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LA WAVE LETTERARIA DELLA WORKING CLASS

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CARO ZODIACO

CARO ZODIACO

di Salvatore Cherchi

Tra il 31 marzo e il 2 aprile, a Campi Bisenzio, presso la fabbrica Gkn, si è tenuto il primo Festival Internazionale di Letteratura Working Class. L’iniziativa è nata da una collaborazione tra il Collettivo di Fabbrica Lavoratori Gkn Firenze e la casa editrice Alegre, con il supporto di Arci Firenze. La direzione del festival è stata curata dello scrittore Alberto Prunetti, che proprio per Alegre dirige la collana dedicata alla letteratura working class, una wave letteraria che sta ridando voce a una classe sociale che negli anni è stata stigmatizzata, emancipandola dallo sguardo morale della letteratura middle-class, che appiattisce determinate storie in parabole di riscatto e rivalsa dove i protagonisti si elevano da una condizione subalterna a una di successo, dimostrando che il proprio status sociale è un limite mentale e non una condizione sistemica. Se vuoi, puoi. Il claim capitalista che ci ha convinto di essere tutti individui autodeterminanti. Un mito letterario (e non solo) che autori e autrici come Anthony Cartwright, Joseph Ponthus, Stephanie Land, Douglas Stuart, Anne Ernaux, Cynthia Cruz, D. Hunter, e in Italia Simona Baldanzi, Vitalino Trevisan e lo stesso Prunetti, stanno contribuendo a smontare e riattualizzare, per riappropriarsi di una questione, quella di classe, sempre attuale, benché la si racconti come anacronistica e superata dall’urgenza di altre (legittime) lotte. Il festival è stato dunque il primo in Italia e il secondo in Europa (dopo Bristol, nel 2021) a dare piena legittimità e centralità a questa forma letteraria, e l’ha fatto scegliendo come punto di partenza non la piazza di un centro cittadino, ma un luogo simbolico: una fabbrica in cui i lavoratori lottano ogni giorno, da 3 anni, per opporsi alla chiusura per dislocamen- to del polo industriale, con conseguente licenziamento di oltre 400 persone e apertura dell’ennesimo trauma su un tessuto sociale già precarizzato da una crisi perpetua ma che continuiamo a ripeterci essere passeggera.

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