si può fare per le autostrade (un polo veneto) e altre infrastrutture. Serve allora mettere attorno al tavolo le competenze migliori e la finanza, con una visione chiara, e decidere in tempi certi per mettere al sicuro i nodi strategici del Veneto «bavarese». E poi il modello Veneto, come riconosce pure Cacciari, sarebbe esportabile anche al Sud. Ma si apre qui un altro nodo vero: il rapporto con Roma e il Governo. Dalle ultime regionali, al di là del trionfo di Zaia, emerge che l’area di Governo, cioè centrosinistra più Cinquestelle arriva a fatica al 20 per cento. E quando si dice che esiste una questione settentrionale non si va tanto lontano dal vero: tanto per restare in tema di paragoni con la Germania, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna insieme hanno la stessa capacità di creare ricchezza dall’export della Baviera e del Baden-Wurttemberg. Solo che le realtà tedesche, solo per fare un esempio, hanno alle spalle un Governo che pompa centinaia di milioni nel sistema fieristico ferito dal Covid. • © RIPRODUZIONERISERVATA

MaurizioDanese eGiovanni Mantovani

tovani – nella prospettiva di riuscire a gradualmente a recuperare le attività programmate. Abbiamo anche fatto provvista di liquidità durante l’estate. Intesa Sanpaolo, Banco Bpm (entrambi soci della Spa fieristica scaligera, ndr), Unicredit. Cassa depositi e prestiti, Bnl, Credit Agricole, Banca Valsabbina sono

venute in nostro soccorso a testimonianza della forte credibilità di cui gode Veronafiere». Intanto si è lavorato all’abbattimento dei costi, tagliati per trentacinque milioni (-41 per cento sul previsionale 2020). «La spesa per il personale ha subito una contrazione del 20 per cento, dipendenti, management e cda

in anno come questo hanno fatto grandi sacrifici. Tuttavia, nonostante tutti gli sforzi l’esercizio 2020 non potrà che chiudere in rosso», prosegue Mantovani. Difficile quantificare già ora e precisamente di quanto. «Molto dipenderà dai prossimi mesi. E dall’andamento dell’epidemia da cui non siamo usciti», puntualizza il dg di Veronafiere. «In questo contesto si rivela indispensabile l’aiuto del Governo. I nostri soci faranno quanto nelle loro possibilità, ma occorre un sostegno al sistema industriale fieristico, che sta rischiando di arrivare a fine pandemia esanime, preda dei competitor stranieri più agguerriti e meglio finanziati», lancia l’allarme Danese. «In questo momento stiamo già operando in una situazione di concorrenza pressoché sleale - conclude Giovanni Mantovani -. Bisogna fare presto per non perdere gli asset, che fanno da volano all’economia locale e nazionale». • © RIPRODUZIONERISERVATA


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REGIONE

SABATO 26 SETTEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Dopo le elezioni L’analisi di Ettore Beggiato, fondatore della Liga e in seguito epurato «Autonomia? Governatore bravo a rivendicare, meno a professare»

«Partito veneto in mano ai lombardi La grande anomalia che Zaia manterrà» L’INTERVISTA FRANCESCO JORI

N

ella Liga Veneta delle origini, lui è uno della prima ora; poi è finito nella lunga lista degli epurati, dando vita a un movimento alternativo, l’Union del Popolo Veneto, e occupando in Regione i ruoli di consigliere e di assessore. Ettore Beggiato, vicentino, 66 anni, prese la tessera del partito nell’inverno 1980, dopo un colloquio col fondatore Franco Rocchetta in un bar della stazione di Padova: all’epoca, della struttura mancava tutto, comprese le sedi. Se l’aspettava, la marcia trionfale di Zaia? «Sì, ma non in queste dimensioni. Adesso speriamo che con questi dati in mano sappia far contare la parte veneta della Lega sia a Roma che a Milano». Più in casa che fuori, vale a dire? «C’è una sostanziale anomalia in quello che vorrebbe essere il partito di raccolta dei

LO SLOGAN DELL’UNION

UN ELOQUENTE MANIFESTO DEL PARTITO FONDATO DA ETTORE BEGGIATO

La leadership salviniana non è in discussione e il leghista medio veneto è come i carabinieri: uso a obbedir tacendo

veneti, e non ha eguali in tutta Europa: dal 1987 il controllo è saldamente in mani lombarde. È come se in Spagna il partito catalano fosse controllato dai baschi». Consenso alla mano, Zaia la rimuoverà, magari sostituendosi a Salvini alla guida della Lega? «Non lo farà mai, non ne ha le caratteristiche. Per di più, non tutta la base starebbe dalla sua parte: ad ampi settori in fondo va bene così, perché il leghista medio veneto è un po’ come i carabinieri, uso a obbedir tacendo. Della serie: il Capo ha sempre ragione». Ma la svolta nazionalista di Salvini non sta creando malumori? «Fino a un certo punto. Ultimamente, va preso atto che la Lega ha un po’ perso la dimensione autenticamente veneta, e anche tra i leghisti di casa nostra a quanto pare c’è chi preferisce sventolare il tricolore anziché la bandiera di San Marco». Visti anche i risultati deludenti di questa tornata, non è che la leadership salviniana entri in discussione?

Ettore Beggiato fra due tuareg presenti come lui a Barcellona in veste di osservatori al referendum catalano

«Non mi pare che si stia sviluppando un gran dibattito interno. D’altra parte, se non c’è chi si fa interprete del malessere… E comunque, non vedo compattezza neppure tra i leghisti veneti». Il che significa che dietro i grandi numeri di Zaia non c’è poi un muro granitico, e che Zaia rischia un’opposizione interna? «Opposizione nella Lega è una parola sconosciuta. Chiaramente Zaia ha con sé un riferimento amplissimo, ma c’è anche chi fa più riferimento a Salvini: per esempio, buona parte dei parlamentari eletti due anni fa in Veneto». Mai come stavolta comunque Zaia ha incamerato voti non leghisti, e in quantità robuste. Vuol dire che convince anche fuori casa? «Mai come stavolta una parte dell’elettorato ha deciso che non c’erano alternative

vere, né a sinistra né con i grillini, e a quel punto ha deciso di dare il proprio consenso a Zaia». Il quale a questo punto deve però spenderlo specie sul versante della tanto promessa autonomia, anche sulla scorta di quanto incassato col referendum di tre anni fa… «Dovrebbe. In realtà Zaia è bravissimo in orale… un po’ meno nello scritto: maestro nel rivendicare, un po’ meno nel professare. Dovrebbe tenere in ufficio un’immagine di fra Paolo Sarpi, che seppe tener testa al Papa. La sovranità si professa, non si rivendica. E non è solo questione di trattativa con Roma sulla Costituzione». Vuol dire che ci sono altre dolenti note? «Ne cito due. Perché le banche venete hanno fatto la fine che conosciamo, e la popolare di Bari è stata salva-

ta? Perché il Veneto è terra di scorribande in tema di fiere e di multiutilities?». Tra cinque anni Zaia non potrà più ripresentarsi in Regione. Cosa farà da grande, se non punta alla guida della Lega del dopo Salvini? «Ai giardinetti non ce lo vedo. Potrebbe fare il capo del governo, oppure il commissario europeo». Perché le tante voci autonomiste o indipendentiste venete extra Lega non riescono a contare neanche un po’? «Stavolta per via dell’effetto Zaia non ce n’è stato per nessuno. In generale, ha pesato proprio l’anomalia di una Lega che ha intercettato larga parte dei voti di quest’area. E da parte loro, non sempre i partiti autonomisti veneti sono riusciti a porsi come alternative credibili». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


REGIONE

SABATO 26 SETTEMBRE 2020 IL MATTINO

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Dopo le elezioni

Pd, sabato la direzione più rovente E Camani si candida a capogruppo Il segretario Bisato: «Basta colpi bassi, servono chiarezza e verità. Zingaretti? Non l’ho più sentito» Filippo Tosatto / VENEZIA

Il risultato, obiettivamente deludente, richiede un’attenta analisi alla quale non ci sottrarremo. Il popolo del centrosinistra scampato al diluvio leghista confida che il ritornello - immancabile dopo ogni scacco elettorale - gli sia risparmiato e che stavolta, a fronte di una disfatta senza precedenti, l’abituale rito autoassolutorio del vertice ceda il passo ad un bagno nella realtà. L’occasione è offerta dalla direzione “allargata” del Pd convocata sabato 3 ottobre al Crowne Plaza di Limena da Alessandro Bisato; il segretario regionale, bocciato dalle urne a dispetto delle 5 mila preferenze raccolte senza il sostegno dei caporioni di partito, ha posto a disposizione lo scomodo mandato ma, prima di compiere un passo indietro, esige chiarezza su quanto è stato compiuto «prima e durante la campagna elettorale» nonché sulle

prospettive politiche e istituzionali dei democratici.

tribuiscono la sconfitta all’operato della segreteria. Escluso Baretta, impegnato nelle comunali ai Venezia, dov’erano i nostri sottosegretari e i dirigenti nazionali che oggi puntano il dito?».

LA SCELTA CONTROVERSA DI LORENZONI

«Non ne faccio una questione personale però occorre ristabilire la verità dei fatti e, soprattutto, segnare la discontinuità rispetto ad una linea rivelatasi perdente e sconfessata clamorosamente dai cittadini veneti», è la premessa «In fase di definizione dello sfidante a Zaia, io avanzai pubblicamente alcune riserve su Lorenzoni, rivendicando al partito democratico, la forza di gran lunga più rappresentativa nella coalizione, il diritto di esprimere un candidato presidente; la maggioranza, tuttavia, decise diversamente, escludendo le primarie, e da quel momento Arturo diventò il mio unico riferimento. Non gli muovo rimproveri, si è battuto in un contesto oggettivamente complicato e non ha avuto fortuna, rifiuto però la critica ingenerosa e sleale di quanti, nel Pd, at-

SOTTOSEGRETARI NEL MIRINO

Alessandro Bisato, Achille Variati e il segretario del Pd Nicola Zingaretti

L’allusione corre ad Andrea Martella e ad Achille Variati, “rei” di aver caldeggiato l’opzione Lorenzoni fino ad imporla ad un gruppo dirigente recalcitrante. E riecheggiano i rumors mai sopìti che chiamano in causa Massimo Bettin, l’ex segretario di Padova ora portavoce del sindaco Sergio Giordani, “indiziato” di aver architettato l’operazione per allontanare da Palazzo Moroni l’ingombrante vicesindaco. Tant’è. Tra una settimana è in calendario la resa dei conti e sono in molti, tra i dem, a sollecitare una svolta radicale capace di ripristinare una qualche sintonia con il sentiment del Veneto profondo, non riduci-

le categorie economiche

«Un consenso così ampio a Zaia genera la responsabilità di risolvere i problemi» Confapi: servono risposte urgenti su infrastrutture, investimenti ricerca e sostegno all’innovazione Confagricoltura: andare spediti verso l’autonomia differenziata VENEZIA

Le categorie economiche si aspettano molto dalla solidità del nuovo governo veneto e lo sottolineano nelle note emesse all’indomani delle elezioni. «L’ampia affermazione elettorale è frutto del buon governo e della concretezza mo-

strate in questi anni», afferma il presidente di Confapi Manfredi Ravetto «Oggi, nell’augurare a Zaia buon lavoro, auspichiamo che tenga conto delle istanze delle Pmi, che noi rappresentiamo, e che sono la vera ossatura dell’economia del Veneto». «In questo momento di grave incertezza dovuto alla pandemia, le piccole e medie industrie hanno bisogno di risposte urgenti e di un supporto concreto sul piano delle infrastrutture e degli investimenti, della ricerca e del soste-

gno all’innovazione», sottolinea la guida di Confapi Veneto, federazione regionale tra le Confapi del territorio, i cui contratti sono applicati da più di 6 mila imprese, con oltre 87 mila addetti. «Confidiamo di poter proseguire la collaborazione portata avanti in questi anni con gli organi della Regione e, a tal proposito», conclude Ravetto, «attendiamo di conoscere la composizione della Giunta che lavorerà con il presidente Zaia, sicuri che saprà dare il giusto risalto ai territori e ai

valori, politici ed economici, che essi esprimono». «L’emergenza di questo periodo richiede interventi straordinari volti al rilancio dell’economia e del lavoro in Veneto. L’attenzione della Regione dovrà essere massima nel progettare soluzioni innovative e spendere al meglio le risorse che perverranno dall’Ue». Lo dice il presidente di Confagricoltura Veneto, Lodovico Giustiniani, il quale aggiunge: «Un consenso così ampio permetterà di procedere con determinazione per risol-

Manfredi Ravaretto, Confapi

vere i problemi che sono ancora sul tappeto. Bisogna andare spediti verso un’autonomia differenziata, che permetta di amministrare al meglio i processi burocratici e di intervento calati nella realtà locale. Per fare questo il presidente Zaia dovrà assumere decisioni anche impopolari, ma che

bile a circoli e salotti della borghesia progressista. LA MOSSA DEI PARLAMENTARI

In questa direzione muovono i parlamentari Roger De Menech, Alessia Rotta, Andrea Ferrazzi; l’eurodeputata Alessandra Moretti i veterani Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia, decisi a dare battaglia. E Nicola Zingaretti? Aveva assicurato ampio sostegno nazionale alla mission impossible... «Non si è più fatto sentire», la secca replica di Bisato «vorrà dire che sarò io a chiamarlo». LUNEDÌ I CONSIGLIERI AL FERRO-FINI

Intanto la pattuglia degli eletti all’assemblea regionale prova a ripartire. Lunedì, al Ferro-Fini, i consiglieri del Pd sceglieranno il capogruppo: l’orlandiana Vanessa Camani aspira al ruolo, eventualità sorprendente a fronte dell’exploit dell’emergente Giacomo Possamai (11.500 voti personali, ad un passo da Roberto “bulldog” Marcato, recordman della Lega) che tuttavia rifiuterà il braccio di ferro. A seguire, l’incontro con i partner del “Veneto che vogliamo” - Lorenzoni, in predicato di diventare portavoce dell’opposizione, con Elena Ostanel («Mi batterò per l’unità del centrosinistra») - più Cristina Guarda di Europa Verde. Nove consiglieri, tre gruppi. Staremo a vedere. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

con lungimiranza siano indirizzate alla risoluzione di problemi cruciali come la viabilità, la banda larga, l’export e la ricerca. Nel documento sottoposto ai candidati alla presidenza, abbiamo sintetizzato l’urgenza di un sostegno a un settore primario che deve sempre più confrontarsi con l’internazionalizzazione e la concorrenza di altri Paesi. Fondamentale sarà una rinnovata progettualità che veda l’agricoltura cerniera fra l’ambiente, il territorio, le attività produttive e sociali in un contesto di cambiamenti climatici e internazionali». Confagricoltura Veneto rinnova la propria disponibilità nel collaborare per far crescere economicamente e socialmente il Veneto, con una maggiore attenzione verso la sostenibilità ambientale e agricola. —

Gli interventi per il risparmio energetico

I SEGRETI DEL

SUPERBONUS Facciate, caldaie, infissi come avere lo sconto del 110% Assemblee condominiali le maggioranze e il rischio ricorsi Cedere il credito fiscale alla banca: le simulazioni di calcolo

Lunedì 28 settembre l’inserto di 8 pagine in omaggio con il giornale


REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Sabato 26 Settembre 2020

TREVISO Attenzione, padroni di cani, attenzione. Prima di uscire di casa, se abitate o venite in passeggiata a Treviso, assicuratevi di avere guinzaglio, sacchetti per raccogliere le deiezioni solide e borraccia per ripulire le deiezioni liquide, altrimenti scatta la multa. Ebbene sì, anche per la pipì, labrador o chihuaua che sia. L’ha deciso il sindaco e la polizia locale è già mobilitata. Scatta la linea dura per tutelare il decoro - e il profumo e il colore - della città, ed è un modo per responsabilizzare l’umano nei confronti degli altri umani, non solo dell’animale domestico. «Questo progetto nasce anche dalle mie camminate, mi piace farlo con gli occhi all’insù – spiega il sindaco Mario Conte -, vedere la bellezza di Treviso, gli affreschi e i palazzi, ma spesso procedo a testa bassa per controllare porfido, spor-

VE

Pulizia obbligatoria Mario Conte, sindaco di Treviso, mostra le borracce distribuite su richiesta ai proprietari di cani. Da lunedì 28 in città sarà obbligatorio diluire l’urina del proprio animale

Multaachinonlavalapipìdelcane «Nonvogliochiazzesulporfido» Crociata anti degrado del sindaco di Treviso, padroni a passeggio con borraccia per diluirla

co e buche, così noto tutto. Quando trovo le chiazze su colonnati e vetrine mi arrabbio, la nostra città è curata e molto turistica, non voglio che sia sporcata così. Basta poco per evitarlo». Non si vuole mica obbligare il cane a tenerla fino a casa, accidenti, ma chiedere al padrone di portare con sé dell’acqua per pulire. Un piccolo sacrificio per un risultato collettivo. Può sembrare cosa da poco ma Treviso è molto sensibile al tema e ha una lunga tradizione di guerra all’abbandono di escrementi canini, cominciata nel 2004 quando l’ex sindaco «sceriffo» Giancarlo Gentilini (che allora era vicesindaco) fece un’ordinanza per vietare l’ingresso ai cani in piazza dei Signori, il salotto buono della città, proprio per impedire che sporcassero palazzi e monumenti. Una vicenda talmente singolare da guadagnare i riflettori nazionali scatenando polemiche e risate. L’ordinanza anti-Fido era stata contestata prima dai cinofili con un corteo contro la «zona rossa», poi dagli avvocati. E Genty perse al Tar. Negli anni a seguire sono state irrigidite le regole

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Lo stop di «Genty»

Era il 2004, quando Giancarlo Gentilini, vicesindaco di Treviso, vietò i cani in piazza dei Signori. Contro lo «sceriffo» vi fu la levata di scudi dei cinofili. La delibera fu bocciata dal Tar.

(anche dal Pd) ma è con Conte che la cacca per strada è diventata sanzionabile con 400 euro, il massimo previsto dal regolamento di polizia urbana. In un anno le multe sono state una manciata, ma non è il numero bensì il messaggio che lascia il segno. E Conte è il primo sindaco di capoluogo in Veneto a firmare un’ordinanza che sanziona la pipì dei cani. Senza scendere nei dettagli, le multe sono di diverso importo: quattrocento euro per le deiezioni solide non raccolte, cinquanta per le liquide non pulite. E i cinquanta sono evitabili con la dimostrazione agli agenti del possesso di una bottiglietta con la quale ripulire la macchia. Non serve che ci siano igienizzante o sapone, basta versare l’acqua per diluire il residuo maleodorante. Il provvedimento del Comune è stato appoggiato anche dall’ordine dei veterinari e dall’Usl 2 perché, oltre a chiedere al padrone un maggiore rispetto della città, ha valenza igienica e sanitaria. Non c’è solo l’impellenza del bisogno canino a cui non si può mettere freno, c’è anche l’istinto di «segnare il territorio» ogni venti metri,

Mestre

Pusher urina sul muro stangata da 3 mila euro più che per la droga MESTRE Se avesse cercato di dare meno nell’occhio, forse, l’avrebbe fatta franca. E invece un 24enne di Mestre, già noto alle forze dell’ordine come pusher e per reati di lesioni personali, ha attirato senza volerlo l’attenzione di una pattuglia della polizia urinando con un muro. Trovato in possesso di droga, per lui, oltre all’arresto, più di 4mila euro di sanzioni anche per atti contrari al decoro. E’ successo giovedì lungo via Dante, vicino alla stazione ferroviaria di Mestre. Gli agenti hanno fermato e identificato il giovane che aveva addosso degli involucri conservati in un borsello. Altri tre contenitori erano al sicuro nel risvolto dei pantaloni. In totale gli uomini della Municipale hanno sequestrato sette dosi cocaina e una di eroina. Il 24enne è stato arrestato. Ieri, la condanna del giudice: 9 mesi di reclusione, con pena sospesa, e 1.500 euro di multa per le sostanze, cui sono stati sommati 3mila euro di multa per atti contrari alla pubblica decenza e il daspo © RIPRODUZIONE RISERVATA urbano. (p.c.)

nei vicoli e fra la gente. Nessuno vuole vietare alle bestiole di comportarsi da tali: si chiede solo ai padroni di mettere a posto. L’ordinanza entrerà in vigore lunedì e sarà valida su tutto il territorio comunale, in centro e in periferia, su marciapiedi, piazze, muri, portici, vetrine, ovunque. Il comandante della polizia locale Andrea Gallo premette che, nelle prime settimane, non ci saranno sanzioni: «Il testo prevede due obblighi, il lavaggio delle deiezioni liquide e la detenzione dell’attrezzatura idonea. Cominceremo con attività di informazione perché l’obiettivo è sensibilizzare i cittadini». Mille borracce marchiate Prolife – Alvit sono state donate al Comune e saranno distribuite oggi e domani in piazza Indipendenza, in collaborazione con l’Enpa, a chi si recherà al gazebo con documento di identità e cagnolino (o cagnolone) appresso. «Purtroppo devo dire che anche il portone del municipio da qualche tempo è diventato un punto di attrazione per la sosta pipì – chiude Conte -. Non vedo l’ora di trovare i padroni per far loro omaggio di una borraccia». Ci sarebbe un altro elemento che il sindaco ammette essere un problema, ovvero la pipì degli umani per strada in situazioni di sbornia o di mera maleducazione. Ma quella è tutta un’altra ordinanza. Silvia Madiotto © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le bollicine contese

Quote nel cda e presidenza, guerra continua per il Prosecco In scadenza Innocente Nardi, presidente del Consorzio Docg del Prosecco

TREVISO A questo punto è diventato un gioco di parole. Il cda della Docg del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene la definisce «tregua». Per la maggioranza dei soci, invece, è solo una guerra di potere che sta distruggendo l’immagine del consorzio. La verità è probabilmente nel mezzo: ci sono categorie non rappresentate da uno statuto scritto quando il mondo ancora non conosceva le bollicine trevigiane. E, si sa, quando i soldi sono tanti, gli appetiti crescono. Alla fine, la certezza è una: Innocente Nardi resterà presidente ancora per qualche mese. Le elezioni (previste l’1 ottobre) sono state rinviate. La battaglia delle bollicine nei prossimi giorni si combatterà dunque a carte bollate, con avvocati e giuristi chiamati a risolvere la diatriba. «Si parla più di poltrone che non di bottiglie», sintetizzano i viticoltori alle prese coi tralci e la prima vinificazione in un sistema, quello del Prosecco Superiore, che vale 92 milioni di bottiglie l’anno e 524 milioni, un mondo dove lavorano 6.500 persone. La frattura nasce dal fatto che, dopo nove anni di presidenza, Nardi è in scadenza. Nella corsa alla leadership

Lodovico Giustiani, Cinzia Sommariva e Francesco Drusian hanno spaccato il Cda con un golpe che li ha portati in maggioranza, otto contro sette. La loro prima decisione è stata di depennare, dalla lista dei 32 candidati consiglieri, sei nomi delle cooperative, un viticoltore e un imbottigliatore. Contemporaneamente, hanno deciso che nel prossimo Cda saranno eletti sei imbottigliatori, cinque vinificatori e quattro viticoltori, togliendo due seggi ai vinificatori per darli alle altre categorie. Il voto è stato contestato dal collegio dei sindaci, che in assemblea dei soci ha ottenuto un voto a grande maggioranza perché si tornasse all’interpretazione dello statuto mai prima contestato. Ebbene, giovedì sera il Cda ha sconfessato i soci, considerato che una ventina di loro aveva pure minacciato il ricorso in tribunale, e ha dato mandato a due giuristi (uno per parte) di dirimere la questione. Il mondo imprenditoriale del Prosecco è sotto choc. Anche il governatore Luca Zaia si era speso (inutilmente) per la pace, come la Fivi, che raggruppa una quarantina tra le piccole aziende di collina: «Serve uscire

dall’impasse». Stesso appello da Armando Serena, del gruppo vinicolo di Assindustria Veneto-centro. «Continueremo a lavorare per raggiungere un’intesa, convinti che il contributo degli imbottigliatori sia fondamentale nel dare continuità e nuove occasioni di sviluppo al territorio». Di certo, ci sono interessi importanti in gioco. I ribelli hanno preso di mira le coop, che però rappresentano 1.550 viticoltori (in totale, il 55% di quelli eroici). E gli imbottigliatori non sono contenti di pesare così poco. Per spiegarlo con i soldi in mano, serve sapere che al Consorzio si deve un obolo in base a quanta uva si raccoglie, a quanto vino si lavora e a quante bottiglie si spumantizzano. Chi più paga, più vota. Ma nel Cda queste proporzioni non sono rispettate. In assenza di sintesi, ieri Nardi ha diffuso una nota, annunciando che alla prossima assemblea sarà proposto all’unanimità «il rinvio del rinnovo degli organi amministrativi», per dar tempo ai due giuristi e, in mancanza di accordo ta i due, a un terzo da nominare, di risolvere la questione. (ma.pi.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


REGIONE

SABATO 26 SETTEMBRE 2020 LA NUOVA

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Elezioni comunali: verso il ballottaggio

Senatore vuole la poltrona di vicesindaco La prima cittadina uscente di Portogruaro ha dettato le sue richieste per sostenere Florio Favero, candidato della Lega PORTOGRUARO

Contatto tra Santandrea e due candidati sindaci, Padovese e Vit, ma tiene banco in queste ore il ruolo della sindaca uscente Senatore che chiede il vicesindaco e due assessori a Favero. C’è molta fibrillazione, in vista dei termini di chiusura degli apparentamenti al ballottaggio che scadono domani. La parte del leone la sta facendo Maria Teresa Senatore che, nonostante la sconfitta, vuole rientrare in gioco, chiaramente alle sue condizioni. Ricucire ora con la Lega potrebbe però essere tardi, perché Favero allo stato attuale è disponibile ad ascoltare le istanze della prima cittadina, ma non ad assecondarle. La lista Senatore Sindaco, sicura di almeno 2 posti in consiglio, ha totalizzato il 15% dei voti, è il terzo partito alle spalle di Lega e Pd, e in caso di apparentamento potrebbe eleggere 4 consiglieri. Giovedì a sorpresa c’è stato un incontro tra il riconfermato consigliere regionale della Lista Zaia Fabiano Barbisan e Maria Teresa Senatore. Barbisan ha cercato la sindaca per un incontro, con un unico obiettivo, “fare squadra”. Inoltre l’ex sindaca ha incontrato per due volte Favero negli ultimi due giorni. Incontri avvenuti dopo l’invio di una richiesta formale, per ottenere un’intesa sull’apparentamento all’esponente leghista. Questa intesa prevede appunto tre ruoli importanti in giunta, ma per i rappresentanti delle liste civiche (decisive per la qualificazione di Favero al ballottaggio) quello della Senatore sarebbe un inaccettabile ricatto. Se n’è discusso ieri sera in un vertice della squadra di Florio Favero definito “molto positivo”. In questi giorni il candidato sindaco ha ricevuto molte chiamate dai capilista delle civiche che l’hanno sostenuto e che sono risultate

decisive per il secondo posto. La richiesta è univoca: non si fanno accordi con Maria Teresa Senatore, né oggi né domani. La strada più percorribile sembra quella di accordi sul piano personale, senza apparentamenti, con gli assessori uscenti Luigi Geronazzo e Angelo Morsanuto, che hanno ottenuto molti voti nella lista Senatore Sindaco. Geronazzo spinge per

Nel centrosinistra contatti in corso tra Padovese e Vit con Santandrea trovare un’intesa, Morsanuto anche. Intanto l’ufficio stampa del candidato Favero ha coniato un hastag, #meracomando per spingere i cittadino al voto anche nel secondo turno dove tradiziolamente si registrano meno votanti ai seggi. Determinante può essere il ruolo di Ennio Vit. Il candidato sindaco di Comitati Civici è legato a Favero da una ventennale amicizia, grazie alla comune militanza prima nel Psi e poi nella Lega (quella della prima ora di Umberto Bossi). Vit discuterà dell’apparentamento con Favero, in cambio di un assessorato. Comitati Civici non ha il quorum per entrare in consiglio. La base di Vit però vuole un apparentamento con Stefano Santandrea, con il quale è previsto un incontro. Il vincitore del primo turno ha fissato anche un incontro con Graziano Padovese. I ben informati danno per probabile l’apparentamento almeno con una delle due liste, Città del Lemene, che solo in caso di apparentamento con l’eventuale vincitore avrebbe garantita la presenza in consiglio comunale. Il centrosinistra poi sta lavorando per la prossima settimana. — ROSARIO PADOVANO © RIPRODUZIONE RISERVATA

toto giunta a cavallino

La Nesto manterrà la delega alla Sanità CAVALLINO

«Completerò la squadra con un ulteriore assessore, con molta probabilità affidandogli la delega allo sport, riconfermando nel contempo il resto della Giunta comunale uscente». Occhi puntati sull’esito delle consultazioni interne alla lista di maggioranza “Patto con Cavallino-Treporti” che si stanno svolgendo in queste ore per fornire un orientamento cer-

to alle decisioni della rieletta sindaca Roberta Nesto per la formazione della nuova giunta. Fra i più papabili nel ruolo di assessore allo sport c’è sicuramente la consigliere uscente Lisa Targhetta che, forte delle sue 305 preferenze, ha già ricoperto questa delega nella maggioranza durante l’ultima legislatura. Ma i più pignoli segnalano sottolineando il suo ruolo attivo nel Calcio Cavallino, anche il votatissimo assessore Nicolò

L’ex sindaca di Portogruaro Maria teresa Senatore durante la campagna elettorale, e a destra, il candidato della Lega Florio Favero

la consigliera ragionale

Zottis (Pd): «Vinceremo uniti e con la forza dei programmi» In arrivo a Portogruaro i big del Carroccio per sostenere Florio Favero. Lunedì sera è confermato Matteo Salvini e venerdì Luca Zaia PORTOGRUARO

In vista del ballottaggio del 4-5 ottobre la Lega è pronta a calare i suoi assi migliori. E anche il centrosinistra non sta a guardare, con contatti e lunghe telefonate con i principali esponenti della galassia progressista. Lunedì è atteso in città il leader del Carroccio Matteo Salvini, che dopo un passaggio a Castelfranco arriverà a Portogruaro per un comizio a sostegno del candidato Florio Favero.

D’Este reduce dall’ovazione di 409 preferenze che lo hanno collocato al secondo posto come più votato. Se già il vice sindaco uscente Francesco Monica, terzo più votato con 377 preferenze, è stato riconfermato dalla prima cittadina nel medesimo ruolo, ancora non è chiaro quali referati saranno affidati a lui ed al resto degli assessori. «Mi terrò sicuramente la delega alla sanità», sgombera parzialmente il campo la sindaca Roberta Nesto «soprattutto per il ruolo delicato connesso ai compiti di sindaco che questo referato ha assunto dalla pandemia in poi. Per il resto rimarrà confermato anche l’assessore Alberto Ballarin, ultimo entrato in Giunta». — FRANCESCO MACALUSO

L’appuntamento si svolgerà in piazza della Repubblica, attorno alle 19.30. Il segretario della Lega lo aveva promesso nell’incontro che qualche settimana fa aveva anticipato il primo turno. «Se andiamo al ballottaggio», aveva detto in Villa Comunale di fronte a centinaia di persone, «tornerò a Portogruaro». Ma non sarà l’unico a passare per la città del Lemene. Verso la fine della settimana dovrebbe essere la volta anche di Luca Zaia. Dovrebbe essere venerdì, sempre in piazza della Repubblica. Questo, almeno, quanto filtra dalla sezione locale del Carroccio. «I numeri ottenuti dalla Lega», ha detto ieri l’onorevole Ketty Fogliani, ri-

masta a Portogruaro per seguire da vicino le trattative in corso, «ci confermano le sensazioni che avevamo prima del voto. Abbiamo cercato, fin dall’inizio, di unire il centrodestra perché eravamo convinti che la Lega sarebbe stato il primo partito in città. E così effettivamente è stato. Ora -continua la deputata- siamo al lavoro per vincere al secondo turno, trovando la combinazione giusta». Con chi? «Con tutto il centrodestra unito, a cominciare dai partiti: Forza Italia e Fratelli d’Italia». Anche dall’altra parte, nella coalizione che sostiene il candidato sindaco Stefano Santandrea, c’è grande fermento in vista del secondo turno. Non

eraclea dopo il voto

Maria Babbo: «Nessuna voglia di cambiamento» ERACLEA

L’importante non è solo partecipare. Anche se la sua prima battaglia l’aveva vinta, cioè presentare al voto la sua lista Insieme per Eraclea, Anna Maria Babbo non è riuscita a entrare in Consiglio. Una corsa contro il tempo e tanti avversari agguerriti per l’ex consigliera di San Donà originaria di Eraclea. «Desideriamo ringraziare i cittadini che ci hanno votato», premette, «e

appoggiato il nostro progetto. Una lista civica che non aveva alcuna pretesa di promettere opere faraoniche, voleva puntare sulla semplicità e l’efficienza dell’azione amministrativa, supportata dalla crescita della partecipazione collettiva, alla necessità di dare voce a tutti, con un doveroso occhio di riguardo ai tanti soggetti fragili che chiedono di essere ascoltati. La comprensione vera dei bisogni della città e dei propri cittadi-

sono esclusi personaggi di spicco della galassia del centrosinistra, anche se ancora tutto è top secret. Le prossime ore saranno decisive e anche ieri sera era in corso una riunione organizzativa in vista dei giorni che separano i cittadini dal voto. «Il risultato ottenuto al primo turno», dichiara Francesca Zottis, consigliera regionale del Pd riconfermata a Palazzo Ferro-Fini, «è stato importante. La coalizione del centrosinistra è stata la più votata ed è passato il messaggio relativo a un programma pensato e studiato per rilanciare una città importante come Portogruaro. Al ballottaggio dovremo far capire ai cittadini che se eletti governeremo con unità, cosa che dall’altra parte non c’è. Per quanto riguarda gli esponenti di partito -conclude Zottis- non credo ci sia bisogno di politici che fanno passerella ma di idee chiare e coese per governare un territorio centrale ed economico come questo». — ALESSIO CONFORTI

ni, nel superamento della logica delle sterili contrapposizioni e delle visioni di parte, che hanno minato la qualità e la credibilità della politica stessa». «Abbiamo trovato dei comportamenti al limite della legalità», rincara, «per esempio il tema mafia mai affrontato. E questo ci è dispiaciuto perché il rispetto della legalità è uno dei punti fondamentali che hanno contraddistinto la nostra partecipazione a questa competizione elettorale. Volevamo portare la cultura della legalità. Volevamo portare a Eraclea un’amministrazione seria, competente e valida anche per affrontare situazioni difficili, ma i cittadini non hanno voluto il cambiamento». — GIOVANNI CAGNASSI


10 Economia

IL GIORNALE DI VICENZA

Sabato 26 Settembre 2020

LINEAPELLE Bilanciopositivo perNewPointofView

Hacoltonel segno“A New PointOfView”, lospecialformatespositivo ideatodaLineapelle chesi è svoltoa FieramilanoRho nei giorni scorsi:«Ha permessoai 326 espositoripresenti (concerie, produttoridi accessori, componenti,tessutie materialisintetici,chimici e servizi tecnologici)di incontrareunavivace platea di buyer,dimostrando tuttala propria

determinazionee volontàdi ripartenza.Trasmettendo alla filieradella modae dellusso unsignificativo segnalediresponsabilità e ottimismo».La rassegna«hacoinvolto lasua communitydi riferimentoinmodalità phygital, presentandoletendenzeper lastagione invernale2021/2022. Il tema ha messoal centro«lamission sostenibile dellafilierapelle».

MA INTANTO DEVE METTERE A SEGNO L’AUMENTO DI CAPITALE. Servono 30 milioni di euro: dopo lo stop causa pandemia il Cda confida che i soci attuali lo sottoscrivano

Veronafiereaprea trattativesulle fusioni Danese:«Siamoprontialconfrontoevaluteremo ogni opzione». Tra cui Bologna che tratta già con Ieg Enrico Giardini VERONA

Terapia d’urto. Anzitutto un aumento di capitale da 30 milioni. Da far sottoscrivere quanto prima dai soci. Poi percorrere ogni strada possibile sul mercato, dalle aggregazioni e a forme di collaborazione, su scala veneta ma non solo. E quindi manifestazioni e rassegne in presenza, con espositori, operatori e visitatori fisicamente tra i padiglioni. Senza con questo rinunciare all’ausilio delle tecnologie digitali per condividere eventi. È quanto mette in campo Veronafiere per innescare un processo di sviluppo dopo un anno - per la pandemia da Covid-19 e il lockdown - che ha portato a cancellare le rassegne previste, in primis il Vinitaly, ma soprattutto ha causato una riduzione del 70% del fatturato anche se la società ha ridotto costi per totali 35 milioni. LACURA. È Maurizio Danese,

presidente di Veronafiere, con il direttore generale Giovanni Mantovani, a tracciare un programma per un futuro tutto da disegnare e riempire

di contenuti. Ma anche di soldi. Visti quelli persi in questo 2020 tutto da dimenticare, in primis per i lutti causati dal Coronavirus, ma anche per le pesanti ricadute sulle imprese, sul lavoro e sulle fiere, volano di economia. «Il 2020 è stato un anno durissimo, con perdite nel comparto fieristico stimare in circa un miliardo italiano, che diventano tra i due e i tre miliardi se si considera appunto l’indotto generato dalla nostra attività», sottolinea Danese, che è anche presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane, che riunisce 40 operatori fieristici nazionali, con oltre mille manifestazioni ed eventi organizzati in media ogni anno. ALTRI SOLDI DAI SOCI. Appro-

fondendo le misure da adottare il presidente Danese cita appunto l’aumento di capitale, da circa trenta milioni. Va ricordato che i soci di Veronafiere sono il Comune di Verona, con il 39,488 per cento delle quote - è quello che ne ha di più - e quindi Fondazione Cariverona con il 24,078 per cento, poi la Camera di Commercio con il 12,985 se-

di Bologna (che sta trattando con Ieg Rimini-Vicenza), Padova, Milano. Il neorieletto governatore Luca Zaia ha detto di vedere con favore l’ipotesi di un polo fieristico veneto, magari proprio con Verona capofila. Veronafiere che cosa farà? «Noi siamo aperti al confronto e valuteremo ogni opzione, con l’obiettivo di rinforzare e sviluppare Veronafiere», spiega Danese, che con riferimento alla Regione cita «il sostegno che Veneto Sviluppo ci ha assicurato. Le parole del presidente Zaia vanno nell’ottica di sostenere le fiere e quindi valuteremo». Il direttore Mantovani cita però anche il rapporto con la fiera di Parma: «Stiamo procedendo con molta velocità il dialogo per forme di collaborazione».

guito da Cattolica Assicurazioni (7,075), Banco Bpm (7,009), Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario (5,379), Banca Intesa (1,354), Provincia di Verona (1,4) e altri con quote minori. PRIORITÀ. «La prima risposta

ora sarà l’aumento di capitale - conferma Danese - e contiamo di convocare l’assemblea dei soci entro un mese. Era già programmato a inizio anno, mentre il 2021 sarebbe dovuto essere quello della quotazione in borsa, ma tutto è stato bloccato dal Covid. Riprenderemo dunque da dove eravamo rimasti, cioè appunto l’aumento e confido in tutti i soci». Aperture ad altri soggetti diversi dai soci, in questa fase, come del resto ipotesi di inoptato (cioè quote sulle quale i vecchi azionisti non hanno diritto di opzione) non sono prese in considerazione. «Speriamo proprio che l’inoptato sia zero», chiarisce Mantovani. ALLEANZE. L’altro campo di

azione di Veronafiere è quello di possibili aggregazioni o partnership. Corrono voci di possibili accordi con la fiera

Unaveduta aereadelquartiere fieristicodi Verona

LAVORI. La Fiera ha voglia di

Siapronomolte stradeper possibili aggregazioni IlpresidentevenetoLuca Zaia,sottolineailquotidiano “L’Arena”inedicola oggi, ha giàdettocheVerona puòfare dacapofila diunpolo fieristicoveneto,e la Regione dacoordinatrice, ma spetta poia enti,cdae assemblee deisoci alivellolocale decidere.Le stade sono

molte:Verona potrebbe stringereaccordi operativi conPadova esicuramente Longaronema anche conle realtàdel vicinoFriuli come Pordenoneperarrivare a costituireunPolo fieristico delNordest (Vicenzaha stipulatoaccordi conRimini). Unpolounico sarebbemolto

piùcompetitivosulmercato dellealleanze e delle aggregazionirispettoa un singoloenteautonomo nel momentoin cuisi sedesseal tavoloconBolognao con Milano.L’Emilia-Romagna del governatoreBonaccini, amico diZaia,sta procedendoin questosenso.

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DIVERSIFICAZIONEFINANZIARIA. L’aziendaorafa bericaassistitadaconsorzio Neafidie Fundera GRUPPOSELEX. Anche“Market” di vicinato

“AlessiDomenico”:collocato ilprimominibondshort term Èdimezzomilione escadeamaggio2021: rendimentodel4,2% “Alessi Domenico” società di Bassano attiva nel settore dell’oreficeria e gioielleria, ha emesso il suo primo “minibond short term” quotato in Borsa (un totale di 500 mila euro con scadenza 8 maggio 2021) assistito da una garanzia del 90% in linea capitale ed interessi dal Fondo di garanzia per le Pmi nell’ambito del decreto Liquidità. «Il rendimento lordo annuo riconosciuto agli investitori è del 4,20%. Prevista - spiega una nota - la consueta opzione call per l’eventuale rimborso anticipato a discrezione dell’emittente, con contestuale premio all’investitore». La “Alessi Domenico” è una società che opera per il settore oreficeria-gioielleria «nella produzione e commercializzazione su base industriale di catene e bracciali in oro e argento, con una lunga tradizione alle spalle. Oggi è un brand che si distingue nel panorama globale dell’industria orafa grazie a una riconosciuta attitudine alla ricerca e sviluppo, oltre che dello stile e della qualità con una vocazione internazionale ma la sua storia ha le sue origini nel 1946 in una bottega artigiana. L’arte orafa di Domenico Alessi vanta radici profonde nel territorio del presti-

Familaafineestate hachiusoa+9,3% «Esaliràancora»

Undatomoltosuperiore allamediadelsettore che questa apertura verso le nuove opportunità offerte in L’obiettivoèchiudere campo finanziario fa la diffe- l’annodelCovidal+12,8%

Lasede della“AlessiDomenico” aBassano

gioso distretto industriale della gioielleria di Vicenza e Bassano». E nella nuova sede di Bassano, 10 mila metri quadrati, si fa ricorso «alle tecnologie più avanzate». La società nel 2019 ha avuto un fatturato di oltre 83 milioni di euro (ebitda: 2 milioni). L’emissione è stata tutta subito collocata dopo la pubblicazione dell’offerta sul portale Fundera. «La diversificazione - dichiara l’ad Filippo Aldo Alessi - è ormai da tempo uno dei nostri obiettivi e anche in ambito finanziario risulta importante applicare una strategia che miri al bilanciamento delle fonti di finanziamento e di diversificazione delle linee esterne. I minibond short-term sono un valido strumento finanziario

che consente all’azienda una crescita su diversi livelli in ambito economico e professionale. Siamo lieti che il mercato apprezzi la nostra realtà e molto soddisfatti che i minibond siano stati totalmente sottoscritti e in così breve tempo. Ringrazio i nostri advisor». E la “Alessi Domenico” lavora già a una seconda emissione: «Siamo tra le prime aziende del nostro settore ad avere intrapreso questa strada e a voler agire non semplicemente da orafi ma da azienda internazionale improntata su processi organizzativi completamente diversi. Siamo stati sempre ben propensi a innovazione, all’evoluzione tecnologica, alle collaborazioni con il mondo esterno. An-

risalite in fretta la china, dunque. Intanto, gli investimenti strutturali sono stati stoppati, spiega Mantovani, ma intanto sta per partire la gara d’appalto per raddoppiare il parcheggio multipiano in viale dell’Industria, opera da 12 milioni, e nella stessa strada sarà concluso il nuovo ingresso al quartiere fieristico, di 300mila metri quadrati, sul quale poi vanno svolte le, costose, manutenzioni. •

renza». «In questo particolare momento storico - precisa Leonardo Frigiolini presidente di F&P Merchant e ceo di Fundera – è importantissimo che le aziende sappiano diversificare le fonti di provvista e Alessi ha perfettamente interpretato questa capacità di crescita». «Il ruolo di Neafidi in questa operazione - rimarca il presidente Alessandro Bocchese presidente del consorzio fidi delle Confindustrie del Nord Est (oltre 6 mila soci e 70 milioni di patrimonio) - è stato estremamente importante: lead anchor investor. Un segnale di grande fiducia verso il progetto aziendale. Servono strumenti per favorire la crescita dimensionale delle imprese e i loro progetti, ma anche per consentire agli imprenditori di diversificare le fonti finanziarie raccontando al mercato la propria storia ed i propri programmi. Marketing e finanza insieme, per affrontare sfide sempre più impegnative, nelle quali intendiamo continuare ad essere a fianco delle nostre imprese». • © RIPRODUZIONERISERVATA

Dati record per Famila, insegna nazionale che fa capo al gruppo commerciale Selex (è al terzo posto nella classifica italiana dei big della grande distribuzione organizzata): chiude l’estate «con il miglior risultato dell’ultimo decennio: +9.3% a parità di rete. Un dato ancor più positivo - segnala una nota - se confrontato con il mercato (iper+super) che ai primi di settembre era al +1.2%». «Le crescite che stiamo consolidando nel 2020 sono il risultato di un lavoro di squadra che ha visto prima di tutto i collaboratori dei punti di vendita protagonisti coraggiosi e positivi nella fase più critica della pandemia», rivendica Maniele Tasca, direttore generale di Selex: «Raccogliamo il frutto del rinnovamento della rete e di anni di lavoro dedicato a garantire qualità e convenienza ai nostri clienti con servizi e prodotti in continuo aggiornamento. I programmi di sviluppo non si fermano e prevedono, oltre l’apertura i nuovi supermercati e superstore, la crescita dei Famila Market, nuovo formato di prossimità

Ildg ManieleTasca

lanciato lo scorso anno». La previsione è di un andamento positivo per l’ultimo trimestre: dovrebbe giungere fino ad un +12.8% di fatturato a fine anno, circa 2,2 miliardi (1,95 miliardi nel 2019). Famila fa leva sul risparmio ed è «più volte citata da indagini di mercato come l’insegna di supermercati più conveniente d’Italia». Si tratta di 235 punti Famila, Superstore, Iper e appunto “Market”, che mira a «intercettare una fascia di consumatori attenti alla “prossimità” (negozi di medio/piccole dimensioni) ma al tempo stesso esigenti in termini di completezza della spesa». Ora Famila e le altre insegne del gruppo stanno attuando una campagna di sconti che è offerta anche sulla piattaforma di e-commerce CosiComodo.it, per fare la spesa online e ritirarla senza altri costi in negozio o riceverla a casa. • © RIPRODUZIONERISERVATA

INCONFINDUSTRIA

Confronto tralecandidate presidenti diAidda La sede di Confindustria di Vicenza ha ospitato il confronto fra le tre candidate alla presidenza nazionale di Aidda, l’Associazione imprenditrici donne dirigenti di azienda. Di fronte alle socie provenienti da varie regioni italiane le tre candidate Antonella Giachetti, Katia Gruppioni e Maria Claudia Torlasco si sono confrontate su varie tematiche e hanno risposto alle domande. L’incontro, molto seguito anche online, è stato organizzato e moderato dalla presidente della delegazione Veneto e Trentino Alto Adige di Aidda, Edy Dalla Vecchia. Tra i punti toccati, sottolinea la nota, la necessità di sostenere l’intero comparto delle imprese, «più sole dopo la grave crisi economica provocata dalla pandemia a partire da quei settori maggiormente colpiti e convinte però anche del fatto che il business e il profitto non possono essere più le uniche mission di un’azienda e che queste vadano affiancate da una attenzione, sempre più crescente, verso i temi della sostenibilità». Si è parlato anche del futuro di Aidda e del ruolo e la funzione, talvolta ancora inespresse, che l’associazionismo e le reti femminili in generale possono avere, e sulla necessità di rafforzare le partnership con le università. •


REGIONE

SABATO 26 SETTEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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Dopo le elezioni

Pd, sabato la direzione più rovente E Camani si candida a capogruppo Il segretario Bisato: «Basta colpi bassi, servono chiarezza e verità. Zingaretti? Non l’ho più sentito» Filippo Tosatto / VENEZIA

Il risultato, obiettivamente deludente, richiede un’attenta analisi alla quale non ci sottrarremo. Il popolo del centrosinistra scampato al diluvio leghista confida che il ritornello - immancabile dopo ogni scacco elettorale - gli sia risparmiato e che stavolta, a fronte di una disfatta senza precedenti, l’abituale rito autoassolutorio del vertice ceda il passo ad un bagno nella realtà. L’occasione è offerta dalla direzione “allargata” del Pd convocata sabato 3 ottobre al Crowne Plaza di Limena da Alessandro Bisato; il segretario regionale, bocciato dalle urne a dispetto delle 5 mila preferenze raccolte senza il sostegno dei caporioni di partito, ha posto a disposizione lo scomodo mandato ma, prima di compiere un passo indietro, esige chiarezza su quanto è stato compiuto «prima e durante la campagna elettorale» nonché sulle

prospettive politiche e istituzionali dei democratici.

tribuiscono la sconfitta all’operato della segreteria. Escluso Baretta, impegnato nelle comunali ai Venezia, dov’erano i nostri sottosegretari e i dirigenti nazionali che oggi puntano il dito?».

LA SCELTA CONTROVERSA DI LORENZONI

«Non ne faccio una questione personale però occorre ristabilire la verità dei fatti e, soprattutto, segnare la discontinuità rispetto ad una linea rivelatasi perdente e sconfessata clamorosamente dai cittadini veneti», è la premessa «In fase di definizione dello sfidante a Zaia, io avanzai pubblicamente alcune riserve su Lorenzoni, rivendicando al partito democratico, la forza di gran lunga più rappresentativa nella coalizione, il diritto di esprimere un candidato presidente; la maggioranza, tuttavia, decise diversamente, escludendo le primarie, e da quel momento Arturo diventò il mio unico riferimento. Non gli muovo rimproveri, si è battuto in un contesto oggettivamente complicato e non ha avuto fortuna, rifiuto però la critica ingenerosa e sleale di quanti, nel Pd, at-

SOTTOSEGRETARI NEL MIRINO

Alessandro Bisato, Achille Variati e il segretario del Pd Nicola Zingaretti

L’allusione corre ad Andrea Martella e ad Achille Variati, “rei” di aver caldeggiato l’opzione Lorenzoni fino ad imporla ad un gruppo dirigente recalcitrante. E riecheggiano i rumors mai sopìti che chiamano in causa Massimo Bettin, l’ex segretario di Padova ora portavoce del sindaco Sergio Giordani, “indiziato” di aver architettato l’operazione per allontanare da Palazzo Moroni l’ingombrante vicesindaco. Tant’è. Tra una settimana è in calendario la resa dei conti e sono in molti, tra i dem, a sollecitare una svolta radicale capace di ripristinare una qualche sintonia con il sentiment del Veneto profondo, non riduci-

le categorie economiche

«Un consenso così ampio a Zaia genera la responsabilità di risolvere i problemi» Confapi: servono risposte urgenti su infrastrutture, investimenti ricerca e sostegno all’innovazione Confagricoltura: andare spediti verso l’autonomia differenziata VENEZIA

Le categorie economiche si aspettano molto dalla solidità del nuovo governo veneto e lo sottolineano nelle note emesse all’indomani delle elezioni. «L’ampia affermazione elettorale è frutto del buon governo e della concretezza mo-

strate in questi anni», afferma il presidente di Confapi Manfredi Ravetto «Oggi, nell’augurare a Zaia buon lavoro, auspichiamo che tenga conto delle istanze delle Pmi, che noi rappresentiamo, e che sono la vera ossatura dell’economia del Veneto». «In questo momento di grave incertezza dovuto alla pandemia, le piccole e medie industrie hanno bisogno di risposte urgenti e di un supporto concreto sul piano delle infrastrutture e degli investimenti, della ricerca e del soste-

gno all’innovazione», sottolinea la guida di Confapi Veneto, federazione regionale tra le Confapi del territorio, i cui contratti sono applicati da più di 6 mila imprese, con oltre 87 mila addetti. «Confidiamo di poter proseguire la collaborazione portata avanti in questi anni con gli organi della Regione e, a tal proposito», conclude Ravetto, «attendiamo di conoscere la composizione della Giunta che lavorerà con il presidente Zaia, sicuri che saprà dare il giusto risalto ai territori e ai

valori, politici ed economici, che essi esprimono». «L’emergenza di questo periodo richiede interventi straordinari volti al rilancio dell’economia e del lavoro in Veneto. L’attenzione della Regione dovrà essere massima nel progettare soluzioni innovative e spendere al meglio le risorse che perverranno dall’Ue». Lo dice il presidente di Confagricoltura Veneto, Lodovico Giustiniani, il quale aggiunge: «Un consenso così ampio permetterà di procedere con determinazione per risol-

Manfredi Ravaretto, Confapi

vere i problemi che sono ancora sul tappeto. Bisogna andare spediti verso un’autonomia differenziata, che permetta di amministrare al meglio i processi burocratici e di intervento calati nella realtà locale. Per fare questo il presidente Zaia dovrà assumere decisioni anche impopolari, ma che

bile a circoli e salotti della borghesia progressista. LA MOSSA DEI PARLAMENTARI

In questa direzione muovono i parlamentari Roger De Menech, Alessia Rotta, Andrea Ferrazzi; l’eurodeputata Alessandra Moretti i veterani Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia, decisi a dare battaglia. E Nicola Zingaretti? Aveva assicurato ampio sostegno nazionale alla mission impossible... «Non si è più fatto sentire», la secca replica di Bisato «vorrà dire che sarò io a chiamarlo». LUNEDÌ I CONSIGLIERI AL FERRO-FINI

Intanto la pattuglia degli eletti all’assemblea regionale prova a ripartire. Lunedì, al Ferro-Fini, i consiglieri del Pd sceglieranno il capogruppo: l’orlandiana Vanessa Camani aspira al ruolo, eventualità sorprendente a fronte dell’exploit dell’emergente Giacomo Possamai (11.500 voti personali, ad un passo da Roberto “bulldog” Marcato, recordman della Lega) che tuttavia rifiuterà il braccio di ferro. A seguire, l’incontro con i partner del “Veneto che vogliamo” - Lorenzoni, in predicato di diventare portavoce dell’opposizione, con Elena Ostanel («Mi batterò per l’unità del centrosinistra») - più Cristina Guarda di Europa Verde. Nove consiglieri, tre gruppi. Staremo a vedere. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

con lungimiranza siano indirizzate alla risoluzione di problemi cruciali come la viabilità, la banda larga, l’export e la ricerca. Nel documento sottoposto ai candidati alla presidenza, abbiamo sintetizzato l’urgenza di un sostegno a un settore primario che deve sempre più confrontarsi con l’internazionalizzazione e la concorrenza di altri Paesi. Fondamentale sarà una rinnovata progettualità che veda l’agricoltura cerniera fra l’ambiente, il territorio, le attività produttive e sociali in un contesto di cambiamenti climatici e internazionali». Confagricoltura Veneto rinnova la propria disponibilità nel collaborare per far crescere economicamente e socialmente il Veneto, con una maggiore attenzione verso la sostenibilità ambientale e agricola. —

Gli interventi per il risparmio energetico

I SEGRETI DEL

SUPERBONUS Facciate, caldaie, infissi come avere lo sconto del 110% Assemblee condominiali le maggioranze e il rischio ricorsi Cedere il credito fiscale alla banca: le simulazioni di calcolo

Lunedì 28 settembre l’inserto di 8 pagine in omaggio con il giornale


10 Economia

IL GIORNALE DI VICENZA

Sabato 26 Settembre 2020

LINEAPELLE Bilanciopositivo perNewPointofView

Hacoltonel segno“A New PointOfView”, lospecialformatespositivo ideatodaLineapelle chesi è svoltoa FieramilanoRho nei giorni scorsi:«Ha permessoai 326 espositoripresenti (concerie, produttoridi accessori, componenti,tessutie materialisintetici,chimici e servizi tecnologici)di incontrareunavivace platea di buyer,dimostrando tuttala propria

determinazionee volontàdi ripartenza.Trasmettendo alla filieradella modae dellusso unsignificativo segnalediresponsabilità e ottimismo».La rassegna«hacoinvolto lasua communitydi riferimentoinmodalità phygital, presentandoletendenzeper lastagione invernale2021/2022. Il tema ha messoal centro«lamission sostenibile dellafilierapelle».

MA INTANTO DEVE METTERE A SEGNO L’AUMENTO DI CAPITALE. Servono 30 milioni di euro: dopo lo stop causa pandemia il Cda confida che i soci attuali lo sottoscrivano

Veronafiereaprea trattativesulle fusioni Danese:«Siamoprontialconfrontoevaluteremo ogni opzione». Tra cui Bologna che tratta già con Ieg Enrico Giardini VERONA

Terapia d’urto. Anzitutto un aumento di capitale da 30 milioni. Da far sottoscrivere quanto prima dai soci. Poi percorrere ogni strada possibile sul mercato, dalle aggregazioni e a forme di collaborazione, su scala veneta ma non solo. E quindi manifestazioni e rassegne in presenza, con espositori, operatori e visitatori fisicamente tra i padiglioni. Senza con questo rinunciare all’ausilio delle tecnologie digitali per condividere eventi. È quanto mette in campo Veronafiere per innescare un processo di sviluppo dopo un anno - per la pandemia da Covid-19 e il lockdown - che ha portato a cancellare le rassegne previste, in primis il Vinitaly, ma soprattutto ha causato una riduzione del 70% del fatturato anche se la società ha ridotto costi per totali 35 milioni. LACURA. È Maurizio Danese,

presidente di Veronafiere, con il direttore generale Giovanni Mantovani, a tracciare un programma per un futuro tutto da disegnare e riempire

di contenuti. Ma anche di soldi. Visti quelli persi in questo 2020 tutto da dimenticare, in primis per i lutti causati dal Coronavirus, ma anche per le pesanti ricadute sulle imprese, sul lavoro e sulle fiere, volano di economia. «Il 2020 è stato un anno durissimo, con perdite nel comparto fieristico stimare in circa un miliardo italiano, che diventano tra i due e i tre miliardi se si considera appunto l’indotto generato dalla nostra attività», sottolinea Danese, che è anche presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane, che riunisce 40 operatori fieristici nazionali, con oltre mille manifestazioni ed eventi organizzati in media ogni anno. ALTRI SOLDI DAI SOCI. Appro-

fondendo le misure da adottare il presidente Danese cita appunto l’aumento di capitale, da circa trenta milioni. Va ricordato che i soci di Veronafiere sono il Comune di Verona, con il 39,488 per cento delle quote - è quello che ne ha di più - e quindi Fondazione Cariverona con il 24,078 per cento, poi la Camera di Commercio con il 12,985 se-

di Bologna (che sta trattando con Ieg Rimini-Vicenza), Padova, Milano. Il neorieletto governatore Luca Zaia ha detto di vedere con favore l’ipotesi di un polo fieristico veneto, magari proprio con Verona capofila. Veronafiere che cosa farà? «Noi siamo aperti al confronto e valuteremo ogni opzione, con l’obiettivo di rinforzare e sviluppare Veronafiere», spiega Danese, che con riferimento alla Regione cita «il sostegno che Veneto Sviluppo ci ha assicurato. Le parole del presidente Zaia vanno nell’ottica di sostenere le fiere e quindi valuteremo». Il direttore Mantovani cita però anche il rapporto con la fiera di Parma: «Stiamo procedendo con molta velocità il dialogo per forme di collaborazione».

guito da Cattolica Assicurazioni (7,075), Banco Bpm (7,009), Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario (5,379), Banca Intesa (1,354), Provincia di Verona (1,4) e altri con quote minori. PRIORITÀ. «La prima risposta

ora sarà l’aumento di capitale - conferma Danese - e contiamo di convocare l’assemblea dei soci entro un mese. Era già programmato a inizio anno, mentre il 2021 sarebbe dovuto essere quello della quotazione in borsa, ma tutto è stato bloccato dal Covid. Riprenderemo dunque da dove eravamo rimasti, cioè appunto l’aumento e confido in tutti i soci». Aperture ad altri soggetti diversi dai soci, in questa fase, come del resto ipotesi di inoptato (cioè quote sulle quale i vecchi azionisti non hanno diritto di opzione) non sono prese in considerazione. «Speriamo proprio che l’inoptato sia zero», chiarisce Mantovani. ALLEANZE. L’altro campo di

azione di Veronafiere è quello di possibili aggregazioni o partnership. Corrono voci di possibili accordi con la fiera

Unaveduta aereadelquartiere fieristicodi Verona

LAVORI. La Fiera ha voglia di

Siapronomolte stradeper possibili aggregazioni IlpresidentevenetoLuca Zaia,sottolineailquotidiano “L’Arena”inedicola oggi, ha giàdettocheVerona puòfare dacapofila diunpolo fieristicoveneto,e la Regione dacoordinatrice, ma spetta poia enti,cdae assemblee deisoci alivellolocale decidere.Le stade sono

molte:Verona potrebbe stringereaccordi operativi conPadova esicuramente Longaronema anche conle realtàdel vicinoFriuli come Pordenoneperarrivare a costituireunPolo fieristico delNordest (Vicenzaha stipulatoaccordi conRimini). Unpolounico sarebbemolto

piùcompetitivosulmercato dellealleanze e delle aggregazionirispettoa un singoloenteautonomo nel momentoin cuisi sedesseal tavoloconBolognao con Milano.L’Emilia-Romagna del governatoreBonaccini, amico diZaia,sta procedendoin questosenso.

© RIPRODUZIONERISERVATA

DIVERSIFICAZIONEFINANZIARIA. L’aziendaorafa bericaassistitadaconsorzio Neafidie Fundera GRUPPOSELEX. Anche“Market” di vicinato

“AlessiDomenico”:collocato ilprimominibondshort term Èdimezzomilione escadeamaggio2021: rendimentodel4,2% “Alessi Domenico” società di Bassano attiva nel settore dell’oreficeria e gioielleria, ha emesso il suo primo “minibond short term” quotato in Borsa (un totale di 500 mila euro con scadenza 8 maggio 2021) assistito da una garanzia del 90% in linea capitale ed interessi dal Fondo di garanzia per le Pmi nell’ambito del decreto Liquidità. «Il rendimento lordo annuo riconosciuto agli investitori è del 4,20%. Prevista - spiega una nota - la consueta opzione call per l’eventuale rimborso anticipato a discrezione dell’emittente, con contestuale premio all’investitore». La “Alessi Domenico” è una società che opera per il settore oreficeria-gioielleria «nella produzione e commercializzazione su base industriale di catene e bracciali in oro e argento, con una lunga tradizione alle spalle. Oggi è un brand che si distingue nel panorama globale dell’industria orafa grazie a una riconosciuta attitudine alla ricerca e sviluppo, oltre che dello stile e della qualità con una vocazione internazionale ma la sua storia ha le sue origini nel 1946 in una bottega artigiana. L’arte orafa di Domenico Alessi vanta radici profonde nel territorio del presti-

Familaafineestate hachiusoa+9,3% «Esaliràancora»

Undatomoltosuperiore allamediadelsettore che questa apertura verso le nuove opportunità offerte in L’obiettivoèchiudere campo finanziario fa la diffe- l’annodelCovidal+12,8%

Lasede della“AlessiDomenico” aBassano

gioso distretto industriale della gioielleria di Vicenza e Bassano». E nella nuova sede di Bassano, 10 mila metri quadrati, si fa ricorso «alle tecnologie più avanzate». La società nel 2019 ha avuto un fatturato di oltre 83 milioni di euro (ebitda: 2 milioni). L’emissione è stata tutta subito collocata dopo la pubblicazione dell’offerta sul portale Fundera. «La diversificazione - dichiara l’ad Filippo Aldo Alessi - è ormai da tempo uno dei nostri obiettivi e anche in ambito finanziario risulta importante applicare una strategia che miri al bilanciamento delle fonti di finanziamento e di diversificazione delle linee esterne. I minibond short-term sono un valido strumento finanziario

che consente all’azienda una crescita su diversi livelli in ambito economico e professionale. Siamo lieti che il mercato apprezzi la nostra realtà e molto soddisfatti che i minibond siano stati totalmente sottoscritti e in così breve tempo. Ringrazio i nostri advisor». E la “Alessi Domenico” lavora già a una seconda emissione: «Siamo tra le prime aziende del nostro settore ad avere intrapreso questa strada e a voler agire non semplicemente da orafi ma da azienda internazionale improntata su processi organizzativi completamente diversi. Siamo stati sempre ben propensi a innovazione, all’evoluzione tecnologica, alle collaborazioni con il mondo esterno. An-

risalite in fretta la china, dunque. Intanto, gli investimenti strutturali sono stati stoppati, spiega Mantovani, ma intanto sta per partire la gara d’appalto per raddoppiare il parcheggio multipiano in viale dell’Industria, opera da 12 milioni, e nella stessa strada sarà concluso il nuovo ingresso al quartiere fieristico, di 300mila metri quadrati, sul quale poi vanno svolte le, costose, manutenzioni. •

renza». «In questo particolare momento storico - precisa Leonardo Frigiolini presidente di F&P Merchant e ceo di Fundera – è importantissimo che le aziende sappiano diversificare le fonti di provvista e Alessi ha perfettamente interpretato questa capacità di crescita». «Il ruolo di Neafidi in questa operazione - rimarca il presidente Alessandro Bocchese presidente del consorzio fidi delle Confindustrie del Nord Est (oltre 6 mila soci e 70 milioni di patrimonio) - è stato estremamente importante: lead anchor investor. Un segnale di grande fiducia verso il progetto aziendale. Servono strumenti per favorire la crescita dimensionale delle imprese e i loro progetti, ma anche per consentire agli imprenditori di diversificare le fonti finanziarie raccontando al mercato la propria storia ed i propri programmi. Marketing e finanza insieme, per affrontare sfide sempre più impegnative, nelle quali intendiamo continuare ad essere a fianco delle nostre imprese». • © RIPRODUZIONERISERVATA

Dati record per Famila, insegna nazionale che fa capo al gruppo commerciale Selex (è al terzo posto nella classifica italiana dei big della grande distribuzione organizzata): chiude l’estate «con il miglior risultato dell’ultimo decennio: +9.3% a parità di rete. Un dato ancor più positivo - segnala una nota - se confrontato con il mercato (iper+super) che ai primi di settembre era al +1.2%». «Le crescite che stiamo consolidando nel 2020 sono il risultato di un lavoro di squadra che ha visto prima di tutto i collaboratori dei punti di vendita protagonisti coraggiosi e positivi nella fase più critica della pandemia», rivendica Maniele Tasca, direttore generale di Selex: «Raccogliamo il frutto del rinnovamento della rete e di anni di lavoro dedicato a garantire qualità e convenienza ai nostri clienti con servizi e prodotti in continuo aggiornamento. I programmi di sviluppo non si fermano e prevedono, oltre l’apertura i nuovi supermercati e superstore, la crescita dei Famila Market, nuovo formato di prossimità

Ildg ManieleTasca

lanciato lo scorso anno». La previsione è di un andamento positivo per l’ultimo trimestre: dovrebbe giungere fino ad un +12.8% di fatturato a fine anno, circa 2,2 miliardi (1,95 miliardi nel 2019). Famila fa leva sul risparmio ed è «più volte citata da indagini di mercato come l’insegna di supermercati più conveniente d’Italia». Si tratta di 235 punti Famila, Superstore, Iper e appunto “Market”, che mira a «intercettare una fascia di consumatori attenti alla “prossimità” (negozi di medio/piccole dimensioni) ma al tempo stesso esigenti in termini di completezza della spesa». Ora Famila e le altre insegne del gruppo stanno attuando una campagna di sconti che è offerta anche sulla piattaforma di e-commerce CosiComodo.it, per fare la spesa online e ritirarla senza altri costi in negozio o riceverla a casa. • © RIPRODUZIONERISERVATA

INCONFINDUSTRIA

Confronto tralecandidate presidenti diAidda La sede di Confindustria di Vicenza ha ospitato il confronto fra le tre candidate alla presidenza nazionale di Aidda, l’Associazione imprenditrici donne dirigenti di azienda. Di fronte alle socie provenienti da varie regioni italiane le tre candidate Antonella Giachetti, Katia Gruppioni e Maria Claudia Torlasco si sono confrontate su varie tematiche e hanno risposto alle domande. L’incontro, molto seguito anche online, è stato organizzato e moderato dalla presidente della delegazione Veneto e Trentino Alto Adige di Aidda, Edy Dalla Vecchia. Tra i punti toccati, sottolinea la nota, la necessità di sostenere l’intero comparto delle imprese, «più sole dopo la grave crisi economica provocata dalla pandemia a partire da quei settori maggiormente colpiti e convinte però anche del fatto che il business e il profitto non possono essere più le uniche mission di un’azienda e che queste vadano affiancate da una attenzione, sempre più crescente, verso i temi della sostenibilità». Si è parlato anche del futuro di Aidda e del ruolo e la funzione, talvolta ancora inespresse, che l’associazionismo e le reti femminili in generale possono avere, e sulla necessità di rafforzare le partnership con le università. •


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LETTERE E OPINIONI

SABATO 26 SETTEMBRE 2020 LA TRIBUNA

partecipazione al nostro dolore. La ringrazio se vorrà leggere questa lettera, e La esorto ad invitare tutti i Suoi collaboratori ad essere sempre umani nella gestione dei malati ed al tempo stesso ad essere vicini a loro ed alle loro famiglie, in quanto la situazione del malato è estremamente triste. La saluto. Anna Maria Mucci in della Monica

LA SEGNALAZIONE

Borgo Cavour tappo irrisolto e poco rispetto per i residenti lla riapertura delle scuole, auto in coda, come era da aspettarsi il "tappo" mai risolto delle soste spavalde in carreggiata davanti all'istituto Pio X e nessuna sorveglianza sulla strada e Borgo Cavour soffre. Soffre la mancanza di un raccordo ciclabile, soffre di un mancato controllo della auto in sosta vietata, soffre per il gas che tutte le mattine respira. Soffre perché i passaggi pedonali non sono tracciati a terra, come in parte tutta la segnaletica orizzontale. Soffrono le persone che stoicamente si ostinano a fare due passi a piedi per accompagnare i figli a scuola, soffrono i residenti. Residenti? Si certo in una città oltre ai commer-

A

Regionali e comunali Veneto stessa barca dai monti al mare cianti, alle sagre, alle feste, alle giostrine e strombazzamenti vari esistono anche i residenti. Coloro che vivono e dormono in città, quelli che comprano le merci, che molte volte si prendono cura delle aiuole dimenticate, quelli che si fanno carico di proteggere dai vandali facciate e colonne, quelli che pagano per par-

cheggiare senza avere un parcheggio, quelli che vengono sfrattati a ogni (a volte discutibile) mercatino. Si i residenti quelli ai quali non interessano i selfie ma che cercano di fare il massimo per mantenere bella questa città che tutti noi amiamo. (Nella foto, il traffico tra via Canova e Riccati). — RENATO GUARNIERI

LE LETTERE Un laburista in Regione Zaia attivi il tavolo della concertazione A caldo, dopo il personale straordinario risultato elettorale (comunque previsto e scontato) il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha dichiarato che nel cambiare volto alla regione (poteva benissimo farlo durante i suoi precedenti dieci anni di governo) le priorità saranno: sanità e lavoro. Due condivisibili obiettivi, ai quali sarebbe opportuno (suggerisco) aggiungere il welfare generativo, in alternativa all’assistenzialismo, per togliere dalla sofferenza migliaia di veneti in povertà e disoccupati. Il riconfermato “a furor di popolo” Governatore del Veneto, dott. Luca Zaia, per passare velocemente dalle promesse ai fatti concreti, opportunamente e necessariamente dovrebbe (deve) attivare il “Tavolo Permanente della Concertazione” coinvolgendo e responsabilizzando, nella programmazione della qualità e quantità delle prestazio-

ni sociosanitarie, delle politiche attive del lavoro e del welfare generativo: le Associazioni (grandi e piccole) imprenditoriali – le confederazioni CGIL CISL UIL (sulle priorità indicate dal dott. Luca Zaia e su altre particolarità venete, durante la campagna elettorale, le Segreterie delle organizzazioni sindacali e il Forum Regionale Terzo Settore, hanno presentato alla Regione delle fattive proposte per la negoziazione sociale) – le rappresentanze delle Libere Professioni – l’ANCI – le Università – gli Istituti bancari – le reti del Volontariato – i Portavoce del Terzo Settore. Lo “stile laburista” si realizza con il convinto coinvolgimento delle parti sociali, per una costruttiva concertazione, per rendere esigibili gli obiettivi concordati e per ricercare sufficienti risorse finanziarie (da non escludere una tassazione di scopo per la solidarietà e per ridurre la compartecipazione ai costi assistenziali) da finalizzare alla programmazione socio-economica” . Franco Piacentini

Grazie per l’umanità Mio marito è mancato la buona sanità no Gent. mo Direttore Generale, dott. Francesco Benazzi, mio marito è mancato alcuni giorni fa dopo una lunga malattia, che lo ha dilaniato nel corpo e nell’animo. Premetto che non Le scrivo per informarLa del mio lutto e neppure per chiedere di rendere pubblico un malfunzionamento della Sanità, bensì per congratularmi con Lei e con i Suoi collaboratori. Mio marito è stato ricoverato varie volte al Ca’Foncello; una volta venuto a casa, è stato seguito e curato sempre dal personale ospedaliero. Venivano a visitarlo e medicarlo sempre con tanta attenzione, cura, umanità ed altruismo. Dagli occhi e dalle parole dei Suoi collaboratori traspariva sempre un vero dolore nel cuore. Ora io ringrazio Lei per la ottima gestione e ringrazio tutti per il servizio, fornito a mio marito, e per la loro grande

In Veneto il Pd sapendo di perdere in partenza, si accontenta di qualche poltrona facendo da tappo ai veri riformisti, provocando un plebiscito e uomini della provvidenza senza concorrenza, qualcosa di sinistramente comico come se aprendo il gas dal fornello cominciasse ad uscire l’acqua. E anche se nella Patreve che è questo giornale siamo bene informati anche di quel che capita nelle province limitrofe, non so se sia così chiaro che il sindaco di Venezia è stato eletto non con i voti di Venezia e isole, ma bensì con quelli di Mestre, Zelarino, Chirignago, Favaro, Carpenedo e Marghera. Una Venezia che ogni mattina arriva a Venezia passando il ponte tra Mestre e Venezia, come se percorresse un cordone ombelicale, un anello tra due mondi diversi, e non invece un corridoio tra due stanze della stessa casa, un ponte in mezzo alla stessa città, un raccordo che unisce chi tuttosommato ha un unico comune interesse, visto che Venezia drena forza e bellezza da tutto il circondario, e come stiamo ben vedendo, mentre Venezia piange perché le manca un sacco (anzi una montagna di sacchi) di lavoro, la terraferma di certo non ride. E oggi che la politica è più forte-potente dell’economia, della cultura e governa politicamente la sanità, se i politici son poca cosa come statisti, ora che c’è da spendere bene il Recovery fund, siamo in un guaio tremendo, senza una illuminata mediazione tra l’Anglobalizzazione e il Suddidistan. Sia in laguna che oltre il ponte, fin sui colli e i monti. Fabio Morandin

L’INTERVENTO

Caro Presidente, non c’è solo l’autonomia Pensa anche al sociale e previsioni, anche se suffragate da tesi più che attendibili sono e rimangono tali, ma quando si trasformano in realtà e un popolo tributa a colui che è la sua guida politica e amministrativa un plebiscito tale da apparire quasi “imbarazzante”, le analisi di studiosi e opinionisti lasciano il tempo che trovano. La realtà è che nel mezzo di questa crisi epocale, densa di incognite e di una strisciante incertezza per il futuro, il popolo veneto ha messo nelle mani di Luca Zaia una delega in bianco affinché lo guidi fuori dalle secche di un’emergenza sanitaria ed economica che ha rivelato anche le debolezze di un sistema che sino a ora pareva inarrestabile nel suo processo di crescita. Lui è uomo pragmatico e fin troppo consapevole che d’ora in poi non verrà più giudicato per i suoi successi ma atteso al varco per i suoi sbagli, anche quelli umanamente inevitabili. Infatti in questi giorni mantiene un profilo basso, ben lontano dalla sicumera di Renzi dopo le europee 2014 e dall’ingenuità di Salvini nell’estate 2019, sta tenacemente resistendo alle sirene di Ulisse che lo vorrebbero già proiettato nell’agone nazionale e anziché infierire sui suoi avversari è seriamente preoccupato dalla loro inconsistenza poiché conscio che per governare bene è necessaria anche un’opposizione all’altezza. Forse qualche espressione di giubilo in più sarebbe stata gradita, soprattutto da coloro che l’hanno votato pur se espressione di altra matrice politica, ma è suo compito dare l’esempio perché le fisiologiche lotte intestine non si trasformino in deleterie rese dei conti né in solitarie fughe in avanti: la maglia rosa è nelle sue spalle e in tali deve rimanere, alla squadra il compito di vincere quante più tappe è possibile. Ora la madre di tutte le battaglie è l’autonomia, ma guai a spacciarla come panacea di tutti i mali. Le sfide sono anche altre e in un Veneto che sta facendo nuovamente con-

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IL COMMENTO

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fidenza con parole come povertà e disoccupazione, forse la ricetta giusta è proprio quella “rivoluzione laburista” proposta in questi giorni dal governatore più amato d’Italia. L’impegno continua, è lo slogan utilizzato in campagna elettorale, e oltre all’autonomia si chiama: sanità, ripresa economica e Pedemontana, ma attenzione a non dimenticare il sociale, una sfera che include sempre più persone, soprattutto quegli anziani e quei disabili che con le loro famiglie hanno pagato e continuano a pagare il prezzo più caro di questa pandemia. Oltre ad un’equa diffusione del benessere economico va ricordato che anche sanità e sociale devono progredire a pari passo poiché non si possono salvare delle persone senza essere poi in grado di garantire loro una qualità della vita accettabile, né ci si può dimenticare della disabilità alla nascita, delle malattie neurodegenerative, della non autosufficienza negli anziani, che non possono essere considerate come “malattie” ma condizioni o fasi dell’esistenza che necessitano di una risposta non solo sanitaria ma anche sociale. Non è un compito questo che spetta solo alla politica ma che dovrebbe diventare anche oggetto di etica di impresa poiché un’azienda moderna sa quanto importante sia contribuire al benessere sociale del territorio nel quale opera per favorirne un progresso equo e duraturo. Durante la fase acuta della crisi pandemica il popolo veneto e il suo tessuto imprenditoriale, con la mole di donazioni effettuate, hanno dato un’ulteriore prova, della fiducia che nutrono nel Presidente. Ora si tratta di capitalizzare tale fiducia per rendere ancora più inclusiva e solidale una comunità che già lo è da sempre. È un compito arduo in un momento ma non c’è un solo Veneto che oggi non sia disposto ad augurarle di riuscirci. Buon lavoro (e buona rivoluzione) presidente.— *COORDINATORE COMITATO MELOGRANO

DON PAOLO MAGOGA*

Il valore delle cose si impara anche dal recupero dei banchi di scuola a fatto notizia all’inizio dell’anno scolastico che la Scuola Professionale di Fonte (Treviso) abbia trasformato i propri banchi a causa del Coronavirus, da banchi a due posti a monoposto. Il risparmio economico di circa centomila euro, e il lavoro fatto in casa, ha fatto il giro della

DANIELE FURLAN*

stampa e dei social. La scuola, però, sebbene si senta parlare solo di banchi (con o senza rotelle) o di distanziamento sociale, non è solo questo. È indubbio che la paura del contagio abbia toccato anche le scuole e, conoscendo i ragazzi, non sarà facile evitare gli assembramenti e il desiderio di un saluto “per contatto” vincerà si-

curamente sulle precauzioni di rito. Ma la scuola è molto di più. Perché abbiamo provveduto al taglio dei banchi? Cosa vogliamo comunicare con questo gesto? Trasformare banchi obsoleti, da scartare, non è solo rendere "abili" vecchi strumenti di lavoro che tornano ancora "buoni". Recuperare è dire: “Sei ancora utile, prezioso, ho ancora bisogno di te. Ci vuole un po’ di fantasia, buona volontà e lavoro di squadra e il gioco è fatto!”. Sappiamo bene quanto papa Francesco lotti contro la

cultura dello scarto. «Se non si vigila su di essa – sembra dirci – ci troveremo a trattare anche le persone come trattiamo le cose. La mentalità dell’usa e getta, dagli oggetti, passerà agli uomini». Nell’educazione di un tempo, a casa, (pensando al cibo ma non solo) risuonava questo ritornello: «Non si butta via niente». Oggi questa è chiamata “economia circolare”. Tutto è utile e prezioso. Tutti sono utili e preziosi! Insegnare il valore delle cose (sia essa un’opera d'arte o una semplice opera umana) e delle persone (sia esso un personaggio o una semplice persona) è il compito

anche della scuola. A che serve sapere di storia, letteratura o filosofia se poi non imparo il rispetto per un bidello, un professore, un maestro, un compagno disabile, un banco? Possiamo essere “figli di Atene”, liceali, o “figli di Sparta”, studenti delle scuole professionali, tutti apparteniamo e viviamo, interconnessi in questa società e in questa terra. Tutti gli studenti, diventeranno lavoratori, avranno degli amici, utilizzeranno oggetti ad alcuni dei quali affideranno la loro vita (pensiamo ad un’auto). Tutti, chi seduto ad una cattedra o ad una scrivania o davanti ad

una macchina utensile, siamo chiamati a trasformare un pezzo di mondo per renderlo migliore. In quel pezzo di mondo ci vive una fetta di umanità che anche grazie a me sarà messa in condizione di stare bene oppure no. Ci è data una casa che può avere i confini del mondo, di una scuola o di una famiglia. Solo educando al senso di appartenenza, di cura, al mistero nascosto in ogni cosa potremo generare valore, il valore che si impara anche attraverso il recupero di un banco. — *PRESIDENTE OPERA MONTE GRAPPA


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