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Iran, la “rivolta della benzina” infiamma il cuore del Paese e punta al cuore del regime degli ayatollah

Esteri

Iran, la “rivolta della benzina” infiamma il Paese e punta al cuore del regime degli ayatollah

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Umberto DE GIOVANNANGELI

“Banditi”. “Sabotatori”. “Criminali” al servizio di potenze straniere. L’ayatollah Ali Khamenei dichiara guerra alla “rivolta della benzina”. Un certo numero di persone" ha perso la vita nel corso degli scontri in Iran. Lo riferisce il canale televisivo in lingua inglese della Repubblica Islamica Press Tv. Il canale precisa che ciò avvenuto quando le proteste per l'aumento del prezzo della benzina sono sfociate nella violenza. Fonti ufficiose parlano di almeno 14 morti, tra i quali poliziotto, ucciso dopo essere stato raggiunto da spari in scontri con "rivoltosi e delinquen-6

ti" nell'ambito delle proteste contro l'aumento dei prezzi del carburante a Kermanshah, nell'ovest del Paese. Lo riferisce l'agenzia di stampa di Stato iraniana Irna, che citando il capo della polizia provinciale Ali Akbar Javidan identifica la vittima come Iraj Javaheri. Quaranta persone sono state arrestate nella città iraniana di Yazd dopo uno scontro con la polizia durante le proteste contro il caro-benzina. Lo riporta l'agenzia di stampa semi-ufficiale Isna. I quaranta arrestati sono accusati di aver compiuto atti di vandalismo e la maggior parte di loro non sono persone del luogo, riferisce Isna citando il procuratore della provincia Mohammad Hadadzadeh. Ma l’attacco più forte contro i “rivoltosi” è venuto oggi dalla Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali-Khamenei, che ha dichiarato il suo sostegno alla decisione governativa di razionare e aumentare i prezzi della benzina e ha accusato quelli che ha definito dei “banditi” di avere provocato gli incidenti avvenuti durante le proteste di piazza. “Non risolveranno niente, ma porteranno solo insicurezza”, ha aggiunto Khamenei, accusando l’ex famiglia reale dei Pahlavi e i “criminali” Mojaheddin del Popolo, gruppo armato che si oppone alla Repubblica islamica, di avere “incoraggiato” gli incidenti. Quanto alla decisione sul razionamento e il rincaro dei prezzi, la Guida ha sottolineato: “Io non sono un esperto, ma poiché la scelta è stata fatta dai capi dei tre rami istituzionali, la sostengo”. No Gaza, no Libano, sacrifico la mia vita per l’Iran”: è ciò che i manifestanti i iraniani cantano mentre danno fuoco alle effigi di Khamenei. La tensione è altissima. A testimoniarlo è anche la decisione di annullare la sesta giornata della SuperLega iraniana a causa delle proteste in atto in tutto il Paese. In un Paese sviluppato ma molto esteso, dove i mezzi pubblici sono insufficienti, e comunque raggiungono poche località, la decisione peggiore che il Governo poteva assumere in questi tempi difficili era deliberare un drastico aumento dei prezzi del carburante. Non solo. Accompagnare i rincari con una razionalizzazione. Quasi u-

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na beffa per chi ha sempre vissuto con il carburante che costava molto meno di una bottiglietta d'acqua. La benzina costerà 15mila rials al litro, 11,5 centesimi di euro. Ma chi vorrà consumarne più di 60 litri al mese, allora dovrà pagare i litri extra ben 23 centesimi al litro.Il Governo ha dalla sua i numeri: in questo periodo di vacche magre, soffocati dalle sanzioni, con i budget costantemente in deficit, i sussidi all’energia, in particolare al carburante sono una zavorra insostenibile sui conti pubblici. Ecco la decisione dell’aumento. Che ha il sapore di una prova generale per tempi ancora più bui. Dopo un anno di difficoltà, gli iraniani hanno dunque perso la pazienza, e sono scesi in strada a protestare. In diverse città sono state dati alle fiamme cassonetti , pneumatici, in alcuni casi circoscritti sono state attaccate dalle banche. Ma, attenzione. Quella della benzina è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le sanzioni americane, le più severe di sempre, stanno strangolando l’economia. Da quando, lo scorso maggio, Washington ha annullato le moratorie per i Paesi autorizzati a importare greggio dall’Iran, Teheran riesce a malapena ad esportare il 20% dei volumi che vendeva prima. Quando va bene. Il riaal, la valuta locale, è precipitato (solo nel 2018 ha ceduto il 60% sul dollaro) , l’inflazione galoppa (+35%), la disoccupazione sta creando grandi malumori, soprattutto tra i giovani. Quest’anno la recessione rischia di sfiorare il 10 per cento. Mai, neanche durante la lunga e sanguinosa guerra con l’Iraq di Saddam Hussein (1980-1989) l’Iran si era trovato in una situazione economica così grave, ha denunciato il Fondo monetario internazionale. E la sensazione è che il peggio debba ancora venire. Lunedì 18 il segretario di stato Mike Pompeo ha annunciato che dal 15 dicembre saranno cancellate le esenzioni che finora hanno consentito alle società straniere di lavorare con il sito nucleare iraniano di Fordow senza sanzioni Usa. Di fronte a "rivolte", lo Stato "non deve permettere l'insicurezza", afferma il presidente Hassan Rouhani, in un discorso in diretta televisiva. Era stato il ministro

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dell'Interno, Abdolreza Rahmani Fazli, ad avvertire che le forze di sicurezza ristabiliranno l'ordine se coloro che protestano contro l'aumento dei prezzi della benzina "danneggiano le proprietà pubbliche". "Finora le forze di sicurezza hanno mostrato moderazione e tollerato le proteste", aveva detto parlando dalla tv di Stato. "Ma - aveva aggiunto – poiché la calma e la sicurezza delle persone sono la nostra priorità, adempiranno al loro dovere di ristabilire la calma se continueranno gli attacchi alle proprietà pubbliche e private". Le autorità iraniane hanno "limitato l'accesso pubblico a Internet la scorsa notte e per le prossime 24 ore". Lo afferma l'agenzia Isna, confermando quanto già ieri era stato rilevato da Netblocks, sito che monitora il traffico on line globale. La decisione è stata presa dal Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, ha riferito una fonte del ministero delle Telecomunicazioni, in seguito alla diffusione di filmati che, a dire delle autorità, esagerano le dimensioni della protesta in corso contro l'aumento della benzina e il razionamento del carburante. Tweet. L’appello è arrivato sotto forma di messaggio privato sul profilo Instagram del Sole 24 Ore, schiacciato tra una notifica di una condivisione di una storia e la segnalazione dell’ennesimo profilo che cerca follower. “Hanno staccato internet di un intero Paese e noi studenti iraniani ed espatriati (10 milioni di persone) stiamo morendo dall’ansia, non potendo contattare le nostre famiglie”. M.M. ha poco più di 30 anni e dalla foto del profilo si scorgono i suoi profondi occhi scuri. Sorride, in quella foto. Non oggi. Oggi è solo preoccupata e anche un po’ arrabbiata: 2I giornali italiani sono gli unici che non hanno detto niente! Perché il silenzio? In Iran ci sono proteste in 100 città e il governo ha aperto il fuoco sui manifestanti”. Evidentemente, la rivolta iraniana, come quella irachena, come quella libanese, non “fanno notizia” per una informazione (?) appassionata alle beghe di palazzo e infetta dal virus del provincialismo. Ma la rivolta iraniana prosegue, mentre scriviamo. Una folla di manifestanti ha dato fuoco alla sede del-

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la Banca centrale a Behbahan, nella provincia del Khuzestan. La protesta contro l'aumento del prezzo del carburante sembra non aver risparmiato Teheran, che oggi si è risvegliata sotto una coltre di neve nella sua parte settentrionale. La città è in preda agli ingorghi, visibili anche su Google Map digitando i dati relativi al traffico, ma molti di questi sarebbero stati causati più da un modo inedito di manifestare contro il governo che dalla neve, che ha spinto le autorità a chiudere le scuole e, di conseguenza, a diminuire il traffico in città. Secondo quanto riferiscono alcuni tweet di attenti osservatori, tra cui iraniani che studiano all'estero, nella capitale della Repubblica Islamica coloro che sono alla guida di auto comunicano le modalità di protesta attraverso la app Waze, indicando dove spegnere l'auto e causare l'ingorgo. Il bastone e la carota. Per provare a stoppare la rivolta il governo iraniano verserà entro stanotte, 19 novembre, a 20 milioni di persone i primi sussidi derivanti dalle nuove entrate per i contestati rincari sulla benzina. Entro sabato, i pagamenti riguarderanno altri 40 milioni di cittadini bisognosi, per un totale di 60 milioni. Lo riferisce il ministero del Welfare e del Lavoro di Teheran. La misura è stata anticipata rispetto ai 10 giorni previsti inizialmente dopo l'entrata in vigore degli aumenti per cercare di frenare le violenti proteste che stanno investendo il Paese. Si profila intanto un braccio di ferro sul tema anche dentro le istituzioni iraniane, dopo che un gruppo di parlamentari si è detto determinato a presentare un intervento d'urgenza che revochi la decisione all'origine del malcontento. Questo dopo che i vertici delle tre istituzioni statali iraniane - giudiziaria, legislativa ed e- secutiva - che avevano deciso appunto l'aumento del prezzo della benzina e il suo razionamento, hanno annunciato in una comunicazione congiunta la piena collaborazione confermando il sostegno al provvedimento. Il gruppo di parlamentari si oppone alla decisione affermando che sarebbe toccato al parlamento ratificare un aumento del prezzo della benzina, da cui l'impegno a studiare un piano d'urgenza nel-

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la sessione di domani e di votare per una revoca della decisione. "Il parlamentonon è più il pilastro della democrazia", ha sottolineato la deputata riformista ParvanehSalahshuri su Twitter, "avrebbero potuto anche chiuderlo".

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