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Tampon tax: Firenze dice no

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Oroscopo

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Il ciclo non è un lusso

di Virginia Landi foto: Getty Images

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“Bene, domani andiamo. O forse meglio sabato, che il venerdì faccio tardi a lavoro. Facciamo scorta per un anno. Dove ci troviamo? Ma, soprattutto, ti pare giusto?”. Questa è la conversazione che avviene tra due amiche che abitano tra Firenze e Livorno, mentre sono intente a organizzare una giornata fuori porta dedicata all’acquisto di assorbenti. Accadeva a ottobre 2020 quando a Guardistallo, in provincia di Pisa, viene deciso di scontarne l’IVA, iniziativa a cui fanno seguito più recentemente i Comuni di Pontassieve, Scandicci e Firenze, che si conferma il primo capoluogo in Italia ad abolire la famigerata Tampon Tax, finora al 22% proprio come per i beni non considerati di prima necessità. Dal mese di aprile nelle 21 farmacie comunali della città, infatti, è possibile trovare assorbenti e tamponi detassati, notizia che fa ben sperare. Perché le donne devono comprare un prodotto che useranno per oltre metà della loro vita a un prezzo così alto? Un’imposizione scorretta sulla quale le donne non possono scegliere, al punto da generare difficoltà per l’acquisto mensile. Una spesa cospicua per le famiglie, in parte rivoluzionata tramite uno strumento che guarda al raggiungimento di un’equità sociale e alla disuguaglianza di genere. Le due amiche poi non si sono cimentate nell’impresa: la giustizia deve abbatterle le barriere, non aggirarle.

#ilgiornodopo delle WIC

di Chiara Degl’Innocenti

“Il giorno dopo può durare anni”. Questo è appena l’inizio di uno dei tanti post apparsi sul gruppo Facebook Woman in Charge (WIC) dopo che una giovane ragazza toscana, Eva Dal Canto, ha invitato tutte le donne vittime di violenza a usare l’hashtag #ilgiornodopo, per raccontare la quotidianità stravolta delle ore successive alle molestie. La campagna, diffusa su tutto il web e nata in risposta alle infelici dichiarazioni rilasciate da Beppe Grillo in difesa del figlio accusato di stupro, tra le fiorentine WIC si è presto trasformata in qualcosa di ben più profondo, tanto che nel giro di pochi giornipiù di 500 donne hanno trovato la forza di condividere senza reticenze i propri dolorosi vissuti. Storie di violenze fisiche e psicologiche, tentativi di stupro riusciti o falliti, “minuti che sembrano non finire mai”, abusi verbali e infanzie tradite dalle persone più insospettabili, hanno così iniziato a riempire la bacheca del gruppo, in un crescendo inarrestabile. C’è chi riporta le parole dell’amica che preferisce rimanere anonima, chi commenta, chi ricorda episodi che sperava dimenticati: ogni voce sembra racchiudere in sé il coraggio necessario alla seguente per rompere gli argini e tutte, d’un tratto, scoprono di non aver niente di cui vergognarsi. “Sono passati oltre dieci anni e ancora nessuno lo sa”, spiega E., e come lei la maggior parte ammette di non aver mai denunciato le molestie perchè schiacciata da un dolore mortificante o intimorita dal giudizio di una società che si ostina a minimizzare dinamiche inaccettabili e umilianti. Di fatto, un gruppo Facebook (privato e tutto al femminile) è stato percepito più sicuro e comprensivo del mondo reale, e questo dovrebbe far riflettere. In ogni caso “quel che è successo è immenso”, scrive L., artigiana fiorentina, che definisce le sue compagne “curandere pazienti”. Ma i “giorni dopo” delle WIC, per adesso invisibili ai non iscritti, non devono essere intesi come un’accusa generalizzata, bensì come il proseguo di una battaglia di tutti e per tutti, affinchè nessuno, uomo o donna che sia, debba più trasformarsi in vittima.

@donnexstrada

“Ci risiamo. Anche stasera dovrò attraversare quel tratto buio per arrivare a casa”. Un pensiero talmente condiviso che la psicologa Laura de Dilectis, insieme ad altre volontarie, sente l’esigenza di fare qualcosa. È così che il 21 marzo nasce @donnexstrada: una pagina Instagram che attiva, su richiesta, dirette video a tutela delle donne che camminando verso le loro destinazioni si sentono minacciate o in pericolo. Uno strumento di prevenzione, che trasforma il social in un “amplificatore” di aiuto, superando in pochissimo tempo 80mila follower. Un dato che fa riflettere sulla sicurezza delle donne. V.L.

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