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Conte alla prova del nuovo anno Aldo AVALLONE
Politica
Conte alla prova del nuovo anno
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Aldo AVALLONE
Giorni convulsi a livello politico quelli a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. Il governo aveva appena incassato il sì del Parlamento alla manovra economica e già si sono proposte nuove tensioni che ne mettono a rischio la tenuta. Innanzitutto le contraddizioni ormai evidenti nel Movimento 5 Stelle con le dimissioni del ministro Fieramonti e l’espulsione del senatore Paragone, preludio di una resa dei conti che potrebbe portare addirittura a una scissione. Quindi le emergenze da affrontare: in primis la questione delle concessioni autostradali e ancora l’Ilva di Taranto. Infine, il voto al Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per la vicenda della “Gregoretti” con l’accusa di sequestro di persona nei confronti dell’ex ministro . Il M5S dovrebbe votare a favore mentre esiste la possibilità del voto contrario da parte di Italia Viva. Si tratta di nodi importanti che l’esecutivo
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dovrà provare a sciogliere se vorrà proseguire il suo cammino senza ulteriori scossoni. Ma ritorniamo agli eventi di questi giorni. Due, in particolare, hanno segnato la fine dell’anno appena trascorso: la tradizionale conferenza stampa del primo ministro e l’altrettanto consueto discorso agli italiani del Presidente della Repubblica. Partiamo dal premier. Di là del giudizio che si può dare sulle politiche attuate dal governo, l’impressione sull’uomo “Giuseppe Conte” è stata certamente positiva. Innanzitutto, ha risposto in maniera esaustiva, citando dati e fonti, a tutte le domande postegli dai quaranta giornalisti delle testate sorteggiate, senza ricorrere a manovre diversive o svianti come molto spesso accade in tali situazioni. E nei casi in cui non aveva risposte esaurienti ha ammesso sinceramente la difficoltà ribadendo che le questioni ancora in sospeso sarebbero state oggetto di approfondimento da parte sua e del governo. Niente toni roboanti ed esaltanti. Sembra poco ma non lo è. Si è ritornati a un discorso politico più pacato che lascia da parte la propaganda per soffermarsi sui fatti, su ciò che c’è da fare e su come raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati. Dal punto di vista dei risultati, il mio giudizio sull’operato del governo vede alternarsi luci e ombre. Le prime riguardano certamente il rapporto con l’Europa che è profondamente migliorato con il Conte bis. Sono state sedate, almeno per il momento, le polemiche relative alla firma del MES, sul quale potrà riaprirsi un confronto costruttivo con gli altri Paesi, fermo restando la necessità di a- derire al trattato smussandone, magari, alcuni aspetti. Andare contro l’Europa è certamente dannoso agli interessi nazionali. Un successo è stato certamente aver evitato l’aumento dell’IVA senza strette fiscali, aver stanziato risorse per il taglio del cuneo fiscale, per la sanità e l’istruzione pubbliche. Ancora positivo il bilancio sull’immigrazione: gli sbarchi sono diminuiti e il ministro Lamorgese, senza proclami e lavorando sodo ha saputo operare soprattutto sulla ricollocazione dei mi-
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granti negli altri Paesi europei. Resta il nodo dei “decreti sicurezza” che non sono stati ancora abrogati. Conte ha ribadito che essendo uno dei punti del programma di governo, sarà affrontato nelle prossime settimane. Il settore che indubbiamente dà risultati meno soddisfacenti è quello economico. La crescita del Pil si mantiene e, nelle previsioni del 2020 si manterrà, nell’ordine dello zero virgola. Dato assolutamente insufficiente per quella ripresa che sarebbe necessaria. Nel Paese persistono sacche di povertà e di emarginazione che non sono soltanto dati statistici. Si tratta di persone in carne e ossa che soffrono per la mancanza di abitazioni, di cure sanitarie sufficienti, in casi estremi anche di cibo. Tutto ciò non dovrà essere tollerato. E solo con una ripresa economica generale potranno essere reperite e stanziate risorse per affrontare in maniera efficace la questione. Al Paese servono politiche per il lavoro, serve aumentare i salari, serve investire in ricerca e innovazione per rendere più competitive le imprese. Serve, soprattutto, una riflessione approfondita sul tema del lavoro che cambia. Si potrebbe ipotizzare una tassa sui robot i cui proventi possano essere utilizzati per integrare il reddito dei lavoratori che perdono occupazione proprio a causa dell’automazione? Dal governo mi attendo un atto di coraggio. Vivacchiare non serve a niente e, alla fine, le destre vincerebbero comunque le elezioni. Nel Paese, finalmente, si respira un clima diverso: grazie alle Sardine le piazze sono tornate a riempirsi. E anche le manifestazioni a sostegno del procuratore Gratteri ne danno conferma. E’ il momento di osare. Mi auguro che Conte abbia il coraggio di rischiare per indirizzare l’azione governativa su posizioni sempre più attente ai bisogni dei lavoratori e dei ceti sociali maggiormente in difficoltà. A mio avviso, si tratta dell’unica chance per la nazione di crescere e, per lui, di sopravvivere. Ed eccoci all’altro evento rilevante di fine 2019. Come di consuetudine, il 31 dicembre il Presidente della Repubblica, a reti unificate, rivolge un discorso agli ita-
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liani. E, la sera di San Silvestro, erano in dieci milioni di fronte agli schermi televisivi per ascoltare le parole di Mattarella. Fiducia e responsabilità: queste le parole chiave sulle quali il Presidente ha scelto di soffermarsi. Molto spesso, in una narrazione generica e superficiale, gli italiani sono considerati poveri di autostima. Mattarella, invece, ha sottolineato la presenza di una maggioranza di cittadini che, in silenzio e lontano dalla luce dei riflettori, compie, affrontando ogni tipo di difficoltà, con impegno e rigore il proprio dovere. È su questo popolo operoso che bisogna fare affidamento per ritrovare la fiducia nel futuro che in questi ultimi anni il Paese ha perso. Il riappropriarsi comune della fiducia è, per il Capo dello Stato, la precondizione per la ripartenza mettendo definitivamente da parte l’ottica del declino. E insieme alla fiducia, occorre una nuova cultura della responsabilità che coinvolga in uno sforzo unitario tutte le componenti della nazione: istituzionali, politiche ed economiche. Mattarella ha poi focalizzato l’attenzione sui giovani, la risorsa principale sulla quale investire per il futuro. Una delle priorità dovrà essere quella di mettere fine all’emigrazione continua dei nostri ragazzi che per trovare lavoro sono costretti a recarsi all’estero. Bisogna dare fiducia ai giovani, ascoltarli e offrire loro occasioni di lavoro e di sviluppo, far sì che possano costruire il loro futuro nel loro Paese. Un’ultima annotazione nel discorso del Presidente della Repubblica che mi preme evidenziare è il richiamo alla necessità di ridurre il divario che sta nuovamente crescendo tra il Nord e il Sud d’Italia. A subirne le conseguenze non è solo il Mezzogiorno ma l’intero Paese. Perché se non cresce il Sud non cresce l’Italia. Un appello particolarmente importante alla solidarietà nazionale per interrompere ancor più il clima d’intolleranza, di odio, di aggressività che ha inquinato la nostra società negli ultimi tempi. In conclusione, provo a essere moderatamente ottimista, di accogliere con fiducia le indicazioni del Presidente Mattarella e invito a far sentire sempre più, nelle piazze e in ogni altro luogo, la nostra voce di cittadi-
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ni. Perché solo con la partecipazione si può sperare di cambiare il Paese.
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