Rassegna stampa del 21 settembre 2020

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LUNEDÌ 21 SETTEMBRE 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

7

Le elezioni nella Marca riflettori sulle comunali

I candidati sindaco puntuali alle urne Brugnaro vota a Mogliano TREVISO

Sebastiano Sartoretto, candidato sindaco a Castelfranco

Maria Gomierato, candidata sndaco a Castelfranco

Marco Della Pietra, candidato sindaco a Spresiano

Nicola Zandò candidato sindaco a Vidor

Mario Balio candidato sindaco a Vidor

Simonetta Rubinato candidata presidente alle regionali

i cittadini alle urne

A 102 anni va a votare «Non ho mai mancato» Franco Zanon si è recato alla Prati con la moglie di 94 anni Fabio Orcalli: «Io espresso contro Zaia, ma non cambia»

Franco Zanon, 102 anni, assieme alla moglie Francesca, 94

Marta Artico / TREVISO

«Andate a votare “Sì”». L’appello è di Luigi Zanon, per tutti Franco, che alle 13.40 di ieri pomeriggio si è recato con la moglie Francesca Trevisiol, di 94, a votare alla scuola Prati, percorrendo la strada a piedi, con le sue gambe, da piazzale Giustinian Recanati. Classe 1918, è nato a Portogruaro durante la battaglia sul Piave e dal 1946, non ha mai

saltato una chiamata alle urne. Maestro di ballo per una vita, naufrago, pluri decorato, ha combattuto, tra le altre, in Abissinia Spagna e Albania. Sul voto alle regionali, non si esprime, ma racconta volentieri come la pensa sul referendum costituzionale. «Ho votato sì, voglio meno tasse e meno deputati. Chi vota “no” ha paura di essere rieletto, non c’è motivo per votare no. Voglio il dei taglio parlamenta-

ri e delle spese, il taglio di tutto». Ha la mascherina, come la moglie, ma il Covid, nonostante l’età, non spaventa nessuno dei due coniugi, che in merito, sono piuttosto fatalisti. «È tutto scritto» dice la moglie. Fabio e la figlia Sara Orcalli, si sono recati a fare il loro dovere di cittadini al comprensivo Stefanini. «Voto poco sentito», spiega il padre scendendo le scale «in parte perché il voto in Regione è scontato, ma non è molto sentito nemmeno quello per il referendum, dove c’è molta indecisione, anche io ero indeciso». Non ha votato Zaia, e non ne fa mistero: «Speranza ce n’è sempre, ma resterà lui per anni» dice riferito al governatore uscente a caccia della riconferma. La figlia, invece, sul taglio ai parlamentari ha le idee chiare: «Sapevo cosa votare, ma è stata fatta molta confusione. È stato trasformato, come al solito, in gioco politico». «Diciamo che c’è stata la consueta strumentalizzazione» le fa eco il papà. Atteso molto? «No, meno delle

Alessandro Lorenzi, candidato sindaco a Spresiano

altre volte», spiegano. Contrariato, in merito al voto sul referendum, anche uno degli agenti della sicurezza: «Poca informazione. Per il voto alle regionali c’erano cartelli e totem ovunque, ma dei bei cartelli che spiegassero per cosa si votava al referendum, quelli non li abbiamo visti». A mezzogiorno, alle scuole Gabelli di piazza Vittoria, si è recato al voto anche monsignor Lucio Bonomo, direttore del settimanale diocesano La Vita del Popolo, che si è messo in fila come gli altri. Le persone si guardavano, ma stavano composte, in fila, attendendo di essere chiamate una alla volta. Età media abbastanza alta, qualcuno si è portato dietro anche il cagnolino. «Votare

In molti hanno deciso la loro opinione sul referendum solo con la scheda in mano bisogna sempre» spiega Maurizio, «anche se ogni volta è più dura, almeno per quel che mi riguarda visto come vanno le cose nel nostro Paese. Mio nonno prima di mio padre, però, mi ha insegnato che non bisogna mai rinunciare a un diritto conquistato da qualcuno prima di noi». Luigina De Biasi, 84 anni, si è recata da sola a votare alle scuole di Casier. Si è igienizzata le mani, poi è entrata nella cabina, con la mascherina ben fissata sul volto. Nemmeno lei rivela per chi ha votato. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

E le comunali? In un piccolo ma significativo test, tiene banco Castelfranco, unico municipio con il voto a doppio turno. In 4 sfidano l’uscente Stefano Marcon, sostenuto da tutto il centrodestra (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e la lista personale). Sebastiano Sartoretto è candidato del centrosinistra (Dem, Castelfranco civica e Sartoretto sindaco), poi i civici Maria Gomierato, ex primo cittadino, appoggiata da “Gomierato sindaco” e “Castelfranco rinasce”. I 5 Stelle schierano Cristian Bernardi, i giovani di “Punto d’Incontro” lanciano Lorenzo Zurlo. A Spresiano centordestra spaccato, unico caso politico della Marca: l’uscente Marco Della Pietra è sostenuto da Fdi e dai moderati di Fava. Lega e Forza Italia appoggiano Tiziano Pagotto, mentre Alessandro Lorenzi è candidato di

Obiettivo comune, a forte impronta ambientalista. Duello ad Arcade: Fabio Gazzabin, con Lega e “Vivere Arcade”, se la vede con Mario Pavan, di “Civica per Arcade”. E scontro fratricida a Vidor, fra Mario Bailo (Lega e Insieme per Vidor”) e Nicola Zandò, con “Comune in Rete”. A Chiarano, tre candidati: Stefano De Pieri (Lega), Mario Vescovi, con una civica a suo nome, e Lara Carbonere (“Lara sindaco”). Ma tutti dovranno attendere domani, per vincitori e vinti. E a Castelfranco c’è l’opzione al ballottaggio. Ieri nella Marca hanno votato anche Simonetta Rubinato (San Cipriano di Roncade), l’altra trevigiana con Zaia candidata a governatore. E un sindaco illustre: Luigi Brugnaro, uscente a Venezia e ricandidato dql centrodestra. Vive a Mogliano, fuori comune e fuori provincia, pardon area metropolitana: un piccolo record. —

ai seGGi

Affluenza boom a Spresiano, poca voglia a Cison e Fregona TREVISO

L’effetto comunali trascina l’affluenza a Spresiano, la più alta delle Marca alle 19, orario del secondo rilevamento del Ministero dell’Interno. Nel comune rivierasco del Piave aveva votato il 40,50% degli elettori, E’ stato l’unico comune fra i 94 della Marca a superare la soglia del 40%, Siamo a quasi 7 punti sopra la media provinciale, che all’ora dell’aperitivo registrava un 33,68% complessivo. Castelfranco, per dire, è al 33,49%, addirittura sotto la media provinciale. Meglio va a Chiarano (36,85%) e a Vidor (36,39 %), un po’ più sotto Aracade ( (35,87%), gli altri comuni dove si votata per eleggere nuovo sindaco e consiglio comunale (e solo nella città del Giorgione con il sistema del doppio turno ). L’hinterland trevigiano si conferma storica roccaforte del voto: a Carbonera si è recato ai seggi il 39,79% degli elettori. a seguire Paese (39,11%) Roncade, (38,96%, effetto Rubinato candidata governatrice?), Quinto (38,6 %), Zero Branco (38,24%) Silea (37,7%). Maserada (37,47%) Ponzano

(37,46%). Casale sul Sile (37,17%) Mogliano (37 %), Preganziol e Zenson (36,85%). Sorprende Salgareda, prima di tutto l’Opitetgino - Mottense, con il suo 38%. Affluenza rilevante anche a Orsago (37,2%) E oltre il 35 per cento si attestano anche Vedelago, Castello di Godego, Altivole, Sernaglia, San Vendemiano, Breda di Piave, Caerano, Ponte di Piave, Riese Pio X, Istrana, Loria. Più sornione il capoluogo: Treviso si ferma al 34,52%. Dall’altra parte Cison di Valmarino e Fregona, dove le urne tirano proprio poco, referendum e regionali che siano: alle 19 non aveva votato nemmeno il 20 per cento. Bassa affluenza anche a Segusino (24,10%) Cappella Maggiore (24,64%) , Cordignano (25,21%), Miane (25,34%). Castelcucco (25,85%). A Monfumo e Moriago siamo appena oltre il 26% Alle 12 l’affluenza era stata del 14,07%. Moltissimi i trevigiani che se la sono presa comoda, ancorandosi al lunedì: oggi ci sono ancora 8 ore per votare, dalle 7 alle 15. Poi lo scrutinio. Referendum prima, quindi le regionali. —


6 IL FATTO

Lunedì 21 settembre 2020

il Giornale

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L’ITALIA AL VOTO La giornata elettorale I DATI di Chiara Campo

U

na sezione elettorale a Genova chiusa per oltre un’ora dopo che si è saputo che il presidente di seggio era stato ricoverato nella notte per sospetta infezione da Covid. Isolati e rimpiazzati i sei scrutatori che avevano allestito con lui la sezione sabato e doppia sanificazione degli spazi. A Calendasco, comune del piacentino, voto sospeso e un seggio spostato perchè uno scrutatore che si era sottoposto al tampone venerdì scorso è risultato positivo. Caso simile a Samarate, in provincia di Varese, questa volta una scrutatrice ha avvisato all’alba che era positivo il padre. Prima (si spera unica) elezione ai tempi del virus. Una giornata dominata dalle precauzioni - a Padova 1.300 scrutatori sono stati sottoposti prima al test (solo due positivi) - e dai timori che probabilmente hanno inciso sulla partecipazione. Ieri alle 23 l’affluenza per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari era ancora ferma sotto il 40 per cento,. Al Referendum costituzionale del 4 dicem-

Crolla l’affluenza alle urne E il Sud volta le spalle al M5s Il dato nazionale alle 23 si attesta al 40%, nel 2016 era al 57%. Appena al 25 la Sicilia, feudo del reddito grillino bre 2016, quello che portò alle dimissioni del premier Matteo Renzi, si registrò un’affluenza altissima: 68,48. Allora si votò in un giorno e invece oggi c’è ancora tempo dalle 7 alle 15, ma la distanza è netta. Si vota anche in 957 Comuni e sette Regioni (Toscana, Veneto, Puglia, Liguria, Campania, Valle d’Aosta e Marche) e qui i dati sono leggermente più alti. In Toscana, la sfida clou per Matteo Salvini, dove la leghista Susanna Ceccardi tallona il candidato governatore del centrosinistra Eugenio Giani, si è recato alle urne quasi il 40 per cento degli aventi diritto, in Veneto dove si prevede quasi un

plebiscito per Luca Zaia, il 46 per cento ha votato per la Regione ma il 50 per il referendum. In fondo alla classifica Sardegna 22,68 e Sicilia 25,40. Tutto il sud, bacino elettorale dei 5 Stelle, è sotto la media. In Puglia vota alle regionali il 39,68 in Campania il 37,67. E nel Lazio di Virginia Raggi e Nicola Zingaretti solo il 32,24 al referendum. Tiepide anche le grandi città dove si vota solo per il referendum. A Milano sabato pomeriggio il Comune ha dovuto pubblicare un appello sui social per riuscire a comporre in extremis i seggi vacanti dopo la rinuncia di un centinaio di scrutatori. «Cre-

IN LIGURIA E LOMBARDIA

DISSERVIZIO

In qualche sezione cambiati presidenti e scrutatori perché positivi

I Radicali: consentito voto a domicilio solo a 1.820 cittadini su oltre 16mila

do sia l'effetto del timore relativo al Covid. Per fortuna Milano ha risposto - ha ammesso ieri il sindaco Beppe Sala -. Se tanto mi dà tanto, è possibile che ci siano effetti anche sull’affluenza. Obiettivamente i cittadini hanno ancora timori dei luoghi chiusi, tireremo i conti a fine giornata». Il dato alle 23 di ieri è fermo al 39,90%, e come a Roma e Torino, l’affluenza nei centri storici è in linea o inferiore al dato cittadino, non si registra una discrepanza tra centro e periferia. A Torino l’affluenza arriva 39,83, a Roma si ferma al 33,1. Trainate dalle regionali Firenze 51,63, Venezia 49,71 mentre Napoli si ferma al 41,86. Ha già il sindaco Valleva nel bergamasco dove l’unica lista ha raggiunto il quorum. Mascherina obbligatoria, dispenser all’ingresso delle sedi e flaconi di gel sui banchi di scrutatori e presidenti - che da Milano

I numeri

29,7% È il dato dell’affluenza alle urne in tutta Italia delle 19. Tra i dati intermedi più alti quello della Toscana: 36,2%

39,92% È il dato dell’affluenza nazionale alle urne delle 23. Tra i dati intermedi più alti spicca la Toscana con circa il 48%

25,40% È il dato parziale dell’affluenza alle 23 in Sicilia: è tra i più bassi di tutta Italia. A mezzogiorno era appena il 6,4%

L’UOMO SI È SUICIDATO

INIZIATIVA SEGNALATA DA AZZOLINA

Tragedia ad Avezzano Candidata alle Comunali accoltellata dal marito

Al liceo tra le sagome di Leopardi e Falcone per mantenere le distanze

Candidata alle comunali di Avezzano (L’Aquila) accoltellata dal marito, che si è suicidato. È una tragedia familiare che entra giocoforza nel calderone delle amministrative quella che si è consumata ieri mattina in Abruzzo. Una commerciante di 67 anni, Paola Lombardo, in corsa per il Consiglio comunale di Avezzano con una lista civica, è stata gravemente ferita dal marito, Vittorio Emi, 70 anni, medico di base. Ancora non è chiaro quale sia stato il movente del dramma. L’uomo, dopo aver colpito la moglie un paio di volte - sembra tre - si è buttato dal quarto piano dell’appartamento in cui la coppia abitava. Ancora non chiaro il movente. La donna nel pomeriggio è stata operata all’addome, ma le sue condizioni restano gravi. La prognosi è riservata.

C’è anche chi, tra le difficoltà della scuola che riparte e gli istituti già trasformati in seggi elettorali, trova il modo di mantenere la creatività per i propri studenti. Al liceo Vallone di Galatina, in provincia di Lecce (in Puglia la scuola inizierà solo il 24 settembre), per separare le persone e mantenere la giusta distanza in aula magna, hanno usato sagome a grandezza più che naturale di Giacomo Leopardi, Frida Kahlo, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Anna Frank, Madre Teresa di Calcutta, ma anche di Marilyn Monroe, Fabrizio De Andrè e tanti altri, così che ciascuno studente o genitore può scegliere il compagno di banco preferito. La notizia è stata postata dal ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che evidentemente si consola così delle infinite critiche che le sono piovute addosso nelle ultime settimane

di Sabrina Cottone

IL RACCONTO

«M

Un’elettrice disorientata ma soddisfatta tra frecce, gel e i timori del voto Covid

a varrà la pena rischiare il Covid per votare al referendum?». La domanda si insinua in testa come il fruscìo di un serpentello. È stato un attimo eppure ho avuto il dubbio anch’io, che ho la tessera elettorale piena di timbri, alla parola Costituzione provo un leggero sobbalzo al cuore, mi commuovo con l’inno nazionale e appena ho ricevuto la mail del Comune di Milano che lanciava l’sos perché mancavano presidenti di seggio stavo per candidarmi, prima di ricordare che domenica e lunedì dovevo lavorare. Quando andavo a scuola mi piaceva persino l’educazione civica. Eppure la paura è un sentimento capace di insinuarsi per le più strane vie irrazionali. Ma se vado al supermercato e al ristorante e al bar e nei negozi e in casa di amici, perché mai non dovrei andare al seggio? Forse perché a Londra e a Parigi sembrano alla vigilia di un nuovo lockdown? Basta essere pru-

Anche una fan della Costituzione può avere (e vincere) un attimo di paura denti, come ha detto tante volte persino il Papa, e rispettare le regole. La decisione è andare domenica mattina, subito dopo la Messa delle nove. Se c’è coda si fila via e si torna lunedì, quando gli altri saranno al lavoro. Il rimuginìo sguiscia via come era arrivato. Evviva, finalmente a votare. È giunta l’ora. Temperatura ben lontana dai 37,5 gradi che soli avrebbero potuto far dimenticare l seggio. E poi la sera prima una mia amica, salutandomi mentre lasciavo casa sua, mi aveva puntato addosso il termoscanner: 36,3. «Buona domenica referendaria» dice un sacerdote dopo la fine della Messa. Una specie di benedizione.

a Roma non hanno ben chiaro se le matite copiative vadano disinfettate ogni volta, e tralasciano abbondantemente il riconoscimento facciale degli elettori -, molti indossano anche con i guanti, la prudenza non è mai troppa. A Roma il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi imputa al sindaco Virginia Raggi gli «ennesimi disservizi» a danno degli elettori, «manca completamente un'informazione chiara su dove e come richiedere una nuova scheda elettorale, per chi ne ha necessità. Dal sito non è chiaro dove si debba andare, in quali orari, se bisogna prenotarsi, attese infinite al call center». I Radicali accusano invece il governo. «Su oltre 36mila cittadini in isolamento causa Covid solo 1.820 hanno richiesto di poter esercitare il diritto attraverso il voto domiciliare. Poca informazione e onere a carico degli elettori, già provati dalla quarantena, non hanno creato fiducia». Voto a domicilio nella villa di Arcore per il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e a casa per il candidato governatore del Pd in Veneto Arturo Lorenzoni che era risultato positivo. Per il sondaggista di Emg Acqua Fabrizio Masia sul Riformista un’affluenza bassa al Referendum «potrebbe favorire il No». Il voto anti governo. E Pd-M5s non possono accontentarsi di una vittoria risicata.

Pochi passi per il seggio. Anziani e disabili aspettano l’ascensore, amici e amiche del quartiere salutano con gli occhi. Strisce azzurre e strisce rosse a indicare l’entrata e l’uscita, anche se i percorsi confondono un po’, di assembramenti neanche a parlarne, il cortile della scuola è una piazza d’armi, sulle scale rispettare la distanza di un metro è un gioco da ragazzi, ecco la sezione. LA BENEDIZIONE

«Buona domenica referendaria» dice il sacerdote dopo la fine della Messa

Libera, anche se nelle altre ci sono tante mascherine in fila, la mia è libera. Le tre signore che presiedono alle operazioni di voto oggi mi sembrano eroine della democrazia: si sa che non lo fanno per arricchirsi e in tempo di Covid loro sì che avrebbero qualche ragionevole ragione di vago timore. Invece sono sorridenti e armate di gel. Inondo le mani di liquido. Giù un attimo la mascherina per verificare che sia proprio io, prima di riprendere in mano passaporto e tessera elettorale nuovo giro di gel, mi disinfettano davanti agli occhi la matita copiativa ma mi consigliano di sanificare ancora le mani. «Noi lo facciamo da stamattina alle set-

te e ormai siamo scarnificate» scherzano. Il gel mi cola dalle dita ma ho guadagnato la cabina elettorale. Un attimo e sono fuori. «Inserisco io la scheda, vero?» «Certo» e mostrano il gel. Nuova ondata alcolica. Un’occhiata alla lavagna a caccia dell’affluenza e via dalla sezione. Ligia al protocollo di sicurezza, mi disinfetto ancora. Nessuno parla con nessuno dentro le mura della scuola, sembra il regno del bon ton. Fuori, liberi tutti. Vado al bar a prendere il caffè e mi avvolgo nell’ennesima ondata di gel. Mi avvicina un amico col quotidiano sotto braccio. «Sono andato a votare, perché penso che sia fondamentale, non importa che cosa voti, l’importante è votare» mi dice. Annuisco al mio barone de Coubertin, l’importante non è vincere ma partecipare. «Se poi si vince - penso tra me e me - è anche meglio». Intanto noi che abbiniamo la mascherina alla tessera elettorale e il gel al caffè abbiamo vinto la battaglia con la paura.


LaVerità

LUNEDÌ 21 SETTEMBRE 2020

L’intervista ALBERTO CIRIO

«Dopo il termometro, l’autonomia» Il governatore piemontese vittorioso sull’obbligo di misurare la febbre a scuola: «Roma pensi ai prof mancanti Non c’è scusa, il fabbisogno era noto da un mese. Per questo io e Zaia vogliamo la competenza sull’istruzione» di FEDERICO NOVELLA n «Ve l’avevo detto: nel cuore, sono un bogianen». Bogianen? «In piemontese significa “uno che non si muove”. Non lo sapeva?». Come dire un testardo? «Diciamo perseverante, in senso buono. È il nome che diedero alle truppe piemontesi dopo la battaglia dell’Assietta, nel 1747». Quando si rifiutarono di ritirarsi dinanzi ai francesi, mantenendo la linea del fronte? «Non mollarono la trincea: e alla fine vinsero la battaglia. Ecco, è il comportamento di chi, con buon senso, resta fermo sulle sue posizioni». C’entra qualcosa il suo lavoro nei campi? «Può darsi. Sono un agricoltore convinto e contento. Nipote di nonni contadini e figlio di questa terra. Bogianen, appunto». Alberto Cirio, governatore della Regione Piemonte, ha appena vinto la «guerra del termometro» contro il governo. Il ministro Azzolina aveva impugnato l’ordinanza regionale che impone alle scuole sabaude di verificare l’effettiva misurazione della febbre da parte delle famiglie. E adesso che il Tar ha promosso la Regione e bocciato il governo, cosa si prova? «La battaglia non l’ho vinta io, e nemmeno la mia parte politica. L’ha vinta la mia gente. Il mio dovere era quello di tutelare la salute dei piemontesi». Però stavolta aveva tutti contro: Azzolina, Speranza, dirigenti, presidi, sindacati… «Ma dalla mia parte c’erano le mamme, i papà e anche i nonni, i più vulnerabili». I giornali sintetizzano: «La febbre si misurerà a scuola». «Mettiamola così. Lo Stato ha messo il limite a cinquanta all’ora. Io sono quello che ha messo l’autovelox». Fuor di metafora? «L’obbligo di legge, che investe la potestà genitoriale, dice che le famiglie devono misurare la febbre ai figli prima della scuola». E lei? «Io aggiungo: va bene, ma la scuola deve richiedere una autocertificazione». E se manca? «Allora ci penseranno gli istituti a misurare la temperatura. Uno Stato che ordina alle aziende, ai negozi e ai parrucchieri di misurare la febbre a tutti, come può rifiutarsi di farlo nelle scuole?». È la stessa domanda che ha fatto al ministro Azzolina? «Certo, gliel’ho detto con chiarezza». Risposta? «Mi ha detto che la sua impostazione è basata sul patto con le famiglie». Ecco, appunto: forse lei non si fida delle famiglie? «Mi fido di tutti. Ma a Grugliasco, vicino a Torino, ci sono genitori che per scelta non misurano la febbre ai figli».

I negazionisti? «Dicono che il Covid non esiste, e si vantano di pensarlo. Avendo la responsabilità della salute, ho il dovere di intervenire». L’hanno accusata di minare la sicurezza sanitaria. «Al contrario, la rafforziamo, con un controllo in più. E adesso lo ha riconosciuto anche il Tar. Il governo dovrebbe prendere il Piemonte ad esempio». Ma non si formano assembramenti fuori dalle scuole? «Neanche uno. Nelle nostre scuole c’è gente che lavora con passione. Insegnanti, dirigenti e bidelli si sono dimostrati più efficienti del ministero». Però i presidi torinesi dicono che affonderanno nelle autocertificazioni. «Figuriamoci, forse qualche protesta isolata. Mi fa sorridere che qualche preside di istituto tecnologico si lamenti per troppa carta. Trovino meccanismi diversi. Sono loro gli studiosi, no?». Meccanismi diversi? «C’è il registro elettronico, le chat di classe, ci sono mille modi per non avere la carta. E poi, guardi, c’è già il diario». Il diario scolastico? «Quello che già si usa per le comunicazioni agli insegnanti. Cosa costa scrivere ogni mattina: “Niente febbre”? Con mia figlia lo faccio ogni giorno senza problemi». Il ministro Azzolina le ha telefonato dopo la decisione del Tar? «No». E Berlusconi? «Sì, una telefonata affettuosa. Era soddisfatto due volte, da uomo pubblico e da persona che ha vissuto il Covid sulla propria pelle. Il leone di sempre».

Comunque, siamo al primo round. Dopo la decisione sulla sospensiva, si aspetta l’udienza del 14 ottobre. «Sì, ma la mia ordinanza scade il 7, in corrispondenza del Dpcm di Conte. Poi valuterò la situazione dei contagi e nel caso farò una nuova ordinanza esattamente identica». E se il governo impugnasse anche quella? «Sarebbe assurdo, e poi c’è il principio del “ne bis in idem”. No, la vera sfida si è giocata adesso, sulla sospensione. E con questa decisione del Tar considero chiusa la partita».

Sogna il medico in ogni scuola? «Ci sto pensando. Una volta nell’assessorato alla Sanità c’era una branca dedicata alla medicina scolastica. Faremmo bene a riesumarla». Il virus in Piemonte ha colpito pesante. Siete pronti all’eventuale seconda ondata? «Stiamo costruendo quel sistema di medicina territoriale che in Piemonte mancava». E come? «A febbraio avevamo 2 laboratori in grado di fare tamponi, alle Molinette e all’Amedeo di Savoia. Oggi sono 29, aperti in questi mesi. Anzi, riaperti: erano stati i governi precedenti a chiuderli». Perché? «Le famose razionalizzazioni: la rete di laboratori era stata smantellata. In pochi mesi abbiamo assunto 2.523 persone, con 90 reparti di continuità assistenziale operative. Credo nel privato, ma sulla sanità pubblica, mai più tagli». Oggi in classe qual è il primo problema? «I posti. Settimana scorsa avevamo 15.000 cattedre scoperte. L’altro giorno mi scrive una mamma: “Ho portato mia figlia a scuola ma non c’è l’insegnante di sostegno, la riporto a casa?”. Devo confessare che su questo problema degli organici non riesco a darmi una spiegazione». Perché non se lo spiega? «Ci fanno iscrivere i figli a scuola in primavera, con larghissimo anticipo. Se hai il numero degli iscritti e hai il numero dei docenti, vivaddio, non si possono fare le assegnazioni un mese prima?». La burocrazia è quella che è. «Posso capire le difficoltà. Pos-

Più grave che non avere soldi è non riuscire a spenderli. È il motivo per cui sul Recovery fund chiedo regole speciali, modello Ponte Morandi Raccontata così, quella del governo sembra quasi una lite temeraria… «Per carità, non voglio colorare politicamente una questione così importante». Il ministero l’ha sfidata per evitare scontri con i sindacati? «Rispetto il ruolo dei sindacati, ma prima viene la salute. Anzi, in un Paese normale, il termometro dovrebbe restare a scuola anche dopo il Covid: ci salverà dall’influenza, dagli orecchioni e anche dalla pertosse».

AZZURRO Alberto Cirio, eletto presidente della Regione Piemonte nel 2019, è stato anche eurodeputato di Forza Italia [Ansa]

so capire 300 insegnanti che mancano i primi giorni: ma ventimila! È una grave carenza. Ed è per questo che con Luca Zaia abbiamo inserito la scuola nella richiesta di autonomia regionale». Volete fare da soli? «Non pretendo certo la gestione della scuola per insegnare ai bambini come si fa la bagna cauda. Voglio insegnanti per tutti gli studenti. Il meccanismo statale non funziona a prescindere da chi governa: c’è un problema strutturale». Forse la febbre ha colpito anche il governo: la febbre dell’accentramento? «Sì, soprattutto sulla scuola. Sono gelosi dei loro poteri. Però quando parliamo di salute queste cose non devono esistere». Un suo assessore vuole ribaltare le linee guida del governo sulla pillola abortiva, che ad agosto hanno abolito l’obbligo del ricovero. Insisterete? «Si è montata una polemica che non esiste. L’assessore Marrone, che si occupa del legislativo, ha attivato una verifica di carattere giuridico sulla compatibilità tra normativa regionale e quella nazionale. Ma decisioni non ce ne sono». Su questo tema, come sulla vaccinazione antinfluenzale obbligatoria, gli alleati leghisti non vi seguono. «Credo nella libertà individuale, così come nella libertà della donna di scegliere della propria vita». Quando sente parlare i negazionisti, non le viene la tentazione di imporre il vaccino obbligatorio? «Il rischio psicologico di avere l’influenza pensando di avere il Covid può generare grandi problemi. Potenziare il vaccino soprattutto sugli ultra sessantenni è fondamentale. Ma troveremo un equilibrio tra le forze di maggioranza, come abbiamo sempre fatto». Cosa domanda al governo circa i denari del Recovery fund? «Più grave che non avere soldi, è non riuscire a spenderli. Per questo chiedo solo regole speciali, modello Ponte Morandi. Costruiamo un ponte anche verso il futuro del Paese». Per scardinare le pastoie? «Nominino i commissari che vogliono, i prefetti, chiamino chiunque. Ma poniamo regole precise». Che succede se finisce 4 a 2 per il centrodestra alle regionali? Il governo barcolla? «Se finisce 4-2 avremo semplicemente quattro regioni governate meglio». Asciutto stile sabaudo. «Vorrei solo avere un governo con cui sia più facile parlare di problemi concreti. Con meno strategie e più pragmatismo». Dunque? «Prima si vota meglio è. Sono cambiati tanti equilibri dalle ultime politiche. Se queste regionali saranno un viatico per il voto politico, sarà senz’altro un bene per il Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ANNO XXV NUMERO 225 - PAG 2

IL FOGLIO QUOTIDIANO

LUNEDÌ 21 SETTEMBRE 2020

Il Co vid in cifre 24 I malati di coronavirus morti in Italia sabato 19 settembre (ultimi dati disponibili prima di andare in stampa). Il giorno prima erano stati 10. Quello di sabato scorso è il dato più alto dal 7 luglio, quando le vittime erano state 30. Il totale delle vittime ha cos/ raggiunto quota 35.692. ••••

(erano 182 sabato 12 settembre,121 il5settembre).In leggero calo, sabato scorso, i ricoverati con sintomi(2.380in tutto, 7in meno rispetto a venere. Aumentano Le persone in isolamento domiciliare: 40.566, 704 più di venerdì (erano 35.370 sabato 12 settembre). ••••

909 Dimessi e guariti nelle 24 ore tra venerdì e sabato,(erano stati 759sabato 12settembre), per un totale di 217.716.

9 I decessi sabato scorso in •••• Lombardia, che è salita a un totale di 16.917 morti dall'i296.569 nizio della pandemia (la seI casi totali di coronavirus conda regione per numero di vittime, l'Emilia-Romagna, registrati in Italia dall'inizio ne registra 4.474). della pandemia, compresi vittime e guariti. ••••

1.638 I nuovi casi di coronavirus in Italia sabato scorso, in calo rispetto all'impennata di venerdì, quando si erano registrati 1.907 nuovi casi. Il sabato della settimana precedente erano 1.501. I malati di coronavirus in Italia sono attualmente 43.161 (erano 37.503 sabato 12 settembre, 31.194 sabato 5settembre).

1.000 Gli spettatori ammessi da ieri negli stadi per le partite di serie A.La decisione, provvisoria, è stata presa sabato scorso nel corso di un incontro convocato dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia con le Regioni. I presidenti delle regioni Veneto e Lombardia avevano firmato un'ordinanza che pre•••• vede l'accesso di 1.000 persone negliimpianti all'aperto e di 700 in quelli al chiuso in 2 Le regioni che non hanno cui sia possibile la preassefatto registrare nuovi casi gnazione dei posti a sedere. nelle 24 ore tra venerdì e sa•••• bato: la Valle d'Aosta e l'Abruzzo (che pen) comunicherà oggi i dati aggiornati cu13.498 I nuovi casi di Covid-19 samu/ativi). bato scorso in Francia, se•••• condo giorno consecutivo in cui si è registrato un incremento superiore ai 13 mila 243 I nuovi positivi trovati sa- casi. 26 i decessi legati alla bato scorso in Lombardia, malattia in un giorno, menancora in testa tra le regioni tre nell'arco della scorsa set(in calo però rispetto a sabato timana sono stati ricoverati 12 settembre, quando erano oltre 3.800 pazienti Covid, di stati 269). Seguono il Lazio cui593 in terapia intensiva. con 197 nuovi casi, il Veneto •••• con 186, la Campania con 149, la Toscana con 143. 14.389 •••• I nuovi casi di coronavirus in un giorno(venerdì scorso) in Spagna. 103.223 I tamponi effettuati sabato •••• scorso. Il totale dei tamponi effettuati dall'inizio della 2.297 pandemia è salito a I nuovi contagi da corona10.349.386. virus sabato in Germania, il ••• • dato più alto dal mese di aprile.6i decessi registrati in 24 ore dal Robert Koch Insti2,7 per cento Il rapporto nuovi conta- tute, il centro epidemiologico gi/casi testati (persone mai tedesco. testate prima). Ovvero:su 37 •••• persone mai testate prima, 1 risultata positiva. 11 12 set198.940 tembre il rapporto era del I morti di coronavirus, se2,65 per cento. condo i dati della Johns Hop•••• kins University, negli Stati Uniti. Nel complesso, dell'emergenza sanita215 Le persone ricoverate in te- ria, sono quasi sette milioni i rapia intensiva sabato scorso contagi negli Stati Uniti.

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Salvini si dimette da segretario della Lega. Zaia ê il più deluso dei governatori: era il pie sicuro, ha perso per pochissimi voti la regione, sostiene Milani (foto LaPresse)

Due nuovi govern', uno in esilio Renzi torna aPalazzo Chigi, Melania Trump telefona allanostrafirst lady. Salvinisilaurea in St oria, Borghi e ilnuovo segretario dellaLega. Crosetto alla guida diFratelli d'Italia (segue dalla prima pagina)

Presidente del Consiglio dott. Matteo Renzi vicepresidente Ferruccio De Bortoli ministro degli Esteri Di Maio ministro dell'Interno dott. Minniti ministro della Pubblica istruzione Azzolina ministro della Difesa dott. Lorenzo Guerini ministro Agricoltura Bellanova ministro Lavori pubblici Di Pietro ministro Giustizia Maria Elena Boschi ministro del Lavoro Anna Falchi ministro Economia Casaleggio Davide (vedere elenco completo sul sito del Foglio). Non accettando il verdetto delle urne si forma un governo in esilio con a capo Andrea Scanzi che insieme a Ferruccio Sansa si stabiliscono a Lisbona, a casa del sindaco che a questo punto rischia anche lui l'arresto per aver favorito dei latitanti. La prima cosa del Renzi II e un'amnistia totale. Vengono rilasciati sindaci e altri detenuti per giusta causa. Scanzi beneficia del provvedimento e torna a debuttare al teatro Ciak a Milano. Lo spettacolo si intitola "La Russia e il nostro naturale alleato. Fuori dalla Nato". Dopo il debutto viene arrestato e condotto al superearcere di Vercelli.

La prima cosa del Renzi ii è un'amnistia totale. Vengono rilasciati sindaci e altri detenuti per giusta causa. Scanzi beneficia del provvedimento e torna a debuttare al teatro Ciak a Milano. Lo spettacolo si intitola "La Russia è il nostro naturale alleato. Fuori dalla Nato". Dopo il debro viene arrestato Qui evade e torna a Lisbona. Travaglio che lo va a trovare, al ritorno in Italia viene arrestato. Condotto sull'isola d'Elba si candida a sindaco di Marciana Marina. Viene eletto. Ma non c'è mai. Il ritorno di Renzi alla guida del governo italiano stupisce anche le cancellerie estere. Nemmeno Tony Blair era riuscito a tornare a Downing Street. Subito riceve una telefonata di congratulazioni da Obama e da altri leader mondiali che non vedono l'ora di incontrano al G8 che si terrà domani a Graceland (Memphis) nella casa di Elvis Presley gentilmente concessa dai proprietari. E' gradito che uno dei membri delle delegazioni delle otto nazioni del G8 sia vestito da sosia di Elvis. Per l'Italia sosterrà la parte un funzionario della Farnesina (che già nel tempo libero partecipa ai raduni in memoria del mito). Già in serata Melania Trump ha telefonato alla nostra first lady. Ecco la telefonata intercettata da uno che dice di collaborare con il Fatto", ma il quotidiano ha sempre smentito. "Agnese ciao, sono Melania!". Agnese Renzi: "Melania che piacere, ci incontriamo domani a Memphis". Melania: "Si! Che bello! Sono felice di rivederti. Tiricordi i tempi dell'università di Bologna?". Agnese: "Certo! Sono traimiei ricordi più belli, eravamo due matricole tra le più corteggiate del-

l'ateneo". Melania: "Agnese, dovresti convincere Matteo a sbattere fuori la Cina dal Wto". Agnese: "Si! Stasera penso di convincerlo". Melania: "Che bello decidere tutto noi a questi vertici!". Agnese: "Si! In effettiinostri consorti fanno tutto quello che gli consigliamo". Melania: "Ciao Agnese. Se puoi, convinci Matteo a fare lo stadio nuovo per la Fiorentina e per lo Spezia". Agnese: "Si certo, gli ho già accennato qualcosa". Melania: "Ciao! Baer. Agnese: "Ciao! A presto, Melania scusa, convinci Donald a mettere la mascherina della Fiorentina quando gioca contro la Juve". Melania: "Sarà fatto amica mia". Passiamo al dramma che stanno vivendo gli sconfitti a questo passaggio elettorale. Salvini decide di dare gli ultimi due esami che gli mancano per laurearsi in Storia. Diventa segretario della Lega Borghi, che decide che appoggerà Renzi se l'Italia non importa più caucciù dall'Indonesia. Richiesta accolta da Renzi che incassa la fiducia dei parlamentari leghisti, senza pagare un dazio che pensava più grande. In fondo noi importiamo caucciù dall'Indonesia per 250.000 euro l'anno. Inutile dire, niente per il nostro pii. Scusate ho sbagliato, la citata materia prima che compriamo dall'Indonesia vale 21 miliardi. Comunque un sacrificio che ilgoverno Renzi può fare. E per ringraziare l'appoggio e la fiducia dei leghisti, Renzi fa arrestare il console dell'Indonesia di Palermo. Che riesce a fuggire alla cattura per una soffiata di Carlo Calenda. Che comunque ha ottenuto alle amministrative un buon 19 per cento e sta con Renzi. Per cui evita l'arresto (che era già stato firmato al bar Magenta di Milano da un comitato di salute pubblica che vuole il sindaco Sala vicepremier). Ferruccio de Bortoli per evitare tumulti sul treno cuccette Milano Porta Garibaldi-Enna (tumulti che ci sono sempre) offre il suo posto al sindaco Sala. Renzi non accetta. Scoppiano tumulti sul treno Milano Centrale-Crotone. Era il treno più tranquillo d'Italia, dalla sua istituzione non erano mai successi tumulti su questo convoglio. Renzi e costretto a congedare l'ex direttore del Corriere e a mettere Sala vicepremier. Sala chiede subito di commissariare la Federcalcio. Renzi dice "Aspetta un attimo, se fanno vincere il campionato alla Fiorentina e inutile lamentarsi dell'attuale vertice della Figc. Il presidente Toti pur avendo perso con Ferruccio Sansa si trova ad andare avanti "ad interim". Sansa infatti si e spaventato di aver vinto in Liguria. Esprime a Casaleggio che non se la sente, dice testualmente: "Un conto e scherzare, un conto e amministrare la regione più bella d'Europa". Casaleggio lo invita a mantenereipatti. Sansa non capisce più niente. Si fa scaldare la testa da Scanzi, e come detto vanno a Lisbona a casa del sindaco. Qui stanno a letto fino a mezzogiorno. La moglie del sindaco si lamenta e vengono sbattuti fuori. Si sistemano in modo provvisorio dentro l'istituto di cultura italiano a Lisbona, poi decidono di farsi preti ortodossi. Pare convinti da un impiegato legato ai servizi (ma non penso). Zaia è il più

deluso dei governatori. Era il più sicuro. Ha perso per pochissimi voti la regione. Anche - si dice - a causa di un broglio totale nella zona di Mestre: 70.000 schede che avevano scelto Zaia sono andate perdute intanto che un camion (dei servizi) le portava in prefettura. Sui verbali dei seggi non risultano. De Luca ed Emiliano esultano per la vittoria e invitano Renzi a fondere le rispettive regioni in una con sede a Salerno. Renzi risponde: "Nel mio programma c'è l'accorpamento delle regioni che da 20 diventeranno la metà. Telefona Zingaretti (che rimane alla guida del Lazio): "Matteo! Spiegati meglio!". Renzi: "Si Nicola, ecco la mappa: la Lombardia rimane. Il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino diventano una regione sola con capoluogo Padova. L'Emilia-Romagna si fonde con Marche, Abruzzo e Molise. Capoluogo Pescara. Il Piemonte si mangia la Liguria,ilLazio l'Umbria. Sicilia e Sardegna diventano una, con capitale Catania. Campania e Puglia insieme. Basilicata con Calabria ecc. Anche se abbiamo detto tutto, chiaro Valle d'Aosta con Piemonte. Zingaretti: "A questo punto oltre all'Umbria dammi anche l'Abruzzo".

Ferruccio de Bortoli per evitare tumulti sul treno cuccette Milano Porta Garibaldi-Enna (tumulti che ci sono sempre) offre il suo posto al sindaco Sala. Renzi non accetta. Scoppiano tumulti sul treno Milano Centrale-Crotone. Renzi è costretto a congedare l'ex direttore del Corriere e a mettere Sala vicepremier Renzi: "Si! E' tuo!". Zingaretti: "E se invece di dare la Liguria al Piemonte la cediamo alla Francia in cambio della Corsica?". Renzi: "Telefono adesso a Ajaccio, ma il sindaco e in gita a Ravenna, non penso risponda". Una legge che ha fatto traballare il governo RenziII e quella di dare a tutti un forno elettrico. O meglio a tutti quelli che dimostrano di avere un allacciamento abusivo nelle cantine delle case popolari di via McMahon a Milano. Concessione che il buon Renzi ha dovuto fare alle frange più estreme che sostengono il suo governo. Mattarella l'ha rinviata alle Camere. Dice: "Cosi non la firmo". Anche Giorgia Meloni che nei sondaggi era in testa rimane delusa. Rimette nelle mani del partito la carica di segretaria. Si convoca un'assemblea e viene nominato per acclamazione Guido Crosetto. Subito Renzi telefona per congratularsi e insiste per averlo nell'esecutivo. Per non spostare nessuno si inventa un nuovo dicastero: ministero per valorizzare l'Appennino tramite funivia (che evita le numerose frane che interrompono le comunicazioni). La funivia parte da Bobbio (Piacenza) e arriva a Plati in Calabria. Darà lavoro per costruirla a un milione di maestranze e poi dipendenti diretti dell'opera circa 30 persone. Una ogni 15 km di funivia. (segue a pagina tre)

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Primo Piano

Lunedì 21 Settembre 2020 www.ilmessaggero.it

Regionali e referendum

Il virus non ferma il voto alle 23 affluenza al 40% e in Toscana sale al 48% Urne aperte ancora oggi fino alle 15 `Significativo il dato di Firenze che può La temuta fuga degli elettori non c’è aiutare il centrosinistra, incognita Puglia

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LA GIORNATA ROMA Complici le Regionali (in sette Regioni) e le Comunali (per 957 amministrazioni di cui 18 capoluogo) l’affluenza alle urne registrata ieri è stata più alta di quanto gli osservatori prevedessero. La paura per il Covid sembra aver avuto effetti meno micidiali di quanto veniva immaginato, sicuramente a giudicare dalle testimonianze raccolte ai seggi non ha spaventato più di tanto la popolazione con oltre 50 anni. Alle 23 risultava aver votato quasi il 40% degli elettori (il 39,3% per l’esattezza quando mancava al dato definitivo di giornata una manciata di Comuni) il che fa pensare che oggi alle 15 , ultima ora utile per votare, si dovrebbe sfiorare o addirittura superare la quota del 50% come nessuno fino a sabato prevedeva. L’affluenza è ovviamente più alta nelle sette Regioni dove si vota per le regionali che registrano (sempre alle 23) una media del 46%. In serata comunque il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha lanciato un appello

CONTE AL SEGGIO A ROMA: «È SEMPRE AUSPICABILE LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI»

IL CASO ROMA Il silenzio è d’oro, ma non per tutti. Che quello elettorale poi, sia una norma evidentemente poco rispettata sulle piattaforme social è stato spesso e volentieri già dimostrato. L’ultimo a sentirsi esentato in ordine di tempo è però il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Il produttore cinematografico infatti ieri ha teso una mano verso il governatore uscente della Campania e amico Vincenzo De Luca che, già in odore di riconferma, con ogni probabilità non avrebbe neanche avuto bisogno dell’endorsement.

ENDORSEMENT Ciò non toglie però che questo è arrivato e oltre a far saltare dalla sedia chi quelle norme le deve far rispettare (in realtà la legge è del 1956 e non si è mai riusciti a farla davvero valere sui social, nonostante gli sforzi dell’Agcom) e gli esponenti del centrodestra regionale, ha soprattutto fatto imbufalire i tifosi della squadra partenopea. Nel tweet postato attorno alle 10.30 infatti, De Laurentiis non si

per andare a votare. Difficile leggere in questi dati il segno politico che emergerà ad urne aperte. Diciamo pure che un’affluenza “alta” gioca a favore del “si” perché mentre i sostenitori del “no” erano motivati quelli del “si” tendevano fino a ieri a dare la vittoria per scontata.

LE SFIDE NELLE REGIONI E per le Regionali? Tutti i fari sono puntati su Toscana e Puglia, le Regioni che i sondaggi davano come incerte. Qualche osservatore ieri sera faceva notare che l’affluenza in Toscana pare essere più alta della media nelle aree regionali dove il centrosinistra mantiene alcune roccaforti (le

città di Firenze, Siena, Prato hanno tutte chiuso alle 23 oltre quota 50%). L’affluenza complessiva della Toscana è arrivata al 47,8% alle 23 contro il 48,3 definitivo di 5 anni fa. Quindi l’elettorato si è mobilitato e oggi scopriremo se questo fenomeno ha favorito il centrosinistra o il centrodestra.. Complessa l’analisi dei dati pugliesi sull’affluenza. Alle 23 di ieri era a quota 43,7% ma manca tutta la mattina di oggi. Cinque anni fa finì al 51,2% che probabilmente sarà superato. Qui il localismo ha un peso notevole con Emiliano (centrosinistra) che è stato sindaco di Bari e Fitto (centrodestra) che è leccese. In entrambe le città l’affluenza delle

23 è stata superiore al 42%. Ma torniamo agli effetti del virus che, pur sconfitto, ha tuttavia dato del filo da torcere alla macchina elettorale. Gli uffici comunali di tutte le grandi città hanno dovuto sudare le classiche sette camicie per sostituire presidenti di seggio e scrutatori che hanno dato forfait all’ultimo minuto. Gli appelli - anche via social lanciati dai Comuni alla fine hanno funzionato. I sostituti sono stati trovati e le sezioni si sono potute costituire. «Ci sono state certamente delle criticità - ha ammesso il prefetto Caterina D’Amato, direttore centrale dei servizi elettorali del ministero

Operazioni di voto a Bolzano (foto ANSA)

dell’Interno.- Ma sono state superate grazie al lavoro encomiabile dei sindaci e degli uffici comunali cui compete l’organizzazione dei seggi». Alle 7 di mattina le prefetture hanno così segnalato al Viminale «la regolare istituzio-

L’affluenza ORE 12

ORE 19

ORE 23

ORE 12

ITALIA

12,25

29,71

39,35

Abruzzo

10,61

27,31

36,47

Molise

Basilicata

9,40

24,36

36,96

Calabria

8,62

22,45

Campania

12,46

Emilia-Romagna

ORE 19

ORE 23

9,76

24,20

33,34

Piemonte

12,02

30,69

38,90

32,04

Puglia

13,22

30,28

43,72

29,36

42,71

Sardegna

7,76

17,08

23,41

14,16

32,99

41,60

Sicilia

6,41

16,96

24,94

Friuli V.G.

12,40

28,31

36,34

Toscana

15,44

38,17

47,76

Lazio

10,87

25,27

33,07

Trentino A.A.

16,04

40,50

55,09

Liguria

15,43

35,47

44,07

Umbria

9,56

25,16

33,09

Lombardia

12,43

30,91

39,70

Valle d'Aosta

18,24

44,35

56,37

Marche

14,90

Veneto

16,31

36,65

47,56

Fonte: Eligendo - dati aggiornati alle 23.50 - 7.820 comuni su 7.903 totali

39,27

51,04 L’Ego-Hub

E il tweet di De Laurentiis per De Luca (a nome del Napoli) scatena le polemiche limita a parlare da cittadino ma lo fa a nome della società sportiva di cui è presidente. «Cari Campani, il Napoli sostiene la candidatura di De Luca per il secondo quinquennio di presidenza della Campania» scrive. «Oggi è l’unico politico che può risollevare le sorti della Regione a livello nazionale e inter-

IL PRESIDENTE AZZURRO FA INFURIARE CENTRODESTRA E TIFOSI MA RISPETTO AL SOLITO MENO VIOLAZIONI DEL SILENZIO ELETTORALE

nazionale. Non abbiate dubbi. È lui l’uomo migliore del momento». Un appello alle urne quasi d’altri tempi che, ovviamente, non solo ha scatenato i sospetti su un accordo tra De Laurentiis e De Luca che porterebbe alla riapertura dello stadio San Paolo a cui stanno lavorando insieme già da settimane, ma ha soprattutto indignato politici, commentatori iscritti a Twitter e tifosi. Le polemiche social non hanno risparmiato neppure il premier Giuseppe Conte. Il suo invito a recarsi alle urne rivolto agli italiani infatti, è stato interpretato da alcuni come un messaggio elettorale perché il fronte del Si referendario, quello sostenuto dal M5s, in

© RIPRODUZIONE RISERVATA

pre a mezzo social - è stato non solo lo stesso Fitto ma anche l’altro candidato Ivan Scalfarotto. Al di là della querelle pugliese c’è però anche da registrare come, ovviamente sui social, siano circolati anche diversi sondaggi fasulli. In particolare, come denuncia su Twitter il direttore di YouTrend Lorenzo Pregliasco, è stato molto diffuso uno sulle elezioni comunali in provincia di Napoli che però era assolutamente falso.

MESSAGGI INCRIMINATI Non solo, un altro caso singolare si è verificato ieri a Padova. Diversi utenti residenti nella cittadina veneta e nei paesi immediatamente vicini, hanno infatti segnalato di aver ricevuto sul proprio smartphone un sms che viola ogni norma sul silenzio elettorale (oltre alla loro privacy). Il messaggio di testo, inviato da un numero che in passato era stato utilizzato in campagne promozionali per connessioni a internet veloci, invita i riceventi a votare per Loredana Borghesan, candidata alle elezioni regionali del Veneto da Forza Italia a sostegno del governatore uscente Luca Zaia. Anche in questo caso, il silenzio è un’altra cosa. Francesco Malfetano

questa analisi avrebbe bisogno che più persone si rechino alle urne.

J’ACCUSE Accuse di violazione sono piovute anche in Puglia dove il candidato di centrodestra Raffaele Fitto ha additato il suo diretto oppositore Michele Emiliano, per aver fatto delle «pubbliche dichiarazioni» sui social e aver sponsorizzato «in queste ore i suoi post». Un j’accuse che però il comitato elettorale del magistrato e governatore uscente ha prontamente rimandato al destinatario con una in cui non si limitano a smentire ma ribaltano il fronte d’attacco sostenendo che a compiere delle violazioni - sem-

ne di tutti i seggi in tutta Italia». Non senza fatica, però. Il Comune di Roma ha sostituito ben 760 presidenti sui circa 2.600 seggi. A Napoli le surroghe hanno riguardato 250 presidenti su 860. A Torino i presidenti rinunciatari sono stati addirittura più della metà: 506 su 919 e gli scrutatori 1.487 su 2.800. Sul campo le prescrizioni anti-Covid non hanno creato particolari disagi, al di là di alcuni episodi di positività al Coronavirus che hanno costretto a sospendere temporaneamente le operazioni elettorali. Per il Referendum sono chiamati alle urne 46.415.806 elettori, in un totale di 61.622 sezioni. Le elezioni regionali (in Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia) interessano 18.471.692 elettori e un totale di 22.061 sezioni. Le Amministrative si svolgono, invece, in 957 comuni per un totale di 5.703.817 elettori. Oggi i seggi riaprono alle 7 e chiudono alle 15. Diodato Pirone

Aurelio De Laurentiis

© RIPRODUZIONERISERVATA

-TRX IL:21/09/20 00:48-NOTE:RCITTA' RIBATTERE


Lunedì 21 settembre 2020

IL FATTO 5

il Giornale

ELEZIONI AMMINISTRATIVE, LE SFIDE PRINCIPALI GIUNTA USCENTE Centrodestra

Centrosinistra

Altri

15

Commissario Prefettizio

Capoluoghi di provincia

Bolzano

Lecco

Trento Aosta Venezia Imola

Mantova

Macerata Arezzo

Fermo

1.179

Chieti

Trani

Comuni al voto nel 2020

Matera Crotone Reggio Calabria

L’ANALISI di Stefano Zurlo

I

l premier, accorto, ha fiutato l’aria e si è inabissato. Silenzio e distanza di sicurezza dalle urne. Ma la spallata, probabile, potrebbe farsi sentire anche dalle parti di Palazzo Chigi. Certo, tutto dipende da come finirà. Il sogno giallorosso è un pareggio, un 3 a 3 - senza contare la Valle d’Aosta che sarebbe anzi venduto come una vittoria e rilancerebbe l’alleanza per ora riluttante fra Pd e Cinque stelle. Ma il trend generale, ben più convincente di qualche volatile sondaggio, spinge avanti il centrodestra, arrivato unito all’appuntamento delle Regionali.

Andria

Il centrodestra va all’attacco per smantellare le zone rosse La coalizione unita potrebbe raggiungere il 6-0 o il 5-1 Per i giallorossi il sogno è il 3-3. Val d’Aosta sfida a sé L’asse Lega- Fdi- Fi dovrebbe staccare gli avversari in Veneto, dove non c’è partita e semmai i risultati servono per definire i pesi interni alla Lega e i rapporti fra Zaia e Salvini, e dovrebbe mantenere anche la Liguria: qui, caso unico, Pd e 5 stelle hanno trovato l’intesa sul nome di Ferruccio Sansa ma il distacco sembra incolmabile. E però, c’è aria di ribaltone anche nelle Marche, da molti anni feudo del centrosinistra,

mentre solo la Campania di De Luca pare inespugnabile. Così, siamo 3 a 1. Poi c’è la sfida delle sfide: la Puglia di Emiliano che sembra aver avuto un colpo di reni al fotofinish e potrebbe spuntarla e più ancora la Toscana da sempre roccaforte rossa e oggi pericolosamente in bilico. Una sconfitta a queste latitudini, mai registrata da quando esistono le regioni, sarebbe dinamite sotto la poltrona di Zingaretti e

provocherebbe un terremoto in casa Pd, ma avrebbe conseguenze importanti anche sulla tenuta dell’esecutivo. Massimo D’Alema giusto vent’anni fa si dimise dopo aver perso di misura, 8 a 7, la sfida con la compagine berlusconiana. Qualcuno vaticina un risultato tennistico: 6 a 0. Un disastro per Conte, ma anche un’ipotesi azzardata. Però, un più realistico 5 a 1, con la conquista delle zone rosse, o

un altrettanto possibile 4 a 2, sarebbero il segno evidente di un declino inarrestabile, di un progressivo sfaldamento e di una lontananza crescente dagli umori del Paese. Conte ha già detto, mettendo le mani avanti, che lui e i suoi ministri devono essere giudicati non per le bandierine che pianteranno sul territorio, ma dai risultati dell’azione riformatrice svolta: sul tappeto c’è la riapertura delle scuole, tema in-

155 Sopra i 15.000 abitanti candescente che riguarda otto milioni di ragazzi, e poi ci sono i 209 miliardi del Recovery Fund, una pioggia di denaro senza precedenti in arrivo dall’Europa. Si è mai visto un governo che si sfascia pur avendo un tesoro da spendere? Insomma, c’è chi immagina che Conte tirerà dritto a dispetto di tutto e tutti, a maggior ragione in una situazione di emergenza strisciante, come quella che stiamo attraversando. Ma il successo del centrodestra, pur da definire nelle esatte proporzioni, sarebbe se non un’intimazione un preavviso di sfratto. I Cinque stelle proveranno a mascherare il progressivo divorzio da un elettorato deluso intestandosi il risultato nell’altro match di queste ore: il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Ma si tratta di escamotage per coprire il vuoto dei non risultati ottenuti dall’esecutivo e le LO SCENARIO

opportuno politicizzare il Sì o il No» ha però chiarito in un’intervista al Giornale. E ancora: «È giusto che gli italiani si esprimano su un tema costituzionale in base alle loro convinzioni e non all'appartenenza politica». Un segnale di pace istituzionale, oltre alla consapevolezza che la vera partita politica si gioca sulle regionali, che tutti i sondaggi sul referendum davano i Sì in netto vantaggio sui No e che comunque sarebbe stata una battaglia in cui i voti finali non si contano ma si pesano. Che le sue simpatie fossero orientate per il No è diventato di pubblico dominio con le inequivocabili parole di un’intervista a La Stampa del 18 settembre dal titolo: «Con il

Sì al referendum ci rimette la democrazia». L’argomentazione: «Ribadisco le mie perplessità: un taglio dei parlamentari era nella nostra riforma del 2005, cancellata dalla sinistra. Ma era una riforma organica, completa. Questa invece è solo una restrizione degli spazi di democrazia, di rappresentanza e di libertà». In Forza Italia è rimasta sempre la libertà di scelta tra coloro che preferivano il taglio lineare e chi ne temeva le conseguenze negative. Come in quasi tutti gli altri partiti, anche gli azzurri si erano espressi per il Sì all’inizio della vicenda parlamentare, in altro clima politico, di attesa della legge elettorale e delle altre misure di compensazione costituzionale non ancora arrivate,

ma sempre con libertà di voto per Forza Italia. Si era subito distinta una discreta pattuglia di irriducibili del No guidati da Renato Brunetta, Simone Baldelli, Andrea Cangini, Deborah Bergamini. Da allora il mondo è cambiato, il Covid ha travolto il passato, le riforme non sono arrivate. Al di là dei risultati, non è la prima volta che Berlusconi fa propria una causa a dir poco impopolare. È accaduto ad esempio con la tragica storia di Eluana Englaro. Ieri ha commentato così la morte della fondatrice del Manifesto, Rossana Rossanda: «Una donna che seppe coltivare due grandi virtù: coerenza e libertà di pensiero», «rispettata da amici e avversari».

Comunque vada, se Lega, Fdi e Fi sfondano sarà un avviso di sfratto a Pd-M5s

CONVALESCENZA Silvio Berlusconi all’uscita dal San Raffaele. Il leader azzurro ha votato da casa

troppe contorsioni di una linea politica zeppa di contraddizioni sempre più vistose. Il Conte 2 pende come la Torre di Pisa e il ritrovarsi minoranza, sempre più minoranza nel Paese, avrebbe il senso di una delegittimazione. Puó darsi che il cemento del potere faccia miracoli, ma i risultati di oggi, salvo sorprese legate anche all’affluenza ai seggi e il ricorso al salvagente del voto disgiunto, certificheranno la fragilità di un’alleanza che galleggia sui propri limiti.


ECONOMIA l 11

IL FATTO QUOTIDIANO Lunedì 21 Settembre 2020

81

MILIARDI La sola componente a fondo perduto che riceverà l’Italia dal Recovery. Sono quasi identici agli 86 mld a valori attuali del Marshall

l IL COMMENTO

IL “DIVANISMO” CHE SPACCA IN DUE METÀ L’EQUIVOCO PD » Carlo Di Foggia

N

Genova 1948 e la Germania del 10. molti di meno in L’arrivo dei Il criterio ufficiale di rapporto al Pil. Tutprimi aiuti Usa ripartizione fu il ditavia anche le condigrazie al piano savanzo commerzioni economiche Marshall; sotto ciale dei paesi e la nenon sono in alcun Enrico Mattei cessità di riequilimodo paragonabili PUBLIFOTO brio della loro bilancon quelle debolissicia dei pagamenti, me della fine degli ma è evidente che gli anni 40, ragione per alleati storici e i Paesi vincitori cui possiamo concludere che il ottennero più dei nuovi alleati Recovery sia in rapporto ad esma ex perdenti. se molto più favorevole all’Italia del piano Marshall. CONSIDERANDO tutte le erogazioni l’Italia ottenne 1,5 miliar- PER QUESTO è fondamentale di di dollari dell’epoca che cor- cogliere questa occasione irririspondono, se venissero paga- petibile per modernizzare il ti ora dagli Usa in proporzione paese e la sua struttura produtal loro Pil, a 122 miliardi di dol- tiva, per riprendere dopo due lari e 109 miliardi di euro. Il Re- decenni perduti una crescita covery, con i 208 miliardi totali che sia sostenibile e green. A fiattesi per l’Italia, appare per- ne anni 40 una quota consitanto molto più generoso per stente degli aiuti del Marshall noi del Marshall, ma se rappor- dovette essere utilizzata per actiamo i due importi ai livelli di quistare dagli Usa stessi beni Pil dell’Italia di ogni epoca tro- essenziali che non eravamo in viamo valori quasi identici: i g r a d o d i p r o d u r r e . Me t à 208 miliardi attuali rappresen- dell’aiuto se ne andò in acquisti tano l’11,6% del Pil italiano del di materie prime e combustibi2019, presumibilmente il 12% li. L’utilizzo per investimenti e del Pil 2020, mentre il benefi- acquisto di beni capitali vi fu, cio totale del Marshall rappre- ma molto meno di quanto i nosenta il 10,5% del Pil del 1948 stri benefattori avessero auspi(860 miliardi di lire di aiuti su cato, e non raggiunse il 25% un Pil di 8.200 miliardi). delle somme. Tutti i fondi del Se restringiamo il confronto Recovery, invece, possono e alla sola componente a fondo debbono essere destinati a inperduto dei due programmi, gli vestimenti. Ma che tipo di inve81 miliardi attesi dal Recovery stimenti? E chi deve farli, il setsono quasi identici agli 86 mi- tore pubblico o quello privato? liardi a valori attuali del Mar- È qui che si gioca il successo o il shall e ovviamente sono ora fallimento del Recovery.

Settant’anni fa l’economia italiana era messa malissimo ma vi erano strumenti per la crescita molto più efficaci, che infatti da lì a poco avrebbero generato il boom economico: alcuni grandi gruppi privati e, soprattutto, le grandi imprese pubbliche dell ’Iri, oltre all’Ag ip non ancora divenuta Eni. In una decina di settori chiave le imprese Iri coprivano tra il 50 e il 90 per cento della produzione nazionale e fecero la parte del leone nell’uso degli approvvi-

gionamenti resi possibili dagli aiuti americani. Oggi l’Iri non c’è più, sacrificata nella stagione delle privatizzazioni. Ma al suo posto non vi sono imprese private in grado di effettuare investimenti di dimensioni paragonabili e il settore pubblico, ritiratosi negli anni 90 dal manifatturiero, nell’ultimo ventennio si è limitato a investimenti infrastrutturali, certo necessari ma non sostitutivi rispetto agli investimenti in grado di accrescere la capacità produttiva del paese. Siamo al paradosso per cui nel dopoguerra mancavano le risorse ma vi era chi avrebbe potuto usarle efficacemente e il piano Marshall rimediò a quella scarsità. Oggi si prospetta un’abbondanza di risorse ma non si intravede chi potrebbe utilizzarle con efficacia, trasformandole in crescita di lungo periodo come già avvenne dopo e grazie al piano Marshall. Se vogliamo investimenti produttivi sono le imprese che debbono farli, non la pubblica amministrazione, ma l’impresa pubblica non c’è più e quella privata non c’è mai stata su una scala dimensionale adeguata. Mai come ora sarebbe stato utile avere un Iri risanato anziché averlo buttato assieme all’acqua sporca delle sue perdite.

on sappiamo se le elezioni Regionali innescheranno la resa dei conti nel Pd. Vediamo però la frattura che separa, per così dire, le sue anime. E niente la illumina di più del Reddito di cittadinanza. La misura, perfettibile, è una cartina di tornasole dell’odio per il povero - non per la povertà, sia mai - giudicato sempre in qualche modo responsabile della sua condizione. Questa idea si riflette nella povertà culturale di non riuscire a elevare il dibattito oltre il concetto del divano, inteso nel suo senso metaforico. La notizia che i familiari dei presunti assassini di Willy Monteiro prendevano il Reddito mentre i figli avevano uno stile di vita incompatibile con i requisiti ha scatenato la peggiore retorica. Sia chiaro: il centrodestra che sfotte “il popolo del sofà” (copyright Luca Zaia, il leghista presentabile) non fa LITE SUL RDC notizia; così come la gran- BONACCINI d e s t a m p a , ATTACCA CHI LO che racconta i PRENDE, BARCA “furbetti” del Reddito come ATTACCA LUI un fenomeno di massa e le garanzie pubbliche ai grandi gruppi (editori, ça va sans dire) come “formule innovative”. È nel Pd che il dibattito chiude il cerchio. “La politica dovrebbe avere il compito di dare loro un assegno per poco tempo e poi farli alzare da quel divano, farli uscire di casa e farli andare a lavorare”, ha detto il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ex Sinistra giovanile, già bersaniano, poi renziano e oggi desideroso di scalzare Nicola Zingaretti . “Vergognati”, gli ha risposto l’ex ministro Fabrizio Barca, ex tesserato Pd e coordinatore del Forum Disuguaglianze. Bonaccini si è risentito: “Chiedo soltanto verifica sull’andamento del Rdc”. Durante il lockdown auspicava di mandare a lavorare nei campi i percettori del reddito “per restituire in parte quel che prendono”. L’idea che i poveri che prendono il reddito vengano coccolati dalla politica assistenzialista non li abbandona. Poco importa che la ricerca economica suggerisca l'opposto (le politiche anti-povertà non disincentivano il lavoro) e che la misura riguardi tre milioni di beneficiari, cresciuti del 25% con la crisi Covid. E poco importa che non si ricordino analoghe denunce contro gli imprenditori che usano la Cassa integrazione Covid senza essere in crisi. Evidentemente sono i poveri il problema.


IV

Primo Piano

Lunedì 21 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Il virus, i fronti aperti

«Mio papà in fin di vita e io non posso vederlo per le norme sul Covid» L’anziano è ospite della Scuola dei Battuti `«Devo decidere se farlo operare senza La figlia: «Solitudine peggio della malattia» contatti diretti. Si trovi un’alternativa» `

IL CASO MESTRE «Mio padre sta morendo in solitudine, tra flebo, cateteri e con le piaghe da decubito al terzo stadio e io non posso vederlo nemmeno per dargli l’ultimo saluto». Non riesce a trattenere le lacrime Laura, nel raccontare gli ultimi sei mesi durante i quali è riuscita a incontrare solo due volte, per 15 minuti ciascuna, il padre affetto da morbo di Parkinson in fase avanzata, ricoverato nella Rsa Antica Scuola dei Battuti di Mestre. Quando ad agosto all’interno dell’Antica Scuola dei Battuti tra i degenti si sono registrati i primi casi di Covid 19, le misure di contenimento del virus sono state infatti rese ancora più stringenti. E questo sta scatenando la protesta delle famiglie, come già raccontato nei giorni scorsi dal Gazzettino a proposito dei ricoverati nella Rsa Anni Azzurri di Favaro Veneto, dove è partita l’iniziativa di una lettera appello indirizzata al governatore Luca Zaia.

Spalti a Mestre, dove prima del lockdown poteva ricevere le visite quotidianamente. Con l’applicazione delle rigide misure di sicurezza disposte dall’Ulss per prevenire focolai da Covid, da febbraio i contatti con i degenti sono diventati impossibili. «La situazione nelle Rsa è diventata tragica perché non ci è stato più permesso di assistere i nostri cari – spiega Laura – e noi non siamo più riusciti a sapere nulla delle condizioni di mio padre, se non attraverso poche videochiamate. Dopo oltre sei mesi, mi hanno chiamato solo per comunicarmi che mio padre non mangia più e che per nutrirlo devono applicargli un sondino nello stomaco e questo processo accelerato di deperimento mi ha spinto a chiede-

re di poterlo vedere, cosa che mi è stata negata. Più che come degenti gli ospiti di questa struttura vengono trattati come dei detenuti». Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, lo scambio di informazioni tra il personale interno e i famigliari dei degenti sarebbe diventato complicato: «Per essere informati sulle condizioni di salute di mio padre dobbiamo rincorrere gli infermieri – ricorda Laura – e quando chiamiamo la portineria, prima ci passano il piano dove è ricoverato mio padre e, se siamo fortunati e troviamo l’operatore più disponibile, riceviamo poche notizie veloci sulle sue condizioni di salute, se ha mangiato, se ha dormito e nulla di più. Solo qualche giorno fa dopo sei mesi ho ricevuto la prima

CAVARZERE Il Covid-19 ha colpito la scuola media Cappon: uno studente (o studentessa, il sesso non è specificato) è risultato positivo e, di conseguenza, tutta la sua classe è stata posta in quarantena. Si “salvano”, per ora, dal provvedimento gli insegnanti e i parenti dei ragazzi in classe con il soggetto positivo che continueranno, i primi, a fare lezione nelle altre classi di competenza; i secondi, a svolgere le loro ordinarie attività, compresa la frequenza a scuola per quelli in età scolare.

FAMIGLIE AVVISATE Il caso è scoppiato sabato mattina, quando la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo, Ilaria Finotti, ha saputo dalla direzione sanitaria dell’Ulss 3, che uno dei ragazzi della scuola media era risultato positivo al tampone. Probabilmente il ragazzino aveva accusato qualche sintomo nei giorni precedenti ed era stato control-

MESTRE L’Antica Scuola dei Battuti in via Spalti

Troppi passeggeri, treni in ritardo anche di 45 minuti

Dopo diversi anni di assistenza domiciliare, la famiglia di Laura si era dovuta arrendere di fronte al progressivo avanzamento della malattia e non aveva avuto altra scelta che quella di ricoverare il padre in una Rsa, quella di via

ALLIEVO POSITIVO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sforata la capienza massima

LA STORIA

LA NUOVA PROTESTA DEI FAMILIARI SEGUE DI POCHI GIORNI QUELLA NELLA RSA “ANNI AZZURRI” DI FAVARO

chiamata dal medico della struttura che mi ha comunicato che mio padre non mangia più e pesa 40 chili ed ora, senza averlo nemmeno visto, devo assumermi la responsabilità di decidere se autorizzare o meno l’intervento per applicargli il sondino. E’ una situazione che sta diventando di una crudeltà infinita, lì dentro non si muore di Covid ma di solitudine e di disperazione e mi chiedo come sia possibile che dopo sei mesi non sia stata studiata una soluzione alternativa, anche a carico della famiglia che potrebbe fare il tampone e dotarsi di tutti i dispositivi necessari per recarsi in sicurezza all’interno della struttura». Paolo Guidone

SISTEMA SANITARIO Il reparto Covid all’ospedale di Dolo

Troppi passeggeri, il rischio contagio fa ritardare i treni. Partenze dal Santa Lucia e Mestre posticipate fino a 45 minuti ieri nel tardo pomeriggio per ressa sui vagoni. Così finchè non si è ripristinata la capienza massima consentita di viaggiatori niente disco verde. Certo più di un malumore si è registrato ma, lo conferma la Polfer, nessun disordine. Intanto il report quotidiano diffuso ieri dall’Azienda Zero registra 17 nuovi positivi rispetto al giorno precedente che aveva segnato l’incremento più alto da molte settimane e porta il totale in provincia

dall’inizio dell’emergenza a 3.702. Le persone a oggi ancora contagiate sono 415 (tre in più), mentre i negativizzati sono 2.959, restano per fortuna inalterati i decessi (328). Diminuiscono i ricoverati in ospedale (-2): due a Mestre, tre a Venezia e 14 a Dolo, dove due pazienti sono in terapia intensiva. In netto calo i soggetti in isolamento domiciliare che passano da 1.319 a 1.183, di cui 320 positivi (-3). Rimane alta l’attenzione sui casi degli studenti “positivi” nel Veneto orientale. Stamane i dirigenti di tutte le scuole della zona (tra istituti comprensivi e superiori) parteciperanno a un

Nuovo caso nel mondo della scuola

Contagiato uno studente delle medie a Cavarzere una classe in quarantena lato, come da protocollo. In seguito al riscontro della positività, la dirigente scolastica ha avvertito le famiglie degli altri compagni che questi avrebbero dovuto osservare un periodo di quarantena, fino all’esito di un tampone che sarà somministrato al Distretto sanitario, così co-

DIDATTICA A DISTANZA IN ATTESA DEL TAMPONE PER POTER TORNARE ALL’ATTIVITÀ NORMALE SANIFICATE LE AULE ALLA CAPPON

me sarà fatto per tutti gli insegnanti che hanno avuto contatti con lo studente in questione e il cui elenco è stata acquisito dall’Ulss. Ieri mattina una ditta specializzata ha eseguito la sanificazione delle aule che, in questo modo, sono assolutamente sicure per altri studenti. La classe in quarantena sarà seguita con la didattica a distanza, in modo da restare al passo con il programma delle lezioni. La scuola, quindi, continuerà a funzionare normalmente, salvo l’accertato coinvolgimento di altri gruppi, nel qual caso la decisione se far continuare l’attività o disporre ulteriori misure di quarantena, spetterà non più al-

SCUOLA APERTA Alla media Cappon di Cavarzere l’attività prosegue normalmente dopo la sanificazione dell’aula

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incontro straordinario via web con il Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 4, per capire come condividere le procedure in caso di nuovi casi di possibile contagio. Da sabato scorso 25 studenti e 7 professori della media “Schiavinato” di San Donà sono in quarantena dopo che u no studente, assente da giovedì scorso, è risultato “positivo. Sono quattro, quindi, gli studenti colpiti dal virus nel Veneto orientale, dopo i due piccoli alla materna “Acquerello” e alla primaria “San Pio X” di Meolo e uno in una scuola d’infanzia di Portogruaro.

la dirigente, ma alla direzione sanitaria, in accordo con la dirigente stessa e la docente incaricata quale responsabile Covid della struttura. «Ho saputo sabato pomeriggio dalla dirigente scolastica di questo caso – conferma il sindaco, Henri Tommasi – e posso confermare che sono state adottate tutte le misure previste dai protocolli sanitari. Gli altri studenti, il personale scolastico e i cittadini, in generale, possono stare tranquilli: la situazione è sotto controllo». Nei giorni precedenti l’apertura delle scuole si era sparsa la voce di una positività riscontrata per una maestra della materna. Ma tale circostanza era stata successivamente smentita. In effetti gli esami sierologici sul personale scolastico dell’intera Ulss 3, eseguiti prima del 14 settembre, avevano riscontrato qualche centinaio di positività che, però, necessitavano della conferma con il test orofaringeo (il tampone) che, in questo caso, potrebbe aver smentito il primo test. Diego Degan © RIPRODUZIONE RISERVATA


Lunedì 21 Settembre 2020

La Voce

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PRIMO PIANO POLESINE ELEZIONI Nella prima giornata l’affluenza si ferma al 44,6%. Ma per votare c’è tempo fino alle 15

Solo 89mila polesani alle urne

Giornata “stanca”, con un’accelerazione all’ora di cena. Soltanto tre Comuni superano il 50% ROVIGO - Una giornata a due facce: lenta fino all’or a dell’aperitivo, poi più intensa. E’ la fotografia del Polesine che esce dai dati sull’affluenza, che soltanto in serata si è ripresa rispetto a dati sensibilmente più bassi del solito registrati nel corso della giornata. Certo: il risultato è in caso rispetto alle ultime Regionali, ma allora (domenica 31 maggio 2015) si votava in una sola giornata quindi l’analisi effettiva dei dati si potrà fare soltanto alle 15 di oggi, quando i seggi - nelle 275 sezioni polesane - chiuderanno definitivamente. Intanto, però, la prima giornata di voto dice che sono 89.690 i polesani che si sono recati alle urne: cinque anni fa furono 117.473; dieci anni fa, alla prima elezione di Luca Zaia, addirittura 138.796. In termini relativi, vuol dire che l’affluenza al voto nella nostra provincia è calata dal 66,6% del 2010 al 44,66% della giornata di ieri, passando per il 57,5% di cinque anni fa. Insomma, in dieci anni il 22% del corpo elettorale ha detto addio alle urne (più di una persona ogni cinque!); in cinque anni quasi il 13% ha scelto di non votare nuovamente. Un’emorragia di circa 49mila elettori complessivi. Ma per trarre le conclusioni bisognerà aspettare la giornata di oggi. Comunque, che l’asticella dell’affluenza sarebbe rimasta bassa si era intuito dalla mattina. Tre le rilevazioni fatte dalla prefettura, in tutti i seggi polesani, nel corso della giornata. A mezzogiorno aveva votato il 14,79% (dato delle Regionali: al referendum costituzionale, con corpo elettorale leggermente diverso, l’affluenza si è attestata al 15,89%). Cinque anni fa, alla stessa ora, aveva votato il 18,08% degli aventi diritto. La seconda rilevazione è stata effettuata alle 19: a quell’ora,

In calo il numero di polesani alle urne, ma per votare c’è tempo anche oggi, fino alle 15

in Polesine aveva votato il 34,73% degli aventi diritto (il 37,31% per il referendum) rispetto al 41,82% di cinque anni fa. Infine, la rilevazione delle 23, che ha fatto segnare finalmente - valori in crescita, con la media provinciale che si è assestata, appunto, al 44,66%. Un dato che si tradu-

ce nel 47,95% fatto registrare al referendum. A livello comunale, è Villanova del Ghebbo il Comune in cui si è votato di più, con un affluenza, alle 23, del 52,44%. Soltanto in altri due Comuni polesani, infatti, si è superata l’ideale soglia del “quorum” (comunque non previ-

sto in nessuna delle due consultazioni di giornata). Si tratta di Villadose (sospinta anche dalla concomitante elezione comunale) dove alle Regionali si è registrata un’affluenza del 51,3%, “corretta” in un 51,28% per quanto riguarda il voto comunale; e di Gaiba dove alle 23 aveva vo-

tato il 50,58% degli aventi diritto. Da qui, basta fare pochi chilometri, però, per arrivare anche al Comune con la minor percentuale di votanti: Calto, infatti, ha chiuso le operazioni di voto alle 23 fissando l’affluenza al 35,89%. Tra i Comuni maggiori: a Rovigo af-

fluenza del 45,21%; ad Adria 45,34%; e a Porto Viro del 43,9%. A Castelmassa ha votato il 42,89%, a Badia il 43,64%, a Lendinara il 46,57%, a Occhiobello il 44,37%, a Rosolina il 45,53% e a Porto Tolle il 41,87%. Ma. Ran. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA

Lunedì 21 Settembre 2020

CRONACADIVICENZA Telefono 0444.396.311 Fax 0444.396.333 | E-mail: cronaca@ilgiornaledivicenza.it

LAGIORNATA ELETTORALE. Le urnesonoaperte pervotare ancheoggidalle 7alle 15

LeelezioniconilCovid Ha votato meno di 1 su 2 fra il gel e le mascherine Alle23l’affluenzaavevaraggiuntoil45,1in città,il46,9in provincia Datipiù altiper ilreferendum, mapesa ilnumerodi residentiall’estero Roberta Labruna

Sono le undici e mezzo di domenica mattina a Santa Caterina e all’ingresso della scuola Maffei, a pochi passi dalla chiesa, c’è movimento. Non ci sono code o assembramenti, ma c’è un buon via vai. «Ho sempre votato nella mia vita, ho votato anche stavolta, per le regionali e per il referendum, perché non avrei dovuto? Mi sono messo la mascherina e via, nessun problema». Gianni Meneghini, 90 anni suonati e la vitalità di un giovanotto, è appena stato a votare con la moglie. Ecco, se il refrain della vigilia elettorale è stato che il Covid avrebbe scoraggiato le persone, in particolare gli anziani, ad andare alle urne, il signor Meneghini smentisce questa tesi. E alla fine della prima giornata, si voterà anche oggi dalle 7 alle 15, l’affluenza raggiungerà il 45,1 per cento in città, il 46,9 in tutta la provincia per le regionali. «Ho vissuto questo voto come gli altri», poi la moglie lo reclama, lui saluta con il gomito e si avvia sorridente verso casa. Anche Giulia Marchesini ha appena votato, senza turbamenti: «Nessun effetto strano, gel e mascherine sono già la normalità». Certo, non per tutti è così. Patrizia, che è lì con suo marito, il segretario cittadino del Pd Federico Formisano, racconta di aver sentito una sua amica assai dubbiosa sul fatto di andare a votare per il timore del Covid e di ritrovarsi con troppa gente attorno. Ma in verità assembramenti non se ne vedono. Appena si entra c’è il gel igienizzante e c’è anche prima di entrare in cabina elettorale. Gli ambienti, raccontano gli

scrutatori, sono stati tutti sanificati, le matite vengono disinfettate dopo ogni utilizzo, le schede elettorali vengono messe nell’urna dall’elettore, per evitare i passaggi di mano. Una trentina i volontari della protezione civile impegnati nei vari seggi. In corso Padova, dove storicamente votano le suore, e pure ieri mattina sono arrivate puntuali, il colpo d’occhio racconta tutto: approfittando delle strisce sul cortile esterno, gli elettori vengono divisi in sei file. Ordinatissime. Tutti a distanza. «I vicentini si stanno dimostrando disciplinatissimi, con un grande senso civico», racconta un finanziere. In fila c’è una signora bionda che parla di un altro fantomatico virus “fuggito” da un laboratorio cinese e che voterà la lista no-vax. Poi c’è Fabrizia Regni, 75 anni, portati benissimo: «Voto da quando avevo 21 anni, non ci si può lamentare e poi non andare a votare. È giusto fare il proprio dovere. Certo, la situazione è differente rispetto alle altre elezioni, ma con il virus bisogna conviverci. E sperare in bene». Anche in via Palemone, a San Pio X, nella scuola Parolini che ospita i seggi, tutto fila liscio. Filippo Lopilato ha un aereo che lo aspetta, ma ha voluto fare una corsa al seggio: «Non vedo grandi differenze rispetto alle altre volte. Sì, ci

Unatrentina ivolontariche hannocontrollato iseggidovetutto sièsvolto regolarmente

sono le mascherine e le distanze da rispettare, ma già lo facciamo tutti i giorni». Rita Maria Pereira De Jesus, che in Portogallo aveva come vicino di casa il fuoriclasse del calcio Cristiano Ronaldo, vive a Vicenza da 42 anni e non prende la situazione con leggerezza: «Dopo il lockdown avevo quasi paura ad uscire di casa e anche adesso un po’ mi spaventa la situazione, perché vedo che i contagi stanno risalendo». Ma lei e Orlando Rizzo non sono voluti mancare all’appuntamento con il voto: «Votare è un dovere, abbiamo solo scelto un orario nel quale abbiamo pensato non ci sarebbe stata molta gente». In serata la situazione non cambia: regna la disciplina, le norme anti-Covid vengono seguite alla lettera. E l’attesa per votare non è lunga: il picco massimo è stato di mezz’ora. D’altronde i dati dell’affluenza non sono alti: alle 19 l’asticella era ferma al 35,25 per le regionali. Alle 19.30, sempre al seggio di Santa Caterina arriva l’ex sindaco Enrico Hüllweck, con la moglie Lorella. «Ho visto i numeri dell’affluenza, mi paiono bassini. A spanne domani (oggi per chi legge, ndr) si salirà forse al 55. Non un gran segnale, la gente, c’è poco da fare, crede sempre meno nella politica». E forse va proprio letto in questi termini l’altro dato interessante della giornata: il referendum sul taglio dei parlamentari è stato avanti per tutta la giornata, 16,25 per cento l’affluenza a mezzodì e 38,06 alle 19, il 48,70 alle 23 (il 52,70 in tutta la provincia). Un dato determinato dagli elettori all’estero. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Leoperazioni

Ilgel disinfettante

Unagiovane elettricevota perilreferendumin unseggio diThiene. FOTO STUDIO STELLA - BREGANZE

LAMARATONA. Dalle 15 aggiornamentisu www.ilgiornaledivicenza.it

Sulsito del quotidiano idatiintempo reale Ladisinfezione

Ipercorsisegnati

Laconsegna delmateriale

L’edizionein edicola domanidarà ampiospazio airisultati con le interviste aiprotagonisti ele analisi Le prime elezioni Covid saranno seguite dal Giornale di Vicenza con un grande spiegamento di forze per dare conto non soltanto dei risultati del triplice appuntamento elettorale - referendum, regionali e comunali in sei paesi - ma anche dei commenti e delle analisi di una consultazione che potrebbe avere ripercussioni non soltanto regionali. Lo spoglio si apre oggi alle 15 e le prime ad essere aperte saranno le schede del referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari. Sul sito del quotidiano, all’indirizzo www.ilgiornaledivicenza.it, sarà accessibile una sezione apposita dove si darà conto, con aggior-

Elettoriinattesadelproprio turno in unseggio. COLORFOTO ARTIGIANA

namenti in tempo reale, del risultato a Vicenza e provincia e a livello nazionale. Si ricorda che per questo tipo di referendum non è richiesto il quorum, quindi sarà valido con qualsiasi numero di votanti. Subito dopo la conclusione dello spoglio delle schede referendarie, toccherà alle regionali: si vota infatti anche

per rinnovare il governo del Veneto e di altre sei regioni (Marche, Toscana, Campania, Liguria, Puglia, Valle d’Aosta). Anche in questo caso il sito web del Giornale di Vicenza e le pagine social del quotidiano daranno conto dello scrutinio in tempo reale, in una sezione apposita con i nomi dei nove candidati alla presidenza della giunta

canal e1 4 www. t e l echi ara. i t S U

REGI ONALI EREFERENDUM

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Col l egament i est er ni dat ut t oi l Venet oconi r i sul t at i comment at i i nt empor eal e canal e1 0 - skyet i vùsat832 - www. t vavi cenza. i t- l i vesuTvApp VI I NVI TANO ALLAVI SI ONE


Cronaca 9

IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 21 Settembre 2020

ILSERVIZIO

In questi giorni particolari, in cui i cittadini sono chiamati a votare rispettando le regole previste dalla normativa anticontagio, l’assessorato ai servizi sociali ha deciso di riattivare il servizio Vicenza Sicura, conclusosi il 31 agosto. Il call center telefonico 0444 221020, dedicato alle persone sole e con fragilità, risponderà in via straordinaria

“VicenzaSicura” èattivoancheoggi

anche oggi dalle 9 alle 17.30. Per il rinnovo della tessera elettorale, qualora gli spazi siano esauriti, oppure per il suo duplicato (per smarrimento, furto, o deterioramento), ci si può rivolgere invece all’ufficio elettorale, in via straordinaria anche senza appuntamento, nella giornata di oggi dalle 7 alle 15.

LACORSA AL VENETO. Entrambi i candidatirilanciano l’appelloagli elettori:l’affluenza alle 23 haraggiunto il46 %ma c’è tempoancheoggi

Zaia e Lorenzoni: «I seggi sono sicuri» Ilgovernatore:«Sidovevaandare alle urne a luglio come suggerivo» Losfidanteancora inquarantena vota da casa: «Ma non è lo stesso» Nicola Negrin

regionale del Veneto: Luca Zaia, Arturo Lorenzoni, Simonetta Rubinato, Enrico Cappelletti, Daniela Sbrollini, Patrizia Bartelle, Antonio Guadagnini, Paolo Banvegnù, Paolo Girotto. Si potrà seguire passo passo l’aggiornamento in tempo reale dell’esito della consultazione: lo stesso avverrà martedì mattina, quando nei seggi dei sei Comuni vicentini in cui si vota anche per il sindaco e il consiglio comunale, cioè Cogollo, Lonigo, Malo, Posina, Albettone e Recoaro, si apriranno le schede delle comunali e si procederà con lo scrutinio per arrivare a definire il nome del nuovo sindaco e la composizione del “parlamentino” comunale. L’edizione cartacea del quotidiano in edicola domani darà ampio spazio ai risultati del referendum e delle regionali, con le notizie, le interviste ai protagonisti, i dati Comune per Comune, i commenti e le analisi del voto. Il giornale di mercoledì darà quindi conto nel dettaglio dei risultati delle elezioni comunali, che porteranno al rinnovo delle sei amministrazioni vicentine. •

AVerona un’anzianaèstata coltada unmalore Salvatagrazie all’intervento diunascrutatrice

© RIPRODUZIONERISERVATA

Ilgovernatore Luca Zaiaal seggiodi SanVendemiano aTreviso

ArturoLorenzoni,in quarantena post-Covid,ha votatoda casa. RO.LA.

Ilcandidato delMovimento5 stelleEnrico Cappelletti. RO.LA.

Lacandidatadi ItaliaViva DanielaSbrolliniierial voto. RO.LA.

LECOMUNALI. Al voto anche Malo, Recoaro, Albettone, Posina e Cogollo

Latesseranonèvalida ALonigoprimoinghippo Ilcambiodisedediuna sezioneperilcoronavirus ha creato qualche problema conleschede elettorali Giornata senza grossi scossoni quella di ieri nei Comuni al voto per l’elezione del sindaco. In ballo ci sono le poltrone di primo cittadino a Lonigo, Malo, Recoaro, Posina, Albettone e Cogollo del Cengio. Solo nel centro leoniceno c’è stato un po di movimento nella mattinata, all’avvio delle operazioni di voto quando molti elettori iscritti al seggio n. 2, solitamente ospitati all’interno della casa di riposo Villa Serena e spostati per l’occasione al Centro diurno di via Fiume, hanno dovuto riscontrare, una volta presentatisi per l’identificazione, che la loro tessera elettorale non era valida. La variazione di sede è stata decisa per non

Un’elettricedi Malomostraletre schede ricevuteal seggio. STELLA

sottoporre a rischio del contagio gli anziani ospiti della casa di riposo e il Comune aveva avvisato gli elettori per posta allegando un tagliando da applicare sulla tessera elettorale per convalidarla. Una comunicazione che molti elettori hanno dichiarato di non aver ricevuto. Al di là del possibile ritardo postale forse qualcuno ha scambiato la

lettera del Comune per uno dei tanti avvisi propagandistici infilati in questi ultimi giorni nelle cassette della posta e non gli ha riservato la necessaria attenzione. L’inconveniente è stato risolto con una visita da parte degli interessati all’ufficio elettorale del Comune dove, con una breve procedura, il documento elettorale è stato nuovamente

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Su una cosa Luca Zaia e Arturo Lorenzoni sono d’accordo: «I seggi sono sanificati e sicuri». Ed entrambi quindi lanciano l’appello: «L’invito ai cittadini è di recarsi alle urne». Dopo queste due affermazioni, però, le posizioni dei due sfidanti tornano ovviamente a divergere. Il governatore del centrodestra in corsa per il terzo mandato - ribadisce che «le sezioni sono sanificate e siamo l’unica regione d’Italia, da quello che so, che ha dato la possibilità di fare il test agli scrutatori e al personale impegnato nelle elezioni». Il candidato per il centrosinistra incoraggia tutti a recarsi ai seggi «nella sicurezza garantita dalle amministrazioni comunali». Posizioni simili, motivazioni diverse (tra chi premia la Regione e chi i Comuni) e un dato che parla chiaro: alle 23 di ieri il 46 per cento dei veneti si è recato alle urne (51% l’affluenza per il referendum; dato più alto perché è escluso dalle liste dei votanti ai seggi chi ha già compilato la scheda per il Sì o il No all’estero). Cinque anni fa alle 23 di domenica era stato raggiunto il 57,16 per cento. Ma quello era anche il risultato definitivo, visto che si votava solo un giorno. Questa volta si potrà approfittare anche delle prossime ore - come accadeva un tempo - dalle 7 alle 15 di oggi. Si ritorna al passato, sì, come quando si votava anche il lunedì mattina. Tuttavia è solo l’unica somiglianza. Per-

ché queste sono le (prime) elezioni ai tempi del Covid. E se non bastavano tutte le procedure modificate per consentire un voto in piena sicurezza, ecco anche il seggio volante allestito ad hoc proprio per Lorenzoni, in quarantena dopo la positività al coronavirus. Nel giardino della sua abitazione a Padova è stato predisposto un tavolino dove il candidato governatore del centrosinistra ha ricevuto da due operatori sanitari le schede elettorali. «Votare da casa - ha dichiarato all’Ansa non è come poterlo fare mettendosi in fila, ascoltando le persone in attesa vicino a me, partecipando a questo momento essenziale per il nostro Paese». E ancora: «Si tirano le somme di una campagna elettorale anomala, con la difficoltà di spostare l’attenzione delle persone dall’osservazione del quotidiano alle reali necessità della politica regionale: ma sono certo che i cittadini veneti sapranno premiare il nostro lavoro». Zaia, dall’altra parte, ribadisce di aver dedicato «tutto il suo tempo all’amministrazione del Veneto, non a fare campagna elettorale. Penso sia doveroso soprattutto in questo momento dedicarmi ai veneti come ho sempre fatto». E così, dopo aver rilanciato l’invito a votare («Se si va al supermercato a maggior ragione bisogna andare a votare»), si toglie un sassolino dalla scarpa: «Hanno sbagliato a non ascoltare la mia richiesta e il mio consiglio di fare a luglio queste elezioni». Seggi a prova di coronavirus ma anche di malore. A Verona dove un’anziana, appena entrata al seggio, si è sentita male ed è stata salvata da una scrutatrice volontaria del soccorso che ha praticato le manovre rianimatorie in attesa dell’arrivo dei soccorritori del 118. •

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convalidato. Fin da prima di mezzogiorno tutto è tornato alla normalità con un afflusso regolare dei votanti, reso più intenso nel corso della giornata dalle consolidate abitudini domenicali come la partecipazione alla messa e lo struscio pomeridiano. Anche a Malo, dove i candidati in lizza sono 4, tutto si è svolto regolarmente e, almeno al momento di andare in stampa, non si sono verificati problemi legati al rispetto delle normative sul Covid. Tutto secondo copione anche nel centro berico di Albettone. Un flusso ordinato di elettori incrementatosi nel pomeriggio sotto lo sguardo dei volontari della protezione civile ha diligentemente rispettato le nuove disposizioni anticovid per evitare assembramenti con ingresso e uscita differenziati, distanziamento sociale, mascherine e gel. Si è votato anche a Cogollo, Posina e Recoaro. Anche qui per il sindaco e il rinnovo del consiglio comunale. E anche qui non si sono registrati inconvenienti. • Hanno collaborato Lino Zonin, Matteo Carollo, Giovanni Matteo Filosofo, Luigi Cristina e Felice Busato. © RIPRODUZIONERISERVATA


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Redazione e Amministrazione:Piazza della Repubblica 21- 20121 Milano Tel. 06/589090.1. ANNO XXV NUMERO 225

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Sped.in Abb.Postale - DL 353/2003 Cony.L.46/2064 Art. 1, e. 1,DEC MILANO

DIRETTORE CLAUDIO CERASA

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Un voto che pesa di più sulfuturo di Salvini che sulla tenuta del governo Thappole &Wadi. Ihwa il Si o il leader della LegaJarafatica a rirendicare il risultato. E alle regional;isuccessi del centrodeshw saranno mu India iasmressia lui probabilità elle prossime ventiquattro ore, gli occhi attenti degli osservatori saranno concentrati a valutare quale impatto avranno avuto i risultati elettorali sui fragili equilibri della maggioranza di governo.E non c'è dubbio che il destino dei leader che trainano questa maggioranza sia legato in particolare a tre risultati: l'esito del referendum costituzionale, il risultato della Toscana e quello della Puglia.In un modo o in un altro,le altre partite sembrano essere già segnate e per il Partito democratico, che conta di vincere quantomeno in Campania, poco cambierebbe qualora il centrosinistra dovesse risultare sconfitto in Veneto,in Liguria,nelle Marche e in Valle d'Aosta. La Toscana e la Puglia,come sappiamo,sono invece regioni che potrebbero avere un impatto sulla leadership del Pd, per non parlare di cosa potrebbe accadere al Pd e al M5s in caso di vittoria del No al referendum costituzionale,ma la verità è che per quanto le elezioni possano andare male per la maggioranza di governo è facile pronosticare che i problemi saranno scaricati molto sulle leadership dei partiti e poco sulla leadership del governo.E dunque,si,certo,non c'è dubbio che più saranno le vittorie del centrodestra, alle urne,e più saranno i problemi nella maggioranza. (segue neinnserto IV)

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Decrescita e castigo:i guai del nuovo senso commie Un'ideologiaiwnwsiva ha ovenpat° il letto e la hirola, ilcainpo sportivo e sopra 111110 le teste. Politica, slancio per la giustizia e i &dui: scompare difronte alle rivoluzioni che avvengono nel costume oi stiamo qui a dilettarci, si fa per dire,con la Costituzione,la politica, il pericolo di una dittatura populista dei grillini, il numero di deputati e senatori, la legge elettorale, il destino della sinistra anonima e modesta che ci ritroviamo,la baldanza grottesca della destra salviniana, l'ipotesi della moderazione e della compostezza affidata a Meloni e al Cav.,e più in generale pensiamo che sia ancora in piedi il nostro vecchio mondo.Intanto le cose nuove avvengono,capitano,si diffondono,e sono guai. I nuovi sindaci ecologisti plebiscitati in Francia, per esempio, dicono che lo sport è machista, alcuni deviano il corso del Tour de France per non incontrare il monumento a pedali da abbattere, ce l'hanno anche con il calcio e con le Olimpiadi, ovviamente, ce l'hanno con le infrastrutture di una civiltà del desiderio,dello svago,del piacere e della competizione che considerano condannata, cieca, incapace di attingere il supremo equilibrio di un noiosissimo mondo di compatibilità e sostenibilità. Ce l'hanno anche con il cibo. Il sindaco di Lione ha fatto telefonare al catering dei ricevimenti e ha chiesto pasti leggeri, senza carne, lo stesso, a quanto mi dice Marc Osouf, i nuovi padroni di Strasburgo,anche loro hanno comunicato vegetarianesimo e altre bellurie alla bella e capace proprietaria, Annie Leclerc, del Pont des Vosges, una brasserie amata dalla guida Gault& Millau e da eserciti di buon stai, e da anni,e lei ha risposto loro di rivolgersi altrove. (segue nerVinserto IV)

LUNEDÌ 21 SETTEMBRE 2020 -

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SAPPIAMO COME FIMIIK! Maurizio Milani ha avuto una soffiata e a urne aperte ci dice i risultati del referendum e delle regionali Un bel terremoto.I problemi del governo(varie ipotesi di crisi), le mosse di Mattarelia, ilfermento nelle cancellerie internazionali Un saggio di cabaret elettorale di Maurizio Milani i chiama il direttore Cerasa(è martedì 15 settembre). "Ciao! Tutto bene Hr.Io: "Si! Sono fallite 950 aziende su 1.200 del polo produttivo". Direttore "Quello a parte, dovremmo rischiare a urne ancora aperte". Io: "Si! Rischiamo tutto!". Direttore:"Infatti prepariamo l'edizione di lunedì 21 come se avessimo già i risultati. Ti senti di farla?".Io:"Si!La preparo subito. Ciao,grazie". Allora,iniziamo dal referendum ancora in corso. Il risultato è questo: No 62 per cento,Si 26 per cento. Nullo il resto. Il problema è stato quello dell'affluenza: il 12 per cento. Con regioni che non dovevano eleggere il presidente al 2,6 per cento. In tali regioni che pert avevano comuni che eleggevano il sindaco il risultato è ancora peggiore: 1 per cento secco. Mai nella storia c'è stata una nazione dove sono andati a votare in venti su mille. In pratica non hanno votato nemmeno gli scrutatori al seggio, e nemmeno i loro parenti (che di solito vanno a votare per dire al barista: "Sai dov'è mio figlio?". Barista: "No!". "Al seggio come scrutatore". Barista: "Chissà che brogli". "Si, quello sempre, diciamo che falsano il risultato di un 15 per cento. Di più no perché il presidente di seggio non vuole grane". Barista: "Si,è uno scrupolo da galantuomo"). Questo risultato a sorpresa del referendum provoca un terremoto(ma neanche)tra le forze politiche. La prima conseguenza è che i sindaci eletti nei 957 comuni dove si votava vengono arrestati. Ecco la modalità. Domenica nella notte si prospettava già un'affluenza allo 0,4 per cento. Diverse squadre di uomini in nero (già visti nella serie di telefilm "X File")si recano nelle abitazioni dei sindaci neoeletti. Bussano ed esibisconoun mandato di cattura spiccato dalla gendarmeria vaticana. A buon titolo. Nei Patti lateranensi c'è un comma che dice:"Qualora il neonato stato italiano(che comunque aveva già 50 anni ma il Vaticano non riconosceva)in una qualsiasi consultazione elettorale vede i suoi cittadini disertare le urne, subentriamo ancora noi (che sarebbe lo Stato Pontificio). I sindaci ven-

Sorprese nell'urna. La prima conseguenza è che i sindaci eletti nei 957 comuni dove si votava vengono arrestati

gono confinati alle Baleari. Qui chiedono asilo politico che pert non viene concesso. Per cui alcuni dallo sconforto si mettono a correre nudi nei campi di luppolo in quella zona. Facendo spaventare gli agricoltori. A livello nazionale causa il referendum si dimette Salvini da segretario. Si dimette Zingaretti. Si dimette la Meloni, insomma tutti i capi partito che avevano sostenuto il taglio dei parlamentari. Non si dimette nessuno dei Cinque stelle. Vito Crimi intervistato risponde: "Per coerenza non mi dimetto, anche perché da oggi passo al Gruppo misto". Torneremo poi(forse) alle conseguenze del referendum. Vediamo ora il risultato delle regionali. In Valle d'Aosta vince il candidato del Partito democratico, anche in Toscana il presidente più votato è del Pd. Insomma la partita finisce 7-0. Anche il Veneto passa in mano al comunismo. In tutte le regioni vince il candidato del Pd,una cosa mai vista. Si è pensato al momento di arrestare anche loro, poi pert giustamente dalla nunziatura apostolica di Bruxelles dove venivano spiccati i mandati di cattura hanno detto: "Ragazzi! Qui non possiamo arrestare tutti! I presidenti eletti possono esercitare il mandato a loro assegnato". E prosegue la nota: "Facciamo sempre a tempo ad arrestarli dopo con calma". Il Quirinale per il momento tace. Conte si sente sicuro. Purtroppo da Grillo viene l'ordine di mollare il Pd al governo.Per cui i grillini(che in questa tornata elettorale hanno preso il 4 per cento)tolgono la fiducia a Conte,che viene arrestato dalle guardie svizzere ma subito rilasciato per l'intervento dell'ambasciatore inglese a Roma,che a sua volta verrà arrestato per aver in-

tralciato gli affari interni di uno stato che non è il suo. Il Foreign office protesta e l'ambasciatore viene espulso da Roma e provincia.Pub stare nel resto del territorio italiano.E infatti prende il posto del console britannico a Genova, che nel frattempo era stato arrestato dai vigili urbani di Arenzano.Il già console inglese di Genova viene tradotto a Pianosa.Qui subito viene eletto dai detenuti loro capo. Viene fatta una sommossa completa di tutto. Per sedarla si promettono sconti di pena anche del 110 per cento. Il Quirinale si muove.Caduto Conte,iniziano le consultazioni già domani(martedì). Molto rapide, alla sera dello stesso giorno il presidente Mattarella dà l'incarico a Matteo Renzi (che accetta con riserva). I commentatori politici si stupiscono della scelta del Colle. Anche Macron telefona a Mattarella (ma solo per salutarlo e invitarlo all'Eliseo). La scelta è invece fatta a ragion veduta dal presidente. Nella nota ufficiale si dice che "c'è stata una convergenza sul nome del dott. Matteo Renzi di tutto l'arco parlamentare; anche da forze politiche che non mi sarei mai aspettato. Pensa un po' cosa mi tocca dire. Questa forza politica sono i Cinque stelle, che sono stati i più insistenti nel volere un secondo governo Renzi". Renzi già mercoledì accetta,dopo essersi consultati con degli estranei(i segretari dei partiti sono tutti dimissionari) che dicono di rappresentare le forze in campo.Ecco la lista già data al capo dello stato che non ha messo yeti. Per cui il giuramento c'è già oggi alle 19.30(diretta (segue a pagina due) Rai 1).

Vito Crimi intervistato risponde: "Per coerenza non mi dimetto, anche perché da oggi passo al Gruppo misto"

Maurizio Milani,nome d'arte di Carlo Barcellesi, nato a Milano nel1961, ma datempo vivea Codogno. Comico,autore, attore teatrale, ha esordito allo Zelig nel 1987e ha lavanato molto in tv.Scrive sul Foglio,a cui manda testi tigorosamente manoscritti. Ultimo libro:"I cani-bagnino all'Idroscalo"(Aliberti).

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ANNO XXV NUMERO 225 - PAG IV

Un voto che pesa di più su Salvini che sul governo (segue dalla prima pagina

dership: una vittoria in Toscana, unica regione ad avere come frontrunner del centrodestra una salviniana pura come Susanna Ceccardi (che pelt ha scelto negli ultimi giorni di campagna elettorale di acquistare pagine a pagamento sui giornali locali della Toscana senza inserire alcun riferimento grafico ai simboli della Lega di Salvini). Qualsiasi altro risultato nelle altre ragioni rischia di essere un boomerang per il leader del centrodestra. Un boomerang sarebbe una vittoria mostruosa di Luca Zaia in Veneto, leghista non salviniano che si presenta alle elezioni con una lista personale con cui potrebbe prendere più voti della Lega di Salvini. Un boomerang potrebbe essere

IL FOGLIO QUOTIDIANO

Una vittoria del Si al taglio del numero dei parlamentari sarebbe una vittoria attribuibile più ai partiti di maggioranza che ai partiti di opposizione. E anche l'eventuale vittoria del No difficilmente potrebbe essere rivendicata da Salvini come uno schiaffo al governo e come una vittoria dell'opposizione

a non ci vuole molto a capire che, con una vittoria rotonda di Raffaele una pandemia in Fitto in Puglia (candidato esprescorso e con duecento sione di Fratelli d'Italia), di Franmiliardi dell'Europa cesco Acquaroli nelle Marche(canda gestire nei prossimi mesi, codidato espressione di Fratelli d'Imunque andranno a finire le eletalia), di Giovanni Toti in Liguria zioni salt difficile che queste pos(candidato fino a qualche tempo fa espressione di Forza Italia e su sano avere un grande impatto sul futuro del governo. Put,ammaccarmolti temi distante anni luce da si la leadership di Nicola ZingaretSalvini: vedi alla voce Mes)e di Steti, forse.Pub sfracellarsi la reggenIt za di Vito Crimi, forse. Può ridimensionarsi il progetto di Matteo monopattino, salt lo sterminio del diesel benedetto e la distruzione olRenzi, forse. Ma nulla di più. Ciò che invece promette di essere mestre che dei monumenti degli stadi, so in discussione con forza all'indelle piste automobilistiche Formuterno di questa tornata elettorale è lai,la loro storiografia salsa riscritta qualcosa che riguarda un leader nei safe space dei campus americache con la maggioranza non c'entra (segue dalla prima paging) ni, tutto sarà ritinto, compreso l'ae che risponde al nome di Matteo more, compreso il sesso, compresa Salvini. E per quanto possa sema battaglia di Zaina ucci- la galanteria,da un'ideologia pervabrare difficile immaginarlo oggi, ci se Cartagine, e che glo- siva che ha occupato il letto e la tasono diverse ragioni per cui questa ria, noi saremo uccisi vola,il campo sportivo e sopra tutto due giorni elettorale peserà più sul nella battaglia della la testa universale dell'uomo e della futuro del leader dell'opposizione choucroute, magari per donna universali. L'intimidazione e che sul futuro del governo. La pri- paura positivista e magica che l'al- il proibizionismo, fattisi avanti con ma ragione ha a che fare con la na- levamento dei suini inquini e riscal- le scritte sui pacchetti di tabacco e tura delle sfide delle regionali. E di il mondo,che bestialità. Le gene- sulle sigarette, faranno altri proper quanto ci si possa girare attor- razioni che verranno avranno consi- gressi a scuola, convinceranno i no, Matteo Salvini ha solo un'opzio- gli sul vino dagli astemi e dai bevito- bambini a diventare adulti nella ne per vedere rafforzata la sua lea- ri di gas, impulsi a muoversi solo in presunzione infantile che un altro

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LUNEDÌ 21 SETTEMBRE 2020

Decrescita e castigo: i guai del nuovo senso comune

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presumibilmente verrebbe attri- schiano di esserci solo molti guai. buita a chi come Matteo Salvini in Una vittoria del SI al taglio del nuquesto momento rappresenta il mero dei parlamentari — SI che Salpunto di sintesi della coalizione di vini ha voluto a tal punto, nel corso centrodestra. Rispetto alle regio- di questa legislatura, da averlo fatnali,dove Salvini potrebbe per?)in- to votare quattro volte su quattro al cassare un successo strategico in suo partito, tre volte in più del Pd — Val d'Aosta, la condizione della sarebbe una vittoria attribuibile leadership di Salvini è quella di più ai partiti di maggioranza che ai chi sa che i successi elettorali diffi- partiti di opposizione. E anche l'efano Caldoro in Campania (candi- cilmente verrebbero attribuiti a lui ventuale vittoria del No difficildato espressione di Forza Italia) mentre gli insuccessi elettorali ve- mente potrebbe essere rivendicata perché ognuna di queste vittorie rosimilmente gli verrebbero attri- da Salvini come uno schiaffo al gopotrebbe suggerire al centrodestra buiti con gusto . E in tutto questo verno e come una vittoria dell'opdi spostare il baricentro sempre ragionamento non si può non nota- posizione: Salvini è, come detto, più lontano dal metodo salviniano. re come anche sul referendum co- per il Si,come lo è Giorgia Meloni, Viceversa,una sconfitta del centro- stituzionale la situazione non sia mentre Silvio Berlusconi ha scelto destra in Puglia, in Campania e delle più semplici per il leader del con più prudenza la strada del ni, nelle Marche difficilmente verreb- centrodestra. E quale che sia l'esi- pur avendo fatto votare in Parlabe attribuita al tipo di candidato e to elettorale, per Matteo Salvini ri- mento il suo partito a favore del taglio, e una eventuale vittoria del No sarebbe una bocciatura anche mondo è possibile, un mondo senza le garanzie e i diritti, il residuo del- della sua leadership oltre che un sapori,senza tutto quello che fa gio- le ideologie, i riformismi,tutto que- riconoscimento, anche all'interno co,che segna punti e vittorie e scon- sto scompare di fronte alla forza im- della Lega, della bontà delle tesi fitte, che solletica il gusto e un certo mensa del nuovo senso comune an- dei non salviniani(Giancarlo Giorardimento vitale solo nei contrasti, dante. Ciascuno pensa di poter vin- getti è per il No). Dunque anche perché tutto questo è vecchio pa- cere o perdere al solito vecchio gio- qui,come sul resto,Salvini si ritrotriarcato, è espressione di identità co, le classi, i popoli, le élite, l'ordi- va in questa tornata elettorale in rifiutate in nome di non si sa quale ne costituzionale, la democrazia, la una mezza trappola.E se si aggiundiversità che è poi l'idolo del pen- democratura, la tirannia, ma non è gono alle molte trappole elettorali siero oggi dominante e unico. più così, questo è il sospetto, conta i guai giudiziari che promettono di Va detto, in questo delirio di cui il nuovo gioco del modello di vita cadere sulla testa della Lega nei alla fine siamo tutti chiamati a fare ispirato a decrescita e castigo della prossimi mesi non è un azzardo diparte,che le vere rivoluzioni avven- forza identitaria in tutte le sue ma- re che queste elezioni, per quanti gono nel costume, conta più il #Me- nifestazioni nel pianeta evanescen- guai possano creare ai leader delToo di ieri e di oggi di qualunque te che crede di salvarsi negando le la maggioranza,alla fine per Salvibattaglia campale o marittima, di sue radici e inventandone di nuove, ni rischiano incredibilmente di esqualunque Trafalgar, di qualunque sempre più verdi, sempre più im- sere un referendum più sul Dunkirk, le campagne elettorali, i mature,sempre più acerbe suo futuro che sul futuro del partiti, lo slancio per la giustizia e sempre più fragili. governo.

Ricomporre la frattura tra riformismo e popolo: si può La crisi post Covid e la nuova Europa offrono un'occasione straordinaria. L'AgendaDraghi,un programma impegnativo e realistic() (segue dall'inserto

Meno noto è il secondo dato: in quello stesso periodo (1995-2018)gli italiani si sono visti addebitare,in rate annuali(grazie all'euro, per fortuna, decrescenti), 1.850 miliardi di interessi. Sommando al debito del 1995 gli interessi maturati,nel 2018 il debito avrebbe dovuto superare i 3.000 miliardi. Se ciò non è accaduto,è perché in quegli stessi anni gli italiani hanno pagato più di 700 miliardi di "avanzo primario",ossia di differenza tra quanto incassato e quanto speso dallo stato,al netto degli interessi. Questo terzo dato,quasi mai citato, ma familiare ai lettori del Foglio perché ampiamente indagato dal prof.Fortis,riassume i "sacrifier sopportati dagli italiani nell'ultimo quarto di secolo.Nessun paese ha fatto tanto:il più virtuoso,la Germania, ha messo insieme "solo" 500 miliardi di avanzo primario,meta dello sforzo dell'Italia se rapportato al pil; Francia e Spagna hanno cumulato addirittura disavanzo primario. E tuttavia, questo sforzo gigantesco è riuscito solo a rallentare la crescita del debito,che ha continuato la sua ascesa,sia in cifra assoluta sia in rapporto al pil, anche a causa della bassa crescita del prodotto. Si potrebbe allora riassumerla così la base strutturale del divorzio tra riformismo europeista e popolo: dopo un quarto di secolo di "sacrifier gli italiani hanno detto che sono stanchi di pagare; che pensano di aver fatto abbastanza e anzi si sentono in credito,anche perché,almeno in termini relativi,la condizione di vita delle famiglie(e in modo particolare dei giovani)non è migliorata,ma si è fatta più fragile,incerta, precaria.E anche perché hanno capito che se non avessero sulle spalle il peso del passato (il debito gigantesco accumulato negli anni70 e 80 del secolo scorso, peraltro per finanziare spesa corrente, in gran parte previdenziale, certo non investimenti), oggi avrebbero la finanza pubblica più sana d'Europa. Il problema è che del passato non ci si pub liberare con uno scrollone e che il debito c'è e continua a crescere.Se non deve quindi sorprendere che il populismo antieuropeista dei leghisti e dei grillini sia stato ampiamente premiato alle elezioni politiche del 2018 e a quelle europee

del 2019,non deve sorprendere neppure il suo fallimento nel proporsi come una via d'uscita praticabile dal problema italiano. Smettere unilateralmente di fare avanzo primario,come aveva deciso di fare il governo gialloverde,non poteva che portare a una crescita,non dell'economia reale, ma della spesa per interessi e a un balzo in avanti del debito,ai limiti della sua sostenibilità. Era dunque già chiaro da tempo,e alcuni di noi lo ripetevano invano, che la crisi italiana si era infilata in una strada senza uscita, dalla quale si poteva emergere solo attraverso una svolta della politica europea,ben più radicale e coraggiosa della "flessibilità" adottata dalla Commissione Juncker. Una svolta "americana": fare a Bruxelles(almeno un po'...)come sifa a Washington,dove si usano il dollaro e il bilancio federale,non solo per garantire la stabilità, ma anche per alimentare la crescita dell'Unione e rendere quindi sostenibile anche il pareggio di bilancio dei singoli Stati. Solo con un significativo bilancio europeo,fortemente orientato in senso espansivo, noi italiani avremmo finalmente potuto contare su una potente spinta alla crescita e all'occupazione, che rendesse socialmente e politicamente sostenibile la stabilizzazione e la riduzione del debito nazionale. Quel che sembrava utopistico anche solo un anno fa, nonostante l'impegno sostanzialmente solitario del presidentefrancese Macron,è diventato possibile e anzi reale grazie alla paurosa crisi innescata dalla pandemia da Covid-19. Si tratta di un'occasione straordinaria per ricomporre la frattura tra riformismo e popolo.Ecometale va compresa,raccontata e gestita,sia a livello di governo che,ancora di più,sul piano politico. Naturalmente per ricomporre la frattura,è necessario che nella narrazione siano presenti tutte e due le parti da saldare:ènecessario mostrare la vicinanza al popolo della nuova Europa e della politica italiana che la rappresenta e la incarna;ma non è meno necessario salvaguardare il profilo riformista dell'europeismo, la condivisa determinazione a utilizzare le abbondanti risorse europee non solo per coinprare tempo,ma per rendere possibile una crescita soli-

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ore

da e duratura del prodotto e della produttività,in modo da porre le premesse per un'uscita effettiva dall'attuale rischio di insostenibilità finanziaria,economica e sociale del nostro debito. Gli applausi(quasi)universali al discorso di Rimini di Mario Draghi fanno ben sperare,perché quel testo contiene un programma al tempo stesso impegnativo e realistico per gestire l'attuale stagione di nuovo e pesante, necessario e rischioso indebitamento, con lucidità e lungimiranza e non miopia epigrizia.Assnmere e far vivere nel popolo, nelle case degli italiani preoccupati per la loro famiglia e in particolare per il futuro dei giovani, l'Agenda Draghi è al tempo stesso la grande occasione e la grande sfida dinanzi alla quale si trova il riformismo democratico. Da come saprà gestire questo passaggio, dipende buona parte della soluzione del paradosso della "egemonia senza consenso": nella direzione di un allargamento delle basi di consenso, necessario a legittimare e rinnovare la sua egemonia politico-culturale,o viceversa. Dice giustamente Emanuele Macaluso che la frattura tra riformismo e popolo si put,ricomporre e saldare solo nel fuoco della lotta politica. Dunque, per usare un'immagineretorica antica,abbiamo bisogno di un partito capace di governare,ma anche di lottare.Di più:che ami la lotta politica quanto il governo.E amare la lotta politica significa in concreto due cose:non avere paura di lanciare la sfida per il primato di consensi del paese;e non avere paura del confronto aperto a trasparente per la leadership del partito. Sapendo che si tratta di due facce della stessa medaglia,due elementi costitutivi della stessa"funzione democratica e nazionale",avrebbe detto Alfredo Reichlin,appunto quella di stabilire un nesso forte tra rappresentanza del popolo e azione di governo. E' questo anche un altro modo di dire "vocazione maggioritaria",un'espressione coniata non da Veltroni,che pure ha avuto il merito di rilanciarla in Italia, ma da François Mitterrand, al congresso fondativo del Psf(Epinay, giugno 1971):"Io sono per la vocazione maggioritaria diquesto partito,mi auguro che prenda il potere.Ma vorrei che

fossimo disposti a considerare che la trasformazione della nostra società non comincia con la presa del potere,ma innazi tutto con la presa di coscienza di noi stessi e la presa di coscienza delle masse". Il riformismo democratico ha davanti a sé una sfida esistenziale e non put,sottrarsi da questo passaggio storico. Deve tornare a essere primo partito del paese e a fare di questo obiettivo il cuore della sua strategia politica e comunicativa.E deve farlo invertendo l'attuale deriva alla frammentazione,avallata da teorie politiciste di divisione del lavoro tra forze politiche alleate, che possono al massimo"comprare tempo",certo non affrontare il paradosso dell'egemonia senza consenso."Uniti per unire", fu lo slogan della stagione di passaggio dall'Ulivo al Pd. Dobbiamo mettere in campo,in modo nuovo,questa tensione centripeta, attorno all'idea della casa comune del riformismo democratico,se crediamo nella lotta politica a viso aperto e non(solo) nella manovra tattica. Poi verranno anche le alleanze e le coalizioni:che nella società e nella politica liquide del nostro tempo non possono realizzarsi a tavolino,tra soggetti stabili e statici, ma solo nelfuoco della lotta politica,attorno ad un grande partito maggioritario che competa in modo credibile per il primato nel paese. Del resto,è solo in un grande partito maggioritario che si put)sperimentare una organizzazione politica "aperta" e "dal basso",come tale abitabile dal popolo.Perché solo in un partito siffatto è concepibile la competizione attraverso la lotta politica, invece della composizione oligarchica tra gruppi dirigenti immutabili: la malattia degenerativa che ha devastato il Pd,col moltiplicarsi di dirigenti e perfino di leader che se ne vanno se perdono la competizione interna, oppure non perdono mai, perché si alleano sempre col vincitore di turno. Non sarà per questa via che potrà ricomporsi la frattura tra riformismo democratico e popolo. Una ricomposizione tanto possibile,quanto indispensabile.Che attende una classe dirigente che si metta all'altezza dell'impresa. Giorgio Tonini

Da oggi arriva EuropaOre7, la newsletter a cura di David Carretta. Ogni mattina,da lunedì a venerdì, il racconto di che cosa succede in Europa.

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PRIMO PIANO

LUNEDÌ 21 SETTEMBRE 2020 IL MATTINO

Le elezioni L’AFFLUENZA IN VENETO Ore 12

Lorenzoni vota ieri mattina nel giardino di casa

Ore 19 Regionali

Referendum

Regionali

Referendum

Regionali

BELLUNO

14,8

11,4

34,8

26,9

45,2

34,9

PADOVA

16,9

15,8

41

38,4

52,9

49,5

ROVIGO

15,9

14,8

37,3

34,7

47,9

44,7

TREVISO

16,5

14,1

39,4

33,7

51,7

44,1

VENEZIA

16,4

15,3

39,1

36,5

50,1

46,7

VERONA

15,6

14,6

37,7

35,6

50,1

46,9

VICENZA

16,7

14,9

40,8

36,4

52,7

46,9

VENETO

16,3

14,7

39,3

35,5

51

46,1

Alle 23 di ieri il voto per il taglio dei parlamentari al 51 per cento quello per il governatore al 46,1. Oggi urne aperte fino le 15

Il Veneto, con il Trentino Alto Adige e la Toscana, tallona la Val D’Aosta nella classifica dell’affluenza al voto. E c’è già una prima sorpresa: il referendum sul taglio dei parlamentari “piace” e convince più del test sulla Regione, il cui esito in Veneto appare scontato. La forbice di due punti alla mattina si è allargata a quattro alle 7 di sera, per poi chiudersi alle 23 con questo verdetto: 51% a 46,1%. Significa che un buon

5% ha ritirato solo la scheda per dire sì o no al taglio da 945 a 600 parlamentari e non ha voluto scegliere né il presidente né la nuova assemblea legislativa del Veneto. GAP FRA LE SCHEDE

Belluno e Treviso guidano il gap tra le due schede: alle 23 era il 34,9% per le regionali e il 45,2% per il referendum tra le Dolomiti mentre nel Trevigiano siamo al 44,1 contro il 51,7%. Insomma, il test nazionale “anticasta” appassiona

più di quello locale e il Veneto supera di 10 punti la media italiana. In Val D’Aosta siamo al 56 per cento ma nella regione a statuto speciale è competizione vera tra i due schieramenti dopo l’inchiesta sul condizionamento elettorale della ’ndrangheta che ha portato a sciogliere in anticipo il consiglio regionale. Seggi aperti anche oggi fino alle 15, poi inizierà lo spoglio dei risultati. In testa alla classifica la provincia di Padova con il 52,9%, in coda Belluno che risulta staccata

La diretta dai primi exit poll fino ai risultati delle urne nei Comuni

Sul nostro sito la maratona inizia alle 15 Spoglio in diretta, commenti e analisi TUTTO SUL WEB

I

dati sulle affluenze, come sempre (assieme agli eventuali problemi ai seggi, quest’anno esasperati dalle norme di sicurezza anti-Covid), segnano l’inizio di qualsiasi tornata elettorale. Quest’anno avremo a che fare con il referendum sul taglio dei parlamentari (tema caldo anche in Veneto), con le Regionali e con la “solita

Ore 23

Referendum

Veneto, l’affluenza al referendum supera quella per la Regione di 5 punti percentuali Albino Salmaso / PADOVA

dati in percentuale

batteria annuale” di Comunali, tra cui spicca Venezia seguita - come dimensione - da Portogruaro e Castelfranco. Occhi puntati sulle Regionali, ma il quadro politico veneto andrà raffrontato con il senso politico che il test in atto tra ieri e oggi attribuirà a livello nazionale, affiancato evidentemente anche dall’esito del referendum. Un quadro complesso di cui vi daremo atto con la nostra diretta elettorale: abbia-

mo iniziato ieri con i dati di affluenza, ma la vera e propria maratona partirà oggi alle 15.01 con i primi exit poll e si chiuderà domani sera con l’esito delle Comunali, sapendo che qualche dato completo potrebbe arrivare solo mercoledì. Vi proporremo lo spoglio in diretta con le grafiche aggiornate, i video collegamenti dal consiglio regionale, i commenti e le analisi. Seguiteci anche sulla nostra pagina facebook.

di nove punti sulla media regionale. Forse è utile ricordare che nel 2015 Belluno chiuse con il 44% di partecipazione contro il 57,2% del Veneto e da allora non è cambiato nulla perché la Provincia attende il riconoscimento dell’autonomia “speciale” sancita dal referendum nel 2017 e mai concessa da Zaia. L’incubo del Covid ha certamente pesato, ma le operazioni si sono svolte con regolarità in tutte le sezioni. Paura a Verona per un arresto cardiaco in vicolo San Bernardino, nelle vicinanze della Basilica di San Zeno. Mentre votava, una persona è stata colpita da un arresto cardiaco ed è stata salvata dagli scrutatori che hanno seguito via telefono le indicazioni dei medici del 118. Il miracolo è arrivato con il defibrillatore e il ricovero. L’AUGURIO DELLA CASELLATI

Di prima mattina ha varcato la soglia del seggio 49 della Vivaldi a Padova la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: con la mascherina al volto ha augurato agli scrutatori che «tutto vada per il meglio». Il presidente della giunta veneta Luca Zaia alle 9,30 si è recato con la moglie alle scuole di San Vendemiano, nel Trevigiano. Dopo il voto, le sue considerazioni: «I seggi sono assolutamente sanificati, sia-

il rito a valeggio

Flavio Tosi e Patrizia Bisinella novelli sposi Flavio Tosi e Patrizia Bisinella(nella foto) ieri si sono sposati. L'ex sindaco di Verona e l'ex senatrice trevigiana della Lega poi passata a Fare! hanno celebrato le nozze con rito civile a Villa Sigurtà, a Valeggio sul Mincio, officiate da Renato Piccoli, amico della coppia ed ex direttore generale del Comune di Verona.

Zaia al seggio di San Vendemiano

seggio vacante a verona

Una sfida a tre per la poltrona da senatore Non solo referendum e regionali nel Veronese. In 53 comuni della provincia di Verona si terranno anche le elezioni suppletive per il collegio uninominale Veneto 9 del Senato della repubblica. Il voto si è reso necessario per sostituire il senatore Stefano Bertacco di Fratelli d'Italia, scomparso lo scorso 14 giugno, dopo una lunga malattia. Il collegio comprende appunto 53 comuni del Veronese, da Villafranca che è il più popoloso della provincia scaligera, con oltre 33mila abitanti, alla zona del Baldo-Garda fino a tutta la Bassa. La sfida riguarda tre candidati: Luca De Carlo, sindaco di Calalzo di Cadore (Belluno) e già deputato di Fratelli d'Italia; Matteo Melotti, consigliere comunale a Villafranca per il Partito Democratico, ed Emanuele Sterzi per il Movimento 5 Stelle. De Carlo ha perso il seggio alla Camera dopo il riconteggio dei voti, che ha visto premiare il deputato Giuseppe Paolin della Lega.

mo l’unica regione d'Italia, da quello che so, che ha dato la possibilità di fare il test agli scrutatori e al personale impegnato nelle elezioni». LORENZONI IN QUARANTENA

Arturo Lorenzoni, che guida il centrosinistra, invece non si è mosso da casa: dimesso dal reparto di Malattie Infettive di Padova è confinato in quarantena per il Covid, in una stanza con bagno senza contatto con la moglie i tre figli. «Ho potuto votare da casa, grazie al servizio dell’Usl e alla collaborazione del prefetto e del Comune. Ogni voto è importante e incoraggio tutti a recarsi ai seggi, nella sicurezza garantita dalle amministrazioni comunali» ha detto il docente. LA SORPRESA REFERENDUM

Ovunque la partecipazione alle Regionali è nettamente più bassa rispetto al referendum costituzionale. In Veneto siamo al 46,1% di elettori per l’assemblea di palazzo Ferro Fini contro il 51,1% di chi ha deciso il taglio dei parlamentari. Con Renzi nel 2016 votò il 76,7% dei veneti e il trionfo del no costò al premier la poltrona di Palazzo Chigi. Alle 15 lo spoglio dei dati dirà se il vento “anticasta” soffia ancora come un tornado . — © RIPRODUZIONE RISERVATA


Cronaca 9

IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 21 Settembre 2020

ILSERVIZIO

In questi giorni particolari, in cui i cittadini sono chiamati a votare rispettando le regole previste dalla normativa anticontagio, l’assessorato ai servizi sociali ha deciso di riattivare il servizio Vicenza Sicura, conclusosi il 31 agosto. Il call center telefonico 0444 221020, dedicato alle persone sole e con fragilità, risponderà in via straordinaria

“VicenzaSicura” èattivoancheoggi

anche oggi dalle 9 alle 17.30. Per il rinnovo della tessera elettorale, qualora gli spazi siano esauriti, oppure per il suo duplicato (per smarrimento, furto, o deterioramento), ci si può rivolgere invece all’ufficio elettorale, in via straordinaria anche senza appuntamento, nella giornata di oggi dalle 7 alle 15.

LACORSA AL VENETO. Entrambi i candidatirilanciano l’appelloagli elettori:l’affluenza alle 23 haraggiunto il46 %ma c’è tempoancheoggi

Zaia e Lorenzoni: «I seggi sono sicuri» Ilgovernatore:«Sidovevaandare alle urne a luglio come suggerivo» Losfidanteancora inquarantena vota da casa: «Ma non è lo stesso» Nicola Negrin

regionale del Veneto: Luca Zaia, Arturo Lorenzoni, Simonetta Rubinato, Enrico Cappelletti, Daniela Sbrollini, Patrizia Bartelle, Antonio Guadagnini, Paolo Banvegnù, Paolo Girotto. Si potrà seguire passo passo l’aggiornamento in tempo reale dell’esito della consultazione: lo stesso avverrà martedì mattina, quando nei seggi dei sei Comuni vicentini in cui si vota anche per il sindaco e il consiglio comunale, cioè Cogollo, Lonigo, Malo, Posina, Albettone e Recoaro, si apriranno le schede delle comunali e si procederà con lo scrutinio per arrivare a definire il nome del nuovo sindaco e la composizione del “parlamentino” comunale. L’edizione cartacea del quotidiano in edicola domani darà ampio spazio ai risultati del referendum e delle regionali, con le notizie, le interviste ai protagonisti, i dati Comune per Comune, i commenti e le analisi del voto. Il giornale di mercoledì darà quindi conto nel dettaglio dei risultati delle elezioni comunali, che porteranno al rinnovo delle sei amministrazioni vicentine. •

AVerona un’anzianaèstata coltada unmalore Salvatagrazie all’intervento diunascrutatrice

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Ilgovernatore Luca Zaiaal seggiodi SanVendemiano aTreviso

ArturoLorenzoni,in quarantena post-Covid,ha votatoda casa. RO.LA.

Ilcandidato delMovimento5 stelleEnrico Cappelletti. RO.LA.

Lacandidatadi ItaliaViva DanielaSbrolliniierial voto. RO.LA.

LECOMUNALI. Al voto anche Malo, Recoaro, Albettone, Posina e Cogollo

Latesseranonèvalida ALonigoprimoinghippo Ilcambiodisedediuna sezioneperilcoronavirus ha creato qualche problema conleschede elettorali Giornata senza grossi scossoni quella di ieri nei Comuni al voto per l’elezione del sindaco. In ballo ci sono le poltrone di primo cittadino a Lonigo, Malo, Recoaro, Posina, Albettone e Cogollo del Cengio. Solo nel centro leoniceno c’è stato un po di movimento nella mattinata, all’avvio delle operazioni di voto quando molti elettori iscritti al seggio n. 2, solitamente ospitati all’interno della casa di riposo Villa Serena e spostati per l’occasione al Centro diurno di via Fiume, hanno dovuto riscontrare, una volta presentatisi per l’identificazione, che la loro tessera elettorale non era valida. La variazione di sede è stata decisa per non

Un’elettricedi Malomostraletre schede ricevuteal seggio. STELLA

sottoporre a rischio del contagio gli anziani ospiti della casa di riposo e il Comune aveva avvisato gli elettori per posta allegando un tagliando da applicare sulla tessera elettorale per convalidarla. Una comunicazione che molti elettori hanno dichiarato di non aver ricevuto. Al di là del possibile ritardo postale forse qualcuno ha scambiato la

lettera del Comune per uno dei tanti avvisi propagandistici infilati in questi ultimi giorni nelle cassette della posta e non gli ha riservato la necessaria attenzione. L’inconveniente è stato risolto con una visita da parte degli interessati all’ufficio elettorale del Comune dove, con una breve procedura, il documento elettorale è stato nuovamente

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Su una cosa Luca Zaia e Arturo Lorenzoni sono d’accordo: «I seggi sono sanificati e sicuri». Ed entrambi quindi lanciano l’appello: «L’invito ai cittadini è di recarsi alle urne». Dopo queste due affermazioni, però, le posizioni dei due sfidanti tornano ovviamente a divergere. Il governatore del centrodestra in corsa per il terzo mandato - ribadisce che «le sezioni sono sanificate e siamo l’unica regione d’Italia, da quello che so, che ha dato la possibilità di fare il test agli scrutatori e al personale impegnato nelle elezioni». Il candidato per il centrosinistra incoraggia tutti a recarsi ai seggi «nella sicurezza garantita dalle amministrazioni comunali». Posizioni simili, motivazioni diverse (tra chi premia la Regione e chi i Comuni) e un dato che parla chiaro: alle 23 di ieri il 46 per cento dei veneti si è recato alle urne (51% l’affluenza per il referendum; dato più alto perché è escluso dalle liste dei votanti ai seggi chi ha già compilato la scheda per il Sì o il No all’estero). Cinque anni fa alle 23 di domenica era stato raggiunto il 57,16 per cento. Ma quello era anche il risultato definitivo, visto che si votava solo un giorno. Questa volta si potrà approfittare anche delle prossime ore - come accadeva un tempo - dalle 7 alle 15 di oggi. Si ritorna al passato, sì, come quando si votava anche il lunedì mattina. Tuttavia è solo l’unica somiglianza. Per-

ché queste sono le (prime) elezioni ai tempi del Covid. E se non bastavano tutte le procedure modificate per consentire un voto in piena sicurezza, ecco anche il seggio volante allestito ad hoc proprio per Lorenzoni, in quarantena dopo la positività al coronavirus. Nel giardino della sua abitazione a Padova è stato predisposto un tavolino dove il candidato governatore del centrosinistra ha ricevuto da due operatori sanitari le schede elettorali. «Votare da casa - ha dichiarato all’Ansa non è come poterlo fare mettendosi in fila, ascoltando le persone in attesa vicino a me, partecipando a questo momento essenziale per il nostro Paese». E ancora: «Si tirano le somme di una campagna elettorale anomala, con la difficoltà di spostare l’attenzione delle persone dall’osservazione del quotidiano alle reali necessità della politica regionale: ma sono certo che i cittadini veneti sapranno premiare il nostro lavoro». Zaia, dall’altra parte, ribadisce di aver dedicato «tutto il suo tempo all’amministrazione del Veneto, non a fare campagna elettorale. Penso sia doveroso soprattutto in questo momento dedicarmi ai veneti come ho sempre fatto». E così, dopo aver rilanciato l’invito a votare («Se si va al supermercato a maggior ragione bisogna andare a votare»), si toglie un sassolino dalla scarpa: «Hanno sbagliato a non ascoltare la mia richiesta e il mio consiglio di fare a luglio queste elezioni». Seggi a prova di coronavirus ma anche di malore. A Verona dove un’anziana, appena entrata al seggio, si è sentita male ed è stata salvata da una scrutatrice volontaria del soccorso che ha praticato le manovre rianimatorie in attesa dell’arrivo dei soccorritori del 118. •

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convalidato. Fin da prima di mezzogiorno tutto è tornato alla normalità con un afflusso regolare dei votanti, reso più intenso nel corso della giornata dalle consolidate abitudini domenicali come la partecipazione alla messa e lo struscio pomeridiano. Anche a Malo, dove i candidati in lizza sono 4, tutto si è svolto regolarmente e, almeno al momento di andare in stampa, non si sono verificati problemi legati al rispetto delle normative sul Covid. Tutto secondo copione anche nel centro berico di Albettone. Un flusso ordinato di elettori incrementatosi nel pomeriggio sotto lo sguardo dei volontari della protezione civile ha diligentemente rispettato le nuove disposizioni anticovid per evitare assembramenti con ingresso e uscita differenziati, distanziamento sociale, mascherine e gel. Si è votato anche a Cogollo, Posina e Recoaro. Anche qui per il sindaco e il rinnovo del consiglio comunale. E anche qui non si sono registrati inconvenienti. • Hanno collaborato Lino Zonin, Matteo Carollo, Giovanni Matteo Filosofo, Luigi Cristina e Felice Busato. © RIPRODUZIONERISERVATA


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