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Millennium a Vazzola
Donne
Millennium a Vazzola
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di Aldo AVALLONE
Un incrocio, un furgone, un’auto, un colpo di clacson, una lite, offese, schiaffi e calci.
Cosa passa nella testa di un uomo per giungere a picchiare una giovane donna la cui unica colpa è quella di aver suonato il clacson della propria auto per evitare di essere investita dal furgone guidato da questo “eroe della strada”?
Nulla di nuovo, viene da pensare.
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Di liti per una precedenza stradale ne accadono a centinaia ogni giorno in ogni parte d’Italia e, di fronte a violenze ben più gravi sulle donne, cosa hanno di così drammatico un calcetto e uno schiaffo di un uomo fuori di testa?
La notizia, pubblicata da Milvana Citter sulle pagine del Corriere della Sera di qualche giorno addietro, fa riferimento a un episodio avvenuto a Vazzola, in provincia di Treviso, dove un uomo alla guida del suo automezzo avrebbe aggredito, dapprima con insulti razzisti per poi passare alle vie di fatto, una ragazza di origine nordafricana che stava recandosi al lavoro. Saranno le forze dell’ordine e, nel caso la Magistratura, a chiarire definitivamente la vicenda e assicurare alla giustizia il presunto colpevole.
Ma non è questo il punto più importante della vicenda.
Come riporta l’articolo della Citter, la violenza sarebbe avvenuta nel parcheggio di un bar, attraverso le cui vetrine gli avventori hanno assistito tranquillamente a tutta la scena senza muovere un dito, continuando a mangiare brioche, sorseggiando i loro caffè. Nessuno di loro ha ritenuto di intervenire a difesa della giovane donna in balìa dell’energumeno.
Nel mondo animale la difesa del più debole da parte del branco è un comportamento innato.
A maggior ragione, nell’evoluto essere umano diventa imprescindibile per scelta etica.
Pensare che tra le decine di persone che hanno assistito alla violenza nessuno abbia sentito il bisogno di provare a fermare l’aggressore fa male.
E impone di riflettere su come stia cambiando, in peggio, parte della società italiana.
Le responsabilità vanno equamente ripartite tra la famiglia, la scuola, i mezzi di comunicazione di massa, la politica che, in larga parte, certamente non fornisce e- sempi edificanti.
Si sta creando, si è già creato, un terreno di coltura in cui episodi simili a quelli di Vazzola non trovano più la totale riprovazione sociale, come spontaneamente sarebbe avvenuto fino a qualche tempo fa.
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Prolifera indisturbata l’intolleranza e la violenza che ci circonda sta conducendo la nostra società in un vicolo cieco. Per questo è ancora più importante segnalare le voci che si levano contro questa deriva.
Il 30 aprile scorso il Presidente della Repubblica Mattarella, in occasione del cinquantesimo anniversario della legge istitutrice della pensione sociale ha dichiarato che: “Il dovere della solidarietà sociale resta alle fondamenta di un sistema democratico e di una comunità orientata verso lo sviluppo inclusivo e sostenibile. Ridurre le diseguaglianze e gli squilibri, impedire l’emarginazione sociale è interesse di tutta la comunità, migliora la qualità della vita e della convivenza, e aumenta le potenzialità stesse di crescita economica e civile”.
Parole significative che vanno divulgate perché siano di insegnamento per ogni cittadino, che non restino lettera morta ma vengano messe in pratica quotidianamente.
Con la consapevolezza che la strada per un mondo migliore passa anche attraverso le scelte individuali.
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