rassegna stampa del 24 settembre 2020

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GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2020 IL MATTINO

PRIMO PIANO

Elezioni regionali

L’inghippo della croce fra i riquadri «Voti M5S annullati ingiustamente» I grillini sulle barricate. Cappelletti: «Superare il brutto pasticcio, noi con il 3,3% esclusi dal Consiglio» PADOVA

«Non è possibile che dal consiglio regionale venga escluso un partito che ha superato il 3 per cento ed entrino invece liste con meno del 2: così si calpestano la democrazia e la rappresentanza reale del voto». Il M5s non ci sta ad essere escluso da Palazzo Ferro Fini e prima di avviare il ricorso al Tar attende la proclamazione degli eletti, competenza assegnata alla Corte d’appello di Venezia. In tribunale è già iniziato il controllo delle schede, operazione complessa visto che alle urne ci sono andati 2.452.523 cittadini, pari al 61,7% degli iscritti alle liste. Il verdetto è atteso entro martedì prossimo. Enrico Cappelletti, candidato presidente grillino, conferma piena fiducia nella magistratura e spera che la revisione delle schede possa riservare piacevoli sorprese. Lui ha raccolto 73.615 consensi pari al 3,3 per cento e la li-

Enrico Cappelletti

Jacopo Berti

sta ufficiale del M5s si è fermata a 55.240, pari al 2,7%. I simboli erano identici e migliaia di elettori hanno impresso una croce a cavallo tra i due riquadri. Così tantissimi voti sono stati annullati. «Credo ci siano tutte le condizioni per superare questo brutto pasticcio che rischia di penalizzare il M5s che in Veneto svolge un ruolo

fondamentale di opposizione a Zaia. I due simboli sono identici e va sempre interpretata la volontà dell’elettore. Chi ha messo la croce a cavallo della scheda voleva certamente esprimere il consenso al M5S. La legge rifatta nel 2018 è scritta male, basta aggiungere una sola riga: la soglia del 3% vale per la lista e anche per il candi-

l’analisi del voto dopo la batosta

Bisato convoca il Pd il 3 ottobre Dimissioni pronte, si gira pagina Possamai: «Discutere a fondo sulle ragioni di questa pesante sconfitta» Camani e Zanoni: «L’opposizione alla Lega va costruita sul New Green Deal dell’Ue» PADOVA

La lettera di dimissioni è già scritta ma Zingaretti ha invitato Alessandro Bisato a non precipitare le decisioni. Meglio riflettere e far maturare così l’alternativa per il ricambio della squadra. Il disastro elettorale in Veneto va fatto decantare, inutile recitare mea culpa a farsi crocifiggere in poche ore. Bisato ha chiuso la lettera nel cassetto della sua scrivania e lo riaprirà il 3 ottobre, quando a Padova si riunirà la direzione regionale dem. Lui gode di un vastissima maggioranza, pari al 65 per cento dei voti, perché l’area di Franceschini-Baretta e Martina-Fracasso è largamente in testa in Veneto. E quindi le sue dimissioni potrebbero essere respinte, ma dopo la disfatta il Pd vuole girare pagina. In fretta. GLI SCHIERAMENTI IN CAMPO

Sul fronte opposto c’è il sottosegretario Andrea Martella che si trova anche Variati come alleato del nuovo corso di Zingaretti in Veneto. Resta da capire quale sarà il ruolo di Alessandra Moretti, che da

dato presidente quando si presenta con un solo partito e quindi non scatta lo sbarramento del 5% previsto per la coalizione”. Questa tesi verrà accolta dall’ufficio elettorale della Corte d’appello? Non resta che attendere il verdetto anche se l’ufficio elettorale della Regione sottolinea che nel 2010 si presentò

di questa sconfitta ci impongono di discutere e capire perché non siamo stati competitivi. Al di là di quelli che saranno i nomi dei nuovi vertici di partito, noi dovremo lavorare sui contenuti per formare un’opposizione efficace in Regione ma nel contempo anche costruire una strategia al di fuori del Consiglio. Da ieri, cioè dal giorno successivo le elezioni, è iniziata l’era del “dopo Zaia” visto che l’attuale presidente è al suo terzo mandato e quindi non potrà più ricandidarsi. Ora tocca a noi iniziare un nuovo percorso. Il nostro ruolo all’opposizione» conclude Giacomo Possamai in una dichiarazione all’Ansa «sarà importante su diversi temi. Vogliamo un Veneto diverso da quello attuale, dove 14 mila giovani sono andati via negli ultimi anni: questa regione deve tornare ad essere appetibile al punto da richiamare ragazzi per lavorare e non essere costretti a vederli fuggire». PARLANO CAMANI E ZANONI

Foto di gruppo del Pd con i candidati schierati per le elezioni al parlamento del 2018

Bruxelles è scesa in campo per difendere sia Bisato che Lorenzoni, memore del processo subito nel 2015, quando raccolse il 22,7% dei voti. Non ha invece cambiato idea Elio Armano, lo scultore ex segretario Ds che in consiglio regionale ha fatto opposizione a Galan e Zaia. «Credo che il professor Arturo Loren-

zoni sia un autorevolissimo docente che deve tornare il prima possibile alla sua cattedra di Ingegneria, nell’interesse degli studenti. Quanto ai dirigenti del Pd, vanno accolte le dimissioni del segretario regionale Bisato, dei 7 segretari provinciali e anche dei circoli: bisogna rifondare il Pd, oggi ridotto a un comita-

to elettorale senza programmi» dice Armano con la solita schiettezza. LA DELUSIONE

Come superare la delusione dopo la batosta? Una risposta arriva da Giacomo Possamai, il più votato con 11.515 preferenze tra i sei consiglieri regionali Pd: «Le proporzioni

Su Facebook dice la sua Vanessa Camani, che entra a palazzo Ferro Fini dopo una breve esperienza alla Camera dei deputati. «Verrà presto il tempo per analizzare questa pesante sconfitta. E lo faremo con serietà e in profondità. Consentitemi però di ringraziare le 6.187 persone che mi hanno dato la loro fiducia, permettendomi di essere eletta in consiglio regionale. Da qui ripartiremo, capendo ciò che non ha convinto della nostra proposta politica, ma nella consapevolezza che la sinistra può e deve esercitare un ruolo in questa Regione, per rappresentare e costruire un’alternativa radicalmente

un caso analogo. avid Borrelli, sceso in campo per il M5s con il consenso di Beppe Grillo, raccolse 80.246 voti pari al 3,1% ma la lista si fermò al 2,6%. E non ci fu verso di entrare a palazzo Ferro Fini. Qualche anno dopo, Borrelli fu eletto al parlamento europeo, da cui è decaduto nel 2019, al termine di un divorzio politico clamoroso legato ai mancati rimborsi elettorali. Ora fa l’imprenditore nel settore dell’informatica. Nel 2015 è sceso in campo Jacopo Berti e il risultato fu straordinario: il 12% al candidato presidente, tenace avversario di Luca Zaia, Alessandra Moretti e Flavio Tosi, mentre la lista 5 stelle si fermò al 10,8%. Cinque i consiglieri, con una legislatura di scontro frontale con la Lega sui temi caldi, dai Pfas alla Pedemontana. Berti non si è ricandidato, fa l’imprenditore nel settore dell’informatica e si augura che la Corte d’appello di Venezia ponga rimedio a una legge pasticciata, scritta male dalla Lega per creare difficoltà alle minoranze. Resta da capire perché lo staff del M5s non abbia adottato le giuste contromisure spiegando ai propri elettori dove tracciare la croce per evitare equivoci: la matita non è il mouse e il seggio non va confuso con la piattaforma Rousseau. — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA

opposta al “modello unico” leghista». Da Treviso fa sentire al sua voce Andrea Zanoni che ha raccolto 6.500 consensi: «Il Pd dovrà puntare sui temi che più ci stanno a cuore: tutela dell’ambiente e biodiversità, riconversione ecologica con il Green New Deal, tutela della salute e sanità. Un bella sfida in una regione tra le più inquinate e massacrate d’Italia». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

le tappe

Un commissario e poi il congresso straordinario Cosa prevede la procedura dopo le dimissioni di Alessandro Bisato che verranno formalizzate il 3 ottobre? Si va verso il congresso straordinario ma come fase intermedia è probabile che venga nominato un commissario, inviato da Roma. In passato un ruolo analogo fu svolto da Lorenzo Guerini, attuale ministro della Difesa, che sostenne la candidatura di Alessandra Moretti per la regione, quando era nella segreteria al fianco di Renzi. Difficile ipotizzare nomi perché si tratta di una poltrona che scotta, raramente diventata un trampolino di lancio. Solo Roger De Menech dopo l’elezione a deputato nel 2013 ce l’ha fatta a diventare segretario regionale e a gestire le elezioni del 2015. Prima del deputato bellunese, il Pd del Veneto era affidato a Rosanna Filippin, avvocato e poi senatrice Pd di Bassano. —


Primo Piano 11

IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 24 Settembre 2020

ILCASO-ASSESSORI

RuccofrenaBerlato «Pensiamoalavorare»

Sergio Berlato spara e Francesco Rucco risponde. «Chiaro, un rimpasto della giunta sarà necessario, anche alla luce di queste elezioni. Sarà il partito vicentino a indicare a Rucco - e non viceversa - quale sarà il nome da affiancare a Ierardi per integrare l’esecutivo con un altro nostro componente», ha affermato ieri al Giornale di Vicenza

l’eurodeputato di FdI. Il sindaco, però, non ci sta. Dapprima afferma che «in giunta ci sono già due assessori di Fratelli d’Italia», riferendosi così a Silvio Giovine, e successivamente chiude ogni discorso affermando che «al momento non abbiamo tempo per questioni non serie. Dobbiamo lavorare. Ce lo chiedono i cittadini».

L’ANALISI. Le elezioni regionali si sono contraddistinte per la voglia di indicare un candidato accanto al simbolo del partito votato: solamente Zaia fa ombra ai suoi in lista

Fratellid’Italia,“signori” dellepreferenze Il78% deglielettoridelpartito diMelonihascritto unnomenellaschedaelettoralecon31milascelte Percentuale vicina al 100 per Il Veneto che vogliamo Karl Zilliken

Uno raccoglie l’eredità dei partiti della destra dell’arco costituzionale. L’altro, invece, si radica a sinistra nel solco delle civiche. Uno ha ottenuto 40.233 voti di lista che corrispondono al 10,79 per cento in provincia mentre l’altro si è fermato a 8.743, pari al 2,35 per cento. Inutile dire che il primo partito sosteneva la candidatura a presidente della Regione di Luca Zaia, mentre l’altro era il movimento che ha spinto la candidatura di Arturo Lorenzoni. E allora cosa hanno in comune Fratelli d’Italia e Il Veneto che vogliamo? Elettori convinti, motivati e molto legati ai candidati delle loro liste. Se c’è un termometro per misurare questi aspetti è quello delle preferenze che ogni elettore ha scelto di esprimere per ogni candidato in relazione ai voti espressi per ogni lista: i due partiti, così lontani, hanno riportato percentuali molto alte. LA SITUAZIONE. La premessa

è che non tutti gli elettori entrano in cabina dopo aver studiato. C’è chi ripassa le liste per ogni partito appena prima di entrare al seggio e chi fa la croce convinto sul nome del partito di riferimento. Per le Regionali, poi, in tanti puntano tutto sul nome del governatore. L’elezione di Zaia ne è la conferma, visto che solo nel Vicentino ha ottenuto 56.071 voti in più delle liste che lo sostenevano e, se si considera anche la “sua” lista

civica è stato scelto da 217.534 persone (gli altri partiti che lo sostenevano in tutto 70.075). Come detto, invece, chi ha messo nell’urna le schede con voti per FdI e Il Veneto che vogliamo sapeva esattamente nomi e cognomi: per la lista in appoggio a Lorenzoni su 8.743 voti complessivi, sono state ben 8.305 le preferenze, con un tasso del 94 per cento e Carlo Cunegato grande protagonista. Si è mosso su altri valori Fratelli d’Italia: per 40.233 voti, i suoi candidati hanno conquistato 31.500 preferenze e tra questi il traino è stato Elena Donazzan, una costante nelle ultime tre tornate elettorali. Un tasso del 78 per cento. Per capire quanta distanza ci sia tra queste compagini e la terza piazza in questa “classifica” basta analizzare i dati del Partito democratico: per

ElenaDonazzan eCarloCunegato rappresentano ipiù“selezionati” nellerispettive realtà Idatisonosimili aquellidel2010 conunrapporto del40,5percento traindicazioni evotitotali

41.242 voti alla lista sono arrivate 25.917 preferenze, un tasso del 62 per cento propiziato dall’ottimo risultato di Giacomo Possamai e Chiara Luisetto. Seguono la Lista veneta autonomia con 5.317 preferenze raccolte su 9.255 voti di lista (tasso pari al 57,4 per cento) ed Europa Verde che si attesta su un tasso del 56 per cento (5.281 preferenze su 9.283 voti). Un dato che mette ulteriormente in risalto le capacità di accentrare il consenso del governatore Zaia è quello che corrisponde alla sua lista civica: tra i tre schieramenti principali è quello con il tasso tra voti di lista e preferenze più basso, pari al 17,7 per cento con 28.677 preferenze raccolte su 161.463 voti nonostante un “asso pigliatutto” delle preferenze nelle ultime tornate elettorali come Roberto Ciambetti (solo lui ne ha rastrellate una su tre). Poco sopra c’erano +Veneto in Europa con il 21 per cento e il Movimento cinque stelle che consolida il suo scarso radicamento sul territorio con un tasso del 23 per cento (solo 1.927 preferenze espresse su 8.236 voti raccolti). ILCONFRONTO. Guardando in-

dietro fino a 10 anni fa, si nota un ritorno al passato: questa chiamata alle urne ha riallineato i valori su quelli del 2010, con una grande differenza ossia la fiducia in Zaia che è aumentata. Nel 2010 infatti i voti delle liste a supporto di Zaia rappresentavano il 92 per cento del totale, nel 2015 con la comparsa della li-

Inumeri

31.500

LEPREFERENZE OTTENUTE DAFRATELLID’ITALIA

Chihamessonell’urnale schedeconvoti perFratelli d’Italia sapeva esattamente nomie cognomi:per40.233 voti,isuoi candidatihanno conquistato31.500 preferenzeetra questiil trainoè statoElena Donazzan,unacostante nelleultimetre tornate elettorali

8.305

LEPREFERENZE DIILVENETO CHE VOGLIAMO

Perlalistainappoggioa Lorenzonisu8.743voti complessivi,sonostateben 8.305lepreferenze, conun tassodel 94percentoe CarloCunegatogrande protagonista. È ilpartito che hailtassopiù altonel rapportotravotipresi e candidatiindicatidagli elettorinellascheda

17,7

ILTASSO DIPREFERENZE NELLALISTA ZAIA

Traitre schieramenti principaliè quelloconil tassotravoti dilistae preferenzepiùbasso, parial 17,7percentocon 28.677 preferenzeraccoltesu 161.463 voti nonostante un “assopigliatutto” delle preferenzenelleultime tornateelettoralicome RobertoCiambetti

Leoperazionidi spoglio sonoandate perlelunghe ancheperletantepreferenzeindicate

sta civica a supporto del presidente il dato era sceso all’88 per cento e quest’anno è sceso ulteriormente all’83 per cento. Guardando alle preferenze ottenute da tutti i candidati in relazione alla totalità dei voti ricevuti, queste ultime Regionali hanno visto un rapporto pari al 40,5 per cento, con 144.954 preferenze espresse su 357 mila voti totali. Un dato simile al 2010 con 146.986 preferenze su 377.000 voti (39 per cento) e in aumento rispetto al 2015 quando erano state conteggiate 93.169 preferenze su 301.127 voti. • © RIPRODUZIONERISERVATA

ElenaDonazzan

CarloCunegato

L’INTERVISTA. JoeFormaggio lanciaaBerlato eDonazzan un appello percercarel’unità inFdI

«Orabasta guerreper bande Cosìcirimette tutto ilpartito»

Èilprimodei nonelettitra imeloniani, propriocome cinqueannifa Roberta Labruna

Tra i due litiganti il terzo potrebbe godere. Se nella partita delle regionali l’attenzione è stata tutta rivolta alla sfida tra Elena Donazzan e Silvio Giovine da una parte e il genero di Sergio Berlato Vincenzo Forte dall’altra, ci ha pensato Joe Formaggio a sparigliare le carte. Zero polemiche, un voticino dietro l’altro e alla fine, con 7.867 sudate preferenze, si è piazzato secondo. Adesso, in attesa di capire se Donazzan entrerà in giunta e gli lascerà il posto in consiglio regionale, è lui a lanciare un messaggio ai due contendenti: «Basta con la guerra per bande. Ci vuole unità, per far crescere ancora di più Fratelli d’Italia». Formaggio, dica la verità, in que-

stomomentostatifandoperElenaDonazzan, vero?

(Ride) Ovvio che non mi dispiacerebbe affatto se facesse l’assessore. Intanto, mi complimento, perché più di 10 mila preferenze sono tanta roba. Onore al merito. Nel frattempo lei si è portato a casa il secondo posto. Sa che in pochiciavrebbero scommesso?

Vado orgoglioso del mio risultato: ho fatto una campagna porta a porta, le preferenze le ho prese una ad una, con il

Lebaruffe nonpaganomai Orac’èbisogno diunpasso dilatodaparte dientrambi

sorriso. In alcuni Comuni i circoli del partito organizzavano gli incontri con altri e allora io me ne andavo al bar a prendermi magari tre preferenze. Ecco, eccetto qualche amministratore, qualche amico motociclista e qualche amico cacciatore, il resto dei voti arriva dalla “signora Maria”.

pace dentro il mio partito.

Ha detto “qualche amico cacciatore”, storico bacino di Sergio Berlato. Lo ha fatto arrabbiare, quindi?

Rimaneequidistante?

Macché. Guardi, in lista mi sono ritrovato un responsabile dei motociclisti, uno di Treviso, che è stato inserito evidentemente non per farmi un favore. Ma io mica me la prendo, rientra nella politica, nelle dinamiche delle campagne elettorali. Io non porto rancore a nessuno, non ce l’ho con nessuno, voglio la

Paceèunaparolagrossaall’internodiFratellid’ItaliavistocheDonazzaneBerlatosifannolaguerra.

Non dirò mai niente contro di loro. Donazzan è la madrina di mio figlio, Berlato è il padrino. Quando hanno rotto ci sono stato male. Sempre. Ho un ottimo rapporto con entrambi. Guardi, io ho fatto campagna elettorale per Elena nel 2010 e nel 2014 e nel 219 ho corso per Sergio. Alla fine nessuno dei due ha corso per Joe Formaggio. Sono arrivato secondo dopo Berlato e secondo dopo Donazzan. Ciò di cui vado fiero, anche questa volta, è di aver fatto una campagna elettorale “pulita”: non ho mai detto nemmeno una parola

JoeFormaggio,primo deinon elettitrai candidati vicentinialconsiglio regionale

contro gli altri candidati, questo lo possono testimoniare tutti. Ora quello che mi auguro è che ci sia tranquillità nel partito. Piùfacilea dirsi chea farsi.

Non parlo da dirigente, parlo da ultimo degli iscritti o da futuro vicesindaco di Albettone, veda lei: ci vuole serenità. Le baruffe non pagano mai. Secondo lei i due possono coesisterenellostesso partito?

Sì e c’è bisogno di un passo a

lato da parte di entrambi. Siamo un partito che è arrivato al 10 per cento, io voglio che si arrivi a raddoppiare questa percentuale e per farlo vanno seppellite le asce di guerra. Se si continua questa guerra fratricida, ci rimette la credibilità del partito. Secondo lei c’è bisogno di un intervento dall’alto per pacificare glianimi?

No, sono entrambi maggiorenni e vaccinati. E intelligenti.

Civuoleuncongresso?

Queste elezioni sono già state un congresso. Quando Berlato 5 anni fa ha vinto le regionali ha messo VincenzoForte come coordinatore provinciale. Quindi stavolta tocca a Donazzanindicareilnome?

Io dico che fino ad ora si è fatto così. Non so se si deciderà diversamente, ma l’importante è che la si finisca con la guerra per bande. Per il bene del partito. • © RIPRODUZIONERISERVATA


XIII

Primo Piano

Giovedì 24 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Il voto nei Comuni

Eraclea, sodali di Teso in forze nella squadra della maggioranza Nel Comune piegato dal ciclone di arresti Tre uomini e due donne considerati vicini per camorra l’ex vicesindaco conta ancora all’amministratore attualmente a processo ERACLEA Eraclea crede ancora in Graziano Teso. E premia i candidati a lui “vicini” eleggendoli in Consiglio comunale con la lista “Eraclea c’è” di Nadia Zanchin. Teso piazza in Comune – e molto probabilmente anche qualcuno in Giunta – tre uomini e due donne. Si tratta di Giuseppe Nello Ferretto – che era già in Consiglio comunale con la lista di Mirco Mestre, il sindaco arrestato nell’inchiesta dei casalesi – e di Ernesto Ridolfi. Entrambi assessori ai tempi della prima e della seconda Giunta di Graziano Teso, in anni che la Procura di Venezia ha messo sotto la lente d’ingradimento per i contatti di Teso con i camorristi. Assieme a Giuseppe Nello Ferretto e a Ernesto Ridolfi, che prendono rispettivamente 130 e 121 preferenze, Teso porta in Consiglio comunale anche Federico Pasqual, un fedelissimo che incamera 115 voti. Con loro entrano in Comune ad Eraclea anche Michela Vettore (169 preferenze), che era assessora anche nella Giunta di Mirco Mestre – di cui Graziano Teso era l’incontrastato e vero sindaco nonostante la carica fosse quella di vicesindaco – ma anche Luca Zer-

PREMIATI CANDIDATI CHE HANNO A LUNGO COLLABORATO CON LUI COME ASSESSORI QUANDO ERA PRIMO CITTADINO

bini, capogruppo con Mestre e recordman delle preferenze con 204 voti, segno che gli abitanti di Eraclea hanno apprezzato molto il suo operato nella Giunta precedente. Infine Alessandra Ferro eletta con 105 preferenze. Poi ci sono altri due consiglieri che passano per essere vicini a Teso, ma non ci sono elementi per dirlo con certezza. Il che porterebbe il conto totale a 8. Comunque, ben che vada, nella maggioranza che ha sostenuto la neo sindaca Nadia Zanchin ci sono ben 6 persone – cioè la maggioranza della maggioranza – che si sono riconosciute nel-

la politica di Graziano Teso che, dunque continua nonostante tutto a dire la sua su Eraclea.

VENT’ANNI IN POLITICA A vent’anni dal suo debutto in politica, insomma, lui ad Eraclea c’è sul serio ancora e nonostante debba contemporaneamente difendersi in Tribunale dall’accusa di essere stato molto vicino al boss dei casalesi Luciano Donadio – del resto ci sono le fotografie che lo immortalano assieme a Donadio e Graziano Poles – Teso resta ancora oggi il play maker di Eraclea. Teso ha trovato un solo inciampo nella

«Per le Amministrative del 2022 mi auguro che tutto il centrodestra possa ricompattarsi». Le parole sono quelle del sindaco Valerio Zoggia che, nel rispondere agli affondi arrivati dalle minoranze, che hanno fatto notare la perdita di peso politico dell’attuale maggioranza a fronte del crollo di Forza Italia e del calo di consensi del Pd, ha voluto rilanciare l’impegno per le prossime Amministrative. E il riferimento al Partito Democratico non è casuale, perché a Jesolo da 8 anni i Dem governano assieme a Forza Italia. Un’alleanza che in vista delle prossime Amministrative rischia di arrivare al capolinea. «Prima di tutto - commenta il sindaco - va detto che le Regionali non possono essere paragonate con l’elezione del sindaco. Nel 2017 a Jesolo per sostenere il candidato della Lega sono

I PROGETTI

EX VICESINDACO Graziano Teso a Eraclea: è stato sindaco e vice

Sindaco per due mandati e vicesindaco nell’ultima tornata elettorale quando è stato eletto Mestre. E a Graziano Teso si devono tutte le grandi iniziative urbanistiche, a cominciare da Valle Ossi per finire con la piazza del Livenzuola passando attraverso alberghi e campeggi. Par di capire che chi abita a Era-

clea pensi che il lavoro iniziato a suo tempo debba essere concluso e poco importa se di mezzo ci si è messa la magistratura incarcerando una settantina di persone e portando alla luce un intreccio tra malavita e politica che ha portato in carcere addirittura il sindaco. Alla prima oc-

casione Eraclea ha restituito fiducia a chi ha come punto di riferimento ancora Graziano Teso il quale giustamente soddisfatto pare abbia commentato che «i cittadini hanno fatto giustizia con il loro voto». Maurizio Dianese © RIPRODUZIONE RISERVATA

Zanchin: «Nessun collegamento con il passato» ERACLEA Dopo l’ennesima domanda sui componenti della nuova maggioranza provenienti dalla precedente Amministrazione ha risposto in modo deciso. E ribadendo quanto ha ripetuto nelle ultime settimane: nessuno pregiudizio sulle persone risultate estranee ai fatti e nessuno collegamento con la scorsa giunta. Primo giorno da sindaca per Nadia Zanchin, che dopo la proclamazione di martedì pomeriggio nella sala consiliare di Ca’ Manetti, con successivo passaggio di consegne con l’ex commissario prefettizio Giuseppe Vivola, ieri ha fatto ingresso in Municipio, incontrando dipendenti e funzionari per programmare le prime attività. Sindaco, come è stato l’impatto del primo giorno? «Positivo, ap-

SINDACA Nadia Zanchin

pena sono arrivata in Municipio sono stata circondata da funzionari e dirigenti per prendere visione di alcuni provvedimenti. C’è molto da fare, ma non mi spaventa». Sullo sfondo però continuano ad esserci i riferimenti alla scorsa Amministrazione e a

Jesolo, Zoggia guarda già al 2022 «Proverò a riunire il centrodestra» JESOLO

sua carriera - a parte la Procura di Venezia - ed è stato quando i cittadini di Eraclea hanno eletto sindaco Giorgio Talon. Subito dopo però è tornato in sella ed ha sempre comandato lui.

arrivati anche il presidente Luca Zaia e Matteo Salvini, alla fine però io sono stato riconfermato. In ogni caso l’attuale maggioranza è compatta, non ha alcun problema e porterà a termine il proprio mandato». Tuttavia un ragionamento in vista del 2022, va avviato. «Io non posso più candidarmi – aggiunge Zoggia -. Bisognerà creare qualcosa di nuovo, mi piacerebbe che il centrodestra nella nostra città si presentasse finalmente unito, come sta accadendo in altre città. Dal prossimo anno chiederò incontri con tutti, al termine dei quali

QUESTO L’OBIETTIVO DEL SINDACO PER LE PROSSIME ELEZIONI: «IO NON CI SARÒ, BISOGNA CREARE QUALCOSA DI NUOVO»

proporrò anche un nome sul quale si valuterà l’eventuale convergenza». E a proposito di centrodestra, il sindaco ha voluto complimentarsi con i tre candidati jesolani, tutti espressione della coalizione che ha sostenuto Luca Zaia. «Mi sarebbe piaciuto un’elezione di tutti e tre – conclude Zoggia – soprattutto per affrontare alcuni problemi della nostra città, come il ripascimento e l’autostrada del mare. Alla fine è stato eletto solo Francesco Calzavara che ha fatto un ottimo risultato, ma anche gli altri due hanno raccolto buoni consensi». E se Lucas Pavanetto di Fratelli d’Italia si è detto soddisfatto dei 1295 voti di preferenza ottenuti in città, Otello Bergamo di Forza Italia non ha perso la speranza di entrare in consiglio regionale: il ricorso presentato a Verona da Fratelli d’Italia potrebbe portare all’assegnazione di nuovi seggi. G.Bab. © RIPRODUZIONE RISERVATA

quelle precedenti: cosa risponde? «Non ci sono collegamenti con il passato, il nostro è un progetto completamente nuovo che permette a Eraclea di voltare pagina. E aggiungo che non abbiamo nemmeno collegamenti con persone esterne alla lista. E’ arrivato il momento di pensare al futuro della nostra città». C’è chi insiste e fa notare la presenza nella sua lista di componenti della passata amministrazione: per opportunità non era meglio fare altre scelte? «Io faccio anche i nomi: Luca Zerbini, Michela Vettore e Giuseppe Nello Ferretto. Si tratta di tre persone risultate completamente estranee a quanto accaduto, oltretutto vale la pena precisare che ci sono dei procedimenti in corso a carico di altre persone ma che non riguardano l’Amministrazione comunale. Ma tornando ai tre componenti della

nostra squadra, si tratta di persone preparate, che hanno scelto in piena autonomia di sostenere un progetto completamente nuovo. Perché la città si deve privare di amministratori validi che non hanno alcun problema di giustizia? Personalmente spero di non dover tonare più sull’argomento e se queste sono le critiche mosse da una parte di opposizione spero che trovino presto altri argomenti». Cosa intende fare per prevenire certe situazioni? «Apri-

«IL NOSTRO È UN PROGETTO COMPLETAMENTE NUOVO E POI PERCHÈ DOVREI PRIVARMI DI PERSONE VALIDE E SENZA PROBLEMI CON LA GIUSTIZIA?»

re uno sportello per sostenere privati o imprese che dovessero segnalare problemi con la criminalità organizzata. Su questo argomento ci confronteremo anche con la Prefettura. L’attenzione sarà massima». Auspica ancora la collaborazione con l’opposizione? «Certo, è necessaria: dobbiamo rilanciare la città, serve l’impegno di tutti». Priorità per la nuova Amministrazione? «Sicuramente la riorganizzazione della macchina comunale». Quando la nuova giunta? «Ci confronteremo al nostro interno, credo che annuncerò i nomi per metà della prossima settimana». Quali saranno i criteri di scelta? «Le preferenze raccolte e la competenza». Sarà sindaco a tempo pieno? «Si, riorganizzerò il mio lavoro per questo». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nesto riparte: «Mi auguro dialogo con l’opposizione» CAVALLINO-TREPORTI «Mi auguro che ci possa essere una collaborazione con l’opposizione, il confronto oggi è indispensabile e necessario». A dirlo, al termine della cerimonia di proclamazione avvenuta martedì pomeriggio nel parco del parco del centro polivalente, è la sindaca di Cavallino-Treporti Roberta Nesto. Riconfermata alla guida del Comune litoraneo, una volta completate le varie formalità si è messa subito al lavoro. Rivolgendosi anche alla minoranza, marcando però l’assenza dei candidati avversari proprio alla cerimonia di proclamazione. «E’ un’assenza che si è avvertita – commenta la prima cittadina – e che dispiace, stiamo vivendo un momento difficile, ci attendono varie sfide impegnative: il dialogo con tutti è indispensabile e il con-

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fronto costruttivo è quanto mai necessario. Mi auguro che il rapporto con l’opposizione possa essere positivo e che la mancata presenza alla cerimonia di insediamento sia solo un episodio isolato». Roberta Nesto ha poi voluto ringraziare i candidati di tutte e due le liste per l’impegno profuso nei mesi che hanno preceduto le votazioni. «Tutti si sono adoperati – sottolinea la sindaca per far capire le varie esigenze del nostro e tutti hanno fatto un percorso preciso, sostenendo progetti e idee. La maggior

MINORANZA ASSENTE ALLA CERIMONIA DI PROCLAMAZIONE IL SINDACO: «SPERO CHE SI TRATTI DI UN FATTO ISOLATO»

CAVALLINO Roberta Nesto

parte dei candidati si è comportata nel migliore dei modi, una piccola parte no, ma ora dobbiamo ripartire per affrontare le varie sfide». Tra i prossimi impegni c’è l’annuncio della nuova giunta previsto entro i primi giorni della prossima settimana, ma con gran parte della squadra uscente confermata a partire dal vicesindaco Francesco Monica. G.Bab. © RIPRODUZIONE RISERVATA


XXI

Veneto Orientale

Giovedì 24 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Nuovi furti in casa, controlli di vicinato e un vademecum per evitare sorprese

Monta la protesta per gli arretrati delle visite mediche `Prestazioni

del 2010 Ad una donna chiesti 60 centesimi di saldo

L’assessore Codognotto: «Serve attenzione in questi giorni i casi sono in aumento» `

SAN DONÀ Rischio di furti in aumento: il Controllo del vicinato ha predisposto un vademecum per difendersi. La rete civica ieri ha diffuso in rete alcuni consigli utili, concordati con le forze dell’ordine.

L’APPELLO «In questo periodo è bene prestare attenzione - spiega l’assessore alla Sicurezza Walter Codognotto tra i fondatori della rete civica della zona – abbiamo notato che nei Comuni vicini di recente ci sono stati dei furti con una certa periodicità, specialmente nell’orario dalle 17 e alle 20 circa, e anche in base alla nostra esperienza è bene tenere alta la guardia. I ladri, infatti, preferiscono agire in autunno o inverno, agevolati dalla diminuzione delle ore di luce, con tanti cittadini al lavoro».

SUGGERIMENTI Ecco i comportamenti utili per prevenire i furti: 1 Creare una piccola rete di quartiere, conoscere i vicini, scambiarsi i numeri di telefono per favorire un clima di collaborazione, avvisare quando si sta via per periodi prolungati in modo da allertare i conoscenti. 2 Fare una lista dei beni, possibilmente con foto (anche da smartphone) in modo da facilitare il lavoro delle forze dell’ordine. 3 Chiudere sempre i portoni di accesso ai palazzi e non aprirli al citofono se non si conosce l’identità di chi ha suonato. 4 Installare un antifurto collegato ai numeri di emergenza, senza rendere noto il tipo di apparecchio (o di eventuali casseforti) e ricordarsi di attivare l’allarme. 5 Tenere il numero del pin

LA RETE CIVICA IN COLLABORAZIONE CON LE FORZE DELL’ORDINE HA DIFFUSO DEI CONSIGLI IL PERIODO PIU’ A RISCHIO E’ IL POMERIGGIO

distante dal bancomat e non utilizzarlo se ci si sente osservati. 6 Assicurarsi che le chiavi non siano facilmente duplicabili, andare di persona a fare le copie o mandare persone di fiducia, non attaccare alle chiavi targhette con dati sensibili (numeri o indirizzi che facciano risalire alla casa in caso di smarrimento) e conservare i documenti personali in cassaforte o in un luogo sicuro. 7 installare una porta blindata con spioncino e serrature di sicurezza, per chi abita ai primi piani installare vetri antisfondamento o maniglie con sistema di sicurezza antiforo, sbarre alle finestre per le cantine. 8 illuminate ingressi o zone buie, se ci sono cassette metalliche per la corrente all’esterno assicurarsi che non si possano manomettere togliendo la corrente.

JESOLO

SICUREZZA Segnalati diversi furti in abitazione

Quando si esce è utile lasciare una luce o la tv accese. 9 Se si abitata da soli non raccontarlo a chiunque, sulla segreteria telefonica non registrare: “Siamo assenti”, meglio: “In questo momento non possiamo rispondere”. Non lasciate le chiavi sotto lo zerbino, inserite nel quadro

dell’auto o sotto il parasole. 10 non lasciate biglietti fuori dalle porte che indicano che in casa non c’è nessuno e ricordarsi che i primi posti dove i ladri cercano refurtiva sono: armadi, cassetti, vestiti, interno dei vasi e tappeti. Davide De Bortoli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna libera la compagna di Gaiatto PORTOGRUARO Venerdì scorso Najima Romani (nella foto) ha lasciato il carcere della Giudecca ed è tornata a Portogruaro. È arrivata in treno. E il suo ritorno a casa ha riportato un po’ di serenità in una famiglia che la mega truffa della Venice Investement Group ha messo a dura prova. Quello che adesso conta per la compagna di Fabio Gaiatto, tuttora in carcere a Tolmezzo, è aver riacceso il sorriso sul volto dei suoi figli.

IL PERCORSO Il suo nuovo percorso comincerà dall’attività di volontariato in una parrocchia. Najima Romani aveva patteggiato 4 anni e 2 mesi per associazione a delinquere, truffa aggravata e autoriciclaggio tra le polemiche feroci dei risparmiatori che, nel tentativo di indurre la Procura a rompere l’accordo raggiunto con l’avvocato Elisa Trevisan, avevano fatto una petizione. Con il suo patteggiamento erano stati confiscati tutti i beni intestati a Studio Hol-

ding doo: un valore di 4 milioni di euro. Dopo due anni e una settimana trascorsi tra misura cautelare e detenzione, di cui soltanto pochi mesi ai domiciliari, la 33enne originaria di Lignano

NAJIMA ROMANI HA LASCIATO IL CARCERE ED HA OTTENUTO L’AFFIDAMENTO IN PROVA AI SERVIZI SOCIALI DI PORTOGRUARO

Sabbiadoro ha ottenuto dal Tribunale di sorveglianza di Venezia l’affidamento in prova, in quanto aveva ormai raggiunto un residuo pena inferiore ai tre anni e lo sconto di tre mesi (45 giorni l’anno) previsto dalla normativa per chi mantiene una buona condotta. Il suo comportamento è stato valutato positivamente dal giudice, che ha dato il via libera a una misura alternativa al carcere. Già in precedenza, proprio in ragione della sua condotta irreprensibile, era stata ammessa al lavoro (era occupata nelle lavanderie della Giudecca) con possibilità di operare anche all’esterno della casa circondariale. Adesso ha ottenuto l’affidamento in prova ai Servizi sociali di Portogruaro. Il programma proposto al Tribunale e preventivamente concordato con l’Uepe prevede tutta una serie di prescrizioni (ad esempio non potrà uscire di casa nelle ore serali), tra cui attività di volontariato che impegnerà ogni giorno Najima Romani in una parrocchia della zona. C.A. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Riceve una cartella di riscossione crediti per una mammografia da sessanta centesimi, scrive al presidente del Veneto. Quasi non voleva crederci, quando ha ricevuto la lettera dall’Agenzia delle Entrate. Quei sessanta centesimi che venivano richiesti (più 2,20 euro per spese postali e gestione pratica) sembravano una presa in giro, uno scherzo di cattivo gusto. «Non capisco proprio a cosa siano attribuibili - riferisce l’uomo che ha ricevuto la cartella - perchè mia moglie, che ha fatto l’esame, è completamente esente dal ticket. Poi sessanta centesimi proprio non si giustificano». Per inciso, se non venisse pagato quell’importo nei tempi previsti (entro il 30 settembre), la cifra salirebbe a 12,40 euro. Per questo ha deciso di scrivere al neo presidente del Veneto, Luca Zaia. «Mia moglie nel 2010 è stata operata al seno destro e per questo ha fatto la mammografia prima dell’intervento e una serie di moltissimi altri esami e cure. E’ esente per patologia di ogni importo da parte dell’ente creditore». Ha al-

legato la cartella dell’Agenzia delle Entrate di Venezia che, per conto dell’azienda sanitaria Ulss4, ha chiesto di pagare la cifra di sessanta centesimi, gravata dei due euro e venti centesimi per le spese postali e la gestione della pratica. In questi giorni molti residenti del Veneto Orientale stanno ricevendo le cartelle per il recupero dei crediti di vario importo, a quanto pare riferite tutte agli anni 2010, 2011 e 2012 (e quindi entro la prescirizione dei 10 anni), prevalentemente con cifre sempre abbastanza modeste. «Posso dimostrare che ho pagato quei 6,45 euro che mi chiedono di restituire e poi chiederò il rimborso per il tempo che mi hanno fatto perdere», dice un cittadino arrabbiato. In tanti, stanno ricevendo queste cartelle e la protesta inizia a montare. L’Ulss4 da parte sua ieri è intervenuta spiegando che «A causa del blocco dell’attività imposto dalle misure legate alla pandemia Covid19 è venuto a mancare l’invio scaglionato e quindi in questi giorni è stato recapitato, in un’unica soluzione, un numero consistente di avvisi di pagamento predisposti in gran parte a inizio anno». Precisando che ogni singolo caso sarà esaminato individualmente (indirizzo mail info.crediti@aulss4.veneto.it e telefono 0421-227729). Fabrizio Cibin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Noventa

Sindacato in lutto, è morto Marcato Sindacato in lutto per la scomparsa a 59 anni del noventano Alessandro Marcato, segretario della Filca Cisl di Belluno Treviso. Il sindacalista, uno dei più conosciuti ed apprezzati della federazione di categoria dell’edilizia e del legno, si è spento martedì pomeriggio nella sua casa di Noventa dopo una lunga malattia. Da giovane aveva operato nella Guardia di Finanza, poi aveva iniziato a lavorare come muratore in un’importante impresa edile del Veneto Orientale, diventando presto capocantiere. Negli anni Novanta era entrato nel direttivo della Filca Veneto Orientale, di cui fu segretario dal 2003 al 2008.Durante l’attività sindacale, Marcato ha seguito con passione e competenza numerose

vertenze, in particolare negli anni della crisi del settore dell’edilizia e del legno. E’ stato membro e consigliere della Cassa edile, delle scuole edili di Treviso e Venezia e del Comitato per la sicurezza dell’Inail. I funerali saranno celebrati domani, venerdì 25, alle ore 15,30, nella chiesa parrocchiale di Noventa. Lascia la moglie Miriam e la figlia Eleonora. (E. Fur.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Al lavoro in discoteca per 30 anni il popolo della notte piange Bob

Rubano tessera bancomat e fanno acquisti in Friuli

JESOLO

L’abbigliamento griffato era stato acquistato usando il bancomat di una ragazza:coppia d pordenonesi finisce nei guai. A scoprire l’illecito uso della tessera magnetica sono stati i carabinieri di Bibione dopo che la vittima, una 21enne dell’hinterland di Vicenza, ne aveva denunciato la scomparsa verso la fine di agosto. La giovane vittima aveva deciso di “fare la stagione” in riva al mare come animatrice e poter così guadagnare un po’ di soldi per essere indipendente e, perché no, prendersi qualche sfizio durante l’inverno. Peccato che dal conto in banca continuavano a comparire voci di acquisti che lei non aveva mai fatto.

Il mondo della movida piange “Bob”. E’ morto all’età di 73 anni, a causa di una malattia, Diagne Idrissa, per tutti “Bob”. Originario del Senegal, da anni residente a Jesolo, ha trascorso buona parte della sua vita immerso nel mondo della notte, con un ruolo che andava anche oltre alla sua semplice collaborazione. A dispetto del suo fisico imponente, Bob era una persona cordiale con tutti e, nei confronti del datore di lavoro, una sorta di consigliere. «Bob è stato con me per oltre 30 anni – ricorda Gianfranco Ambrosin, uno che “la

notte” l’ha vissuta, gestita e in alcuni casi anche inventata – prima come door-man in locali come il Memorabilia, il Vertigo e il Matilda di Jesolo e il Soundcode di Marghera; negli ultimi dieci anni l’ho avuto al Manja sempre di Jesolo». F.Cib. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SAN MICHELE

Tra i negozi di abbigliamento di Pordenone e Udine c’è chi infatti si prendeva t-shirt, pantaloni e scarpe con conti che ogni volta sfioravano i 100 euro. Com’era possibile? La giovane vicentina si è accorta che aveva smarrito la carta del bancomat. Da qui è partita la denuncia ai carabinieri. I militari della Compagnia di Portogruaro, diretti dal Capitano Raffaele Di Lauro, non hanno lasciato nulla al caso decidendo di mettersi subito al lavoro. Un’indagine non facile per gli investigatori della Stazione di Bibione diretta dal maresciallo Pietro Gaddeo, anche perchè erano completamente all’oscuro su chi potesse aver usato quel bancomat. Ma i carabinieri, tra indagini alla vecchia maniera e l’aiuto della tec-

855af06a-ba78-41af-8560-3e39c51b8500

BIBIONE Un prelevamento al bancomat

nologia, sono riusciti a scoprire che i responsabili erano una coppia di amici del pordenonese. Lui, 31 anni di Spilimbergo, lei, appena maggiorenne di Vito D’Asio, l’altro giorno hanno ricevuto la visita a casa dei carabinieri. Dalla perquisizione, disposta dalla Procura di Pordenone, sono così spuntati alcuni dei capi d’abbigliamento che erano stati acquistati con il bancomat della 21enne. Non solo, perchè i carabinieri hanno anche trovato alcuni scontrini riconducibili agli acquisti effettuati con la tessera magnetica. Tutto è stato sequestrato, mentre per la coppia è arrivata la denuncia per l’indebito utilizzo di carte (493 ter) in concorso. Marco Corazza © RIPRODUZIONE RISERVATA


10 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 24 Settembre 2020

Ildopo-elezioniinVeneto Riflettori puntatisulle scelte chefarà il governatore

«Ha dimostrato doti di leadership, e non da ora»: così Matteo Renzi (ItaliaViva) suLucaZaia:«Saprendereivotielihasemprepresi.Deve deciderecosafaredagrande.Ilsuo76%vasicuramenteoltrelaLega. Zaiahalacartadifareilleaderdiunadestrapiùmoderata.Sefossilui, melagiocherei.Pertantimondièpiùrassicurante,comeperl’Europa».

RENZILODA ZAIA

«Ha lecarte da leader delcentrodestra»

DOPOILPLEBISCITO. Ilcapogruppouscentedella LegaaFdI: «Noipotevamo vincere da soli»

Finco:«Avviso agli alleati Guaiadalzarelavoce»

L'andamento dei maggiori partiti in Veneto nelle elezioni Dal 2015 a oggi (dati in %) Regionali 2015 Lista Zaia

Eintantosiscatenailtoto nomineperi10assessori e lacarica di presidentedel consiglio.Per lalista Zaia c’èchipensa adun lancionazionaleperlepolitiche «Avviso ai naviganti. Sicuramente sarà dato il giusto peso a tutti. Ma FdI non pensi di minacciare chiedendo più spazi o ruoli perché al Ferro Fini adesso ha cinque consiglieri. La scelta di stringere un patto per i prossimi anni non è stata una necessità in Veneto. Rientrava nella logica di centrodestra unito. Con Lega e Lista Zaia potevamo farcela tranquillamente da soli». Nicola Finco, capogruppo uscente della Lega, manda un segnale forte e chiaro agli alleati. Lui è uno dei big vicentini della Lega che ha ottenuto un gran numero di preferenze (8.939) insieme a Manuela Lanzarin, assessore alla sanità, e Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale. «Un risultato più che soddisfacente - dichiara il bassanese - considerato che non avevo la visibilità di un ruolo di governo. Ha ripagato il buon lavoro sul territorio creando rete con gli amministratori locali. Del resto, gli elettori stavolta hanno premiato chi ha lavorato bene e chi no: il M5s ha raccolto ciò che ha seminato e il Pd ha ottenuto il risultato peggiore di sempre rincorrendo la moda del candidato civico». GLI INCARICHI DEI BIG. Finco

negli ultimi 5 anni è stato in prima linea in consiglio per coordinare i lavori dei due gruppi, Lega e Lista Zaia, con gli alleati, FI e FdI. E ha il dente avvelenato visto che in più occasioni il rapporto, soprattutto con questi ultimi, aveva creato tensioni. Anche in campagna elettorale ci sono state incomprensioni, poi chiarite. E così, dopo i risultati dello spoglio, Finco mette le mani avanti, a prescindere dal ruolo che verrà chiamato

I PUZZLE DELLE NOMINE. Ecco

allora che, per esempio, il più votato in FdI, il veronese Daniele Polato(10.807), sembra puntare all’assessorato al turismo che era di Caner. E se si continua a guardare il casa FdI, Elena Donazzan, dopo più mandati in giunta, con un bottino di voti appena inferiore a Polato (10.743), si aspetta di tornare in giunta, magari anche come vice presidente. In realtà, per questo ruolo si sente fare anche il nome di Lanzarin. La cultura, oggi di Cristiano Corazzari peraltro eletto, vedrebbe una gara tutta interna tra leghisti

Traipapabili perl’assessorato allacultura duetrevigiani leghisti:Favero oVillanova?

trevigiani: l’ex presidente di commissione consiliare, Alberto Villanova, o il “filosofo“ Marzio Favero? Alla fine, se la trama dei precedenti episodi sarà rispettata, i protagonisti dei prossimi 5 anni di legislatura a breve saranno convocati al Balbi e sarà data loro, direttamente dalle mani del presidente, una busta con gli incarichi. E sarà sorpresa per tutti. Anche per questo la tensione è palpabile tra gli eletti. Ad esclusione di qualcuno. Lanzarin, per esempio, è praticamente certa all’assessorato alla sanità. Come Gianpaolo Bottacin, alla protezione civile (9078 preferenze). Il più votato è l’ex assessore allo sviluppo economico, il padovano Roberto Marcato detto “bulldog“. Se lui, come pare, sarà chiamato dal Ferro Fini - sede del Consiglio al Balbi - sede della Giunta il primo dei non eletti che entrerà in assemblea sarà l’attuale assessore all'agricoltura, Giuseppe Pan. Invece Lanzarin, in caso di conferma, lascerebbe il posto in consiglio all’ex sindaco di Montecchio Maggiore, Milena Cecchetto.

Fratelli d’Italia

Forza Italia

NicolaFinco

Partito democratico

CENTROSINISTRA

MOVIMENTO 5 STELLE

CristinaGuarda

44,6

32,8

17,8

6,8

4,3

2,6

10,8

6,0

24,1 10,4

6,0

16,6 23,4 23,8

16,9

9,6

3,6

51,7

65,5 16,7

49,9

63,9 18,9 26,3 8,9

78,8 11,9 17,6 2,7

Fonte: Osservatorio elettorale Consiglio regionale Veneto

Guarda,ladonnadeiPfas Torna a sorpresa a Venezia

Dopomesipassati allafinestratra Pd ecivica flitto dovuto alla disparità di risultato tra Lista Zaia e Lega diLorenzonisiaccasa di Salvini (uno a tre) fa pensa- conEuropa Verde evince

© RIPRODUZIONERISERVATA

Regionali 2020

GLIELETTI. La30enne diLonigo conquistaoltre2500preferenze

SPALLATEEGOMITATE. Il con-

re ad altri scenari. Per esempio, che Zaia stia tentando di mettere in piedi una giunta che non preveda al suo interno i salviniani più fedeli. Un modo per blindare il mandato da interferenze non gradite dal leader del partito. Ma c’è anche un’altra prospettiva, diametralmente opposta, che qualcuno in Lega a Milano sta considerando: sfruttare il marchio Lista Zaia, che ormai è sinonimo di successo e autorevolezza, a livello nazionale in vista delle prossime politiche per rafforzare la coalizione di centro destra. •

Europee 2019

23,1

CENTRODESTRA

L’EGO-HUB

Cristina Giacomuzzo

a ricoprire nella prossima legislatura. Sì, perché non è detto che riavrà lo stesso incarico. Anzi. Il suo predecessore, il trevigiano Federico Caner, era stato premiato e mandato in giunta come assessore al turismo. È questo ciò che accadrà anche a Finco? Impossibile saperlo. La risposta per ora è solo nella testa di Zaia. Ma, intanto, il toto nomine impazza. Oltre ai 10 posti in giunta - per la prima volta, vista la nuova legge, possono essere anche esterni quindi non eletti - c’è anche la casella di presidente del consiglio regionale da riempire. I criteri da tenere in considerazione sono tanti: il premio per il numero delle preferenze, la provenienza, l’equilibrio dei risultati delle singole liste della coalizione per tenere in piedi le alleanze con FdI e FI, ma anche il rapporto tra Lega Salvini e Lista Zaia.

Lega

Politiche 2018

A Cristina Guarda piacciono i primati a sorpresa: nel 2015 è entrata in consiglio regionale grazie ai riconteggi tecnici dei resti con la lista Alessandra Moretti presidente. Era la più giovane dell’assemblea. Oggi ha la certezza di tornare a palazzo Ferro Fini come unica e prima esponente di Europa Verde grazie alle 2.536 preferenze solo a Vicenza (941 a Verona e 109 a Rovigo). Imprenditrice, oggi 30enne e sposata, di Lonigo, nella coalizione che sostiene Arturo Lorenzoni, ammette: «Non me l’aspettavo. Anche

perché ho fatto la scelta di correre con un gruppo nuovo. Quindi un percorso in salita. Ma non l’ho fatto per calcolo di opportunità:sembrava semmai una di quelle liste con meno possibilità di esprimere un consigliere. È perché mi ha permesso di portare avanti i progetti su temi per me importanti». NIENTE PD. Sì, perché Guar-

da, dopo lo strappo con la Moretti per lo scandalo dell’assenza in India dell’allora speaker del Pd, è rimasta quasi fino alla fine nel gruppo che, nel frattempo, aveva cambiato nome, ma andando sempre per la sua strada. Per anni in consiglio ha lavorato in stretta collaborazione con il Pd, tanto che per un po’

si è anche ipotizzata una sua entrata ufficiale tra i dem. Invece lei è sempre rimasta alla finestra. In vista della campagna elettorale, poi, ha iniziato a parlare con Arturo Lorenzoni della civica Il Veneto che vogliamo. Ma neanche lì è andata bene del tutto. Finché è arrivata quella che lei definisce «la sua casa»: Europa Verde. «Lì non mi hanno chiesto che pacchetto di voti avrei portato, ma su quali progetti mi sarei impegnata. E ho capito che avevo finalmente trovato il posto e le persone giuste», ammette. La lista Europa Verde poi è entrata nella coalizione di Lorenzoni. L’attenzione e l’impegno di Guarda è sempre stato rivolto a due filoni principali: giustizia sociale e ambiente.

Temi per quali si è fatta conoscere e il ritorno dei voti elettorali ne è la conferma. Di più. Si può affermare che, viste le tante battaglie accanto alle famiglie della zona rossa, Guarda sia stata votata come la donna dei Pfas. «E lo sono nel vero senso della parola, visto che li ho pure io nel sangue», scherza, ma purtroppo poi neanche tanto. Non lo fa sicuramente in tema di limiti di legge nazionale quando bolla quelli fissati dal ministro grillino Costa come «intollerabili». PROGETTI. A breve tornerà a

palazzo Ferro Fini facendo squadra col resto della minoranza di coalizione. E con tanti progetti chiari da portare avanti a favore dell’ambiente, per esempio a tutela delle acque di falda, e della giustizia sociale per far restare i giovani in Veneto aiutandoli dal punto di vista delle politiche della casa e di quelle lavorative. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

ILCENTROSINISTRA SCONFITTO. Ilsegretario aveva giàannunciato l’addio,poi harinviato. Rotta:«La responsabilitàè diun gruppo dirigente»

Pdcon leossarotte:Bisato versoledimissioni Fracasso:«Persi100mila votirispetto a5anni fa» Orasiva aunaresa deiconti nellaDirezioneregionale Piero Erle

«Mi dimetto: ho già convocato la stampa per annunciarlo». Ha scritto più o meno così via social l’altro giorno Alessandro Bisato, segretario regionale del Pd, risultato non eletto in Regione: nel Padovano l’ha sorpassato e l’ex parlamentare Vanessa Camani e si è presa l’unico posto disponibile. La convocazione della

stampa l’ha fatta, poi l’ha ritirata. La questione non è la sconfitta personale di Bisato: il tema è che il Pd esce con le ossa più rotte che mai dal voto. L’ex capogruppo Stefano Fracasso, che si era proposto come candidato governatore ma fu sconfitto dalla maggioranza che preferì il civico Arturo Lorenzoni, sintetizza tutto in alcuni numeri chiari: «Come coalizione abbiamo perso 100 mila voti rispetto a 5 anni fa, in una tornata in cui ci sono stati 200 mila votanti in più. E non abbiamo più neanche i consiglieri sufficienti per chiedere una seduta straordinaria di Consiglio

veneto, o l’inserimento di un argomento all’ordine del giorno. Ci voleva un Pd che non inseguisse un civismo debolissimo, ma lo guidasse». La parola chiave è proprio “civico”, come rimarca la deputata veronese Alessia Rotta: «Dimissioni di Bisato? Non credo debba darle. Gli va riconosciuto che ha sempre seguito le indicazioni della segreteria: ha fortemente assecondato e co-gestito con una maggioranza nazionale. E quindi va fatta una riflessione con tutta una classe dirigente che aveva sostenuto la necessità di fare una scelta per Lorenzoni perché “civico

è bello”, umiliando il partito per sostenere una posizione interna nata a Padova. Adesso dicono che va “rimesso al centro il Pd”, perché non farlo in febbraio? Non ha senso cercare capri espiatori, Bisato o Lorenzoni. Va fatta una riflessione con una classe dirigente che allora, facendo fare una scelta a maggioranza, aveva detto che si prendeva la responsabilità della scelta». Insomma, si scrive “Bisato” ma si legge soprattutto “3 sottosegretari”, i big del partito veneto: Andrea Martella, Achille Variati e Pierpaolo Baretta (sconfitto a Venezia dal sindaco Luigi Brugnaro).

Le dimissioni di Bisato, comunque, per ora non ci sono: una riunione dell’altra sera a Padova tra “ex renziani” ha convinto il segretario a disdire l’incontro stampa e annunciare la convocazione della Direzione regionale del partito «per l’analisi del voto». Forse sarà sabato 3. A quel punto, assicura l’on. Rotta, ci sarà un confronto franco. Per fare un congresso straordinario? Lo dirà il confronto. Giovanni Rolando, consigliere comunale a Vicenza, si toglie un sassolino: «Ora tutti dicono “primarie”, ma quando le abbiamo chieste ci è stato detto di no». E cosa si deci-

AlessandroBisato

derà? Chiara Luisetto, tra i super-votati nel Vicentino anche se non entra in Consiglio perché ancora meglio è andato Giacomo Possamai, riunirà la segreteria provinciale

del partito per ripartire e sottolinea che «anche in questa campagna elettorale ho mirato a evitare polemiche e tenere insieme prima di tutto il partito. In campagna elettorale ci siamo impegnati molto sul territorio, nel dialogo con la gente sulle questioni più sentite, e risultati ce ne sono stati. Oggi c’è un’ubriacatura per Zaia, ma i meriti di oggi saranno i nodi di domani: vanno costruite risposte vere. Anche a livello regionale si può cambiare marcia, iniziando ad esempio a chiedere autonomia da Roma perché questo è un partito federalista: serve stare in mezzo alla gente, non chiusi in una stanza». Insomma, altro che commissariamento come invece ipotizza già qualcuno. • © RIPRODUZIONERISERVATA


Lettere 25

L'ARENA

Giovedì 24 Settembre 2020

Lettereal Direttore REFERENDUM

Ora cominciano iveridolori Il giorno dopo il voto, come da copione, hanno vinto tutti! Il centrodestra perché ha conquistato una Regione. Il centrosinistra perché non ne ha perse tre. I grillini perché, nonostante al referendum abbiano votato poco più del cinquanta percento degli elettori, hanno vinto il referendum. L'unico che ha perso, e quelli che hanno votato per il Sì al referendum se ne renderanno conto quando ormai la frittata sarà servita, è il popolo italiano. Con l'approvazione della riduzione dei parlamentari, quindi con tutte le modifiche che dovranno essere apportate, come il ricalcolo dei collegi elettorali e via discorrendo, chi ha votato per il Sì ,ha allungato la vita a una compagine governativa di nominati che deciderà dei futuri assetti normativi del Paese e di scelte economiche, vedi Recovery fund e annessi, che graveranno sul futuro dell’Italia. Per i dolori che procurerà questa performance, i Cinque Stelle faranno vedere al Paese un firmamento di stelle. Di dolore! Enrico Bonturi CALDIERO

ELEZIONI/1

Renzie M5S sonospariti Nell’agosto 2019 Matteo Salvini si “suicidava”; il 12 ottobre successivo, con una maggioranza del 97,2% il Senato approvava, in via definitiva, la legge costituzionale che riduceva del 36,5% senatori e deputati. Alcuni senatori, Tommaso Nannicini del Pd, Andrea Cangini e Nazario Pagano di Forza Italia, si accorgevano che la riduzione era un minisuicidio; oltre un terzo dei parlamentari nel 2023 non sarebbe stato rieletto. A loro si aggregavano altri, qualcuno all’ultimo momento utile e, raggiunto il numero necessario per proporre il referendum, questo veniva fissato dal Consiglio dei ministri dapprima in marzo poi, per il Covid, in settembre. L’esito del referendum è stato quello previsto lo scorso gennaio: una vittoria nettissima del Sì. La battaglia per il No dell’ultimo mese, condotta da costituzionalisti, professori universitari, parlamentari preoccupati e pentiti, sostenuti dai cosiddetti “giornaloni”, è servita solo a ridurre di poco il distacco del No dal Sì; 70% per quest’ultimo, anziché l’80% previsto a gennaio. A Verona il Pd nelle elezioni regionali che si sono volte nel Veneto lo stesso giorno del referendum, ha ottenuto l’11%. Con la riduzione dei parlamentari se mantenesse la stessa percentuale otterrebbe un unico rappresentante, sempre che la legge elettorale non venga modificata: Gianni Dal Moro, eternamente al primo posto nella lista bloccata. Zingaretti è il vero vincitore di queste elezioni. Ha conservato, in modo netto, le due grandi Regioni a rischio, la Toscana e la Puglia. Vincitrice è anche la Meloni che continua a crescere, a danno di Salvini. Quest’ultimo, che

parlava di sei a zero o cinque a uno è, con Di Maio e Renzi, uno dei grandi sconfitti. Nelle tre Regioni vinte dal centrodestra una è in mano a Fratelli d’Italia, una a Forza Italia, la terza a Zaia, che oggi è assai più democristiano che leghista. Di Maio ha perso ovunque, dove poteva essere determinante non lo è stato; i Cinquestelle sono al “cupio dissolvi” così come Renzi. Questa, dal mio punto di vista, una prima analisi dei due giorni elettorali. Il governo ne esce rafforzato e il Pd, per i prossimi due anni e mezzo, può pretendere dai Cinquestelle l’adesione ai suoi progetti di riforma.

Per inviare una lettera Corso Porta Nuova, 67 - 37122 - Verona - lettere@larena.it

Ilsettoremodariprendefiato EMilanopuntasusfilatedalvivo

FOTO DEL GIORNO

Maria-Vittoria Alfonsi

Guariente Guarienti VERONA

ELEZIONI/2

Mal’astensione sta aumentando Nasa,pianoda28miliardidi dollariper tornare sullaLuna Le elezioni sono finite, ma siamo alle solite nessuno vuol dire di aver perso anzi in questo momento due partiti Lega e Pd si contendono il primato. Purtroppo credo che i partiti siano ciechi nel non vedere che circa il 40% non va alle urne, dato che dovrebbero motivare un’azione per il recupero di questi elettori che non si sentono rappresentati; forse perché la politica che viene fatta è lontana dalle realtà quotidiana di molti? O forse viene fatta una politica solo per avere il potere, non interessandosi realmente di fare politiche per il popolo? Infine è anche vero che l'elettore non sempre vota secondo coerenza ma per altri motivi... Giorgio Furlani VERONA

SCUOLA

Insegnanti, nonarrendetevi Un tradizionale proverbio turco recita: «Un bravo insegnante è come una candela che si consuma per illuminare la strada degli altri». Il docente, oltre che insegnare una scienza, deve creare una coscienza nel discente. In questo momento è particolarmente importante che l’insegnante contribuisca a creare un senso di equilibrio, che aiuti a vedere le cose senza drammi e allarmismi, tenga desta l’attenzione al rispetto delle norme, stimoli il piacere di ricercare e di continuare a sperare, senza arrendersi mai. Franco Guidoni VERONA

ANZIANIE BOTTIGLIE

Sebere acqua diventadifficile Da molti anni seguo con attenzione i problemi che gli anziani quotidianamente incontrano durante la giornata. Molti sono di facile e semplice soluzione, altri richiedono interventi qualificati, alcuni sono talmente banali che non vengono giustamente percepiti. Durante l’ultimo incontro, osservando con attenzione particolare le difficoltà che possono incontrare gli anziani, mi sono accorto di una cosa talmente insignificante da

Puntaspilli

LaNasahapubblicato ilpiano da 28miliardi didollariper riportarel'uomo sullaLunanel 2024, masul programma incombe l'incognita delle presidenziali Usa. Inoltre per rispettare la tempistica "aggressiva" fissata dall'amministrazione Trump lo scorso anno, secondo l'amministratore della Nasa, Jim Bridenstine, il Congresso dovrebbeapprovare 3,2 miliardi didollarientroNatale. Seil Congressoapproverà la primafetta di finanziamentoperavviare losviluppo del landerdestinatoafare atterrarel'equipaggiosulla Luna"saremo ancorasullabuona stradaper unosbarco sullaLunanel 2024", hadettoBridenstine. IlCongresso dovrebbe approvareilfinanziamento diunprogetto cheè statodefinito dalpresidente Donald Trumpcomeunapriorità assoluta,ma leelezioni del3 novembrepotrebbero costituire unrischioperil programma.

non essere mai stata considerata. Gli amici, i figli, i nipoti si prodigano per facilitare l’esistenza dei propri cari. Quasi quotidianamente trasportano confezioni di bottiglie di acqua che i propri anziani non sarebbero in grado di fare, per fornire il bisogno di idratazione. Poi, quando è solo, il nostro anziano prende una bottiglia per godersi un sorso d’acqua e qui iniziano i problemi, con le loro deboli mani non riescono a togliere il tappo, strettamente avvitato dalle macchine imbottigliatrici. E allora inizia un calvario, la sete aumenta, la pazienza viene a mancare e l’anziano si sente inutile e demoralizzato. Anche bere un semplice sorso d’acqua diventa una pena. A questo punto sorge spontanea una domanda: ma le ditte che forniscono le bevande non si sono mai poste il problema che molte persone anziane, per un semplice tappo possano vivere lo sconforto di sentirsi umanamente declassati e penalizzati? E parliamo di milioni di individui. Possibile che con la tecnologia oggi imperante, senza aumenti di costi, non sia possibile mettere una chiusura che possa essere utilizzata anche da chi ha difficoltà? La prima azienda che prenderà questa decisione conquisterà il mercato e avrà sicuramente un grande vantaggio anche economico oltre che di immagine. Credo che possa diventare il nuovo “uovo di Colombo”. Sergio Donatoni

Consulta Anziani SAN PIETRO IN CARIANO

GLIESPERTIDELLA UE

Fategiocare ibambini Ho scoperto, grazie ad un articolo de L’Arena del 17 settembre scorso, che esiste già dal 2005 un Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive, con sede a Stoccolma e con ben 290 dipendenti, esperti. Questo Centro analizza e interpreta i dati provenienti

dai Paesi dell’Unione europea e fornisce consulenza scientifica ai governanti dei singoli Paesi. E come mai, allora, i nostri governanti, e ancor più i governanti degli altri Paesi europei, all’inizio della epidemia sembravano brancolare nel buio, proponendo ognuno protocolli particolari, con misure di prevenzione diversificate? Mai ho sentito un riferimento a questo qualificato organismo europeo e alle sue disposizioni. In questi giorni, poi, di apertura delle scuole, dopo aver ricordato di rispettare alcune principali misure di prevenzione, come il distanziamento fisico e l’igiene delle mani, la ventilazione degli ambienti e l’uso delle mascherine, il Centro europeo ha inviato a tutti i Paesi dell’Ue una raccomandazione: è bene che i bambini giochino tra di loro e non stiano isolati, né a casa né a scuola. Via libera quindi, anche a scuola, ai giochi e alle attività di gruppo: il beneficio che ne deriva “alla loro personalità e al senso di identità” è decisamente superiore ai rischi sanitari in cui possono incorrere. Il gioco è sinonimo di apprendimento, stimola il cervello a produrre dopamina, che crea lo sviluppo di reti neuronali, utili per l’apprendimento. Giocando, l’individuo sviluppa flessibilità mentale, creatività, e disponibilità a seguire nuove idee. E nel gioco, oltre l’aspetto cognitivo, il bambino sviluppa anche competenze sociali, come l’empatia, l’altruismo, la partecipazione, che lo aiutano a relazionarsi meglio con gli altri. Visto che le prime indicazioni del Centro europeo per fronteggiare l’epidemia sono state spesso disattese, forse perché fatte di restrizioni e divieti, speriamo che ora le raccomandazioni sul gioco e le attività di gruppo dei bambini, più gradite perché rivolte alla promozione della loro vita e della loro personalità, vengano accolte di buon grado da tutti. Pio Cinquetti VERONA

MEDIOORIENTE

L’Iran,ultimo baluardo L'Iran è un Paese sovrano, con una storia antichissima e una tradizione da far invidia culturalmente alla maggior parte dei Paesi cosiddetti occidentali. Questo Stato sta difendendo i propri interessi ed il suo più che sacrosanto diritto di decidere autonomamente del proprio futuro che gli appartiene interamente. L'Iran difende la sua economia e le proprie risorse interne dall'attacco sistematico della globalizzazione liberale che non è altro che la dominazione anglosassone per mezzo della diffusione imposta della lingua e dello stile di vita a stelle e strisce nel mondo intero. Il popolo iraniano, patriottico pressoché in ogni sua classe e frazione sociale, non accetta giustamente di subire passivamente le politiche di accerchiamento militare, di embargo economico e di demonizzazione mediatica da parte dell'occidente. Questo Paese, ricco di storia,di civiltà, di tradizioni e di cultura è il principale attore regionale che si pone come fattore preponderante politico contro i processi di americanizzazione del mondo, e già questo è un gran merito che dovrebbe essergli riconosciuto dall'umanità intera. Inoltre è da tenere in considerazione il fatto incontrovertibile che l'Iran costituisce l'ultimo valido ostacolo che si frappone positivamente ai piani israeliani di ricolonizzazione del Vicino Oriente. Fino a quando la Repubblica Islamica d'Iran costituirà una valida realtà statuale ed ideologica capace di esprimere un potenziale militare proprio, sarà e rimarrà sempre l'unico deterrente che limiterà e fermerà in modo decisivo i propositi di colonizzare il Vicino Oriente dagli appetiti di questi Stati che spadroneggiano nel mondo. Il suo deterrente,naturalmente, è del tutto convenzionale ed ispirato ai più classici principi difensivistici. L'I-

Indubbiamente, quella che fino all'arrivo del coronavirus era considerata la seconda potenza industriale del nostro Paese -ovvero il tessile/ abbigliamento- vuol conservare la sua posizione. In molti casi non senza stupore, cui spesso si unisce ammirazione -coronavirus purtroppo ancora in azione-si evidenziano forza di volontà, iniziative, desiderio di continuare e riprendere quanto temporaneamente perduto. Stupore che -dopo le grandi sfilate di Dolce e Gabbana (con Pitti Immagine) a Firenze; di Valentino (creata da Pier Paolo Piccioli) e Laura Biagiotti (grazie alla figlia, Lavinia Biagiotti Cigna ) a Roma - ed i tanti super abiti indossati da star, medie e super star alla Mostra del cinema di Venezia (il tappeto rosso ha rappresentato una multi-passerella), si sta rinnovando di giorno in giorno. Con ovvio piacere si apprende che Ferragamo ha registrato una decisa crescita nelle vendite (superiore a quella dello stesso periodo nel 2019) nei mesi di luglio e agosto in Cina, Corea e sul canale digitale; Brunello Cucinelli, dopo l'apertura di un importante punto vendita a Londra, in New Bond Street, apre ora a Parigi, in Avenue Montaigne, mentre Ice Play (marchio di Gilmar) ha siglato un importantissimo accordo per la distribuzione in Cina (Guiyang, Xiamen, Shanghai). Chiusa con insperato successo, a Milano, l'edizione digitale del salone dedicato all'arte (Miart), dandone appuntamento per la prossima edizione sia fisica sia digitale (aprile 2021), con la direzione artistica di Nicola Ricciardi, da Firenze arrivava la notizia delle “trasferte” di Ente Moda Italia (EMI) nientemeno che a Mosca (16/19 settembre) per “Selections Moscow 2020” by CPM , organizzata da “Messe Dusseldorf Moscow” (sus-

ran,infatti,non possiede e non intende dotarsi per nessun motivo di armi di fabbricazione nucleare, contrariamente a quegli Stati che lo minacciano impunemente. Renzo Possagno VERONA

COVID

Inegazionisti sonogli egoisti Il Covid? Non esiste. Anzi è un virus pressoché innocuo, dal quale è del tutto inutile proteggersi. E allora le bare portate via da Bergamo con i camion dell’esercito perché non c’erano più posti nei cimiteri della zona? Medici e infermieri e personale sanitario morti per curare gli infettati da Covid sono forse invenzioni del potere? Perché in tutto il mondo si ricerca un vaccino? I “trinariciuti” egoisti ignorano le regole per superficialità senza preoccuparsi degli altri e se stessi.

sidiaria di Messe Dusseldorf GmbH e Igedo Company, di cui ricordiamo gli straordinari saloni moda a Dusseldorf, negli anni '80-primi anni '90), ed ora, a Mosca, le aziende italiane hanno rappresentato una delle partecipazioni estere più numerose, e di maggior successo. Ma non basta: perchè EMI, più o meno in contemporanea (17/18 settembre) ha partecipato a ”Project Tokio”. Al salone, che ha visto protagonisti i più importanti punti vendita giapponesi e internazionali, ha partecipato un'accurata selezione di nostre aziende d'abbigliamento maschile e femminile. «Dopo l'annullamento obbligatorio dello scorso marzo, riteniamo importante tornare ad investire sulla fiera fisica vogliamo lanciare un segnale di ottimismo e di speranza per un settore che ha subito un duro colpo» ha detto, fra l'altro, Alberto Scaccioni, amministratore delegato di EMI. Intanto Milano sta riprendendo il suo ruolo di protagonista con la settimana della moda (dal 22 al 28), sia con sfilate dal vivo (a numero chiuso, ed ormai definite “fisiche”), sia visibili dal grande pubblico on-line e in Tv , (ribattezzate “phisical”: di cui faremo il punto a bocce ferme). Inoltre, nella capitale lombarda, grazie alla Camera della Moda e ad “Urban Vision”, si possono vedere le sfilate in diretta streaming su maxi schermi, in piazza S.Babila, Corso Garibaldi, Largo Augusto e via De Amicis Ed in apertura delle “sette giornate di Milano” si è visto in diretta, nella Sala da Ballo della Galleria d'Arte Moderna l' atteso “Chi è Chi Awards The Movie” : tra i vincitori, autentico “parterre de rois”, Maria Grazia Chiuri , direttore artistico di Dior; Remo Ruffini, presente di Moncler; Elisabetta Sgarbi, editore de “La nave di Teseo” e regista; la top model Bianca Balti e Claudio Marenzi, presidente di Herno.

Mentre per gli altri “quadrinariciuti”(negazionisti) il Covid non esiste. Un bel coraggio nel negare la realtà. Speriamo che non abbiano ad ammalarsi, perché così ci metterebbero dentro il naso. Nelle ultime settimane sono scesi a frotte nelle piazze delle principali città del mondo chiedendo la fine della “dittatura sanitaria”. In Italia, a Roma erano poco più di mille, ma sui social sono molto agguerriti, fanno tanto rumore, confondendo le idee a chi si informa solo in Rete, finendo per convincere i più deboli: chi è arrabbiato perché ha perso il lavoro, o perché non ha potuto mandare a scuola i propri figli, oppure che sosteneva già da prima che i vaccini fossero veleni e ha paura di medici e ospedali. Egoisti e negazionisti, e non solo loro, si assemblano dentro e fuori dai locali in barba al distanziamento e a ogni regola. Così il negazionismo diventa egoismo. Giancarlo Maffezzoli GARDA


6

GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2020 LA NUOVA

PRIMO PIANO

Elezioni comunali

«Saremo i migliori alleati di Brugnaro ma vogliamo incidere sulla città» Il deputato della Lega Bazzaro: « C’è una nuova classe dirigente, tra cinque anni avremo un candidato sindaco» Quanto conterà la Lega nella prossima giunta? «Alla Lega spettano due assessori e il vicesindaco, questo fa già parte dell’accordo politico raggiunto con il sindaco. Gli assessorati saranno quelli del Commercio e della Sicurezza. Per ciò che riguarda le deleghe del vicesindaco ne dovremo parlare insieme a Brugnaro». Avete già qualche nome in mente? Per la delega alla Sicurezza si parla di Costalonga. «Costalonga è certo uno dei papabili per quell’incarico, ma dovremo parlarne con il sindaco, immagino che ci vedremo tra qualche giorno. È ancora presto per fare dei nomi».

Francesco Furlan / VENEZIA

Ha raccolto quasi 15 mila voti, pari al 14% delle preferenze. È la terza forza politica in città, dopo la lista Brugnaro (31,7%) e il Partito democratico (19,2%). E passa da 2 a 5 consiglieri comunali. Potrebbe essere un buon risultato per la Lega, anche se le aspettative della vigilia erano diverse, soprattutto a fronte del grande risultato di Zaia. Una cosa è certa: non ci sarà l’ipoteca leghista sulla città, temuta nel centrosinistra e ancor di più tra i fucsia. «Proprio il grandissimo risultato di Zaia, il nostro governatore urbi et orbi, come lo chiamo io, ci ha fatto capire che la figura del candidato a sindaco sarebbe stata trainante, e che la sua lista avrebbe pesato più dei partiti», dice Alex Bazzaro, 33enne di Favaro Veneto, da due anni deputato e ora neo consigliere comunale della Lega dove entra con 387 preferenze, terzo posto dopo Silvana Tosi e Sebastiano Costalonga. «Ci aspettavamo questa affermazione della sua lista», aggiunge, «Brugnaro è stato trainante e punto di riferimento in questa campagna elettorale». Vi aspettavate di più? Contavate di ottenere un risultato migliore? «Siamo formalmente nella maggioranza di Venezia passando da due consiglieri, che giuridicamente erano di minoranza, a cinque di maggioranza. Potevamo fare di più? Certamente, ma siamo la terza forza politica della città, abbiamo oltre 20 amministratori eletti considerando anche le Municipalità, e quel che emerge da queste elezioni locali è che tutti i partiti ne escono ridimensionati. Anche da FdI ci si aspettava un exploit, poi la lista si è fermata al 6,6%».

«A Venezia non abbiamo mai contato, non sbaglieremo nella scelta degli assessori»

Alex Bazzaro, deputato della Lega e neo eletto in consiglio comunale con poco meno di 400 preferenze

La Lega negli ultimi anni in città ha avuto un problema di classe dirigente. E ora è chiamata a un ruolo di governo. Saprà individuare profili all’altezza degli incarichi? «Nelle città capoluogo di regione, e in particolare Venezia, è sempre stata un buco nero. La Lega è sempre stata in difficoltà, nei risultati e nella selezione della classe dirigente. Per anni siamo stati minoranza anche all’interno della minoranza, senza capacità di incidere sulle scelte per la città. E la prima vittoria di Brugnaro di cinque anni fa ci ha colto in qualche modo impreparati. Abbiamo ancora qualche lacuna da colmare. Ma c’è una classe dirigente giovane ma che ha maturato una certa esperienza. Io, Brunello e Gervasutti (Ni-

«Io vicesindaco? Vedremo... portiamo degli assessori seri»

MESTRE

Andrea Tomaello è stato tra i primi ad abbracciare Luigi Brugnaro davanti al punto fucsia di via Poerio. Il coordinatore della Lega veneziana ha

condotto in porto l’accordo politico tra il Carroccio di Matteo Salvini e la lista del sindaco riconfermato dalle urne. Inoltre di lui si parlava come possibile vicesindaco. Tomaello non siete però riusciti ad essere il primo partito a Venezia. Lo aveva previsto lei, lo aveva pronosticato anche Matteo Salvini ma non è andata così. «Vero. Lo ho detto e forse siamo stati leggermente sotto

tono ma la Lega è stata fondamentale per la vittoria di Brugnaro a Venezia». Fondamentale la Lega o la lista Zaia? «Basta con questo dualismo, lo vedete solo voi giornalisti! Non riesco a farlo capire. La Lega è Zaia e Zaia è la Lega, il presidente rieletto è tesserato da una vita. La lista Zaia non l’ho fondata io ma l’ho composta , ho inserito i nominativi delle persone e quando

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mi occupo di Lega e lista Zaia mi comporto sempre allo stesso modo. La prima foto in Lega che ho fatto l'ho fatta con Zaia e in Europa, a Bruxelles, sono andato con Salvini. Sono legato al partito e se mi manda domani a Siracusa ci vado». Ma adesso da vicesindaco comprerà casa a Venezia? «Magari!Se la trovassi...anche in affitto... Ma basta scherzi; vediamo come va. Domani (oggi, ndr) vado a Roma a lavorare. Il primo passo lo abbiamo fatto. Adesso vediamo cosa decide Brugnaro. Siamo sicuri di portare persone serie, preparate e motivate e pronte lavorare per la città. Questo è l’obiettivo. Tutto il resto sono chiacchiere». —

il coordinatore

Andrea Tomaello ieri a Roma dopo l’abbraccio con Brugnaro Prendere casa a Venezia è il suo sogno: «Magari trovarla magari anche in affitto»

cola, consigliere di Municipalità al Lido, primo dei non eletti pronto a entrare in Consiglio se qualcuno dei consiglieri dovesse entrare in giunta, ndr), abbiamo la stessa età, 33 anni, ma in questi anni abbiamo lavorato molto. Non possiamo fallire nella scelta della classe dirigente, nella scelta degli assessori. Sarà questa la nostra prima vera prova. Parlando di me, l’esperienza in Parlamento mi sta facendo crescere molto sul piano delle competenze amministrative e politiche». Si sta auto candidando alla carica di vicesindaco? «L’incarico da vicesindaco deve essere a tempo peno. Io resto in consiglio comunale, magari da capogruppo, con un ruolo di coordinatore. Ma mi impegnerò per portare le istanze di Venezia a Roma. La città ha una scarsa capacità di fare lobby a Roma, non riesce a entrare tra le priorità del governo, e parlo di tutti i governi. Bisogna lavorare di più insieme. Lo dico riferendomi ai parlamentari veneziani di tutte le forze politiche». Quale sarà d’ora in poi il rapporto tra la Lega e Brugnaro? «Noi vogliamo essere i suoi maggiori alleati, poter incidere sulle scelte per migliorare questa città. Per noi sarà anche l’occasione di crescere per poter crescere come forza politica e poter arrivare al 2025 con una nostra proposta per le elezioni amministrative». Questo vuol dire che la Lega tra cinque anni avrà un proprio candidato sindaco? «Ci faremo trovare pronti. Questo è il progetto, arrivare al 2025 con un candidato sindaco preparato e credibile per guidare la città». —

MITIA CHIARIN

Andrea Tomaello alle prese con i conteggi con Raffaele Pasqualetto

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GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

5

Elezioni regionali

L’analisi dell’Istituto Cattaneo: a Venezia “solo” uno su tre È finito al governatore anche un quinto dei voti del Pd VENEZIA

L’estrema visibilità mediatica nell’emergenza Covid, come lamentano gli avversari relegati al ruolo di comparse. La vocazione veneta al moderatismo interclassista, evocata dai politologi. La bandiera dell’autonomia, nervo sensibile in una terra che scorge in Roma la lontana matrigna. Chiavi di lettura plausibili, insufficienti però a dare conto del plebiscito popolare in favore di Luca Zaia, quel 76,8% divenuto già caso di studio perché largamente esorbitante dal pur ampio bacino di consenso accreditato alla vigilia. Così, a fornire un elemento di valutazione concreto provvede l’Istituto Cattaneo di Bologna, attraverso un report dedicato all’andamento dei flussi elettorali nella nostra regione. I CAMPIONI A CONFRONTO

Il pool di studiosi - composto da Costanza Tortù, Moreno Mancosu, Marco Valbruzzi, Rinaldo Vignati e Salvatore Vassallo - analizza in particolare due campioni, Venezia e Padova, cogliendo un primo dato generale nel raffronto con le europee dell’anno scorso: il presidente più votato nella storia del regionalismo italiano «attrae consensi da tutte le forze politiche», non soltanto dal bacino “amico” del centrodestra ma anche dal versante di sinistra e dai grillini in libera uscita. Proprio il M5S, relegato dalle urne ad un mortificante 2,7% che gli vale l’esclusione

LO SPOSTAMENTO DEI CONSENSI A DESTRA LE TABELLE ELABORATE DALL’ISTITUTO CATTANEO DI BOLOGNA

Il centrodestra resta invece compatto salvo gli elettori di FI che in parte hanno scelto di astenersi dal voto dall’assemblea legislativa, sconta l’emorragia più massiccia: a dispetto del potenziale traino referendario del Sì alla riduzione dei parlamentari, addirittura il 72% degli elettori patavini a 5 Stelle volta le spalle al candidato Enrico Cappelletti (che pure racimola qualche decimale in più rispetto alla sua lista) optando per il governatore. Defezione più contenuta nella città d’acqua, dove comunque quasi un terzo (il 32%) del potenziale di consenso grillino premia il leghista. Evidente il fragile radicamento territoriale di un movimento che pure rappresenta ancora la forza maggioritaria nel Parlamento e nel Conte bis, così come l’estraneità di larga parte del suo programma - dall’assistenzialismo diffuso all’ostilità verso le grandi opere - al sentiment veneto prevalente. L’ESODO MASSICCIO

Anche il Partito democratico, uscito malconcio alla tornata del 20 e 21, paga dazio allo sbalorditivo exploit zaiano. Nella città del Santo ben il 21% dei precedenti elettori

dem traccia la croce sul simbolo del Luca-pigliatutto, percentuale che flette (ma non troppo) in laguna, attestandosi al 18%. La circostanza coincide con il nuovo record negativo del centrosinistra che si ferma al 16,4%, numeri da disfatta se si pensa che cinque anni fa la criticatissima Alessandra Moretti aveva sfiorato i 28 punti. A incidere negativamente, favorendo l’esodo citato, ha concorso probabilmente la candidatura di Arturo Lorenzoni, docente stimato nel circuito della borghesia patavina ma pressoché sconosciuto nel resto del territorio. L’ASTENSIONISMO AZZURRO

Altre note degli analisti: «Chi nel 2019 aveva scelto centrodestra, nel 2020 opta per Zaia, ad eccezione di una quota che si astiene (è in particolare l’elettorato di Forza Italia che sembra rifluire verso l’astensione) mentre non si registrano travasi dal bacino del centrodestra verso Lorenzoni, il quale pesca solo dal Pd e, in misura molto minore, da +Europa e M5S, mentre i pochi voti di Cappelletti vengono esclusivamente dal bacino a 5 Stelle». Conclusioni che echeggiano le prime parole pronunciate dal vincitore: «Siamo coscienti della fiducia ricevuta da molti cittadini abitualmente lontani dalle nostre posizioni, è nostro dovere rappresentarli degnamente, saremo l’amministrazione di tutti i veneti». Staremo a vedere. —

Venezia Padova

Tre elettori padovani su quattro del M5S hanno tradito Grillo per scegliere Zaia

I FLUSSI ELETTORALI IN VENETO

Eur 2019 Pd +Europa M5s FI Lega FdI

Lorenzoni (Csx)

Cappelletti (M5s)

Zaia (Cdx)

65 18 3 0 0 0

0 1 29 0 0 0

18 68 32 84 85 83

Altri 8 13 3 0 0 0

62 57 12 0 0 0

0 0 14 0 0 0

21 31 72 75 98 100

3 1 2 0 1 0

Pd +Europa M5s FI Lega FdI

100 100 100 100 100 100

73,2%

Zaia (Cdx) Lorenzoni (Csx)

17,6%

Cappelletti (M5s)

4,7%

Altri

4,5% Centrosinistra

VOTI EFFETTIVI

M5S

Altri

Centrodestra

3,3 77

16,4

Regionali 2020

25,5

Europee 2019 Camera 2018

22,9

Regionali 2015

24,1

62,7

8,9

62,9

10,4 41,8

Europee 2014

23,3

Camera 2013

48,6

24,1

36,7

19,9

32,3

26,3 60,7

Regionali 2010

29,1

Europee 2009

30,9

57,7

Camera 2008

33,0

56,4

Camera 2006

40,2

Regionali 2005

40,4 0%

10%

56,8 53,3

20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA

FABIO BORDIGNON

Gli allori indossati dai rosso-gialli sono irti di spine

S

14 10 0 25 0 0

MEDIA SONDAGGI LUGLIO - SETTEMBRE 2020

IL COMMENTO

i capisce il sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, persino la soddisfazione – del Pd – per l’insperato 3 a 3 e l’eccitazione – del M5s – per la valanga di Sì. Al netto della propaganda (che legittimamente cavalca il mutato clima politico) l’entusiasmo va però ridimensionato. Manita della destra nelle regioni? Tik tok di Salvini in estasi a Firenze e toc toc di Bonaccini al Nazareno? Pericolo scampato, per Nicola Zin-

Non-voto Totale 9 100 0 100 34 100 16 100 15 100 17 100

garetti, leader riluttante iscritto prematuramente al club dei capi (di sinistra) decapitati dalle regionali. Il segretario si ritrova, al contrario, inaspettatamente più saldo dentro al Pd. E il Pd più forte dentro la maggioranza giallo-rossa. Rosso-gialla? Il mezzo successo di questa tornata arriva tuttavia alla fine di un ciclo elettorale largamente sfavorevole al centro-sinistra. Governava in ben 16 tra regioni e province autonome, alla fine del

2015. Ora ne controlla appena 5. Il Nord padano è interamente nelle mani del centro-destra. L’ex-zona rossa è sempre più sbiadita e ristretta. Umbria e Marche sono già cadute. A galvanizzare il Pd è soprattutto la resistenza tosco-emiliano-romagnola. Ma nelle due regioni ben 9 province su 19 si sono colorate di blu nel corso degli ultimi dodici mesi – solo una di queste era andata al centro-destra nel 2015. Nel Sud, infine, le riconferme di De Lu-

ca ed Emiliano si presentano come successi quasi esclusivamente personali, caratterizzati da dosi non trascurabili di populismo: attributi che rimarcano il carattere instabile del risultato. Per il M5s, già in balia delle turbolenze interne, il voto ha fornito l’ennesima conferma dell’incapacità di mettere radici sul territorio, e forse nella società. Dopo l’Umbria, anche in Liguria gli elettori hanno bocciato l’alleanza con il Pd. Mediamente, il partito si

è fermato intorno al 7%. Annusata da tempo l’aria, i suoi leader, per primo Di Maio, hanno optato per un altro campo di gioco: quello del Referendum costituzionale. Al M5s piace vincere facile: la vittoria del Sì era certa quasi quanto un voto su Rousseau. Ma è innegabile che il taglio dei parlamentari costituisca per i 5s il coronamento di una battaglia identitaria. Un successo che, paradossalmente, priva ancor più della sua ragion d’essere un parti-

to battezzato, già all’atto di nascita, come bio-degradabile. Consegnandolo alla definitiva mutazione in “partito del sistema”. Anche per il Pd sarebbe tuttavia fatale sedersi sugli allori. Illudersi che il risultato delle regionali spazzi tutte le nubi all’orizzonte del governo, renda d’un tratto più semplice la convivenza con l’alleato, sciolga i tanti nodi interni al partito. Sarebbe fatale: pensare di potersi chiudere per altri tre anni a Palazzo Chigi, dimenticando che, qua fuori, la connessione con il Paese è tutt’altro che ristabilita. — © RIPRODUZIONE RISERVATA



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Giovedì 24 Settembre 2020 Corriere del Veneto

VE

Coronavirus

Le nuove frontiere

L’EPIDEMIA E

Parte la sperimentazione a Padova su ottomila tra docenti, tecnici e amministrativi. «Controllati ogni venti giorni»

Via al test salivare all’Università «I dipendenti lo faranno da sé»

Gli otto punti di raccolta dei campioni sono già allestiti, oggi sarà disponibile il modulo di adesione sulla piattaforma on line dell’Ateneo e i primi seimila kit sono arrivati. All’Università di Padova tutto è pronto per iniziare la sperimentazione sul personale dei test salivali per la ricerca del Covid-19, nuovo metodo diagnostico che potrà inizialmente affiancare e poi un po’ alla volta anche superare il tampone molecolare orofaringeo. La novità, fortemente voluta dalla Regione, è unica in Italia e coinvolgerà gli ottomila tra docenti, tecnici e amministrativi dell’Ateneo. «Partiamo dai risultati ottenuti dai nostri studi e già pubblicati, che dimostrano la sovrapponibilità del test salivare al tampone molecolare in quanto ad attendibilità — spiega il professor Mario Plebani, a capo della sperimentazione e direttore del Dipartimento didattico scientificoassistenziale integrato —. Ab-

PADOVA

I numeri

biamo verificato che i risultati di questa tecnica d’indagine hanno una precisione assimilabile a quella dei tamponi orofaringei. Dalla prossima settimana inizieremo la sperimentazione sui docenti aderenti all’iniziativa che ricominceranno le lezioni in presenza». A parità di performance, cambia la modalità di raccolta del campione rispetto al tampone, tra l’altro anche più fastidioso e bisognoso di ambulatori attrezzati e personale adeguatamente protetto e formato. Il test salivare consente pure di saltare le code in ospedale, perché può essere eseguito dalla persona stessa a casa propria. Basta estrarre dalla provetta il tamponcino di cotone, una sorta di cotton fioc , masticarlo un minuto, reinserirlo nel contenitore dotato di codice a barre abbinato alla persona e consegnarlo negli appositi punti di raccolta. Posizionati vicino a tutte le Facoltà, umanistiche, scientifiche, medi-

Mario Plebani/1 Ognuno dovrà masticare un tamponcino, riporlo nel contenitore e consegnarlo in appositi punti di raccolta. Avrà l’esito a casa in 24 ore Mario Plebani/2 I nostri studi hanno dimostrato che ha la stessa attendibilità del tampone tradizionale. Per il Covid-19 si va verso l’auto-diagnostica

che e così via. Da lì ogni giorno i campioni saranno prelevati e mandati al laboratorio del professor Plebani, in Azienda ospedaliera a Padova, per la processazione. «L’esito sarà visibile in tre ore, come per il tampone, e il referto verrà inviato a casa dell’interessato — completa Plebani — che non perderà tempo in spostamenti, perché raccoglierà la saliva da sé a casa e poi depositerà la provetta direttamente sul posto di lavoro. Per lo stesso motivo il test salivare consentirà un notevole risparmio al Sistema sanitario e comunque ormai, per la ricerca del coronavirus, si sta andando sempre più verso l’autodiagnostica». I dipendenti si sottoporranno allo screening ogni venti giorni, fino al termine dell’emergenza Covid. L’auspicio espresso dal rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, e dal governatore Luca Zaia è che, conclusa la sperimentazione, il

test salivare possa poi estendersi alla popolazione in maniera molto ampia e in tempi brevi. «Noi con umiltà lo abbiamo proposto — chiude Plebani — e, per spazzare via ogni dubbio, va specificato che permette la diagnosi di tipo molecolare come il tampone tradizionale». Che quindi, in caso di positività al coronavirus, non andrà effettuato in termini di conferma definitiva, così come avviene per i test molecolari. Tanto è vero che in queste ore il test salivare sarà riconosciuto e omologato dall’Istituto superiore di Sanità, come già avvenuto per i tamponi rapidi (quelli solo nel naso) utilizzati in anteprima dal Veneto con il dottor Roberto Rigoli, coordinatore delle 14 Microbiologie ospedaliere. «La collaborazione tra la sanità regionale e il mondo universitario prosegue e produce risultati sempre più importanti — ha commentato il governatore Luca Zaia lo scor-

La curva del contagio

DIFFERENZA SETTIMANALE +43

di Gloria Bertasi

+56

+96

+266

+177

+434

+510

+581

+967

+856

+1.008

+936

+1.047

CONTAGI DA INIZIO PANDEMIA 26.666

23.333

20.000

19.295 19.351

19.447

19.713

19.890

20.324

22

29

05

20.834

21.415

12

19

22.382

23.238

26

2

24.246

25.180

26.227

16.666

13.333

Da nemmeno cento nuovi positivi a settimana a più di mille in soli tre mesi. La curva dei contagi in Veneto ha ripreso a salire ma, per i medici, è presto per gridare all’allarme. I numeri sono da tenere sono stretto controllo e guai ad abbassare la guardia, bisogna cioè ancora rispettare le norme di distanziamento, indossare le mascherine e igienizzare spesso le mani. «Ma la nostra situazione non ha nulla a che vedere con quelle della Spagna e della Francia», sottolinea Antonella Viola, professore ordinario di Patologia generale all’Università di Padova e Direttore scientifico dell’Istituto di ricerca pediatrica. Dati alla mano, nei primi quindici giorni di luglio i contagi sono stati 99 e i soggetti in isolamento 1.740, poco più del 20 per cento di quanti oggi sono in quarantena, ossia 8.173. È da metà estate, e in particolare da inizio agosto, che la mappa del contagio sta cambiando con numeri sempre più cospicui e, soprattutto, in costante ascesa. Tra mercoledì 29 luglio e il 5 dello scorso mese si è passati da un più 177 a un più 434 positivi. Ma è dopo Ferragosto che si registra il boom: da 581 a 967 in un soli sette giorni, diventati 1.008 il VENEZIA

10.000

1

8

15 LUGLIO

ATTUALMENTE POSITIVI 408 389

440

SOGGETTI IN ISOLAMENTO 758 992 1.489

AGOSTO

9

16

23

SETTEMBRE

649

784

1.087

1.353

1.691

2.184

2.577

2.907

2.998

3.188

n.d.

3.074

4.616

5.799

6.444

6.524

7.618

n.d.

7.611

8.173 L’Ego - Hub

Da90amillepositivi asettimanaintremesi «Malasogliad’allarme nonèancorascattata»

La curva dei contagi tra luglio e settembre 9 settembre. Fino a ieri, con 2 decessi nella casa di cura Madonna della Salute di Porto Viro nel Rodigino dove è scoppiato un focolaio tra i pazienti (10 i morti complessivi, anziani con patologie pregresse) e 180 nuovi positivi

(58 a Verona, 42 a Venezia, 40 a Treviso, 25 a Vicenza e 14 a Padova) che portano a 1.047 i contagiati tra il 16 e, appunto, il 23 settembre. «Sarebbe molto meglio se l’epidemia si fosse fermata ai dati dell’immediato post-

lockdown - ammette Viola oggi è come se fossimo saliti su un gradino e ci fossimo, per fortuna, fermati. È l’effetto dell’estate, delle vacanze: i numeri attuali ne sono l’ultima coda. Al momento, il problema è in famiglia, il virus si sta diffondendo nelle case, alle cene e agli incontri con i parenti, ancora poco in ambienti lavorativi». La riapertura delle scuole, l’utilizzo di treni e autobus per andare a lezione o al lavoro, il ritorno negli stadi e negli impianti sportivi, al momento, non incidono sul bilancio quotidiano del Covid-19. «È troppo presto sottolinea l’immunologa - abbiamo imparato in questi mesi che i tempi di verifica sono 15 giorni, capiremo nella prima settimana di ottobre se il ritorno in classe degli studenti ha effetti». Non sono cresciuti solo i contagi, salgono

L’analisi Vacanze e socialità hanno fatto salire del 94% i contagi da inizio estate

so 9 settembre, quando fu annunciata l’iniziativa —. Siamo orgogliosi di lanciare questa ultima frontiera della lotta al coronavirus, che ha una prospettiva storica, perché fa parte dell’evoluzione verso un sistema di test rapido di massa in auto-screening, abbinato alla spinta sulla ricerca dell’antigene. In prospettiva il test salivare è fondamentale: una volta testato con successo, potrà diventare una risposta veloce e sicura, con procedure più semplici e dall’esito garantito». Nel frattempo l’Università di Padova si prepara a tornare alle lezioni in presenza con nuovi spazi e aule, posti distanziati e contrassegnati e una app obbligatoria per gli studenti e necessaria a registrare la presenza in aula e quindi a risalire agevolmente a tutti i contatti di eventuali soggetti contagiati dal Covid19. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA

anche i soggetti in isolamento. Ieri erano 8.173, una settimana fa 7.611 mentre l’ultima di agosto erano 6.524. «Da inizio luglio di fatto c’è uno zero in più nei numeri del Covid - continua Viola - però il dato positivo è che la crescita dei ricoveri è contenuta, siamo passati da 27-30 a 85-90: un incremento tutto sommato davvero basso». Ora che però gli istituti sono aperti, le università hanno ripreso le lezioni in presenza, che molti lavoratori sono rientrati in azienda dopo mesi di smartworking e si può tornare a fare il tifo, per quanto distanziati e seduti, negli stadi è bene, per gli esperti, «entrare nell’ordine di idee che servono prudenza e tante precauzioni». Mascherine, gel, distanziamento restano un «must», anche perché a breve staremo sempre più al chiuso anche per bere un aperitivo in bar e locali: freddo e umidità non invogliano infatti a stare all’aperto. Eppure, sarebbe la scelta migliore, anche per un pranzo veloce con i colleghi di ufficio. «Torniamo alle regole stringenti post-lockdown, ossia mascherina sempre obbligatoria al chiuso e nei luoghi affollati (la regola in realtà non è ancora in vigore, ndr) l’appello di Viola - Lancio un accorato invito ai gestori dei pubblici esercizi: tirate al massimo l’uso dei plateatici, è possibile pure d’inverno con alcuni accorgimenti che rendono la permanenza accogliente». Con «funghi» che sparano aria calda e - abitudine molto diffusa in nord e est Europa - coperte, tra l’altro facilmente igienizzabili, con cui gli avventori possono riscaldarsi mentre seduti con colleghi, parenti o amici al tavolino della piazza o della via del centro città. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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