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Palati Fini: Involtini primavera

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Frastuoni

Frastuoni

Involtini primavera

Sono momenti di hard baking e intensive cooking, momenti di pub chiusi e food delivery incerto. Paranoia and staycation, supermercati vuoti e baci al cuscino. Sembra che le ultime a sparire siano state le penne lisce, che ci sei cresciuto se avevi genitori convinti che la pasta rigata avesse il problema di presentare cot- ture discontinue nelle scanalature, dettaglio che ti ha non poco forgiato all’overthinking esponenziale che gira nelle teste di tutti noi in questo periodo. Cosa cucinare se non sai fare un uovo fritto ma hai ineccepibil- mente aderito al movimento #iostoacasa? Anche se stay in is the new going out ce lo diciamo da quando scrocchiamo Netflix. Non vi manca il ragù della nonna, abbiate il coraggio di ammetterlo, siete in un'inaudita inarrestabile astinenza dall'in- voltino primavera del cinese lurido all'angolo, involtino che prende il nome dalla stagione della rinascita, a cui voi, eser- citandovi con questa ricetta, vi preparerete splendidamente. Sulle note di Restiamo a casa l'amore è anche fatto di nulla - come can- ta Colapesce - levatevi il pigiama e indossate il vostro migliore kimono (sì, perché esiste anche quello cinese, sia da uomo che da donna) e nel caso abbiate i capelli lunghi, fatevi una crocchia con due bacchette, che fa molto mandarin style ma, sopratutto, vi ri- sparmierà di sapere di crocchetta per tutti i giorni a venire e oltre. Tagliate come se aveste tutto il tempo del mondo - perché solo ora l’avete - carote, verza e porri e chiudeteli nella carta da riso bagnata per poi friggere tutto il olio bollente.Amici cinesi e non, lontani e vicini massimo 1,84 m, anche se adesso siamo distanti, l'unto, ve lo giuro, tornerà a unirci di nuovo.

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A TUTTA BIRRA

di Andrea Bertelli

Un brindisi con la mascherina

Cosa c’è di meglio che condividere una birra con un ospite? Soprattutto quando ci piace particolarmente, rimarca l’im- portanza che ha per noi la persona e anche la bevanda. Da qui l’origine del brindisi, letteralmente “io bevo alla tua salu- te”, dove il primo a bere era il padrone di casa, mostrando così all’ospite, che beveva subito dopo, di gradire la sua presenza ed anche il pregio del nettare somministrato. In questi tempi duri, salutiamoci anche a distanza con un bicchiere in mano, magari riempito con una bella Stout, birra votata a San Patrizio. Dal colore scuro e dal corpo rotondo, il suo nome significa robusto. Stile tipico dell’Irlanda e Gran Bretagna, birra ad alta fermentazione, scurissima, con una schiuma abbondante e cremosa, grazie anche alla spillatura spesso effettuata con carbo-azoto, gas che ne favorisce queste caratteristiche. Prodotta con orzo torrefatto, si caratterizza per una carbonatazione non molto abbondante. Una variante storicamente famosa di questo stile è la Russian Stout. Era originariamente prodotta a Londra nell'Ottocento, al fine di essere esportata a San Pietroburgo alla corte dello Zar. Stile tutto- ra in produzione, tanto è vero che ne sono prodotte innumerevoli versioni, anche barricate, essendo birre adatte all’invecchiamento. Oggi sono anche dette Imperial Stout, per l’alto tenore alcolico che le caratterizza e che ne ha sempre consentito l’esportazione ed appunto anche l’invecchiamento, grazie all’alcol protegge la birra da eventuali microrganismi sgraditi. Quindi cosa aspettiamo? Di- sinfettiamoci la gola con un bel brindisi!

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