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PAESI

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CARO ZODIACO

CARO ZODIACO

I SILENZI, I PAESAGGI E LE ATMOSFERE

Di Sebastiano Benegiamo Alla

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B.EAST GALLERY

di Asia Neri

“Nessuna ambizione rivoluzionaria, nessuna mossa da avanguardisti. Non si vuole fare rumore. I Paesi di Sebastiano Benegiamo sono dei silenzi, spesso anche piccoli, sussurrati nell’umiltà della solitudine”. È così che il curatore di B.east Gallery Yan Blusseau introduce PAESI, la mostra che la galleria fiorentina ha inaugurato il 17 marzo e che sarà visitabile fino al 30 aprile 2023. Abbiamo incontrato Sebastiano Benegiamo per approfondire il nuovo progetto espositivo di B.east Gallery.

Come è nato il progetto della mostra PAESI? Quando è iniziata la tua ricerca sui paesaggi?

“Nel 2014 stavo collaborando con il collettivo ilGattarossa e ho conosciuto Yan mentre organizzava Finestra con Vista. Ci siamo incontrati in più occasioni e nel settembre 2021 abbiamo iniziato a pensare la mostra. Avevo già iniziato a lavorare sui paesaggi da un po’, dopo aver lavorato sul ritratto e la figura per circa 15 anni. Avevo bisogno di aria, di natura, di una via di fuga dalla città”.

“Paesaggi” rimanda immediatamente al genere pittorico, invece in PAESI emerge la dimensione più abitativa che richiama il legame con il luogo di cui fai esperienza. Potresti approfondire la tua relazione con il territorio?

“Con i paesaggi ho un legame intimo, la serie delle Vedute rappresenta l’entroterra toscano tra Pontassieve e Poggio alla Croce, dove vivo attualmente; le Marine raccontano la zona di Baratti, che ho conosciuto iniziando a frequentare un agricampeggio. Era da molto tempo che volevo lavorare sulle marine, mi interessava cercare spazi sempre più ampi, più estesi”.

Come si svolge il tuo processo di ricerca e produzione? Utilizzi scatti fotografici o ti affidi alle tue memorie? Lavori in loco o rielabori le tue “vedute” in un secondo momento?

“Io dipingo i paesaggi che vedo, a volte realizzo dei bozzetti ma non sempre li utilizzo, ho provato anche a utilizzare la fotografia ma la trovo un approccio statico, preferisco re-immaginarli. I miei paesaggi sono delle impressioni, delle atmosfere, è come se tanti di questi quadri li avessi fatti durante i viaggi in macchina oppure camminando. Talvolta queste impressioni si mescolano tra loro, luci e ombre si sovrappongono; mi piace che la pittura sia vibrante, un po’ come quella degli impressionisti che hanno influenzato molto la mia ricerca. Anche se, a differenza di loro, non dipingo mai en plan air. Ho provato la pittura di cavalletto quando ero all’Accademia ma mi sentivo vincolato, avere un soggetto davanti da ritrarre mi costringe”.

Mi stupisce il fatto che tu non faccia menzione al tema ecologico, per raccontare il rapporto tra umano e natura. Nello scenario dell’arte contemporanea si ricade spessissimo sul tema della sostenibilità, talvolta un po’ forzatamente.

“I miei paesaggi non vogliono fare retorica, la mia arte non vuole affermare niente. Forse il tema dell’ambientalismo è implicito perché mi prendo cura dei luoghi che abito ma non ho interesse nel manifestarlo. Il dibattito contemporaneo per quanto mi riguarda è decaduto, io mi preoccupo di ciò che il mio occhio vede, di come si relaziona con il mondo. Non ho mai percepito la natura come maestosa, non la sento schiacciarmi … la sento vicina, sento di appartenerle”.

Mi rendo conto che sia assente il movente della critica ma inevitabilmente stai affermando qualcosa di forte. Ovvero che è ancora possibile, nel 2023, lavorare su dei paesaggi da contemplare.

“Mi sono chiesto molte volte se la mia scelta di lavorare in un certo modo fosse giusta e l’ho vissuta spesso in modo conflittuale. Mi sento contemporaneo perché vivo in quest’epoca ma le mie riflessioni mi hanno sempre portato ad apprezzare ricerche che adesso sono 'fuori dal tempo’. Sono stato influenzato molto da Morandi, dal suo lavoro costante sullo stesso soggetto. Quando al Museo del Novecento di Milano, aspettavo di trovarmi davanti al suo silenzio. Forse non è più contemporanea la contemplazione, ma la mia ricerca ambisce al raggiungimento di una stasi quasi mistica, all’ascolto del silenzio davanti a una porzione di paesaggio che possa appartenere a tutti”.

Nato a Fiesole nel 1982, Sebastiano Benegiamo è un artista toscano, diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia a esporre nel 2003 in musei e gallerie italiane e internazionali fino a co-fondare nel 2021 il progetto ilPrisma, un nuovo presidio culturale all’interno di un condominio di edilizia popolare de Le Piagge. Di Benegiamo non è rilevante conoscere il cosa ma il come. Modesto nel racconto, spontaneo nella ricerca, cultore di una poesia del semplice: nei suoi paesaggi emerge il suo legame con il territorio, il suo modo di abitarlo, contemplarlo, riconoscerlo.

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