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Radio Taxi
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Antonella BUCCINI
Se non fosse vero ci sarebbe da divertirsi come quando si assiste a una farsa o si ascolta una boutade. Magari anche con un po’ di noia, perché la sceneggiata è opaca e la battuta fiacca. Invece pare sia proprio accaduto, ne hanno scritto i giornali, parlato i telegiornali, sono insorti politici, associazioni, insomma un certo frastuono. Sto riandando alla storia del sindaco di Predappio. La conoscete certamente. Questo signore aspirava a un momento di visibilità ma anche per questa occorre un po’ di intelligenza altrimenti rischi di mettere in imbarazzo perfino i tuoi, leghisti e fratelli d’Italia, naturalmente. Insomma il sindaco ha negato a uno studente il fi-
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nanziamento del Comune per partecipare a un treno della memoria, destinazione Aushwitz . “Il problema” afferma il signore “non è la cifra, 370 euro, ma la modalità: si va solo a visitare i campi di concentramento e mai i luoghi di altri eccidi come le foibe e gli orrori del comunismo. La storia va insegnata a 360 gradi”. Straordinario per sintesi e intuizione. E a pensarci bene, il ragionamento fila: niente foibe? E allora non ce n’è per nessuno! Si agisce per sottrazione, less is more, dunque, tradotto da una radical chic. Ma non finisce qui. Nei giorni scorsi un tal on.le Galeazzo Bignami di fratelli d’Italia, insieme a un camerata consigliere comunale, si è prodotto nella coraggiosa operazione condomini. In diretta facebook ha ispezionato i citofoni delle case popolari della Bolognina e non per la manutenzione che sarebbe stata opera buona. L’onorevole voleva contare tutti i nomi stranieri degli inquilini che, guarda un po’, sarebbero superiori agli italiani assediati! Non è finita. Dopo gli insulti a Balotelli il capo degli ultras del Verona, anche militante di forza nuova, compagno di corteo dell’ex ministro della famiglia, per non farsi mancare nulla, ha dichiarato “Balotelli non sarà mai del tutto italiano” e, quando ha inneggiato a Hitler in una manifestazione, ha precisato che si trattava di “goliardata”. Mi viene in mente il rogo dei libri del 1933 e, con le dovute proporzioni, ho l’impressione che oggi il vuoto abbia rimpiazzato le fiamme. Si ha l’impressione che alla democrazia sia lentamente e costantemente sottratto significato fino a che ne resterà un guscio appunto vuoto. A riempirlo ci stanno già pensando senza armi e senza marce. Eppure, a parte l’incoraggiante e straordinario percorso delle “sardine” di questi giorni, mi conforta ripensare al signor Alfonso. L’ho conosciuto durante l’ultimo sciopero dei trasporti e insieme di pioggia a Napoli, combinazione allarmante nella mia città. Infatti, riuscii, con un po’ di fortuna a intercettare un taxi. Una volta salita, intravidi il profilo del mio salvatore: un signore forse cinquantenne, capelli quasi rasati, giubbino di pelle. La radio era acce-
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sa e, con un certo pregiudizio, mi aspettavo qualche neomelodico o un parlottio ossessivo sul calcio. Sbagliavo. Me ne resi conto dopo essermi sistemata, fradicia di pioggia, con la valigia, la borsa e quant’altro. Un attore stava leggendo. Era la pagina di un libro, senza dubbio, probabilmente un classico, mi ricordava Anna Karenina. Il tassista taceva concentratissimo e io, incuriosita, l’osservai meglio, guidava con prudenza, e ogni tanto armeggiava con il volume dell’apparecchio. Alla fine, silenziosi entrambi, arrivammo a destinazione. Prima di uscire dall’auto gli chiesi cosa ascoltasse alla radio. Mi rispose che era una rubrica quotidiana di letteratura con la lettura di testi classici e non solo. L’apprezzava molto, aggiunse, tanto da registrare le trasmissioni e conservarle tutte. Mi diede la mano per salutarmi, si chiamava Alfonso. Lo ringraziai riconoscente.
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