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LA MATRIOSKA pag
LA MATRIOSKA
Cos’è esattamente la matrioska? Ho provato a fare un mini sondaggio chiedendo ad alcuni dei miei compagni che, al contrario di me, studiano cinese, se sapessero cosa fosse una “matrioska”. Generalmente hanno riposto tutti la stessa cosa, ovvero: “è una bambolina di legno che ne contiene altre più piccole” oppure “è un insieme di bamboline che vanno dalla più piccola alla più grande”. Risposte decisamente attendibili se confrontate con la realtà, ma entriamo un po’ di più nel dettaglio. La matrioska fu inventata a fine Ottocento da Savva Mamontov, un artigiano russo. Dall’EXPO di Parigi del 1900 in poi, è considerata uno dei simboli più iconici e rappresentativi della Russia. L’origine della sua forma strutturale non è però certa: si dice che sia nata dall’incontro tra la cultura giapponese e quella russa, che presero entrambe come riferimento le famose scatole cinesi, le quali sono inserite una dentro l’altra in ordine di grandezza. Ma il come venga esattamente costruito questo manufatto rimane un segreto alla base della tradizione sovietica; sappiamo solamente che la prima figura realizzata è quella più piccola, che sta al centro ed è chiamata “seme” e l’ultima è quella che le riveste tutte. Il significato etimologico della parola deriva dal latino mater (ovvero madre). In russo matrioska (матрёшка), deriva dal nome Matrena, che vuol dire “matrona”, ciò testimonia il fatto che quella del tempo fosse una società matriarcale. La donna oltre essere collegata alla maternità era anche collegata al concetto di fertilità del terreno, motivo per cui la statuina è solitamente raffigurata come una contadina in sgargianti e variopinti abiti tradizionali che tiene tra le braccia utensili, piccoli animali o bambini in fasce. La donna era considerata parte indispensabile per la forza-lavoro. Infatti un antico detto russo dice “se l’uomo è la testa, la donna è il collo”, ciò dimostra che le due figure sociali non sono comunque poste sullo stesso livello, ma sono entrambe indispensabili l'una per l’altra. Durante il periodo di nascita di questo cimelio relativamente recente, l’affermazione della donna è stata notevole, soprattutto messa in confronto alla posizione sociale che occupava la figura femminile nel Medioevo. Grazie anche alle zarine settecentesche, la donna russa nell’Ottocento è stata musa ispiratrice della fioritura di un’indimenticabile e eterna letteratura sovietica, la quale poneva come personaggi di primo piano donne e fanciulle. Un’altra originale interpretazione che è stata data nel corso di anni più recenti è che rappresenti la donna, la quale al suo interno ha “altre donne”, ovvero varie personalità, evolute o in evoluzione, che possono essere scoperchiate in qualsiasi momento di necessità, ovvero: la donna ha mille personalità! Il numero di bamboline in una matrioska classica sono otto, le quali rappresentano, dalla più grande alla più piccola, cinque contadinelle, una ragazza, una bambina e una neonata, quasi a mostrare un esempio di gerarchia familiare. La quantità di figure però può anche variare, ad esempio la matrioska più grande del mondo costruita a New York nel 2003 ne contiene ben 51! Questa sua molteplicità sta anche a rappresentare quanto, a differenza di oggi, fossero numerose le famiglie, soprattutto quelle contadine. Inoltre è facilmente notabile la forma tondeggiante del ventre della statuita, che serve a riprendere il concetto di maternità e di fertilità, come nella preistoria si ipotizza rappresentassero le veneri preistoriche. Oltre al significato che risiede nella figura rappresentativa delle matrioske, c’è anche un forte piacere visivo nell’osservarle. Essendo prodotti artigianali, sono principalmente prodotte e dipinte a mano. La precisione dei dettagli spesso può lasciare senza fiato. Queste piccole contadine, agghindate da screziati abiti decorati da fiori, foglie, ghirigori, danno luce a un sentimento di gioia e giocondità tipiche della vita rurale sovietica.
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Vanessa Bajenaru, 3°FL