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L’autonomia regionale differenziata che spezzerà in due il nostro Paese
Politica
L’autonomia regionale differenziatache spezzerà in due il nostro Paese
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di Aldo AVALLONE
Art. 3 Cost. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art. 5 La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento. Avete letto questi due articoli della nostra Carta Costituzionale? Essi ribadiscono due principi fondamentali su cui si fonda la Repubblica italiana: l’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e l’unità intoccabile del Paese. Bene. Anzi male, tra poco rischiano di diventare carta straccia. Finora nessuno ha mai ritenuto che questi due pilastri basilari dell’essere nazione potessero essere messi in discussione. Ma oggi ci troviamo di fronte a un attacco senza pari che, se dovesse andare in porto, spezzerebbe in due l’Italia condannando il Mezzogiorno a un ruolo di pura subalternità e impendendogli per sempre di poter colmare il gap che, ancora oggi a un secolo e mezzo dall’unità d’ Italia, lo divide dal resto del Paese.
Non è questa la sede per un’analisi storica dei motivi per i quali ci si trova nella situazione attuale.
Qui e ora è necessario e imprescindibile
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denunciare con la maggiore forza possibile il disegno che alcune regioni, (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma non solo) stanno portando avanti per ottenere la cosiddetta “autonomia differenziata”.
Il progetto che prevede il passaggio di competenze di materie finora concorrenti ad esclusiva competenza regionale parte da lontano, della riforma del Titolo V della Costituzione, approvata nel 2001 dal centrosinistra con lo scopo di fare un accordo con la Lega Nord, intesa che poi non si realizzò.
Se dovesse andare in porto, materie quali l’istruzione, la tutela dell’ambiente, la tutela dei beni culturali, le infrastrutture, addirittura l’amministrazione della giustizia attraverso il giudice di pace, diventerebbero di totale competenza regionale.
E, soprattutto, una quota estremamente rilevante del gettito fiscale rimarrebbe nelle regioni dove è stato prodotto.
Si verrebbe a realizzare, di fatto, una spaccatura netta del Paese dove maggiori risorse consentirebbero naturalmente migliori e più efficienti servizi a fronte di un ulteriore impoverimento di quelle regioni che, ancora oggi, scontano uno storico ritardo di sviluppo.
Appena qualche giorno fa, la Lega ha riproposto l’introduzione delle gabbie sala-
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riali: stipendi più alti al Nord e più bassi al Sud, una proposta inaccettabile che riporterebbe il Paese indietro di cinquant’anni.
Tutto questo non può e non deve passare.
Noi crediamo che una delle modalità, forse la più importante, per contrastare questo perverso disegno è l’informazione.
Avrebbero voluto far passare l’autonomia regionale differenziata sotto il massimo silenzio, addirittura senza prevedere alcun dibattito parlamentare.
Solo un forte movimento d’opinione che coinvolga politici attenti, intellettuali, giornalisti e, naturalmente, i cittadini potrà fermare tutto ciò.
Per chi volesse approfondire segnaliamo il libro di Massimo Villone “Italia, divisa e diseguale”.
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