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FIORENTINI

Le Sagre

di Tommaso Ciuffoletti DI PRIMAVERA di Michele Baldini

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Marino Groovy

irenze, marzo 1987. Tre ragazzi per le strade di San Lorenzo fanno interviste per un progetto scolastico: due si vedono nella ripresa di una vecchia telecamera (uno è in jeans felpa e sigaretta in mano, l’altro invece in full jeans: pantaloni e giacchetto), il terzo, evidentemente, è l’operatore. Fermano un signore in jeans felpa azzurra e giubbotto di pelle. “Scusi, possiamo farle un’intervista? - il signore si ferma sorridente - Volevamo sapere cosa ne pensa dei giovani”. La domanda non fa in tempo ad essere formulata per intero che lui ribatte “Ma io son Marino Groovy”, l’intervistatore, pronto, ribatte: “Eh si vede eh!”, “E allora i giovani, per me, tu sai icchè sono - gli dice Marino - l’è i’massimo”.

In quel video c’è tanto di quel signore che si chiamava Marino Orlandi, ma in arte era Marino Groovy. La sua arte era vendere con entusiasmo abbigliamento americano. Sì americano, perché così lo raccontava Marino nei suoi spot sulle televisioni locali di quegli anni, fucine meravigliose di spontaneità espressiva. In quegli spot Marino guidava una jeep dell’esercito americano per strade sterrate piene di fango. Lui stesso era vestito con abbigliamento militare e con vocione roco e accento fiorentino annunciava “Che guerra ragazzi! La guerra della moda! L’ho vinta ancora una volta per voi”. Che belli quegli anni, dove l’unica guerra di cui preoccuparsi era quella della moda. E poi Marino continuava con una frase mitica. “Ho spogliato l’America per voi”, una roba che nemmeno nei sogni più perversi di un antiamericano di destra o sinistra! E invece Marino voleva dire che aveva preso i’mmeglio di jeans, giacche, felpe e cappotti e l’aveva portato nel suo negozio in San Lorenzo. Marino se n’è andato tanti anni fa, ma rimane tra i simboli più sorridenti della Firenze degli anni ’80.

Confesso di essermi quasi commosso quando la redazione ha entusiasticamente accolto la mia proposta di curare una nuova rubrica, su quelle che il nostro paese in generale e la nostra regione in particolare considera un elemento culturale imprescindibile: le sagre. E se il titolo della rubrica, ispirato al balletto di Stravinsky, può lasciar intendere che ci sia dietro tutto ciò qualche rito propiziatorio neopagano beh, in fondo non ci siamo tanto lontani. Una sagra dev’essere tradizione, folklore e genuino campanilismo che spesso sfiora la superstizione. Ci piacerebbe quindi dedicare questo piccolo spazio a quanto, da aprile a novembre, disseminato per i borghi, per le case del popolo e per le contrade di tutta la Toscana, rappresenta il buon cibo, una comunità coesa e autentica, intrattenimento popolare e un bel viaggio fuori porta, lasciando almeno un consiglio.

Il primo riguarda un luogo così lontano così vicino, cioè Sorano, in provincia di Grosseto. La punchline del cartellone è la seguente: «Se cercate una splendida location con musica dal vivo, divertimento, intrattenimento e soprattutto ottima cucina, allora dovete assolutamente venire a Sorano dal 22 aprile al 1 maggio 2023». Questa sarà la 12ma edizione, io ci sono stato forse otto anni fa e non ho dimenticato le rupi di tufo, le vestigia etrusche, il vino, l’olio, i pici, i tortelli e l’acquacotta. Si svolge nel bellissimo centro storico ed è organizzata dall’Associazione Giovani Capaccioli. Info su www.soranoinfesta.com.

testo e illustrazione di Marta Staulo

Le polpette dell’Ikea

Esiste un retaggio neandertaliano per cui l’essere umano, allo scocco dell’Equinozio e uscito dal letargo che lo lega alla caverna composta da divano & DAZN e poco più, brucia dall’irrefrenabile istinto di infiocchettare tutta casa nei toni degli ovetti ricoperti di zucchero, motivo per cui anche i fiori che sbocciano nel periodo hanno finito per tingersi delle stesse tonalità. Con l’evolversi delle capacità intellettive, motorie, nonché strategiche, l’uomo comune ha iniziato a preferire alle lontane candide lande del design vichingo spuntate in regni conquistati dalla Cina (Hej OsmannoLo!) i numerosi antri di approvvigionamento localizzati in aree meno ardue da raggiungere e dai nomi che riecheggiano al glorioso passato da cacciatore: Tiger. Percorrere Tiger in primavera è un atto di coraggio senza punto di ritorno, entrerete in un pastelloso vicolo cieco a senso unico che se come Orfeo solo pensaste di voltarvi per prendere quella piantina di plastica in lattina che potrebbe avere qualche remota chance di sopravvivere nelle tenebre del vostro monolocale, sarete travolti da morte certa, fulminati dallo sguardo indemoniato di chi sta marciando con passo ostinato verso i marshmallow a forma di coniglietto.

E in quel preciso momento, proverete una lieve malinconia di quelle terre ormai lontane e selvagge dove disorientati dai bisogni che non credevate di avere, saccheggiavate la qualunque armati di busta gialla e chili di matite in tasca, come zombie superstiti al morbo mortale del mutuo. Vi tornerà in mente il gusto rotondo, simile a una pacca sulle spalle, di quelle polpette che non avete mai capito di che frutto fosse quella marmellata affianco.

Spirito Liquido

di Andrea Bertelli

Fragole, gin e sei in pole position

In aprile, si sprigiona la primavera, le prime giornate al mare, spalmati come lucertole al sole. Arrivano le prime fragole, morbide e saporite, dalla forma sinuosa, si piegano al morso sprigionando gocce di dolce nettare e pervadendo la bocca con istanti di puro godimento. Tutto bene, finché, raramente, tutto si conclude con qualcuno dei loro diabolici semini incastrato tra i denti. L’aperitivo in ogni caso si tinge di rosso, senza coloranti. Basta poco, qualche goccia di succo di limone, un cucchiaino di zucchero, un buon gin, 3 o 4 fragole fresche, un rametto di menta e un po’ di soda. Tagliate le fragole, salvandone una che userete per guarnire il vostro drink. Versate in bicchiere high ball lo zucchero e qualche goccia di succo di limone, giusto quello che serve per farlo sciogliere, mescolate bene e aggiungete le fragole assieme a qualche foglia di menta, date una mescolata veloce e mettete il tutto in freezer per un’oretta in modo da amalgamare meglio il tutto e consentire alle fragole di rilasciare maggior sapore e colore nel vostro cocktail. Rovesciate il resto del succo di limone in uno shaker assieme a 3cl di gin, agitate bene il tutto e filtratelo nel bicchiere preparato prima che avrete prontamente riempito con del ghiaccio. Colmate il vuoto con della soda, sculacciate l’orlo del bicchiere con un rametto di menta che userete come guarnizione assieme all’unica fragola rimasta intera, la quale ormai sarà in preda alla solitudine. Bevete con moderazione, che finisce subito e poi tocca farne un altro.

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